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Portami a casa
« Okay, confessa! Con chi sei dovuta andare a
letto per avere quel vestito? »
« Come se te lo dicessi ».
Ino incrociò le braccia, le labbra arricciate in
quello che sarebbe potuto essere sia un sorriso, sia un broncio feroce.
« Sai, mi hai sorpresa: pensavo che ti saresti presentata con quel terribile
vestito verde di sempre ».
Le sopracciglia di Sakura scattarono verso l’alto.
« Attenta, maialino, l’invidia ti rende paffuta, sai? »
Ino sembrava pronta a ridurre Sakura in brandelli
per poi sparire: le dita le si contrassero e si strinsero forte intorno al
braccio dell’amica. « Andiamo, Sakura! Come diavolo hai fatto a permetterti un
vestito di Suzuki?! Hai svolto una missione B da sola? Hai ricattato un Uchiha?
Ti sei trovata uno sugar daddy?
»
All’ultima insinuazione, Sakura cominciò a sudare
freddo, ma mantenne la calma: un regalo da parte del suo maestro non lo rendeva
di certo il suo sugar daddy;
neanche dopo il commento sui favori sessuali.
« Sei solo gelosa perché sto meglio di te »
ribatté caldamente.
« Piuttosto convinta, eh? » Ino le rivolse uno
sguardo altezzoso. « Neanche in confronto al mio cadavere saresti considerata
più carina di me: perfino quello farebbe girare più teste di te! »
« Questa è una teoria che mi piacerebbe testare–
»
« Ragazze! » Il litigio fu frenato da una mano che
si frappose tra di loro, dividendole – mano attaccata al braccio di Shikamaru
Nara. « Siete entrambe molto belle: vogliamo entrare? »
Ino si voltò verso di lui. « Chi è più carina? Io
o Sakura? »
Shikamaru impallidì. « Cosa? »
Sakura si voltò a sua volta verso il ragazzo. «
Andiamo, non è una domanda difficile, a meno che non consideri carina la
spazzatura: dicci chi pensi sia la più carina ».
Shikamaru sospirò profondamente, le spalle
irrigidite. « Choji ».
« Cosa?! »
urlarono in coro le due.
« No – Choji – è lì, devo andare ». Shikamaru non
era definito un genio per nulla: sparì tra la folla raggruppata fuori l’entrata
della villa degli Hyūga, anche se Sakura aveva il leggero sospetto che
Choji non fosse affatto arrivato.
Si voltò con un cipiglio verso Ino. « Vogliamo entrare? » chiese.
Ino le rivolse un sorriso lezioso. « Andiamo ».
Poi si presero sottobraccio come due perfette
amiche (perché – come ogni buon shinobi sa – bisogna tenersi stretti gli amici,
ma le rivali in amore stronze e traditrici ancora di più) e si avviarono lungo
il viottolo del giardino, seguendo la coda di arrivati verso la sala
principale, dove si sarebbe svolto il ricevimento.
C’era già parecchia gente all’interno, divisa in gruppetti rumorosi.
Gli occhi di Sakura scannerizzarono la stanza, cercando qualche volto noto ed
ignorando la possibilità che in realtà stava cercando un solo viso.
« Oh, Sakura, guarda! » Ino le diede una leggera
gomitata al fianco, indicando un numeroso gruppo di invitati che sembravano
radunati intorno ad un solo uomo in particolare. « Quello è il capitano della
squadra inseguimenti ANBU, non male eh? »
Sakura lo guardò ed arricciò il naso: era sicuramente
niente male, ma fin da lì poteva notare quanto cercasse di attirare
l’attenzione. Infatti, aveva già tre o quattro ragazze che si sbracciavano,
metaforicamente, per cercare di catturare il suo sguardo – ognuna di loro con
acconciature particolari, gioielli sfarzosi e trucco.
Ciò mise Sakura leggermente a disagio, dato che lei aveva semplicemente i
capelli sciolti ed indossava giusto un pizzico di mascara e ombretto.
Era ancora molto fiera del suo vestito, ma si chiese se in qualche modo fosse
svalutato, indossato da lei.
Non aveva possibilità contro quelle ragazze, ma
alla fine neanche le importava.
« Non è il mio tipo » rispose vagamente, sperando che Ino lasciasse perdere.
Cominciò poi a cercare i suoi compagni di squadra, giusto per avere qualcuno da
usare come scudo umano per deviare l’oppressione di Ino.
« Qual è il tuo tipo, allora? » chiese l’amica.
Solo qualche giorno prima, Kakashi le aveva fatto
la stessa domanda.
« Intendo » l’anticipò Ino « oltre le scimmie
alcolizzate con l’energia sessuale di un
criceto ».
Sakura si accigliò, facendo intendere all’amica
quanto non fosse divertita dalla battuta.
« Anche se tu sembri riuscire ad interessarti solo all’apparenza e ai soldi »
le disse freddamente « io preferirei un ragazzo con un buon cuore ed una bella
personalità ».
Ino fece scattare la lingua e roteare gli occhi. «
Intendi grasso e brutto? »
« No, intendo qualcuno di riflessivo, che non ha
bisogno di essere al centro dell’attenzione. Preferirei un uomo umile e
taciturno, ad uno rumoroso e detestabile – a prescindere dai soldi ».
Ino puntellò il mento con un dito. « Mmh, capisco
» rifletté. « Certo, ora ho capito: invece del meglio, preferiresti un asociale
che si mette all’angolo a leggere un libro con un paio di occhiali e le macchie
di cuoio sui gomiti ».
« Lo dici come se fosse una cosa brutta »
brontolò. « Preferirei uno che se ne sta in disparte ad un moccioso borioso:
almeno non dovrei competere per le sue attenzioni » disse, dando al giovane
capitano ANBU un’occhiataccia: aveva tutto il fascino che una donna potesse
desiderare, ma perché perdere tempo? Di certo non le avrebbe concesso neanche
un secondo sguardo, considerando l’imbarazzo della scelta che aveva. Aveva già
interpretato la parte della rivale in amore con Sasuke ed era un’esperienza che
non voleva ripetere mai più in vita sua, per nessuno.
« Beh, sono curiosa di vedere cosa farai con i
ragazzi che ho invitato » le disse Ino, con un tono di voce talmente allusivo da
far ghiacciare il sangue di Sakura. « Uno è nell’unità di interrogazione ANBU,
un altro è un insegnante jonin e l’ultimo insegna all’accademia pre-genin. È
parecchio docile e noio– voglio dire – mite, sono
sicura che ti piacerà. Gli altri due sono quasi caparbi quanto te, ma immagino
ti serva qualcuno del genere che prenda le redini in mano, considerando quanto
fai schifo in amore ».
« Mmh » mormorò Sakura distrattamente, contorcendo
il collo in posizioni assurde mentre cercava invano i suoi amici.
Un lampo di giallo attirò la sua attenzione e, prima che Ino potesse cominciare
un altro dei suoi sermoni sull’importanza di prendersi sul serio, Sakura alzò
una mano.
