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Autore: T612    12/04/2019    1 recensioni
Dal capitolo 8:
Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire… e i televisori esplodono, non si parla d’altro.
“...la diretta proseguirà per tutta la notte, man mano che giungeranno altre notizie. A tuttora, le nostre fonti ci confermano che pochi minuti fa, all’arrivo al Mercy Hospital, Capitan America è stato dichiarato morto.”
[Post-TWS - Civil War ComicVerse - "Captain America Collection" di Ed Brubaker - paring: canonico + WinterWidow]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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20 maggio 2017, Complesso degli Avengers, Upstate New York

-Visto che siete tutti qui possiamo iniziare.
La voce perentoria di Maria li riporta tutti all’ordine, spingendo Tony a sollevare il capo prestando attenzione, nonostante la schiena completamente reclinata contro la poltrona ed i piedi sopra il tavolo.
Sharon si sporge afferrandogli le scarpe riportando i suoi piedi a terra con un gesto secco della mano scoccandogli uno sguardo perentorio, approfittando dell’avvio della presentazione per lasciar scorrere lo sguardo sui presenti.
Hill aveva richiamato la cerchia ristretta, dall’altro capo del tavolo Sam passeggiava da un capo all’altro della stanza mentre James osservava il soffitto girandosi i pollici, tutti in attesa che Maria spiegasse il motivo della convocazione.
-Ieri pomeriggio la CIA ha inoltrato una serie di filmati di sicurezza ai piani alti dell’ufficio amministrativo, sembra che il sosia del Capitano stia raccogliendo uomini affiliandosi con i “Cani da Guardia”1.
-I Secret Warriors non avevano eliminato il problema? -interviene Sharon puntando i gomiti sul tavolo, concentrata e determinata come Tony non la vedeva da tempo.
-Parzialmente, dopo la morte di Ivanov i superstiti si erano sciolti, ma credo stessero solo aspettando un capo sotto cui riunirsi. -la rimbecca Maria mandando avanti le diapositive olografiche con gesti precisi della mano. -Si sono spostati, stanno riformando la squadra in Idaho, con tanto di campo di addestramento e tutto il resto.
-Cosa proponi Direttrice? -interviene James per la prima volta dall’inizio della riunione, era più taciturno del solito e Tony non sapeva decidere quanto influisse il fatto che Natasha fosse in missione da più di una settimana nei territori dell’ex blocco sovietico.
-Innanzitutto dobbiamo capire perché a Will serve un esercito e chi lo finanzia, quindi qualcuno deve infiltrarsi… siete qui per decidere, in democrazia, chi spedire sul campo. Avete rifiutato tutti quanti di sottoporvi ad un giudizio psichiatrico dopo ciò che è successo ad Albany, quindi ho bisogno di capire quanto siete coinvolti, se riuscirete a rispettare gli ordini e… dimmi, Tony. -si interrompe trattenendosi dal levare gli occhi al cielo, concedendogli la parola con un cenno del capo, dopo aver visto la sua mano alzata come un bambino delle elementari.
-Posso far notare una cosa? -chiede retorico, ma attendendo comunque un cenno affermativo di Maria prima di proseguire. -Se i filmati della CIA sono arrivati ieri pomeriggio, circa sedici ore fa, spiegami l’urgenza di buttarci giù dal letto a questo orario indecente con un codice rosso. -spiega in fretta alzando la manica della giacca indicando il quadrante dell’orologio che indicava le otto del mattino. -Cosa non ci stai dicendo Maria?
Hill si concede un respiro profondo ad occhi chiusi, lasciando correre lo sguardo su James prima di tornare a puntarlo su Tony, fulminandolo per aver dissolto in fumo i suoi tentativi di compartimentare le informazioni.
-Natasha sta tornando da Mosca, ci sono novità. -riferisce con tono incolore mentre James alza il capo allarmato in direzione della donna. -Sta bene Barnes, te lo direi in caso contrario.
-Non penso proprio, ma ti concedo il beneficio del dubbio. -commenta in risposta tornando ad addossarsi contro la poltrona, le spalle in tensione, attendendo le nuove informazioni per procedere.
