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Autore: Nao Yoshikawa    29/03/2019    2 recensioni
[Minilong/What if/finale alternativo]
Cosa sarebbe successo se On Dal avesse trovato comunque il modo di tornare da Soo-Jung... solo con un giro un po' più lungo?
Ma non si stava divertendo, per niente. Era già tardi, quasi mezzanotte, e Soo-Jung se la rideva alla grande.
«Ti dispiace almeno dirmi dov’è che vivi di preciso?»
«Io non dico queste cose agli sconosciuti! Ho sonno e ho fame e ho male dappertutto!»
Aveva preso a strillare come una gallina. L’ultima cosa che voleva era attirare l’attenzione, ma se avesse continuato a darle corda, non sarebbe andato da nessuna parte. Prese quindi una decisione. Senza alcuna grazia la afferrò saldamente e se la caricò in spalla come un sacco di patate. Soo-Jung, dal canto suo, iniziò a dimenarsi.
«Che cosa stai facendo? Come osi trattare così una star? Pagherai per questo.»
«Donna folle, fa silenzio, te ne prego!»
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, On Dal, Sam-Yong Byun, Soo-Jung Song
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Soo-Jung non poteva crederci. Come aveva potuto accettare di uscire con quel tipo?
Era a dir poco assurdo. Cosa ci faceva lei, una superstar, in un caffè qualunque con un commerciante disonesto?
Si sistemò gli occhiali da sole nervosamente, non aveva neanche toccato la tazza di cappuccino davanti a lei. Era fin troppo agitata anche solo per pensare di mettere qualcosa nello stomaco.
«Perché ti agiti tanto? Questo posto non è affatto frequentato, chi vuoi che ti veda?»
A quella domanda, Soo-Jung si fece scivolare leggermente gli occhiali sul naso, in modo da guardarlo negli occhi.
«Ma è pieno giorno. E l’ultima cosa che voglio è che mi vedano con te, non voglio che girino storie strane su un mio ipotetico fidanzato.»
«Com’è possibile? Credevo che le super star fossero circondate da uomini.»
«Beh, questo non è il mio caso, d’accordo?»
Soo-Jung si sentì infastidita da quell’affermazione, tant’è che prese a mescolare nervosamente il suo cappuccino. Era meglio cambiare discorso.
«Stavo pensando al tuo nome.»
«Il mio nome? Intendi quello che hai tanto preso in giro la prima volta che ci siamo incontrati?»
«Per forza! Insomma… On Dal, come il generale?»
Lui fece spallucce.
«Io non so che dirti, questo è il mio nome.»
Sbuffò, abbassando lo sguardo.
«Sai, l’ultimo film di cui sono stata protagonista è un dramma storico. Si chiama My only love song, e parla della storia d’amore tra il generale On Dal e la principessa Pyeong-gang. Io ovviamente interpretavo la principessa. Immagino che tu non lo abbia mai visto.»
«In realtà no. Ma mi pare familiare.»
«Per forza, è un dramma storico, sono cose che tutti sanno! Visto che hai fatto ricerche sul mio conto, saprai certamente che poco più di un anno fa sono entrata in coma in seguito ad un incidente. Beh, quando mi sono ripresa sono tornata a recitare in quel film. Dovevo. Sentivo che dovevo esserne protagonista»
Adesso era stato On Dal ad abbassare lo sguardo. E non stava neanche più sorridendo.
«Capisco. Sì, effettivamente ho letto molti articoli sul tuo incidente. Sarei indiscreto a chiedere com’è successo?»
L’atmosfera divenne incredibilmente seria. Soo-Jung non provava fastidio, ne aveva parlato così tante volte.
«L’ultima cosa che ricordo è che stavo guidando il mio furgoncino. Poi niente. Mi sono risvegliata dopo un paio di settimane, non avevo riportato danni, tuttavia mentalmente non ero più la stessa.»
«Perché no?»
«Io… non lo so. Sento che c’è qualcosa che ho dimenticato.»
Qualcosa che ogni volta tormenta i miei sogni. Un nome, un viso, una voce.
Un’emozione.
Un sentimento.
On Dal annuì.
«Qualsiasi cosa sia la ricorderai, se è davvero importante. Comunque è strano»
«Cosa?»
«Anche io poco più di un anno fa mi sono risvegliato dal coma. Ma a differenza tua, non ricordavo nulla se non proprio il mio nome. Non sapevo cosa fosse successo, ero completamente stordito e confuso, come se… come se mi trovassi in un mondo che non mi apparteneva.»
Soo-Jung avvertì un brivido. On Dal le stava parlando con molta calma di qualcosa di terribile. E si sentì anche in colpa, perché lo aveva trattato malissimo.
«Cioè… tu non ricordavi nulla? Della tua famiglia, della tua vita?»
«Una famiglia non credo di averla, nessuno mi ha mai cercato. I ricordi non sono mai tornati al loro posto. È stato strano, perché ho dovuto imparato a fare nuovamente tutto. Quando mi hanno rimesso, ho trovato lavoro al negozio. Il proprietario mi ha accolto a braccia aperte e mi ha anche dato un posto in cui stare. Purtroppo se n’è andato qualche mese fa e mi ha lasciato tutto. Non gli sarò mai abbastanza grato per questo.»
Tremò di nuovo e questa volta fu per Soo-Jung naturale allunare una mano e stringergli il polso.
«Io… mi dispiace. Davvero, mi dispiace, non avrei mai immaginato una cosa del genere. Non ricordare… deve essere terribile.»
«Non preoccuparti. Sono certo che i miei ricordi torneranno presto. Alle volta durante la notte mi capita di vedere delle cose, delle persone. Non sono sicuro che siano sogni, magari sono sprazzi di vita che ho dimenticato.»
Soo-Jung si portò la tazza alle labbra e bevve finalmente un sorso di caffè. Allora forse non era l’unica ad essere tormentata con dei sogni ogni notte. Ma non era la stessa cosa, lei non aveva dimenticato nulla, o almeno di ciò aveva cercato di convincerti.
«Capisco. Dovresti farti aiutare.»
«Lo sto già facendo. Mi seguono diversi neurologi e psicologi, ma non ci sono stati molti progressi. Tuttavia c’è qualcosa che sogno in continuazione. Un nome. Nan-nyeon.»
Tossì rumorosamente dopo che la bevanda le fu andata di traverso.
«Mi dispiace, ho detto qualcosa che non dovevo?» domandò On Dal porgendole un fazzoletto.
Soo-Jung scosse la testa, pulendosi la bocca.
Nan-nyeon. Quel nome non le era affatto nome. Era lo stesso nome che sentiva ogni notte, la voce che ogni notte chiamava lei, ne era sicura, sebbene non capisse il perché. Quello non era il suo di nome.
«No, niente, sta tranquillo. È tutto a posto, davvero. Se continui a sognare questo nome forse è importante. Forse è il nome di una persona che devi ricordare», disse ciò senza neanche capirne il motivo. Cosa poteva saperne lei?
Erano accomunati dallo stesso destino, perfino i loro sogni sembravano collegati, motivo per cui si inquietò parecchio.
«Lo penso anche io. Spero un giorno di riuscire a ricordare. Ah, mi dispiace, l’atmosfera è diventata tesa per colpa mia.»
«Non fa niente. Apprezzo questo tuo lato serio, molto più di quello da sbruffone», sospirò la ragazza. «Piuttosto, quanto deve durare quest’appuntamento?»
«Oh, adesso è un appuntamento?»
Soo-Jung arrossì. Non era colpa sua, le parole venivano fuori da sole senza che potesse fermarle.
«Comunque non saprei, in genere cosa fanno le super star?» chiese ancora On Dal.
«Bevono champagne nei loro yatch privati, ma eviterei di dare nell’occhio, voglio solo stare tranquilla»
«Tranquilla? Allora potremmo andare al Namsan.[1] Non è neanche il week-end, quindi non ci sarà molta gente.»
Lei gonfiò le guance. L’idea di prendersi una pausa per camminare sotto gli alberi di ciliegio, in tranquillità, non le dispiaceva. E poi era in compagnia di On Dal, che anche se non sopportava, sentiva in parte di apprezzare.
Provava curiosità nei suoi confronti, doveva ammetterlo.
«D’accordo. Ma voglio salire sulla torre. E andiamo in auto, non intendo fare tutti quei chilometri.»
On Dal sorrise.
«Affare fatto.»
 
