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Autore: Gun    08/04/2019    1 recensioni
Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi senza maschera, anche se questo era troppo persino per lei...
Tutto inizia a causa dell'ennesimo ritardo di Kakashi, in una calda mattinata.
Tra imbarazzi, mutandine rubate, inganni ed incomprensioni, Sakura si addentra nel mondo dei piaceri fisici con l'aiuto dell'unico uomo che non avrebbe mai considerato. Ma se dall'amore può nascere il sesso, dal sesso può nascere l'amore?
KakaSaku.
Traduzione precedentemente pubblicata in parte da eveyzonk.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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. 7 .

Portami a casa

 

 

 

 


 

« Okay, confessa! Con chi sei dovuta andare a letto per avere quel vestito? »

« Come se te lo dicessi ».

Ino incrociò le braccia, le labbra arricciate in quello che sarebbe potuto essere sia un sorriso, sia un broncio feroce.
« Sai, mi hai sorpresa: pensavo che ti saresti presentata con quel terribile vestito verde di sempre ».

Le sopracciglia di Sakura scattarono verso l’alto. « Attenta, maialino, l’invidia ti rende paffuta, sai? »

Ino sembrava pronta a ridurre Sakura in brandelli per poi sparire: le dita le si contrassero e si strinsero forte intorno al braccio dell’amica. « Andiamo, Sakura! Come diavolo hai fatto a permetterti un vestito di Suzuki?! Hai svolto una missione B da sola? Hai ricattato un Uchiha? Ti sei trovata uno sugar daddy? »

All’ultima insinuazione, Sakura cominciò a sudare freddo, ma mantenne la calma: un regalo da parte del suo maestro non lo rendeva di certo il suo sugar daddy; neanche dopo il commento sui favori sessuali.

« Sei solo gelosa perché sto meglio di te » ribatté caldamente.

« Piuttosto convinta, eh? » Ino le rivolse uno sguardo altezzoso. « Neanche in confronto al mio cadavere saresti considerata più carina di me: perfino quello farebbe girare più teste di te! »

« Questa è una teoria che mi piacerebbe testare­– »

« Ragazze! » Il litigio fu frenato da una mano che si frappose tra di loro, dividendole – mano attaccata al braccio di Shikamaru Nara. « Siete entrambe molto belle: vogliamo entrare? »

Ino si voltò verso di lui. « Chi è più carina? Io o Sakura? »

Shikamaru impallidì. « Cosa? »

Sakura si voltò a sua volta verso il ragazzo. « Andiamo, non è una domanda difficile, a meno che non consideri carina la spazzatura: dicci chi pensi sia la più carina ».

Shikamaru sospirò profondamente, le spalle irrigidite. « Choji ».

« Cosa?! » urlarono in coro le due.

« No – Choji – è lì, devo andare ». Shikamaru non era definito un genio per nulla: sparì tra la folla raggruppata fuori l’entrata della villa degli Hyūga, anche se Sakura aveva il leggero sospetto che Choji non fosse affatto arrivato.
Si voltò con un cipiglio verso Ino. « Vogliamo entrare? » chiese.

Ino le rivolse un sorriso lezioso. « Andiamo ».

Poi si presero sottobraccio come due perfette amiche (perché – come ogni buon shinobi sa – bisogna tenersi stretti gli amici, ma le rivali in amore stronze e traditrici ancora di più) e si avviarono lungo il viottolo del giardino, seguendo la coda di arrivati verso la sala principale, dove si sarebbe svolto il ricevimento.
C’era già parecchia gente all’interno, divisa in gruppetti rumorosi.
Gli occhi di Sakura scannerizzarono la stanza, cercando qualche volto noto ed ignorando la possibilità che in realtà stava cercando un solo viso.

« Oh, Sakura, guarda! » Ino le diede una leggera gomitata al fianco, indicando un numeroso gruppo di invitati che sembravano radunati intorno ad un solo uomo in particolare. « Quello è il capitano della squadra inseguimenti ANBU, non male eh? »

Sakura lo guardò ed arricciò il naso: era sicuramente niente male, ma fin da lì poteva notare quanto cercasse di attirare l’attenzione. Infatti, aveva già tre o quattro ragazze che si sbracciavano, metaforicamente, per cercare di catturare il suo sguardo – ognuna di loro con acconciature particolari, gioielli sfarzosi e trucco.
Ciò mise Sakura leggermente a disagio, dato che lei aveva semplicemente i capelli sciolti ed indossava giusto un pizzico di mascara e ombretto.
Era ancora molto fiera del suo vestito, ma si chiese se in qualche modo fosse svalutato, indossato da lei.

Non aveva possibilità contro quelle ragazze, ma alla fine neanche le importava.
« Non è il mio tipo » rispose vagamente, sperando che Ino lasciasse perdere.
Cominciò poi a cercare i suoi compagni di squadra, giusto per avere qualcuno da usare come scudo umano per deviare l’oppressione di Ino.

« Qual è il tuo tipo, allora? » chiese l’amica.

Solo qualche giorno prima, Kakashi le aveva fatto la stessa domanda.

« Intendo » l’anticipò Ino « oltre le scimmie alcolizzate con l’energia sessuale di un
criceto ».

Sakura si accigliò, facendo intendere all’amica quanto non fosse divertita dalla battuta.
« Anche se tu sembri riuscire ad interessarti solo all’apparenza e ai soldi » le disse freddamente « io preferirei un ragazzo con un buon cuore ed una bella personalità ».

Ino fece scattare la lingua e roteare gli occhi. « Intendi grasso e brutto? »

« No, intendo qualcuno di riflessivo, che non ha bisogno di essere al centro dell’attenzione. Preferirei un uomo umile e taciturno, ad uno rumoroso e detestabile – a prescindere dai soldi ».

Ino puntellò il mento con un dito. « Mmh, capisco » rifletté. « Certo, ora ho capito: invece del meglio, preferiresti un asociale che si mette all’angolo a leggere un libro con un paio di occhiali e le macchie di cuoio sui gomiti ».

« Lo dici come se fosse una cosa brutta » brontolò. « Preferirei uno che se ne sta in disparte ad un moccioso borioso: almeno non dovrei competere per le sue attenzioni » disse, dando al giovane capitano ANBU un’occhiataccia: aveva tutto il fascino che una donna potesse desiderare, ma perché perdere tempo? Di certo non le avrebbe concesso neanche un secondo sguardo, considerando l’imbarazzo della scelta che aveva. Aveva già interpretato la parte della rivale in amore con Sasuke ed era un’esperienza che non voleva ripetere mai più in vita sua, per nessuno.