« Naruto! Quaggiù! »
Naruto si fece strada attraverso la folla con
Sasuke al seguito. « Sakura-chan! Sei bellissima! Hai fatto qualcosa ai
capelli? »
Naruto era fatto così: le sue abilità di
osservazione da ninja erano rivali solo a quelle di un gatto morto. « Vestito nuovo, Naruto » lo
corresse pazientemente Sakura, facendo un breve giro su se stessa. « Che ne
pensi? »
« È fantastico! Ti fa le... » si portò le mani al
petto mimandone la crescita, facendo accigliare pericolosamente la compagna.
Non che lo notò: era troppo occupato a guardarle il seno. « Mi piace il fiocco
».
Allungò una mano per toccare il fiocco che le
raccoglieva il vestito proprio sotto al seno, ma Sakura schiaffeggiò il dito
intraprendente.
Ino si schiarì la voce e Naruto la degnò di uno sguardo, come fosse appena
accortosi della sua presenza. « Oh, hey, Ino! » poi – dopo una pausa fin troppo
lunga – aggiunse « Anche tu stai bene ».
Ino fece roteare ancora una volta gli occhi, con
grande gioia di Sakura. « Comunque » disse, rivolgendo all’amica un’occhiata
infastidita, « devo trovare Choji prima che lui trovi il buffè e mandi all’aria
la dieta, ci vediamo dopo ».
Mentre Ino si immergeva nella la folla, Sakura si
voltò verso i suoi compagni di squadra.
« Qualcuno di voi ha visto Kakashi-sensei? »
« No », le rispose Sasuke, di evidente malumore:
sembrava essere innervosito dal solo fatto di trovarsi lì, ma tutti sapevano
che non fosse amante degli eventi sociali.
« Pensavo non venisse » disse poi Naruto, confuso
« non partecipa mai a questo genere di cose ».
« Oh, sì, giusto... non importa ». Non fosse stato
per il fatto che lei glielo aveva chiesto e che lui aveva mostrato interesse
nel vederla indossare il suo vestito; ma dal momento in cui stavano parlando di
Kakashi, non c’era ragione di vederlo arrivare se non con almeno un’ora di
ritardo.
Si rilassò, cominciando a godersi la festa.
Hinata si avvicinò a loro per ringraziarli di essere venuti, ma era palese che
i suoi ringraziamenti fossero rivolti più a Naruto che a chiunque altro; ma,
come sempre, Naruto non lo notò.
Il suo balbettare ed arrossire di continuo avrebbero potuto annoiare chiunque,
ma non Naruto: era sempre così gentile ed educato con lei, come se Hinata fosse
la persona più accattivante che avesse mai conosciuto.
Ciò aggravava ovviamente la cotta che la poverina aveva per lui.
Ma c’era di peggio di cui innamorarsi: Sakura
rivolse a Sasuke un’occhiata obliqua e sospirò impercettibilmente.
Lui non si era mai disturbato ad incoraggiarla come Naruto faceva con Hinata;
anche in quel momento, se ne stava lì con un leggero cipiglio in viso,
palesemente irritato da... beh, tutti si chiedevano cosa irritasse così tanto
Sasuke.
La risposta era semplicemente tutto.
« Non ti da fastidio? » chiese improvvisamente il
ragazzo in questione, ad Hinata.
« Se le due casate si congiungono, Neji prenderà il tuo posto come erede ».
Hinata sobbalzò leggermente quando capì che la
domanda fosse rivolta a lei: era chiaro che Sasuke la intimidisse ancora più
del normale. « Uhm, beh... non mi importa » sussurrò, inchiodando gli occhi al
pavimento. « Neji è più talentuoso di me e si merita di guidare questa famiglia:
se ne prenderà cura come io non saprei fare, e poi... se restassi l’erede,
sarei costretta a sposare un altro Hyūga. In questo modo, invece, posso
sposare chi voglio... ».
A quelle parole, lanciò uno sguardo innervosito a
Naruto, arrossendo vistosamente; lui la ricambiò con un sorriso allegro,
inconscio dell’insinuazione: Sakura gli avrebbe dato volentieri un pugno in
testa per il suo essere così ignaro, ma non ne ebbe il tempo perché una voce
fuori campo invitò i presenti ad avviarsi in una sala più piccola ed intima
della villa, dove la cerimonia di annessione si sarebbe svolta.
Arrivati in suddetta sala, Sakura si accomodò – insieme ai suoi compagni di squadra
– sul pavimento, occupando la prima fila.
Non era di certo la cerimonia più avvincente a cui
avesse partecipato, ma apprezzava il fatto che un clan antico come gli Hyūga
stesse seppellendo una tradizione altrettanto antica quanto tediosa, e se
doveva essere seppellita, andava fatto in egual modo.
Hinata non poteva essere più felice di passare il suo titolo a Neji, e a Neji
stesso sembrava andare bene.
Sulla stanza calò un silenzio tombale, mentre Neji
recitava un giuramento sul tenere alto l’onore della famiglia, da tramandare
alle future generazioni... Fino a che non fu interrotto dal sonoro scricchiolio
della porta che si apriva, mentre ogni testa in sala si voltò per lanciare
un’occhiataccia al ritardatario.
Sakura non si sorprese minimamente quando, voltandosi in contemporanea con il
resto degli spettatori, vide Kakashi sull’entrata, con le mani in alto in segno
di scusa mentre provava a richiudere la porta più silenziosamente di quanto
l’avesse aperta.
« È di nuovo in ritardo... » borbottò petulante
Naruto, al suo fianco.
Un debole sorriso carezzò le labbra di Sakura,
mentre guardava il suo insegnante prendere posto tra le ultime file, ma
scomparve rapidamente quando si rese conto di quanto il suo interno si stesse
contorcendo e della velocità dei battiti del suo cuore.
L’occhio di lui incontrò i suoi, ma prima di poterne interpretare lo sguardo, Sakura
si voltò, mordendo nervosamente le labbra.
La cerimonia riprese, ma si sentiva molto più a
disagio di quanto lo fosse prima dell’arrivo di Kakashi: la sensazione di essere
osservata la faceva rabbrividire, e la tentazione di voltarsi per constatare se
lui la stesse veramente guardando era indomabile; ma essendo in una stanza
affollata da persone immobili, il suo insolito movimento avrebbe attirato
l’attenzione di almeno un centinaio di occhi.
Conoscendo Kakashi, probabilmente stava sfogliando silenziosamente il suo
solito libro, invece di guardarle la nuca – che non era poi uno spettacolo così
interessante – e la sua paranoia era insensata, eppure non riusciva a scacciare
quella sensazione...
Quando la cerimonia fu finalmente conclusa, i
presenti si alzarono ed applaudirono; Sakura fece lo stesso, ma nello stesso
istante in cui fu in piedi, si voltò alla ricerca di Kakashi, che però era
sparito tra il mare di volti.