Soo-Jung, tu sei una pazza. Una star come te dovrebbe pensare a ben altro che passare il tempo con un bellissimo ragazzo che ha perduto la memoria.
Oh, no. Cos’è, la Sindrome della Crocerossina? Provo pietà nei suoi confronti?
No, non è questo. Ma ciò che ha detto, quel nome, quel nome! Nan-nyeon… tormenta anche i miei sogni, ma non riconosco la voce che mi chiama. Cos’è che ho dimenticato?
Per quale motivo ci  siamo incontrati?
«Per essere un’attrice hai molto tempo libero.»
Con quell’affermazione, On Dal riportò Soo-Jung alla realtà. Si trovavano in auto e grazie alla mancanza di traffico sfrecciavano senza problemi per le strade di Seoul.
«Per il momento le riprese del nuovo film sono solo la mattina. Ma i miei orari saranno diversi più avanti. E poi cos’è che vuoi? Sto uscendo con te soltanto perché non voglio essere in debito.»
«Questo è per la collana. E che mi dici di quando ti ho portato a casa mia dopo che ti eri ubriacata? O il fatto che ho tenuto da parte la tua costosissima borsa?»
«Ah, lascia perdere. Non ce l’hai una fidanzata?»
«No, esatto. Ti fa piacere?»
«Ma figurati. Non farti strane idee, non sei il mio tipo.»
On Dal rise. La stava forse prendendo in giro? Nonostante ciò non riuscì ad arrabbiarsi. Il suo sorriso era splendido. Illuminava ogni cosa.
Già. E farai meglio a scostare lo sguardo se non voglio rimanere abbagliata.
 
