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Autore: angelo_nero    09/04/2019    6 recensioni
[Attenzione! Possibilità di spoiler per chi non ha seguito/ segue DB Super]
Dal primo capitolo:
"Guerrieri, la maggior parte, con grande forza combattiva e dall’enorme potenziale, amministrati da un Lord potente quanto pazzo, astuto quanto sadico, che desiderava l’intero universo ai propri piedi pur non muovendo un dito. Un tiranno che non si faceva scrupoli ad eliminare chi gli era d’intralcio. Fu egli stesso a sterminare la razza a lui più fedele temendo una loro possibile rivolta, i Saiyan, spazzandola via assieme al pianeta che portava il nome del loro sovrano. Non ne rimaneva che una manciata di questi guerrieri, di cui ancora meno purosangue, e un buco buio lì dove risiedeva il pianeta. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il viaggio di ritorno era stato decisamente meno scombussolante del precedente. Le navicelle tondeggianti atterrarono morbidamente davanti al palazzo reale, alzando una discreta quantità d’aria. Bulma affiorò da una di esse stiracchiandosi per bene, la posizione seduta a lungo andare le indolenziva i muscoli. Sbadigliò sonoramente e pensò di aver voglia di una doccia e di un letto, nient’altro.
-Voi due, vi affido Bra. Tenetela d’occhio fin quando Vegeta si libera.- senteziò in direzione di Radish e Napa che la guardarono stralunati.
-Come? Noi non siamo delle balie! Prenditi la mocciosa e… Ehy!- le rispose Radish ma lei si era già avviata verso l’interno del palazzo, ignorandoli.
Superò il marito, occupato con quella cosa noiosa chiamata burocrazia, senza degnarlo di attenzioni. Entrando a palazzo si diresse dritta nella propria stanza, desiderosa soltanto di riposo. Si ricordò di aver visto una vasca piuttosto grande all’interno del bagno, magari un bagno caldo l’avrebbe aiutata a lasciarsi alle spalle tutta la faccenda di Bra del giorno precedente e il proprio incidente. Le cose andavano di male in peggio ultimamente.
Sbadigliò di nuovo entrando nella camera reale, sorvegliata dalla propria guardia personale, al momento composta da solo due guerriere, e si chiuse la porta alle spalle dopo averle congedate. Calciò via gli stivali, incurante di lasciarli nel bel mezzo della stanza, sfilò i guanti gettandoli a terra. L’armatura fece la stessa fine, seguita subito dopo dalla maglietta blu di quel materiale quasi indistruttibile.
A quel punto la porta alle proprie spalle si aprì, costringendola a voltarsi.

