Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: MEBsSoul    10/04/2019    2 recensioni
John si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva.
"Sono gay". Questo non doveva neanche pensarlo.
-
Lui non piaceva a nessuno, doveva essere lui ad adattarsi agli altri, perché non va bene che un ragazzo faccia il saccente, non va bene che un ragazzo trovi vera soddisfazione solo nel risolvere crimini, specie gli omicidi. Quindi meglio tentare una terapia che starsene con le mani in mano.
-
-So come potrei batterlo, ma ho bisogno della tua conferma.-
Non dovette pensarci molto.
-È più facile di come sembra. Non devi dargli uno schema.-
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 5

 

La convivenza con Sherlock non era poi così terribile, o comunque era molto meglio dell'Apocalisse descritta da Philip.

Certo, Sherlock suonava il violino anche ad orari improponibili, ma in realtà John si addormentava più facilmente quando la notte sentiva le dolci melodie del violino, anche se c'erano volte in cui quelle melodie sembravano prese da un film d'azione e in quei casi dormire non era esattamente semplice.

Faceva anche esperimenti, che a volte erano interessanti e tranquilli, altre forse altrettanto interessanti, ma John non avrebbe potuto mai saperlo, dato che finivano spesso col distruggere qualcosa. Qualcosa che poi capitava anche che appartenesse a John e in quei casi le incazzature non gliele toglieva nessuno.

La cosa più problematica era il cibo. O meglio, ciò che spesso John, distratto da altro, confondeva per cibo. Bisogna dire che in effetti i barattoli con sangue coagulato somigliano molto alla marmellata, specie se mentre te lo spalmi sul pane sei occupato a non togliere gli occhi di dosso al tuo compagno di stanza.

Ma alla fine John sapeva a cosa era andato incontro e non gli sembrava poi tanto giusto lamentarsi troppo, aveva scelto lui di cambiare camera.

Inoltre, avrebbe sopportato molto volentieri tutte le stramberie di Sherlock in cambio di stare semplicemente in sua compagnia. Era assurdo e totalmente insensato, ma sentiva che avrebbe perdonato qualsiasi cosa a quel ragazzo.

Più che farlo arrabbiare, di solito Sherlock lo incuriosiva. Aveva già appurato che il suo intuito era fuori dalla norma e che in chimica andava davvero forte, anche se poi per tutto il resto non sapeva davvero nulla, al massimo le cose che non conosceva le capiva intuendole. Non lo vedeva mai aprire un solo libro di scuola, quello di scienze a parte, anche se si capiva bene quanto poco lo apprezzasse. Ciò che John avrebbe voluto sapere era come faceva una persona del genere, una persona che sarebbe potuta essere facilmente lo studente migliore della scuola, forse dell'intera Inghilterra, a non sapere cose che si insegnano a bambini della scuola elementare. E non è un'esagerazione. Anche John si era cimentato in un po' di esperimenti negli ultimi giorni, ponendo a Sherlock ogni tanto delle domande che per chiunque sarebbero dovute essere scontate, facendo finta che fossero per i suoi compiti di scuola. Sherlock non diceva mai "Non lo so", ovviamente, ma non serviva il suo intuito per capire che non aveva idea che la regina fosse a capo dell'Inghilterra al momento. Le sue conoscenze, poi, erano completamente azzerate non appena si andava a parlare di un argomento come il cinema o la musica, violino a parte, tutto ciò che riguardi il sociale e la mente umana, anche se quest'ultima è da precisare: sapeva perfettamente come reagiscono le persone a ciò che succede loro, ma non aveva idea del perché e neanche gli interessava, per lui i sentimenti erano solo delle frivolezze, qualcosa che lui si imponeva di evitare. E quindi a John non poteva che venire in mente una frase: "Anche io vorrei chiarire una cosa: non volevo trattarti male." Non è una frase che si dice se vuoi tenerti alla larga dai sentimenti.

