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Autore: MatsuFla    11/04/2019    1 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 6/19 - Mamma diceva

"Cristo Gallagher, non hai tenuto la bocca chiusa nemmeno per un secondo. Due ore di granai e serbatoi d'acqua del cazzo davanti agli occhi e le tue fottute chiacchiere nelle orecchie, Dio Santo."
Siamo arrivati nel fatiscente quartiere di non so bene dove, vicino Milwaukee, in cui secondo le indicazioni di Mandy, dovrebbe trovarsi la casa di Molly. Il piano è quello di prelevarla e recapitarla ad un parente che se la prenda a carico, uno qualsiasi.
Niente cazzate.
"Questo palazzo fa abbastanza schifo per essere quello giusto. Andiamo testarossa, appartamento 2A."
Saliamo a secondo piano e bussiamo alla porta. Ci apre una ragazzina con il viso d'angelo e i capelli biondi raccolti in due codini, un po' atipica come Milkovich.
         
"Hey ragazzina, sei Molly?" Esordisce Mickey con i suoi soliti modi gentili.
"Si. Voi chi siete?"
Visibilmente impaurita parla affacciandosi appena da dietro la porta.
"Sono Mickey."
Nel sentire quel nome la piccola si fionda su di lui in un abbraccio pieno di sollievo e speranza. Mickey la allontanata freddamente e un po' imbarazzato, non abituato a certe effusioni.
"Questo è Ian... un mio amico."
"Ciao." Le dico con un sorriso.
"C'è papà con voi?"
"No, lui-" Inizia Mickey, ma io lo interrompo ritenendo più opportuno... tenerle nascosti alcuni dettagli, per così dire.
"Lui è al mare. Ma ha detto di salutarti. Tu come stai?"
La ragazzina ignora la mia domanda e torna a rivolgersi a Mickey.
"Vengo a casa con te?"
Mickey alza le sopracciglia e mi guarda in attesa che io dica o faccia qualcosa.
"Eeemh... Molly, per caso tua madre... aveva tipo una rubrica con gli indirizzi dei suoi parenti, cugini o qualcuno di simile?"
"No."
Io e Mickey ci guardiamo un'altra volta consapevoli che le cose si stanno decisamente complicando.
"Ok... e il suo cellulare?" Provo ancora.
"Ci sono soltanto due numeri in rubrica, papà e il suo spacciatore."
"Non hai mai conosciuto nessuno zio o zia del cazzo?" Sbotta all'improvviso Mickey, spazientito.
"Solo voi e mio cugino, David. È nella marina e combatte i cattivi. Ma a parte lui, nessuno."
Mickey mi rivolge il suo sguardo più truce nel quale si può leggere chiaramente il 'te l'avevo detto che era una stronzata', ma anche un 'risolvi questo casino o giuro che ti ammazzo, Gallagher'.
"Allora, mi portate da papà?" Insiste la piccola Milkovich.
Ok, ho decisamente fatto una stronzata!
Ma ormai siamo qui e non possiamo permettere che venga portata via dagli assistenti sociali, di sicuro ci inventeremo qualcosa.
"Possiamo entrare?" Le chiedo gentilmente e la biondina ci fa spazio, io e Mickey la raggiungiamo all'interno guardandoci intorno in maniera circospetta. La casa non è particolarmente in disordine, probabilmente Molly ha imparato a cavarsela da sola come tutti i figli di pessimi genitori. Non sarei sorpreso di sapere che era lei ad occuparsi della madre e non il contrario, proprio come Fiona ha sempre fatto con Frank. La buona notizia è che l'appartamento è semivuoto e quindi non ci sono molti posti in cui frugare in cerca di informazioni.
"Molly, prima di andare... dobbiamo dare un'occhiata in giro per cercare qualcosa che possa aiutarci a rintracciare qualche altro parente. Saresti così gentile da aiutarci?" Le parlo faccia a faccia, piegato sulle ginocchia, tenendole le mani sulle spalle per sembrare il più rassicurante possibile e infatti lei sembra fidarsi.
