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Autore: Nao Yoshikawa    08/04/2019    2 recensioni
[Minilong/What if/finale alternativo]
Cosa sarebbe successo se On Dal avesse trovato comunque il modo di tornare da Soo-Jung... solo con un giro un po' più lungo?
Ma non si stava divertendo, per niente. Era già tardi, quasi mezzanotte, e Soo-Jung se la rideva alla grande.
«Ti dispiace almeno dirmi dov’è che vivi di preciso?»
«Io non dico queste cose agli sconosciuti! Ho sonno e ho fame e ho male dappertutto!»
Aveva preso a strillare come una gallina. L’ultima cosa che voleva era attirare l’attenzione, ma se avesse continuato a darle corda, non sarebbe andato da nessuna parte. Prese quindi una decisione. Senza alcuna grazia la afferrò saldamente e se la caricò in spalla come un sacco di patate. Soo-Jung, dal canto suo, iniziò a dimenarsi.
«Che cosa stai facendo? Come osi trattare così una star? Pagherai per questo.»
«Donna folle, fa silenzio, te ne prego!»
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, On Dal, Sam-Yong Byun, Soo-Jung Song
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Soo-jung non voleva crederci. Non era umanamente possibile che capitassero tutte e a lei. C’era un motivo se aveva detto a Sam-Yong di voler passare inosservata. Ovviamente lui l’aveva ascoltata? Certo che no.
Ma dare tutta la colpa a lui sarebbe stato inutile. Come se non bastasse, ora non poteva che considerare On Dal il suo salvatore. Sì, il ragazzo l’aveva letteralmente salvata da un’orda di fan impazziti, afferrandola e trascinandola via da lì. Avevano dovuto correre molto e più di una volta Soo-Jung aveva rischiato di perdere le scarpe lungo il cammino.
Tacchi! Se avessi saputo che sarebbe finita così, avrei indossato le scarpe da ginnastica!
Quando finalmente On Dal fu certo di essere al sicuro, arrestò di colpo la sua corsa, tant’è che per poco la ragazza non gli finì addosso.
Lei si poggiò contro il muro. Erano andati a finire in un vicolo buio e tranquillo, almeno lì nessuno li avrebbe disturbati.
«Li abbiamo seminati. O almeno spero. Ma è così tutte le volte?» ansimò On Dal.
«All’incirca. È per questo che quando esco evito di andare nei posti affollati. Abbiamo lasciato Sam-Yong  Woo-Bin in balia dei fan impazziti.»
«Sono abbastanza sicuro che se la caveranno. Però, chi avrebbe mai detto che un giorno mi sarei ritrovato a salvare la pelle ad una super star», affermò divertito.
Soo-Jung alzò gli occhi al cielo, massaggiandosi le caviglie.
«Ti prego, non voglio essere in debito con te. Piuttosto, quella corsa mi ha sfiancato. Stupide scarpe.»
«Se vuoi posso portarti in braccio io.»
«Per andare dove?»
«Beh, non mi sembra il caso di farsi rovinare la serata. Perché non andiamo a Changgyeonggung? Avevamo in programma di visitarlo comunque.»
«Ma è buio!»
«Favorisce l’atmosfera. Coraggio!» le porse una mano, sorridendole.
Magari fosse così facile dire di no a quel sorriso. Questo dannato uomo ha su di me un effetto devastante.
«E va bene, ma non  c’è bisogno che tu mi prenda in braccio. Ce la faccio da sola. Andiamo!» esclamò passandogli davanti. On Dal annuì, esultando silenziosamente.
 