« Beh, sono curiosa di vedere cosa farai con i ragazzi che ho invitato » le disse Ino, con un tono di voce talmente allusivo da far ghiacciare il sangue di Sakura. « Uno è nell’unità di interrogazione ANBU, un altro è un insegnante jonin e l’ultimo insegna all’accademia pre-genin. È parecchio docile e noio– voglio dire – mite, sono sicura che ti piacerà. Gli altri due sono quasi caparbi quanto te, ma immagino ti serva qualcuno del genere che prenda le redini in mano, considerando quanto fai schifo in amore ».

« Mmh » mormorò Sakura distrattamente, contorcendo il collo in posizioni assurde mentre cercava invano i suoi amici.
Un lampo di giallo attirò la sua attenzione e, prima che Ino potesse cominciare un altro dei suoi sermoni sull’importanza di prendersi sul serio, Sakura alzò una mano.
« Naruto! Quaggiù! »

Naruto si fece strada attraverso la folla con Sasuke al seguito. « Sakura-chan! Sei bellissima! Hai fatto qualcosa ai capelli? »

Naruto era fatto così: le sue abilità di osservazione da ninja erano rivali solo a quelle di  un gatto morto. « Vestito nuovo, Naruto » lo corresse pazientemente Sakura, facendo un breve giro su se stessa. « Che ne pensi? »

« È fantastico! Ti fa le... » si portò le mani al petto mimandone la crescita, facendo accigliare pericolosamente la compagna.
Non che lo notò: era troppo occupato a guardarle il seno. « Mi piace il fiocco ».

Allungò una mano per toccare il fiocco che le raccoglieva il vestito proprio sotto al seno, ma Sakura schiaffeggiò il dito intraprendente.
Ino si schiarì la voce e Naruto la degnò di uno sguardo, come fosse appena accortosi della sua presenza. « Oh, hey, Ino! » poi – dopo una pausa fin troppo lunga – aggiunse « Anche tu stai bene ».

Ino fece roteare ancora una volta gli occhi, con grande gioia di Sakura. « Comunque » disse, rivolgendo all’amica un’occhiata infastidita, « devo trovare Choji prima che lui trovi il buffè e mandi all’aria la dieta, ci vediamo dopo ».

Mentre Ino si immergeva nella la folla, Sakura si voltò verso i suoi compagni di squadra.
« Qualcuno di voi ha visto Kakashi-sensei? »

« No », le rispose Sasuke, di evidente malumore: sembrava essere innervosito dal solo fatto di trovarsi lì, ma tutti sapevano che non fosse amante degli eventi sociali.

« Pensavo non venisse » disse poi Naruto, confuso « non partecipa mai a questo genere di cose ».

« Oh, sì, giusto... non importa ». Non fosse stato per il fatto che lei glielo aveva chiesto e che lui aveva mostrato interesse nel vederla indossare il suo vestito; ma dal momento in cui stavano parlando di Kakashi, non c’era ragione di vederlo arrivare se non con almeno un’ora di ritardo.

Si rilassò, cominciando a godersi la festa.
Hinata si avvicinò a loro per ringraziarli di essere venuti, ma era palese che i suoi ringraziamenti fossero rivolti più a Naruto che a chiunque altro; ma, come sempre, Naruto non lo notò.
Il suo balbettare ed arrossire di continuo avrebbero potuto annoiare chiunque, ma non Naruto: era sempre così gentile ed educato con lei, come se Hinata fosse la persona più accattivante che avesse mai conosciuto.
Ciò aggravava ovviamente la cotta che la poverina aveva per lui.

Ma c’era di peggio di cui innamorarsi: Sakura rivolse a Sasuke un’occhiata obliqua e sospirò impercettibilmente.
Lui non si era mai disturbato ad incoraggiarla come Naruto faceva con Hinata; anche in quel momento, se ne stava lì con un leggero cipiglio in viso, palesemente irritato da... beh, tutti si chiedevano cosa irritasse così tanto Sasuke.
La risposta era semplicemente tutto.

« Non ti da fastidio? » chiese improvvisamente il ragazzo in questione, ad Hinata.
« Se le due casate si congiungono, Neji prenderà il tuo posto come erede ».

Hinata sobbalzò leggermente quando capì che la domanda fosse rivolta a lei: era chiaro che Sasuke la intimidisse ancora più del normale. « Uhm, beh... non mi importa » sussurrò, inchiodando gli occhi al pavimento. « Neji è più talentuoso di me e si merita di guidare questa famiglia: se ne prenderà cura come io non saprei fare, e poi... se restassi l’erede, sarei costretta a sposare un altro Hyūga. In questo modo, invece, posso sposare chi voglio... ».

A quelle parole, lanciò uno sguardo innervosito a Naruto, arrossendo vistosamente; lui la ricambiò con un sorriso allegro, inconscio dell’insinuazione: Sakura gli avrebbe dato volentieri un pugno in testa per il suo essere così ignaro, ma non ne ebbe il tempo perché una voce fuori campo invitò i presenti ad avviarsi in una sala più piccola ed intima della villa, dove la cerimonia di annessione si sarebbe svolta.
Arrivati in suddetta sala, Sakura si accomodò – insieme ai suoi compagni di squadra – sul pavimento, occupando la prima fila.

Non era di certo la cerimonia più avvincente a cui avesse partecipato, ma apprezzava il fatto che un clan antico come gli Hyūga stesse seppellendo una tradizione altrettanto antica quanto tediosa, e se doveva essere seppellita, andava fatto in egual modo.
Hinata non poteva essere più felice di passare il suo titolo a Neji, e a Neji stesso sembrava andare bene.

Sulla stanza calò un silenzio tombale, mentre Neji recitava un giuramento sul tenere alto l’onore della famiglia, da tramandare alle future generazioni... Fino a che non fu interrotto dal sonoro scricchiolio della porta che si apriva, mentre ogni testa in sala si voltò per lanciare un’occhiataccia al ritardatario.
Sakura non si sorprese minimamente quando, voltandosi in contemporanea con il resto degli spettatori, vide Kakashi sull’entrata, con le mani in alto in segno di scusa mentre provava a richiudere la porta più silenziosamente di quanto l’avesse aperta.

« È di nuovo in ritardo... » borbottò petulante Naruto, al suo fianco.

Un debole sorriso carezzò le labbra di Sakura, mentre guardava il suo insegnante prendere posto tra le ultime file, ma scomparve rapidamente quando si rese conto di quanto il suo interno si stesse contorcendo e della velocità dei battiti del suo cuore.
L’occhio di lui incontrò i suoi, ma prima di poterne interpretare lo sguardo, Sakura si voltò, mordendo nervosamente le labbra.

La cerimonia riprese, ma si sentiva molto più a disagio di quanto lo fosse prima dell’arrivo di Kakashi: la sensazione di essere osservata la faceva rabbrividire, e la tentazione di voltarsi per constatare se lui la stesse veramente guardando era indomabile; ma essendo in una stanza affollata da persone immobili, il suo insolito movimento avrebbe attirato l’attenzione di almeno un centinaio di occhi.
Conoscendo Kakashi, probabilmente stava sfogliando silenziosamente il suo solito libro, invece di guardarle la nuca – che non era poi uno spettacolo così interessante – e la sua paranoia era insensata, eppure non riusciva a scacciare quella sensazione...