"Ok, allora iniziamo a cercare." Mi rivolgo ai due Milkovich.
"Cosa?" Mickey storce il naso.
"Qualsiasi cosa! Nomi, numeri di telefono, indirizzi, e-mail."
"Bene Sherlock, buona fortuna!" Va in cucina e, dopo aver ispezionato il frigo, si siede tutto contento di aver trovato una birra fresca.
"Non hai intenzione di collaborare?"
"Non è un mio problema." Incrocia i piedi sul tavolo, stappa la bottiglia con i denti e inizia a fissarmi con un sorriso cretino sulla faccia.
"Guardalo bene Molly, tu hai per metà i suoi stessi geni, stai attenta a non finire come lui, buono solo ad aprire le birre con i denti!" Gli mostro il medio, stizzito.
"Fossi in te non mi perderei in chiacchiere Gallagher, ti do un'ora di tempo, poi ti lascio qui e me ne vado."
"Perché sei voluto venire, Mickey?"
"Pensavo volessimo visitare Milwaukee."
Il suo sguardo lascia trapelare un pizzico di delusione, potrei addirittura pensare che Mickey ci tenesse davvero a passare del tempo a cazzeggiare con me a Milwaukee. Questo mi fa passare un po' la voglia che ho di prenderlo a calci in culo. Ma solo un po'!
"Si ma... prima di tutto siamo qui per Molly."
"Parla per te, testarossa."
"Questa è la casa di una tossica, potresti trovare qualche droga nascosta da qualche parte..." Questo incentivo funziona decisamente meglio, al punto che finalmente alza il culo dalla sedia e inizia a curiosare in giro. Dopo mezz'ora di scartoffie e robaccia inutile mi allontano per andare in bagno, trovo la porta aperta ed entro ma mi accorgo solo una volta entrato che è occupato.
"Scusa, la porta era aperta, non mi ero accorto che-" 
Molly è in piedi davanti al water e, mi venisse un colpo, sta facendo la pipì in piedi!
"Non preoccuparti, tanto ho finito."
La sorpresa mi impedisce di continuare a parlare e rimango a guardarla impietrito. Lei si sposta per lasciarmi libero il water mentre ancora si sta rivestendo e non posso fare a meno di notare che in realtà Molly non è ciò che sembra.
         
"Oh, si, è il mio pene femminile."
Mi dice con disinvoltura quando si accorge del mio sguardo scioccato.
"Sembra proprio un... pene maschile." Balbetto io.
"Ma io sono una femmina, quindi è diverso." Si lava le mani ed esce, lasciandomi inebetito a fissare il vuoto. Una volta finito, raggiungo gli altri deciso a non dire nulla su quello che è successo, almeno per il momento. I Milkovich sono dei tipi davvero bizzarri, non sarei sorpreso di sapere che per la loro famiglia questa è una cosa del tutto normale.
È passata un'altra mezz'ora e ancora non abbiamo trovato niente di utile. La voce di Mickey rompe il silenzio, si alza dal pavimento dove era seduto da qualche minuto e si dà una ripulita ai pantaloni.
"Tempo scaduto, andiamocene."
"Mickey, non possiamo andarcene!"
"Qui non c'è niente, Gallagher, è tempo perso!"
"Ma dobbiamo trovare qualcuno che-"
"Dobbiamo? No bello, TU devi risolvere questo casino, IO vado a vedere Fonzie."
"Fai sul serio?" Ora sono seriamente preoccupato.
"Cazzo si! Te l'ho già detto, non è un mio cazzo di problema." Si incammina verso la porta e poi si rivolge alla sorellastra.
"Andiamo Polly." Apre la porta e aspetta che la ragazzina esca.
"Mi chiamo Molly."
"Come ti pare, muovi il culo."
"Sai che c'è? Niente è un tuo problema." Inizio a gridargli mentre escono lasciandomi indietro. Esco anche io da casa e, affacciato dalla ringhiera del pianerottolo, continuo ad urlare verso i due che scendono le scale.
