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Autore: Kastel    11/04/2019    0 recensioni
[Moomin]
Quando Moomin vide per la prima volta il Joxter (o, per dirla in altri termini, notò il suo temperamento) non pensò a un possibile futuro insieme, ad un amore improvviso e fulminante.
No, quello che pensò fu “Chi è questo ammasso di stracci?”

(Basato su Le memorie di Papà Moomin, una coppia non proprio usuale)
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Moomin vide per la prima volta il Joxter (o, per dirla in altri termini, notò il suo temperamento) non pensò a un possibile futuro insieme, ad un amore improvviso e fulminante.
No, quello che pensò fu “Chi è questo ammasso di stracci?”

Il Joxter non dava mai buona impressione. Odiava lavarsi, così come il rispetto per le regole. Insomma, non il partito migliore che ci si poteva aspettare. Nonostante fosse un individuo grande d’età, più adulto di Moomin, si comportava come se fosse lui il moccioso della situazione. Un ragazzino mal cresciuto, oltrettutto.
Il Joxter fumava, dormiva, mangiava. Ogni tanto agiva, ma capitava così di rado che Moomin si era arreso nel compiere lui le azioni che aspettavano al Joxter. Non poteva dire di amarlo, ma nella verità nemmeno di odiarlo, perché era un essere troppo strano per poter provare veramente disprezzo nei suoi confronti.
Il Joxter, dal canto suo, sembrava incapace di provare interesse nei confronti di Moomin. Non era un giaciglio caldo, non era tabacco pungente, non era cibo accattivante. Era Moomin e non era utile in niente delle sue abitudini e dei suoi comportamenti.
Eppure.
Non dispiaceva al Joxter passare del tempo con Moomin e la cosa era reciproca. Moomin aveva imparato a rispettare le Premonizioni del Joxter e il Joxter il temperamento attivo di Moomin. Muddler aveva osservato che si completavano, ma entrambi facevano orecchie da mercante. Fissavano altrove, il Joxter che si copriva gli occhi con il capello e Moomin che giocava con la sua coda. Frederickson non commentava, ma le sue orecchie si muovevano vivacemente. Muddler, che lo conosceva bene, rideva sotto i baffi, salvo poi spaventarsi poiché il Joxter urlava così forte (e che forza aveva!) da far scappare tutti.
Capitò diverse notti che il Joxter e Moomin parlassero fino a tardi: o meglio, Moomin immaginava qualcosa e il Joxter lo ascoltava col capello calato sugli occhi, fumando la sua pipa con la solita flemma. Ogni tanto, però, guardava Moomin sognante, perdendosi in pensieri di varia natura. Come, ad esempio, cosa avrebbe potuto significare creare una famiglia con lui. Non ne parlava con nessuno, ma l’idea lo accarezzava spesso.
Un giorno andò da Frederickson, approfittando del fatto che Moomin era di turno alle caldaie della Orchessa Marina.
“Guarda chi c’è, il Joxter! Non capita spesso di trovarti qui. O meglio, di trovarti qui sveglio.”
“Uffa-uffa, non sono cose carine da dire. Io volevo solo un consiglio, uffa-uffa.
“Mio caro amico, lo sai che per consigli di varia natura ci sono sempre. Chiedimi pure, se potrò ti risponderò.”
Il Joxter iniziò a girare intorno al tavolo, così velocemente che Frederickson scosse la testa.
“Mi fai girare il capo! Sputa il rospo e basta!”
“Cosa pensi dell’amore?”
Frederickson sgranò gli occhi, sinceramente stupito.
“Mio caro amico, ti sento parlare di amore per la prima volta! Sei forse in preda di tale sentimento?”
“Forse”, rispose il Joxter, “ma non so se il mio amore è ricambiato o, addirittura, proibito!”
“Proibito! Proprio da te sento tale parola, che non esiti ad entrare in luoghi vietati per il solo gusto di andare contro le regole!”
“Sì, ma la situazione è diversa!”, disse il Joxter togliendosi il cappello e torcendosi i capelli, “Non esiste un cartello fisico che mi impedisca di fare qualcosa, è solo uno scrupolo morale il mio!”
Frederickson lo guardò, sospirando.
“Ne hai già parlato al diretto interessato?”
Il Joxter arrossì, nascondendo il viso nel cappello. “No e non penso ne avrò mai il coraggio.”
“Perché mai?”, chiese Frederickson.
“Perché credo mi odi”, disse il Joxter abbassando il capo, scuro in viso.
“Non penso che Moomin ti odi”, Frederickson rispose e il Joxter fece un tale salto che l’inventore rise, “Suvvia, pensi che non me ne accorgessi? Ho notato che quando parli con lui tendi a non guardarlo negli occhi ed ad arrossire leggermente. Più chiaro di così!”
Il Joxter si sentì sprofondare. Davvero era così lampante?
“Comunque”, proseguì Frederickson, “devi parlargli. Anche perché...”
“Perché?”, chiese il Joxter incuriosito.
“Dovrai scoprirlo da te. Forza, vai adesso! Moomin avrà finito!”
Il Joxter uscì. Frederickson lo seguì poco dopo, vedendo sulla prua il Joxter e Moomin parlare. Muddler lo raggiunse, osservando i due piegando la testa.
“Di che stanno parlando?”, chiese Muddler e l’inventore sorrise, scutendo le orecchie. “Di faccende molto personali.”
Muddler lo guardò perplesso, poi si spaventò. Il Joxter stava urlando! Non coglieva bene le parole, ma percepiva il nome di Moomin. E le restanti erano…
“Oh.”, disse arrossendo un poco.
Quella sera ci fu una grande festa, dove il Joxter e Moomin ballarono assieme per lungo tempo. Il Joxter sorprese tutti suonando la fisarmonica. Moomin cantò. E la festa andò avanti a lungo, come a voler dire al mondo che l’amore è bello.

 

 

Note.

Non il solito mio stile ma volevo imitare quello di Tove Jansson, l’autrice.
Che dire! Moominpapa e il Joxter non sono una coppia molto usuale ma a me piacciono molto. Sono teneri!
Ho usato i nomi internazionali per comodità mia.

   
 
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