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Autore: madsdreamsx    09/04/2019    1 recensioni
La Scelta si svolge da anni nello stato di Yemin dove per ogni casta vengono sorteggiati due ragazze e due ragazzi da mandare rispettivamente a lavorare per il Governo e nella Famiglia Reale.
Quando Newt, ragazzo di 16 anni, appartenente alla sesta casta viene Scelto per andare nella Famiglia Reale tutto per lui cambierà e forse il suo peggiore incubo si trasformerà in qualcosa che non si aspetta e nulla sarà più come prima.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt/Thomas
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Quando chiamano il mio nome mi sento come se fossi caduto da un albero piuttosto alto. Il mio respiro si ferma per qualche istante e mi sento tremare, ma cerco di essere forte perché non posso mostrarmi debole non davanti a tutta questa gente e sopratutto non davanti alle persone che stanno guardando la Scelta in televisione.
Ogni anno in televisione mandano in onda il risultato della Scelta e ogni siamo obbligati a guardarla, ma ora sarà diverso. Con sguardo assente e guardando un punto sul palco senza vederlo davvero, cammino lungo il palco, sento la voce di mia sorella urlare qualcosa, ma non ci faccio caso, non voglio creare pasticci. Salgo sul palco e mi sento come se non fossi davvero io, come se nel mio corpo ci fosse un’altra persona.
Mi metto alla destra della donna e guardo Teresa, lei mi fa un sorriso triste che io ricambio, almeno in questo viaggio saremo insieme.
“Ed ecco i due ragazzi che andranno al palazzo Reale”, dice la donna al microfono in modo che sentano tutti “Teresa Agnes” e la indica “e Isaac Newton detto Newt”.
Tutti applaudono perché obbligati a farlo, ma io non mi muovo sto immobile: non ci credo che tocchi proprio a me.
“Prego quella stanza”, indica una stanza alla destra di Teresa e come se fossi un’automa ci dirigiamo verso una stanza abbastanza grande con dei divani e delle poltrone.
La guardia ci accompagna e poi rimaniamo soli.
“Almeno stiamo insieme”, dico io, ma Teresa scoppia a piangere e io l’abbraccio e la stringo forte a me: “andrà bene, ce la caveremo, siamo forti”.
Lei annuisce, ma continua a stringermi e mentre siamo stretti in questo abbraccio strita costole, la porta si apre e si chiude e prima che uno di noi due possa accorgersene una figura alta, dai tratti asiatici e dai capelli neri ci viene incontro e ci abbraccia: per pochi secondi stiamo stretti in un abbraccio, non so quando rivedremo Minho.
“Mi mancherete”, dice lui con la voce rotta “non so se ci rivedremo”.
Teresa piange, ma io no, non voglio farlo, devo essere forte anche se sto andando in un posto dove mi tratteranno malissimo, non devo piangere o avvilirmi.
“Minho”, dico mettendogli le mani sulle spalle “staremo bene lo sai, so cavarmela”.
“Tess tieni testa se ti trattano male e anche tu Newt”, dice Minho fa una pausa “Newt io...”, fa per dire, ma la porta si apre di botto e una guardia dice , anzi quasi urla “tempo” e trascina con forza Minho fuori dalla stanza e così non so cosa voleva dirmi.
“Tu hai idea di cosa volesse dirmi?”, chiedo alla mia amica, ma lei scuote la testa.
Non so se è davvero onesta con me, ma non ho il tempo di accertarmene perché la porta si spalanca e una guarda dice: “un minuto” e insieme entrano la mia famiglia e quella di Teresa.
Mia sorella mi corre incontro e mi abbraccia, non piango e nemmeno lei lo fa, ma ci stringiamo per minuti interminabili finché lei non si stacca e mi prende il viso fra le mani: “non ti preoccupare Newt andrà bene, noi staremo bene” e poi mi da un bacio sulla guancia, mi mancherà.
E’ il turno di mia madre, l’abbraccio forte lei invece è una valle di lacrime e mentre l’abbraccio le sussurro: “non piangere, abbi cura di Lizzie, ti prego”.
Vedo la famiglia di Teresa abbracciare la figlia, lei non ha fratelli o sorelle, ma solo genitori.
Faccio appena in tempo a salutare loro e dare un ultimo bacio a mia madre e alla mia sorellina che una guardia sbatte fuori tutti loro ed un’altra ci guida fuori dalla stanza.
Io e Teresa ci teniamo per mano, per farci forza: stiamo andando in una prigione.
Non vediamo Aris e Harriet che andranno a lavorare al Governo, loro prenderanno un altro treno, mentre noi veniamo guidati verso la stazione che è sempre sotterranea e siamo guidati verso un treno ad alta velocità. Saliamo sul treno e ci fanno vedere le nostre camere, siamo divisi, ma tanto so che non riuscirò a dormire: il viaggio dura meno di un giorno.
La tortura sta per avere inizio. Il treno viaggia molto veloce. Non ho voglia di farmi la doccia e non trovo il caso di cambiarmi così mi dirigo verso la carrozza ristorante.
Qui vi trovo un uomo sulla trentina, bello d’aspetto e molto muscoloso e una donna dai capelli neri ed esile.
“Dov’è Teresa?”, chiedo appena la porta dietro di me si chiude ed io entro nella carrozza- bar- ristorante.