-Ah, sei tu.- disse.
Vegeta, in piedi sulla soglia, guardò la moglie seminuda al centro della stanza passando gli occhi sulla sua figura con desiderio. Accennò un ghigno divertito sulle fine labbra.
-E chi vuoi che sia? Chi entra qui dentro senza bussare a parte me?-
Bulma lo guardò battendo le palpebre un paio di volte.
-Beh, dovresti invece. Potrei non essere presentabile.-
L’uomo la guardò con fare interrogativo squadrandola da capo a piedi. Ne aveva di fegato per dire cose assurde che cozzavano irrimediabilmente con la realtà dei fatti.
Non presentabile? Cosa poteva fregare a lui, la vedeva nuda ogni notte da ormai dieci anni.
Fece schioccare la lingua sul palato, superandola per sedersi sul grande letto.
-Perchè non porti il reggiseno?- chiese cambiando discorso.
Bulma sbuffò incrociando le braccia al petto, mettendo in risalto la sua pienezza. Gli occhi del Re furono calamitati da esso.
-Perchè l’armatura è già abbastanza stretta. Non voglio morire soffocata.- si giustificò alzando le braccia in segno di resa. -Non credo che le altre guerriere lo portino.-
Vegeta scostò faticosamente le iridi da quel ben di Dio che la consorte gli metteva sotto il naso e si tolse gli stivali dalla punta dorata.
-Non lo so e non m’interessa.- tagliò corto sfilandosi la corazza e i guanti adagiandoli sulla sedia di fianco.
Al contrario della moglie lui era un tipo ordinato, ogni cosa al proprio posto. Bulma rimaneva affascinata da tanta cura nel riporre le proprie cose da parte di quel guerriero che, una volta sì e l’altra pure, tornava a casa dopo una battaglia sporco di terra e sangue dalla testa ai piedi.
Si tolse la parte superiore della tuta, slacciando la lampo che la chiudeva e la fece scivolare giù dalle spalle. Sfilò anche i pantaloni rimanendo con i soli boxer scuri, tutto sotto l’occhio attento di Bulma che amava guardarlo spogliarsi.
-A proposito, oggi sono stata a fare un giro nel campo d’addestramento del palazzo.- iniziò osservandolo alzarsi in piedi. -Ho notato che voi Saiyan avete un modo un po’ particolare di scontrarvi.-
-Come se non avessi mai visto un combattimento.- le ricordò lui. -Hai trovato qualcosa d’interessante?- la prese in giro.
Bulma storse il naso ripensando a ciò che aveva visto quel pomeriggio mentre lui si allontanò dal letto, senza però dirigersi in bagno. Anzi le si fermò davanti, scrutandola con quei suoi occhi color della notte.
-All’incirca. Calliope mi ha fatto notare che per la vostra cultura la linea di demarcazione fra sesso e scontro è molto sottile.- disse facendo schioccare la lingua sul palato. -Che le due cose molto spesso si mischiano.-
Vegeta la guardò inclinando di poco la testa di lato incuriosito da quel discorso apparentemente senza senso. Capì abbastanza velocemente dove la moglie volesse andare a parare, glielo si leggeva in faccia. Le si avvicinò di un passo posandole la mani sui fianchi senza staccare mai gli occhi da quelli di lei.
-Ehy!- esclamò lei quando lui le tirò giù con un gesto secco pantaloni e slip.
-E ti stai chiedendo se possa in qualche modo mancarmi la cosa. Giusto?-
Bulma sussultò impercettibilmente e si dovette appoggiare a lui quando, accovacciato ai suoi piedi, le sollevo prima una gamba poi l’altra per sfilarle gli indumenti.
Lui le lanciò uno sguardo dal basso prima di risollevarsi in piedi e tornare a guardarla negli occhi.
-No. Come potrebbe mancarmi qualcosa che non ho mai sperimentato?- le fece notare prima di mettersela sulla spalla come un sacco di patate.
Lei lanciò un grido spaventato ritrovandosi improvvisamente a testa in giù, era una cosa che lui faceva spesso sembrava piacergli tenerla in quella maniera. Entrarono nel bagno adiacente e Bulma potè soltanto vedere la porta chiudersi prima di essere adagiata con poca grazia nell’acqua calda.
-Ouch!- disse lanciando un’occhiataccia al compagno che, dopo essersi privato dell’ultimo indumento, entrò nella vasca posizionandosi alle sue spalle.
Bulma si rilassò appoggiandosi al suo torace d’acciaio mentre le braccia del Saiyan l’avvolsero dolcemente. Sospirò in pace mentre l’acqua calda le accarezzava la pelle delicata e il profumo del bagnoschiuma le riempiva le narici. Prese un po’ di schiuma tra le mani e ci soffiò delicatamente sopra.
Vegeta, alle sue spalle, non emise un fiato preferendo godersi il silenzio della stanza e la sensazione che il corpo di lei e l’acqua calda gli dessero a contatto con la propria pelle. Gli piacevano quei momenti d’intimità in un cui poteva lasciarsi andare. Guardò la donna giocare con la schiuma come fosse una bambina e non sentì la differenza di essere su un pianeta differente dalla Terra, se erano insieme andava bene tutto.
-E non pensi di voler provare?- ruppe il silenzio lei.
L’azzurra si voltò per guardarlo in faccia, staccandosi da lui senza però allontanarsi.
L’uomo alzò un sopracciglio confuso da quella domanda. L’acqua calda e l’umidità gli avevano abbassato qualche ciuffo sulla fronte, creando una frangetta scompigliata che lo rendeva ancor più giovane di quanto già non sembrasse.
-No.-
-Okay.- mormorò lei ma non sembrò convinta.
A Vegeta non piaceva parlare, non piaceva che gli si facessero domande nè farle. Ma detestava ancor di più vedere la sua lei con quella faccia dubbiosa. Quindi la tirò a sè, portandosela in grembo. Lei allacciò le lunghe gambe dietro la sua schiena e si perse nei suoi occhi scuri.
-Non farti film mentali. Non ho bisogno di nient’altro, sotto nessun punto di vista. È chiaro?- le disse con voce ferma.
Bulma sospirò ed annuì accennando un piccolo sorriso mentre gli accarezzava il viso con una mano.
Il Saiyan aggrottò maggiormente le sopracciglia e, prendendole il mento tra pollice e indice, portò il suo volto a pochi millimetri dal proprio. Rimase per interminabili secondi fermo, soltanto respirandole addosso e sentendo il suo, di respiro, sulle labbra che si faceva sempre più pesante e veloce. Alla fine bruciò quel poco spazio tra di loro baciandola come solo lui sapeva fare. Lei ricambiò il contatto stringendolo maggiormente a sè e lui ne approfittò per sistemarla meglio sulle proprie gambe.
-Ah!- esclamò la terrestre quando lui entrò di prepotenza senza farle male.
Il Re ghignò con tutta l’intenzione di dimostrarle che non c’era niente che lui volesse che lei già non gli dava. Senza smettere di specchiarsi in quelle iridi chiare la sollevò un poco, aiutandola a muoversi su di sè.
L’azzurra si morse il labbro cercando di resistere all’impulso di chiudere gli occhi nonostante le intense sensazioni che lui le regalava.
L’uomo si fiondò su uno dei suoi capezzoli, prendendolo tra le labbra e succhiandolo avidamente mentre lei esprimeva il suo apprezzamento gemendo sottovoce, quasi avesse paura che qualcuno potesse sentirli.
L’acqua calda lambiva i loro corpi bollenti mentre i respiri si facevano più veloci. Vegeta si occupò di cancellare dalla mente della moglie qualsiasi pensiero negativo o dubbio riguardo la sfera sessuale della loro relazione. E quando i loro corpi furono appagati, si fece coccolare da lei con la testa poggiata sui suoi seni, lasciando che gli accarezzasse i capelli corvini per soddisfare quella parte di sè che, non l’avrebbe ammesso mai, aveva bisogno di quei piccoli gesti d’affetto. Rimasero per un tempo infinito in quella posizione, senza scambiarsi una sola parola. Solamente quando l’acqua diventò troppo fredda e Bulma rabbrividì, decisero che fosse ora di uscire e concedersi un po’ di riposo da quella lunga giornata.
Ma il letto, avvolto nelle lenzuola nere come la notte, fu usato per qualcosa di molto diverso dal riposo. I due amanti sembravano non averne mai abbastanza l’uno dell’altra, e tra un bacio infuocato e un gemito sommesso, le labbra del Saiyan mordevano, baciavano e lasciavano segni infuocati sulla pelle di porcellana della terrestre. Bulma, in compenso, gli affondava le unghie nella schiena lasciando graffi rossi sulla pelle ambrata dell’uomo. Vegeta solitamente avvertiva a malapena le sue mani addosso ma in quel momento, con i suoi sospiri nelle orecchie e il suo corpo morbido sotto le mani, i suoi sensi erano amplificati tanto da fargli avvertire anche il più piccolo contatto con lei. Si lasciò sfuggire un gemito quando le sue dita delicate raggiunsero la sensibile cicatrice tondeggiante alla base della schiena. Cercò e catturò le sue mani inchiodandole sul materasso affondando in lei con maggiore ardore. Le sussurrò parole nella propria lingua madre che lei non capiva ma sapeva le piacesse il suono di ciò che diceva.
Giocarono per tutta la notte, perdendosi l’uno tra le braccia dell’altra.Vegeta morse la sua compagna sullo stesso punto di ormai dieci anni prima, rimarcando nuovamente quel legame indissolubile che avevano creato.
Alle prime luci dell’alba si addormentarono, sfiniti ma felici. Vegeta strinse a sè il corpo morbido di Bulma, inspirando a fondo il profumo che emanavano i suoi capelli. Sospirò in pace mentre lei gli si accoccolava addosso. Non glielo avrebbe mai detto ma addormentarsi senza di lei era qualcosa di non possibile per lui, ormai. L’abitudine di tenerla tra le braccia fino al risveglio aveva messo radici all’interno del suo animo e non sembrava essere in alcun modo intenzionata ad andarsene.
La grande stanza era solitamente al riparo dalle luci del giorno con delle grandi e spesse tende nere poste sulla grande vetrata di fianco al letto. Ma quel giorno le tende non erano state tirate e la poca luce solare, che riusciva ad illuminare quel pianeta rosso, penetrò nella camera destando dal proprio sonno la Regina.
Bulma fece una smorfia infastidita mentre si voltava nel letto cercando di ritrovare il sonno perduto. Niente da fare, i due soli quel giorno avevano deciso di splendere più del solito impedendole di tornare a dormire. Sbuffò contrariata aprendo gli occhi. Voltò la testa di lato e si stupì di non trovare il marito accanto a sè. Tornò a guardare il soffitto godendosi il torpore del sonno che le era rimasto addosso. Sbadigliò sonoramente mentre la porta del bagno si apriva e la figura del marito comparve sulla soglia.
Vegeta le passò davanti quasi indifferente, senza degnarla di mezza parola. Alzò lo sguardo su di lei solo quando sentì i suoi occhi addosso.
-Cosa?-
-Buongiorno anche a te, eh.-
Il Saiyan tornò ad ignorarla infilandosi una maglietta smanicata bordeaux.
Bulma lo osservò vestirsi di quegli abiti terrestri piuttosto inadatti alla figura che egli ricopriva su quel pianeta. Si stiracchiò contorcendosi nel grande letto non dando peso all’abbigliamento del Saiyan nè alla sua mancanza totale su di lei.
-Da quanto sei sveglio?- gli chiese fissando l’orologio digitale sul comodino. Segnava appena le 10:10.
-Un paio d’ore.- le rispose infilandosi un paio di sneakers scure.
Bulma strabuzzò gli occhi: avrà dormito quattro o cinque ore! Come diavolo faceva a stare in piedi con quella mancanza di sonno. Pensò di chiederglielo ma sapeva a prescindere che non le avrebbe risposto. Quindi sbuffò contrariata e allungò le braccia nella sua direzione.
Vegeta la guardò storto, non capendo cosa volesse,
-Prima che tu sparisca chissà dove, mi dai un bacio?- gli chiese languidamente.
Il Saiyan alzò gli occhi al cielo ma l‘ accontentò. Non aveva assolutamente voglia di starla a sentire a quell’ora.  Si avvicinò al grande letto matrimoniale e incatenò il proprio sguardo a quello di lei, che gli sorrideva dolcemente. Indugiò qualche secondo sul suo corpo nudo, studiandone le forme piene. Poi poggiò entrambe le mani ai lati della sua testa e il ginocchio sinistro sul materasso. Si abbassò su di lei e le diede quel richiesto bacio del buongiorno.
Entrambi furono percorsi da una scarica elettrica, ogni qual volta le loro labbra si toccavano in loro si accendeva un fuoco di passione.
Bulma avvolse le braccia attorno al suo collo e se lo tirò addosso, bloccandolo poi velocemente sotto di sè. Il Saiyan rimase per un attimo sbigottito da tale cambiamento di posizione, quando era con lei abbassava talmente tanto la guardia che le permetteva di fargli qualsiasi cosa senza che se ne rendesse conto. Bulma gli sorrise luminosa seduta sul suo bacino, completamente nuda.
-Ma che diavolo…!-
L’azzurra bloccò il suo tentativo di lamentela con un bacio, prima, e sfilandogli la maglietta velocemente, poi. Catturando subito dopo nuovamente le sue labbra ed impedendogli di parlare.
Vegeta rimase immobile qualche secondo, distratto dai modi irruenti che la donna non aveva solitamente. Ma alla fine si arrese e si lasciò guidare dalle sue mani.
-Come vanno gli allenamenti di Bra?-
Vegeta si bloccò un secondo mentre si riallacciava i pantaloni tirando i due laccetti in vita. Poi aggrottò le sopracciglia ripensando al pomeriggio del giorno precedente.
-Come vuoi che vada?- sbottò. -Bra è capricciosa, lagnosa e irrispettosa. Non ascolta e piagnucola. Esattamente come te.-
Bulma aggrottò le sopracciglia tirandosi poi su a sedere di scatto, fissò trucemente il marito che, di spalle, s’infilava nuovamente la maglietta smanicata.
-Quindi la colpa è mia se non riesci a gestire nostra figlia?- sbottò la donna, ancora priva di vestiti, mentre si alzava e si dirigeva in bagno. -Hai mai pensato che il problema potresti essere tu, che la coccoli troppo?-
Il Saiyan alzò un sopracciglio slacciandosi il costoso orologio da polso, non adatto a una sessione di allenamento. Lo appoggiò sulla cassettiera accanto a una cornice che non ricordava ci fosse, probabilmente era stata Bulma a mettercela per dare un tocco personale alla loro camera. Non si voltò quando sentì il rumore delle molle del letto, segno che lei si fosse finalmente decisa ad alzarsi, nè quando avvertì lo scroscio dell’acqua proveniente dal bagno.
-La principessa di papà. Corre da te ogni qual volta io le dico di no perchè sa che tu non le neghi mai niente.- disse la donna dall’altra stanza.
L’uomo sussultò impercettibilmente messo davanti all’evidenza della sua eccessiva cura nei confronti della secondogenita. Borbottò qualcosa sottovoce abbassandosi per allacciarsi le scarpe, detestava quando Bulma aveva ragione. E destava che ce l’avesse riguardo i suoi sentimenti per la bambina dai capelli azzurri, probabilmente la viziava veramente troppo. Ciò spiegava il motivo per il quale Bra risultava spesso e volentieri capricciosa e non lo ascoltava. Rimettendosi in piedi decise che avrebbe cambiato atteggiamento con la figlia, quantomeno durante gli allenamenti, se voleva che lo rispettasse doveva usare la stessa severità che usava con il maggiore.
-Muoviti invece di blaterale che la tua squadra ti attende qui fuori da almeno mezz’ora.- cambiò discorso lui avviandosi alla porta.
Bulma si era completamente dimenticata che quel giorno avrebbe dovuto iniziare gli allenamenti, si diede della scema e si affrettò ad uscire dalla doccia e ad infilarsi qualcosa di comodo. Tirò fuori dall’armadio un top imbottito blu e dei leggings lunghi fino a metà polpaccio neri, infilò un paio di scarpe da corsa, di cui non aveva idea del perchè l’avesse portate, e si diede una veloce occhiata allo specchio. Indugiò sul proprio riflesso, chiedendosi se fosse il caso di applicare un velo di trucco per mettere meno in evidenza la notte passata quasi totalmente in bianco. Si voltò, per chiedere consiglio al marito ma non fece in tempo ad aprire bocca che lui uscì sbattendo la porta.
-Stupido Saiyan.- borbottò.
Si diede un’ultima occhiata alla sua immagine nello specchio, prese il rilevatore rosso ed uscì, rinunciando alla possibilità di rendersi più presentabile.
Fuori dalla stanza, Calliope e le altre cinque guerriere l’attendevano con espressione annoiata. Si inchinarono non appena la videro ma Bulma spostò lo sguardo verso la fine del corridoio, dove la figura del marito era appena visibile. Aggrottò le sopracciglia rendendosi conto che aveva cambiato discorso non appena si era sentito punto sul vivo e se l’era data a gambe senza salutarla. Dannato scimmione.
-Vostra Maestà, se voi siete d’accordo possiamo dirigerci nella stanza d’allenamento ed iniziare.-
La voce di Calliope la riportò con i piedi per terra distogliendola dal mandare maledizioni in varie lingue al consorte. Si voltò verso di lei e le sorrise cordiale prima di annuire.
Le guerriere si avviarono lungo il corridoio, invitandola con lo sguardo a seguirle. Raggiunsero la sala privata vista il giorno precedente passando per il lungo corridoio, Bulma si stupì del grande via vai di persone che aveva attorno. Il palazzo solitamente era un luogo molto silenzioso, invece quel giorno sembravano essersi aperte le porte e fosse accessibile a un gran numero di persone. Non riuscì a guardarli tutti: uomini, donne, di qualsiasi età, altezza e grado sociale. Passavano tutti lì per qualche strano motivo.
Una guerriera le venne addosso con forza, quasi non l’avesse notata, facendola cadere a terra.
-Ouch!- si lamentò.
-Guarda dove metti i piedi, terrestre!- sbottò fissando dall’alto in basso la Regina.
Una delle sue guerriere in coda al gruppo, Elèna, prese dal polso l’altra e, scoprendo i canini animaleschi, la rimproverò.
-Porta rispetto, sei al cospetto della tua Regina. Chiedi immediatamente perdono.- le ringhiò addosso.
L’altra squadrò l’azzurra dalla testa ai piedi mentre si rialzava e con una smorfia disgustata strappò via il proprio braccio dalla presa di Elèna.
-Chiedo venia, mia Signora. Non volevo venirvi addosso.- disse fissando in cagnesco l’altra guerriera.
Bulma, una volta in piedi, si voltò a guardarla: alta, muscolosa e dai selvaggi capelli neri che le arrivavano alla fine della schiena. Indossava un rilevatore verde, era una guerriera di basso rango. Guardò poi Elèna, che sembrava sul punto di saltare al collo dell’altra.
-Non preoccuparti. Puoi andare.- le disse troncando sul nascere quella guerra di sguardi.
La guerriera piegò il busto in avanti in segno di rispetto poi, voltando loro le spalle, proseguì per il proprio cammino.
Bulma si ritrovò a pensare che ogni componente di quella razza poteva far scattare una guerra se gli girava male.
Fece cenno a Calliope di proseguire indisturbati, non le importava gran che il fatto che una guerriera di infimo livello le fosse venuta addosso. Probabilmente non l’aveva notata, visto l’andazzo con cui camminava.  
Raggiunsero la sala di allenamento senza ulteriori intoppi, trovandola completamente vuota. Calliope accese le luci, illuminando la fredda stanza di metallo con un neon altrettanto freddo. Bulma entrò quasi timidamente chiedendosi cosa l’aspettasse mentre alle sue spalle la porta si chiudeva con un suono metallico dopo l’entrata dell’ultima guerriera. L’azzurra guardò il capitano ed attese.
-Da quel poco che so sui terrestri, posso dedurre che voi non abbiate alcuna base in fatto di combattimento.- disse la donna dai lunghi capelli neri.
Bulma annuì in silenzio.
-Quindi dovremmo cominciare da zero, come si fa con i cuccioli.-
Calliope si avvicinò alla sovrana, lasciando tra di loro poco meno di mezzo metro. La guardò negli occhi catturando il suo sguardo incuriosito, poi, senza niente che predicesse tale gesto, scagliò un pugno nella sua direzione fermandolo a un centimetro dal suo naso. Bulma sussultò colta alla sprovvista.
Calliope sollevò un sopracciglio.
-Nessun movimento. Zero riflessi o tentativi di difesa.- borbottò tra sè.
L’azzurra l’osservò mentre si allontanava da lei di qualche passo. La vide voltarsi e distendere un braccio davanti a sè prima che una folata di vento la sbattesse contro la parete alle proprie spalle. Il contraccolpo fu violento e Bulma avvertì una fitta alla schiena quando tentò di alzarsi.
La Saiyan non si mosse, attese che la terrestre si rialzasse prima di ripetere l’azione. Stesso risultato, stesso dolore. Decise perciò di cambiare approccio, sparendo dalla sua vista e ricomparendole a un palmo dal naso. Scagliò un pugno che Bulma evitò non sapendo neanche come sbarrando gli occhi. Ripetè l’azione con il braccio opposto e la sovrana riuscì ad evitare anche quello. Un terzo colpo mirò più in alto e la scienziata si prese la testa tra le mani, scivolando sulla parete quel che bastava per non farsi ammazzare.
Sgusciò via da sotto il braccio teso ponendo abbastanza distanza tra di loro da sentirsi al sicuro. Rimase sul chi va là mentre Calliope lentamente si rialzava, non le avrebbe staccato gli occhi di dosso. Aggrottò le sopracciglia fissando la guerriera attendendo un suo nuovo movimento.
-Ma cosa…!- esclamò quando ella scomparve di nuovo dal proprio campo visivo.
Calliope riapparve ai suoi piedi ma se ne accorse troppo tardi e non riuscì a schivare il colpo che la fece cadere con il culo per terra. Non le diede il tempo di realizzare che tentò di colpirla di nuovo, mancandola per un soffio.
Bulma si rimise in piedi a fatica e non fece in tempo ad arrivare dall’altro lato della stanza che la Saiyan le fu nuovamente davanti, centrandola con un pugno bello forte nello stomaco. L’azzurra boccheggiò cadendo in ginocchio tenendosi la pancia. Respirò a fatica, il dolore si irradiava per tutto il corpo e sentiva i passi della guerriera alle proprie spalle.
Calliope la prese per i capelli costringendola ad alzarsi.
-In piedi.- sentenziò lanciandola poi malamente sul pavimento.
Bulma si alzò con lentezza, pregando che le desse almeno il tempo di riprendere fiato. Preghiera che rimase inesaudita dato che la donna partì nuovamente all’attacco colpendola velocemente al fianco, all’addome e al viso. L’azzurra non cadde per miracolo ma le gambe le tremavano.
-Hai intenzione di dirmi anche come difendermi o devo soltanto subire?- chiese sprezzante la Regina.
Calliope ghignò sadicamente e Bulma rimpianse la sua scelta di allenarsi.
La Saiyan le fu a un tiro di schioppo in un attimo, Bulma poteva avvertire il suo fiato sulla pelle. Le sollevò il candido viso arrossato con una mano guantata scrutandola per bene.
-Ai nostri cuccioli non insegnamo nulla, il tuo corpo capirà da solo come muoversi. Prima o poi.-
Bulma aggrottò le sopracciglia scontenta di quella risposta. Afferrò la mano della guerriera e se la tolse di dosso, fissandola negli occhi.
-Per quel punto sarò morta, quindi vedi di dirmi come difendermi.- le rispose risoluta.
Calliope ridacchiò ed alzò le braccia in segno di resta. Si misi in posizione eretta allontanandosi di un paio di passi dalla Regina.
-Avete due modi per difendervi: parare o rispondere con un contraccolpo.- disse alzando indice e medio. -Per il primo basta semplicemente che cerchiate di coprire la parte presa di mira con gli arti come meglio potete. In questo modo.-
Calliope fece cenno a una delle cinque guerriere, l’unica con un rilevatore blu fece caso Bulma, di avvicinarsi. L’azzurra le guardò interagire, fissarsi per qualche secondo. Poi la seconda guerriera sferrò a Calliope un colpo che faticò a vedere, la quale lo parò senza troppi problemi incrociando le braccia davanti a sè.
-Per il secondo rispondi tono su tono. Così.- disse poi fermando un secondo pugno dell’altra con uno proprio, nella sala vuota rimbombò il rumore dei due colpi e l’onda d’urto scompigliò loro i capelli. -Chiaro?-
-Eh? Sì!- rispose quasi mettendosi sull’attenti. -Ehm… forse se mi fate prima vedere come si fa è meglio. Ho una memoria fotografica molto buona.-
Le due guerriere si guardarono, poi guardarono la Regina: generalmente se volevano imparare, o insegnare, qualcosa lo facevano sul campo. A costo di buttare in mezzo a una battaglia mortale un ragazzino di pochi anni. Però la loro allieva in quel caso non era un cucciolo della loro razza, che per quanto inesperto aveva il combattimento nel sangue, ma una terrestre che non sapeva assolutamente nulla di tutto quel mondo e la sua resistenza era decisamente inferiore alla loro, rischiavano di ammazzarla prima che imparasse qualcosa.
Alzarono le spalle e si misero in posizione di difesa, pronte ad ingaggiare una lotta dimostrativa per la loro sovrana. Bulma, dal canto suo, pensò bene di allontanarsi il più possibile dalle due. Le faceva male tutto ed era solo all’inizio, Calliope non ci sarebbe andata leggera neanche a pregarla. Poggiò la testa alla parete di metallo pensando a ciò che affrontava ogni volta con il padre il suo primogenito, chissà se anche Vegeta ci andava giù pesante con il figlio come facevano con lei. Probabilmente il marito faceva pure di peggio ma Trunks aveva anche sangue Saiyan nelle vene, quindi gli stava bene. Sbuffò alzando gli occhi al cielo: ma proprio un guerriero doveva sposarsi con tutti gli alieni esistenti sulla faccia dell’universo?
Si posizionò meglio poggiando la schiena alla parete ma quel movimento le provocò una fitta che le arrivò al cervello: avrebbe dato tutto per un senzu. Spostò lo sguardo sullo scontro davanti a sè, le due erano talmente veloci che faticava a star loro dietro. Ogni tanto rallentavano, probabilmente per darle la possibilità di memorizzare i loro movimenti meccanici. Wish diceva che Vegeta pensava troppo prima di attaccare mentre Goku abbassava troppo facilmente la guardia, chissà che avrebbe detto di quelle due.
La stanza in cui erano rinchiuse possedeva pareti talmente spesse che i rumori esterni non riuscivano a trapassarle, perciò nè il via vai costante al di fuori di essa nè il pianto disperato della piccola principessa proveniente dall’altra parte dell’ala adibita agli allenamenti furono udibili dalle occupanti.
Il tenero visino di Bra era solcato da grossi lacrimoni mentre i suoi piccoli polmoni le davano l’aria necessaria a sfogare la sua frustrazione, distruggendo i timpani di padre e fratello. E probabilmente dell’intero castello dato l’udito fine di cui l’intera razza era dotata.
Se fino a quel momento Vegeta aveva sopportato con pazienza i piagnistei della figlia, dandogliela più volte vinta per farla smettere di urlare, in quel momento voleva farle imparare la lezione in modo che capisse. La voce stridula di Bra gli feriva le orecchie e una vena sull’ampia fronte iniziò a pulsare segnando che il suo livello di sopportazione era al limite.
-Adesso basta, Bra!- sbottò ma la bambina sembrò non sentirlo e lui non ne poteva più. Digrignò i denti e arricciò il labbro superiore scoprendo i canini animaleschi. -Finiscila, Bra! Smettila con questi piagnistei o ti metto in punizione a vita!-
Alzò la voce con lei come non aveva mai fatto,superando addirittura la sua con la propria. Non gli piaceva urlare con i propri figli, preferiva altri metodi per avere il loro silenzio. Ma era decisamente esasperato dalla bambina dai codini azzurri che in due giorni aveva passato più tempo a fare capricci che ad allenarsi.
Bra si zittì di colpo, sbarrando i grandi occhi azzurri lucidi: non era abituata a sentirsi dire di no dal padre. Non le aveva mai urlato contro, non sapeva se esserne spaventata o meno. Tirò su con il naso con il labbro inferiore che tremava un poco mentre il genitore la fissava con lo sguardo corrucciato. Incrociò i suoi occhi scuri e sentì di non dover fiatare.
-Qui dentro non si accettano piagnucolii, capricci o piagnistei vari. Qui dentro fai esattamente ciò che dico, quando lo dico senza proferire parola.- sentenziò severo incrociando le braccia al petto. -Sono stato chiaro?-
Bra tirò su con il naso e annuì con ancora gli occhi lucidi, non li staccò da quelli del padre neanche un secondo. Trunks, seduto alle sue spalle, si stupì del modo in cui il genitore aveva sgridato la sorella, solitamente la trattava con i guanti bianchi. Ridacchiò sottovoce compiacendosi del fatto che, lì dentro, fossero sullo stesso livello.
-Bene. Ora riprova.- le disse.
-Ma non ci riesco.- mugugnò la bambina passandosi una mano sugli occhietti.
Al Saiyan si strinse il cuore a vedere quella scena ma rimase imperturbabile.
-Sì che ci riesci. Concentrati.-
Bra chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e quando avvertì il proprio corpo rilassarsi si concentrò più che potè. Aggrottò le sopracciglia nello sforzo di mantenere la concentrazione e iniziò ad avvertire la sensazione del potere che le scorreva dentro ma scemò dopo poco. La bambina perse la concentrazione e riaprì gli occhi.
-Non ci riesco.- si lamentò nuovamente.
-Concentrati.- tagliò corto il padre.
La piccola borbottò qualcosa di poco gradevole nei confronti del genitore, che però la ignorò, prima di tornare a concentrarsi.
-Fai come ti ho detto: quando avverti la tua energia scorrere non bloccarla, lasciala defluire.- le spiegò nuovamente il genitore senza staccare gli occhi dalla sua piccola figura, attento ad ogni suo più piccolo movimento.
Bra tornò a concentrarsi su quella piccola fiammella che sentiva al centro del proprio corpo, la spinse ad ingrandirsi e a uscire fuori dal proprio “involucro” di inconsapevolezza lasciando che scorresse libera. Quando quella fiamma divenne un fuoco divampante d’energia si rilassò completamente e le aprì tutte le porte per uscire e manifestarsi.
Il viso del sovrano si contrasse in un piccolo sorriso quando l’aura della propria bambina fu visibile.
-Mantieni la concentrazione, Bra. Non lasciarla disperdere, controllala.- la guidò il purosangue mentre nei suoi occhi si accendeva una scintilla d’orgoglio.
I lineamenti delicati della bambina si contrassero per lo sforzo di mantenere i muscoli del corpo i più rilassati possibile. Quella grande energia che lei sapeva di possedere ma che mai si era azzardata a toccare le scorreva dentro come un fiume e si librava attorno al suo corpo. Faticava parecchio a tenerla sotto controllo, la concentrazione non era il suo forte.
Ci stava impiegando tutte le sue forze mentali per mantenere l’aura al suo posto senza farla disperdere ma cominciava a sentire la concentrazione venir meno. Per quanto si sforzasse sentiva l’energia vacillare e premere per tornare al suo interno, fin quando avvertì qualcosa che si sbloccava in lei e tutto le sembrò più semplice. Ciò le fece perdere concentrazione e il tutto svanì. Ci rimase male.
-Visto che ne sei in grado? Non ti avrei mai fatto fare qualcosa che non sai fare.- la distrasse il padre, spingendola ad alzare lo sguardo su di lui.
Gli occhi di Vegeta, seri e imperturbabili come al solito, brillavano d’orgoglio non celato per i progressi della figlia.
-Cambiamo esercizio.- le disse per poi abbassarsi alla sua altezza. Aprì una mano davanti a sè sotto lo sguardo curioso della piccola. -Colpiscimi, con tutta la forza che hai.-
-Con tutta la forza?- chiese la bambina con una punta di preoccupazione nella voce.
Alzò un pugno e si fermò ad osservarlo per qualche istante, poi fece come le era stato chiesto concentrando tutta la sua forza in quel colpo.
Vegeta non fece una piega ovviamente, limitandosi a chiudere la mano su quella della figlia incassando il colpo senza alcun tipo di commento. Si alzò in piedi e le scompigliò la chioma azzurra.
-Trunks.- disse richiamando il maggiore. -Combatti con tua sorella.-
-Eh!?- dissero in coro i due bambini sperando di aver sentito male.
-Perchè io?- si lagnò il più grande mettendosi in piedi.
Vegeta si andò ad appoggiare alla parete metallica incrociando braccia e gambe, con tutta l’intenzione di osservare i due fratelli senza muovere un muscolo.
-La regola niente capricci vale anche per te, ubbidisci.- sentenziò il genitore.
Il ragazzino scontento fece come gli era stato chiesto, posizionandosi davanti la sorella con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato. La guardò dall’alto in basso chiedendosi quanto piano dovesse andarci. Voltò la testa per guardare il padre.
-Devo proprio?-
Vegeta si limitò ad annuire puntando le proprie iridi pece in quelle blu del figlio.
Trunks riportò lo sguardo sulla sorellina sbuffando contrariato per quella decisione che non condivideva neanche un po’. Perchè non poteva occuparsene da solo come aveva fatto con lui? Perchè doveva costringerlo a scontrarsi con quella mocciosa che sapeva a malapena come tirare un pugno?
-Forza Bra prova a colpirmi.- la provocò. Se doveva subirsi quella rottura quantomeno l’avrebbe sfruttata.
La bambina non ci pensò due volte e provò a colpire il fratello come aveva fatto poco prima con il padre. Ma Trunks la schivò senza troppe cerimonie spostandosi di poco nella direzione opposta.
Bra sbattè le palpebre stupita e tentò di nuovo, ottenendo lo stesso identico risultato. Aggrottando le sopracciglia diede il via a una scarica veloce di pugni, alternando destro e sinistro, poco precisi che il maggiore schivò come niente. Provò a tirargli un calcio ma lui saltò la sua gamba con facilità. Gonfiò le guance indispettita e gli tirò un paio di calci costringendo ad indietreggiare ma senza mai colpirlo.
Trunks schivò l’ennesimo colpo senza slacciare le braccia dalla posa conserta assunta. Attese qualche secondo che la bambina lo attaccasse nuovamente prima di comprendere che si fosse fermata, probabilmente scoraggiata.
-Beh? Ti sei già stancata?- la provocò dandole poi le spalle volontariamente. -Dai che mi annoio, era quasi meglio combattere con Napa.-
Bra gonfiò le guance mentre le lacrime cominciarono a pungerle gli occhi minacciando di tornare a rigarle le guance morbide. Spostò lo sguardo oltre il fratello e vide il padre scuotere la testa, ricordandole che non doveva piangere o lamentarsi. Perciò prese un bel respiro e si calmò, tornando a concentrarsi sul suo avversario.
Trunks la osservò con la coda dell’occhio tornare calma e sogghignò andando a guardare il genitore che li osservava in silenzio. Non gli serviva guardare per capire cosa la sorella volesse fare, infatti schivò il suo colpo diretto alla testa abbassandosi un poco. La bambina continuò a tentare di colpirlo, fallendo miseramente ogni volta mentre lui si divertiva a provocarla.
-Dai, Bra, sei lenta! Io alla tua età ero molto più veloce.- le disse saltando il suo sgambetto. -Tu sei stata privilegiata, per questo sei scarsa.-
Bra era una bambina vanitosa, viziata e tremendamente permalosa. Odiava che le si facesse notare qualcosa in cui non riusciva o qualche piccolo difetto. Su quel lato era identica ad entrambi i loro genitori, era facile fare leva su di lei e farla arrabbiare.
Infatti l’espressione della piccola si corrucciò indispettita mentre tornava all’attacco provando invano a colpire il fratello sul naso.
Trunks le saltellava intorno a posta schivando con facilità qualsiasi suo colpo proveniente da ogni direzione. Notò però che con il passare del tempo si facevano più puliti e precisi, continuò a provocarla per alleviare un po’ quella tortura noiosa a cui l’aveva costretto il padre.
-Mi sto addormentando. Ce la fai a colpirmi almeno una volta?- le disse derisorio.
Bra tentò di colpirlo nuovamente e Trunks si spostò senza fatica. Fece finta di sbadigliare e le fece notare che ancora non aveva mosso le braccia.
-Mi sa che gli allenamenti non fanno per te.- le disse colpendola con una schicchera sulla fronte. -Torna a giocare con le bambole, mocciosa.-
Bra abbassò la testa mentre il suo sguardo si incupiva, Trunks avvertì la sua rabbia montare ed attese. L’aura di Bra fu visibile attorno al suo corpicino, l’energia si allargava di secondo in secondo virando al dorato un paio di volte. Il ragazzino tornò con le braccia incrociate e le fece un fischio stupito. Poi rincarò la dose.
-Allora? Devo aspettare ancora molto?- le disse alzando gli occhi verso il soffitto.
Una sfera d’energia gli passò a un palmo dal naso, fece appena in tempo a schivarla prima che gli esplodesse in faccia. Distratto, non si accorse che la sorella gli fu addosso in un secondo e sferrò un colpo. Preciso, forte, pulito. Dritto nello stomaco. Il glicine si piegò in avanti incassando il colpo con una smorfia di disappunto senza esprimersi.
-Ce la fai a chiudere la bocca dieci secondi, fratellone?- lo rimproverò lei.
La risata paterna si espanse per la stanza, distraendo i due combattenti ed attirando l’attenzione su di sè. Era raro sentirlo ridere così di gusto, tanto che ogni volta che lo faceva tutto attorno si fermava per ascoltare quel suono basso espandersi in una fragorosa risata.
Vegeta piazzò le proprie iridi scure sul figlio maggiore mentre la sua risata scemava pian piano.
-Tua sorella ha ragione, chiacchieri troppo. Hai lo stesso vizio di vostra madre.- sentenziò guardandolo piegando la testa di lato.
Trunks sbuffò punto sul vivo e tornò a prestare attenzione alla piccola peste davanti a sè. Sciolse le braccia dalla posizione conserta e si preparò al contrattacco.
-Okay, sorellina, ora si fa sul serio.- disse un secondo prima di sparire dalla sua vista.
Bra lo cercò con gli occhi tutto attorno ma non lo trovò. Non sapeva che poteva trovarlo semplicemente seguendo la sua aura, nessuno glielo aveva detto e nessuno era intenzionato a dirglielo in quel momento. In un istante Bra si ritrovò il fratello davanti, con gli occhi che gli brillavano di una strana luce poi la colpì abbastanza forte da spedirla dalla parte opposta della stanza.
La bambina si rialzò subito e passò al contrattacco partendo alla carica con una serie di colpi neanche tanto male. Peccato che Trunks era molto più forte di lei e bloccò ogni singolo colpo che lei tentò di mandare a segno, restituendoglieli tutti senza però esagerare.
Bra era testarda, come tutti in quella famiglia, quindi si alzò nuovamente ma fu risbattuta a terra dal fratello che non sembrava volerci andare leggero. Riuscì a schivare un suo gancio sinistro e a colpirlo di striscio con un pugno sulla guancia.
-Ora basta.- li interruppe il padre staccandosi finalmente dal muro.
Lanciò uno sguardo ad entrambi: Bra aveva il fiatone ma stava bene mentre Trunks sembrava appena essere uscito dal letto. Neanche una goccia di sudore.
Spostò la propria attenzione sulla figlia minore che sembrava sul punto di saltare al collo del maggiore, doveva avere l’adrenalina a palla dopo quel piccolo scontro. Per loro era normale sentirsi elettrizzati dopo un combattimento ma per la bambina era una sensazione nuova e sembrava avesse ingerito un chilo di zuccheri. Sarebbe stato meglio farla riposare prima di riportarla dalla madre, altrimenti gli avrebbe fatto una testa tanta con chissà quali paranoie.
-Bra, vai a sederti laggiù. Riprendi fiato.-
-Eh? Ma io voglio continuare, mi stavo divertendo! Non sono stanca, papà!-
Il padre le scoccò un’occhiata eloquente riportandola con la mente alla discussione di prima, in cui metteva in chiaro che non dovesse in alcun modo fare capricci durante gli allenamenti.
Si arrese senza neanche provare a protestare ed annuì andandosi a sedere in un angolo della stanza, tenendo però lo sguardo corrucciato sui due al centro della stanza.
Vegeta ignorò lo stato d’animo della più piccola e superò il figlio maggiore invitandolo a spostarsi ancora un po’.
Trunks lo seguì e realizzò di star per iniziare uno scontro con il padre solamente dal suo sguardo fiammeggiante. Si posizionò pronto per affrontarlo, assumendo la stessa posizione che il genitore assumeva prima di un combattimento. Vegeta lo guardò alzando un sopracciglio contastantando che Bulma avesse ragione quando gli diceva che Trunks lo copiava in tutto.
Sogghignò. Avrebbe fatto vedere a quel moccioso che poteva emularlo quanto voleva ma non lo avrebbe raggiunto tanto facilmente.