In seguito Soo-Jung non lo avrebbe ammesso, ma On Dal aveva avuto ragione. Il fatto che fosse sera dava all’atmosfera qualcosa in più, forse anche a causa del cielo stellato. Poi la temperatura era perfetta. Insomma, non c’era assolutamente nulla che non andava.
Arrivata di fronte il palazzo, la prima cosa che fece fu togliersi le scarpe e tirare un lungo sospiro di sollievo.
«Ah, adesso si che ragioniamo. Sai, stranamente non ero mai venuta qui.»
«Io sì e non è solo l’unico palazzo storico che ho visitato. Changgyeonggung è stato costruito nel 1484, ma andò distrutto  durante l’invasione giapponese da un incendio, nel 1592.  Fu ricostruito oltre duecento anni dopo, negli anni trenta dell’ottocento e…»
«Wow, certo che ne sai parecchio tu!» si complimentò stupita.
«Con il lavoro che faccio certe cose si finiscono con l’imparare. Questa era la casa estiva dell’imperatore Goryeo» sospirò a fondo. «Guardare certe cose, certi monumenti mi mette sempre una grande malinconia.»
«Malinconia?» domandò Soo-Jung.
«Sì. Io… nei miei sogni vedo sempre luoghi del genere. È strano, perché  è come se ci fossi stato. Sono arrivato a pensare che magari… non so, ci sono stato davvero in una vita passata. Credi a queste cose?»
Non avrebbe saputo cosa rispondere. Anche a lei quei luoghi erano maledettamente familiari, ma continuava a dubitare che si trattasse di una vita precedente. No, era qualcosa di più vicino.
«Non saprei, ma ammetto che è un concetto affascinante. Incredibile come l’antichità e la modernità si fondano così bene» sussurrò indicando i palazzi moderni e illuminati che erano visibili da dietro. «Mi chiedo come sarei stata a quei tempi.»
«Forse una principessa?»
Fece una smorfia.
«No, non credo. Tu saresti stato un truffatore.»
«Ah, ti ringrazio.»
«Ma anche un guerriero impavido, una persona che mette il bene dei propi cari prima di tutto…» disse lentamente. Non seppe neanche lei il perché, ma le era venuto così naturale immaginarselo in quel modo.
«Oh, mi piace questa descrizione. Penso che ci saremmo incontrati anche in quel caso. Magari ti avrei salvato la vita.»
«Oh, vedo che qui qualcuno ha un’indole romantica. Umh… non so tu, ma voglio sedermi sull’erba.»
On Dal vide la ragazza avvicinarsi al manto d’erba con le scarpe in mano. Gettò quest’ultime e poi si sedette comodamente e anche in maniera poco femminile. La cosa divertente era che mai gli parve  bella come in quel momento.
Si avvicinò e si sedette accanto a lei. Sopra di loro le stelle non erano mai sembrate così luminose.
«Da qui sì che si vedono bene. In città non è possibile con tutte quelle luci», sussurrò lei stringendo le gambe al petto.
Era tutto strano. Strano in modo bello. On Dal la faceva sentire al sicuro.
«Wow, hai proprio ragione. Non tutte le sere mi capita di vedere un cielo così. Non è stata un totale disastro questa serata, non credi?»
Soo-Jung sforzò un sorriso, non riuscendo tuttavia a convincere del tutto On Dal. Era tutto cos’ idilliaco da farle quasi paura. In un certo senso, era come se lui colmasse il vuoto e ciò non sapeva spiegarselo. Perché lui avrebbe dovuto colmare il suo vuoto?
«Ehi, che ti prende? Non sarai di nuovo arrabbiata con me, spero»
La ragazza borbottò, gonfiando le guance.
«Non sono arrabbiata, razza di stolto. Stavo solo pensando a quanto sia inquietante il fatto che io e te ci somigliamo tanto. Abbiamo anche vissuto le stesse cose. Perfino i sogni che facciamo si somigliano.»
«Lo so, è una cosa davvero forte.»
«E non ti disturba?»
Lui fece spallucce.
«Non saprei dire se mi disturba. Ma sento che da quando ti ho conosciuta, tutto inizia ad avere senso. E so che non dovrebbe essere così, però lo è.»