"Per una volta almeno poniti un problema!" 
Una volta arrivati al portone d'ingresso Mickey si gira verso di me con un sorrisetto.
"Vieni o no, Gallagher?"

Per chi non lo sapesse, la statua di Fonzie è davvero inquietante! Ma grazie all'indiscusso gusto per l'orrido tipico dei Milkovich, alla strana coppia laggiù sembra piacere molto, così, mentre loro si divertono e scattano foto con quell'orrore io penso a risolvere il problema per il quale siamo venuti qui. Decido di tentare il tutto per tutto sfruttando l'unica opzione a disposizione, ovvero cercando di rintracciare il cugino David.
"Su Facebook ho trovato il cugino che è in Marina, il suo ultimo stato dice che è in navigazione, ma non dice quando torna."
Molly sembra contenta della notizia, al contrario di Mickey che mi fulmina con lo sguardo.
"Ma... ho un'idea per risolvere la cosa, tranquillo!" Dico subito per evitare che si agiti ulteriormente e sembra funzionare perché mette da parte il grugno e ci trascina alla fabbrica della birra Miller. Tra una chiamata e l'altra mi perdo gran parte del tour ma quello che più mi preoccupa è lasciare Molly sola con Mickey, infatti sono sicuro che approfittando della mia assenza mentre sono lontano per parlare al telefono, Mickey le faccia bere della birra, dato che ora barcolla quando cammina e i due sembrano andare un po' troppo d'accordo. Ci fermiamo in un posto carino a pranzare, un po' troppo 'rosa' a dire la verità... dev'esserci una Quinceañera* o qualcosa del genere perché il locale è pieno di palloncini e nastri rosa, ragazzine in abiti da cerimonia e Messicani che trangugiano fagioli. Decidiamo di rimanere perché potrebbe essere l'unico ristorante in questo quartiere del cazzo, ma più di tutto perché bisogna far mettere qualcosa nello stomaco alla ragazzina, prima che l'alcol le salga alla testa.
"Cazzo Mickey, è quasi sbronza, che ti dice il cervello?"
"È una Milkovich, è nel suo dna." Ride indicandomi la bambina che saltella per tutto il locale ballando e cantando, importunando i clienti dei tavoli vicini. 
         
"Come sta andando il tuo salvataggio?"
Giuro che gli darei volentieri un pugno pur di togliergli dalla bocca quel sorrisetto di chi crede di averla spuntata, ma preferisco fargliela perdere in faccia e gustarmi il momento senza dovermi sporcare le mani.
"So che speri di vedermi fallire, ma rimarrai deluso, perché nonostante i tuoi tentativi di boicottaggio, sta andando alla grande." Mi vanto di aver risolto brillantemente il problema.
"Ah, si?" Mickey alza un sopracciglio, impressionato.
"Ho trovato qualcuno che si occupi di Molly, qualcuno che se ne prenda cura come si deve."
"Sarebbe?"
"Ho chiamato il mio amico Tony e gli ho chiesto di trovarmi delle informazioni e un modo per rintracciare David dai database della polizia."
"È illegale, lo sai? Questo tuo amico è un haker?"
"No, è un poliziotto. Ma gli ho spiegato la situazione e mi ha fatto questo favore di nascosto."
"Un altro sbirro... che per giunta infrange la legge per farti un favore. È un sexy gay con una cotta per te anche lui?"
"In realtà... lo conosco da quando ero bambino, ha tolto dai guai me e i miei fratelli tante volte, è sempre stato vicino alla mia famiglia perché aveva una cotta assurda per mia sorella... ma poi... si, è gay... ma non ha una cotta per me."
"Si, certo..." Sussurra mentre si accende una sigaretta, le sue sopracciglia svettano per aria ma i suoi occhi sono bassi sul pavimento. Sembrerebbe quasi...
"Che ti importa, sei geloso per caso?" Lo dico ridendo ma nel profondo un po' ci spero. Intendo... che sia geloso di me come amico, questo è ovvio!