L’azzurra riuscì a schivare un debole colpo dell’avversaria per poi contrattaccare cercando di essere il più precisa possibile. Parò un suo pugno di risposta quando non andò a segno faticando a rimanere ferma sulle proprie gambe. Calliope aveva allentato la presa ma continuava ad andarci giù pesante, riempiendola di calci e pugni su ogni parte del corpo. Bulma ne schivava una minima percentuale, a causa dei riflessi poco pronti che possedeva. Con il respiro affannato squadrò la Saiyan davanti a sè che sogghignava, si prese qualche decimo di secondo per pensare poi ripartì all’attacco tentando di colpirla in viso. La Saiyan schivò il colpo spostandosi di lato e le prese il braccio teso usandolo come leva per scaraventarla a terra con forza, di nuovo. L’azzurra rimase a terra con braccia e gambe divaricate e il fiato corto, non aveva la forza di alzarsi così rimase a fissare il soffitto.
-Per oggi basta così.- disse Calliope comprendendo lo stato in cui la Regina riversava.
Bulma si limitò ad alzare il braccio al cielo e farle segno che per lei andava bene prima di lasciar ricadere l’arto sul pavimento.
-Non è andata male per essere stato un primo allenamento.- sentenziò entrando nel campo visivo della donna.
Bulma la guardò dal basso chiedendosi se la stesse prendendo in giro o fosse sincera. Sul suo viso non vi erano segni di derisione ma con i Saiyan non si poteva mai sapere. Si tirò su a sedere e ciò le provocò una fitta al fianco sinistro, se non si era rotta qualcosa oggi non l’avrebbe fatto più. Sentiva l’intero corpo dolorante, era sicura che si sarebbe svegliata ricoperta di lividi il giorno successivo. La mano tesa di Calliope la distrasse dai suoi pensieri, stupendosi per quel gesto d’aiuto così personale. La prese e si fece aiutare a rimettersi in piedi, forse troppo velocemente e un capogiro la colse.
-Avete bisogno di mangiare qualcosa o il vostro corpo non reggerà lo sforzo.- le disse la Saiyan quasi in modo premuroso.
Bulma si portò una mano alla testa ritrovando l’equilibrio che aveva rischiato di perdere. Con calma fece un passo avanti pregando di non svenire per la fame, Calliope era alle sue spalle affiancata dalla guerriera con il rilevatore blu. Elèna fece aprire la porta automatica cedendo il passo alla sovrana.
L’intera squadra la scortò fino alla stanza da letto, formando una sorta di scudo umano, o meglio Saiyan, in mezzo alla grande quantità di gente che quel giorno bazzicava per il palazzo. L’azzurra si guardò attorno scorgendo qualche piccola famigliola in disparte oltre a gruppi di guerrieri più o meno contenti di essere tornati. Si chiese il perchè di tutto quel via vai quel giorno, così atipico.
-Perchè tutta questa gente oggi?- chiese incuriosita.

-Oggi è il giorno del ritorno dei guerrieri. Chiunque abbia passato gli ultimi sei mesi fuori dal pianeta è sollevato da ogni impegno per poter tornare su Vegeta-sei e riposare.- le rivelò la guerriera dal rilevatore blu. -Per almeno un mese hanno diritto a un congedo, a volte forzato, per avere la possibilità di prendersi una pausa.-
Bulma osservò un paio di guerrieri essere accolti a braccia aperte, ma con la compostezza tipica di quella razza, dalle proprie compagne che, nel frattempo, avevano dato alla luce un altro erede.

Una donna prese in braccio un bambino che le correva incontro mentre un uomo si avvicinava loro con l’ombra di un sorriso sulle labbra, si fermò davanti a quella che presumibilmente era la sua compagna e i loro sguardi s’incatenarono. Niente contatto fisico, nessuna parola, solo uno scambio di sguardi intensi. Poi il bimbo spostò i capelli della madre e l’azzurra potè notare il leggerissimo segno di denti che la donna aveva nell’incavo tra il collo e la spalla. Esattamente dove lei aveva il suo. Andò involontariamente ad accarezzare quel morso che aveva un significato profondo mentre la Saiyan posò a terra il figlio e i capelli le tornarono a coprire quel simbolo di un sentimento tanto forte quanto sconosciuto a tutti loro.
Aprì la porta della propria camera, l’ala adibita alla zona notte era silenziosa come sempre, off limits per chiunque non facesse parte della famiglia reale o fosse espressamente autorizzato. La squadra di Calliope rimase fuori la porta, di guardia alla Regina fin quando non avrebbero visto il Re al suo fianco. Bulma sospirò: la guardia nei suoi confronti si era fatta più serrata dopo il rapimento di Bra, non era libera di girare per il castello se non accompagnata da una delle guerriere o da Vegeta e la situazione cominciava a starle stretta. Si spogliò degli abiti intrisi di sudore e si ficcò sotto la doccia, lanciando uno sguardo alla vasca che la notte prima era stata usata non solo per fare un bagno. Sorrise al ricordo della notte trascorsa tra le braccia possenti del compagno e si morse il labbro avvertendo un brivido percorrerla da capo a piedi. Il getto d’acqua caldo le rilassò ogni muscolo del corpo portando sollievo dopo l’allenamento, sospirò in pace lasciando che le accarezzasse il viso come una carezza. Passò più tempo del previsto sotto il getto caldo e, quando si decise ad uscire e vestirsi, delle voci provenienti dalla stanza affianco catturarono la sua attenzione.
-Papà, secondo te potrò diventare forte come Trunks?-
La voce di Bra arrivò attutita ma riuscì ad avvertire chiaramente la domanda che porse al padre che, probabilmente, era nella stessa stanza. Bulma si fermò un secondo per ascoltare chiedendosi se Vegeta le avrebbe risposto. Conoscendo il carattere introverso del marito non era certa che l’avrebbe fatto.
-Se continui ad allenarti con questo ritmo puoi puntare anche più in alto.-
E la voce profonda del principe, pardon Re, dei Saiyan rispose prontamente alla piccola principessa che chiedeva conferma. A Bulma venne da ridere pensando che se a lei a volte le rispondeva con un grugnito, alla figlia non faceva mai mancare una risposta di senso compiuto. Suo marito aveva delle preferenze ma si ostinava a non ammetterlo.
Tirò fuori dall’armadio un maglia a maniche lunghe rossa con scollo a V piuttosto pronunciato e un paio di jeans scuri mentre dall’altra parte del muro la conversazione continuava.
-Posso diventare più forte di Trunks?- chiese la piccola con occhi scintillanti.
-Più forte di Trunks, più forte di me, più forte di chiunque tu voglia.- rispose quasi annoiato l’altro.
Bra, immersa nella vasca piena di schiuma, guardò il genitore seduto a terra lì accanto con una faccia che la diceva lunga su quanto la cosa la rendesse felice.
-Ma ci vorrà tempo. Tanto tempo.- si affrettò ad aggiungere. -Per adesso limitati a non farti battere da chi è più piccolo di te.-
Bra prese la schiuma che le galleggiava attorno e ci soffiò sopra fin quando non svanì. Rise divertita ripetendo il gesto rivolta però verso il genitore che a mala pena la guardava. Il Saiyan non fu molto contento di essere riempito di bolle di sapone ma a Bra non interessò, anzi si mise a ridere di fronte alla faccia scocciata del genitore.
Vegeta, seduto a gambe incrociate accanto alla vasca, osservava la bambina immergersi completamente in acqua e riuscire coperta da capo a piedi di schiuma. Trattenne una risata quando tentò di acchiappare uno dei giocattoli nella vasca senza alzarsi finendo per scivolare ed essere ricoperta dall’acqua saponata. La vide riemergere scuotendo la testa per liberarsi della schiuma in eccesso. Bra gli mostrò il giocattolo tra le mani come se fosse un trofeo prima che il suo pancino si mettesse a brontolare. A quel punto Vegeta si alzò da terra, stappò la vasca per far defluire l’acqua sotto lo sguardo contrariato della figlia e tirò fuori la bambina dalla vasca, coprendola poi con un asciugamano grande il doppio di lei.
Bra si mise a giocare indisturbata con il modellino di astronave che si era portata fin dentro il bagno mentre il suo papà le asciugava i capelli azzurri. Riproduceva quello che doveva essere il suono dei motori facendo volteggiare il giocattolo di fronte a sè. Poi si fermò di botto, colta da chissà quale pensiero infantile, e si voltò verso la figura paterna.
-Papà?- lo chiamò.
Il Saiyan non fiatò, invitandola a continuare.
-Quando torniamo a casa?-
Vegeta guardò la figlia giocherellare con l’astronave rigirandosela tra le mani. Sapeva che prima o poi Bra avrebbe iniziato a sentire nostalgia di casa e della loro quotidianità, aveva solo tre anni dopotutto. Prese tempo continuando a sfregare la testolina azzurra con delicatezza pensando a una risposta adatta.
-Non lo so.- le rispose sincero, non gli piaceva mentire neanche se chi aveva davanti possedeva meno di cinque anni. -Vuoi tornare a casa?-
Bra scosse la testa tornando poi a fissare il giocattolo che teneva tra le mani. Alzò la testa incontrando gli occhi scuri del padre, scrutandoli senza alcun timore.
-Mi trovo bene qui, posso giocare con gli altri bambini senza aver paura di fargli male. Sono tutti simpatici.-
-Ma?-
-Ma dopo che sono stata portata via ho paura di stare da sola.- rivelò.
Vegeta chiuse gli occhi riflettendo su quanto di più ovvio la figlia potesse dirgli: temeva che la scena si ripetesse e che non finisse bene. Deve essere stato traumatico per lei, anche se grazie a tale evento aveva sbloccato la trasformazione. Non avrebbe permesso che succedesse nuovamente, non voleva provare un tale dolore misto al senso d’impotenza un’altra volta. Nessuno avrebbe fatto del male alla sua famiglia, mai più.
Riaprì gli occhi e si caricò la figlia avvolta nel tessuto di spugna su una spalla come un sacco, la lasciò cadere poi sul letto con le sbarre tirate giù mentre lei rideva divertita. Si avvicinò all’enorme armadio, aprendo le ante e scrutando all’interno senza un reale interesse.
-Scegli.- disse rivolgendosi alla figlioletta.
Bra, che nel frattempo aveva iniziato a saltare su e giù sul letto esibendosi in capriole degne di un ginnasta, osservò di sfuggita l’armadio a testa in giù.
-Quello!- urlò indicando un punto ben preciso. -Quello rosa!-
Vegeta tornò a fissare l’enorme quantità di vestiti che la figlia possedeva prima di afferrare l’abito richiesto e richiudere le ante. Tornò davanti a letto e Bra smise di saltellare per permettergli di infilarle il vestito rosa con disegnati dei fiorellini bianchi.
Bra fece uscire la lunga coda marroncina dal buco appositamento praticato sul tessuto prima di sedersi sul bordo del letto e infilarsi le scarpe, che lasciò però allacciare al padre dato che lei non ne era capace. Con una capriola da brava esibizionista scese dal letto e lasciò un bacio sulla guancia del genitore, che non fece una piega.
-Ma che bravo papà che sei diventato. Quasi fatico a riconoscerti.-
-Mamma!- urlò la bimba correndo incontro alla donna che se ne stava appoggiata allo stirpe della porta.
Bulma prese tra le braccia la figlia facendole una pernacchia sulla guancia. Bra scoppiò a ridere e l’abbracciò prima di farsi mettere giù e sparire oltre la porta, diretta chissà dove.
La donna si avvicinò al marito buttandogli le braccia al collo non appena egli si alzò in piedi. Sfiorò il suo naso con il proprio mentre lui le posava le mani sui fianchi, attirandola più vicina.
-Le hai fatto il bagno e l’hai vestita, potrei assegnarti il premio come papà dell’anno.- lo prese in giro lei.
L’uomo sbuffò alzando gli occhi al cielo e pensò bene di tapparle la bocca con un bacio prima che prendesse il via con qualche stupidagine.
Bulma rise sulle sue labbra ricambiando con piacere quel bacio che le aveva negato qualche ora fa andandosene e sbattendo la porta. Adorava stare tra le sue braccia muscolose, poteva avvertire il profumo del bagnoschiuma mischiato all’odore naturale che aveva la sua pelle. Il calore del suo corpo l’avvolse facendola sentire a casa, avrebbe voluto non staccarsi più.
-Ooooh…-
Una voce stupita e delicata li distrasse costringendoli a staccarsi per scoprire chi avesse interrotto il loro attimo di intimità. Bra li osservava con gli occhioni spalancati e l’espressione più incantata che avesse nel proprio repertorio, per lei vedere i suoi genitori così vicini era veramente un evento raro che la rapiva sempre. Sfoderò poi il più bel sorriso che avesse quando entrambi gli sguardi confusi si posarono su di lei. Poi scappò via ridendo.
I due genitori rimasero a fissare l’uscio della porta confusi, non sapendo cosa pensare di quella reazione della loro bambina. Si scambiarono uno sguardo e Vegeta si ritrovò ad arrossire impercettibilmente rendendosi conto di essere stato visto dalla figlia baciare la moglie. Bulma rise di fronte a quella reazione poco da lui prima di staccarsi per seguire la figlia fuori dalla stanza.
-Mi fa male ogni singolo muscolo del corpo, come fate voi ad allenarvi ogni giorno.- borbottò con una smorfia di dolore massaggiandosi un braccio.
Non che si aspettasse una risposta dal marito, quando mai quell’uomo le rivolgeva la parola, ma si accigliò non sentendolo neanche prenderla in giro. Si voltò verso di lui che guardava altrove, ignorando palesemente il discorso.
-Cosa?- le disse l’uomo spostando appena le iridi scure su di lei.
-Io mi lamento che mi fa male tutto e tu non dici niente?- disse incrociando le braccia sotto il seno.
Vegeta tornò a guardare davanti a sè.
-Hai scelto tu di allenarti, sapevi a cosa andavi incontro. Cosa vuoi da me?-
Bulma si fermò stupita dalla sua solita mancanza di peli sulla lingua, sembrava veramente che non gli interessasse minimamente il fatto che lei sentisse dolore. Gli fece il verso quando lui la superò.
-Sì che lo sapevo, ma volevo un po’ di comprensione!- gli urlò dietro. -Invece sei sempre il solito principe degli scimmioni!-
Vegeta continuò ad ignorarla quasi non la sentisse. Adorava farla arrabbiare in quel modo, sapeva che lei desiderava un po’ d’attenzioni e negargliele lo divertiva assai.
-Vegeta!- urlò vedendolo sparire giù per le scale.
Con un verso contrariato lo seguì imbronciata, gliel’avrebbe fatta pagare.
A metà percorso Radish e Napa, spuntati da chissà dove, si misero a seguirli probabilmente per tentare di scroccare nuovamente cibo alla tavola reale. Vegeta li ammonì con lo sguardo dandogli degli approfittatori nonostante il casino che avessero combinato in quei pochi giorni da presunti regnanti. Però lasciò che mangiassero con loro di nuovo, premurandosi, stavolta, di tenerli lontani dalla vista sua e dei membri della sua famiglia rilegandoli a un angolo lontano della stanza. Di rigettare il pasto appena consumato non ne aveva la minima voglia, si chiese nuovamente come avesse fatto per tutti quegli anni a sopportare i loro modi, che dire animaleschi non renderebbe l’idea, di mangiare senza vomitare.