«Stai cercando di dirmi che hai un debole per me?»
«Anche se fosse, non te lo direi di certo. Sei già abbastanza presuntuosa.»
«Ma sentilo!» borbottò dandogli un pizzicotto su un braccio. «Io non sono presuntuosa. Anzi, da dopo l’incidente il mio caratteraccio si è sopito, ero tranquilla e pacata, fin quando non ti ho incontrato.»
«Sono stato fortunato allora» sospirò, guardando il cielo. «Chissà, magari eravamo destinati ad incontrarci. Ha una certa poeticità la cosa, non trovi?»
On Dal aveva preso a parlare piano e Soo-Jung non aveva potuto non guardarlo negli occhi.
Io sono invece fermamente convinta che io e te dobbiamo esserci incontrati prima, sono certa di aver già visto i tuoi occhi e di aver bacia to le tue labbra.
«Forse… potresti avere… ragione…» sussurrò con gli occhi socchiusi.
Non se n’erano neanche resi conto, ma ora i loro respiri si erano fatti pericolosamente vicini, i loro cuori battevano alla stessa velocità.
Avvicinarsi fu naturale, naturale fu per On Dal poggiarle una mano sul viso e scostarle una ciocca di capelli.
Sento che non è la prima volta che mi tocchi così. Sento che di baci ce ne sono stati tanti. È possibile o sono forse pazza?
Nan-nyeon?
Sussultò all’improvviso, come se si fosse svegliata da un sogno. Ma quello non era un sogno, era la realtà, On Dal era reale, così com’era reale ciò che stava sentendo.
«Va tutto bene?» chiese lui preoccupato.
Cosa stavo facendo?
Stavo per baciarlo?
Nel formulare quel pensiero, Soo-Jung si accarezzò le labbra. Aveva quasi ceduto allo strano desiderio di sentirlo più vicino, ma sul momento si era violentemente retratta.
«S-scusa. Sì, sto bene. Solo che, amh… vorrei andare a casa, adesso»
Perché mi sento così codarda? Dopotutto non posso baciarlo, io… non lo conosco neanche così bene, giusto?
On Dal non parve particolarmente sconvolto, anzi, fu così gentile da riaccompagnarla a casa senza battere ciglio. Anche se, certo, un po’ di imbarazzo c’era eccome, considerando che si erano quasi baciati.
Una volta accompagnata, lui si era congedato con un timido sorriso. La guardava in modo diverso, se ne rendeva conto, e Soo-Jung non poté che sentirsi felice, ma confusa. Si chiese perché tutto ciò stesse capitando a lei.
Dopo un anno aveva creduto di rassegnarsi e di non trovare mai una spiegazione ai suoi sogni. Poteva essere On Dal la soluzione?
Era una cosa da pazzi!
Più tardi, mentre se ne stava a letto a rimuginare, massaggiandosi le tempie, le arrivò un messaggio da parte di Sam-Yong.
“Solo a scopo informativo, ma sto bene! On Dal è stato provvidente a salvarti dai tuoi fan!”
Soo-Jung gonfiò le guance, per poi rispondere.
“Come se non sapessi che è stato tutto un tuo piano. Che cos’hai in mente?”
“Io? Niente di male, ovviamente”
“Ah, certo. Non lo so, Sam-Yong. Ho paura di star perdendo la testa con quei dannati sogni. Da quando è comparso On Dal sono diventati più insistenti. Dici che c’entra qualcosa?”
“Potrebbe anche essere, no?”.
Non era esattamente la risposta che sperava di sentirsi dire. Sbuffò e decise di ignorarlo. Poi gli arrivò un altro messaggio. Questa volta il mittente era On Dal.
“Sono contento della serata che abbiamo passato. Dovremmo farlo più spesso, se non ti dispiace”.
Lei, sorridendo, decise di metterlo alla prova.
“Attento. Così rischi di innamorarti di me”.
“Beh, magari io non ho paura dei rischi”.
Uscì dalle sue labbra un sospiro.
Oh… ma davvero?
“L’hai detto, eh. Comunque adesso devo proprio andare. Buonanotte”
“Buonanotte, Soo-Jung”.
Con il cuore leggero si addormentò, anche se sapeva, sapeva che ad attenderla ci sarebbe stata sempre quella voce. Quel nome a chiamarla.
 