Quando la cerimonia fu finalmente conclusa, i presenti si alzarono ed applaudirono; Sakura fece lo stesso, ma nello stesso istante in cui fu in piedi, si voltò alla ricerca di Kakashi, che però era sparito tra il mare di volti.
Avrebbe voluto andare a cercarlo, ma Naruto le afferrò prontamente un polso e la trascinò per la sala.
« Andiamo! » esortò. « Stanno servendo il cibo! »

Ma Sakura non aveva per niente fame: racimolò qualche stuzzichino in un piatto e, sentendosi una completa emarginata, si andò a sedere su una delle sedie poste ai confini della stanza, sondando la folla: c’erano Ino e Shikamaru che aiutavano Choji a scegliere cosa mangiare o meno; Sasuke sembrava cercare le uscite d’emergenza, mentre Naruto era già alla seconda portata; poi c’erano Neji ed Hinata che ricevevano le congratulazioni dai rispettivi team.

Ma dov’era Kakashi?

Qualcuno – di stazza maggiore al suo insegnante – si accasciò sulla sedia accanto alla sua.
« Yo ».

Sakura si irrigidì. « Non sapevo fossi qui » disse, con malcelato disprezzo. « Come va, Ikki? »

C’era un sottile cerchio violaceo intorno al suo occhio sinistro, dove lei stessa aveva riversato soddisfacentemente i suoi sentimenti solo qualche notte prima, e nella mano destra teneva un bicchiere dal contenuto trasparente che Sakura dubitava fosse acqua.
« Oh, tutto bene » le rispose, rivolgendole un sorriso quasi supplichevole che sarebbe stato affascinante, sul suo volto abbastanza gradevole, se solo non lo avesse conosciuto.
« Tu come stai? »

Sakura scrollò le spalle e si voltò, decidendo di ignorarlo.

« Ho pensato a noi... »

Sgranocchiò un pezzo di torta di riso.

« Sai, credo di aver fatto un grande errore ».

Si leccò le dita.

« Il tuo vestito è davvero bello, comunque, sei stupenda ».

Sakura si schiarì la voce, più per esternare il fastidio di aver finito il cibo con cui distrarsi che per accettare il complimento ricevuto.

« La ragazza della Radice? È stata un errore. Non ci vediamo più– ».

Qui, Sakura rise. « Non ci è voluto molto. Cos’aveva che non andava? Non era disposta a pulire la tua schifezza? »

« Sakura, tu non capisci » disse Ikki, voltandosi completamente verso di lei. « So di essere un disastro, ma sto migliorando. Sono cambiato, voglio cambiare – per te! »

« Vuoi un altro occhio nero da abbinare a quello che hai già? » chiese seccamente. « Perché sarei più che felice di– »

« Ciò che avevamo era speciale, Sakura, devi ammetterlo anche tu ».

« No » sbuffò lei, guardandolo stupefatta. « Quello che avevamo era orribile ».

« Era tutta colpa dell’alcol! Ma te lo giuro, sto davvero provando a lasciarmi quella storia alle spalle ».

« Quindi quello cos’è? » chiese, indicando il bicchiere tra le sue mani.

« Acqua. Annusa » glielo portò al naso, ma lei indietreggiò, dovendo però ammettere che sì, era solo acqua; si sentì leggermente in colpa per aver presunto il contrario.

« Non berrai più? » chiese, scettica. « Da quando l’hai deciso? »

« Da quando ho capito che stavo rovinando la nostra relazione. E la mia carriera. E quando il mio medico mi ha detto che il mio fegato stava per cedere, ma sai... non è questo l’importante... È stato solo un modo per farmi aprire gli occhi e capire quale peso devo averti scaricato addosso ».

« Già, l’hai fatto » confermò, imbronciata.

« E mi sei mancata così tanto... »

La bocca di Sakura si inarcò verso sinistra ed il cipiglio le si ammorbidì. « Davvero? »

« Ho permesso all’alcol di prendere il controllo sulla mia vita, me ne sono reso conto ora e sto cercando di correggere tutti gli errori che ho commesso. La prima cosa è... averti lasciata andare ».

Non caderci! La avvertì una vocina flebile nella sua testa, ma Sakura incrociò le braccia, sulla difensiva. « Mi hai definita “frigida” » disse, cercando di controllare la voce per non sembrare ferita, ma fallendo.

« Ero ubriaco » le disse in tono di scusa, carezzandole un braccio.

« E mi hai tradita con quella ragazza » constatò lei.

« Ero ancora ubriaco, è stato solo un errore ».

Sakura non sapeva cos’altro dire: la gola le si era chiusa e sentiva già la rabbia scemare.
Lo stava per perdonare, ma non voleva, non era così disperata da arrivare a riprendersi Ikki dopo che l’aveva umiliata in quel mo–

« Sakura, tesoro, ti amo ».

Un nodo le attanagliò la gola.

« Dacci un’altra possibilità, ti dimostrerò quanto sono cambiato, e voglio che funzioni stavolta ».

Ti rivuole solo perché gli facevi il bucato e gli preparavi da mangiare, le disse bruscamente la vocina. Sa che sei l’unica disposta a stare con lui.

Ma sembra davvero dispiaciuto, rispose alla voce della ragione.

E tu sei un’idiota.

Sakura non voleva essere un’idiota: questa era la sua chance di rifiutarlo.
Era tornato da lei strisciando – probabilmente perché pensava che sarebbe stata così buona da cedere – ma ora aveva il coltello dalla parte del manico.
Non lo voleva di nuovo: le piaceva essere single e godersi il tempo libero a casa sua, senza sentire le interiora attorcigliarsi nell’ansia del vedere il suo ragazzo bussare alla sua porta ubriaco, sgraziato e volente del sesso che lei non voleva. Sapeva esattamente dove poteva mettersi quel suo “amore”, e glielo avrebbe detto, se solo qualcun altro non si fosse seduto proprio accanto a lei, sospirando. Alzò lo sguardo ed il cuore le saltò in gola: poteva riconoscere il modo in cui quell’uomo si sedeva ovunque, come se possedesse quella stessa sedia.

« Sakura » disse Kakashi, secco. « Naruto vuole parlarti ».

Sakura batté le palpebre, incredula. « Come, scusi? »

« Naruto. Vuole parlare con te. Va’ a vedere di cosa si tratta ».

Tutto qui? Nessun commento sul suo vestito? Nessun sorrisetto privato? Nessun indizio che avesse notato qualcosa dal collo in giù?

« Okay... » si alzò.