-Nel rapporto che ha stilato dichiara che il corpo nella bara del Generale Ivan Petrovich era un LMD con il suo aspetto, i chip utilizzati sono molto simili alla tecnologia ideata da Anton Ivanov1… apro le scommesse per chi indovina chi ha finanziato il progetto.
-Lukin? -interviene Sharon azzardando un’ipotesi.
-Lukin lo voleva morto, non avrebbe speso un centesimo per tenerlo in vita. -ribatte Barnes sorprendendosi della quantità di sguardi che era riuscito a calamitarsi addosso, scrollando le spalle prima di lanciarsi in una spiegazione. -Petrovich è l’uomo che ha messo in piedi la Stanza Rossa dal nulla, dopo il mio piccolo incidente con Natalia, Lukin e Karpov hanno giurato di ucciderlo.
-Ha voluto giocare d’anticipo. -interviene Sharon accedendo al database olografico, portando in rilievo il rapporto redatto dai Secret Warriors di Coulson su Ivanov. -Se ha usato la sua stessa tecnologia si è fatto decapitare inscenando la sua morte, per poi caricare il suo cervello su corpi LMD… ma ciò significa corpi infiniti e volti infiniti, può essere letteralmente chiunque.
-L’unico con abbastanza soldi in grado di finanziare un progetto del genere è Zemo. -deduce James ottenendo un cenno di conferma da Maria.
-Zemo? Ma non ha senso… non è un conflitto di interessi? -interviene Tony ricollegando le nuove informazioni con la discussione avvenuta circa un mese prima.
-Da quanto ricordo il Barone ha sempre badato ai propri guadagni. -ribatte James voltandosi nella sua direzione. -Non credo che il figlio si sia fatto molti scrupoli nell'omettere a Lukin che Petrovich fosse ancora in vita sotto forma di circuiti, credo si sia limitato solamente a consegnargli i rottami per riportare indietro Zola… nell’HYDRA comanda chi ha più soldi, ed ora Zemo è un intoccabile a cui tutti fanno capo, resti di Petrovich e Will compresi.
-Un giorno o l’altro impazzirò con questa storia del “tagli una testa ne spuntano due”. -commenta Tony, prima di voltarsi di nuovo in direzione di Maria. -Capo, una domanda… nasconderci che il signor Burnside è manovrato da Zemo Jr ci avrebbe aiutato in che modo?
-Semplicissimo. -interviene nuovamente James fulminando Maria con lo sguardo. -Non sapevo dove fosse Natalia fino a cinque minuti fa, saperla alle calcagna di Petrovich non mi piace e di conseguenza teme che faccia qualche cazzata in proposito, sbaglio Hill?
Maria non risponde, limitandosi ad evitare di abbassare lo sguardo, mantenendo la sua maschera imperturbabile.
-Per missioni del genere è meglio se restiamo separati, tendiamo ad essere impulsivi… scommetto che te l’ha chiesto lei di non dirmi niente, vero? -continua James senza tradire alcuna emozione, raddrizzando la schiena sulla poltrona dopo aver ricevuto un lieve cenno di conferma da parte di Maria. -C’era da aspettarselo… okay, ho un piano.
-No. -interviene Sam per la prima volta dall’inizio della riunione. -Non succede mai nulla di buono dopo che tu pronunci la frase “ho un piano”, Buck.
-Esagerato.
-Per niente.
-Ascolta... Io mi infiltro, tu mi copri. Funzionerà. -interrompe il battibecco esponendo la versione stringata del piano ideato. -Semplice e liscio come l’olio, i Cani non sanno che faccia ho.
-Ma Will si, ti sparerà appena ti riconoscerà. -interviene Tony spezzando una lancia in favore di Sam.
-Grazie, almeno ce n'è uno che ragiona.
-Ma d’altro canto Tony è fin troppo riconoscibile, i Cani non arruolano donne e finché Murdock non risolve la rogna degli Accordi non puoi muovere un dito nemmeno tu, Sam. -snocciola in fretta Sharon anticipando il cugino con la medesima obiezione, sotto lo sguardo compiaciuto di Maria che stava prendendo appunti sul tablet.
-Stai stilando un giudizio psichiatrico basandoti su questa discussione? Davvero? -interviene Tony a metà tra il basito e il sarcastico.