Nan-nyeon! Mi hai trovato!
 
Ti prego, dimmi il tuo nome. Non posso capire chi sei, altrimenti. Dici che ti ho trovato, ma non riesco a capire.
 
Ti sono vicino, Nan-nyeon. Devi solo ricordare.
 
Ma io non capisco. Ricordare cosa?
 
Ricordati. Ricordarci.
 
E un’altra notte passò.
 
Quando il giorno dopo Soo-Jung arrivò sul set, sperò in una giornata tranquilla. Aveva ovviamente sperato troppo, poiché si accorse immediatamente dell’atteggiamento strano dei suoi colleghi che la guardavano, sussurrando qualcosa.
«Emh, buongiorno. Va tutto bene?» chiese stranita.
Sam-Yong fu il primo a farsi avanti, sorridendo in maniera assai tirata.
«Soo-Jung, ciao! Qui va tutto a meraviglia, non c’è assolutamente niente di cui devi preoccuparti!»
«Allora perché mi guardate tutti così? È successo qualcosa?»
«No! No, affatto. Senti, perché non ti vai a cambiare, eh?»
Soo-Jung però non si sarebbe fatta ingannare dall’amico, così indicò Woo-Bin, il quale sembrava nascondere qualcosa dietro la schiena.
«Tu! Dimmi immediatamente cosa succede?»
«Io, ecco… emh…»
Woo-Bin non dovette sforzarsi poi molto, poiché subito la ragazza gli strappò il giornale dalle mani. In prima pagina, una notizia che la riguardava personalmente.
“La famosa attrice Soo-Jung Song si trova al centro di un triangolo amoroso. Da un lato un giovane sconosciuto, dall’altro il famoso attore Kim Woo-Bin. Chi sarà il fortunato a contendersela?”
Riconobbe immediatamente le foto.  Una era stata scattata la prima volta che On Dal l’aveva accompagnata a casa, la seconda durante la loro uscita al locale.
Il viso le divenne rosso dalla rabbia. L’ultima cosa che voleva era essere al centro di uno scandalo.
«Amh, Soo-Jung», la chiamò Sam-Yong.
«Che razza di storia è mai questa?! Chi ha scritto quest’articolo? È un’assurdità unica!»
«Lo sai, la gente farebbe di tutto per creare gossip», disse il suo collega.
A quel punto a Soo-Jung venne un’illuminazione.
«Ma una persona in particolare! Oh, quella donna maledetta, lo sapevo che avrei dovuto prestare più attenzione. Deve avermi fatta seguire! Non posso badare anche a questo.»
«Tranquilla, vedrai che tra qualche giorno nessuno se ne ricorderà più»
«Ma davvero, Sam-yong? Sarebbe così se si parlasse di un’attrice di quart’ordine, non di me! Possibile che nessuno mi dia mai tregua?!»
Il regista arrivò in quel momento.
«Amh, scusate, scusate! Soo-Jung, è vero quello che dicono i giornali? Un triangolo con Kim e il tizio dell’altra volta?»
«Ci si mette anche lei adesso? Ho bisogno di richiudermi nel mio camerino!»
Le sue speranze di una giornata tranquilla erano ufficialmente andate a farsi benedire. Sam-Yong sospirò avvilito. Questo rendeva le cose molto più difficili.
«Povera Soo-Jung, deve essere così difficile trovarsi al centro di uno scandalo.»
«Tanto lo so che a te fa piacere. Tu hai un debole per lei.»
A Woo-Bin venne da ridere.
«E come potrebbe non piacermi? Lei è forte, ma… ho l’impressione che ci sia già qualcuno nel suo cuore, dico bene?»
Sam-Yong sembrò sorpreso.
«Sei molto più intelligente di quel che sembri.»
 
