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Autore: MatsuFla    08/04/2019    1 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 5/19 - Fottutamente fantastico!

C'è un'unica cosa più noiosa dei corsi di aggiornamento che ci obbligano a fare a lavoro... i corsi di aggiornamento online! Certo, puoi startene comodamente seduto sul divano di casa, ma è dura studiare quando invece potresti accendere la TV e guardare qualcosa di veramente interessante. Se già il compito è arduo di per se, lo è ancora di più se si viene interrotti decine di volte da finestre di pubblicità spam che invadono il desktop come se sapessero esattamente in quale punto apparire per dare fastidio il più possibile. Se questo non sembra ancora abbastanza terribile si aggiunge anche il fatto che queste pubblicità sono tutte a tema porno-gay e il responsabile di ciò è solo uno... Mickey fottuto Milkovich!
Il bastardo ha preso la brutta abitudine di appropriarsi spesso e volentieri del mio pc, il ché non mi darebbe neanche fastidio se non lo usasse per guardare i suoi maledetti porno, e Dio solo sa cos'altro, su dei siti che poi mi inondano di pubblicità oscena!
Mentre chiudo tutte quelle dannate finestre moleste vedo comparire da dietro al divano un annoiato Mickey che raggiunge il frigo e prende una birra. In preda alla stizza decido di esprimergli il mio disappunto... ma forse è solo una scusa per procrastinare lo studio di questo stupido corso sulle nuove tecniche di primo soccorso. 
"Mickey ti dispiacerebbe smettere di usare il mio computer per visitare i tuoi siti da pervertito? Non ne posso più di avere il pc infestato di culi e cazzi per colpa tua!"
"Hey, in questa casa condividiamo tutto. Ciò che è tuo è anche mio." Dice dopo aver stappato la bottiglia con i denti, guadagnandosi un mio sguardo inorridito. Rimango in silenzio per qualche secondo aspettando, ingenuo come sono, che completi la frase come ci si aspetterebbe. Ma lui è un Milkovich e non bada certo a queste cose!
"Che ne è stato del 'e ciò che è mio è tuo'?" Sottolineo acido.
"È quello che ho detto... ciò che è tuo è mio." 
"Ah-ah-ah!" Scandisco la risata sarcastica mentre poso il pc accanto a me sul divano.
"Non è affatto divertente, sei un idiota!"
Mickey mi fa il medio e si incammina verso la sua stanza ma si blocca a metà del salotto quando mi sente chiamare il suo nome.
"Mickey, prestami la tua macchina."
"Scordatelo! Oggi lavoro."
So che l'acuta pigrizia di Mickey non gli fa prendere minimamente in considerazione il fatto che potrebbe benissimo raggiungere il bar anche a piedi, ma proprio non capisco la sua gelosia morbosa nei confronti di quel cassonetto con le ruote!
"E dai... solo per dieci minuti, venti al massimo! Te la riporto in tempo."
"Che ci devi fare?"
Colgo l'occasione per ripagare i dannati Milkovich con la loro stessa moneta... mi avvalgo della facoltà di ricambiare i 'che ti importa' che mi rifilano di continuo.
"Che ti importa, ho da fare!" Cerco di tagliare corto, ma lui insiste.
"Non dovevi studiare?"
"Si, ma ho bisogno di una pausa e ne approfitto per fare una commissione."
"Che commissione?"
"Cazzo, Mickey... ho bisogno di una cosa dal supermercato."
Vedermi annaspare lo incuriosisce, si capisce dagli occhi serrati con cui mi sta guardando e dal sorriso provocatorio stampato in faccia.
"Che cosa?" Insiste ancora.
"Non sono affari tuoi!"
"Ok, guido io." Posa la birra sul ripiano della cucina e prende le chiavi della macchina.
"Cosa? Vieni anche tu?" Scatto in piedi dal divano vedendolo andare verso la porta.
"Si, devo prendere delle cose anche io." Dice uscendo senza aspettarmi.

"Era questo che ti serviva, Gallagher?"
"S-si, non azzardarti a dire nulla!"
"Ti imbarazzava dirmi che dovevi comprare i preservativi? Ma che hai quindici anni?"