-Mali estremi, estremi rimedi. -commenta con sufficienza Hill. -Quindi abbiamo deciso. Barnes e Wilson sul campo, Carter sulle retrovie per l’estrazione e tu Stark in panchina.
-In panchina? Non voglio stare in panchina.
-Tranquillo, ti lascio l’onore di contenere Ross, andrà su tutte le furie quando vedrà che Cap ha sventato l’ennesimo complotto senza poter prendersene il merito. -ribatte contraccambiando il sorriso complice che le rivolge. -Bene signori, al lavoro, non abbiamo tempo da perdere.

***

26 maggio 2017, campo di addestramento dei “Cani da Guardia”, Idaho

Addestramento militare.
L’unica cosa che James era riuscito a guadagnare in quei cinque giorni era una rinfrescata alla memoria riguardo il suo addestramento a Camp Leigh. I suoi compagni di sventura non conoscevano il perché li stessero addestrando, eseguivano gli ordini senza fare domande, speculando in segreto su quale fosse il grande piano ideato dal nuovo capo.
I secondi in comando rassicuravano le reclute dicendo loro che il Capitano sarebbe ritornato a giorni, che stava preparando gli ultimi dettagli del piano d’azione, che doveva incontrare il finanziatore… parlavano a sussurri, ma non traspariva mai nessun dettaglio fondamentale, nessun nuovo tassello, nessuna nuova informazione e di quel passo, James prevedeva di impazzire da un momento all’altro a forza di giri di corsa intorno al campo, flessioni e pallottole contro un bersaglio.
James ricarica la pistola, distendendo di nuovo le braccia pronto a far fuoco, concentrandosi sul bersaglio per non pensare troppo, per mettere a tacere la voce di Hill che gli intima di non fare cazzate mentre è sotto copertura.
Il primo colpo si conficca sul  tabellone a dieci centimetri dal bersaglio, esattamente dove lo voleva, sbuffando frustrato come da copione… l’idiota addetto al poligono lo raggiunge, lo consiglia per centrare meglio il bersaglio, mentre James si morde la lingua per non ribattere.
Odia fingersi un incapace, odia mancare i bersagli… odia non poter insegnare alle reclute il modo più corretto per impugnare qualsiasi tipo di arma, reprimendo l’impulso di afferrare il fucile e centrare così tante volte il bersaglio da forarlo.
Sorride gentile al pessimo consiglio che gli è stato offerto, piazzando una pallottola a quattro centimetri di distanza dal centro per illudere l’allenatore di un miglioramento, consolandosi che per ciò che ha visto potrebbe sbaragliare da solo l’intero esercito con un coltellino svizzero.
Continua a premere il grilletto mentre tenta di distrarsi ripassando mentalmente tutti i modi che conosce per uccidere qualcuno con un coltellino multiuso, bloccandosi sull’ottavo metodo impedendosi di pensare a chi glielo aveva insegnato… la tortura e la morte in Russia erano considerate un’arte, da quel lato aveva avuto la migliore insegnante in materia.
La voce di Hill gli ricorda di non dare di matto, placando la rabbia e la frustrazione nel non sapere dove sia la compagna, scacciando l’immagine di Natasha dalla sua testa scuotendo il capo, trovando altro a cui pensare... chiedendosi se alla fine aveva inavvertitamente rifilato un occhio nero a Sam o se aveva rotto una delle nano-mask che Stark aveva preso in prestito da Fury.
Giorni prima Sharon aveva localizzato uno dei pub dove i Cani reclutavano i nuovi adepti, Sam aveva accettato malvolentieri di inscenare una rissa in piena regola, lasciandosi colpire allo zigomo con un gancio destro ben piazzato, venendo lanciato fuori dalla porta da un paio di Cani… James doveva ammettere che forse Sam non aveva tutti i torti nel lamentarsi dei suoi piani d’azione.
Ripone la pistola quando l’addestratore li richiama per cena, sollevando lo sguardo verso il cielo constatando che si fosse tinto di viola… Sam gli aveva concesso un ultimatum di cinque giorni per scoprire qualcosa, durante la notte avrebbero fatto irruzione con un’intera squadra SHIELD arrestando chiunque si fosse messo in mezzo, ormai era questione di un paio d’ore prima che si scatenasse l’inferno.