-Che ne dici di farci un giro per la città oggi?- chiese speranzosa Bulma giocando a batti mani con la figlia.
-Ho altro da fare.- le rispose il marito scrutando alcune carte poggiate sul tavolo di fronte.
Bulma lo guardò alzando un sopracciglio, chiedendosi se fosse solo una scusa per non portarla in giro. Era il Re poteva delegare altra gente per occuparsi di questioni di poca importanza.
-E cosa?- gli chiese. -Fa niente, andrò da sola.-
Il Saiyan fu tentato di risponderle male e di asserire che non fosse importante per lei saperlo ma sapeva che la donna avrebbe dato il via ad una guerra di parole che non aveva voglia di intraprendere in quel momento.
-Continuare a mettere in atto la tua idea di stringere alleanze.- le disse poi voltandosi a guardarla. -Mentre tu te ne rimani tranquilla con il culo sulla sedia.-

L’azzurra smise di giocare con la figlia e incassò la frecciatina.
-Cosa intendi dire? Che io non sto facendo niente?-
Il Saiyan la guardò senza espressione, incrociò le braccia al petto e lasciò che la donna gli leggesse la risposta negli occhi. A loro non servivano parole.
-Quantomeno io so usare il cervello invece delle mani.- gli rispose.
Quelle parole lo colpirono come fossero un insulto. Aggrottò le sopracciglia.
-Mi stai dando dello stupido?-
La donna ghignò per poi voltare lo sguardo altrove, togliendo la sua attenzione al suo interlocutore.
-Non mi sembra che il tuo cervello ti abbia mai tirato fuori dai guai in cui ti ostini a cacciare.-
-Io non mi caccio nei guai!- sbottò alzandosi in piedi per fronteggiare l’uomo. -Cerco semplicemente di stimolare la mia intelligenza in modi differenti.-
-Sai, Bulma, a volte mi sembri più stupida di Radish.-
-Ehy!- protestò il Saiyan, preso ingiustamente in causa.
Vegeta lo ignorò. -Perché non ammetti semplicemente che ho ragione?-
-Perchè non hai ragione.- continuò a difendersi lei, incrociando le braccia sotto al seno.
-Ah, no?- le chiese sarcastico inclinando la testa di lato.
-No.- sentenziò. -Ok, fammi un solo esempio in cui mi sono cacciata nei guai.-
Vegeta fece schioccare la lingua sul palato facendo finta di riflettere, aveva una miriade di esempi da farle ma si prese qualche secondo per selezionarli.
-Quando hai deciso di voler vedere Freezer con i tuoi occhi.- iniziò sollevando l’indice della mano sinistra. -I cyborg, con Trunks neonato tra le braccia.- Sollevò il medio. -Hai schiaffeggiato Beerus, completamente ubriaca.- La fede dorata brillò quando sollevò l’anulare. -Freezer, di nuovo.- E il mignolo affiancò le altre dita.
-Avevo detto un esempio!- lo interruppe lei, come se rimarcando quella frase potesse screditare quanto detto. -E mi sembra che tu mi abbia abbondantemente vendicata, quando poi Beerus ha alzato le mani su di me.-
I Saiyan presenti sgranarono gli occhi al sentir nominare il Dio della Distruzione, Lord Beerus.
-A-aspetta, Vegeta! Non dirmi che hai incontrato Lord Beerus veramente!- chiese Napa incredulo. Ma venne ignorato, il sovrano era troppo impegnato a discutere con la moglie.
-Non sarei dovuto intervenire se tu te ne fossi rimasta buona.- le disse ricordando bene quel giorno.
-Certo, lui arriva e interrompe il mio compleanno e io devo starmene buona.- borbottò contrariata la donna. -Neanche morta. E comunque so tirarmi fuori da sola dai guai!-
Una vena sulla tempia del Re iniziò a pulsare manifestando la sua irritazione di fronte alla cocciutaggine della donna.
-Allora la prossima volta non invocare il mio aiuto quando ti troverai nei casini.- sbottò.
-Puoi contarci!-
Cocciuta quanto lui, non avrebbe abbassato la cresta neanche morta.
-Bene!- esclamò allora lui.
-Bene!- gli fece eco lei.
Rimasero a fissarsi in cagnesco, digrignando i denti e ringhiando appena come due cani che litigano. Entrambi orgogliosi, entrambi testardi. Nessuno voleva ammettere di aver torto, nessuno si sarebbe arreso.
Si diedero le spalle e Vegeta imboccò la porta.
-E comunque tu da sola non vai da nessuna parte.- le disse sbattendo la porta.
-Cosa!? Io faccio ciò che voglio, capito scimmione! Non mi dai ordini!- gli urlò dietro lei quando il Saiyan era già sparito per il corridoio.
Borbottando insulti, prese Bra per mano e uscì anche lei, prendendo la direzione opposta. Gli avrebbe dimostrato che non poteva darle ordini e che sapeva cavarsela da sola.
Vegeta, nel frattempo, percorreva a passo svelto, con i pugni stretti lungo i fianchi e lo sguardo più accigliato del solito, i lunghi corridoi del palazzo. Maledicendo a denti stretti lei e la sua testardaggine, raggiunse il campo d’allenamento per gli under diciotto dove Trunks partecipava agli allenamenti degli altri Saiyan di prima classe.
-Trunks.- tuonò il Re destando l’attenzione di tutti i ragazzini presenti.
I Saiyan adulti presenti s’inchinarono al suo passaggio mentre i bambini rimasero a guardarlo rapiti. Vegeta possedeva attorno a sè un’aura di inquietudine mista ad orgoglio, non incuteva timore ma rispetto e i ragazzi ne erano affascinati.
-Dimmi, papà.- rispose Trunks avvicinandosi.
-Muoviti, partiamo tra dieci minuti.- ordinò con tono che non ammetteva repliche.
Trunks lo guardò sospettoso, il suo umore era esattamente l’opposto di quello di un paio d’ore fa. Sembrava parecchio alterato, chissà se aveva litigato con la madre o se Radish e Napa avessero fatto qualcosa per irritarlo. Decise di sorvolare, non voleva peggiorare la situazione ancor di più.
-Dove andiamo?- domandò invece.
Ma Vegeta non gli rispose, girando i tacchi e sparendo chissà dove.
Trunks sospirò alzando poi le spalle: suo padre quando era di cattivo umore diventava intrattabile, smetteva di comunicare come un essere umano e iniziava a ringhiare come risposta o a non farlo proprio. Decise di affrettarsi a seguirlo o se la sarebbe presa anche con lui.
-Ehy mezzosangue!-
Trunks si voltò fermandosi, ormai si era abituato a sentirsi chiamare così e sapeva si rivolgessero a lui.
Un ragazzino dai corti capelli neri con un'armatura dalle spalline verdi, lo guardava sogghignante assieme ad altri due bambini più piccoli di un paio d’anni. Sembravano il classico gruppetto di bulletti della scuola.
Il più grande gli si avvicinò drizzando poi la schiena per affrontarlo a testa alta. Ghignò ancorando le sue iridi nere a quelle azzurre del principe poi si mise a girargli attorno studiandolo quasi fosse un animale in una gabbia. Si accigliò, Trunks, quando il ragazzino fece il secondo giro e si fermò alle sue spalle.
-Dov’è la tua coda? Sei il figlio del Re, dovresti averla.- gli disse.
-Me l’hanno tagliata quando ero piccolo, da dove vengo io la luna sorge ogni mese.- spiego spicciolo.
Il ragazzino Saiyan gli tornò di fronte e si puntellò le mani sui fianchi, facendo scorrere lo sguardo derisorio sull’intera figura di Trunks. Allungò una mano e gli toccò i capelli, Trunks si spostò all’istante provocando la risata dell’altro.
-Non hai la coda, i tuoi colori sono strani. E ti definisci un Saiyan?- chiese retorico indicandolo con il palmo rivolto verso l'alto.
Trunks si accigliò mentre l’altro iniziava a ridere sguaiatamente. Lo vide dargli le spalle e rivolgersi ai suoi due mini tirapiedi che sghignazzavano appresso a lui, come se volessero ottenerne l'approvazione. Non credeva che anche tra i Saiyan esistesse il bullismo, pensava fossero una società che prestava poco attenzione a quei piccoli dettagli.
-Guardatemi, sono uno stupido mezzosangue. Sono il figlio del Re ma sembrò uno stupido terrestre. Mia madre mi ha tagliato la coda perchè temeva potessi trasformarmi, la natura è stata così crudele da darmi anche i colori del mare. Probabilmente i miei neanche mi volevano ma non sapevano come liberarsi di uno scarto come me. Ora vado a piangere da papà. Ueue.- lo prese in giro.
I due ragazzini scoppiarono a ridere, seguiti dal resto del campo d’allenamento. Sembrava che tutti si divertissero a guardarlo, non era cosa strana che i Saiyan non apprezzassero i mezzosangue, ormai l’aveva capito. Ma lui era diverso da qualsiasi altro ibrido, il sangue terrestre non quietava le sue abilità ma le esaltava potenziandole.
Il Saiyan purosangue continuò a deriderlo dandogli le spalle beandosi delle risate dei compagni che sembravano apprezzare la sua scenetta. Quando però si ammutolirono tutti, si bloccò.
-Che diavolo vi prende?- sbottò prima che uno degli altri ragazzini gli indicasse alle spalle.
Si girò incuriosito e irritato, odiava essere interrotto. Una mano lo afferrò per la gola sollevandolo di pochi centimetri dal suolo. Cercò di liberarsi incrociando le iridi azzurre e fiammeggianti del ragazzino dai capelli glicine.
-Ascoltami bene, idiota senza cervello, i miei genitori mi hanno voluto sicuramente più dei tuoi. Ti hanno mollato di nuovo qui, mentre loro vanno in missione. Eppure hai sedici anni dovresti aver già partecipato a una delle loro uscite, invece ti lasciano qui ogni volta. La tua forza combattiva è talmente esigua da essere al di sotto della media della seconda classe, e vieni a prendertela con me. Patetico.- disse fissandolo con occhi spalancati mentre lui ravanava in cerca d’aria. -Se io possiedo la coda o meno e se i miei colori abbiamo tonalità più chiare non ti deve interessare, sono un Saiyan quando te.-
Lo lasciò andare scaraventandolo a terra con forza tanto da farlo strisciare per un metro buono. L’osservò dall’alto in basso mentre tossiva e tornava a respirare normalmente tenendosi una mano al collo dolorante. Quando l’altro alzò gli occhi su di sè tornò a parlare.
-Io sono il tuo principe. Esiguo il rispetto che mi devi indifferentemente dalla tua personale opinione. Rivolgiti a me in questo modo ancora una volta e ne pagherai le conseguenze.- sentenziò fissandolo con sguardo glaciale.
L’altro avvertì un brivido corrergli lungo la schiena fissando gli occhi più azzurri che mai del principe. Non pensava che un mezzosangue potesse mai incutergli tanto timore senza che neanche si avvicinasse. Abbassò lo sguardo sconfitto.
-Sí, Vostra Maestà.- mormorò appena.
Trunks sorrise prima di voltargli le spalle e imboccare la porta, i Saiyan adulti s’inchinarono al suo passaggio.
Il glicine sospirò appena fu abbastanza lontano dal campo, mantenere un tono fermo e autoritario era stato difficile ma era riuscito a farsi rispettare. Seguire il consiglio del padre di alzare la testa  e ricordargli il suo ruolo era stata la scelta migliore. Trovò proprio lui, appoggiato a una delle tante navicelle, che lo aspettava. Attorno a lui poteva avvertire un’aura non esattamente tranquilla, chissà cosa era successo.
Il Saiyan non proferì parola entrando nella capsula spaziale dopo avergli fatto segno di seguirlo. Trunks afferrò un rilevatore, mollato lì da qualcuno, e imitò il padre, pur non sapendo dove stessero andando impostò il pilota automatico.


Bulma borbottava incessantemente da ormai quasi un’ora, trascinandosi Bra per l’intero palazzo. I Saiyan attorno a lei la fissavano incuriositi senza aver il coraggio di avvicinarsi, l’azzurra spintonava chiunque avesse davanti e rivolgeva uno sguardo di fuoco a chiunque osasse lamentarsi. Non aveva forza combattiva ma il potere nelle sue mani, essendo la Regina, metteva tutti a cuccia.
-“Non mi sembra che il tuo cervello ti abbia mai aiutato ad uscire dai guai in cui ti cacci”- borbottò. -“La prossima volta non venirmi a chiamare”- continuò scimmiottando il marito. -“Da sola non vai da nessuna parte!” Che nervoso!- esclamò tirando un calcio a una delle poche decorazioni presenti all’interno del palazzo.
Niente sembrava poter fermare il suo andazzo nervoso, percorreva il corridoio a passo svelto. Era tutto abbastanza silenzioso, nonostante la quantità di persone che bazzicavano nel castello, solamente il rimbombo dei propri passi e della propria voce riempiva l’enorme spazio vuoto. Bra la seguiva faticando a starle dietro nonostante fosse praticamente trascinata. Raggiunsero il portone principale, i due soldati erano come sempre di guardia. Si misero sull’attenti non appena la videro ma l’azzurra gli diede poco retta. Si fermò lì davanti e li fissò con espressione severa quasi volesse incenerirli.
-Aprite il portone.- ordinò.
I due Saiyan si guardarono confusi, avevano il preciso ordine di non far uscire la Regina dal castello se non accompagnata. Alle sue spalle non c’erano nè le guerriere addette alla sua protezione nè il Re, perciò rimasero qualche secondo a riflettere sul da farsi chiedendosi cosa fosse meglio fare.
-Allora?- sbottò la donna.