Avrebbe voluto andare a cercarlo, ma Naruto le afferrò prontamente un polso e
la trascinò per la sala.
« Andiamo! » esortò. « Stanno servendo il cibo! »
Ma Sakura non aveva per niente fame: racimolò
qualche stuzzichino in un piatto e, sentendosi una completa emarginata, si andò
a sedere su una delle sedie poste ai confini della stanza, sondando la folla:
c’erano Ino e Shikamaru che aiutavano Choji a scegliere cosa mangiare o meno;
Sasuke sembrava cercare le uscite d’emergenza, mentre Naruto era già alla seconda
portata; poi c’erano Neji ed Hinata che ricevevano le congratulazioni dai
rispettivi team.
Ma dov’era Kakashi?
Qualcuno – di stazza maggiore al suo insegnante –
si accasciò sulla sedia accanto alla sua.
« Yo ».
Sakura si irrigidì. « Non sapevo fossi qui »
disse, con malcelato disprezzo. « Come va, Ikki? »
C’era un sottile cerchio violaceo intorno al suo
occhio sinistro, dove lei stessa aveva riversato soddisfacentemente i suoi
sentimenti solo qualche notte prima, e nella mano destra teneva un bicchiere
dal contenuto trasparente che Sakura dubitava fosse acqua.
« Oh, tutto bene » le rispose, rivolgendole un sorriso quasi supplichevole che sarebbe
stato affascinante, sul suo volto abbastanza gradevole, se solo non lo avesse conosciuto.
« Tu come stai? »
Sakura scrollò le spalle e si voltò, decidendo di
ignorarlo.
« Ho pensato a noi... »
Sgranocchiò un pezzo di torta di riso.
« Sai, credo di aver fatto un grande errore ».
Si leccò le dita.
« Il tuo vestito è davvero bello, comunque, sei
stupenda ».
Sakura si schiarì la voce, più per esternare il
fastidio di aver finito il cibo con cui distrarsi che per accettare il
complimento ricevuto.
« La ragazza della Radice? È stata un errore. Non
ci vediamo più– ».
Qui, Sakura rise. « Non ci è voluto molto.
Cos’aveva che non andava? Non era disposta a pulire la tua schifezza? »
« Sakura, tu non capisci » disse Ikki, voltandosi
completamente verso di lei. « So di essere un disastro, ma sto migliorando.
Sono cambiato, voglio cambiare – per te! »
« Vuoi un altro occhio nero da abbinare a quello
che hai già? » chiese seccamente. « Perché sarei più che felice di– »
« Ciò che avevamo era speciale, Sakura, devi
ammetterlo anche tu ».
« No » sbuffò lei, guardandolo stupefatta. «
Quello che avevamo era orribile ».
« Era tutta colpa dell’alcol! Ma te lo giuro, sto
davvero provando a lasciarmi quella storia alle spalle ».
« Quindi quello cos’è? » chiese, indicando il
bicchiere tra le sue mani.
« Acqua. Annusa » glielo portò al naso, ma lei
indietreggiò, dovendo però ammettere che sì, era solo acqua; si sentì
leggermente in colpa per aver presunto il contrario.
« Non berrai più? » chiese, scettica. « Da quando
l’hai deciso? »
« Da quando ho capito che stavo rovinando la
nostra relazione. E la mia carriera. E quando il mio medico mi ha detto che il
mio fegato stava per cedere, ma sai... non è questo l’importante... È stato
solo un modo per farmi aprire gli occhi e capire quale peso devo averti scaricato
addosso ».
« Già, l’hai fatto » confermò, imbronciata.
« E mi sei mancata così tanto... »
La bocca di Sakura si inarcò verso sinistra ed il
cipiglio le si ammorbidì. « Davvero? »
« Ho permesso all’alcol di prendere il controllo
sulla mia vita, me ne sono reso conto ora e sto cercando di correggere tutti
gli errori che ho commesso. La prima cosa è... averti lasciata andare ».
Non
caderci! La avvertì una vocina flebile nella sua testa, ma
Sakura incrociò le braccia, sulla difensiva. « Mi hai definita “frigida” »
disse, cercando di controllare la voce per non sembrare ferita, ma fallendo.
« Ero ubriaco » le disse in tono di scusa,
carezzandole un braccio.
« E mi hai tradita con quella ragazza » constatò
lei.
« Ero ancora ubriaco, è stato solo un errore ».
Sakura non sapeva cos’altro dire: la gola le si
era chiusa e sentiva già la rabbia scemare.
Lo stava per perdonare, ma non voleva, non era così disperata da arrivare a
riprendersi Ikki dopo che l’aveva umiliata in quel mo–
« Sakura, tesoro, ti amo ».
Un nodo le attanagliò la gola.
« Dacci un’altra possibilità, ti dimostrerò quanto
sono cambiato, e voglio che funzioni stavolta ».
Ti
rivuole solo perché gli facevi il bucato e gli preparavi da mangiare,
le disse bruscamente la vocina. Sa che
sei l’unica disposta a stare con lui.
Ma
sembra davvero dispiaciuto, rispose alla voce
della ragione.
E
tu sei un’idiota.
Sakura non voleva essere un’idiota: questa era la
sua chance di rifiutarlo.
Era tornato da lei strisciando – probabilmente perché pensava che sarebbe stata
così buona da cedere – ma ora aveva il coltello dalla parte del manico.
Non lo voleva di nuovo: le piaceva essere single e godersi il tempo libero a
casa sua, senza sentire le interiora attorcigliarsi nell’ansia del vedere il
suo ragazzo bussare alla sua porta ubriaco, sgraziato e volente del sesso che
lei non voleva. Sapeva esattamente dove poteva mettersi quel suo “amore”, e
glielo avrebbe detto, se solo qualcun altro non si fosse seduto proprio accanto
a lei, sospirando. Alzò lo sguardo ed il cuore le saltò in gola: poteva
riconoscere il modo in cui quell’uomo si sedeva ovunque, come se possedesse quella stessa sedia.
« Sakura » disse Kakashi, secco. « Naruto vuole
parlarti ».
Sakura batté le palpebre, incredula. « Come,
scusi? »
« Naruto. Vuole parlare con te. Va’ a vedere di
cosa si tratta ».
Tutto qui? Nessun commento sul suo vestito? Nessun
sorrisetto privato? Nessun indizio che avesse notato qualcosa dal collo in giù?
« Okay... » si alzò.
Ikki si allungò per afferrarle una mano. « Sakura–
»
Lo evitò. « Torno subito » lo liquidò, dando a
Kakashi un’occhiata incuriosita, prima di avviarsi verso il buffè, dove aveva
visto Naruto l’ultima volta.
Dopo una breve ricerca lo trovò mentre si scagliava su un piatto di pesce
grigliato.
« Naruto, che c’è? »
« Huh? » le rivolse uno sguardo offuscato:
evidentemente aveva già cominciato a tracannare sakè, dato le occhiate sfocate
ed il fatto che stesse mantenendo le bacchette in modo sbagliato.