Siamo davanti ad uno scaffale incredibilmente fornito di preservativi e altra 'roba sessuale', qualcuna anche un po' fuori luogo trattandosi di un supermercato.
"Allora testarossa... cosa ti serve?" Chiede fin troppo divertito iniziando a scorrere con il dito tra le varie scatole colorate appese ordinatamente.
"Ritardanti? Per il bene di mia sorella spero che tu non sia il pistolero più veloce del South Side!" 
Gli lancio uno sguardo omicida ma lui mi ride in faccia per nulla intimorito, anzi, continua imperterrito nel suo siparietto.
"Stimolanti? Se ad un uomo serve un preservativo per essere stimolato forse dovrebbe chiedersi se è sulla sponda giusta."
"Sta zitto Mickey!" Dico rimanendo con gli occhi fissi sullo scaffale.
"Oh, guarda qua Gallagher... questi alla fragola sono rossi, ti piace avere il tappeto coordinato alle tende?"
"Smettila! È proprio per questo che non volevo dirti nulla. Non voglio parlare di roba del genere con te!"
"Ok, ok. Stai calmo, ti lascio scegliere il tuo vestitino per il ballo in pace." Fa il gesto di chiudere una cerniera immaginaria sulla bocca e di buttare via la chiave, poi rimane a guardarmi in silenzio con un sorrisetto divertito sulle labbra.
"Porca miseria, dove li prendo di solito c'è ne sono solo di due tipi... e sono anche più economici!" C'è davvero troppa scelta in questo posto, sono tentato di prenderne una scatola a caso e non pensarci più, quando all'improvviso vedo spuntare la mano tatuata di Mickey che mi agita una scatola nera e oro davanti agli occhi.
"Prendi questi, per te vanno bene." 
Non sembra volermi prendere in giro questa volta.
"E tu che ne sai di quello che va pene per me?" La domanda voleva essere retorica ma lui riesce sempre a ribattere qualcosa per mettermi in imbarazzo.
"Fidati, lo so. Ti vedo fare la doccia ogni mattina, cazzo da mandingo."
"Sei un guardone, pervertito del cazzo, Mickey! Da oggi in poi puoi scordarti di entrare ancora in bagno mentre faccio la doccia!"
"Quanto sei melodrammatico! Muovi il culo e andiamocene."
"Tu non prendi nulla?"
"Ho già fatto." Dice sfoggiando una confezione di lubrificante al gusto di cognac.
"Solo il lubrificante? Non ti servono i preservativi?"
Fa di no con la testa mordendosi il labbro inferiore e io colgo subito l'occasione per prendermi la mia rivincita.
"Non mi dire... al momento non c'è nessun bel principe azzurro che te lo voglia mettere nel culo? Sei costretto a dedicarti ai lavori in solitario in questo periodo?"
Mickey resta in silenzio, neanche minimamente scalfito o infastidito dalle mie parole, anzi, sfoggia un'espressione sicura e impertinente che sembra dire 'davvero non ci arrivi, Gallagher?', il sorriso malizioso e le sopracciglia sparate all'insù.
E poi io finalmente ci arrivo...
"Oh cazzo, Mickey! Non usi i presentativi?"
"Non ce n'è bisogno."
"Hai mai sentito parlare delle malattie veneree?"
"Io sono a posto e vado con gente pulita."
"Non puoi mai esserne sicuro! Non c'è da fidarsi della gente... il mio amico Caleb-"
"Senti bello, so badare a me stesso! Sono uscito pulito anche dalla prigione... e là devi già ritenerti fortunato se riesci ad avvolgerti il cazzo con della pellicola da cucina prima di scoparti la peggiore feccia dell'Illinois. Dovresti preoccuparti per te stesso invece di pensare a me."
"Io sono pulito! Sono un paramedico, ci sto molto attento."
"Infatti mi riferivo alla tua fidanzata... è molto probabile che abbia una bella collezione di malattie veneree al seguito."