Ikki si allungò per afferrarle una mano. « Sakura– »

Lo evitò. « Torno subito » lo liquidò, dando a Kakashi un’occhiata incuriosita, prima di avviarsi verso il buffè, dove aveva visto Naruto l’ultima volta.
Dopo una breve ricerca lo trovò mentre si scagliava su un piatto di pesce grigliato.
« Naruto, che c’è? »

« Huh? » le rivolse uno sguardo offuscato: evidentemente aveva già cominciato a tracannare sakè, dato le occhiate sfocate ed il fatto che stesse mantenendo le bacchette in modo sbagliato.

« Kakashi ha detto che volevi parlarmi » disse. « Sembrava urgente ».

« Uhm... non... non so » si guardò intorno, come a cercare la risposta, poi si illuminò.
« Oh, hey! Sakura, guarda, guarda, guarda! Sono un tricheco! » disse, ed improvvisamente si infilò le bacchette nel naso.

Le sembrò ovvio all’istante che Naruto non avesse niente di importante da dirle, quindi a che gioco stava giocando Kakashi? Sospirò e scosse la testa, ritornando dove aveva lasciato il suo maestro ed il suo ex.

Solo che l’ex non c’era più: restava solo il suo apparentemente soddisfatto insegnante, che fissava il soffitto e si grattava il mento attraverso la maschera. Un cipiglio le arricciò la fronte, mentre si fermava davanti a lui.
« Dov’è andato Ikki? » domandò.

« Si è improvvisamente ricordato di avere un appuntamento » disse Kakashi, usando lo stesso tono poco convincente che adoperava quando doveva giustificare i suoi ritardi.

« Quello è sangue...? » chiese lei, indicando la sedia su cui era stato Ikki.

« ...ketchup ».

« Giusto » disse, scrutandolo. « Stavo per ricordargli io stessa un appuntamento, sa? Proprio prima che lei arrivasse ».

« Davvero? » mormorò piatto.

« Sì ».

« Perché dalla mia ottica, sembravi stare per perdonarlo ».

« Beh, no » lo rimproverò lei. « Mi stavo solo preparando ».

« Davvero? » ripeté, nello stesso tono incredulo.

La infastidì. « Non ho bisogno che lei si prenda cura di me, sensei » scattò.

« Prendermi cura di te? Sakura, non ho la più pallida idea di cosa tu intenda » si alzò e le rivolse un sorriso che voleva essere paternalistico, ma che sarebbe sembrato piacevole a chiunque non abituato ai modi del Copy Ninja, specialmente avendo un solo un occhio a cui affidarsi.

« Se vuoi scusarmi » le disse cordiale, sorpassandola « ho bisogno di inumidirmi le labbra. Ci vediamo dopo ».

Lo disse con una presunzione tale da farle dubitare che intendesse solo andare a prendere qualcosa da bere. Rabbrividì: la sua perversione la stava davvero infettando, perché ora riusciva ad immaginare parecchi esempi di cui “inumidirsi le labbra” poteva essere l’eufemismo.

Per carità... aveva davvero bisogno di un fidanzato.

 


 

Aveva avuto ragione – ovviamente, perché era raro il contrario – il rosso le stava benissimo: perfino i suoi capelli dal colore particolare si intonavano perfettamente a quel quasi bordeaux, che inoltre le risaltava il verde degli occhi.

E le risaltava anche il seno, anche se cercava di convincersi di non averci prestato troppa attenzione.

Era bellissima: non era di certo una novità, perché l’aveva sempre reputata carina, ma ora  la guardava con un pizzico d’orgoglio.
Era sconcertante la semplicità con cui una donna potesse passare da un ruolo all’altro: sul campo di battaglia, Sakura era un’avversaria temibile grazie alla sua forza mostruosa, alla sua precisione infallibile ed alla tenacia granitica; era difficile credere che quella guerriera amazzone fosse la stessa bambolina in versione principessa formato tascabile con i tacchi alti ed il make-up che gli stava davanti.
La sua apparenza era di una volubilità disarmante: Kakashi sapeva che, pur sapendo interpretare perfettamente la parte della ragazzina indifesa, sapeva essere feroce come una volpe, se infastidita.

Ed era per ciò che Ikki stava mettendo a repentaglio la sua vita, sedendole accanto.
Anche dall’altro lato della stanza, Kakashi poteva notare l’irrigidimento delle spalle di Sakura ed il modo in cui i suoi occhi si stringevano in due fessure. A giudicare dal linguaggio del suo corpo, Ikki stava cercando di ingraziarsela lusingandola, e per un po’ era stato sicuro che a Sakura non poteva importare di meno: aveva sentito un altro moto di orgoglio nei sui confronti: nessuno dei suoi studenti si sarebbe bevuto le scuse di un ragazzaccio ANBU con ancora il moccio al naso.

Poi i suoi occhi si erano rilassati giusto un po’, ed anche la sua postura stava cambiando: Ikki aveva lanciato l’esca ed ora cercava di tirarla a galla.
Sakura sembrava ancora distante, ma Kakashi si chiese se, dandole altri trenta secondi, non avesse finito per abboccare.

Infastidito dalla sua bontà di cuore, l’aveva raggiunta e si era seduto accanto a lei, abbozzato la prima scusa che gli era passata per la mente – Naruto che la stava cercando era parso sufficiente per allontanarla – per poi rivolgere ad Ikki lo stesso tipo di sguardo che avrebbe dato alla suola della sua scarpa dopo aver calpestato degli escrementi di cane.

Il giovane uomo di fronte a lui – davvero poco più che un ragazzino – deglutì, intimidito. Bene: ciò rendeva le cose più facili. « Ora dovresti andare » intonò, leggero.

Gli occhi di Ikki saettarono verso Sakura. « Ma Sakura– »              

« Va’. Ora » ripeté Kakashi, alzando l’indice. « E se ti becco di nuovo a parlare con quella ragazza, farò personalmente in modo che tu venga regredito a chūnin così rapidamente che non avrai neanche il tempo di dire “Ciao ciao, Sakura” mentre ti strapperanno l’uniforme di dosso. Intesi? »

Non si era sprecato a minacciarlo di violenza fisica: se si vuole spaventare un ANBU, bisogna colpirlo sulla sua debolezza: la sua vena arrogante ed elitaria.
Ancora più divertente era il fatto che le sue minacce non erano a vuoto: aveva ancora abbastanza influenza sulle divisioni di capitani ANBU che non gli sarebbe stato affatto difficile mandare via a calci una recluta dall’istituzione, senza dare spiegazioni in merito.
E, a giudicare dal pallore del suo viso, Ikki lo sapeva bene.

« Quindi » disse Kakashi, leggermente più cordiale « hai intenzione di andartene o devo pugnalarti una gamba con questa bacchetta? » chiese, raccogliendo uno dei bastoncini dal piatto di Sakura.

Neanche le minacce di violenza fisica, ad ogni modo, potevano essere fatte a vuoto.