 
Dopo essersi rinchiusa nel suo camerino, Soo-Jung sospirò. Non era nuova a certe cose, essendo famose le era capitato tante volte di trovarsi al centro di uno scoop… ma quello scoop in particolare la metteva a disagio. E poi aveva anche messo in mezzo On Dal, aveva distrutto la sua quiete da persona normale.
«Va bene, d’accordo, devo stare calma! Mi è già successo. Passerà. Eccome se passerà. Perché doveva succedere adesso?»
Strofinò nervosamente le mani e il telefono prese a squillare. Immaginò che si trattasse di On Dal e infatti poco dopo vide il suo nome sul display.
E adesso che gli dico?
«Amh… pronto?»
«Soo-Jung! Ciao, emh… tutto bene?»
«Non è esattamente il termine più adatto. Perché?»
«Ho qui il giornale e… cos’è questa storia? Perché sono finito in prima pagina?»
On Dal era leggermente agitato.
«Rilassati, d’accordo? Mi è già successo.»
«E sei così tranquilla? Io se fossi al posto tuo non uscirei più di casa.»
«La colpa non è mia, è colpa di quella specie di giornalista di quart’ordine! Ae-Heun mi ha preso di mira da un pezzo, vuole creare scandalo e sarebbe disposta ad inventare qualsiasi cosa! Senti, risolverò la questione, d’accordo? Tu è meglio se ne stai rinchiuso in negozio.»
«Troppo tardi, sono già qui.»
«Che cosa?! Ma tu non lavori mai?!»
Non aveva voglia di vederlo. Non tanto per la notizia sul giornale, ma per quello che era successo la sera prima, il loro quasi bacio, la vicinanza che diveniva giorno dopo giorno sempre più forte.
Oh, ma non poteva farsi mettere sotto in quel modo.
Decise di ricacciare il suo malumore e uscì dal suo camerino. Trovò On Dal intento a parlare con Woo-Bin.
Triangolo amoroso? Davvero ridicolo!
Corrugò la fronte e si fece vicino.
«Che cosa sei venuto a fare qui?»
«Come sarebbe a dire cosa? Mi hai messo nei guai e tu mi tiri fuori. E poi non voglio stare da solo in negozio. Metti caso che i giornalisti mi prendono d’assalto?»
«È per questo che ti ho chiesto di rimanere dentro!»
«Su, Soo-Jung, non essere così dura, dopotutto questa cosa riguarda anche lui.» disse Woo-Bin.
Questa poi… cos’è, una congiura nei miei confronti?
«D’accordo, capisco lo shock per tutto, ma lo spettacolo deve continuare!» fece presente il regista. «Oh, ma guarda un po’. On Dal, sei venuto a fare da comparsa?»
«Eh? No, questa volta sono qui solo per guardare… se mi è possibile»
«Naturalmente, rimani quanto vuoi. Attori principali, preparatevi!»
Soo-Jung fece una linguaccia a On Dal, il quale la ignorò. Sì, meglio non dire che era venuto lì per il semplice fatto che lei gli mancasse ogni istante di più.
In seguito si perse a guardarla mentre, con l’hanbok addosso, recitava perfettamente il suo ruolo di amante sfortunata. Era bellissima e senza capirne il motivo gli vennero in mente  i sogni che da tanto tempo lo tormentavano.
«È brava vero?» chiese Sam-Yong accanto a lui. «Pensa che  è la seconda volta che interpreta un ruolo del genere. È veramente portata, non lo pensi anche tu?»
«Eh? Sì, in effetti è molto brava… e più la guardo in queste vesti e più ho l’impressione di averla già vista.»
«Di averla… già vista?»
«Sì…. Ah, probabilmente non ha senso, ma io credo di avere dei ricordi legati a lei. Almeno credo che siano ricordi. O forse mi sto solo aggrappando disperatamente ad una soluzione impossibile.»
Sam-Yong annuì.
«Chi può dirlo? Non so se lo sai, ma anche Soo-Jung ha un problema simile al tuo. Sente di aver dimenticato qualcosa, ogni notte fa sempre lo stesso sogno, c’è una voce che la chiama “Nan nyeon”.»
«Aspetta, che cosa hai detto? Nan-nyeon?»
«Emh sì… mi ha raccontato che ogni notte sente questa voce che la chiama in quel modo.»
On Dal si portò una mano sulla testa. Stava iniziando a dolergli parecchio,  stava iniziando ad avere dei flash riguardanti una memoria ormai perduta.
«Questo è veramente inquietante. Perché ogni notte sogno me stesso che chiamo quel nome, pur non sapendo chi lei sia.»
«Oh… come dici tu è inquietante. Non credi che allora voi abbiate un legame?»
 
On Dal, non andare.
Ti amo.
Non ti dirò addio. Perché noi due ci rincontreremo.
Una violenta fitta alla testa lo portò ad indietreggiare.
«Ehi, tutto bene?» domandò Sam-Yong.
«Io? Sì, va tutto assolutamente bene.»
Mentì. Chi aveva pronunciato quelle parole? Facevano parte della vita che avevo dimenticato? Udiva una voce, ma non vedeva ancora nessun viso e più si sforzava di capire e meno comprendeva.
Le sensazioni vivevano ancora in lui, non se n’era scordato. Ma ciò che c’era intorno ad esso era stato cancellato e non ne capiva il perché.
 