E poi c'era il fratello, quello che aveva praticamente corrotto il preside della scuola affinché il cambio di stanze fosse effettuato. Quello che c'era di strano era che Sherlock non sembrava tipo da chiedere aiuto e non sembrava gliene importasse tanto da far corrompere il preside. E poi la loro ostilità reciproca, anche quella era strana. Il fratello l'aveva aiutato, anche se non ne sembrava entusiasta, eppure Sherlock l'aveva trattato come se gli avesse fatto un torto. Non ne avevano mai parlato, non si conoscevano abbastanza da parlare di fatti personali, ma John contava di arrivarci abbastanza in fretta, anche se sarebbe stato difficile visto quanto era distaccato Sherlock.

Inoltre, spariva di continuo. Spesso John tornava in camera, dopo le lezioni, e la trovava vuota. Non c'erano orari precisi in cui Sherlock tornava, poteva essere dopo mezz'ora così come dopo molte ore e non si lasciava mai sfuggire un commento su cosa aveva fatto. John moriva dalla voglia di sapere dove se ne andava e aveva deciso che glielo avrebbe chiesto. Il momento migliore per farlo era la domenica, quando non avevano lezioni e avrebbero potuto parlare senza fretta.

-Sherlock, posso chiederti una cosa?- stavano facendo colazione, o meglio, John stava mangiando, mentre Sherlock stava, di nuovo, leggendo il giornale, da cui neanche alzò gli occhi per rispondere all'altro.

-Sì.- molti avrebbero potuto pensare, dal modo apparentemente distratto con cui aveva risposto, che non stesse davvero ascoltando, ma John stava cominciando a capire i suoi modi di fare e sapeva che Sherlock poteva fare ben più di due cose alla volta.

-Posso sapere dove te ne vai tutti i pomeriggi?- Sherlock a quel punto alzò gli occhi dal giornale per fissarli in quelli di John, improvvisamente convinto che quella domanda fosse stata una pessima idea -Non voglio impicciarmi, è solo per sapere. Se ti dà fastidio parlarne e non vuoi dirmelo...- Sherlock lo interruppe posando il giornale sul tavolo e indicando un articolo per portarci l'attenzione di John. Lesse di una donna, Imogene Evans, trovata morta la sera prima. Il nome gli suonava familiare, ma non riuscì a ricordare dove l'aveva sentito.

Non capiva come quell'articolo potesse rispondere alla sua domanda, era il modo velato di Sherlock di confessargli che era un assassino? Cose che, per quanto improbabile, gli suonava comunque possibile.

-È di questo che mi occupo, quando esco da scuola.- John cominciò a preoccuparsi che davvero la sua pseudo cotta potesse essere un maniaco omicida -No John, non uccido la gente. Ho inventato un lavoro, il consulente investigativo. Quando la polizia non riesce a risolvere i casi, quindi spesso, io mi metto all'opera e lo faccio al posto loro.- John si ritrovò a pensare che forse sarebbe stata più credibile l'opzione dell'omicida. Insomma, sapeva che Sherlock era molto intelligente per la sua età, ma addirittura prendersi il lavoro dei poliziotti gli sembrava un po' troppo. Non è che non credesse a Sherlock, semplicemente era l'ennesima cosa impossibile che quel ragazzo aveva reso possibile e doveva metabolizzarlo.

-So che è difficile da credere, ma, se per ora non posso farlo professionalmente, davvero vorrei farlo diventare il mio lavoro un giorno.- si interruppe un secondo per osservare John e riflettere su come continuare. -Ho visto molti morti messi davvero male, a volte è pericoloso, mi ritrovo spesso a inseguire criminali in giro per Londra, criminali che hanno cercato di spararmi.- un'altra pausa -Vuoi vedere?-

La risposta di John, che a rigor di logica sarebbe dovuta essere un no secco, non arrivò immediata come avrebbe dovuto. E non fu neanche logica.

-Sì.-
 

***
 

John pensava che avrebbe fatto il dottore. Ne era abbastanza sicuro, non era l'opzione per il futuro che preferiva, ma era la migliore e proprio per questo aveva imparato a non lasciarsi impressionare, si era anche visto tutte le stagioni di Grey's Anatomy e non aveva mai avuto problemi a guardare i chirurghi che ficcavano le mani nei corpi dei pazienti. Ma un corpo morto, uno vero, in un obitorio era tutta un'altra cosa, soprattutto se non si è preparati a vederne uno.