Arrivarono a Namsan alle cinque circa. Il sentiero che andava verso la montagna era coperto dai rami degli alberi che intrecciandosi tra loro coprivano il cielo. La poca gente che passava, più che altro in bici, non li degnava neanche di uno sguardo. Soo-Jung sospirò a fondo, avvertendo profumo di fiori. Rose… margherite… fiori di ciliegio… che altro?
Ma soprattutto, di cosa avrebbero dovuto parlare lei e On Dal adesso che camminavano fianco a fianco?
Stava iniziando a provare un leggero imbarazzo. Ma se sollevava lo sguardo, poteva vederlo con il viso rivolto verso l’alto e i petali dei fiori che ogni tanto gli cadevano addosso. Lui allora allungava una mano e li osservava.
E a lei piaceva guardarlo.
«Quali sono  i tuoi fiori preferiti?» domandò ad un tratto.
«I miei preferiti? Beh, i mie fans mi mandano spesso le rose, che mi piacciono anche, ma i miei preferiti rimangono le peonie. Soprattutto quelle rosa o viola.»
«Capisco.»
«Perché? Vuoi spedirmi dei fiori?»
«Assolutamente no», fu la sua risposta.
Soo-Jung ci rimase un po’ male, ma tentò di negarlo a se stessa.
Dopo poco arrivarono alla Namsam Tower, da cui era possibile osservare una panoramica dell’intera Seoul. Stava anche iniziando ad imbrunire, quindi la visuale si prospettava essere ancora migliore.
Quando arrivarono in cima, On Dal assunse un’espressione meravigliata dinnanzi le vetrate: davanti a loro il cielo colorato di azzurro e arancio e le prime luci che iniziavano ad accendersi.
«Wow. Che vista. È davvero… wow… wow…!»
«Ma non sai dire altro? Ti comporti come un bambino, è la prima volta che ci sali?»
«Sì! O almeno, non ricordo di esserci mai salito prima.»
Soo-Jung fece una smorfia. On Dal era un tipo strano, e non tanto per la sua perdita di memoria, semplicemente pareva venire da un altro mondo. La sua anima non faceva parte di quel posto, poteva sentirlo a pelle.
Gli si mise accanto.
«Visto che adesso siamo così amici, mi ridai indietro i soldi sì o no?»
«Neanche per sogno. Il tuo amico ha tanto insistito, quindi è colpa sua.»
«Sam-Yong ha le sue colpe ma tu… oh, vienimi incontro, accidenti!»
«D’accordo. Allora facciamo che ti ridò indietro i soldi. Ma in cambio tu devi uscire di nuovo con me.»
Senza accorgersene, Soo-Jung si era ritrovata con la schiena contro la vetrata e On Dal l’aveva praticamente intrappolata.
Lo guardò negli occhi.
«Lo fai a posta. Queste sono molestie.»
«Denunciami, allora.»
«Oh, sei insopportabile. E va bene, lo faccio, contento?»
«Sì, molto» la sua espressione sorridente divenne ad un tratto seria, quando si spostò di nuovo a guardare la città. «Sai, ho come l’impressione di aver già visto un panorama del genere.»
«Avevi detto che è la prima volta che salivi quassù!»
«Infatti è così. Il paesaggio che ricordo io è diverso. Ma adesso sto parlando a vanvera, non voglio annoiarti di nuovo.»
Soo-Jung abbassò lo sguardo. Dei suoi sogni notturni tendeva a non parlarne con nessuno, ma On Dal poteva capirla. Erano inquietantemente simili.
«Capisco esattamente che significa. Anche io ogni notte faccio dei sogni. Visi, nomi, persone… ma quando mi sveglio, sono spariti tutti. E non riesco a capire.»
«Oh, però tu non hai perso la memoria. Insomma, la tua vita prima dell’incidente la ricordi tutta, no?»
Avrebbe tanto voluto rispondere che sì, ricordava tutto. Ma aveva sempre avuto la sensazione che mancasse un tassello importante nella storia della sua esistenza, e che quei sogni e quella voce che la chiamava con quel nome, stessero cercando di dirle qualcosa. Ma evitò il particolare su “Nan-nyeon”, aveva paura di approfondire la cosa.
«Infatti. Per questo, posso capirti solo in parte. Comunque, non ti dispiace se indosso la tua collana durante le riprese, vero? Mi fa sentire un pochino più a mio agio. Odio vedermi con addosso gli abiti tradizionali. Mi fa sentire… strana.»
«Io penso invece che staresti benissimo con un hanbok.»
«Razza di stolto, vuoi lusingarmi?»
«Ci sono riuscito?» domandò con un sorriso speranzoso. Soo-Jung lo guardò. Il sole morente alle sue spalle gli illuminò gli occhi.
 