Mi sento un po' in colpa per non aver difeso Mandy, ma probabilmente Mickey ha ragione. Più di qualche volta ho anche pensato a farle fare qualche test ma non ho il coraggio di chiederglielo perché sono sicuro che finirei per essere ucciso e scaricato nel lago Michigan. Ogni tanto le infilo degli antibiotici nel dentifricio, per sicurezza.
Una volta arrivati in coda alla cassa, nella noia dell'attesa mi ritrovo a giocherellare con la scatola dei preservativi, poi vedo Mickey con il suo lubrificante e di colpo realizzo...
"Mick, non dovevi prendere delle cose?"
Non che cambi molto la situazione ma forse... e dico forse... confondendoli nel resto della spesa non daranno troppo nell'occhio. Magri nella confusione la signora alla cassa non ci farà neppure caso. Mickey sembra percepire il mio imbarazzo nel doverci presentare alla commessa con solo quei particolari articoli, essendo noi due ragazzi, basta un attimo per farsi un'idea sbagliata.
"Si! Si, hai proprio ragione." Lo dice come se avesse appena avuto un'epifania, con una strana luce negli occhi che non lascia presagire niente di buono. Mi punzecchia con l'indice come a ringraziarmi per averglielo ricordato e poi si allontana ridacchiando. Capisco il senso delle sue risate quando lo vedo tornare quasi saltellando.
"Banane? Sul serio Mickey?"
Non so se davvero aveva delle commissioni da fare ma preferisce rinunciarci pur di continuare a trarre divertimento da questa situazione, è probabile anche che abbia mentito solo per poter venire con me e scoprire cosa cercavo di nascondere. In ogni caso sembra proprio che oggi Mickey abbia deciso di combattere la noia divertendosi a mie spese, mettendomi in imbarazzo e prendendosi gioco di me.
"Hai un problema con le banane, tough guy?"
"No, non con le banane, è con te che ho un problema!"
"Mmh, me lo fai diventare duro, Gallagher!"
Non so come sia possibile, ma sono estremamente combattuto tra il volerlo prendere a calci in culo e il farmi una grossa risata per la stupida espressione che ha quell'idiota in questo momento.
"Sei venuto fino a qui per delle banane?"
"Si. Ma ora che mi ci fai pensare, visto che siamo qui, potremmo prendere anche..."
Mickey si guarda intorno fino a posare gli occhi su un piccolo scaffale pieno di decorazioni per dolciumi vari non lontano da noi, allunga una mano e afferra una bomboletta di panna spray posta tra una confezione di zuccherini colorati e una di gocce di cioccolato.
"Oh, adoro la panna sulle banane!"
"Ok, basta così. Ti sei divertito abbastanza." Gli strappo la bomboletta dalle mani e la rimetto a posto, questa volta ridendo sotto i baffi.
"Veramente no, non ancora. Che c'è testarossa, da quando ti imbarazza fare dell'umorismo sul sesso?"
"Mick, ti prego, sta zitto!"
Arriva finalmente il nostro turno di pagare, ci avviciniamo alla cassa e posiamo tutto sul nastro scorrevole. 
Ed eccoci qui... due ragazzi con dei preservati xl da trentasei pezzi, lubrificante al cognac ed ora anche un bel casco di banane di un giallo sgargiante.
La cassiera, una signora sulla cinquantina con i capelli cotonati e il rossetto rosso che le brilla sulle labbra piegate in un sorriso malizioso che cerca di nascondere, passa il primo articolo alla cassa e prima di procedere con il secondo si ferma a chiedere...
"State insieme?" Quel sorriso ancora stampato in faccia.
"No, noi non stiamo insieme!" Sobbalzo imbarazzato.
Mi sento un perfetto idiota quando mi rendo conto che la donna intendeva chiedere se dovesse fare un unico conto o due separati.
"Sì, stiamo insieme... cioè, noi non... si, faccia tutto un conto, grazie." Tengo gli occhi bassi e sento le guance andarmi a fuoco.
Bravo Ian, bella figura di merda!
"Oh, non deve imbarazzarsi, siete una coppia adorabile."
Devo ammetterlo, il tono della sua voce è davvero dolce e credo che sia sincera nel dirlo ma... davvero ci ha scambiati per una coppia? A chi mai verrebbe in mente? 