Sakura non sarebbe stata particolarmente felice una volta tornata, ma meglio prevenire che curare.
Ikki non le faceva bene, mentre lui le stava facendo un favore scacciandolo – forse, più velocemente e di sicuro più efficacemente di quanto avrebbe potuto fare lei.

Ma visto l’umore di Sakura al suo ritorno, Kakashi rischiava seriamente la decapitazione a morsi, quindi si allontanò velocemente con la scusa di un drink per poi lasciarsi trascinare da alcuni conoscenti in conversazioni più leggere.

Teneva comunque un occhio su Sakura (il che era complicato, avendone uno solo su cui contare), che sembrava divertirsi. Discuteva animatamente con Naruto, per poi prendere Ino per mano e costringerla a muoversi insieme a lei a ritmo di musica, ridendo spensierata.
Le ragazze erano davvero strane entità: non sapeva dire se quelle due si odiassero, fossero migliori amiche o entrambe.

Almeno i ragazzi amalgamavano di meno le due cose, pensò, osservando il modo in cui Naruto e Sasuke litigavano per le solite sciocchezze.

Si rese conto, dopo un po’, di non essere l’unico a tenere d’occhio Sakura: un gruppetto di ragazzi seduti contro il muro osservava le due ragazze volteggiare insieme, mentre parecchi uomini sparsi per la sala le occhieggiavano più discretamente, alcuni con tanto di moglie sottobraccio. Sicuramente alcuni guardavano Ino, ma secondo lui, era Sakura con i suoi capelli audaci ed il vestito grazioso ad attirare più attenzione.
Il rosso è il colore dell’amore, della passione e del desiderio; e ciò che il suo vestito proponeva, i suoi movimenti, le sue risa mozzafiato ed il suo spirito promettevano.

Se non l’avesse visto con i suoi occhi, non avrebbe mai potuto dire che Sakura fosse un ghiacciolo a letto.

Poi la ragazza si fermò per prendere un drink e, naturalmente, nel momento in cui la preda si separa dalla mandria, i predatori si preparano ad attaccare.
Kakashi osservò – con intensità crescente – un uomo approcciarla mentre era intenta a versarsi da bere. Avrebbe davvero voluto poterli sentire: l’uomo sembrava sciolto, cordiale e carino, ma all’improvviso Sakura scosse la testa e si voltò verso il buffè: il predatore ricevette un rifiuto e si ritirò.

Ma nel momento in cui il primo si allontanò, un altro si fece avanti per tentare la sorte: sembrava esserle più vicino d’età, anche se leggermente meno sicuro di sé. Invece di chiederle direttamente di ballare come aveva sicuramente fatto il primo, cercò di ammorbidirla prima: la sua fine venne sottoforma di un idiota biondo che si avventò su Sakura per trascinarla via per mostrarle qualcosa di interessante che sembrava star crescendo sulla schiena di Kiba: il ragazzo fu scaricato al buffè senza che Sakura potesse ripensarci un secondo.

Ed aveva davvero dato una possibilità ad un coglione certificato come Ikki?

Aveva chiaramente bisogno di rivedere le sue priorità...

« Dove sei, Kakashi-san? »

« Mmh? » batté le palpebre colto alla sprovvista, voltandosi poi per incontrare Kimura Yoshi poggiata al muro alle sue spalle. « Proprio qui, direi ».

« Sicuro? Sembri essere ad un milione di miglia di distanza » rivolse lo sguardo in traiettoria a dove era indirizzato quello di Kakashi fino a pochi attimi prima.
« Stavi osservando quella ragazza ».

Una sorta di tensione si fece spazio nel suo petto.

« È la tua studentessa, giusto? » chiese Yoshi.

« Già... ».

Yoshi inclinò la testa e inspirò. « È carina, e lo è anche il vestito che indossa ».

« Credo di sì ».

Sapeva, o almeno sospettava qualcosa, ma Kakashi era abbastanza sicuro che avrebbe tenuto i suoi pensieri per sé. Dopotutto, chi era lei per giudicare il modo in cui guardava la sua studentessa, quando poi lei stessa era passata per quasi ogni letto dell’élite di Konoha? Yoshi non era una pettegola: era una delle poche cose che non poteva permettersi.

Quindi, qualunque fossero stati i suoi pensieri o i suoi sospetti, li lasciò perdere e si sporse vero lui.
« Mio marito sarà in viaggio di lavoro per tutto il weekend, sono libera stanotte ».

« Libera? » mormorò lui, come se non avesse recepito la sua richiesta implicita.

Un ghigno le deformò le labbra. « Libera di fotterti il cervello, ovviamente ».

« Ah » annuì. « Certamente, che sciocco ».

« Ti aspetto a casa tua, fa’ con comodo. Avremo tutta la notte davanti ».

Ora aveva qualcosa da aspettare; sorrise internamente mentre Yoshi si allontanava lentamente, facendo ondeggiare i fianchi più del necessario. Quella donna era dannatamente trasparente, ma era comunque un buon passatempo.

Quella sarebbe comunque stata l’ultima volta, probabilmente.

Kakashi lasciò lo sguardo tornare verso Sakura: Ino sembrava starle presentando tre uomini, ai quali Sakura sorrideva timidamente, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, vestendo i panni della ragazzina indifesa che fingeva essere.
Conosceva quei tre: era stato in squadra con due di loro per una missione, mentre il terzo era un amico di Iruka. Sembravano bravi ragazzi: Sakura poteva fare molto peggio.

Aveva fatto molto peggio.

Si convinse del fatto che non aveva più bisogno di tenerla d’occhio e permise a Genma di trascinarlo verso la socializzazione. Tra uno spuntino e l’altro al buffè, ascoltava Kurenai lamentarsi delle difficoltà dell’essere un genitore single: ad un certo punto aveva provato a rassicurarla menzionando vagamente il fatto di essere stato cresciuto lui stesso da un genitore single e di essersela cavata bene, ma Kurenai era sembrata ancora più preoccupata.

Guardò di nuovo verso Sakura, giusto per convincersi di non aver bisogno di ricordare un altro appuntamento, e la trovò a chiacchierare con uno dei tre ragazzi che le aveva presentato Ino.
Si accigliò leggermente quando notò che l’uomo (uno degni ANBU, sembrava) le stava versando un altro drink.
Si impose di non preoccuparsi: un po’ di alcol ad una festa non aveva mai fatto del male a nessuno.

Ma più la serata andava avanti, più cominciava ad allarmarsi: ogni volta che si voltava verso Sakura – che ammetteva essere più spesso di quanto giustificabile dal puro interesse casuale – sembrava essere sempre un po’ meno instabile sui tacchi ed un po’ più civettuola con l’ANBU: rideva alle sue battute e gli toccava il petto, e Kakashi poteva immaginare l’uomo farle più complimenti del necessario riguardo il suo vestito.
Il vestito che lui le aveva regalato.
Ad un certo punto aveva anche preso la gonna vaporosa tra le dita; gesto che fece ridacchiare Sakura, mentre gli occhi di Kakashi si ridussero a due fessure.