« Kakashi ha detto che volevi parlarmi » disse. «
Sembrava urgente ».
« Uhm... non... non so » si guardò intorno, come a
cercare la risposta, poi si illuminò.
« Oh, hey! Sakura, guarda, guarda, guarda! Sono un tricheco! » disse, ed
improvvisamente si infilò le bacchette nel naso.
Le sembrò ovvio all’istante che Naruto non avesse
niente di importante da dirle, quindi a che gioco stava giocando Kakashi? Sospirò
e scosse la testa, ritornando dove aveva lasciato il suo maestro ed il suo ex.
Solo che l’ex non c’era più: restava solo il suo
apparentemente soddisfatto insegnante, che fissava il soffitto e si grattava il
mento attraverso la maschera. Un cipiglio le arricciò la fronte, mentre si
fermava davanti a lui.
« Dov’è andato Ikki? » domandò.
« Si è improvvisamente ricordato di avere un
appuntamento » disse Kakashi, usando lo stesso tono poco convincente che
adoperava quando doveva giustificare i suoi ritardi.
« Quello è sangue...? » chiese lei, indicando la
sedia su cui era stato Ikki.
« ...ketchup ».
« Giusto » disse, scrutandolo. « Stavo per
ricordargli io stessa un appuntamento, sa? Proprio prima che lei arrivasse ».
« Davvero? » mormorò piatto.
« Sì ».
« Perché dalla mia ottica, sembravi stare per
perdonarlo ».
« Beh, no » lo rimproverò lei. « Mi stavo solo
preparando ».
« Davvero? » ripeté,
nello stesso tono incredulo.
La infastidì. « Non
ho bisogno che lei si prenda cura di me, sensei » scattò.
« Prendermi cura di
te? Sakura, non ho la più pallida idea di cosa tu intenda » si alzò e le
rivolse un sorriso che voleva essere paternalistico, ma che sarebbe sembrato
piacevole a chiunque non abituato ai modi del Copy Ninja, specialmente avendo
un solo un occhio a cui affidarsi.
« Se vuoi scusarmi »
le disse cordiale, sorpassandola « ho bisogno di inumidirmi le labbra. Ci
vediamo dopo ».
Lo disse con una
presunzione tale da farle dubitare che intendesse solo andare a prendere
qualcosa da bere. Rabbrividì: la sua perversione la stava davvero infettando,
perché ora riusciva ad immaginare parecchi esempi di cui “inumidirsi le labbra”
poteva essere l’eufemismo.
Per carità...
aveva davvero bisogno di un fidanzato.
Aveva avuto ragione –
ovviamente, perché era raro il contrario – il rosso le stava benissimo: perfino
i suoi capelli dal colore particolare si intonavano perfettamente a quel quasi
bordeaux, che inoltre le risaltava il verde degli occhi.
E le risaltava anche
il seno, anche se cercava di convincersi di non averci prestato troppa
attenzione.
Era bellissima: non
era di certo una novità, perché l’aveva sempre reputata carina, ma ora la guardava con un pizzico d’orgoglio.
Era sconcertante la semplicità con cui una donna potesse passare da un ruolo
all’altro: sul campo di battaglia, Sakura era un’avversaria temibile grazie
alla sua forza mostruosa, alla sua precisione infallibile ed alla tenacia
granitica; era difficile credere che quella guerriera amazzone fosse la stessa
bambolina in versione principessa formato tascabile con i tacchi alti ed il
make-up che gli stava davanti.
La sua apparenza era di una volubilità disarmante: Kakashi sapeva che, pur
sapendo interpretare perfettamente la parte della ragazzina indifesa, sapeva
essere feroce come una volpe, se infastidita.
Ed era per ciò che
Ikki stava mettendo a repentaglio la sua vita, sedendole accanto.
Anche dall’altro lato della stanza, Kakashi poteva notare l’irrigidimento delle
spalle di Sakura ed il modo in cui i suoi occhi si stringevano in due fessure.
A giudicare dal linguaggio del suo corpo, Ikki stava cercando di ingraziarsela
lusingandola, e per un po’ era stato sicuro che a Sakura non poteva importare
di meno: aveva sentito un altro moto di orgoglio nei sui confronti: nessuno dei
suoi studenti si sarebbe bevuto le scuse di un ragazzaccio ANBU con ancora il
moccio al naso.
Poi i suoi occhi si
erano rilassati giusto un po’, ed anche la sua postura stava cambiando: Ikki
aveva lanciato l’esca ed ora cercava di tirarla a galla.
Sakura sembrava ancora distante, ma Kakashi si chiese se, dandole altri trenta
secondi, non avesse finito per abboccare.
Infastidito dalla sua
bontà di cuore, l’aveva raggiunta e si era seduto accanto a lei, abbozzato la
prima scusa che gli era passata per la mente – Naruto che la stava cercando era
parso sufficiente per allontanarla – per poi rivolgere ad Ikki lo stesso tipo
di sguardo che avrebbe dato alla suola della sua scarpa dopo aver calpestato
degli escrementi di cane.
Il giovane uomo di
fronte a lui – davvero poco più che un ragazzino – deglutì, intimidito. Bene:
ciò rendeva le cose più facili. « Ora dovresti andare » intonò, leggero.
Gli occhi di
Ikki saettarono verso Sakura. « Ma Sakura– »
« Va’. Ora »
ripeté Kakashi, alzando l’indice. « E se ti becco di nuovo a parlare con quella
ragazza, farò personalmente in modo che tu venga regredito a chūnin così
rapidamente che non avrai neanche il tempo di dire “Ciao ciao, Sakura” mentre
ti strapperanno l’uniforme di dosso. Intesi? »
Non si era
sprecato a minacciarlo di violenza fisica: se si vuole spaventare un ANBU,
bisogna colpirlo sulla sua debolezza: la sua vena arrogante ed elitaria.
Ancora più divertente era il fatto che le sue minacce non erano a vuoto: aveva
ancora abbastanza influenza sulle divisioni di capitani ANBU che non gli
sarebbe stato affatto difficile mandare via a calci una recluta
dall’istituzione, senza dare spiegazioni in merito.
E, a giudicare dal pallore del suo viso, Ikki lo sapeva bene.
« Quindi »
disse Kakashi, leggermente più cordiale « hai intenzione di andartene o devo pugnalarti
una gamba con questa bacchetta? » chiese, raccogliendo uno dei bastoncini dal
piatto di Sakura.
Neanche le
minacce di violenza fisica, ad ogni modo, potevano essere fatte a vuoto.
Sakura non
sarebbe stata particolarmente felice una volta tornata, ma meglio prevenire che
curare.
Ikki non le faceva bene, mentre lui le stava facendo un favore scacciandolo –
forse, più velocemente e di sicuro più efficacemente di quanto avrebbe potuto
fare lei.