Voglio dire... emaniamo delle 'vibrazioni da coppietta'? Gesù, spero proprio di no!
Certo, la situazione è forviante ma non bisognerebbe saltare subito alle conclusioni.
"No, no, noi non siamo una coppia!" Ribadisco con più convinzione, volendo chiudere al più presto la questione... se non fosse che sono in compagnia di un cretino.
"Non siamo una coppia, scopiamo e basta." Lo sento dire all'improvviso e i miei occhi sfrecciano verso di lui lasciando una scia di fuoco lungo tutto il tragitto.
"Mickey, ma che cazzo!?" Lo guardo scioccato mentre lui ride sguaiatamente, poi rivolgo lo stesso sguardo alla cassiera quando la sento parlare.
"Ah, buon per voi! A mio marito ha smesso di funzionare tanto tempo fa."
Balbetto qualcosa di incomprensibile, troppo imbarazzato per articolare qualcosa che abbia un minimo di senso, ma purtroppo questi due non sembrano averne abbastanza.
"E qualcuno qui è molto fortunato!" Sorride ancora lei compiaciuta, agitando con forza la scatola di preservativi magnum che, facendo rumore, attirano l'attenzione di altre persone nelle vicinanze.
Non nascondo di andare fiero di essere ben dotato e spesso me ne vanto, ma questa situazione è talmente surreale che non riesco a fare lo spavaldo come faccio di solito.
Come se nulla fosse la signora riprende il suo lavoro e finalmente decreta il conto.
"Trentasette dollari e venti, ragazzi."
Frugo frettolosamente nel portafogli nel disperato tentativo di porre fine a questa tortura il più velocemente possibile. Afferro cinquanta dollari e li poso sul bancone con le mani tremanti, varie monetine cadono sul pavimento ma non mi chino a raccoglierle. 
"È nervoso perché è la sua prima volta." Infierisce ancora Mickey mettendomi una mano sulla spalla mentre io gli rivolgo uno sguardo omicida.
"Oh, buona fortuna allora!" Replica entusiasta la signora, battendo le mani in un piccolo applauso e sfoggiando un gran sorriso.
"Tenga il resto." È tutto ciò che dico prima di prendere al volo quello che abbiamo comprato e scappare a passo svelto fuori dal dannato supermercato. Dopo un minuto mi raggiunge Mickey che ancora se la sta ridendo di gusto.
"Giuro che ti ammazzo!"
"Tranquillo tastarossa, stavamo solo scherzando. Quella tipa la conosco."
"Anche lei sa che sei gay? Ha dato per scontato che siamo una coppia."
"È una cliente del bar... e sa che sono gay perché una volta mi ha beccato a scopare con suo figlio."
"Anche lui è una delle 'persone giuste' da scoparsi per ottenere i tuoi 'sconti speciali'?"
"No, è solo sexy! Non penso soltanto al lavoro, Gallagher!"
Non credo che riuscirò mai ad abituarmi all'idea che a Mickey piacciano i ragazzi.
Dovrei sentirmi offeso dal fatto che non è attratto da me?
E poi cosa avrà mai questo tizio più di me?
"È più sexy di Van Damme?" Chiedo dopo averci pensato forse un po' troppo, lui si blocca di colpo e mi guarda come farebbe una mamma orso con un bracconiere che ha osato avvicinarsi al suo cucciolo... e il bracconiere per l'appunto sarei io! 
"Nessuno è più sexy di Van Damme!" Scandisce ogni singola parola puntandomi minacciosamente l'indice contro prima di entrare in macchina, io alzo gli occhi al cielo e lo seguo.

È da un po' che sono steso sul letto a rilassami qualche ora prima di andare a lavoro, approfittando del tempo libero per ripulire la mia casella di posta elettronica e curiosare qua e là su internet dal mio pc. Ecco che, per l'ennesima volta, in fondo alla pagina appare la solita pubblicità porno-gay a tormentarmi. Scivolo con il dito sul mouse e porto il puntatore sul pulsante di chiusura della finestra, poi mi fermo ad osservare quel piccolo riquadro per qualche secondo. Il più classico degli schemi, uno a carponi e l'altro dietro che se lo lavorava per bene. Il ragazzo in primo piano ha la pelle chiara e i capelli neri mentre quello in piedi è visibile solo dall'ombelico in giù, in fin dei conti, non serve altro, giusto?