I due si girano, stanno mangiando un bel pranzo.
“Meglio che arrivate separati”, dice l’uomo.
“Perché mai?”, chiedo con fare accusatorio “siamo della stessa casta”.
“Ma lei sarà..”, fa per dire la donna di cui non ricordo il nome, ma l’uomo muscoloso la interrompe.
“Siediti”, mi invita, ma io non gli do retta e me ne resto in piedi con le gambe incrociate “Lo so che non ti piace questa cosa, ma devi farla punto”, mi dice.
Alzo gli occhi al cielo perché lui non ha idea di quanto noi stiamo in basso, di quanto noi dobbiamo soffrire.
Alla fine cedo perché ho molta fame e mi siedo al tavolo.
La colazione sembra ottima migliore di quella che ricevo di solito e così comincio a mangiare perché non mi capita quasi mai di ricevere così tanto da mangiare, almeno che Chuck non rubi dalle cucine e non può farlo troppo spesso. Mangio i cereali che sono in una scodella innaffiati con il latte e bevo una cosa che sembra caffè che però a noi non è concesso bere.
Noto ad un certo punto che c’è un silenzio di tomba nella stanza e sto mangiando una cosa che sembra essere una brioche quando alzo lo sguardo.
“Che c’è?”, dico dopo aver mangiato giù l’ultimo boccone.
“Dobbiamo istruirti”, dice l’uomo “hai finito di mangiare?”.
“Si”, dico senza pensarci. Di solito mangio molto meno e non voglio rischiare di vomitare, per una volta ho mangiato molto bene, meglio della misera razione che ci danno ogni giorno.
“Bene”, dice l’uomo e pulisce la bocca con il tovagliolo “sai dove stai andando vero?”.
“Ovvio che lo so”, dico in tono saccente “dal momento che capita ogni singolo anno”.L’uomo fa una piccola risata, ma la donna sembra seccata dal mio comportamento non che me ne importi molto.
“Allora saprai cosa andrai a fare, signorino?”, interviene la donna che ricordo si chiami Mary.
“Non proprio”, rispondo io.
“Allora te lo dico io cosa andrai a fare”, dice l’uomo di cui non ricordo il nome, non che mi importi “ sei stato scelto come servo”, si blocca allo sguardo della donna “volevo dire valletto del principe”.
No! No! No! No! Valletto del principe? Non è possibile, cazzo! Pensavo che avrei fatto servizio nelle cucine o messo in ordine camere, lavoro da schiavo, ma valletto del principe? Pensavo che tutto ciò toccasse alle caste più alte non a me.
Di solito i compiti più da schiavi toccano a noi che siamo quasi la classe più disagiata e povera e infatti da quanto so a noi tocca sempre il lavoro da schiavi, ma in fondo servire, vestire, fare inchini al principe non è un lavoro da schiavi? Forse si.
Il principe è un pavone pazzo di se’ stesso che pensa di essere il migliore di tutti, ma non lo è.
“Ah”, dico semplicemente “non posso rifiutare vero?”.
“No, non puoi”, dice l’uomo e la donna fa una piccola risatina “ora dovresti andare, non so quanto manchi, ma il viaggio non dura moltissimo”.
Mi alzo dal tavolo e senza neanche degnare di uno sguardo i due me ne vado nel vagone ristorante e mi chiudo nella mia camera. Dovrei farmi una doccia, ma non ne ho voglia chi sa se l’acqua è calda qui oppure è fredda come a casa? Casa.. Casa.. Vorrei tanto essere a casa.. sarebbe meglio che questa tortura.
Mi siedo sul letto, un letto piccolino, ma modo tanto sono abituato a quello scomodo di casa, se posso definirla tale.
Le persone dell’anno scorso che sono state scelte sono ancora a palazzo, ma non ho idea di chi lavoro facciano: sicuramente sono maltrattati e anche io lo sarò, ma sono pronto non ho paura di nulla.
A Yemin ci sono sei caste e io faccio parte della sesta, quella più povera che vive sotto terra e non ha nulla ed è molto sorvegliata, so che ci sono altre caste, ma non conosco nessuno appartenente ad esse, spero che Teresa stia bene, ma lei è una ragazza molto forte e starà sicuramente benissimo.
Non so cosa aspettarmi dal giorno dopo e mi manca la mia famiglia, cosa staranno facendo in questo istante?
Non so che ore siano, ma dal sole fuori noto che è mezzogiorno passato e devono star mangiando la oro misera razione di cibo che sa di vecchio sorvegliate e poi avranno i vari turni lavorativi.
Noi siamo l’unica casta che lavora e vive sottoterra. Siamo i più sfortunati e svantaggiati e io non ne posso più, ma quest’anno devo stare bravo perché ho sentito che il principe oltre ad essere un pavone pazzo di se’ stesso è molto severo e piace frustare e martoriare gli altri.
Non so a cosa è destinata Teresa. Mi sto chiedendo tutto questo quando la porta si spalanca e poi si richiude di scatto, io alzo lo sguardo: la mia migliore amica è appena entrata nella stanza.
Le vado incontro e l’abbraccio, la stringo forte a me e per qualche istante non parliamo, ma semplicemente ci stringiamo per farci forza, non dobbiamo mollare, mai.
“Tess”, dico e mi libero dal suo abbraccio “andrà bene”.
Lei annuisce e poi fa una cosa inaspettata: mi stampa un bacio sulla bocca e poi si stacca senza dire nulla.
“Dovevo farlo, almeno una volta...” E poi esce dalla porta lasciandomi totalmente e inevitabilmente basito. 