-Mia signora, il Re ha ordinato espressamente di non farvi uscire da sola.- disse qualcuno alle sue spalle.
-Taci, Allistar.- sentenziò la Regina adirata pur non avendo compreso appieno le sue parole pronunciate in quella lingua a lei quasi del tutto sconosciuta.
Il guerriero si frappose tra la Regina e il portone, sovrastando la donna di parecchi centimetri e fissandola con rimprovero.
Bulma aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto, lasciando la mano di Bra.
-Vostra maestà, è per il vostro bene. Il Re vi vuole incolume e viva quando tornerà, perciò non siete autorizzata ad uscire.- sentenziò. -Dov’è la vostra squadra?-
La donna sbuffò alzando gli occhi al cielo.
-Che ne so! Oggi c’è talmente tanto caos che potrebbero benissimo essersi volatilizzate nel nulla.- disse.
Allistar socchiuse gli occhi affatto convinto della risposta reale ma non fiatò, mantenendo un contegno adeguato alla propria posizione. Si schiarì la gola e drizzò la schiena, risoluto.
-Allora non posso farvi uscire.- disse.
L’azzurra prese a massaggiarsi la base del naso prossima a una crisi di nervi: Vegeta pensava di poterla tenere in gabbia come un volatile prezioso, chiusa in una teca di vetro per evitare che si facesse male. Ma lei non era il tipo che se ne sta con le mani in mano, anzi, l’avventura la chiamava ogni qual volta ci fosse troppa quotidianità nella propria vita. Non si sarebbe sposata il principe dei Saiyan altrimenti! Avrebbe dimostrato a quell’idiota che non poteva darle ordini né tenerla rinchiusa.
Afferrò due mantelli scuri e ne avvolse uno attorno alla bambina alle sue spalle, le sollevò il cappuccio e le accarezzò una guancia sorridendole appena. Bra guardò la madre confusa ma non fiatò osservandola alzarsi e indossare a sua volta il capo scuro, coprendo il viso dai colori chiari con il cappuccio. La donna alzò poi lo sguardo su Allistar inchiodandolo sul posto con quei fari azzurri, giurò di averlo visto sussultare.
-Ascolta, Allistar, mio marito non mi da ordini e non può impedirmi di fare ciò che voglio. Io sono una persona libera di fare ciò che vuole, oltretutto sono la tua Regina e devi stare ai miei ordini. Quindi se ti dico che voglio uscire di qui, tu apri quel fottuto portone e mi lasci uscire. Altrimenti farò in modo che questa sia l’ultima conversazione che potrai avere in vita tua.- lo minacciò senza smettere di guardarlo negli occhi. -Sono stata chiara?-
Il guerriero rimase impietrito sul posto, colto alla sprovvista dall’enorme foga della donna davanti a sè. Minuta e priva di forza combattiva ma con una potenza di carattere senza eguali. Si chiese se tutte le terrestri fossero così o lei fosse un’eccezione.
Si schiarì la voce tornando con i piedi per terra.
-Sì, mia signora.- disse spostandosi poi di lato. -Aprite il portone.-
Le guardie eseguirono senza proferir parola e la donna prese per mano la figlia macinando gli ultimi metri che la separavano dalla libertà. Fulminò con lo sguardo i due soldati, che si erano rifiutati di eseguire un suo ordine, ed oltrepassò l’uscio.
-Regina.- la richiamò Allistar costringendola a fermarsi. -Se il Re dovesse tornare prima di voi, cosa dovrei dirgli? Sapete di star passando dei guai, immagino.-
Bulma fece una smorfia ripensando alla litigata di poche ore prima avuta con il compagno. Voltò le spalle al castello e alzò un braccio in segno di saluto.
-Quello che ti pare, me la vedrò dopo io con Vegeta e la sua cocciutaggine.- disse riprendendo a camminare.
Allistar s'inchinò mentre le porte massicce venivano chiuse alle spalle della Regina, la cui immagine che si allontanava fu l’ultima vista dal guerriero.
L’azzurra sorrise alla bambina che aveva per mano, fiera di aver fatto valere la propria libertà e le proprie opinioni. Vegeta poteva essere un Saiyan, un Re, un guerriero o tutto quello che gli pareva ma non l’avrebbe mai piegata a tal punto da rinchiuderla in quel palazzo ed impedirle di fare ciò che vuole. E lui lo sapeva.
Si guardò attorno non sapendo da che parte iniziare la sua esplorazione. Non avevano un mezzo di trasporto e le capsule che li contenevano che si era portata da casa erano nello zaino nella sua camera. Nel palazzo. Sospirò rassegnandosi a proseguire a piedi, avrebbe limitato la sua gita alla città in cui sorgeva il palazzo.
Come al solito le vie erano gremite di gente, guerrieri in ogni dove. Alcuni erano molto giovani, ridevano e scherzavano tra di loro come qualsiasi adolescente della loro età che avrebbe potuto vedere sulla Terra. Incredibile come, nonostante fossero a svariati anni luce di distanza, Bulma potesse riscontrare la somiglianza tra la normalità su quel pianeta e quella sul proprio. Passeggiò per le vie della città tenendo per mano la piccola Bra incuriosita dal circondario. I cappucci coprivano loro parte del volto, nessuno avrebbe potuto riconoscerle se non a distanza ravvicinata quindi erano abbastanza tranquille. Qua e là potè scorgere qualche piccolo focolaio di protesta, che veniva per lo più ignorato dai passanti o addirittura qualcuno provvedeva a far tacere la cosa con una bella scazzottata.
La città era un mix tra tecnologia e tradizione, con gli edifici molto semplici e basilari alternati ad alcuni più complessi ed imponenti. Tra i venditori ambulanti che si appostavano qua e là ai lati della strada, la stragrande maggioranza vendeva roba utile per il combattimento, dalle armature ai rilevatori. Bulma si chiese quanto sarebbe costato a Vegeta ricomprarsi ogni volta la tuta, per fortuna lei poteva costruirgliela ogni volta a titolo gratuito. Con il ritmo con cui la distruggeva doveva trovare al più presto una soluzione per renderla più resistente agli scontri.
Aggrottò le sopracciglia rendendosi conto di star pensando a lui nonostante l’avesse fatta arrabbiare. Dannato Saiyan.
Una bancarella attirò la sua attenzione: era diversa dalle altre, vendeva per lo più oggetti elettronici e meccanici adatti alla riparazione di navicelle, vasche rigeneranti ed altre cose. L’azzurra si fermò ad osservarne il contenuto, rapita come un bambino in un negozio di giocattoli. Moriva dalla voglia di sapere a cosa servissero tutti quegli aggeggi a lei sconosciuti, peccato che masticava la lingua Saiyan assai poco. Tutta colpa di Vegeta che si ostinava a non insegnargliela, quasi la volesse tagliare fuori dal suo mondo.
-Stupido scimmione.- borbottò sottovoce per la seconda volta in un’ora.
Afferrò quello che sembrava un pezzo di ricambio per il computer di una navicella studiandolo per diversi minuti. Le era familiare ma non capiva esattamente dove andasse.
Alzò gli occhi sul commerciante, una splendida ragazza minuta dalla faccia annoiata, sicuramente non esattamente felice di essere lì, e pensò di chiedere spiegazioni sulle caratteristiche tecniche. Osservò la sua faccia scazzata, sembrava affatto contenta di essere lì, forse avrebbe preferito andarsene in giro per pianeti a fare a botte con qualcuno. Tentennò un secondo sul chiederle o meno ciò di cui aveva bisogno ma si disse che se lei aveva avuto una giornataccia non era il motivo per non occuparsi dei clienti.
Si schiarì la gola attirando l’attenzione della Saiyan. La ragazza le rivolse uno sguardo glaciale.
-Ehm...Questo pezzo?- disse insicura.
La ragazza la squadrò dalla testa ai piedi poi rivolse l’attenzione altrove.
-40 ek.- le rispose.
Bulma aggrottò le sopracciglia infastidita per quella mancanza di attenzione.
-Cosa… funziona...come.- borbottò pregando che l’altra capisse.
La Saiyan la guardò di sbieco, chiedendosi che problemi avesse a parlare. Si sporse nella sua direzione fissandola di sottecchi.
Bulma si sentì come un fenomeno da baraccone, sicuramente la ragazza l’aveva presa per una stramba che non parla la loro lingua. Purtroppo non poteva farci niente, perciò le sorrise cordiale sperando che non andasse a sbirciare oltre al cappuccio. Fece un passo indietro, mettendo spazio tra loro due.
L’altra la guardò incuriosita non capendo il suo comportamento nè perchè avesse il viso coperto. Certo di gente strana ne passava ma quella donna aveva qualcosa di diverso. Giurò di aver visto dell’azzurro al di sotto del cappuccio.
-Perchè non parli la lingua comune?- le chiese.
Bulma la guardò stranita, non aveva capito una parola di quello che le aveva detto.
La Saiyan la fissò in attesa di una risposta che non sarebbe arrivata per ovvi motivi. E quando lo capì rimase comunque a guardarla, non potevano comunicare a parole, come avrebbe fatto a capire cosa volesse.
La Regina si guardò attorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla ad esprimersi o quantomeno a farle capire cosa intendesse dire.
Ma certo! Il telefono!
Frugò velocemente nelle tasche e tirò fuori lo smartphone, sotto lo sguardo incuriosito e confuso della ragazza dietro al bancone.
-Dov’è… Non dirmi che l’ho cancellata.- borbottò sottovoce scorrendo veloce sullo schermo. -Eccola!- esclamò.
Voltò lo schermo in direzione della Saiyan, mostrandole la foto dello stesso componente che aveva lei in laboratorio. Poi ci affiancò quello sul banco, pregando che la comprendesse.
La giovane osservò la foto per diversi istanti in silenzio.
Bulma frugò nel proprio cervello alla ricerca di qualche parola che l’aiutasse. Maledì il marito ancora una volta per non averle permesso di imparare la loro lingua.
-Diversi?- aggiunse poi.
La ragazza alzò lo sguardo sulla Regina e finalmente comprese. Si allontanò da lei e cercò qualcosa sotto al bancone per qualche secondo. Le porse poi un foglio con su scritte tutte le caratteristiche tecniche. In lingua Saiyan.
Bulma sospirò, le porse comunque l’oggetto e pagò il prezzo che le era stato detto. Osservò il volantino allontanandosi poi con Bra per mano, cercando di raccapezzarsi almeno un minimo. I caratteri di quella lingua era un altro universo. Decise che se lo sarebbe fatto tradurre da quel testone che aveva sposato.
Continuarono il loro giro tra le bancarelle, osservandone di più disparate in mezzo alla maggioranza che vendevano oggetti di uso quotidiano. Bra le strinse la mano con forza costringendola ad abbassare lo sguardo su di lei. La bambina la tirò verso sinistra e lei non potè far altro che farsi trascinare per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione così all’improvviso. Si avvicinarono a uno dei pochi banchi privi di armature. Bulma si fermò ad osservarla: era quasi interamente occupata da oggetti vari e particolari, di cui non ne riconobbe la funzionalità della maggior parte. Però adocchio quella che sembrava una pietra terrestre. La prese d’impulso in mano facendosi scappare un sorriso nostalgico.
Bra invece si fiondò dal lato opposto rispetto alla madre e, mettendosi in punta di piedi, sbirciò oltre il bordo puntando all’oggetto che l’aveva attratta. Non brillava, nè era di colori sgargianti, tantomeno sembrava morbido anzi le pareva logoro. Insomma era assolutamente diverso da tutto ciò che le sarebbe potuto piacere. Però c’era qualcosa in quell’oggetto che la catturava e lo voleva per sè come il vestito nuovo visto in vetrina la settimana prima.
-Bra? Cos’è che vuoi?- le chiese Bulma avvicinandosi.
La bambina si limitò ad indicare il pezzo di stoffa logoro disteso poco avanti a lei. La madre seguì il suo dito ed alzò un sopracciglio confusa adocchiando l’oggetto dei desideri della sua bambina. Lo afferrò e glielo mostrò.
-Vuoi questo?- le disse porgendoglielo.
-Sì.- rispose afferrandolo.
Bulma la fissò stranita, non era esattamente il tipo di oggetto su cui avrebbe scommesso. Chissà cosa ci trovava. Alzò le spalle, pensando che sua figlia possedesse una fervida immaginazione e che potesse vederci qualcosa di speciale. Cercò con gli occhi la proprietaria che però le fece segno che non voleva niente, poi le indicò un punto sull’armatura prima di fare un leggerissimo inchino.
Bulma sussultò osservando il simbolo della casata reale ben visibile. Si affrettò a coprirlo con il tessuto scuro e fece segno alla donna di mantenere il segreto. Le sembrò aver capito dato che tornò ad urlare a squarciagola chissà che in lingua Saiyan, mentre lei si affretta ad afferrare la mano della figlia e ad allontanarsi da lì.
-Ehy Radish ma quella non è la terrestre?- disse Napa indicando la donna incappucciata che si dirigeva a passo svelto lungo il centro della strada per poi farsi inghiottire dal flusso di gente.
Radish, con la faccia annoiata, si tirò su dalla posizione sdraiata in cui era e seguì il dito del compare non molto interessato.
-Quale terrestre?- borbottò poi.
Il pelato ebbe voglia di picchiarlo ma si trattenne.
-Quante diavolo di terrestri conosci? La Regina, la donna di Vegeta, becero!- gli urlò addosso.
Radish si fermò un secondo a pensare, si era appisolato qualche minuto e le sue facoltà mentali, già nettamente scarse, erano inferiori al normale. Quindi ci mise qualche attimo in più per collegare il cervello e rendersi conto di ciò che Napa gli stesse dicendo.
-Oh, sì!- esclamò poi fissando le due figure che si mimetizzavano nella folla. -Che diavolo ci fa qui? E quella non è la mocciosa mezzosangue? Vegeta aveva ordinato di non farla uscire dal palazzo.-
Napa assottigliò lo sguardo seguendo i movimenti delle due che sembravano non destare sospetti e non essere state riconosciute da nessuno. Si alzò poi, con tutto l’intento di seguirle.
-Alzati.-
Radish lo fissò con un sopracciglio alzato mentre l’energumeno si dirigeva verso la Regina senza aggiungere altro. Fece schioccare la lingua sul palato: odiava che Vegeta gli desse ordini, figuriamoci Napa. Perciò allungò la gamba e diede un calcio all’amico, facendolo incazzare.
-Che cazzo fai!?- sbottò.
Radish si alzò e lo superò senza degnarlo di uno sguardo nè di una parola. Napa ringhiò infastidito seguendo l’altro giù dalla collina sulla quale si erano distesi.
Bulma, ignara dei due che la stavano pedinando, si fermò ad osservare l’ennesima bancarella pieno di oggettucoli che, a una scienziata come lei, facevano immensamente gola. Acquistò quello che era sicura fosse la versione aggiornata di un dispositivo elettronico in grado di far funzionare uno dei suoi super computer. Pregò che fosse compatibile, altrimenti avrebbe speso dei soldi inutilmente. Afferrò un rilevatore, posato quasi a caso in mezzo a tutta quella roba, e lo indossò quasi per gioco. L’oggetto però l’avvertì immediatamente di due forze alle sue spalle, che avevano un livello di combattimento a tre cifre. Incuriosita fece per voltarsi ma un’ombra le piombò addosso trascinando via lei e Bra.
Si dimenò a più non posso tra le braccia del suo rapitore, urlando a pieni polmoni contro la sua mano parole non comprensibili. Alla fine gliela morse.
-Ahi!- gridò l’uomo lasciandola andare. -Dannata terrestre.-
L’azzurra si voltò di scatto per inquadrare bene il viso di chi aveva osato mettere le mani sulla Regina, con il puro intento di fargliela pagare poi.
-Radish?- disse invece quasi sconvolta. -Ma che diavolo…?-
Il capellone incrociò le braccia al petto, le rivolse uno sguardo torvo risentito per il morso piuttosto forte che gli aveva rifilato. L’altra si mise nella stessa posizione, guardandolo di rimando con sufficienza.
-Cosa ci fate qui?- chiese quando adocchiò la figura di Napa con Bra sottobraccio.
-Cosa ci fate voi due qui, piuttosto. Vegeta ha dato l’ordine di non farvi uscire senza scorta.- la rimproverò il pelato mettendo giù la bambina.
Bulma fece scattare il mento in direzione opposta emettendo uno “tsk” sdegnato, degno del Re. Ancora una volta il marito aveva sguinzagliato i suoi scagnozzi per tenerla a bada.
-Me ne frego dei suoi ordini. Io sono sua moglie non un suo soldato.- rispose loro voltandogli le spalle con l’intento di andarsene.
Napa però la fermò, prendendola da un polso e sollevandola da terra come se fosse un sacco da boxe.
La donna iniziò ad agitarsi urlandogli di lasciarla o ne avrebbero pagato le conseguenze. Ovviamente il Saiyan la ignorò incamminandosi verso la parte da cui erano provenuti, diretti al castello reale.
-Come vuoi, intanto torniamo indietro.- commentò il fratello di Goku.
Bulma continuò ad urlare e a scalciare persino quando l’omone se la mise in spalla, trattenendola con un braccio senza sforzo nonostante il suo agitarsi. La sua forza era qualcosa di estremamente esiguo rispetto a quella di qualsiasi altro Saiyan presente sul pianeta. Perciò non gli fu difficile evitare di darle peso e continuare il proprio percorso.
La scienziata emise un suono di fastidio incrociando le braccia al petto e smettendo di agitarsi: non avrebbe risolto nulla, erano troppo forti. Poi però l’illuminazione e un ghigno malefico si fece largo sulle sue labbra.
-Oh, beh, allora vorrà dire che dirò a Vegeta di avervi beccato mentre sperperavate i soldi della corona con qualche puttana aliena.- minacciò.
-Che!?- esclamarono all’unisono. -Non è assolutamente vero.- continuò Radish.
-E non hai prove.- aggiunse Napa.
Bulma lanciò loro uno sguardo sadico che li fece rabbrividire.
-E a chi pensate che crederà Vegeta? A me o a voi?- sogghignò lei.
I due Saiyan si guardarono cercando l’aiuto nell’altro che però non c’era. Quella donna era subdola e sapeva come manipolare le persone. Radish alzò le spalle mandando poi al diavolo tutto quanto, Napa ci pensò su qualche istante prima di decidere di mettere giù la Regina.
Bulma lanciò uno sguardo torvo all'energumeno pelato che, poco delicatamente, le aveva concesso di rimettere i piedi a terra. Incrociò le braccia al petto fissandolo dal basso verso l’alto.
-Okay, puoi continuare a gironzolare per il pianeta.- le disse.
-Grazie.- disse sarcastica lei incamminandosi.
Radish l’afferrò per il mantello, impedendole di proseguire. Sbirciò il suo viso piegandosi in avanti e per poco non si beccò una testata sul naso. La guardò torvo mentre lei gli fece una linguaccia.
-Noi veniamo con te.- continuò il pelato.
L’azzurra voltò la testa verso il Saiyan, e Radish si spostò appena in tempo per evitare che lo colpisse, con occhi sgranati. Aveva sentito bene? Per quale stracavolo di motivo quei due si proponevano di accompagnarla!
-Che!?- squittì incredula.
-Una debole terrestre non dovrebbe girare da sola per le strade di questo pianeta.- le fece notare il pelato.
A Bulma venne voglia di urlare e di dirgli che se la sapeva cavare da sola, ma dopo gli ultimi avvenimenti era conscia che avere qualcuno che poteva proteggerla in caso di pericolo era decisamente la scelta migliore. Sospirò rassegnata alzando poi le mani come per arrendersi.
-Ok. basta che non mi state addosso.- disse loro prima di incamminarsi nuovamente.
I due la seguirono come un’ombra, stando attenti a “non starle addosso” nonostante il significato di tale espressione fosse a loro sconosciuto.
Bulma si fermò più o meno ovunque, più per dispetto che per reale interesse, schizzando via non appena i due le si avvicinavano. Volevano starle dietro? Bene, li avrebbe fatti penare.
-Andiamo, siete più lenti e noiosi di Vegeta quando lo trascino per negozi.- li rimproverò facendosi trascinare dalla figlia verso l'ennesima vetrina  
I due Saiyan si guardarono interrogativi: da quando Vegeta, il principe dei Saiyan, si fa trascinare per negozi? Anzi da quando Vegeta andava per negozi? Erano più che sicuri che non facesse nulla che non volesse fare. Come faceva quella donna a rigirarselo tra le dita in quella maniera sarebbe rimasto un mistero.
La combriccola improvvisata continuò l’allegro viaggio tra le vie della città, con Bra e Bulma che sfuggivano alla vista dei due Saiyan appena trovavano l’occasione approfittando del fatto che nessuno dei due sapesse percepire le auree. Era così semplice, bastava sparire dalla loro vista che quei due si ritrovavano a cercarle quasi nel panico, temendo una punizione divina da parte di Vegeta.
-Dove diavolo si sono cacciate quelle due!?- sbottò il capellone guardandosi attorno.
Bulma, a pochi metri da loro nascosta dietro un muro, si tappò la bocca con una mano per evitare di scoppiare a ridere e farsi scoprire. Invitò anche Bra a fare silenzio e a rimanere nascosta quando la bimba sbirciò oltre il muro ridacchiando. La scienziata attese qualche secondo che i due idioti si allontanassero prima di uscire dal nascondiglio e raggiungere la folla più vicina, confondendosi nel mezzo. Approfittarono del flusso di gente per entrare in centro città ed osservare il netto cambiamento di costruzioni, quasi tutte molto moderne e ipertecnologiche. Giurò di aver visto un’antenna, o qualcosa di simile, su uno di essi.
-Mamma, ho fame.- la richiamò la voce della bimba.
Bulma sorrise alla figlia.
-Ora troviamo qualcosa da mangiare.- la confortò prendendola per mano.


Il pianeta Freezer 52 non sembrava altro che un’enorme distesa di ghiaccio e poco altro. Il fiato si trasformava in una nuvola gelata non appena usciva fuori dalla sua bocca, Trunks ringraziò di avere addosso la battle suite e non dei semplici abiti terrestri. Le temperature su quel pianeta probabilmente sfioravano lo zero o  scendevano pure al di sotto e lui non aveva voglia di morire congelato, capì il motivo per il quale il padre aveva deciso di portare solo lui. Era un clima troppo rigido per la madre.
-Andiamo.- sentenziò il genitore incamminandosi.
Trunks si affrettò a seguirlo senza smettere di guardarsi attorno. Sembrava esserci solo ghiaccio per chilometri, il cielo era sempre notturno a causa della mancanza di soli abbastanza vicini per poterlo illuminare, le temperature erano estremamente basse tanto che tutto il circondario assomigliava a un ghiacciaio perenne. Chissà che tipo di popolazione poteva sopravvivere in un posto del genere, certo che l’universo era pieno zeppo dei posti più disparati. La Terra a confronto era un paradiso.
-Principe Vegeta! Quanto tempo.- sentenziò una voce in lingua comune avvicinandosi loro.
-Già.- rispose il sovrano.
Trunks si fermò ad osservare l’alieno che aveva chiamato suo padre con quell’appellativo regale, scrutandone le forme e i lineamenti scorgendo però ben poco attraverso il cappuccio scuro. Riuscì a distinguere due grandi occhi cremisi e una capigliatura scompigliata azzurra, la pelle era quasi dello stesso colore di quella dei namecciani tendente più all’azzurro. Non riusciva a percepirne l’aura, quindi non potè dire se possedesse una grande forza combattiva o meno. Anche se non gli sembrava esattamente il tipo di alieno combattente, il suo fisico sotto il mantello scuro sembrava troppo magrolino per poter affrontare uno scontro.