Fisso quel ragazzo, le sue spalle pallide, i capelli neri, quell'espressione di puro piacere sul volto e penso... a Mickey. Non riesco a non pensare che è questo ciò che gli piace, non riesco a non chiedermi quanti ragazzi lo hanno avuto, quanti stupidi figli sexy di cassiere del supermercato hanno potuto vedergli quell'espressione. 
Chissà com'è il viso di Mickey in quel momento, quando si abbandona completamente a qualcuno e il mondo intorno si annulla totalmente fino a rimanere soli, fusi insieme.
Chiudo gli occhi e un'immagine mi appare nel buio, è un attimo, un flash, al posto di quello sconosciuto c'è Mickey e ad averlo questa volta sono io.
Ma che cazzo?!
Strabuzzo gli occhi e scuoto la testa per allontanare quei pensieri, ma prima ancora di riprendere fiato la mia mano scivola incontrollata sul petto nudo fino a strisciare dentro ai boxer dove il party sembra essere già cominciato. Quella strana fantasia riprende il controllo della mente ma anche della mano che la segue accarezzandomi delicatamente. Dovrei essere sorpreso, confuso, turbato, forse anche spaventato, ma non è così, in questo momento sembra la cosa più naturale ed eccitante che ci sia.
Io so perfettamente cosa mi sta succedendo, e non è nulla di buono, cazzo!
La porta si apre e il mio ritorno alla realtà è come l'atterraggio sul suolo dopo il salto da un grattacielo. Chiudo immediatamente il portatile prima che Mandy mi raggiunga a letto, lei mi abbraccia e si accorge subito della mia... 'condizione', me lo afferra stretto e sorride compiaciuta.
"Il soldato è sull'attenti, eh? Dì la verità, stavi guardando un porno, uh, brutto porco!"
"S-si, più o meno." Balbetto senza aggiungere altro.
"Li hai comprati?" Soffia eccitata nel mio orecchio e io annuisco. Nel giro di due secondi Mandy è sopra di me completamente nuda e dopo altri due sono dentro di lei, ma sul più bello veniamo interrotti dalla voce gracchiante di Terry Milkovich registrata nella segreteria telefonica in corridoio, solo ora mi accorgo che Mandy ha lasciato la porta aperta, per fortuna non c'è nessun altro in casa... o almeno spero.
#Casa Milkovich, parlate in fretta e tagliate corto.#
Mandy si blocca di colpo quando la voce dopo il 'bip' inizia a parlare.
#Papà, sono Molly. La mamma è morta. La signora del piano di sopra dirà alla polizia che sono un'orfana se un famigliare non mi viene a prendere. Ti prego, vieni.#
         
"Chi cazzo è Molly?" Chiedo confuso.
"La mia sorellastra, e a quanto pare la sua madre strafatta è morta."
"Tu hai una sorella?"
"Sorellastra." Ringhia prima di riprendere da dove aveva lascito, ma vedendomi perplesso si ferma.
"Vogliamo finire?" Chiede isterica. È turbata, riesco a percepirlo chiaramente, ma questo non è certo il momento per parlarne.
"C-certo."
Rimaniamo per un po' distesi a letto in silenzio a scambiarci qualche effusione, giocherellando un po' con le nostre mani.
         
"Quindi questa sorella..." Esordisco io, subito interrotto dal tono duro di Mandy.
"Sorellastra."
"Sta aspettando, da qualche parte... che vostro padre la vada a prendere?"
"Vicino Milwaukee."
"Lui non è in prigione adesso?"
"Già..."
"Non credi che, forse, non so, dovresti chiamarla?"
Lei non sembra intenzionata a rispondere, così continuo.
"Per dirle che non andrà."
"Non chiamarla ha lo stesso risultato di chiamarla e dirglielo."
"Ti sta bene che tua sorella finisca con i servizi sociali?"