Non voleva che Sakura andasse via con quell’uomo, realizzò, soprattutto non dopo aver bevuto così tanto; ma sembrava essere proprio l’intenzione che l’altro aveva.

Era ora di stroncare i suoi sogni di gloria: qualcosa in cui stava diventando dannatamente bravo.

 


 

Ancora una volta era stato un ANBU a catturare la sua attenzione: fin da quando Ino le aveva detto di aver intenzione di accoppiarla con qualcuno, Sakura si era imposta di non farsi piacere nessuno degli uomini che l’amica le avrebbe presentato, ma quel ragazzo aveva un bel sorriso e delle belle mani, ed ogni volta che voleva un altro drink era più che felice di obbedirle.

Accettò volentieri il sapore amaro dell’alcol: la rilassava e le scioglieva le labbra.
Aveva un disperato bisogno di qualcuno che la distraesse da Ikki e da Kakashi, e più beveva, più l’idea di usare l’uomo di fronte a lei per farlo le sembrava meno sbagliata.
Sembrava carino: Ino aveva già messo il suo timbro di approvazione, ed Ino non aveva mai torto riguardo gli uomini. Si chiese se, portandolo a casa, le avrebbe offerto una compagnia migliore di quella di Ikki.
O addirittura pari a quella di Kakashi.

Beh, probabilmente no: non c’era uomo in vita migliore di Kakashi, anche se la sua prospettiva poteva essere dovuta alla sua esperienza molto limitata.

Ad ogni modo, per essere così sfacciata da invitare quel ragazzo a casa sua, aveva bisogno di un po’ di incoraggiamento: più beveva, più si sentiva sicura di sé. Fu solo quando la stanza cominciò a volteggiare che si chiese se forse non avesse strafatto un po’.

« Un altro drink? » le chiese il ragazzo.

« Certo... »

Si voltò per riempirle il bicchiere e la stanza improvvisamente prese a pendere verso sinistra.
Non si rese nemmeno conto di star per cadere fino a quando un braccio forte e sicuro non le circondò un fianco per riportarla in posizione verticale. « Attenzione, piccolina » sentì mormorare pazientemente il suo salvatore. « Abbiamo le vertigini? »

« Sensei? » batté le palpebre confusa, sorpresa di vederlo. « Perché le sue teste non smettono di muoversi...? »

Il braccio che la aiutava a stare in piedi restò a circondarle saldamente la vita, mentre il suo insegnante si rivolse al ragazzo che le stava tenendo compagnia. « Quanto ha bevuto? »

« N-non lo so... tre bicchieri? »

« Di cosa? »

« Succo di mirtillo rosso non diluito ».

« Cazzo, sul serio? »

« Sto male » mormorò Sakura, portando una mano allo stomaco.

Il suo accompagnatore – tutti e tre – sembrò preoccupato. « Posso accompagnarti, se vuoi ».

Il tono di Kakashi fu discretamente divertito, nel rispondergli. « Non sarà necessario, la porterò io  a casa. Di’ ciao ciao, Sakura ».

« Ciao ciao... » ripeté lei, sventolando la mano al ragazzo e lasciandosi trasportare gentilmente verso le porte d’uscita: si sentì sollevata nel realizzare di star andando a casa.

Quando uscirono ed incontrarono l’aria fresca della notte, Kakashi le permise di camminare da sola, pur tenendo una mano fissa nei pressi del suo gomito: ogni volta che barcollava, la riprendeva pazientemente senza dire una parola.

Sakura inspirò profondamente, cercando di scacciare il senso di nausea.
« Grazie » disse, fittamente. « Credo che gli avrei vomitato addosso se fossi rimasta altri cinque minuti ».

« Ed invece dovrai accontentarti di vomitare su di me » scherzò lui. « Sei sicura di aver bevuto solo succo di mirtillo? »

« Ero sicura fosse solo quello... anche se aveva un sapore particolare ».

« Beh, c’era Genma, probabilmente era corretto ».

« Ah... questo spiegherebbe perché sono ubriaca ».

« Sì » concordò lui, prendendole ancora il gomito, mentre sembrava stare per inciampare nel nulla per la quinta volta. « Peccato per il tuo appuntamento, sembrava un bravo ragazzo ».

« Si figuri » singhiozzò. « Il primo ragazzo che non è un maiale o uno smidollato che mostra dell’interesse in me lo fa solo perché Ino gli ha detto di farlo. Mi vesto male o qualcosa del genere? Perché attraggo solo spazzatura, e l’unica volta che indosso qualcosa che ha scelto qualcun altro, un bravo ragazzo vuole parlarmi. Huh. Forse è perché sono spazzatura, e per natura attraggo altra spazzatura per soddisfare il mio intento biologico di avere dei bambini di spazzatura. I miei genitori sono spazzatura quindi ha senso... »

« Sakura, sta’ zitta ».

E lei lo fece: l’alcol le faceva sempre dire cose che normalmente avrebbe tenuto chiuse a chiave nel suo cuore; sapeva che, da sobria, non si sarebbe mai permessa di parlare così.

« Con quanti ragazzi sei stata, Sakura? »

Oh, diamine: si stava approfittando di lei, sapeva che le sue labbra erano al massimo della disinvoltura e non perdeva l’occasione. Beh, al diavolo, la mattina dopo non si sarebbe ricordata di nulla, quindi perché no.

« Quattro » borbottò. « Quattro bastardi ».

« Tutti? »

« Tutti, sì » annuì lei. « Ikki era un bastardo, non ha mai fatto niente di carino per me. Gli facevo il bucato e gli preparavo da mangiare e lui non mi portava mai da nessuna parte. E scopava da cani ».

Kakashi rimase in silenzio.

« Prima di lui c’è stato Takeo. Ci sono uscita per una settimana e sembrava a posto, ma dopo averci dormito era tutto un “troia, fammi un sandwich” o “zitta, puttana” e “cosa ne sai tu, sei una femmina”. Pensava che, solo perché aveva un cazzo enorme, ogni ragazza doveva buttarsi ai suoi piedi, ma non sapeva nemmeno come usarlo: pensava che non stesse andando bene finché non piangevi ».

« Cosa hai fatto? » chiese strettamente Kakashi.

« La terza volta che mi ha chiamata troia gli ho dato uno schiaffo, gli saltarono due denti, se ne andò e non ne ho più sentito parlare ».

« Avresti dovuto tagliargli il cazzo ».