Preleva il cibo, mangiando svogliato guardandosi intorno, ignorando le guardie che entrano in mensa armate, continuando a mangiare incurante nonostante una di esse si piazzi esattamente alle sue spalle… poi, seguendo un qualche segnale invisibile, succedono troppe cose troppo in fretta perché lui possa reagire in qualche modo.
Vede Will varcare la porta della mensa, lo osserva sorridendo mentre la guardia alle sue spalle lo afferra per la nuca facendogli sbattere la testa contro il tavolo, raggiunta velocemente da un’altra che gli fa scattare le manette ai polsi bloccandogleli dietro la schiena. Lo scortando all’esterno sotto lo sguardo inebetito delle reclute, ma contrariamente a ciò che James sospettava, invece di giustiziarlo su due piedi, lo scortano fino all’ufficio di Will, che non perde tempo a deriderlo appena varca la soglia.
-Ci speravo ti facessi vivo, sai? Ti ho riconosciuto appena ho messo piede nel campo addestramento. -lo informa Will serafico, seduto composto all’altro lato della scrivania sfogliando un fascicolo, la somiglianza con Steve inquietantemente marcata da renderlo raccapricciante.
-Ha funzionato per qualche giorno, le tue reclute non sono molto sveglie. -ribatte risparmiandosi qualunque commento sulla mancata efficienza, ringraziando la loro beneamata ignoranza nel non essersi mai accorti della protesi.
-Non ha molta importanza, non dopo domani almeno. -commenta sprezzante gettando i documenti sopra il tavolo, permettendo a James di leggere spudoratamente le righe di testo.
-Far saltare in aria la diga di Hoover cosa ti farà guadagnare di preciso? -si informa James sarcastico, cercando di guadagnare più tempo possibile. -Ti serve una bella quantità di esplosivo per riuscirci, chi è il pazzo che ti paga per lasciartelo fare?
-Zemo… ma questo lo sapevi già, no? Ci guadagno una rivelazione, te l’ho detto che speravo ti facessi vivo, anche tu fai parte del nostro piano. -sorride recuperando e posando l’elmetto di Capitan America sopra la scrivania, mentre James sbianca, realizzando di essere caduto in una trappola. -I simboli sono importanti, sai? Soprattutto se i simboli si trovano nel posto sbagliato nel momento sbagliato, senza considerare che dopo che tu avrai fatto saltare in aria la diga a volto scoperto, il mondo intero vorrà la tua testa su un piatto d’argento, Bucky.
-Era questo il piano di Lukin fin dall’inizio, oppure anche lui era un tassello del puzzle di Zemo? -chiede James con la voce tesa, cercando di ottenere delle risposte in tempi utili, ormai è solo questione di tempo prima che lo SHIELD faccia irruzione nella base.
-Dopo ciò che è successo a Washington DC, dopo che tu hai contribuito a demolire l’impero dell’HYDRA, chi è rimasto era molto arrabbiato con te, Rogers e gli Avengers… ci hanno provato in molti a danneggiarvi, ma Lukin è stato l’unico che ci è andato veramente vicino, Zemo ha semplicemente ampliato la sua visione… la vendetta su te e Rogers era solo l’inizio, ma il Barone punta molto più in alto, lui desidera vedere il vostro impero cadere dall’interno e tu sei il tassello che farà crollare l’intera torre… non trovi ironico che la causa di tutto sia sempre tu, James?
Stringe i pugni imponendosi di non spezzare le manette, di non reagire alla provocazione come si aspetta Will, di far buon viso a cattivo gioco per qualche altro minuto cercando di trovare le risposte ad un altro paio di domande.
-L’unione fa la forza, no? Se è così perché hai resettato Zola? Perché non hai ucciso Sharon quando sei fuggito da Albany? -cerca di provocarlo, tentando di trovarlo in fallo, spingendolo a rivelare di quanto lo spirito di iniziativa sovrasti il controllo mentale.
-Zola mi torturava, non mi piace essere usato… e la ragazza non aveva fatto nulla di male, non era una minaccia da eliminare.
-Se non ti piace essere usato perché lavori per Zemo allora?
-Sono in debito… ha trovato una cura per le voci nella mia testa, mi ha dato un esercito ed una giusta causa. -confessa alzandosi dalla poltrona, puntando i palmi contro la scrivania, rivolgendosi ad una delle guardie. -Andate a prendere i sedativi, mi serve collaborativo fino a domani mattina.