Forse suona troppo come un rimprovero e non era mia intenzione, ma so bene cosa si prova quando si viene portati via da casa e divisi dalla propria famiglia. Anche se è la sua sorellastra e non hanno mai avuto nessun tipo di rapporto sono sicuro che a Mandy importi di lei ma non sa come poterla aiutare.
"Starà meglio che in questa casa."
"Già, e lo dice una che per miracolo non è finita in affidamento."
Posso solo immaginare l'inferno che hanno dovuto passare Mandy e i suoi fratelli per tutta la vita, è per questo che io voglio starle vicino e proteggerla, sempre, in ogni modo possibile.
"Ha qualche altro parente?"
"E io che ne so. Senti, è uno schifo ma non c'è niente che posso fare."
"Sembrava disperata."
Respiro profondamente cercando di ossigenare il cervello nella speranza che mi venga qualche idea brillante, e poi eccola lì, forse non è proprio brillante ma credo che possa funzionare!
"Perché non ci andiamo noi e cerchiamo di aiutarla?!"
"In che modo?"
"Non so, trovando qualche altro familiare."
"E come faremo?"
"Non lo so, guidiamo fin lì e poi vediamo."
"Con quale macchina?"
"Chiederemo a Mickey di prestarci la sua."
Mandy mi guarda come se avessi detto la cosa più stupida del mondo e scuote la testa per nulla convinta.
"È tua sorella!"
"Sorellastra."
"Senti, ora devo andare a lavoro, però ne riparliamo domani mattina, ok?"
La bacio, poi mi alzo e vado a prepararmi per il mio turno di notte.

Se rientri in piena notte in casa Gallagher non puoi sperare di cavartela senza che qualcuno ti chieda spiegazioni a riguardo. Qui dai Milkovich invece non c'è speranza che qualcuno ti chieda se va tutto bene neanche se rincasi sbattendo la porta e lanciando roba in giro. Si, per fortuna i Milkovich hanno il sonno pesante, così pesante che perfino Mickey, addormentato sul divano, non si è minimamente accorto di me e dei miei nervi a fior di pelle. Mi avvicino quanto basta per notare il disordine che lo circonda, la TV accesa su un canale sportivo, il posacenere pieno di mozziconi, un sandwich mezzo mangiucchiato in bilico sul suo petto e un cimitero di lattine di birra vuote sul pavimento... che di certo hanno contribuito a ridurlo nello stato comatoso in cui si trova. Non so che effetto dovrebbe fare normalmente assistere ad una scena del genere... ma a me vedere quel disastro di ragazzo dormire così beatamente fa dimenticare immediatamente la rabbia e mi ridona il sorriso.
Vado in camera a mettere qualcosa di più comodo facendo attenzione a non svegliare Mandy, poi torno in salotto. Do una veloce ripulita in giro e quando prendo un cuscino per sistemarlo dietro la testa di Mickey la sensazione dei suoi capelli tra le dita mi provoca un brivido lungo la schiena. Mi sporgo verso di lui per guardarlo meglio ma ora sono così vicino che sento il suo respiro sulla faccia. Prima che il buon senso riesca a fermarmi le mie labbra sono già sulle sue in quello che agli occhi di qualcuno potrebbe sembrare un bacio... ma non è così, non può esserlo, perché siamo Ian e Mickey e tra di noi non possono esserci baci, giusto?
Mickey sa di fumo, birra e salsa barbecue... proprio il sapore che mi aspettavo che avesse, il più buono che io abbia mai assaggiato.
Mi stacco dalle sue labbra con uno schiocco e rimango a gustarmi il momento per qualche istante.
Ora c'è solo una cosa a cui riesco a pensare...
"Pancakes! Ci vogliono i pancakes!"
Spadello per una buona mezz'ora prima che il bel addormentato riprenda i sensi e si sollevi a sedere sul divano.
"Ma che cazzo?!"
"Buongiorno anche a te!"
"Che cazzo stai facendo?"
"A te che sembra?"
"A me sembra... che tu stia facendo dei fottuti pancakes alle... cinque del mattino! Ma che cazzo, Gallagher?!" Dice controllando l'orologio mentre mi si avvicina barcollando e stropicciandosi gli occhi.