Si, insomma... certo che è ovvio!
"Fanculo, Gallagher!" Lui non risponde al mio scherzo, al contrario, sembra triste.
"Mickey..." Poso la mano sul suo braccio e la testa gli scatta all'insù fino a che i nostri occhi non si fissano gli uni negli altri. Ha un'espressione sul volto che proprio non riesco a decifrare ma forse è la stessa che ho anche io in questo momento. Rimaniamo così, in silenzio, per un tempo indeterminato finché lui scaccia la mia mano e distoglie lo sguardo sbuffando il fumo della sigaretta, chiaramente a disagio con la domanda.
"Che dicevi sul marinaio del cazzo?"
Deglutisco a fatica prima di riuscire a parlare fingendo di essere tranquillo.
"È il cugino di secondo grado, vive a Denver con la sua famiglia, sua moglie è una farmacista e hanno due bambine. Tony mi ha confermato che ora è in navigazione e non lo si può contattare ma sono riuscito a parlare con la moglie che conosceva già la situazione di Molly. Pare che si tenessero spesso in contatto con loro e le abbiano aiutate più volte. Non sapevano della morte della madre di Molly ma ora che lei non c'è più vogliono prendere la piccola in affidamento."
Mickey sbuffa una risata, sembra sollevato.
"Ma... non possono venire a prenderla prima di una settimana."
"Mh, e dove pensi di parcheggiarla in questi sette giorni?"
"Cazzo Mickey, è solo una settimana... non può stare da noi?... Cioè, da voi?"
"No Gallagher, non può stare da noi. Ti avevo avvertito, ma tu hai voluto tuffarti a capofitto in questa storia. Ora risolvila senza coinvolgere noi altri."
"Bene!" Sbuffo, ma senza rancore.
"Bene!" Mi risponde lui con un sorriso.
"Io voglio il gelato!" Dice la ragazzina, ancora su di giri, tornando al tavolo dove siamo seduti.
"Molly ascolta, te li ricordi tuo cugino David e sua moglie Carla, giusto?" Continuo dopo che la biondina fa di si con la testa sorridendo.
"Loro vogliono prendersi cura di te. Andrai da loro a Denver e-"
"No, non voglio!" Mi interrompe urlando.
"Ma Molly-" 
"Voglio stare con voi! Tenetemi con voi, per favore!"
"Non puoi stare con noi. Noi non stiamo insieme... cioè... non viviamo insieme, non-"
"Mickey è mio fratello, perché non posso rimanere con lui?"
"Piccola, a Mickey non affiderebbero mai la custodia di un minore."
Mi piego sulle ginocchia per guardarla negli occhi e le poggio le mani sulle spalle, come qualche ora fa, sperando di riuscire a tranquillizzarla di nuovo.
"Molly ascoltami, David e Carla sono brave persone, sono benestanti e non ti faranno mancare nulla. Andrai in una buona scuola, avrai dei bei vestiti, tanti giocattoli e con le tue cugine crescerete insieme come sorelle. Potrai venire a trovarci ogni volta che vorrai e qualche volta potremmo venire noi a trovare te. Starai bene Molly, te lo prometto." Le asciugo le lacrime e la stringo forte in un abbraccio, dopo qualche minuto sembra calmarsi.
"Va bene." Dice tra i singhiozzi.
"Sei una brava bambina Molly. Ora ti va di andare a prendere quel gelato?"
Finalmente un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra mentre annuisce convinta.
"Col cazzo belli, ora si va all'Harley-Davidson Museum e non si discute!" Dice Mickey guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione generale. Torno dritto sulle gambe mentre Molly inizia ad incamminarsi verso l'uscita, Mickey mi si avvicina, decisamente troppo, e mi sussurra in un orecchio.
"Spero che tu non sia il tipo di persona che fa promesse che non può mantenere." Rimane a fissarmi negli occhi per qualche secondo e io non riesco a fare altro che deglutire faticosamente a vuoto, poi lo vedo allontanarsi e raggiungere Molly, inizia ad infastidirla scherzosamente tirandole i codini e facendola sorridere mentre insieme escono dal ristorante... lasciandomi il conto da pagare!