Ma visto
l’umore di Sakura al suo ritorno, Kakashi rischiava seriamente la decapitazione
a morsi, quindi si allontanò velocemente con la scusa di un drink per poi
lasciarsi trascinare da alcuni conoscenti in conversazioni più leggere.
Teneva
comunque un occhio su Sakura (il che era complicato, avendone uno solo su cui
contare), che sembrava divertirsi. Discuteva animatamente con Naruto, per poi
prendere Ino per mano e costringerla a muoversi insieme a lei a ritmo di
musica, ridendo spensierata.
Le ragazze erano davvero strane entità: non sapeva dire se quelle due si
odiassero, fossero migliori amiche o entrambe.
Almeno i
ragazzi amalgamavano di meno le due cose, pensò, osservando il modo in cui
Naruto e Sasuke litigavano per le solite sciocchezze.
Si rese conto,
dopo un po’, di non essere l’unico a tenere d’occhio Sakura: un gruppetto di
ragazzi seduti contro il muro osservava le due ragazze volteggiare insieme,
mentre parecchi uomini sparsi per la sala le occhieggiavano più discretamente,
alcuni con tanto di moglie sottobraccio. Sicuramente alcuni guardavano Ino, ma
secondo lui, era Sakura con i suoi capelli audaci ed il vestito grazioso ad
attirare più attenzione.
Il rosso è il colore dell’amore, della passione e del desiderio; e ciò che il
suo vestito proponeva, i suoi movimenti, le sue risa mozzafiato ed il suo
spirito promettevano.
Se non
l’avesse visto con i suoi occhi, non avrebbe mai potuto dire che Sakura fosse un
ghiacciolo a letto.
Poi la ragazza
si fermò per prendere un drink e, naturalmente, nel momento in cui la preda si
separa dalla mandria, i predatori si preparano ad attaccare.
Kakashi osservò – con intensità crescente – un uomo approcciarla mentre era
intenta a versarsi da bere. Avrebbe davvero voluto poterli sentire: l’uomo
sembrava sciolto, cordiale e carino, ma all’improvviso Sakura scosse la testa e
si voltò verso il buffè: il predatore ricevette un rifiuto e si ritirò.
Ma nel momento
in cui il primo si allontanò, un altro si fece avanti per tentare la sorte:
sembrava esserle più vicino d’età, anche se leggermente meno sicuro di sé.
Invece di chiederle direttamente di ballare come aveva sicuramente fatto il primo,
cercò di ammorbidirla prima: la sua fine venne sottoforma di un idiota biondo
che si avventò su Sakura per trascinarla via per mostrarle qualcosa di
interessante che sembrava star crescendo sulla schiena di Kiba: il ragazzo fu
scaricato al buffè senza che Sakura potesse ripensarci un secondo.
Ed aveva
davvero dato una possibilità ad un coglione certificato come Ikki?
Aveva
chiaramente bisogno di rivedere le sue priorità...
« Dove sei,
Kakashi-san? »
« Mmh? » batté
le palpebre colto alla sprovvista, voltandosi poi per incontrare Kimura Yoshi
poggiata al muro alle sue spalle. « Proprio qui, direi ».
« Sicuro?
Sembri essere ad un milione di miglia di distanza » rivolse lo sguardo in
traiettoria a dove era indirizzato quello di Kakashi fino a pochi attimi prima.
« Stavi osservando quella ragazza ».
Una sorta di
tensione si fece spazio nel suo petto.
« È la tua
studentessa, giusto? » chiese Yoshi.
« Già... ».
Yoshi inclinò
la testa e inspirò. « È carina, e lo è anche il vestito che indossa ».
« Credo di sì
».
Sapeva, o
almeno sospettava qualcosa, ma Kakashi era abbastanza sicuro che avrebbe tenuto
i suoi pensieri per sé. Dopotutto, chi era lei per giudicare il modo in cui
guardava la sua studentessa, quando poi lei stessa era passata per quasi ogni
letto dell’élite di Konoha? Yoshi non era una pettegola: era una delle poche
cose che non poteva permettersi.
Quindi,
qualunque fossero stati i suoi pensieri o i suoi sospetti, li lasciò perdere e
si sporse vero lui.
« Mio marito sarà in viaggio di lavoro per tutto il weekend, sono libera
stanotte ».
« Libera? »
mormorò lui, come se non avesse recepito la sua richiesta implicita.
Un ghigno le
deformò le labbra. « Libera di fotterti il cervello, ovviamente ».
« Ah » annuì.
« Certamente, che sciocco ».
« Ti aspetto a
casa tua, fa’ con comodo. Avremo tutta la notte davanti ».
Ora aveva
qualcosa da aspettare; sorrise internamente mentre Yoshi si allontanava
lentamente, facendo ondeggiare i fianchi più del necessario. Quella donna era
dannatamente trasparente, ma era comunque un buon passatempo.
Quella sarebbe
comunque stata l’ultima volta, probabilmente.
Kakashi lasciò
lo sguardo tornare verso Sakura: Ino sembrava starle presentando tre uomini, ai
quali Sakura sorrideva timidamente, portando una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, vestendo i panni della ragazzina indifesa che fingeva essere.
Conosceva quei tre: era stato in squadra con due di loro per una missione,
mentre il terzo era un amico di Iruka. Sembravano bravi ragazzi: Sakura poteva
fare molto peggio.
Aveva
fatto molto peggio.
Si convinse
del fatto che non aveva più bisogno di tenerla d’occhio e permise a Genma di
trascinarlo verso la socializzazione. Tra uno spuntino e l’altro al buffè,
ascoltava Kurenai lamentarsi delle difficoltà dell’essere un genitore single:
ad un certo punto aveva provato a rassicurarla menzionando vagamente il fatto
di essere stato cresciuto lui stesso da un genitore single e di essersela
cavata bene, ma Kurenai era sembrata ancora più preoccupata.
Guardò di
nuovo verso Sakura, giusto per convincersi di non aver bisogno di ricordare un
altro appuntamento, e la trovò a chiacchierare con uno dei tre ragazzi che le
aveva presentato Ino.
Si accigliò leggermente quando notò che l’uomo (uno degni ANBU, sembrava) le
stava versando un altro drink.
Si impose di non preoccuparsi: un po’ di alcol ad una festa non aveva mai fatto
del male a nessuno.
Ma più la
serata andava avanti, più cominciava ad allarmarsi: ogni volta che si voltava
verso Sakura – che ammetteva essere più spesso di quanto giustificabile dal
puro interesse casuale – sembrava essere sempre un po’ meno instabile sui
tacchi ed un po’ più civettuola con l’ANBU: rideva alle sue battute e gli
toccava il petto, e Kakashi poteva immaginare l’uomo farle più complimenti del
necessario riguardo il suo vestito.
Il vestito che lui le aveva regalato.
Ad un certo punto aveva anche preso la gonna vaporosa tra le dita; gesto che
fece ridacchiare Sakura, mentre gli occhi di Kakashi si ridussero a due
fessure.