"Mh mh." Annuisco compiaciuto.
"Tu non dovresti essere a lavoro?" Prende un pancake con le mani e lo mangia.
"Ho finito prima."
"Hai finito prima?"
"Già. Senti Mickey, dovresti prestarci la tua auto oggi."
"Cos-... che? Di che cazzo stai parlando?"
"Io e Mandy andiamo a Milwaukee a prendere tua sorella."
Gli lascio un po' di tempo per connettere ma l'espressione sulla sua faccia non lascia dubbi al fatto che ha bisogno di qualche dettaglio in più.
"La tua sorellastra... Molly. La madre è morta e bisogna trovare qualcuno che se ne occupi."
Niente, ancora uno sguardo assente accompagnato dal silenzio. Lo vedo accigliarsi e boccheggiare un paio di volte prima di iniziare a parlare con tono confuso.
"Vuoi andare a Milwaukee, a prendere la mia sorellastra, con la mia auto?"
"Esatto."
"E per fare cosa?"
"Per assicurarci del fatto che stia bene e se è necessario per salvarla."
"Cioè la volete rapire?"
"Salvarla!"
"Pessima idea." Scuote la testa e arriccia le labbra.
"Senti, la ragazzina è nei casini. Dobbiamo aiutarla!"
"Prendere una minorenne e portarla alla casa degli orrori Milkovich mi sembra più una violenza che un salvataggio."
"Sua madre è morta, è a casa da sola ed è terrorizzata."
"Benvenuto nelle prevedibili conseguenze della tossicodipendenza." Un sorrisetto accompagna il suo tono sarcastico.
"Vaffanculo, Mickey!" Raggiungo la porta d'ingresso e recupero le mie scarpe da ginnastica tra la montagna di calzature abbandonate là vicino.
"Dove cazzo vai?"
"A correre, dieci chilometri. Vuoi venire?"
"Cazzo no, ma che sei matto?" Mickey mi guarda allibito.
"Hai fatto la nottata a lavoro, non vuoi dormire?"
"Non ho sonno, mi sento pieno di energie! Appena torno sveglio Mandy e partiamo!"
"Hey, hey, non ti ho detto di sì per la macchina!"
         
Lo ignoro e guardandolo con la coda dell'occhio riesco a vedere quanto questo lo stia irritando.
"Non hai nemmeno mangiato, perché cazzo hai fatto i pancakes se non volevi mangiarli?"
"Li ho fatti per voi, quelli alla banana sono per te. A dopo, ciao." Grido uscendo da casa e chiudendomi la porta alle spalle.

Quando ritorno sono tutti a tavola a fare colazione con i miei pancakes.
"Hey Ian, non possiamo andare a Milwaukee, non ho trovato nessuno che copra il mio turno, quindi devo lavorare."
"Posso andarci da solo."
"Cazzo Ian, ma perché insisti così tanto? Non è la tua cazzo di sorella. Non devi salvare tutti per forza!" Lei urla ma non saprei dire con certezza se è arrabbiata o solo infastidita. Di sicuro io un po' infastidito lo sono.
"Scusa se mi importa della tua famiglia!"
"Senti, fai che cazzo ti pare, sai che me ne importa. Io esco e poi vado a lavoro, divertiti a Milwaukee." Dopo aver messo il piatto nel lavello prende la sua borsa ed esce velocemente da casa sbattendo la porta. Io faccio lo stesso con la porta del bagno dove vado a fare un doccia prima di partire per questo dannato salvataggio. Sento il sangue ribollire e ho voglia di rompere qualcosa, tiro un pugno al muro spaccando una mattonella e sbucciandomi la mano. 
Cazzo che male!
Inspiegabilmente il dolore fisico placa la mia rabbia e comincio a sentirmi meglio, appena ritorno un po' più calmo inizio a spogliarmi. Sono nella doccia quando sento qualcuno entrare e ovviamente non ho nessun dubbio su chi sia, ne ho conferma quando inizia a parlarmi.
"Perché lo fai?"