La giornata di riprese servì a Soo-Jung per distrarsi almeno un po’ dai suoi problemi.  E pensare che aveva fatto di tutto per cercare di stare lontana dagli scoop, non voleva neanche immaginare le voci che dovevano girare nei meandri di internet. Forse poteva richiedere un’intervista con quella dannata donna e provare a mettere le cose in chiaro ma… oh, sarebbe davvero servito a qualcosa?
«Molto bravi, ragazzi! Soo-Jung, che passione che avevi oggi!» esclamò il regista.
«Passione? Sono incazzata nera», borbottò cercando alla rinfusa i suoi occhiali da sole nella borsa, valeva almeno camuffare la sua espressione stralunata. Lei, On Dal e Woo-Bin avevano di che parlare.
«Allora, come ci comportiamo al riguardo?» domandò quest’ultimo. «Dovremmo fare finta di niente? A me  è già successo, quindi non è un problema.»
«Per te, ma per me lo è eccome. Io sono un normale cittadino», disse On Dal.
«Il punto è proprio questo. Insomma, pensa che gran scoop, una super star che esce con una persona ordinaria. Senza offesa, eh.»
«Va bene, piantatela. Per quanto io odi fare certe cose, smentirò Ae-Heun in qualche modo. Ma non so come. Adesso posso andare a casa per favore?»
On Dal e Woo-Bin si guardarono negli occhi. Ebbero l’impressione che farla andare da sola non sarebbe stata esattamente una buona idea.
«Ma… aspetta, dove stai andando?!» esclamò il primo andandole dietro.
Soo-Jung aveva bisogno di mettere a posto i pensieri. Avrebbe risolto quel problema. Almeno quello. E poi avrebbe pensato al resto.
Purtroppo aveva dimenticato quanto uno scoop potesse portare tutte le attenzioni su si di sé. E una volta messo un piede fuori dal set, si ritrovò circondata da un gruppo di giornalisti con tanto di videocamere e microfoni.
«Soo-Jung Song, da questa parte!»
«Soo-Jung, è vero quello che si dice di te? Stai con Kim Boo-Wim? Chi è l’altro uomo che è stato avvistato con te l’altra sera?»
Questo. Deve. Essere. Un incubo.
La borsa quasi la cadde di mano. Non era esattamente così che si era aspettata che andassero le cose. Da sola però avrebbe potuto cavarsela, peccato che si dimenticò di quei due testoni che le erano venuti dietro.
«Soo-Jung ma… ma che succede?!» esclamò On Dal stordito e confuso dinnanzi tutti quei flash.
Poi si udirono altre commenti.
«Guardate, erano insieme, ma allora sarà vero!»
A quel punto, l’artefice di quel disastro, Ae-Heun, si fece avanti con tanto di microfono tra le mani.
«Buonasera a tutti, solo una domanda. Se non sbaglio, il suo nome è On Dal e lavora al Geun, negozio di antiquariato, dico bene?»
«Ma… ma come fate a saperlo? Mi avete stalkerato? Che paura! E comunque sì.»
«Interessante. In che rapporti è con Soo-Jung Song?»
«Noi? Beh, noi siamo molto amici e…»
«Sta zitto, idiota!» la ragazza gli diede una gomitata. «Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di noi!»
La giornalista si rivolse poi a Woo-Bin.
«Lei e On Dal siete quindi rivali in amore? È interessato a lei, dico bene?»
«Soo-Jung è una mia collega, recitiamo insieme e abbiamo molto feeling.»
«Ti ci metti anche tu adesso? Fatemi il favore di tacere!» esclamò portandosi una mano sulla testa. Quella dannata giornalista l’avrebbe rovinata, e le altre due vittime non facilitavano di certo la situazione.
Sorprendentemente, la sua  salvezza arrivò in Sam-Yong, il quale riuscì ad insinuarsi tra la folla e ad afferrarla.
«Di qui! L’auto ci aspetta! E toglietevi di mezzo, fateci passare!»
In seguito lo avrebbe ringraziato parecchio. Anche se quello era il minimo che lui potesse fare, dopo averla cacciata in nei  guai.
«La folla non mi piace. Troppe attenzioni, non sono fatto per questo genere di cose», si lamentò in seguito On Dal.
«Ci siamo cacciati proprio in un bel guaio mediatico», sospirò Woo-Bin con consapevolezza.
Soo-Jung sbuffò a braccia conserte.
«Voglio andare a casa.»
«Ma casa tua sarà accerchiata dai giornalisti. Per non parlare di quella di Woo-Bin. Possiamo sperare in On Dal.»
«Mi hanno stalkerato, probabilmente sanno anche dove vivo!»
«Va bene, d’accordo, allora venite da me!» esclamò  Sam-Yong esasperato.
L’idea non piaceva particolarmente a Soo-Jung, non che ci fosse altro che poteva fare.
 