« Ci ho pensato » ammise stancamente, poggiando la testa contro la sua spalla ed avvolgendo un braccio intorno al suo: era meglio che cercare di tenersi in equilibrio.
« Prima di lui ci fu Tetsuya. Non... non ricordo molto di lui, era così noioso, iniziai ad odiare la sua compagnia per questo e lo scaricai dopo poche settimane. E non riusciva mai a tenerlo su, sa? Quando le cose sembravano star andando bene, perdeva interesse. Mi diceva che non aveva mai avuto problemi con le altre, solo con me. Quindi, cos’ho che non va? »

Kakashi le rispose con tono vago. « Sembra essere più un problema suo che tuo ».

« Ed il primo è stato Shun: era sempre un passo avanti a me e mi stava bene, perché non avevo il coraggio di guidare. Siamo usciti insieme per circa tre mesi ed era sempre carino e divertente, mi piaceva, ma poi è andato tutto storto ».

« Cos’è successo? »

« Gli ho dato la mia verginità ».

« Ah ».

« Mi aspettavo che avrebbe fatto schifo ed andò davvero così. Intendo... uno schifo totale. Era già imbarazzante e doloroso da sé, e poi all’improvviso senza avvisare mi fa “ops, buco sbagliato” ».

Kakashi sembrò colpito. « Sakura, non avrà per caso– »

« L’ha fatto » rispose piattamente. « O almeno ci provò, ma lo scalciai via dal letto così forte che volò dall’altra parte della stanza. Mi chiusi a riccio e non riuscii a smettere di piangere, non ci siamo più parlati dopo quella volta ».

« Capisco » mormorò, con tono ingannevolmente leggero e noncurante. « Come hai detto che si chiama? »

« Uh... non lo so, me lo chieda domani e riuscirò a darle anche il suo ultimo indirizzo ».

Kakashi sospirò e districò il braccio da quello di Sakura per circondarle le spalle. « Hai ragione, i tuoi gusti in fatto di uomini fanno davvero schifo, non sai davvero come sceglierli, Sakura ».

« Non sono io a scegliere loro, sono loro a scegliere me »brontolò. « I bravi ragazzi, quelli che sanno ciò che vogliono, non cercano quelle come me ». O frequentano bar diversi: c’era sempre quella possibilità.

« Non può essere vero », le disse, sprezzante.

« Certo che può. Voglio dire, lei è un bell’uomo e sa ciò che vuole: si interesserebbe mai ad una come me? »

Una domanda di sicuro azzardata, ma non poté trattenersi ed ora era curiosa di ascoltare la sua risposta.
Alzò il viso per guardarlo e si accorse che stava scrutando intensamente la strada buia, come a riflettere molto, molto attentamente, poi le disse: « Se ti avessi incontrata stanotte per la prima volta, probabilmente sarei stato intrigato da te: prima di tutto dai tuoi capelli, poi dai tuoi occhi e dal tuo sorriso. Ed in fine, la tua risata avrebbe sigillato il patto ».

La sua risata? Una volta Ino le aveva detto che sembra una capra in iperventilazione, di sicuro l’aveva menzionata solo per gentilezza.

« Ti avrei probabilmente tenuta con le spalle al muro per tenerti tutta per me per il resto della serata » disse. « E poi ti avrei portata a casa. E se mi avessi offerto un caffè, avrei accettato. E se me l’avessi permesso, avrei fatto l’amore con te per tutta la notte ».

Lo stava facendo di nuovo: quel suo modo tutto particolare di farle ingarbugliare lo stomaco e di farle riscaldare le guance, dicendo cose che un uomo nella sua posizione non dovrebbe affatto dire.
Ma lei sapeva che le avrebbe risposto così, ed era proprio per questo che glielo aveva chiesto. Una donna migliore lo avrebbe ripreso per aver detto una cosa del genere, ma non poteva prendersi in giro: le piaceva il modo in cui la stuzzicava e scherzava con lei, e non rispondendogli glielo stava chiaramente dicendo.

Le strade erano deserte a quell’ora della notte, così si sentì abbastanza sicura da poter poggiare la testa contro la sua spalla e trarre piacere da quel minimo contatto fisico, fingendo di essere troppo ubriaca per tenere la testa dritta. Con il braccio di Kakashi a circondarle le spalle, poteva illudersi che ciò che aveva detto fosse vero: che si erano appena incontrati per la prima volta ad una festa e che lui la stesse accompagnando a casa con l’intento di fare l’amore con lei, e la ragione per cui la stava tenendo stretta a sé era perché erano amanti, non perché sarebbe sbattuta con la faccia per terra se non l’avesse fatto.

Quando ebbero raggiunto il cancello del suo condominio, stava per chiedergli se gli andasse del caffè, ma fortunatamente fu lui il primo a parlare, evitandole di mettersi in ridicolo.

« Come ti senti? » le chiese.

« Nauseata » rispose, onestamente. « E mi gira la testa ».

Non era affatto facile notare la preoccupazione sul viso o nella voce di Kakashi neanche da sobri, ma Sakura fu sicura di averla percepita in quel momento. « Starai bene da sola? »

« Probabilmente sì » rispose, cercando di reprimere la nota di delusione nella voce quando si rese conto che stavano per separarsi: niente caffè.

« O vuoi che salga? »

Sakura finse di pensarci su per un attimo. « Okay » rispose in fine, con lo stesso tono che avrebbe avuto se le avesse storto un braccio.

Ma fu un bene averlo lì, e se ne rese conto inciampando per le scale che li avrebbero portati al suo appartamento, al secondo piano; l’aveva acciuffata – per ben due volte – giusto in tempo da evitare che si spezzasse quel suo stupido collo, o il naso, che era anche peggio. Lo ringraziò ogni volta, imbarazzata del fatto che proprio lui, l’uomo che le aveva insegnato a camminare sui muri, doveva vederla incapace di salire un paio di rampe di scale: doveva essere una vera delusione per lui.

Le cose peggiorarono inesorabilmente quando passarono davanti la porta della signora Godo, la sua vicina: aveva il vizio di cucinare di sera tardi e, in quel momento, la puzza di grasso e spezie stavano mettendo a dura prova il suo stomaco già in difficoltà.

« Cos’hai? Sei diventata pallida » le fece notare Kakashi.

« Sto per vomitare » lo avvisò: sentiva già la bocca diventare secca e la gola contrarsi.
« Ora ».

« Oh ».

La condusse velocemente alla porta; era sicura di averla chiusa a chiave prima di uscire, ma Kakashi aveva fatto in modo da aprirla più rapidamente di quanto avrebbe fatto lei con le chiavi: ovviamente, le serrature erano nulla per un jonin d’élite.

La trascinò fino al bagno e Sakura cadde in ginocchio davanti alla toilet, giusto in tempo per buttare fuori tutto il buffè.
Kakashi si accovacciò accanto a lei, tenendole i capelli con una mano, mentre con l’altra le carezzava la schiena, come se aiutare le ragazze che vomitano fosse cosa da tutti i giorni per lui. Non voleva che la vedesse così, ma allo stesso tempo gli era grata: grata che fosse lì ad accarezzarla e a mormorarle rassicurazioni insensate. Nelle le poche volte che era stata male da piccola, sua madre non era stata neanche capace di restare nella stessa stanza, mentre Sakura vomitava.