James sorride quando percepisce il rumore di spari in lontananza, rendendosi conto di essere l’unico con l’udito potenziato al punto da riuscire a sentirli.
-Perché sorridi? -chiede Will con fare sospettoso, scannerizzandolo alla ricerca del motivo del ghigno che gli incornicia il volto.
-Non deve essere stato piacevole per voi vedere Capitan America e Iron Man fare pace in diretta nazionale, o sbaglio?
-Piccoli incidenti di percorso, nulla di più. In un modo o nell’altro voi tutti, uno alla volta, porterete alla rovina degli Avengers… ormai è un processo inarrestabile. -commenta bloccandosi sgomento quando i suoni della battaglia filtrano attraverso la porta, realizzando cosa stia succedendo al campo. -Sono solo piccoli incidenti di percorso, nulla di più. Portatelo via, muovetevi!
James reagisce prima che chiunque altro possa muovere un muscolo, lasciando a briglia sciolta la rabbia che aveva tentato di contenere negli ultimi minuti. Spezza le manette con un gesto secco del braccio bionico, afferrando sicuro la pistola dalla fondina della guardia al suo fianco, sfiorando istintivamente tre volte il grilletto.
Will spalanca gli occhi sbigottito, mentre tre fiori color carminio gli spuntando dal petto impiastricciandogli l’uniforme… cade seduto sulla poltrona, muore grondando sangue mentre lo SHIELD vince la battaglia al di là del muro.
James ha il respiro pesante, la pistola ancora in pugno con la canna fumante, mentre le guardie fuggono venendo messe con le spalle al muro appena varcano la soglia… non ha idea di quante volte Sam abbia dovuto scuoterlo per la spalla sana prima che lui distolga lo sguardo da Will, ma lo rivede ogni volta che chiude gli occhi anche a distanza di ore, l’immagine marchiata a fuoco nel cervello di quel cadavere ricoperto di sangue così simile a Steve.

***

27 maggio 2017, Complesso degli Avengers, Upstate New York

Natasha intuisce cosa abbia fatto James appena lo vede mettere piede nell’hangar, lo sguardo vacuo mentre segue Sam per automatismo, senza rendersi conto di dove si trovi davvero e senza sollevare lo sguardo sull’alba che colora il pavimento che sta calpestando.
Lo intuisce molto prima di leggere il labiale di Sam, bloccandogli la strada, costringendolo a sollevare lo sguardo su di lei quando i suoi piedi entrano nel suo campo visivo. James sembra riscuotersi da un incubo ad occhi aperti, afferrandola per i fianchi stringendosela addosso in un abbraccio quasi soffocante, le spalle ancora in tensione nonostante le sue carezze.
-Stiamo per morire da un momento all’altro? -rompe il ghiaccio scostandosi appena, mentre James scuote la testa in segno di dissenso, ascoltandola quando dichiara a Sam che il briefing può aspettare un paio d’ore, mentre l’uomo si lascia trascinare fino al suo ex alloggio al piano superiore.
James sparisce immediatamente in bagno appena varcano la soglia, concedendosi una lunga doccia calda, mentre lei si acciambella sul divanetto armata di tablet redigendo il rapporto sulle scoperte di Mosca.
Natasha lo rilegge un'ultima volta prima di inviarlo, avvertendo un tonfo nell’altra stanza quando James si lascia cadere contro il materasso seppellendo il volto contro i cuscini una volta rivestito, raggiungendolo sdraiandosi al suo fianco a pancia in giù con il capo girato nella sua direzione.
-Parliamo? -propone con voce sottile, affondando una mano tra i suoi capelli ancora umidi, ottenendo un ghigno che ricorda vagamente un sorriso quando ricambia il suo sguardo.
-Dobbiamo proprio?
-Sì, James. -afferma continuando con i grattini sulla nuca, mentre l’uomo si gira su un fianco baciandole il palmo della mano, intrecciando le dita con le proprie trascinandosela contro.
-Ho ucciso Will, tre pallottole in pieno petto. -mormora a metà di un sospiro trattenuto.
-Will, non Steve. -precisa stringendo la presa sulla sua mano. -Non hai ucciso tuo fratello.