 

Com’è possibile che io non mi sia mai accorto di nulla? Siamo migliori amici da anni e io non voglio rovinare tutto ciò che abbiamo, sono gay e lei lo sa bene, ma questo bacio non ha significato nulla non per me. Lei è la mia migliore amica, Minho è il mio migliore amico: insieme abbiamo superato il peggio e siamo andati avanti nonostante tutto. Ma Teresa provava o prova qualcosa di più? Se è così io non posso farci nulla, voglio bene a Teresa, ma la cosa finisce lì, per quanto riguarda Minho siamo solo amici e non voglio che questo cambi non sono interessato ad avere un ragazzo o qualcosa di simile.
Per tutta la giornata sto in compagnia di Vince che molto cortesemente mi ricorda il suo nome e mi istruisce su tutto quello che c’è da sapere del palazzo, del principe, della casa reale e Teresa sta con la donna che si chiama Mary e con un altro uomo di cui non ricordo il nome, non so nemmeno che ruolo lei abbia, ma le devo parlare assolutamente.
La sera arriva prima di quanto immaginassi e Vince mi dice di andare a dormire presto perché prima dell’alba saremo nella Città Capitale dove c’è il palazzo reale.
“Non ho fame”, gli dico quando lui mi invita a mangiare qualcosa e lascio la tavola e senza nemmeno salutarlo mi dirigo non verso camera mia, ma busso alla porta di quella di Teresa.
“Avanti”,  mi dice ed io entro chiudendomi la porta alle spalle. Quando lei mi vede diventa rossa e si  mette le mani davanti al viso.
“Mi dispiace”, diciamo all’unisono e poi scoppiamo a ridere insieme e per molto tempo non riusciamo a smettere, ma siamo noi. Dopo molto tempo o molto poco, il tempo è relativo quando stiamo insieme, lei è la mia persona e io sono la sua il resto non conta.
“Che ruolo hai?”, mi chiede lei per cambiare argomento, non vuole parlare di quel bacio e nemmeno io a dirla tutta.
“Valletto del principe”, dico semplicemente.
“Porca troia Newt”, mi dice lei e si mette una mano tra i capelli neri “sei fortunato io lavorerò nelle cucine”, dice lei. 