Era stata una giornata incredibile. On Dal non era poi così male, ma guai a dirlo! L’avrebbe tormentata per sempre, altrimenti. Da bravo cavaliere, lui la accompagnò a casa, rimanendo sorpreso dalla modestia del quartiere.
«Vivi qui, Soo-Jung? Ma un’attrice non dovrebbe avere una super villa?»
«Ho anche quella. Grazie per avermi accompagnato. Dammi il tuo telefono.», borbottò velocemente.
«Perché?»
Stupido.
«Per motivi che sfuggono al mio intelletto, non sei su nessun social network. Ti lascio il mio numero.»
Si vietò di guardarlo negli occhi mentre On Dal, piuttosto sorpreso, le porgeva il telefono. Molto velocemente lei digitò il numero.
«Va bene, fatto! Ci vediamo, ciao!», continuando a non guardarlo aprì lo sportello e uscì, lasciandolo On Dal a fissare il telefono con fare attonito.
 
Non posso credere, l’ho fatto, ma perché? Fin ora ci siamo incontrati per cause di forza maggiore, ma adesso sono io che me le cerco?
Soo-Jung, stai perdendo la testa!
Si tolse le scarpe ed entrò, accasciandosi a terra con la schiena contro la porta. Doveva rimettere a posto i pensieri, o sarebbe rimasta travolta. Lei e On Dal erano testardi, per questo si scontravano sempre, ma allo stesso tempo erano molto affini. Poi, come se non bastasse, dalla prima volta che lo aveva incontrato, non riusciva a liberarsi dell’asfissiante sensazione di conoscerlo.
Un po’ come se ci fossimo incontrati in un’altra vita.
Ma cosa dico? Mi ricorderei se ci fossimo già incontrati.
Credo.
«Non combinare guai, Soo-Jung. Non hai rimesso la tua vita a posto per poi mandarla in frantumi, contieniti», borbottò dandosi un colpetto sulla testa.
Dopodiché il telefono prese a vibrare. Sullo schermo era apparso un numero non memorizzato.
On Dal!
Con il cuore in gola, rispose.
«Pronto?»
«Sono io, questo è il mio numero! Eh… come va? Che fai?»
«Stupido, ci siamo lasciati cinque minuti fa. E poi parli al telefono e guidi? È così che si fanno gli incidenti!»
«Ah, non preoccuparti per me. Senti, stavo pensando che al prossimo appuntamento potremmo andare a Changgyeonggung[2]. Visto che io vendo oggetti di quell’epoca e tu reciti in film ambientati in quell’epoca, forse…»
«Ora sei tu a chiamarlo appuntamento. Comunque d’accordo, ci sto. Adesso devo andare, è tardi.»
«Va bene, Buonanotte.»
Chiuse la chiamata e sospirò.
Ecco che aveva guadagnato un altro appuntamento. Ma tutto ciò perché?
Cosa c’era che la legava a quell’uomo?
Decise che non era tempo per pensarci, piuttosto doveva andare a dormire. Ma sapeva bene che i sogni l’avrebbero tormentata ancora.
 
Nan-nyeon, Nan-nyeon!
 
Chi sei? Perché mi chiami così?
 
Mi hai trovato, Nan-nyeon. Sono vicino a te, devi solo ricordare.
 