Non voleva che
Sakura andasse via con quell’uomo, realizzò, soprattutto non dopo aver bevuto
così tanto; ma sembrava essere proprio l’intenzione che l’altro aveva.
Era ora di stroncare
i suoi sogni di gloria: qualcosa in cui stava diventando dannatamente bravo.
Ancora una
volta era stato un ANBU a catturare la sua attenzione: fin da quando Ino le
aveva detto di aver intenzione di accoppiarla con qualcuno, Sakura si era
imposta di non farsi piacere nessuno degli uomini che l’amica le avrebbe
presentato, ma quel ragazzo aveva un bel sorriso e delle belle mani, ed ogni
volta che voleva un altro drink era più che felice di obbedirle.
Accettò
volentieri il sapore amaro dell’alcol: la rilassava e le scioglieva le labbra.
Aveva un disperato bisogno di qualcuno che la distraesse da Ikki e da Kakashi,
e più beveva, più l’idea di usare l’uomo di fronte a lei per farlo le sembrava
meno sbagliata.
Sembrava carino: Ino aveva già messo il suo timbro di approvazione, ed Ino non
aveva mai torto riguardo gli uomini. Si chiese se, portandolo a casa, le
avrebbe offerto una compagnia migliore di quella di Ikki.
O addirittura pari a quella di Kakashi.
Beh,
probabilmente no: non c’era uomo in vita migliore di Kakashi, anche se la sua
prospettiva poteva essere dovuta alla sua esperienza molto limitata.
Ad ogni modo,
per essere così sfacciata da invitare quel ragazzo a casa sua, aveva bisogno di
un po’ di incoraggiamento: più beveva, più si sentiva sicura di sé. Fu solo
quando la stanza cominciò a volteggiare che si chiese se forse non avesse
strafatto un po’.
« Un altro
drink? » le chiese il ragazzo.
« Certo... »
Si voltò per
riempirle il bicchiere e la stanza improvvisamente prese a pendere verso
sinistra.
Non si rese nemmeno conto di star per cadere fino a quando un braccio forte e
sicuro non le circondò un fianco per riportarla in posizione verticale. «
Attenzione, piccolina » sentì mormorare pazientemente il suo salvatore. «
Abbiamo le vertigini? »
« Sensei? »
batté le palpebre confusa, sorpresa di vederlo. « Perché le sue teste non
smettono di muoversi...? »
Il braccio che
la aiutava a stare in piedi restò a circondarle saldamente la vita, mentre il
suo insegnante si rivolse al ragazzo che le stava tenendo compagnia. « Quanto
ha bevuto? »
« N-non lo so... tre bicchieri? »
« Di cosa? »
« Succo di
mirtillo rosso non diluito ».
« Cazzo, sul
serio? »
« Sto male »
mormorò Sakura, portando una mano allo stomaco.
Il suo
accompagnatore – tutti e tre – sembrò preoccupato. « Posso accompagnarti, se
vuoi ».
Il tono di
Kakashi fu discretamente divertito, nel rispondergli. « Non sarà necessario, la
porterò io a casa. Di’ ciao ciao,
Sakura ».
« Ciao ciao... » ripeté lei, sventolando la mano al ragazzo e
lasciandosi trasportare gentilmente verso le porte d’uscita: si sentì sollevata
nel realizzare di star andando a casa.
Quando
uscirono ed incontrarono l’aria fresca della notte, Kakashi le permise di
camminare da sola, pur tenendo una mano fissa nei pressi del suo gomito: ogni
volta che barcollava, la riprendeva pazientemente senza dire una parola.
Sakura inspirò
profondamente, cercando di scacciare il senso di nausea.
« Grazie » disse, fittamente. « Credo che gli avrei vomitato addosso se fossi
rimasta altri cinque minuti ».
« Ed invece
dovrai accontentarti di vomitare su di me » scherzò lui. « Sei sicura di aver
bevuto solo succo di mirtillo? »
« Ero sicura
fosse solo quello... anche se aveva un sapore particolare ».
« Beh, c’era
Genma, probabilmente era corretto ».
« Ah... questo
spiegherebbe perché sono ubriaca ».
« Sì » concordò
lui, prendendole ancora il gomito, mentre sembrava stare per inciampare nel
nulla per la quinta volta. « Peccato per il tuo appuntamento, sembrava un bravo
ragazzo ».
« Si figuri »
singhiozzò. « Il primo ragazzo che non è un maiale o uno smidollato che mostra
dell’interesse in me lo fa solo perché Ino gli ha detto di farlo. Mi vesto male
o qualcosa del genere? Perché attraggo solo spazzatura, e l’unica volta che
indosso qualcosa che ha scelto qualcun altro, un bravo ragazzo vuole parlarmi.
Huh. Forse è perché sono spazzatura, e per natura attraggo altra spazzatura per
soddisfare il mio intento biologico di avere dei bambini di spazzatura. I miei
genitori sono spazzatura quindi ha senso... »
« Sakura, sta’
zitta ».
E lei lo fece:
l’alcol le faceva sempre dire cose che normalmente avrebbe tenuto chiuse a
chiave nel suo cuore; sapeva che, da sobria, non si sarebbe mai permessa di
parlare così.
« Con quanti
ragazzi sei stata, Sakura? »
Oh, diamine:
si stava approfittando di lei, sapeva che le sue labbra erano al massimo della
disinvoltura e non perdeva l’occasione. Beh, al diavolo, la mattina dopo non si
sarebbe ricordata di nulla, quindi perché no.
« Quattro »
borbottò. « Quattro bastardi ».
« Tutti? »
« Tutti, sì »
annuì lei. « Ikki era un bastardo, non ha mai fatto niente di carino per me. Gli
facevo il bucato e gli preparavo da mangiare e lui non mi portava mai da
nessuna parte. E scopava da cani ».
Kakashi rimase
in silenzio.
« Prima di lui
c’è stato Takeo. Ci sono uscita per una settimana e
sembrava a posto, ma dopo averci dormito era tutto un “troia, fammi un
sandwich” o “zitta, puttana” e “cosa ne sai tu, sei una femmina”. Pensava che,
solo perché aveva un cazzo enorme, ogni ragazza doveva buttarsi ai suoi piedi,
ma non sapeva nemmeno come usarlo: pensava che non stesse andando bene finché
non piangevi ».
« Cosa hai
fatto? » chiese strettamente Kakashi.
« La terza
volta che mi ha chiamata troia gli ho dato uno schiaffo, gli saltarono due
denti, se ne andò e non ne ho più sentito parlare ».
« Avresti
dovuto tagliargli il cazzo ».
« Ci ho
pensato » ammise stancamente, poggiando la testa contro la sua spalla ed
avvolgendo un braccio intorno al suo: era meglio che cercare di tenersi in
equilibrio.