L’alieno spostò lo sguardo su di lui e Trunks sussultò impercettibilmente.
-Hai ragione, ragazzo, non sono un guerriero. Il combattimento non mi interessa.- disse senza staccare lo sguardo dal suo. -Al tuo contrario, che invece lo scontro ti esalta.-
-Ma che?- mormorò il mezzosangue non capendo.
L’alieno sorrise di sbieco di fronte alla confusione del suo giovane interlocutore. Tornò a prestare attenzione all’uomo adulto che li guardava senza espressione. Piegò il busto riconoscendo così il suo ruolo di Re, al di fuori del pianeta Vegeta-sei.
-La mia gente vi sarà sempre grata per quanto avete fatto per noi, dandoci un pianeta in cui stare.- disse fissando il terreno.
Vegeta storse il naso non commentando quanto appena detto. Lo superò dirigendosi all’interno dell’edificio dalla strana forma davanti a loro, seguito da Trunks che non sapeva raccapezzarsi in quella strana situazione. Chi sorvegliava l’entrata si mise sull’attenti non appena varcò la soglia, riconoscendo, seppur dopo molti anni, il principe di quella razza estinta. O quasi.
Il glicine osservò il padre accomodarsi su una delle sedie di legno accanto al grande tavolo ovale. Rimase in piedi incapace di prendere una decisione su cosa gli trasmettesse quel posto. Si guardò attorno scrutando l’ambiente spartano in cui si erano recati, il padre sembrava conoscere il posto come le sue tasche tanto facilmente vi era entrato.
-A cosa devo tale visita, principe?- chiese l’alieno.
-Il mio regno è tornato a nuova luce e voglio stipulare un accordo d’alleanza con questo pianeta.- sentenziò il Saiyan guardando altrove.
L’alieno sollevò le sopracciglia sotto il cappuccio stupito.
-Il pianeta Vegeta-sei è tornato?-
-Già.- mormorò semplicemente l’altro.
-Ma è un’ottima notizia! La vostra razza è sempre stata una delle migliori nel combattimento.-
Vegeta lo guardò con la coda dell’occhio rimanendo sul chi va là pur essendo apparentemente rilassato. Spostò lo sguardo sul figlio, che si guardava attorno con un’espressione indecifrabile.
-Vi avevano dato per morto, dove siete stato in tutti questi anni?- chiese l’alieno.
Vegeta aggrottò le sopracciglia.
-Non credo siano affari tuoi.- gli rispose con tono piatto.
L’alieno non fiatò, rimanendo a fissare il profilo marcato del Saiyan in completo silenzio. Trunks lo guardò aspettandosi una qualsiasi risposta che non sembrava arrivare.
-Oooh.- mormorò poi.
Vegeta fece saettare le pupille nella sua direzione a quel suono, capendo al volo ciò che stava succedendo. Digrignò i denti infastidito per quell’invasione tentando di erigere delle barriere attorno alla sua mente.
-La Terra, che bel pianeta.- disse senza che l’altro avesse proferito parola su di essa. -Blu e verde, con un clima mite e giornate formate da 24 ore. Niente di più bello per la formazione della vita.-
Trunks lo guardò incuriosito, come diavolo aveva fatto a capire che provenissero dalla Terra? Suo padre non ne aveva fatto parola e a quanto sapeva nessuno, al di fuori di Vegeta-sei, era a conoscenza di quel dettaglio. Aggrottò le sopracciglia sospettando che possedesse qualche strano potere psichico.
L’alieno incappucciato girò attorno all’uomo dagli occhi scuri apparentemente senza motivo. Si fermò alle sue spalle poggiando coraggiosamente una mano su di lui. I suoi occhi cremisi si accesero come lampadine, illuminando ciò che il cappuccio nascondeva da occhi indiscreti.
-Un rivale. E c’è anche qualcos’altro.- disse.
Vegeta stufo di quella farsa si alzò di scatto scostando malamente la mano dell’alieno da sè. Lo fissò con le sopracciglia aggrottate mantenendo una discreta distanza da lui.
-Smettila di frugare nella mia testa, Esor.- sbottò arrabbiato.
Esor abbassò il braccio fissando con la testa leggermente inclinata l’uomo di fronte a sè.
Vegeta si appoggiò al tavolo incrociando le braccia al petto.
-Sono qui per questioni burocratiche non sentimentali.- lo informò.
-Che tipo di burocrazia, principe?-
Il Saiyan schioccò la lingua sul palato chiedendosi perchè gli stesse facendo quella domanda se poteva leggerla direttamente da solo. Probabilmente si divertiva a giocare con chiunque non avesse i poteri come i suoi ma a lui questo non piaceva.
-Un alleanza. Vi offriamo la nostra protezione in cambio di denaro.- spiegò il reale tenendo lontano lo sguardo dall’alieno di fronte a lui.
Esor non parlò per interminabili secondi e Vegeta avvertì nuovamente la sua presenza tra i propri pensieri. Lo cacciò ringhiando appena ammonendolo con lo sguardo. Se ci avesse provato una terza volta non sarebbe stato così paziente.
-Non abbiamo bisogno di protezione, il nostro pianeta non è fonte di interesse per nessuno.- gli rispose Esor senza alcuna inclinazione nella voce. -Declino il vostro accordo.-
Il moro corrugò lo sguardo puntandolo sulla creatura azzurrognola che gli stava di fronte, cercando di far lavorare il cervello per trovare una soluzione a quella posizione così scomoda.
-Ma,- disse all’improvviso Esor. -Se voi mi lasciaste entrare nella vostra mente per qualche minuto, potrei accettare ugualmente.-
-Entrare nella nostra mentre?- gli fece eco Trunks.
Vegeta non spostò lo sguardo da chi aveva davanti pur avendo sentito ciò che implicitamente il figlio gli stava chiedendo.
-Gli abitanti di questo pianeta sanno leggere nel pensiero e nei ricordi.- spiegò spicciolo.
Trunks sgranò gli occhi: ecco perchè prima aveva risposto alla sua domanda senza che gliela ponesse. Gli leggeva nel pensiero e trovava ciò che gli serviva. Assurdo! E affascinante allo stesso momento.
-Nella vostra mente c’è qualcosa che non sono riuscito a capire, se mi permettete di accedervi io farò in modo di elargirvi una cospicua ricompensa oltre al vostro accordo.- rincarò la dose Esor attendendo una risposta dal sovrano.
Vegeta sbuffò, non gli piaceva cedere ai poteri di quegli esseri. Potevano scavare veramente a fondo nell’animo di una persona. E lui era l’ultima persona che voleva essere letto come un libro aperto.
-Basta che ti muovi.- sentenziò.
Esor ghignò un poco prima di piegare nuovamente il busto come segno di ringraziamento.
-Vi ringrazio. Ci vorranno pochi minuti.- disse tornando in posizione eretta.
Il Saiyan avvertì distintamente l’alieno entrargli in testa ma non oppose resistenza per quanto la cosa gli desse fastidio. Negli anni aveva imparato ad erigere una serie di barriere per impedire a chicchessia di scrutargli dentro, solamente Bulma era riuscita ad abbatterle accedendo alla parte più profonda di sè senza che lui potesse fare nulla per impedirlo. E l’idea che qualcun altro potesse farlo gli dava assai noia.
-Vedo un sacco di cose. Siete cambiato, principe.- mormorò Esor facendosi largo tra i pensieri dell’uomo. -Il vostro animo è decisamente più limpido dell’ultima volta che vi ho visto, quasi puro.-
Vegeta sussultò nel sentirsi addosso quell’aggettivo che credeva potesse calzare solamente a Goku. Ne aveva sentite di cose assurde, ma quella le batteva tutte.
-Una donna.- sentenziò l’alieno attirando l’attenzione del Saiyan. -Una terrestre. È merito suo se siete cambiato e… di vostro figlio. Sì, un mezzosangue che vi rende assai orgoglioso.-
Trunks sentì il suo cuore mancare un battito: non credeva di essere parte integrante del cambiamento paterno. Gli luccicarono gli occhi d’emozione a sentire che ne era orgoglioso.
Vegeta dal canto suo si rifiutò di guardare il figlio, in imbarazzo per i suoi sentimenti messi a nudo.
-Quanto amore.- disse Esor cambiando direzione. -Non credevo che si potesse provare così tanto amore per qualcuno. Non pensavo ne esistesse una quantità tale da spazzare via qualsiasi altro sentimento negativo presente.- disse stupito.
Neanche lui poteva immaginare di essere capace di provare tale sentimento, figuriamoci in modo così potente. Eppure Bulma era riuscita a sradicare tutto l’odio presente in lui e riempirlo di affetto. Che poi era cresciuto sempre più, colmando quell’immenso vuoto che da anni si portava dietro. Trunks e Bra avevano fatto il resto, distruggendo tutto ciò che di negativo c’era in lui per sostituirlo con tutto l’amore che i figli potessero donargli.
-Ah, la famiglia. Non credo esista qualcosa di più nobile del voler proteggere la propria famiglia.- asserì l’alieno alle sue spalle.
Il sovrano non fiatò lasciando che Esor continuasse a scavargli dentro, nonostante la cosa lo disturbasse. Chiuse gli occhi tentando di liberare la mente per facilitare il compito all’alieno in modo che quella storia finisse in fretta.
Passaro venti o trenta minuti ed Esor decise di aver trovato abbastanza. Lasciò andare Vegeta, togliendo la mano dalla sua spalla e si avvicinò al piccolo principe che lo fissò un po’ preoccupato. L’alieno incappucciato chiese con lo sguardo il permesso di poter leggere anche nella sua mente.
Trunks impiegò qualche attimo ma alla fine annuì, permettendogli di accedere ai suoi ricordi. La “seduta” durò decisamente meno di quella del padre e lui non ne potè che essere più felice. Giurò di aver visto un sorriso spuntare oltre il cappuccio di Esor ma quando lo mise a fuoco era già scomparso
Il Saiyan purosangue si alzò in piedi mentre l’altro richiamava un suo simile. Il secondo alieno posò sul tavolo una copiosa quantità di fogli scritti ovviamente in lingua comune, Trunks li osservò cercando di capirci qualcosa pur non conoscendo quella lingua, avrebbe dovuto impararla prima o poi.
Vegeta lanciò uno sguardo ad Esor che immobile lo osservava dall’altra parte del tavolo. Posò poi gli occhi sui fogli, li prese spostandoli per lasciare davanti a sè soltanto l’ultimo. Firmò sulla riga in fondo con quella che sembrava una strana penna naturale -Trunks si chiese se non fossero i resti di qualche strano animale- poi si tolse un guanto sotto lo sguardo curioso del figlio. Si provocò un taglio quasi invisibile sul pollice usando il proprio ki, quando uscì abbastanza sangue da ricoprire il polpastrello, premette il dito sul foglio accanto alla firma. Poi si rimise il guanto.
Esor fece la stessa cosa pochi secondi dopo, imprimendo un’impronta azzurrina poco sotto quella del Re.
-Bene, il patto è stipulato. Nel giro di una settimana solare avrete i soldi che vi spettano per il disturbo.- esordì.
Vegeta non rispose spostando le iridi scure sul figlio che aveva osservato la scena in silenzio.
-Andiamo, Trunks.- sentenziò.
-Eh? Sì.- rispose il ragazzino distratto
-Non so quanto vi convenga tornare indietro ora, è in arrivo una tempesta di asteroidi, rischiereste di essere presi in pieno.- li fermò Esor.
Padre e figlio si guardarono chiedendosi cosa fosse giusto fare, Vegeta distolse lo sguardo dal figlio e lo puntò sull’alieno di fronte a loro.
-Fra quanto?- chiese il Re.
-Venti minuti.- rispose senza che gli altri due potessero vedere la sua espressione oltre il cappuccio. -Da qui a Vegeta-sei sono necessarie due ore. Non fareste in tempo.-
Trunks sospirò conscio di non poter tornare indietro se non volevano finire maciullati dalla tempesta. Osservò il padre che con la solita espressione indecifrabile non faceva trasparire nulla di ciò che gli passasse per la testa.
-Potete rimanere qui fin quando non sarà terminata, purtroppo non posso offrirvi del cibo in quanto per voi sarebbe mortale.- sentenziò l’alieno azzurrognolo.
Trunks sussultò: che genere di alimenti mangiavano per essere loro mortali? Veleno? Non ci teneva a saperlo. Sul suo volto si dipinse una smorfia di disappunto, il suo stomaco iniziava a brontolare e se non avesse messo del cibo sotto i denti prima di subito avrebbe iniziato a sentirne le conseguenze.
Alzò gli occhi chiari sul genitore che sembrava star riflettendo sulla situazione e sul da farsi, immobile come sempre nella sua regale presenza. Il ragazzino si trovava spesso a chiedersi cosa gli passasse per la testa nonostante l’apparente immobilità.
Sul viso del purosangue apparve per pochi secondi una smorfia incomprensibile.
-Però esistono un sacco di esseri viventi per voi commestibili su questo pianeta, vi basterà cacciarli.- provò a confortarli l’altro alieno. -Ma dovrete pensarci da soli, noi non siamo adatti a questo genere di attività.-
Il mezzosangue alzò un sopracciglio stupito da come, nell’arco di pochi secondi, aveva offerto loro ospitalità ma al tempo stesso gli aveva detto di cavarsela da soli per recuperare del cibo. In pratica l’unica cosa che erano stati in grado di fare era frugare nelle loro teste e firmare un’alleanza di cui neanche avevano bisogno. Al padre però non sembrò importare dato che girò i tacchi trascinandosi il figlio dietro. Letteralmente.
Quel posto era interamente ricoperto di ghiaccio, desolato a parte la città che si stavano lasciando alle spalle, e con poca vegetazione molto bassa e sicuramente non commestibile. Come potevano anche solo sperare di trovare qualche animale, se così potevano chiamarlo, da poter cacciare e mangiare?
Poi, di colpo, nel modo più inaspettato possibile, di fronte a loro si parò un’intera foresta ricoperta di neve e ghiaccio. Sembrava rigogliosa nonostante i colori freddi che la ricoprivano e l’assenza di qualsiasi tipo di fiore o frutto sui rami degli alberi alti il doppio di quelli terrestri. Trunks si chiese come avesse potuto non vederla prima, erano centinaia o addirittura migliaia di alberi ricoperti da almeno mezzo metro di neve.
-Non abbassare la guardia.- lo avvertì il genitore facendo un passo e sparendo oltre gli alberi.
Il ragazzino si affrettò a seguirlo non volendo essere lasciato indietro in quel pianeta inospitale. All’interno della foresta il sole, o almeno quel poco che riscaldava il pianeta, non entrava quasi per niente a causa delle folte e fitte chiome degli alberi abbassando la temperatura ancora di un paio di gradi. Trunks rabbrividì rimpiangendo il clima della Terra.
Vegeta si fermò all’improvviso e fece cenno al mezzosangue di fare silenzio ma di tenere orecchie e occhi aperti. Trunks annuì scrutando l’ambiente quasi del tutto oscuro e aguzzando l’udito.
Rimasero in completo silenzio, fermi nel bel mezzo della foresta, la neve non era molto alta, abbastanza da lasciarci le impronte camminandoci sopra. Il fiato che si trasformava in una nuvoletta di fumo appena uscito dalla bocca dava l’idea della temperatura estremamente bassa percepita.
Il posto sembra immobile: non un filo di vento, non un fruscio. Nient’altro se non il suono dei loro respiri. Tutto fermo e muto, sembrava disabitato. Che avessero preso un granchio ad entrare?
Poi un rumore, leggerissimo appena percettibile persino per il loro udito allenato ma nitido. Non ebbe dubbi quando lo sentì di nuovo, Trunks aggrottò le sopracciglia cercando di dargli una collocazione. Erano passi, pesanti e lenti, di qualcosa di molto grande e pesante. Lanciò uno sguardo al padre che lo ricambiò e gli fece segno di guardare sulla sua testa.
Trunks alzò gli occhi osservando la chioma folta dai rami spessi dell’albero alle loro spalle, capì al volo ciò che il genitore gli stesse dicendo. Con un balzo ci si appollaiò sopra, seguito poco dopo da Vegeta. Entrambi rimasero in completo silenzio attendendo che chi emettesse quei passi si facesse notare.
Il suono si fece mano a mano più vicino, la pesantezza dell’essere era abbastanza da far tremare appena il terreno su cui posava i piedi. Il ragazzino strabuzzò gli occhi osservando l’enorme creatura che, passo dopo passo, si avvicinava inconscia della loro presenza al di sopra: era grande poco più di un elefante, striato con i colori del ghiaccio e dell’acqua, probabilmente per mimetizzarsi, dotato di un collo molto lungo che faticava a tenere dritto. La testa piccola era sormontata da quelle che sembravano tante piccole corna e gli occhi piccoli erano di un giallo-verde abbastanza inquietante.
Trunks fece per saltare giù ma Vegeta lo fermò allungando un braccio davanti a lui, intimandogli con lo sguardo di aspettare. Non molto convinto tornò al proprio posto ricordandosi sprazzi di discorsi con il padre che gli diceva che l’attesa era la migliore strategia per prendere un avversario alla sprovvista. La stessa cosa valeva per la caccia.
Non era la prima volta che si ritrovava a doversi procurare il cibo con il genitore con le proprie mani, quelle poche volte che si ritiravano in allenamento in posti poco amichevoli agli angoli del pianeta non si portavano mai capsule contenenti cibo ma cacciavano selvaggina o qualsiasi altro animale fosse abbastanza grande per entrambi. In quattordici anni di vita l’avrà dovuto affrontare forse una decina di volte e, nonostante le tecniche gli fossero entrate in testa, metterle in pratica gli risultava ancora un po’ difficile. Si faceva prendere dalla frenesia invece di rimanere a mente fredda.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo rallentando il battito cardiaco e rilassando i nervi, quando li riaprì brillavano di concentrazione fissi sulla preda sotto di loro.
Vegeta lo guardò con la coda dell’occhio e si lasciò sfuggire un sorriso orgoglioso per il modo in cui era riuscito a controllarsi.Tornò a puntare al loro pasto che, incurante di tutto, si avvicinava sempre più all’albero sul quale erano fermi, in attesa.
-Adesso.- disse.
Scattarono nello stesso istante, come fossero una sola persona, prendendo l’essere sotto di loro di sorpresa tanto che ebbe appena il tempo di vedere le due figure dei Saiyan sopra di sè prima di finire all’altro mondo. E nel momento in cui cadde a terra, sopra i due cacciatori il cielo s’illuminò spingendoli ad alzare la testa ed osservare la volta scura striata da tante piccole luci che, come comete, l’attraversavano veloci per poi sparire di nuovo nel buio.
-La tempesta.- mormorò il piccolo mezzosangue.
Il genitore non fiatò osservando il figlio illuminato a intermittenza da quelle luci tanto pericolose quanto belle da guardare. Tornò a guardare quel cielo che anche a distanza di anni luce era lo stesso per chiunque si trovasse in quella galassia.
Gli asteroidi continuarono ad illuminare il cielo prendendo fuoco nell’atmosfera e Bulma si fermò ad osservarli incantata. Uno spettacolo del genere sulla Terra non si poteva vedere, nella notte di San Lorenzo se si è fortunati e in posto poco illuminati si poteva scorgere qualche “stella cadente” ed esprimere un desiderio ma nulla a confronto con il gran numero di scie luminose che solcavano il cielo notturno. L’idea che il pianeta fosse esposto al pericolo di una caduta di una di esse le trapassò la mente in un secondo.
-Tranquilla, l’atmosfera di Vegeta-sei non permette agli asteroidi di toccare terra. Diventano pulviscolo interstellare appena entrati.- la rassicurò Nappa alle sue spalle.
Bulma continuò a fissare il cielo di Vegeta-sei, i cui soli erano tramontati da meno di un’ora ma il cielo era già totalmente nero, chiedendosi se anche Vegeta stesse osservando la tempesta ovunque egli sia. Si andò a sfiorare la cicatrice nascosta dalla tuta facendo correre i pensieri al suo uomo chissà dove nello spazio.
Il Saiyan aggrottò le sopracciglia avvertendo uno strano calore all’altezza del cuore e i canini pronunciati pizzicare. Non soppresse quelle sensazioni capendone quasi al volo l’origine ma preferì nasconderle al resto del mondo, anche se accanto a lui c’erano solamente il figlio e una carcassa.
-Trunks non rimanere lì imbambolato.- lo richiamò distogliendolo dall’ammirazione del cielo. -Sento il tuo stomaco da qui.-
Il ragazzino smise di guardare lo spettacolo notturno per riempirsi la pancia. Non gli piaceva sporcarsi di sangue, capiva il perchè il genitore portasse sempre i guanti bianchi in battaglia data l’ingente quantità di quel liquido vitale che gli colava addosso ad ogni uccisione, ma ovviamente non poteva starsene lì a guardare come uno scemo. Reprimendo la parte di sé più schizzinosa e si piegò sulla carcassa per smembrarla con l’aiuto di una lama di ki. Divisero le parti commestibili da quelle probabilmente velenose per il loro organismo. Trunks si occupò di accendere un fuoco recuperando qualche pezzo di legno non bagnato in mezzo a quella distesa gelida e usando la propria aura per bruciarlo.
Il pasto fu consumato in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Trunks si chiese quanti altri pianeti diversi, inospitali o simili alla Terra esistessero per l’universo. Una strana sensazione di curiosità lo pervase e desiderò girare lo spazio per visitarne il più possibile. Spostò lo sguardo azzurro sul genitore che se ne stava sdraiato poco dietro di lui intento ad ammirare il cielo notturno ancora solcato da quella specie di comete. Lui ne aveva visti di posti assurdi prima di stabilirsi sulla Terra, nonostante probabilmente ne avesse distrutti altrettanti deve essere stato bello visitare pianeti tutti diversi.
-Papà, quanti pianeti hai visto?- gli chiese a bruciapelo.
Il Saiyan maggiore spostò le iridi scure sul ragazzino che, con occhi luccicanti aspettava una sua risposta. Alzò le spalle, non li aveva mai contati.
-Qualche decina di migliaia o forse di più.- gli rispose.
-E qual è il più strano?- chiese ancora.
Vegeta si chiese il motivo dell’improvvisa curiosità del figlio verso i suoi viaggi interstellari. Si tirò su a sedere osservando il figlio sul cui viso sembrava essere stampata tutta la sua sete di conoscenza. Riportò gli occhi sulla volta scura facendo mente locale su tutti i suoi viaggi, erano stati veramente tanti. Freezer non si faceva scrupoli a spedirli agli angoli dell’universo sconfinato se gli aggradava.
-Alestro, diventato poi Freezer 143, un pianeta apparentemente inospitale da i pochi dati che ci erano stati forniti. Atterrati lì però abbiamo scoperto fosse un pianeta assai vivo, molto simile alla Terra per certi aspetti. Aveva il cielo azzurro e distese immense d’acqua violacea, alternate da chilometri e chilometri di terra ed erba, foreste immense, alberi e piante in ogni dove. I suoi abitanti erano molto simili ai namecciani, soltanto che usavano la mente per parlare essendo privi di bocca e naso. Mi sono sempre chiesto come facessero a respirare.- raccontò ripercorrendo con la mente gli eventi di quella missione, disastrosa per alcuni versi. -Non ho avuto il tempo di appurarlo.-
E a Trunks non servivano spiegazioni, essendo a conoscenza del passato distruttivo del padre non aveva bisogno di chiedere il perchè di quell’affermazione. Si limitò ad osservare il genitore che probabilmente era perso in ricordi non esattamente felici, sapeva che si pentiva di ciò che aveva fatto, della morte che aveva portato e delle civiltà distrutte senza la minima emozione se non la voglia di distruzione. Tornò a guardare il cielo poi si alzò come investito da una nuova energia, attirando lo sguardo paterno su di sè. Sorrise ponendosi davanti a lui e allargando le braccia come per abbracciare il circondario.
-Che ne dici di farmelo vedere? Possiamo scoprirlo insieme.- disse provocando un sorriso triste sul volto del genitore.
Gli voltò le spalle fissando con occhi luccicanti il cielo ma puntando oltre, al di là dell’atmosfera, allo spazio immenso. Vegeta si perse nel guardarlo chiedendosi cosa gli passasse per la testa, Trunks era un bambino sensibile nonostante l’apparenza superficiale e amava esplorare. Sapeva che lui comprendeva il suo stato d’animo anche se non fino in fondo. Se ne stava in piedi con le braccia spalancate a fissare davanti a sè per chissà quale motivo.
-Voglio esplorare l’universo, vedere quanti più pianeti possibili.- asserì voltandosi a guardare il padre. -Voglio espandere le mie conoscenze oltre i miei confini. Mi accompagnerai, papà?-
Il Saiyan fu colpito in pieno da quelle parole e dal suo sguardo deciso che emanava un’infinità di emozioni tra cui un orgoglio per ciò che era senza limiti. Quella voglia di vedere ed esplorare gli ricordava il sè poco più che bambino che fissava lo spazio attraverso il vetro della navicella di Freezer, un sè che bramava la libertà più di qualsiasi altra cosa.
Trunks era diverso ma uguale allo stesso tempo. La parte migliore di sè, della sua razza, mischiato con l’essenza terrestre di chi ha vissuto nella pace e non alla costante ricerca di cibo per non morire di fame. Però con la stessa determinazione nello sguardo di un guerriero che lotta per se stesso e per gli altri. Incredibile come suo figlio potesse essere al contempo caratterialmente la sua fotocopia eppure estremamente lontano da ciò che era.
Si alzò in piedi e si avvicinò al ragazzino, gli scompigliò la chioma lavanda.
-Certo.- disse soltanto specchiandosi nelle sue iridi chiare e luccicanti.
Trunks guardò il padre come se gli avesse regalato il mondo. E in effetti era così.
Il cielo sopra di loro smise di piangere stelle dando il via libera per il ritorno a casa. Le navicelle non erano eccessivamente lontane dal punto in cui avevano consumato la cena, si rifugiarono all’interno il più velocemente possibile riscontrando sollievo quando il portellone si chiuse impedendo alla brezza gelida di entrare.
Il viaggio di due ore sembrò durare pochi minuti e senza neanche che se ne accorgessero atterrarono su Vegeta-sei. Nonostante l’orario le navicelle presenti erano decisamente poche, i guerrieri erano sicuramente partiti appena la tempesta si era placata lasciando il punto d’atterraggio scarno e vuoto. Padre e figlio non persero tanto tempo ad osservarsi intorno preferendo rientrare e magari godersi un pasto decente oltre che a una doccia bollente per far fronte a quel freddo che gli era entrato nelle ossa.
Quando la porta principale fu spalancata i pochi presenti sussultarono e fecero scattare lo sguardo verso i due appena entrati. Vegeta li guardò sospettoso, quella reazione non era normale e sicuramente c’era qualcosa che non andava. Si guardò attorno scrutando i volti di ognuno, riscontrando la mancanza dei due componenti della sua famiglia. Accigliò lo sguardo.
-Dove sono la Regina e mia figlia?- tuonò spaventando l’intera sala.
Nessuno fiatò, spaventati dalla possibile reazione del sovrano al quale quel silenzio non piacque. Incrociò le braccia al petto rimanendo immobile sul posto esaminando ogni singolo viso presente che non fosse puntato contro il pavimento in un inchino anche troppo esagerato.
-Mio Signore, vostra moglie e vostra figlia sono in giro per il pianeta.- asserì Allistar spuntando da chissà dove, quell’uomo aveva il dono di apparire sempre nei momenti più opportuni.
Vegeta sussultò colto da un moto di rabbia.
-Che cosa!?- sbottò facendo tremare le pareti. -Avevo dato il preciso ordine di non farle uscire per nessun motivo!-
Allistar chinò il capo mortificato cercando di non alimentare la rabbia del sovrano.
-Chiedo venia, Sire, ma la vostra consorte è stata più che convincente.- disse senza avere il coraggio di alzare lo sguardo. -Ha minacciato di rendere la nostra conversazione l’ultima della mia vita.-
Per un attimo Vegeta si stupì della cosa ma la rabbia sostituì la sorpresa in un secondo.
-La cosa non può fregarmi di meno! Non doveva mettere piede fuori di qui!- urlò consapevole che comunque lei non l’avrebbe mai ascoltato. Prese un profondo respiro si calmò, portandosi una mano alla base del naso. -Da quanto è uscita?-
Allistar indugiò qualche istante.