Io non capisco cosa. Chi sei? Qual è il tuo nome? Mostrati, voglio vedere il tuo viso.
 
Io sono …
 
Cosa? Non riesco a sentirti!
 
Sono…
 
Labbra che si muovono, nessun suono che ne esce.
 
Si svegliò nel cuore della notte, senza respiro, il viso imperlato di sudore.
Ancora quella voce lontana, quel nome che non gli apparteneva.
La testa faceva male, tanto male.
Si sentì così fragile, Soo-Jung, che non poté far altro che farsi piccola, nel buio della sua camera.
E allora pianse.
 
 
Dopo una nottataccia, seguiva la solita tiritera per cercare di apparire presentabile, una doccia, bei vestiti, del trucco e tanta pazienza al pensiero della giornata piena di impegni . Nonostante fosse una professionista, non era per niente dell’umore per girare le scene del dramma. Anzi, se ne sarebbe rimasta volentieri a casa, ma era la protagonista e senza di lei non si andava avanti.
Arrivò sul set con degli spessi occhiali da sole, salutando annoiata i suoi colleghi. Si sedette ad un tavolino, sotto l’ombrellone e sospirò.
Le andava proprio un bel…
«Cappuccino dolce per la nostra protagonista!» Sam-Yong le arrivò accanto.
«Oh, Sam-Yong. Sei il road manager migliore del mondo», lei afferrò subito la bevanda, mandandola giù tanto in fretta da quasi scottarsi, ma non le importò.
Sam-Yong le si sedette di fronte, notando subito la sua nuova collana dai colori vivaci.
«E quella? Non mi pare di avertela mai vista addosso.»
«Questa? È solo un regalo da parte di On Dal…» affermò distrattamente, rendendosi conto troppo tardi che forse non era stato saggio lasciarsi scappare quell’informazione. L’amico la stava già guardando con gli occhi sgranati e un’espressione entusiasta.
«Davvero? Adesso siete diventati amici?»
«Amici? Che sciocchezze. È solo che per una serie di casualità ci siamo ritrovati ad incontrarci più di una volta e… io sono stata a casa sua», abbassò lo sguardo. «Siamo usciti insieme e…»
«Praticamente siete una coppia? Ma è fantastico, Soo-Jung!»
«Calma, noi non siamo una coppia. E poi lui è un furfante, non mi piace proprio.»
«Ah, non pensare più a quella storia. Non capisco perché dovresti farti problemi. Devi trovarti un bravo ragazzo con cui…»
«Ti ci metti anche tu adesso? Che c’è, come gli altri pensi che sia troppo vecchia?!» esclamò Soo-Jung nervosa.
«No! Non è questo. È solo che… insomma, voglio vederti felice con una persona che ti ama. Te lo meriti, tutto qui.»
Quasi si sentì in colpa nell’averlo attaccato in quel modo. Non è che non volesse innamorarsi, ma sentiva che per il momento aveva troppi problemi a cui pensare, tipo i suoi sogni. Sam-Yong era il suo migliore amico, sapeva cosa stava passando.
«Amh… Sam-Yong…»
«Oh, eccola qui la star indiscussa! Buongiorno, Soo-Jung!»
Kim Woo-Bin! Come aveva potuto dimenticarsi del suo collega con cui avrebbe dovuto recitare il giorno stesso?
Sorrise nervosamente, alzandosi in piedi.
«Amh… buongiorno a te. Allora… sei carico?»
«Assolutamente sì. E tu, Soo-Jung? Ti vedo stanca»
«Ah, io ho… solo qualche problema d’insonnia.»
«Oh, capisco. Sai che i massaggi aiutano a rilassarsi prima di dormire? Io sono molto bravo, se vuoi posso massaggiarti.»
Sam-Yong fece una smorfia, borbottando qualcosa.
«Bah… illuso.»
«Ma Sam-Yong!», gridò lei. Insomma, che gli passava per la testa? E soprattutto, perché quell’aitante attore stava filtrando con lei?
Per fortuna la discussione non andò avanti, poiché in seguito arrivò il regista e ordinò loro di cambiarsi per iniziare a girare.
Soo-Jung indossò un hanbok e si lasciò acconciare i capelli. Doveva cercare di essere più passionale e convincente possibile, dopotutto si trattava di girare una scena struggente. Di certo, Woo Bin ci metteva impegno.