« Prima di lui ci fu Tetsuya. Non... non ricordo
molto di lui, era così noioso, iniziai ad odiare la sua compagnia per questo e
lo scaricai dopo poche settimane. E non riusciva mai a tenerlo su, sa? Quando
le cose sembravano star andando bene, perdeva interesse. Mi diceva che non
aveva mai avuto problemi con le altre, solo con me. Quindi, cos’ho che non va? »
Kakashi le
rispose con tono vago. « Sembra essere più un problema suo che tuo ».
« Ed il primo
è stato Shun: era sempre un passo avanti a me e mi
stava bene, perché non avevo il coraggio di guidare. Siamo usciti insieme per
circa tre mesi ed era sempre carino e divertente, mi piaceva, ma poi è andato
tutto storto ».
« Cos’è
successo? »
« Gli ho dato
la mia verginità ».
« Ah ».
« Mi aspettavo
che avrebbe fatto schifo ed andò davvero così. Intendo... uno schifo totale.
Era già imbarazzante e doloroso da sé, e poi all’improvviso senza avvisare mi
fa “ops, buco sbagliato” ».
Kakashi sembrò
colpito. « Sakura, non avrà per caso– »
« L’ha fatto »
rispose piattamente. « O almeno ci provò, ma lo scalciai via dal letto così
forte che volò dall’altra parte della stanza. Mi chiusi a riccio e non riuscii
a smettere di piangere, non ci siamo più parlati dopo quella volta ».
« Capisco »
mormorò, con tono ingannevolmente leggero e noncurante. « Come hai detto che si
chiama? »
« Uh... non lo
so, me lo chieda domani e riuscirò a darle anche il suo ultimo indirizzo ».
Kakashi sospirò e districò il braccio da quello di
Sakura per circondarle le spalle. « Hai ragione, i tuoi gusti in fatto di
uomini fanno davvero schifo, non sai davvero come sceglierli, Sakura ».
« Non sono io a scegliere loro, sono loro a
scegliere me »brontolò. « I bravi ragazzi, quelli che sanno ciò che vogliono,
non cercano quelle come me ». O
frequentano bar diversi: c’era sempre quella possibilità.
« Non può essere vero », le disse, sprezzante.
« Certo che può. Voglio dire, lei è un bell’uomo e
sa ciò che vuole: si interesserebbe mai ad una come me? »
Una domanda di sicuro azzardata, ma non poté
trattenersi ed ora era curiosa di ascoltare la sua risposta.
Alzò il viso per guardarlo e si accorse che stava scrutando intensamente la
strada buia, come a riflettere molto, molto attentamente, poi le disse: « Se ti
avessi incontrata stanotte per la prima volta, probabilmente sarei stato
intrigato da te: prima di tutto dai tuoi capelli, poi dai tuoi occhi e dal tuo
sorriso. Ed in fine, la tua risata avrebbe sigillato il patto ».
La sua risata? Una volta Ino le aveva detto che
sembra una capra in iperventilazione, di sicuro l’aveva menzionata solo per
gentilezza.
« Ti avrei probabilmente tenuta con le spalle al
muro per tenerti tutta per me per il resto della serata » disse. « E poi ti
avrei portata a casa. E se mi avessi offerto un caffè, avrei accettato. E se me
l’avessi permesso, avrei fatto l’amore con te per tutta la notte ».
Lo stava facendo di nuovo: quel suo modo tutto
particolare di farle ingarbugliare lo stomaco e di farle riscaldare le guance,
dicendo cose che un uomo nella sua posizione non dovrebbe affatto dire.
Ma lei sapeva che le avrebbe risposto così, ed era proprio per questo che
glielo aveva chiesto. Una donna migliore lo avrebbe ripreso per aver detto una
cosa del genere, ma non poteva prendersi in giro: le piaceva il modo in cui la
stuzzicava e scherzava con lei, e non rispondendogli glielo stava chiaramente
dicendo.
Le strade erano deserte a quell’ora della notte,
così si sentì abbastanza sicura da poter poggiare la testa contro la sua spalla
e trarre piacere da quel minimo contatto fisico, fingendo di essere troppo
ubriaca per tenere la testa dritta. Con il braccio di Kakashi a circondarle le
spalle, poteva illudersi che ciò che aveva detto fosse vero: che si erano appena
incontrati per la prima volta ad una festa e che lui la stesse accompagnando a
casa con l’intento di fare l’amore con lei, e la ragione per cui la stava
tenendo stretta a sé era perché erano amanti, non perché sarebbe sbattuta con
la faccia per terra se non l’avesse fatto.
Quando ebbero raggiunto il cancello del suo
condominio, stava per chiedergli se gli andasse del caffè, ma fortunatamente fu
lui il primo a parlare, evitandole di mettersi in ridicolo.
« Come ti senti? » le chiese.
« Nauseata » rispose, onestamente. « E mi gira la
testa ».
Non era affatto facile notare la preoccupazione
sul viso o nella voce di Kakashi neanche da sobri, ma Sakura fu sicura di averla
percepita in quel momento. « Starai bene da sola? »
« Probabilmente sì » rispose, cercando di
reprimere la nota di delusione nella voce quando si rese conto che stavano per
separarsi: niente caffè.
« O vuoi che salga? »
Sakura finse di pensarci su per un attimo. « Okay
» rispose in fine, con lo stesso tono che avrebbe avuto se le avesse storto un
braccio.
Ma fu un bene averlo lì, e
se ne rese conto inciampando per le scale che li avrebbero portati al suo appartamento,
al secondo piano; l’aveva acciuffata – per ben due volte – giusto in tempo da
evitare che si spezzasse quel suo stupido collo, o il naso, che era anche
peggio. Lo ringraziò ogni volta, imbarazzata del fatto che proprio lui, l’uomo
che le aveva insegnato a camminare sui muri, doveva vederla incapace di salire
un paio di rampe di scale: doveva essere una vera delusione per lui.
Le cose peggiorarono inesorabilmente quando
passarono davanti la porta della signora Godo, la sua vicina: aveva il vizio di
cucinare di sera tardi e, in quel momento, la puzza di grasso e spezie stavano
mettendo a dura prova il suo stomaco già in difficoltà.
« Cos’hai? Sei diventata pallida » le fece notare
Kakashi.
« Sto per vomitare » lo avvisò: sentiva già la
bocca diventare secca e la gola contrarsi.
« Ora ».
« Oh ».
La condusse velocemente alla porta; era sicura di
averla chiusa a chiave prima di uscire, ma Kakashi aveva fatto in modo da
aprirla più rapidamente di quanto avrebbe fatto lei con le chiavi: ovviamente,
le serrature erano nulla per un jonin d’élite.
La trascinò fino al bagno e Sakura cadde in
ginocchio davanti alla toilet, giusto in tempo per buttare
fuori tutto il buffè.
Kakashi si accovacciò accanto a lei, tenendole i capelli con una mano, mentre
con l’altra le carezzava la schiena, come se aiutare le ragazze che vomitano
fosse cosa da tutti i giorni per lui. Non voleva che la vedesse così, ma allo
stesso tempo gli era grata: grata che fosse lì ad accarezzarla e a mormorarle
rassicurazioni insensate. Nelle le poche volte che era stata male da piccola,
sua madre non era stata neanche capace di restare nella stessa stanza, mentre
Sakura vomitava.