-Da poco dopo che siete partito, vostra Maestà.-
Gli venne voglia di far saltare tutto in aria, presenti compresi ma si trattenne limitandosi a ringhiare infastidito. Possibile che quella donna fosse così testarda e si ostinasse a cacciarsi nei guai? Sperò che quantomeno non si fosse infilata in qualche casino più grande di lei. Cosa assai probabile.
Le pesanti porte del palazzo si aprirono di nuovo e gli sguardi di tutti furono calamitati dai nuovi arrivati.
Bulma, Bra, Radish e Napa fissavano l’interno senza capire perchè tirasse un’aria così austera. Il Saiyan dai lunghi capelli incrociò per errore lo sguardo del Re e sbiancò. Tirò una gomitata al compare pelato che capito cosa l’avesse fatto sbiancare, si gelò sul posto.
Bulma invece guardò il marito con espressione neutrale, sapeva di averla fatta grossa disubbidendo ai suoi ordini di restare dentro al palazzo. Ma non le importava anzi gli si avvicinò a testa alta con la figlia per mano con aria di sfida.
Il Saiyan inspirò ed espirò nel tentativo ultimo di mantenere una calma che aveva già perso in partenza.
-Come diavolo ti è saltato in mente di andartene in giro per il pianeta da sola!?- sbottò. -Ti avevo detto di rimanere all’interno del palazzo per la tua sicurezza!-
Bulma alzò gli occhi al cielo.
-Quanto la fai lunga, sono qui no? Sana e salva.- gli rispose lei incrociando le braccia al petto.
Vegeta si rese conto ancora una volta in tutti quegli anni assieme di quanto fosse tremendamente testarda e a volte masochista quella donna.
-E poi non eravamo sole.- disse indicando alle sue spalle i due guerrieri. -Questi due non ci hanno lasciato stare un secondo.-
Il Re fece saettare lo sguardo sui due ex compagni di squadra che sussultarono e si chiesero se stessero rischiando la vita. Si avvicinò loro a passo felpato, con tutta la calma del mondo, sotto lo sguardo curioso della sua famiglia e di Allistar. Si fermò di fronte ai due, lo sovrastavano di diversi centimetri, venti o trenta, ma tremarono come foglie quando incatenò il proprio sguardo ai loro. Nonostante la grande stazza, Radish e Napa avevano sempre temuto Vegeta in quanto molto più forte di loro e decisamente poco magnanimo nel perdonare errori. Quella volta non era stata colpa loro, anzi avevano cercato di ammortizzare la cosa provandola a riportare indietro con la forza per poi limitarsi a seguire madre e figlia come un’ombra, evitando che corressero il rischio di trovarsi in pericolo. Ma al sovrano poco importava, li fissava immobile, fermo sul posto con l’atteggiamento più neutrale che potesse avere. Non sembrava intenzionato a far niente di violento magari voleva soltanto dargli una strigliata.
Passarono diversi attimi nei quali Vegeta non si mosse senza staccare gli occhi dai loro. Poi la sua mano scattò colpendo il più grosso dei due e scaraventandolo contro le enormi porte dietro di loro. Radish sussultò al frastuono che l’amico provocò andando a sbattere contro il legno massiccio, tornò poi a guardare Vegeta il cui volto era privo di qualsiasi espressione. Mise le mani avanti e cercò di scusarsi come potè.
-A-ascolta Vegeta, noi…- provò a dire.
Ma il Saiyan reale non lo lasciò finire assestandogli un calcio all’addome e facendolo finire sopra il compare. Entrambi si rialzarono a fatica, Napa spintonò Radish che praticamente gli era sdraiato addosso e il fratello di Goku rispose con una gomitata tenendosi la testa con l’altra mano, avevano preso una bella botta.
Vegeta si fermò ad osservarli per qualche istante senza espressione prima di voltarsi verso la consorte.
-Tu vieni con me.- ordinò con tono che non ammetteva repliche.
Bulma sobbalzò al suono della sua voce. Lo seguì senza fiatare, lasciando Bra alle cure del fratello. Attraversarono tutto il palazzo in religioso silenzio, salendo le scale e raggiungendo le stanze private.
Vegeta aprì la porta della camera matrimoniale in tutta calma, senza che i suoi movimenti lasciassero trasparire il suo stato d’animo. Attese che la consorte entrasse prima di chiuderla alle sue spalle. Rimase in piedi con le braccia incrociate a fissare la donna che invece si sedeva comodamente sul letto.
-Riuscirai mai a fare quello che ti dico di fare?- esordì senza preamboli.
-Non prendo ordini da te.- gli rispose lei.
-È per la tua sicurezza.-
-Non puoi tenermi in una gabbia dorata!- sbottò lei.
Lo sguardo del Saiyan s’indurì dando più fermezza alla sua espressione seria ma Bulma non ci fece caso.
Vegeta rimase in silenzio constatando quanto fosse stupida a volte quella donna tanto geniale che amava con tutto se stesso. Possibile che non ci arrivasse?
Chiuse gli occhi un secondo e quando li aprì qualcosa era cambiato. Si appoggiò alla parete alle proprie spalle sospirando.
-Non ho intenzione di tenerti in gabbia.- iniziò specchiandosi nelle sue iridi chiare. -So benissimo quanto tu sia impulsiva e conosco la tua immensa voglia di esplorare posti nuovi a discapito della tua incolumità.- fece una piccola pausa perdendosi ad osservare il panorama oltre l’immensa vetrata alle spalle di lei. -Ma non posso vivere con la paura che ti succeda qualcosa in mia assenza.-
Si staccò dalla parete e le si avvicinò sciogliendo le braccia dalla posa conserta. Osservò la sua mano desiderando intrecciarla alla propria ma si trattenne, spostando lo sguardo sul suo viso e aggrottando le sopracciglia. Lei lo guardava incuriosita e anche un po’ sorpresa, forse per il fatto che avesse appena ammesso di aver paura di qualcosa.
-So badare a me stessa e non temo qualche Saiyan che vuole la mia testa.- sentenziò lei sicura.
Vegeta accennò un sorriso: non aveva alcun dubbio che Bulma sapesse il fatto suo e che non temesse ormai nessuno, tantomeno qualcuno con la coda. Glielo aveva dimostrato un sacco di volte, in primis quando era stata così testarda da voler intraprendere una relazione distruttiva con lui ormai dieci anni prima.
-Lo so.-
-E allora perché non mi lasci esplorare questo posto per fatti miei? Non ho bisogno della balia e non voglio mettermi nei guai! Ci saresti comunque sempre tu che puoi correre in mio aiuto.- disse l’azzurra alzandosi dal letto per fronteggiarlo.
-Ero a miliardi di chilometri da qui. Se ti fossi messa nei guai probabilmente non avrei fatto in tempo neanche volendo.- le fece notare.
Bulma sussultò: dannazione aveva ragione! Non ci aveva pensato al fatto che, in situazioni estreme, lui non poteva salvarla se si trovava su altri pianeti. Si morse il labbro dandosi dell’incosciente. Alzò lo sguardo su di lui perdendosi nelle sue iridi scure consapevole che la sua sete di conoscenza l’aveva messa in enorme pericolo. Nei suoi occhi lesse una fondata preoccupazione nei propri confronti mista a una rabbia ben celata per essersi messa volutamente in pericolo.
Sospirò e si fissò la punta dorata degli stivali, aveva avuto anche la brillante idea di uscire con la battle suit con il simbolo reale stampato sull’armatura. Come se il suo aspetto atipico non bastasse a urlare “ehy! Non sono una di voi, sono sprovvista di qualsiasi forza combattiva e sono sola. Un bersaglio facile, prendetemi!”. Per fortuna l’unica persona che ci aveva fatto caso non aveva detto nulla.
Vegeta le alzò il viso ponendole una mano sotto al mento, bisognoso di incontrare i suoi occhi azzurri ancora una volta.
-Quando non sono nelle vicinanze e tu non sei con me preferirei stare tranquillo sapendoti qui dentro o protetta dalla tua squadra. E non a girovagare per il pianeta con Napa e Radish.- le disse.
Bulma non riuscì a guardarlo negli occhi così spostò lo sguardo altrove, colpevole. Odiava sentirsi così ma Vegeta aveva più che ragione.
-Scusa.- borbottò sottovoce manco fosse stata una bambina sorpresa a rubare caramelle.
-Che rarità sentirti chiedere scusa.- sogghignò il Saiyan.
Bulma lo fulminò con lo sguardo.
-Da che pulpito.-
Il Saiyan alzò le spalle e pose fine alla conversazione, bruciando quei pochi centimetri che li dividevano con un bacio. Avvertì tutta la tensione sparire lasciando il posto a una fame che non riguardava nè lo stomaco nè il cibo. La Regina ricambiò volentieri alimentando il desiderio che mai si era spento.
Inutile dire che le chiacchiere finirono lì e i vestiti furono d’intralcio quasi subito, spingendoli a denudarsi l’un l’altra non appena il desiderio divenne implacabile togliendo quegli abiti da combattimento destinati ad essere usati soltanto per portare distruzione con una facilità impressionante.
Quando il loro costante bisogno di amarsi fu momentaneamente appagato, erano passate ormai più di due ore. Nessuno aveva il permesso di disturbarli a meno che non si trattasse di questioni di vita o di morte, perciò poterono dedicarsi tranquillamente a un secondo round sotto la doccia.
I respiri accelerati venivano coperti dallo scroscio dell’acqua così come in gemini che, sfuggenti dalle loro labbra, contenevano niente più che i loro nomi sussurrati nei momenti più intensi.
Il guerriero si beò del suo odore affondando il naso nel suo collo niveo mentre lei si stringeva con più forza a lui con l’orgasmo che le pervadeva il corpo da capo a piedi. E mentre l’azzurra riafferrava le proprie facoltà mentali, Vegeta le passava con delicatezza le mani sulla schiena in una sorta di massaggio rilassante provocandole dei bassi mugolii. Simili a fusa.
Il Re rise.
-Ho sposato un gatto?-
Lei mugugnò qualcosa di simile a un insulto, del tipo “va a farti fottere” ma molto più sbiascicato e poco comprensibile scatenando le risate del marito. Aggrottò le sopracciglia infastidita ma non si mosse abbandonando la testa sulla sua spalla presa da un torpore improvviso, sarebbe rimasta in quella posizione in eterno. Un brivido la percorse quando lui si alzò in piedi mantenendola stretta a sè e sollevandola come se non pesasse niente. Non protestò anzi strinse di più le gambe attorno alla sua vita e le braccia al suo collo. Era piuttosto intorpidita e se ne stava abbandonata addosso a lui con gli occhi chiusi, godendosi il suo profumo e il suo calore.
Sospirò in pace: sì, era decisamente la posizione più comoda del mondo. Chissà per quanto le avrebbe permesso di rimanere così…
Molto poco a giudicare dalla modalità molto poco delicata in cui la lasciò cadere sul materasso senza troppi complimenti.
-Ehy!- lo richiamò tirandosi su a sedere. -Mi sembravi troppo gentile.-
Lui ridacchiò dandole le spalle e Bulma potè osservare la sua schiena perfetta mentre s’infilava un paio di jeans e si passava una mano tra i capelli, probabilmente nel tentativo di riportarli alla loro forma originale. Ma i ciuffi che gli ricadevano sugli occhi sembravano voler rimanere lì tornando a comparire un poco lo sguardo corrucciato quando tolse la mano dalla folta chioma scura.
-Dove vai?- gli chiese abbracciandosi le ginocchia.
-A comunicare l’esito della missione.- rispose passandosi di nuovo una mano tra i capelli.
Lei inclinò la testa di lato guardandolo armeggiare con i capelli, a torso nudo.
-E non puoi farlo domani?-
Il Saiyan scrollò le spalle cercando di sistemare quei ciuffi fastidiosi che si ostinavano a ricadergli sul viso imperterriti.
Bulma si alzò incurante di essere completamente nuda e gli andò in aiuto. Infilò le mani tra le ciocche scure giocandoci un po’ e sistemando quelle che gli davano fastidio. Però appena tolse le dita, ricaddero sugli occhi scuri del Re dando alla sua espressione arcigna una smorzata.
-Sembra che per oggi tu debba rimanere così.- rise spostadogliele un poco.
Vegeta non ne sembrò molto contento e ne soffiò via una che aveva davanti agli occhi. Riportò lo sguardo su di lei e, dopo averlo fatto scivolare sull’intero corpo, si accorse che era ancora completamente nuda. Accennò una smorfia contrariata quando avvertì il proprio corpo reagire automaticamente a quella visione, complici anche i sentimenti che provava per la ninfa dai capelli azzurri che aveva davanti. Sapeva che ignorare la cosa non lo avrebbe portato lontano, anzi avrebbe solo portato frustrazione e malumore. Il suo rapporto sul pianeta Freezer 52 poteva aspettare ma il muscolo pulsante nei suoi jeans no.
Incatenò i loro sguardi e Bulma dischiuse le labbra quando il fuoco negli occhi del Saiyan la colpì. Non fece in tempo a parlare che lui l’attirò a sè e la baciò con passione facendole intendere le sue intenzioni per la prossima mezz’ora, come minimo.