«Mia sola e unica regina, devi capire che per me tu sarai sempre e solo l’unica, anche se sposerò un’altra il mio cuore sarà sempre legata a te!»
Ci credo che è famoso, ci sa fare il ragazzo. Ma io continuo a sentirmi a disagio. Mi sento come se tutto ciò mi fosse familiare… oh grazie tante, ho già recitato in un dramma!
«Come posso vivere sapendo che condividerai la vita con una donna che non sono io? Siete un principe, io una comune dama di corte, tuttavia ciò non mi ha impedito di amarvi», recitò.
Lui le afferrò, avvicinandola a sé.
«Siete la mia persona. Lasciate che vi dimostri quanto mi ami.»
«Sono qui per questo mio adorato… On Dal?»
Woo-Bim fece una smorfia.
«On Dal? Ma non era un altro dramma quello?»
Soo-Jung non era pazza. Effettivamente On Dal c’era per davvero, accanto al cameramen , e la stava salutando come se nulla fosse.
«Qual è il problema?» chiese il regista.
«Io… possiamo fare una pausa?» propose la ragazza.
«E va bene, cinque minuti!»
Ma che diamine ci fa lui qui?!
Afferrando due lembi della gonna, Soo-Jung si avvicinò con il fiato in gola ad On Dal.
«Ciao!» saluto lui allegramente.
«On Dal! Cosa… emh… cosa ci fai qui?»
«Avevo chiesto a Sam-Yong di te e mi ha detto che eri impegnata, così mi ha proposto di venire a vederti.»
«Ah… ah sì. E da quando tu e Sam-Yong siete amici?» domandò osservando il diretto interessato, che pareva evitare a posta il suo sguardo.
On Dal però cambiò subito discorso.
«Cavolo, avevo ragione! Stai davvero benissimo con l’hanbok. Sembri essere nata per indossarlo.»
Si ritrovò ad arrossire a quel complimento. Improvvisamente ecco che tornava il batticuore e che ogni vuoto veniva colmato.
Woo-Bin decise di presentarsi a On Dal.
«Salve! Piacere di conoscerti! Sono Kim Woo-Bin, recito insieme a Soo-Jung!»
«Ah, piacere mio!»
«Sei il suo fidanzato?»
Cosa?
«Oh, Woo-Bin, che spiritoso! Certo che non  è il mio fidanzato, eh… eh…»
Dacci un taglio Soo-Jung. È tutto così disagiante.
«Ehi, signor Park! Ma non ci mancava una comparsa?»
Sam-Yong, imbecille! Adesso cosa stai combinando?!
Gli occhi del regista si illuminarono alla visione di On Dal. Gli andò infatti subito incontro, guardandolo.
«Ma è perfetto! Tu sei perfetto!»
«Perfetto per cosa?!»
«Una delle nostre comparse ha avuto un contrattempo! Ti dispiacerebbe sostituirlo? Sei adatto. Forse hai i capelli un po’ troppo corti, ma  a quello c’è rimedio.»
«Io non ho mai recitato in vita mia!»
«Non dovrai fare nulla, devi solo essere un soldato silenzioso e serio, tutto qui. Ti pagheremo qualcosa ovviamente.»
On Dal cambiò espressione.
«Fare la comparsa è la mia più grande aspirazione.»
Soo-Jung desiderò implodere in quel momento. Che problema aveva il destino con lei?
Deve essere un incubo. Se il regista sapesse che On Dal è il tipo che ci ha truffati, non sarebbe così gentile. La colpa è tutta tua Sam-Yong, maledetto.
Effettivamente sembrava proprio che il destino ce l’avesse a morte con lei. Per quale motivo il suo destino e quello di On Da dovevano sempre incrociarsi?
Adesso addirittura lavoravano insieme.
«Eccoci qui! Riprendiamo subito. On Dal, tu entri scena al mio via!» esclamò a quel punto il regista.
La ragazza sollevò lo sguardo e rimase per qualche secondo interdetta.
On Dal indossava degli abiti tradizionali e ci stava molto bene in quei panni che le parvero stranamente familiari.
«Ehi. Che te ne pare? Ci sto proprio bene, non ne avevo mai provati di vestiti così. E questo è strano, considerando il lavoro che faccio», sussurrò il diretto interessato.
Soo-Jung annuì, ancora visibilmente scossa.
Io una cosa del genere l’ho già vissuta. Mi è tutto troppo familiare e una voce della testa mi dice che è così. Ma perché? È un tormento.
«Soo-Jung! Woo-Bim ti aspetta!»
«Sì, vado subito!»          
 