Già mentre stavano entrando in ospedale, John aveva avuto i suoi dubbi, credeva che sarebbero andati sul luogo del delitto, ma in fondo il futuro "consulente investigativo" era Sherlock e sembrava che sapesse molto bene quello che faceva. Quando vide il cartello con la scritta "obitorio" sulla porta che stavano per aprire, John fu quasi tentato di fermare l'altro e tornarsene a scuola, ma la curiosità, sia sulle attività di Sherlock  che sul vedere un cadavere, lo fermò. Semplicemente, continuò a seguire Sherlock, anche se gli sembrava assurdo che potessero arrivare fin lì.

-Ma l'accesso all'obitorio non è vietato?-

-Certo che lo è, a me no che tu non sia l'unica speranza della polizia.- John voleva troppo vedere com'erano i poliziotti con Sherlock, e soprattutto come era lui con loro. L'avrebbe scoperto a breve, dato che nella stanza c'era già un agente. E non un agente qualunque, ma Lestrade, il padre di Greg.

-John! Cosa ci fai qui?- chiese sorpreso l'uomo, non sapendo se essere più sorpreso di vedere il migliore amico di suo figlio in obitorio o in compagnia di Sherlock Holmes. John stava per rispondere, ma l'altro lo precedette.

-È con me. Allora, dov'è il corpo di Imogene Evans?- Lestrade non adorava Sherlock, John se ne accorse subito per come reagì alla risposta frettolosa del riccio. Sembrava seccato. Chissà quanti insulti si era beccato da parte del ragazzo. Però li portò comunque a vedere il corpo. E la tentazione di John di andarsene all'istante si fece risentire appena vide quella donna senza vita, con la pelle grigiastra e un buco di pallottola perfettamente all'altezza del cuore. No, decisamente vedere cose del genere in televisione non fa assolutamente lo stesso effetto. Specie se ti accorgi che quella donna è la madre di un tuo compagno di scuola. John stava davvero per andarsene, stava per girarsi ma poi Sherlock cominciò a studiare quel corpo. E studiare non è neanche la parola giusta, ma non ce ne è una per descrivere lo sguardo con cui Sherlock perlustrava quel cadavere, millimetro per millimetro,  o il modo in cui gli girava attorno. Sembrava quasi uno spettacolo teatrale, tanto che John si era completamente incantato a guardare la scena e non si era accorto dell'ispettore che gli parlava.

-Come sta Greg?- forse era la seconda volta che glielo chiedeva e John si affrettò a rispondergli.

-Oh, Greg sta bene, se vuole gli dirò che lo saluta.- John sapeva che i due praticamente non si parlavano e che, di conseguenza, di saluti se ne facevano davvero pochi.

-Sì, grazie.- rimase un po' in silenzio, ma non riuscì a trattenersi a lungo -Senti, te lo devo chiedere, come ci sei finito qui con un tipo come lui?- gli chiese facendo un cenno verso Sherlock, che John non aveva smesso di guardare per neanche un secondo.

-Siamo compagni di stanza e mi ha raccontato che vi aiuta con le indagini, mi sono incuriosito e sono venuto con lui.-

-Ma non eri in stanza con Greg?- Lestrade era confuso, sembrava che avesse perso qualche episodio di una serie TV e quindi non riuscisse più a seguirne la trama.

-All'inizio, sì, ma abbiamo fatto a cambio. Ora sto con Sherlock.-

-Beh, immagino non sia stata una tua scelta.- decisamente l'uomo non sopportava Sherlock, e anche se il tono di disprezzo stava facendo saltare i nervi di John, lui decise non rispondere e lasciargli credere quel che voleva. Fortunatamente la chiacchierata sarebbe finita subito, visto che Sherlock aveva finito le sue analisi. In una sola decina di minuti.

-Devo vedere dove è stata uccisa.-
 

***


L'appartamento era pieno delle foto di Adam, il figlio di Imogene e compagno di scuola di John e Sherlock. Il primo non riusciva a fare a meno di soffermarsi a guardarle ogni volta che ne vedeva una, riempiendosi di malinconia e dispiacere, mentre l'altro era semplicemente andato dritto per la sua strada, fermandosi solo una volta raggiunta la stanza in cui era stato trovato il cadavere.