Vincendo con due voti su tre, la maggioranza ha deciso di sostituire la visita al museo delle moto, che non era per niente divertente, con un gelato in un parco vicino al fiume Milwaukee. Il dinamico duo è in riva al fiume mentre io, seduto su una panchina poco distante, mi godo la vista di Mickey che litiga con le anatre. Dopo qualche minuto il più grande mi raggiunge mentre Molly si unisce a dei bambini che giocano a rincorrersi.
"Quelle anatre ti hanno fatto nero, amico."
Batto con la mano sulla panchina facendo segno a Mickey di sedersi accanto a me.
"Chiudi il becco Gallagher, odio gli uccelli!" Dice senza pensarci troppo.
"Davvero? Credevo ti piacessero!" Sfoggio un sorrisetto malizioso e divertito.
"Non quelli con le penne!" Sta al gioco colpendomi sul braccio. Ridiamo di questo e di altro per qualche minuto, poi Mickey torna serio.
"Mi ha chiamato Mandy, dice che se si tratta solo di qualche giorno la mocciosa può rimanere da zia Rande, è una nostra zia che vive a South Justine, ha la sclerosi multipla ma... è a posto."
Sapevo che alla fine anche Mandy si sarebbe preoccupata di dare una mano a Molly. 
A proposito di questo, mi torna in mente che c'è una certa cosa... di cui devo ancora parlare a Mickey riguardo sua sorella.
"Mickey, uh, tu lo sapevi che Molly... si insomma, che lei in realtà è un maschio?"
"Cosa?" 
Ok, a giudicare dalla sua faccia decisamente non lo sapeva.
"Lui... lei ha il pene! Crede di essere una ragazza con un pene femminile."
Penso di essere stato abbastanza serio e discreto nell'esporre i fatti ma Mickey mi scoppia a ridere sguaiatamente in faccia.
"Lo trovi divertente?"
"Si, cioè no, stavo pensando a mio padre. Un figlio frocio e uno travestito! Gli verrebbe un colpo se lo venisse a sapere. Mi fa quasi pena!"
"Lui non sa che sei gay?"
"Non lo so, è al gabbio da una vita... comunque credo che non lo sappia, altrimenti a quest'ora sarei un uomo morto. Se avesse scoperto che sono un fottuto frocio, uno che per di più lo prende nel culo, sarebbe venuto già a cercarmi con un coltello di ceramica e dell'acido di batteria, o avrebbe mandato qualcuno a farlo per lui."
Ne parla ridendo, come se non gli importasse o se non ne fosse spaventato, ma ormai lo conosco bene e non basta il sorriso stampato in faccia ad ingannarmi.
"O magari lo sa e si vergogna tanto da preferire di starsene in prigione a nascondersi." Un sorriso strozzato ancora dipinto sulle sue labbra.
"Mickey... non devi mai vergognarti per quello che sei, non c'è niente di sbagliato in te! Se a tuo padre non sta bene quello che sei è lui ad essere sbagliato!"
"Cristo Santo Gallagher, ma ti ascolti quando parli? In che cazzo di mondo vivi?" Il suo tono è duro ma mantiene i modi pacati. Non è arrabbiato ma triste e amareggiato. 
"Questa è una cazzata! Devi ascoltarmi, Mickey. Tuo padre è un dannoso, psicotico pazzo. Vuoi permettergli di rovinarti la vita?" Gli afferro le spalle salde tra le mie mani.
"È ora che tu cresca, bello. E poi tu non conosci per niente mio padre."
"Mi stai prendendo per il culo, Mickey?" La mia voce stridula ed incredula quando lui si scrolla prepotentemente le mie mani di dosso mentre giustifica il suo padre di merda.
"E sai una cosa... non tutti riescono..." Si morde il labbro inferiore come a voler impedire alla sua bocca di continuare a parlare, sospira mentre distoglie lo sguardo e fissando il suolo si gratta nervosamente le labbra con il pollice, poi torna con gli occhi su di me e sembra trovare il coraggio di dire ciò che prima voleva nascondere.