Quando la nausea si fu placata, restò abbracciata alla toilet, con la fronte imperlata poggiata contro un braccio.

« Va meglio ora? » le chiese.

Annuì debolmente.

« Vado a prenderti dell’acqua ».

« Grazie ».

La accompagnò lentamente nella camera da letto e la lasciò sul letto, per poi allontanarsi a prenderle dell’acqua; le sembrò di non aver avuto nemmeno il tempo di poggiare la testa sul cuscino quando Kakashi tornò e la sollevò per farle sorseggiare l’acqua.
« Devi sostituire i liquidi che hai perso ».

« Lo so » disse, irritata. « Sono un medico ».

« E dovrai toglierti quel vestito ».

« Mmh? » batté le palpebre, confusa. « Perché? »

« A meno che tu non abbia intenzione di dormirci, ma te lo sconsiglio, si stropiccerebbe tutto ».

Sakura abbassò lo sguardo sul vestito e piagnucolò: le piaceva indossarlo, ma non voleva di certo rovinarlo...

« Non guarderò » promise Kakashi.

Sollevò il viso, ma non trovando il coraggio di guardarlo negli occhi, si fermò al collo.
« Non mi importerebbe... se guardasse » sussurrò.

Lo sentì esitare su di lei, per poi produrre un suono leggermente divertito.

« Braccia in alto » ordinò, e lei obbedì: tirando delicatamente le sfilò il vestito e lo poggiò sul letto, accanto a lei. Sakura osservò attentamente il suo occhio esposto, curiosa della sua reazione: non si era mai esposta così tanto a lui prima, e per un attimo rimpianse non aver indossato un intimo più sexy; aveva optato per un vecchio reggiseno nero – perché era l’unico che andava bene con il taglio del vestito – abbinato ad un paio di mutandine nere a pois bianchi, scelte per comodità. Ino si sarebbe disperata a vedere le sue scelte intime, che non facevano affatto giustizia al suo vestito.

Ma lo sguardo di Kakashi si soffermò su di lei, deliberatamente, ed il modo in cui la guardò le fece sentire come se stesse indossando la lingerie più pregiata al mondo.

O nulla affatto.

Si sforzò a riportare gli occhi sul suo viso, poi le chiese: « Dove tieni i pigiami? »

« Gliel’ho detto... Non indosso niente a letto ».

« Nessuna vecchia maglietta o qualcosa di simile...? »

Scosse la testa.

Kakashi sospirò e cominciò a svestirsi: Sakura osservò con interesse il modo in cui fece cadere parte dell’uniforme sul pavimento, per poi sfilarsi la maglia. « Braccia in alto » ordinò di nuovo, e le fece scivolare la maglietta nera sulla testa.

La faceva sembrare ancora più piccola: le mani non arrivavano nemmeno nei pressi delle maniche, e se si fosse alzata le sarebbe arrivata almeno a metà coscia, ma era imbevuta del suo calore e del suo profumo e Sakura si ritrovò ad abbracciarsi per assaporare quella sensazione. « Grazie » disse ancora.

« Mi aspetto di riaverla domattina » la avvisò, vestito solo con la canotta in nylon che comprendeva la maschera. « Starai bene se vado via? »

Sakura lo guardò con occhi dolci. « Non può restare solo un altro po’, nel caso in cui stia male di nuovo? » chiese. « A meno che non abbia altro da fare... ».

Kakashi scrollò le spalle. « Non c’è problema, non ho impegni ».

Sakura si sistemò sotto le coperte e Kakashi avvicinò la sedia della sua scrivania al letto.
« Non le sto dando fastidio, vero? » chiese ancora, preoccupata.

Le sorrise nella penombra della stanza. « Non preoccuparti, Sakura » le disse, raccogliendo un libro familiare da una tasca. « Preoccupati solo dei postumi che avrai domattina ».

« Giusto... »

Affondò la testa nel cuscino e si portò una manica al naso, mentre chiudeva gli occhi.
Con Kakashi accanto a lei si sentiva al sicuro, ricordandosi della sua presenza ogni volta che sentiva il leggero rumore delle pagine che venivano girate. Non passò molto tempo prima che cominciasse a sentirsi sfinita, ma i pensieri continuavano a rimbalzarle in mente con palline da ping-pong.
Uno in particolare la fece arrossire leggermente: « Kakashi-sensei, non mi ha detto cosa pensava del vestito » mormorò assonnata.

Non passò un attimo prima che le rispondesse. « Pensavo che fossi davvero bellissima ».

Con un sorriso felice, si rilassò ed il sonno la prese.

 


 

Kakashi osservò i capelli rosa della sua alunna, mentre cadeva in un sonno sempre più profondo.

Sì, pensava davvero che fosse bellissima, ma il vestito c’entrava poco.

La sveglia digitale sul comodino di Sakura lo avvisava che mancava poco a mezzanotte: proprio in quel momento, Kimura Yoshi era nel suo appartamento, nuda nel suo letto ad aspettarlo, e lui era lì a tenere d’occhio una diciottenne ubriaca.

I più l’avrebbero definito uno scellerato, ma Kakashi sapeva esattamente dove voleva essere: proprio lì, accanto a Sakura addormentata.

Ed al suo cassetto della biancheria.

La vita era stupenda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo previsto un aggiornamento molto più rapido di questo, ma non avevo considerato il fatto che questo capitolo sia lunghissimo e mi sono vista un po’ persa, I’m so sorry!
Come anticipato, questo è per me in assoluto il capitolo più bello della storia, è qui che si capisce la natura del rapporto di Kakashi e Sakura e la dolcezza che lo caratterizza. Questa storia sarebbe potuta apparire solamente basata sul sesso e sull’alchimia fisica dei personaggi, ma è – a mio parere – con questo capitolo che ci si distacca dal puro intento fisico, per entrare nella sfera sentimentale del contesto.
Oltretutto, contiene ciò che è una delle dichiarazioni più belle che io abbia mai letto, che a mio parere rende molto di più in inglese.
« And if you offered coffee, I would accept. And if you let me, I would make love to you all night ». Ciò, a mio avviso, rende perfettamente ciò che Kakashi già prova per Sakura, anche se ancora non lo sa.
Nel prossimo capitolo si avranno dei chiarimenti riguardo alla natura del rapporto tra i protagonisti ma, ancora di più, degli approfondimenti del mutamento che questi sta subendo.
Non sarà un capitolo emozionante come questo, ma avrà i suoi colpi di scena, di certo.
Sarà piuttosto lungo, forse quanto questo, quindi non posso assicurare un aggiornamento rapidissimo, ma potrei farcela in una settimana... Si vedrà!
Alla prossima!
J

  
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