“Lavoro da schiava”, dico io “non capisco perché non sia anche io nelle cucine dal momento che veniamo dalla stessa casta”.

“Sei fortunato, Newt”, dice lei e appoggia la testa sulla mia spalla “ti voglio bene".

“Ti voglio bene Tess”, le dico io e stiamo seduti sul letto lei con la testa appoggiata sulla mia spalla e il tempo scorre mentre noi stiamo semplicemente lì aspettando che arrivi il domani.
“Devo andare”, dico ad un certo punto “non voglio che ci trovino insieme”.
Ci alziamo entrambi e prima che io esca lei mi abbraccia stretto e mi dice: “Sarai per sempre il mio migliore amico”.Le accarezzo una guancia e le do un bacio su una guancia prima di uscire da quella stanza, sono appena uscito dalla camera della mia migliore amica, quando incontro anzi quasi vado a sbattere contro Vince, ci guardiamo per un attimo poi lui scuote la testa e dice: “mi dispiace, ma devi essere punito” e senza aggiungere altro mi prende per il braccio e mi trascino lungo il corridoio del treno e io non posso far altro che accettare la punizione perché quella è la vita, questa è la mia vita e non voglio ribellarmi, ma so già qual’é la punizione.
Vince mi stringe troppo forte il braccio, ma io non protesto, non voglio cacciarmi in altri guai.
“Siamo quasi arrivati alla Capitale e sarà il principe a decidere la punizione per te, ma finché non saremo arrivati starai in isolamento senza mangiare” e mi butta in una cella in fondo al corridoio e la porta si chiude con un suono metallico: Sono bloccato lì dentro e non posso far altro che aspettare e sperare di arrivare presto e che la punizione non sia troppo dura, ma so già che non sarà così. 

 

Dopo alcune ore, non so quanto tempo sia passato in realtà, la porta si apre con un suono metallico e vedo l’uomo che si chiama Vince venirmi incontro. 