"Non tutti riescono a tirare fuori quello che provano ogni minuto." Consapevole di essersi esposto molto più del solito cerca di tornare al suo abituale tono arrogante.
"Cosa vuoi saperne tu che sembri un fottuto, stupido principe perfetto di un film Disney del cazzo!"
Mickey non può saperlo, ma sono lontano anni luce dall'idea che lui si è fatto di me. Sono più incasinato di quanto possa mai immaginare.
"Ti sbagli di grosso, io-"
"Basta, non ne voglio più parlare." Mi zittisce irritato.
Vorrei davvero che non pensasse di essere sbagliato, vorrei potergli dire che lui è perfetto così com'è, vorrei dirgli che io riesco a vedere quanto buono c'è dietro la sua maschera da duro del South Side, vorrei dirgli tante cose... ma non riesco a dire niente.
"Non puoi... non puoi... non voglio che tu..."
"Piantala! Hai capito quello che ti ho detto? Chiuso è chiuso."
All'improvviso mi torna alla mente quel giorno alla partita dei Sox, quando Mickey aveva rispettato la mia volontà di non parlargli di qualcosa di cui non ero pronto, gliene ero stato grato. Così decido di ricambiare il favore e stare zitto. Lui rimane fermo, in silenzio, a respirare pesantemente sbuffando dal naso nel chiaro tentativo di calmarsi. Dopo un ultimo profondo respiro si gira verso di me e mi guarda con la faccia di chi vorrebbe scusarsi ma si vergogna a farlo, io gli sorrido dandogli un leggero pugno sul ginocchio. Lo vedo alzarsi, fischia rumorosamente mettendo le dita in bocca per richiamare Molly dal suo gioco e senza guardami fa cenno di andare via.
"Che ne dici se ceniamo velocemente e ce ne andiamo da questa città di merda. Voglio tornare a casa, cazzo."

La partenza è prevista subito dopo cena, la poca roba di Molly è già in macchina e in circa due ore dovremmo arrivare a Chicago. Per fare il prima possibile abbiamo deciso di prendere la pizza e mangiarla a casa, così una volta finito possiamo metterci subito in viaggio. Io sono uscito a comprare la cena mentre Mickey e Molly sono rimasti all'appartamento a ripulirlo da qualsiasi cosa possa essere rivenduta, non che ci sia roba di grande valore. Entrando vedo Molly impegnata in continue giravolte che fanno sollevare il suo vestito a campana, mentre Mickey sembra ancora di malumore, imbronciato sul divano.
"Hai un vestito davvero carino." Dico posando il cartone della pizza e la busta con le bibite sul tavolo al centro della stanza.
"Nasconde il mio pene da femmina. Mamma diceva che è scortese mostrare il mio pacco."
"Ok, basta così!" Scatta Mickey alzandosi dal divano.
"Tu non sei una femmina. Sei un maschio, cresciuto da una madre fatta di metanfetamine che ti ha fatto credere di essere una femmina perché odiava gli uomini."
"Non sono una femmina?" Molly lo guarda confusa.
"No! Se hai il pene sei un maschio, cazzo, il pene femminile non esiste!"
"Mickey..." Cerco invano di fermarlo ma da buona furia nera Milkovich ormai è inarrestabile.
"Nostro padre non è al mare, è in galera perché è un pezzo di merda a cui piace molestare le figlie, rimarrà al fresco per molto tempo ma è un bene per tutti. Faresti meglio a stargli alla larga perché ti farebbe solo del male."
Sembra cedere per un attimo, il tempo di passarsi le dita tra i capelli e stringersi forte la testa tra le mani come se volesse impedirgli di esplodere.
"Non ti accetterebbe mai per come sei, non accetta nessuno dei suoi figli!"
"Mamma diceva-" Prova a dire la piccola Milkovich, ma questo fa agitare ancora di più il fratello.