Quando la nausea si fu placata, restò abbracciata
alla toilet, con la fronte imperlata poggiata contro
un braccio.
« Va meglio ora? » le chiese.
Annuì debolmente.
« Vado a prenderti dell’acqua ».
« Grazie ».
La accompagnò lentamente nella camera da letto e
la lasciò sul letto, per poi allontanarsi a prenderle dell’acqua; le sembrò di
non aver avuto nemmeno il tempo di poggiare la testa sul cuscino quando Kakashi
tornò e la sollevò per farle sorseggiare l’acqua.
« Devi sostituire i liquidi che hai perso ».
« Lo so » disse, irritata. « Sono un medico ».
« E dovrai toglierti quel vestito ».
« Mmh? » batté le palpebre, confusa. « Perché? »
« A meno che tu non abbia intenzione di dormirci,
ma te lo sconsiglio, si stropiccerebbe tutto ».
Sakura abbassò lo sguardo sul vestito e
piagnucolò: le piaceva indossarlo, ma non voleva di certo rovinarlo...
« Non guarderò » promise Kakashi.
Sollevò il viso, ma non trovando il coraggio di
guardarlo negli occhi, si fermò al collo.
« Non mi importerebbe... se guardasse » sussurrò.
Lo sentì esitare su di lei, per poi produrre un
suono leggermente divertito.
« Braccia in alto » ordinò, e lei obbedì: tirando
delicatamente le sfilò il vestito e lo poggiò sul letto, accanto a lei. Sakura
osservò attentamente il suo occhio esposto, curiosa della sua reazione: non si
era mai esposta così tanto a lui prima, e per un attimo rimpianse non aver
indossato un intimo più sexy; aveva optato per un vecchio reggiseno nero – perché
era l’unico che andava bene con il taglio del vestito – abbinato ad un paio di
mutandine nere a pois bianchi, scelte per comodità. Ino si sarebbe disperata a
vedere le sue scelte intime, che non facevano affatto giustizia al suo vestito.
Ma lo sguardo di Kakashi si soffermò su di lei,
deliberatamente, ed il modo in cui la guardò le fece sentire come se stesse
indossando la lingerie più pregiata al mondo.
O nulla affatto.
Si sforzò a riportare gli occhi sul suo viso, poi
le chiese: « Dove tieni i pigiami? »
« Gliel’ho detto... Non indosso niente a letto ».
« Nessuna vecchia maglietta o qualcosa di
simile...? »
Scosse la testa.
Kakashi sospirò e cominciò a svestirsi: Sakura
osservò con interesse il modo in cui fece cadere parte dell’uniforme sul
pavimento, per poi sfilarsi la maglia. « Braccia in alto » ordinò di nuovo, e
le fece scivolare la maglietta nera sulla testa.
La faceva sembrare ancora più piccola: le mani non
arrivavano nemmeno nei pressi delle maniche, e se si fosse alzata le sarebbe
arrivata almeno a metà coscia, ma era imbevuta del suo calore e del suo profumo
e Sakura si ritrovò ad abbracciarsi per assaporare quella sensazione. « Grazie
» disse ancora.
« Mi aspetto di riaverla domattina » la avvisò,
vestito solo con la canotta in nylon che comprendeva la maschera. « Starai bene
se vado via? »
Sakura lo guardò con occhi dolci. « Non può
restare solo un altro po’, nel caso in cui stia male di nuovo? » chiese. « A
meno che non abbia altro da fare... ».
Kakashi scrollò le spalle. « Non c’è problema, non
ho impegni ».
Sakura si sistemò sotto le coperte e Kakashi
avvicinò la sedia della sua scrivania al letto.
« Non le sto dando fastidio, vero? » chiese ancora, preoccupata.
Le sorrise nella penombra della stanza. « Non
preoccuparti, Sakura » le disse, raccogliendo un libro familiare da una tasca.
« Preoccupati solo dei postumi che avrai domattina ».
« Giusto... »
Affondò la testa nel cuscino e si portò una manica
al naso, mentre chiudeva gli occhi.
Con Kakashi accanto a lei si sentiva al sicuro, ricordandosi della sua presenza
ogni volta che sentiva il leggero rumore delle pagine che venivano girate. Non
passò molto tempo prima che cominciasse a sentirsi sfinita, ma i pensieri
continuavano a rimbalzarle in mente con palline da ping-pong.
Uno in particolare la fece arrossire leggermente: « Kakashi-sensei, non mi ha
detto cosa pensava del vestito » mormorò assonnata.
Non passò un attimo prima che le rispondesse. «
Pensavo che fossi davvero bellissima ».
Con un sorriso
felice, si rilassò ed il sonno la prese.
Kakashi osservò i capelli rosa della sua alunna, mentre
cadeva in un sonno sempre più profondo.
Sì, pensava davvero che fosse bellissima, ma il
vestito c’entrava poco.
La sveglia digitale sul comodino di Sakura lo
avvisava che mancava poco a mezzanotte: proprio in quel momento, Kimura Yoshi
era nel suo appartamento, nuda nel suo letto ad aspettarlo, e lui era lì a
tenere d’occhio una diciottenne ubriaca.
I più l’avrebbero definito uno scellerato, ma
Kakashi sapeva esattamente dove voleva essere: proprio lì, accanto a Sakura
addormentata.
Ed al suo cassetto della biancheria.
La
vita era stupenda.
Avevo previsto un aggiornamento molto più rapido
di questo, ma non avevo considerato il fatto che questo capitolo sia
lunghissimo e mi sono vista un po’ persa, I’m so sorry!
Come anticipato, questo è per me in assoluto il capitolo più bello della
storia, è qui che si capisce la natura del rapporto di Kakashi e Sakura e la
dolcezza che lo caratterizza. Questa storia sarebbe potuta apparire solamente
basata sul sesso e sull’alchimia fisica dei personaggi, ma è – a mio parere –
con questo capitolo che ci si distacca dal puro intento fisico, per entrare
nella sfera sentimentale del contesto.
Oltretutto, contiene ciò che è una delle dichiarazioni più belle che io abbia
mai letto, che a mio parere rende molto di più in inglese.
« And if you offered coffee, I would accept. And if you let me, I would
make love to you all night ». Ciò, a mio avviso,
rende perfettamente ciò che Kakashi già prova per Sakura, anche se ancora non
lo sa.
Nel prossimo capitolo si avranno dei chiarimenti riguardo alla natura del
rapporto tra i protagonisti ma, ancora di più, degli approfondimenti del
mutamento che questi sta subendo.
Non sarà un capitolo emozionante come questo, ma avrà i suoi colpi di scena, di
certo.
Sarà piuttosto lungo, forse quanto questo, quindi non posso assicurare un
aggiornamento rapidissimo, ma potrei farcela in una settimana... Si vedrà!
Alla prossima! J