"Ho uno strano e irrazionale senso di attaccamento verso i Milkovich."
Mickey ride e sentirlo mi provoca un senso di calore nel nel basso ventre, eppure l'acqua della doccia è abbastanza fredda questa mattina.
"Vengo io con te."
Strabuzzo gli occhi e non riesco a fermare l'enorme sorriso che mi si allarga sulle labbra, poi mi affaccio con la testa dalla tendina per farlo vedere anche a lui.
"Credo ancora che sia una stronzata ma... non sono mai stato a Milwaukee, quindi..."
"Non devi lavorare?"
"Possono fare a meno di me per un giorno."
Mi godo per qualche istante il suo sorriso di risposta al mio, poi lui esce dal bagno e io torno dietro la tenda. Inizio ad insaponarmi e lascio che l'acqua mi scivoli sulla faccia.
'Vengo io con te.' La sua voce echeggia nella mia testa.
Ancora una volta ricompare quell'immagine a tormentarmi, come se fosse tatuata sotto le mie palpebre e non potessi fare a meno di vederla ogni volta che chiudo gli occhi. La fantasia prende il sopravvento e mi sembra di averlo qui con me, in questo momento... Mickey, i suoi capelli bagnati, le sue spalle larghe, il suo corpo muscoloso davanti a me, i suoi occhi pieni di desiderio. Le mie mani viaggiano su di me ma io le sento estranee, come se non fossero le mie, immagino che sia lui a toccarmi. Cerco il sostegno del muro con una mano mentre con l'altra scendo sempre più giù fino al punto del mio corpo che più brama attenzione, concedendogliela appieno. All'improvviso sento la porta aprirsi un'altra volta, è lui, ma ormai è troppo tardi e non sono più in grado di fermarmi arrivato a questo punto, cazzo!
"Guarda qua, testarossa. Ci si può arrivare con facilità da Chicago, in meno di un paio d’ore. Certo, bisogna mettere in preventivo un po’ di traffico in uscita ed in entrata da Chicago, ma una volta pesa la Interstate 94 è fatta!"
Presumo fosse uscito solo per andare a prendere il computer per poi tornare e decidere insieme cosa fare. Se non fossi in questa assurda situazione del cazzo troverei adorabile vederlo così entusiasta per un viaggio insieme, ma in questo momento mi arriva troppo poco sangue al cervello per poter ragionare.
"Mickey... sto... sto... f-facendo la doccia. Possiamo parlarne dopo?" Sono sicuro di non essere riuscito a tenere un normale tono di voce, chiunque si sarebbe accorto di quello che sta succedendo, ma fortunatamete Mickey è troppo preso dalla sua ricerca per badare a me e al tono con cui gli parlo. Dai rumori che riesco a sentire capisco che si sta accendendo una sigaretta seduto sulla tavoletta del water.
"Ma lo sai che Milwaukee è la città di Happy Days?! Voglio dire... è una stronzata, ma c'è una statua di Fonzie sulla 117 E Wells St. dobbiamo vederla, cazzo!"
Continuo a toccarmi sempre più velocemente e con più convinzione, sentire la sua voce mentre lo faccio fa montare l'orgasmo più velocemente.
"È possibile fare un tour della fabbrica della birra Miller e c'è l'Harley-Davidson Museum!"
L'odore del fumo mi ricorda che lui è a pochi centimetri da me, oltre la tenda, e questo porta la mia eccitazione ad un livello mai raggiunto prima.
"Merda! Si paga sedici dollari per entrare, museo del cazzo!"
Guardando in basso e mi sembra quasi di vedere la sua mano tatuata salda attorno a me ed è la goccia che fa traboccare... il vaso. Mi si oscura la vista, il piacere mi travolge toccando ogni fibra del mio corpo, le gambe quasi mi cedono e riesco a soffocare le urla mordendomi sul braccio tremolante ma ancora fisso sul muro. L'acqua contribuisce a coprire i gemiti e lava via il frutto di questa strana e bizzarra attrazione.
"Allora Gallagher, che te ne pare?"
"Fottutamente fantastico!" Rispondo io ancora sopraffatto dal piacere.


   
 
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