-Comunque non c'è molto da vedere, probabilmente è stata solo una rapina finita male.- lo sguardo affilato lanciato da Sherlock verso l'ispettore disse ben più di mille parole.

-Oh, una rapina? Quindi immagino che abbiate trovato segni di effrazione e che ora questi segni siano misteriosamente scomparsi nel nulla.- Lestrade non rispose, ma l'imbarazzo che stava provando avrebbe potuto notarlo anche un ceco -Qui dentro non c'è la minima traccia di un furto. Non c'è nulla fuori posto o che manchi, la donna era in casa da sola, non si aspettava visite, come spero abbiate capito dalla tavola apparecchiata per una sola persona. Non è entrato nessuno, le porte e le finestre sono...- Sherlock non finì la frase, anzi si bloccò completamente, tanto che John cominciò a preoccuparsi che gli stesse venendo un colpo, ma poi sorrise. Un sorriso leggermente inquietante, ma almeno si era mosso.

Sherlock si girò di scatto. Si era reso conto di qualcosa.

-Le porte e le finestre non sono state forzate. Ma questa finestra...- ed indicò quella più vicina a dove era collocato il corpo, avvicinandovisi -... Questa finestra è aperta e, a meno che qualcuno dei poliziotti non sia un completo idiota o soffra di claustrofobia, lo era anche nel momento dell'omicidio. Anzi, è proprio ciò che ha permesso che l'omicidio si compiesse.- si affacciò dalla finestra -Le ha sparato dal tetto di quel palazzo.- disse puntando l'indice nel punto a cui si riferiva -La pallottola è rimasta nel corpo, se le fosse stato vicino il colpo avrebbe lasciato due buchi, uno d'entrata e uno d'uscita, quindi le a sparato da lontano ma ha preso il cure perché ha un'ottima mira. E non è entrato in casa perché non gli interessava.- si girò nuovamente verso gli altri due, sperando che avessero capito. Forse l'ispettore c'era arrivato, ma John era ancora in alto mare, forse perché troppo impegnato a guardare il modo in cui Sherlock spiegava, e non ad ascoltare cosa avesse effettivamente detto.

-Non è né un furto finito male né un omicidio per motivi personali.- finì Sherlock -Voleva semplicemente qualcuno da uccidere.-
 

***


Usciti dall'appartamento, John e Sherlock (più che altro John) salutarono Lestrade e si incamminarono per tornare a scuola.

-Cioè secondo te l'assassino l'ha uccisa così? Senza un motivo?- John voleva capire cosa rendesse Sherlock così sicuro.

-No, un motivo ce l'ha. Tutti hanno sempre un motivo, c'è qualcosa persino dietro agli omicidi compiuti dagli psicopatici, che poi spesso è ciò che li fa definire tali.- fece una pausa, perdendosi per un attimo con lo sguardo -Solo che questo omicidio non ha a che fare con quella donna.- John spalancò gli occhi.

-Come fai a dirlo?-

-Una sensazione. Non sottovalutare mai le sensazioni, John. Spesso sono cose a cui la nostra mente è arrivata ancora prima di noi.-


 

Angolo Autrice:

Nonon state avendo una specie di visone o altroho davvero finalmente pubblicatoNon è chissà che come capitoloma al momento è il massimo che posso fare.
Ora vi spiego perché un'assenza così lungami sono dovuta operare alla schienascoliosi graveOradopo l'operazione mi sarei dovuta riprendere in due settimane massimoma in sala operatoria le cose non sono andate come avrebbero dovutoci stavo per perdere le gambe ed l'operazione è durata 11 ore, quindi i chirurghi si sono dovuti fermare per tentare di nuovo dieci giorni dopo.
Non ve lo dico per fare scenasemplicemente odio i fraintendimenti e le cose lasciate in sospeso, se fosse andata come doveva non ne avrei neanche parlato, ma dopo mesi di silenzio una spiegazione mi sembra il minimo.
Voglio ringraziare chi ha avuto pazienza e ha continuato ad aspettare l'aggiornamento, grazie davvero.

Detto questospero che il capitolo vi sia piaciuto!

 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: MEBsSoul