L’appartamento di Sam-Yong era poco più piccolo del suo, ma molto più disordinato. Dopotutto il suo road manager, nonché migliore amico, viveva da solo. E la cosa era abbastanza evidente.
Woo-Bin guardò attraverso i vetri della finestra, dall’ottavo piano era possibile avere una bella visuale.
«Sembra che li abbiamo seminati. Grazie per l’ospitalità, Sam-Yong.»
«L’ho fatto per Soo-Jung, in quanto suo migliore amico e road manager è mio dovere. Piuttosto dovremmo pensare a nutrirci»
Soo-Jung uscì dal bagno dopo essersi data una rinfrescata, con lo sguardo afflitto, sedendosi sul divano.
«Fate voi, per me è uguale.» On Dal allora la guardò. E Sam-Yong si sentì in dovere di intervenire.
«Qui sotto casa c’è un take-away, siamo proprio fortunati! Woo-Bin, perché non mi accompagni?»
«Non sarà meglio se rimango qui?»
«Beh, non posso portare tutto io, ti pare?» esclamò sorridendo in modo forzato, afferrandolo per un braccio. «Noi torniamo subito!»
Era abbastanza palese il fatto che Sam-Yong avesse agito così esclusivamente per lasciarli soli, ma nessuno dei due parve badarci troppo. Soo-Jung era stanca, così tanto che probabilmente di lì a poco si sarebbe addormentata. On Dal le stava seduto accanto, seppur a debita distanza.
Si portò una mano tra i capelli, in imbarazzo.
«Mi dispiace per quello che ti sta accadendo. Per me è una scocciatura di certo, ma per te deve essere anche peggio.»
«No, non scusarti. Ti ho messo nei casini e mi dispiace, avrei dovuto pensarci. Quella giornalista… sembra che tutti aspettino che mi metta con qualcuno!»
A lui venne da ridere.
«Non sarebbe così strano. Woo-Bin per esempio… sarebbe proprio alla tua altezza.»
Si schiarì la voce. In verità si era dovuto sforzare non poco, ma aveva bisogno di sapere cosa Soo-Jung ne pensasse.
«Woo-Bin è simpatico ed è un bravissimo attore. Sicuramente saremmo la coppia ideale secondo molti. Il problema è che da un po’ di tempo a questa parte non riesco a pensare di avere una relazione.»
«C’entra… qualcosa il tuo incidente?» azzardò.
«Probabilmente. Io non so cosa sto cercando, ma sento che c’è qualcosa di preciso, che è vicino eppure così lontano. Perdonami, non so spiegarmi per niente», sospirò portandosi le mani sulla testa. A On Dal venne da sorridere e gli vennero alla mente le parole di Sam-Yong. E se in qualche modo davvero lei e Soo-Jung fossero stati collegati? E se per assurdo fosse stata lei la Nan-nyeon che chiamava in sogno?
«Ti sei spiegata benissimo. Per me è lo stesso. E ora come non mai sono certo che i miei sogni stiano cercando di dirmi qualcosa. Penso che Nan-nyeon sia una persona che ho dimenticato e che devo trovare. E io… la troverò».
Soo-Jung rabbrividì. Non poteva essere un caso, lui chiamava quel nome e lei si sentiva chiamare a quel modo. Erano collegati. Ma lei non ricordava di averlo conosciuto. Non ricordava niente di niente e ciò la faceva impazzire.
«Spero tanto che tu trovi quello che stai cercando», sospirò, poggiando la testa sullo schienale. Ben presto i pensieri divennero sogni e cadde addormentata.
On Dal rimase a guardarlo. Pensò che fosse bella e pensò che la collana che gli aveva regalato le donasse davvero molto.
Lentamente si avvicinò, sfiorandole una guancia, ben attento a non svegliarla.
«Sei tu che tormenti i miei sogni?» domandò fra sé e sé.
Cosa succederebbe ora se provassi a baciarla?
Chiuse gli occhi e lentamente si avvicinò.
«Siamo tornati! Oh, ma si è addormentata?»
On Dal sentì di non aver mai odiato Woo-Bin come in quel momento. E la stessa cosa valeva per Sam-Yong, a giudicare da come lo guardava.
«Scusaci… abbiamo fatto più in fretta di quanto pensassi.»
«Non fa niente. Sarà meglio non svegliarla», convenne infine.
Soo-Jung dormiva tranquilla. Avendolo così vicino, i sogni non l’avrebbero tormentata.
 
Nota dell'autrice
E così siamo quasi giunti alla fine. Il rapporto tra On Dal e Soo-Jung è sempre più stretto, le "disgrazie" sembrano unirli di più, ma Soo-Jung ha paura di scoprire cosa si nasconde dietro i suoi sogni e il suo legame con On Dal.
Alla prossima :)

 
 
 
   
 
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