Sbadigliò stiracchiandosi, si sentiva tutta intorpidita quel giorno aveva fatto abbondante attività fisica. L’indomani si sarebbe sicuramente svegliata con qualche dolore in più parti. Si affacciò alla camera di Bra passandoci davanti e la scoprì intenta a provare a controllare la sua aura. Sorrise di fronte alla sua caparbietà quando tentò nuovamente nonostante i fallimenti. Tutta suo padre.
-Ehy, piccola, che fai?- le chiese affiancandola.
Bra spostò lo sguardo sulla madre regalandole un sorriso a trentadue denti.
-Provo a controllare la mia energia, come mi ha insegnato papà. Voglio diventare più forte!- disse entusiasta.
Bulma sorrise a quell’affermazione, era proprio una Saiyan. Le scompigliò la chioma azzurra lasciata sciolta specchiandosi in quegli occhioni blu tanto simili ai suoi come a quelli del padre. La osservò per un po’ mentre rilasciava il suo ki cercando di controllarla il più possibile. Per essere una neofita della questione era piuttosto brava.
-Sai mamma ho combattuto con Trunks oggi.- sentenziò mentre un’aura bianca la circondava come un mantello. -Mi ha sconfitto con facilità.-

-Beh Trunks si allena da molto più tempo di te, è normale sia più forte.- le disse passandole una mano tra i capelli.
La bimba aggrottò le sopracciglia.
-La prossima volta non mi farò battere, anzi lo stenderò con un colpo.- asserì ingrandendo l’energia che le aleggiava attorno, determinata.
Bulma le sorrise divertita da quell’affermazione che aveva sentito tante volte pronunciata dal figlio maggiore e che mai si sarebbe immaginata di sentir dire da Bra.
-Penso ci vorrà ancora del tempo per questo, Bra.- le disse spegnendo il suo entusiasmo. -Ma se continuerai ad essere costante con gli allenamenti sicuramente ci riuscirai un giorno.-
Bra annuì soprappensiero, chissà cosa le passava in quella testolina. Sciolse la coda e iniziò a muoverla a destra e a sinistra in uno stato di quieta concentrazione. La manifestazione della sua energia attorno a lei svanì, tornando al sicuro nel suo corpo.
Bulma comprese lo stato d’animo della figlia, probabilmente si aspettava di raggiungere livelli stratosferici con un paio di allenamenti ignorando completamente la realtà delle cose, e la notizia che le cose non stavano esattamente così deve averla buttata giù.
Si guardò attorno alla ricerca di qualcosa che potesse risollevare il morale di quella piccola combattente. Adocchiò la sua spazzola preferita e l’afferrò ricordando quanto la sua bambina amasse essere spazzolata. Prese Bra e se la posò in grembo incrociando le gambe facendocela sedere sopra. Iniziò a passarle con delicatezza l’oggetto tra i capelli sentendola subito rilassarsi.
-Per diventare forte occorre tempo, tanto tempo. E tanta forza di volontà.-
E  anche tanta pazienza in chi ti allena avrebbe aggiunto ma evitò.
-Ma papà e Trunks sono già forti.- protestò la bambina.
-Perchè si allenano tutti i giorni da anni e hanno combattuto con tanti nemici diversi.- le spiegò continuando a spazzolarle i capelli.
-Mh…-
Bra non sembrava esserne convinta, giustamente a quell'età si voleva tutto e subito. Non conosceva ancora il concetto di “portare pazienza” e che non tutto si può ottenere senza sacrificio. Ma lo avrebbe scoperto presto, scontrandosi contro il muro invalicabile della sua inesperienza. Con il tempo lo avrebbe abbattuto aprendosi a un enorme quantità di possibilità di maturare in termini di potenza.
Bulma non sapeva se Bra era così determinata da protrarre la cosa a lungo termine o se si sarebbe stancata facilmente, sicuramente Vegeta non le avrebbe permesso di mollare tanto presto. Chissà come si sarebbero evolute le cose.
-Piccola, tu sei una bimba speciale. Lo sai vero?- decise di giocarsi la carta dei complimenti per tirarla su di morale.
-Sì.- mormorò appena.
-Sei una principessa e una mezzosangue, discendente della imbattibile razza Saiyan. Diventerai fortissima e eguaglierai sia papà che Trunks, ne sono certa. E credo che anche loro lo sappiano per questo ti stanno allenando, hai un grande potenziale, Bra, devi solo dargli il tempo di uscire fuori.- le disse legandole i capelli in una coda e voltandola per poterla guardare in faccia.
La bambina aveva il faccino imbronciato non esattamente contenta del dover aspettare per avere ciò che desiderava. Bulma le sorrise e lei spostò lo sguardo altrove, rifiutandosi di guardarla.
-Ma io non voglio aspettare. Voglio essere più forte subito.- borbottò.
-Non si può, tesoro. E anche se si potesse non sarebbe leale nei confronti di chi si allena con costanza ogni giorno. Sarebbe come imbrogliare.-
Bra spalancò gli occhi sorpresa portando le iridi blu in quelle di due tonalità più chiare della madre.
-Imbrogliare? Come… barare?- chiese.
L’azzurra annuì e Bra s’imbronciò ancora andando a fissare il pavimento.
-Io non voglio imbrogliare.- disse convinta.
-Lo so, piccola, lo so.- le disse accarezzandole una guancia.
La vide aggrottare le sopracciglia e alzare la testa inorgoglita tant’è che Bulma si chiese se non passasse troppo tempo con il padre, stava diventando come lui. Battè le palpebre sorpresa e si convinse che certe espressioni erano intrise nel suo dna.
-Mi allenerò tutti i giorni e diventerò fortissima! Più di papà, di Trunks e anche dello zio Goku!- esultò.
Bulma si mise le mani sui fianchi drizzando la schiena.
-Ma certo! Ci riuscirai, sarai la bimba più forte del creato!- sentenziò.
Bra s’illuminò e si aprì in un sorriso luminosissimo spingendo la madre ad abbracciarla colpita da tanta tenerezza e determinazione. La piccola Saiyan rise e ricambiò l’abbraccio, adorava la sua mamma sapeva sempre cosa dire.
Bulma lasciò andare la sua piccola fotocopia che si diresse dalla parte opposta della stanza, recuperando qualcosa di cui lei si era completamente dimenticata. Si alzò da terra studiando i suoi piccoli movimenti con attenzione.
-Oh già.- disse osservando la figlia che si avvicinava con qualcosa tra le mani. - Ancora devi spiegarmi perchè ti piace tanto.-
La bimba assunse un’espressione pensierosa ed alzò le spalle.
-Non lo so, ha un bel colore e sembra avere una storia.- spiegò fissando l’oggetto che aveva voluto prendere in una delle bancarelle visitate.
Bulma si chiese cosa ci avesse trovato, era decisamente lontano dai suoi soliti gusti, mai le era capitato di vederla interessata a qualcosa che non luccicasse o fosse ben fatto. Non diede peso alla cosa, Bra era ancora una bambina e i suoi gusti personali si stavano sviluppando. Probabilmente provava una strana attrazione per le cose atipiche per una bimba tutta fiocchi e brillantini come lei.
Alzò le spalle: dopotutto anche lei che teneva tanto al proprio aspetto era partita più di una volta per un’avventura che di tranquillo aveva ben poco. Magari aveva preso da lei o magari il suo sangue alieno la spingeva verso oggetti non comuni. Comunque sia l’importante era che fosse felice.
-Non è un po’ tardi per te? Che ci fai ancora in piedi?-
Madre e figlia si voltarono verso la porta aperta al suono di quella voce maschile che entrambe conoscevano bene.
-Papà!- esclamò Bra andando ad abbracciarlo.
Il Re dei Saiyan se ne stava comodamente appoggiato allo stirpe della porta guardandole con la solita espressione corrucciata. Lasciò che la figlia lo abbracciasse per poi tornare dalla madre.
-Che ci fai ancora sveglia?- chiese di nuovo guardando però la consorte.
-Stavamo chiacchierando e le ho spazzolato i capelli.- disse.
Vegeta non le rispose chiedendosi di cosa potessero parlare quelle due. Osservò la figlia che armeggiava con qualcosa di non ben identificato, non ci prestò attenzione tornando a posare gli occhi sulla figura della terrestre.
-Dovrebbe essere a letto già da un’ora.- le disse.

Bulma gli fece il verso provocando le risate della figlia e un maggiore corrucciamento del viso del marito.
-Da quando ti preoccupi dell’orario in cui i tuoi figli vanno a letto?- gli chiese.
-Da quando li alleno. Domani le aspetta un allenamento intensivo, ha bisogno di riposo se non vuole stramazzare al suolo dopo dieci minuti.- le rispose mentre il suo sguardo venne nuovamente catturato da ciò che Bra teneva tra le mani.
Bulma alzò gli occhi al cielo.
-Quanto la fai lunga, è una Saiyan, è più resistente di quanto pensi.-
Vegeta la guardò con la coda dell’occhio prima di prestare attenzione ai movimenti della figlia. Non le rispose valutando il suo silenzio come degna risposta alla sua affermazione idiota quanto banale. Come se si potesse dimenticare che Bra, sua figlia, fosse per metà Saiyan. Quella donna a volte era completamente fuori di testa.

Il suo sguardo fu calamitato ancora una volta da ciò che la bambina aveva tra le mani, inclinò la testa di lato e riuscì a scorgerne il colore. Sussultò quando delle immagini di un passato lontano gli attraversarono la mente, veloci come fulmini. Si staccò dalla parete e si avvicinò alla bambina.
-Bra che cos’hai in mano?- le chiese il genitore avvicinandosi.
Bra si voltò con sguardo innocente e gli mostrò un pezzo di stoffa rosso sangue, sporco e rovinato.
A Vegeta per poco non venne un colpo.
Si sedette sul pavimento invitando la figlia ad avvicinarsi a lui e a mostrargli ancora l’oggetto. Il Saiyan fissò il tessuto con occhi sgranati, incredulo. Non era possibile…
-Dove l’hai preso?- le chiese.
Bra battè le palpebre confusa dal comportamento paterno. Gli cedette il suo tesoro quando egli allungò una mano per afferrarlo, sapeva che non l’avrebbe rovinato.
-Io e la mamma l’abbiamo trovato in una bancarella in città.- disse senza smettere di guardarlo.
Il Saiyan lanciò un’occhiata alla consorte che, lì affianco, li osservava in silenzio. La vide annuire a conferma delle parole della figlioletta. Tornò allora ad osservare il pezzo di stoffa che teneva tra le dita, deglutì incapace di raccapezzarsi sul come e sul quando fosse arrivato su una stupida bancarella su Vegeta-sei. Esploso trent’anni prima.
-Mi piaceva tanto. Non so perchè. Sembra un mantello.- disse Bra avvicinandosi e tendendo il tessuto quel tanto che bastava per stenderlo.
Sul tessuto rosso scuro vi erano parecchie grinze, alcuni strappi e sembrava sporco. I bordi erano frastagliati e usurati. Era stato sicuramente trovato buttato in un luogo inadatto, forse strappato dal proprietario precedentemente. Era brutto, vecchio e messo male ma Bra ci vedeva un tesoro inestimabile nonostante fosse la tipica bambina a cui piacevano le cose belle e nuove.
Bulma pensò che dietro l’apparenza da principessa, Bra nascondesse una sensibilità enorme per un bambino di quell’età. Osservò il compagno che sembrava tremare appena, stringeva convulsamente il tessuto tra le dita e se ne chiese il perchè.
-Questo è un mantello, Bra. Il mio mantello.- le rivelò.
Bulma sgranò gli occhi incredula mentre Bra s’illuminò. Quel pezzo di stoffa era il mantello che Vegeta portava fieramente sulle spalle da bambino. Attimi di un'infanzia finita troppo presto, ricordi di cosa gli era stato portato via senza chiedergli un parere. L’ultimo pezzo, minuscolo e invisibile, di un’esistenza spensierata, terminata con l’arrivo di Freezer, era racchiuso in quel tessuto logoro. Non esisteva nient’altro, nè in lui nè in qualche oggetto, che rappresentasse il cambiamento della sua vita di bimbo.
Il Saiyan avvertì una stretta allo stomaco, non credeva fosse ancora in giro, anzi era abbastanza sicuro fosse andato distrutto come la sua innocenza. Ricordava come si sentiva forte e fiero, con quel mantello che gli svolazzava alle spalle, e come si era sentito inutile e infinitamente piccolo quando il tiranno glielo aveva strappato dall’armatura con forza, ricordandogli che non era più il principe dei Saiyan. Nient’altro che uno schiavo, senza patria, senza pianeta, senza passato.
Quei ricordi facevano male e al contempo gli scaldavano il cuore, si era dimenticato del se stesso prima di tutto, rimasto rinchiuso in un angolo della sua esistenza. Troppa cattiveria gli era entrata sotto pelle per far caso a quella piccolezza. E quando si era finalmente liberato di quel giubbotto di malvagità, aveva avuto così tanto a cui pensare che guardarsi dentro e cercare il piccolo bambino dallo sguardo cattivo ma con tanta voglia di libertà, gli era passato di mente.
-Come ci è finito qui?- sussurrò Bulma.
Vegeta non lo sapeva, e neanche gli importava. Avvertì la donna sedersi al suo fianco e sfilargli delicatamente l’oggetto dalle mani, lui si sentì stranamente come privato di un pezzo di sè.
Bulma osservò il tessuto contandone gli squarci. Era veramente ridotto male, chissà cos’era successo al proprietario mentre gli veniva strappato via. O cosa aveva passato il mantello stesso quando era stato separato dell’armatura del piccolo principe.
Il Saiyan lo fissava quasi potesse mangiarlo. Era invaso da sensazioni contrastanti e non ne capiva l’origine. Era soltanto un dannato pezzo di stoffa!
L’azzurra sorrise e lui la guardò storta.
-Beh, adesso è in mani decisamente migliori.- disse osservando la figlia.
-Cosa è in mani migliori?-
Trunks spuntò dalla porta osservando incuriosito i genitori seduti a terra e la sorella che sostava di fronte a loro. Si avvicinò con espressione interrogativa mettendo a fuoco il pezzo di stoffa tra le mani della madre.
-Cos’è?- chiese sedendosi accanto a loro.
Bulma lanciò uno sguardo al marito, come per chiedergli l’autorizzazione a parlarne con il figlio maggiore. L’uomo alzò le spalle, non era mica un segreto.
L’azzurra tornò ad osservare Trunks che passava lo sguardo ora da un genitore o all’altro. Cosa stava succedendo?
-Trunks, questo è il mantello che tuo padre indossava da bambino.- gli disse.
Il ragazzino sobbalzò strabuzzando gli occhi. Cosa? Aveva sentito bene? Fece saettare lo sguardo sul padre che lo fissava con quegli occhi scuri che aveva imparato a leggere senza che egli usasse le parole. Tornò poi ad osservare l’oggetto tra le mani della madre.
-Davvero?- sussurrò.
L’azzurra annuì, si aspettava una reazione simile dal primogenito che aveva un rapporto speciale con il padre. Non si stupì del modo in cui prese il piccolo mantello rovinato nè dei suoi occhi quasi lucidi.
-Sì, io e Bra l’abbiamo trovata su una bancarella in giro.- gli raccontò.
Il ragazzino annuì appena, sprofondato in chissà quali pensieri che il suo giovane cervello poteva fare. Non credeva possibile una cosa del genere, quel mantello avrà avuto almeno quarant’anni! Chissà da dove era stato riesumato, a giudicare dall’aspetto aveva passato giorni migliori. Il padre gli aveva accennato al momento in cui Freezer glielo aveva strappato di dosso come umiliazione, violenza psicologica su un ragazzino di forse una decina d’anni o poco più.
Ma averlo tra le mani era tutt’altra storia, era un cimelio molto importante per il genitore.
Fece saettare lo sguardo sulla sorellina che gli sorrideva contenta, beata innocenza.
-Puoi tenerlo se vuoi. Penso che per te sia più importante.- sentenziò poi indicando la stoffa.
Trunks sussultò ed arrossì impercettibilmente. Quella bambina aveva una capacità di leggere dentro le persone estremamente disarmante.
Strinse tra le mani il tessuto, all’apparenza così fragile ma fatto da una lega quasi indistruttibile, la stessa delle battle suit. Con la coda dell’occhio andò alla ricerca della figura paterna che annuì appena, dandogli il suo lasciapassare per tenere l’oggetto in custodia.
Gli occhi di Trunks s’illuminarono e Vegeta si alzò da terra, invitando la compagna e il figlio a fare la stessa cosa.
-Mamma, vieni a giocare con me?- disse Bra tirando la madre da un braccio.
Bulma le sorrise.
-Certo, piccola.- le rispose seguendola fuori dalla stanza.
Vegeta osservò le due sparire pian piano dalla propria vista senza particolare interesse, perso nei ricordi di un passato che credeva di aver dimenticato. Lanciò un’occhiata al figlio maggiore che, alzandosi da terra, teneva in una mano il piccolo mantello quasi fosse un tesoro inestimabile. Si chiese cosa ci trovasse di tanto interessante in quel pezzo di stoffa logoro.
-Trunks?- lo richiamò.
Il ragazzino alzò lo sguardo su di lui.
-Sì, papà?-
Il Saiyan si fermò ad osservarlo, i suoi occhi scintillavano d’emozione per il dono ricevuto. Sapeva che per il figlio maggiore sapere qualcosa su di lui era più prezioso di qualsiasi regalo costoso gli si potesse fare, e pendeva dalle sue labbra ogni volta che gli raccontava qualche piccolo dettaglio della sua vita antecedente alla sua nascita. Era più che logico che trovasse qualcosa di estremamente pregiato in quel mantello rosso rovinato.
Dopotutto anche a lui aveva suscitato una serie di emozioni forti e a cui non avrebbe saputo dare un nome, se non una sorta di “nostalgia” con una punta di malinconia per gli anni andati perduti.
Guardò il quattordicenne che gli sostava di fronte in attesa di una sua parola che giustificasse l’averlo richiamato. Si rivedeva in lui, soprattutto quando tirava fuori il suo lato animalesco tipico dei Saiyan. Era stato adolescente anche lui, un irrispettoso, cinico e intrattabile adolescente. Ma, al suo contrario, non aveva avuto dei genitori che, bene o male, lo avevano sopportato e supportato, quanto più una sorta di “patrigno” schiavista che lo puniva ogni volta che disubbidiva.
Scosse la testa cancellando l’immagine di se stesso quattordicenne che si era sovrapposta a quella del figlio. Allungò una mano e gli scompigliò la chioma dal singolare colore, ringraziò nuovamente quella mente geniale -e a tratti pazza- della moglie per aver donato ai loro figli i suoi colori e non i propri. Accennò un piccolo sorriso voltandogli poi le spalle. Non disse nulla, e lasciò il ragazzino a domandarsi cosa avesse voluto dirgli.

 




Angolo Autrice:
Buonsalve cari lettori! Ecco il capitolo 8 in tutto il suo splendore! Un po' di pace per i nostri "eroi" dopo la spiacevole vicenda di Bra, che ha posto Vegeta di fronte al dolore e all'angoscia di non poter fare nulla per la sua bambina. Si gira per lo spazio, yeeh! (?) Ho deciso di dare un po' più di spazio a rapporto Vegeta/Trunks, troppo spesso messo in ombra da quello con Bra o con Bulma. 
Nel prossimo capitolo faranno la comparsa "vecchi" e "nuovi" personaggi ;) 
Per l'azione si dovrà aspettare ancora qualche capitolo :3
See ya!

AN
  
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