Quando si recitava bisognava avere la mente vuota, eppure per tutto il tempo, la sua mente era stata da tutt’altra parte. Fino  a quel momento, Soo-Jung aveva cercato di ignorare i suoi problemi e i suoi tormenti, sebbene non con molto successo. Aveva sempre cercato di auto convincersi che i suoi fossero sogni e nulla più. Ma adesso non era solo il suo sonno ad essere tormentato, anche da sveglia avvertiva qualcosa, delle sensazioni che era certa di aver già vissuto. Poteva trattarsi di ricordi legati ad una vita precedente?
Era un opzione affascinante, ma dubitava fosse ciò. Forse cera davvero qualcosa che aveva dimenticato?
E cosa può essere? Ricordo tutto fino a prima dell’incidente, ma tra quest’ultimo e il mio risveglio c’è un buco nero.
Quel pensiero sarebbe potuto diventare un chiodo fisso…
 
«Tutti molto bravi! Per oggi è tutto!»
Soo-Jung era andata in camerino a cambiarsi e una volta uscita aveva deciso di parlare con On Dal. Per dirgli cosa esattamente non lo sapeva neanche lei. Fortunatamente quest’ultimo non era andato via come temeva, anzi, lo trovò a parlare in modo affabile con Sam-Yong.
Ci manca solo che quei due diventino amici.
Sospirò profondamente e si avvicinò con un sorriso forzato.
«Non sapevo steste diventando tanto amici. È piuttosto bizzarro in effetti.»
«Soo-Jung! Stavo giusto parlando con On Dal e volevamo andare a bere qualcosa stasera. Perché non ti unisci a noi?»
Ma certo, è chiaro, vuole organizzarmi un appuntamento. Ah! Come se ce ne fosse bisogno poi…
«S-stasera? Io non so se è il caso, lo sai che se non dormo abbastanza poi mi vengono le rughe.»
«Andiamo. Non mi dirai che hai paura di ubriacarti di nuovo, vero?» la provocò On Dal.
Soo-Jung schioccò la lingua. Non gli avrebbe dato soddisfazione alcuna.
«Beh, magari posso venire e bere una cosina…»
Alle sue spalle comparve Woo-Bin, il quale le aveva poggiato una mano sulla spalla.
«Bel lavoro, ragazzi! Di cosa stavate parlando?»
«Niente, stavamo organizzato un’uscita stasera», rispose lei distrattamente.
«Un’uscita. Vi dispiace se mi unisco a voi?»
Sam-Yong fece una smorfia.
«Sono certo che uno famoso come te ha davvero troppo da fare.»
«Ma va, posso sempre spostare i miei impegni, e poi avrei proprio bisogno di una pausa. A che ora ci vediamo?»
Respiro una leggera aria di disastro. Perché ho l’impressione che non finirà bene?
 