“Vieni”, mi dice “è ora di andare”.
Mi alzo e mi faccio trascinare da lui e dalle guardie fuori dalla cella. Il treno è vuoto, Teresa sarà già scesa insieme alla donna di nome Mary, chissà se anche lei è stata punita spero proprio di no.
Non parliamo, non ci fermiamo a fare colazione, ma scendiamo direttamente nella stazione. Le guardie ci scortano su un carro dove io e Vince saliamo.
“Dove sono tutti gli altri?”, domando. Da quanto so quando si arriva alla stazione i sorteggiati salgono su diversi carri, ma forse sono già tutti a palazzo.
Vince non mi risponde, ma forse sono già in punizione e questa di arrivare per ultimo è parte di essa.
Non m’importa so già che starò male. In silenzio la carrozza o quello che è ci porta fino al palazzo dove ci sono le guardie che sorvegliano le varie entrate.
Vince mi fa scendere e quando sono a terra non posso non notare come qui sia tutto diverso  e come sia vivere davvero all’aria aperta, sembra tutto così fresco e l’aria è leggera e il sole non dovrebbe essere così alto nel cielo, ma io non ho mai visto il sole se non da delle foto o dalle finestre. Una volta sono stato frustato insieme a Minho per essere uscito all’aria aperta, cerco sempre di proteggere Teresa, non voglio che lei soffra.
Le uniche persone che tento di proteggere a qualunque costo sono: Minho, Teresa e Lizzie.. la mia Lizzie mi manca già, ma so che non la rivedrò mai più o forse si, ma dovrei scappare e metterei nei guai un sacco di persone inclusa lei.
Il sole è alto nel cielo anche se è mattina presto  non so che ore siano, non ho un orologio.
E' lunedì e le persone sono a lavorare o a casa, anche qui nella Capitale, dove tutto sembra bello la gente lavora duramente, non tutti sono ricchi come la famiglia reale. Nonostante ciò noto come le persone siano libere di muoversi senza orari, senza essere controllate tutti giorni o punite, dev’essere bello vivere liberamente facendo ciò a cui uno piace.
Io non ho mai sperimentato ciò, ma sono vivo ed è questa la cosa importante.
Non parlo con Vince mentre ci scortano con un furgone verso il palazzo, non so dove sia Teresa, vorrei vederla e dirle che le voglio bene e che mi dispiace se l’ho messa nei guai, ma so che non posso.
Non ancora.
Il furgone si ferma all’improvviso e Vince senza troppe cerimonie mi fa scendere ed eccoci arrivati al palazzo reale che ho sempre e solo visto in televisione nei programmi che siamo obbligati a vedere.
Spero solo che vada tutto bene e con un bel respiro mi preparo a quella che sarà la mia nuova vita. 

Vince mi scorta nel palazzo con le guardie che ci circondano o ci proteggono? E’ un palazzo enorme, potrebbe contenere tutta la zona in cui vivo, sembra un labirinto e so già che non mi ci abituerò mai.
Entriamo nel grande salone adornato di quadri e decorazioni che sembrano provenire di un’altra epoca, una scala porta ai piani superiori e vi sono varie porte chiuse.
“Vieni”, mi dice Vince e mi tira verso le scale che saliamo insieme alle guardie.
Una volta salite una prima rampa di scale, percorriamo un corridoio ne totale silenzio, vedo alcune persone andare e venire per i corridoi altri domestici alcuni mi fanno un cenno con il capo.
“Dov’è Teresa?”, chiedo parlando per la prima volta dopo minuti.
“Non sono affari tuoi”; mi risponde secco Vince continuando a camminare.
“Invece si”, dico “è la mia migliore amica”.
Lui non mi risponde, ma io non mi do’ per vinto devo andarla a cercare e voglio farlo il primo possibile.
Mi guidano fino ad una porta infondo ad il corridoio e la aprono.
“Entra”, dice Vince e mi butta dentro “penseremo dopo alla tua punizione” e detto ciò mi spingono dentro e chiudono la porta.
La stanza è grande, immensa e non penso sia la mia, vi è un letto enorme a baldacchino con dei cuscini che sembrano morbidi sopra, vi sono delle poltrone e dei divanetti in pelle e un grande specchio che ricopre un’intera parete.
Cammino per la stanza: non c’è nessuno.
Nella stanza c’è una porta che conduce al bagno privato e un’altra ad una cabina armadio: sarà del principe.
E infatti le mie previsioni sono corrette quando sento la porta aprirsi e chiudersi e una voce roca dire: “Tu devi essere il nuovo valletto”.

 

   
 
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