"E smettila con questi dannati 'mamma diceva' perché non frega un cazzo a nessuno di cosa diceva la tua stupida mamma morta!"
"Cristo, Mickey, ora basta!" Gli do uno spintone tanto forte da farlo cadere indietro sul divano mentre corro ad abbracciare Molly che scoppia a piangere spaventata e ferita.
Sono ancora di spalle quando lo sento uscire da casa sbattendo la porta.

Seduto sul divano bitorzoluto di questa maledetta casa ormai da due ore ho il culo indolenzito, ma rimango immobile. Molly è sulle mie ginocchia, la stringo tra le braccia e le accarezzo i capelli, anche se ormai ha smesso di piangere.
"Ti va di mangiare qualcosa?"
"Non ho fame."
"Ormai per questa sera non se ne parla di tornare a Chicago, temo. Mettiti a letto e cerca di riposare."
"Mickey è cattivo, lui mi odia."
"No, non è così. Credo che ce l'abbia con me invece, abbiamo scazzato prima, l'ho fatto arrabbiare e se l'è presa con te." Lei mi guarda e io le accarezzo una guancia.
"Abbiamo passato una bella giornata oggi, no? Siamo solo stanchi. Su, vai di là, ti scaldo un po' di pizza e te la porto."
Qualche minuto dopo mi metto alla ricerca di Mickey. Scendo le scale fino a raggiungere l'androne del palazzo e lo vedo oltre il portone aperto per metà, seduto sul marciapiede a fumare una sigaretta.
"Ero certo di trovarti qui. Ho visto le chiavi dell'auto sul tavolo e so che sei troppo pigro per allontanarti a piedi."
"Non saprei comunque dove cazzo andare in questo posto di merda." Mi siedo accanto a lui e subito mi passa la sigaretta. Faccio passare qualche minuto in silenzio e poi, dopo un sospiro accompagnato dal fumo bianco, mi rivolgo a lui con un tono di lieve rimprovero.
"La tua stupida madre morta, Mick, davvero?"
"Si, io... ho esagerato."
"Dici? Hai urlato cose orribili ad una bambina a cui ieri è morta la stupida madre! Si può sapere che cazzo ti succede? Se eri arrabbiato per quello che ho detto dovevi prendertela con me. Mi puoi parlare di tutto, lo sai."
"Ma no Gallagher, sul serio... non è per quello. Non sono arrabbiato con te o con... Cristo, con la ragazzina."
"Con tuo padre? Con te stesso?"
"Che sei un fottuto strizzacervelli ora?"
"Non lo so... se tu non parli io cerco di formulare delle ipotesi." Gli ripasso la sigaretta facendo spallucce.
"No, lascia perdere, non è nulla." Aspira tutto d'un fiato fino a bruciare il filtro, poi mette giù il mozzicone e lo spegne con il piede.
"Sono un coglione." Dice buttando fuori il fumo dal naso, alzando gli occhi al cielo.
"Questo 'nulla' ti ha fatto sbroccare di brutto due volte oggi."
"Non succederà più."
"Davvero? Non succederà più che insulti qualcuno urlando parolacce e facendo gestacci? Vorrei poterci credere."
"Vaffanculo stronzo, non capisci un cazzo, fai schifo come strizzacervelli!" Non riesce a trattenersi dal ridere mentre mi spintona con la spalla.
"Ecco appunto, non succederà mai più." Ridiamo ancora finché non torna il silenzio.
"Devi andare a parlare con quella ragazzina."
"Lo so."


*Quinceañera (festa dei quindici anni) è il festeggiamento del quindicesimo compleanno di una ragazza che segna il passaggio all'età adulta e quindi è celebrato in forma totalmente distinta dagli altri compleanni in alcune zone dell'America Latina. 
Nella tradizione messicana si organizza una festa alla quale la festeggiata partecipa indossando un vestito formale simile a un vestito da sposa.
In pratica la festa della figlia di Jesus a cui si imbucano Mickey e Ian nella 7x11.



   
 
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