 
Se avesse saputo che sarebbe finita così, probabilmente Soo-Jung ci avrebbe riflettuto un attimo prima di accettare l’invito. On Dal e il suo collega Woo-Bin insieme? Non prometteva bene. Ma oramai c’era dentro, motivo per cui si era infilata un vestito blu elettrico, si era truccata e aveva aspettato che Sam-Yong venisse a prenderla. Talvolta era bello anche fare cose da persone normali, come andare da qualche parte con un amico alla guida al posto dell’autista.
«Andiamo al Maloneys pub![3] C’è il karaoke lì!» aveva esclamato un entusiasta Sam-Yong.
Come se poi non cantasse abbastanza.
«Per me va bene, l’importante è che non ci sia gente, lo sai com’è.»
«Sì, tranquilla, lascia fare a me!» la rassicurò prontamente.
Arrivarono al luogo stabilito alle nove in punto. On Dal era già lì e quando li vide arrivare li salutò.
«Ciao a tutti e due. Grazie per l’invito, Sam-Yong.»
«Ma figurati, perché non entriamo?»
«Non aspettiamo Woo-Bin?» chiese Soo-Jung.
«Woo-Bin se ne farà una ragione. Andiamo!» esclamò alla fine frettolosamente.
Per fortuna il pub si rivelò essere molto tranquillo, la poca gente che c’era era troppo brilla per badare a loro. Woo-Bin arrivò con dieci minuti di ritardo, motivo per cui Sam-Yong lo aveva poi definito sottovoce un egocentrico.
Le guance di Soo-Jung si colorarono di rosso mentre  beveva il suo martini. On Dal e Woo-Bin parlavano in maniera cordiale, ma la cosa non le piaceva, sembrava più che altro il preludio di qualche tragedia. Come se non basasse, Sam-Yong l’aveva scaricata per andare a cantare.
Meraviglioso!
«Quindi hai un negozio di oggetti antichi tradizionali? Questo è affascinante, ti piace la storia?»
«Non particolarmente, ma penso che ci sia un certo fascino negli oggetti antichi. Hanno molto da raccontare.»
Nel dire ciò punto gli occhi su Soo-Jung, la quale strinse la collana che lui gli aveva donato.
«Ben detto! E dimmi, come hai conosciuto la fantastica Soo-Jung?»
Quest’ultima si strozzò.
«Se devo essere sincero è venuta al mio negozio accusandomi di averli fregati. Non è stato cordiale da parte sua.»
«Io non sono stata cordiale? E tu allora? Neanche sai che sono le buone maniere!»
«Almeno io non ti ho accusata ingiustamente.»
«Ma… ah, razza di stolto!»
Woo-Bin spalancò gli occhi, per poi ridere.
«Voi due formereste proprio una coppia fantastica.»
«Sì, lei è già pazza di me», affermò On Dal sorridendo.
Soo-Jung avrebbe avuto da ridere, ma non ebbe modo. Un allegro Sam-Yong l’aveva afferrata per un polso.
«Coraggio Soo-Jung, canta una canzone! E non cominciare a dire che ti vergogni, è il tuo lavoro!»
«Che? Ti prego, no… io voglio mantenere un profilo basso!»
«A me piacerebbe sentirti cantare», ammise On Dal.
Lo guardò. Stranamente adesso dire di no le risultava difficile.
«Oh, per Dio. Va bene. Una canzone sola.»
«Perfetto, ho già scelto quale! Coraggio, seguimi!»
Sam-Yong la metteva sempre nei guai. Prima che se ne rendesse conto si era ritrovata con un microfono in mano e lo schermo davanti a lei.
Poi la musica iniziò.
Eh? Ma perché Sam-Yong ha scelto proprio questa?
Fece un profondo sospiro. Senza sapere perché i suoi occhi si puntarono su On Dal e allora cantò.
 
L’amore è arrivato pian piano, riempiendomi solo per metà.
Con questo cuore in agitazione ti guardo.
Senza parole, i miei occhi ti vogliono.
 
Lui sorrise.
Questo momento… questo momento… io l’ho già vissuto.
 
Un altro te, non dire altro.
A causa tua, tutto è possibile.
Da quando mi sono innamorata di te, solo tu puoi realizzare i miei desideri.
Penetrante come la neve che sfiora la punta delle dita.
 
Sento come se non fosse la prima volta che guardandoti pronuncio queste parole.
E scomparve il resto del mondo, rimasero solo loro e nessun altro. Poté giurare di aver visto gli occhi di On Dal brillare.
 
Ogni giorno lo stesso desiderio, tra le tue braccia con gli occhi chiusi
Innamorata, avviciniamoci ancora un po’.
Prendi le mie mani, Ti amo.[4]
 
Quando la canzone finì, Soo-Jung avvertì il bisogno di piangere, ma si trattenne. Il suo cuore si era scaldato e stava avvertendo adesso una malinconia e una dolcezza senza eguali.
On Dal… io e te ci siamo già incontrati?
Adesso era il silenzio.
Se è così, dove e quando? E perché non ricordo nulla?
Qualcuno si alzò di scatto, indicandola.
«Ma quella è Soo-Jung Song!»
E la magia si interruppe.
Cavolo, la colpa è sempre e solo di Sam-Yong!
On Dal fu svelto ad alzarsi e ad afferrarla per mano.
«Che… che fai?!»
«Tienimi stretto. Adesso devi correre.»
 
[1]famoso parco di Seul che circonda la Namsan Tower
[2]palazzo che si trova a Seul. Era originariamente stato costruito come dimora estiva dell’imperatore Goryeo, nel 1484.
[2] Questo pub esiste davvero.
[4] Testo della canzone “Another you”, colonna sonora di My only love song. La cosa che più mi fa fangirlare, è che nella serie Soo-Jung canta davvero questa canzone a On Dal. E niente, muoio.
 
Nota dell’autrice
Sam-Yong è il nuovo imbranato cupido! Direi che sta facendo di tutto per far mettere insieme On Dal e Soo-Jung, e ci sta riuscendo. Probabilmente farà fuori Woo-Bin, ma questi sono dettagli.
Il loro appuntamento è andato benissimo, e Soo-Jung sente qualcosa. Purtroppo la magia viene interrotta dai paparazzi, quindi On Dal la salverà!
A proposito, alla fine i capitoli saranno cinque e non sei, poiché ho accorpato gli ultimi due :D
   
 
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