-Lo so, ma…
-Gli somiglia, sono quasi due gocce d’acqua.
-Già. -conferma mesto, chiudendo gli occhi sotto lo sguardo preoccupato di Natasha, dando voce ai suoi pensieri dopo attimi eterni di silenzio. -Sotto certi aspetti è tutta colpa mia…
-No, non esiste. -afferma perentoria salendo a cavalcioni sopra di lui, puntandogli il dito contro posizionandosi a qualche centimetro dalla sua faccia, incatenando il suo cipiglio severo allo sguardo dell’uomo. -Non ci provare nemmeno.
-Non provare a far cosa?
-Lo sai.
-No, non lo so.
-Non è colpa tua, James. -scandisce chiaramente il concetto per demolire il muro che sta tentando di erigere, trattenendosi dal sollevare lo sguardo al cielo di fronte alla sua cocciutaggine. -Non è colpa tua se non sei morto precipitando dalle Alpi, non è colpa tua se ti hanno trasformato in un'arma, non è colpa tua ciò che è successo a Washington e non è colpa tua se tuo fratello è sepolto ad Arlington. Non hai ucciso Steve, James. Sono stata chiara?
-Ma…
-Non prenderti colpe che non hai. Sono stata chiara? -ripete con fermezza ottenendo un borbottio di consenso in risposta, leggendo uno sguardo di gratitudine nelle iridi color ghiaccio di James, che si alza sui gomiti azzerando le distanze tra di loro facendo scontrare la bocca con la sua stampandole un bacio sulle labbra.
-No, fermati. -esordisce qualche secondo dopo, interrompendola quando il bacio inizia a farsi più intenso. -Noi due non abbiamo ancora finito di parlare.
-Di cos’altro dobbiamo discutere? -chiede innocentemente nel tentativo di deviare il discorso, provando ad avvicinare di nuovo le labbra verso quelle di James, fallendo nell'intento quando avverte le mani dell’uomo allontanarla.
-Del fatto che io sono ancora arrabbiato con te. -la informa, accantonando i sensi di colpa,  inchiodandola con lo sguardo. -Perché non mi hai detto di Petrovich?
-Perché era solo un’ipotesi, non volevo farti preoccupare inutilmente. -ribatte sulla difensiva tentando di sorridere conciliante.
-Perché secondo te non mi sono preoccupato nel svegliarmi e non trovarti da nessuna parte? -commenta sarcastico alzandosi a sedere costringendola a scendere dalle sue gambe, sfumando nel pragmatismo senza attendere una risposta da parte sua. -Mi hai lasciato un post-it sul tavolo della cucina, Natalia. Un post-it.
-Ti ho scritto che ero stata convocata in missione, cos’altro avrei dovuto specificare?
-‘Tasha sei scomparsa per quasi due settimane, diamine. Due settimane senza sapere dov’eri, se eri viva o morta, l’ho scoperto per sbaglio da Stark che eri a Mosca alla ricerca di tuo padre… e non dovrei preoccuparmi? -risponde furente di rabbia mista ad apprensione... sotto sotto Natasha non poteva dargli tutti i torti.
-No, non avresti dovuto. Ho dato ordini precisi a Maria nel caso dovesse succedermi qualcosa, ho già pensato a tutto.
-Cosa ti assicura che Hill venga a dirmelo? Se saperti su un letto d'ospedale può compromettere la mia missione in qualche modo, sta pur certa che Maria non mi dirà mai e poi mai mezza parola in proposito. Lo sai, ‘Tasha.
Tace di fronte a quel dato di fatto, lasciando che la rabbia illogica prenda il sopravvento nel sentirsi porre un limite alla sua libertà di movimento, nel sapersi controllata nonostante quel qualcuno sia James, che vuole essere informato di certe cose solo perché la ama e vuole saperla per quanto possibile al sicuro.
-Non puoi controllare ogni mio singolo passo, James. Non sei il mio padrone… -si interrompe prima di concludere la frase, a corto di fiato nel realizzare il significato ed il peso delle parole che ha appena proferito, pentendosene immediatamente, afferrando James per un braccio trattenendolo quando si alza dal materasso dirigendosi verso la porta. -Non volevo dire questo… mi dispiace.
-Lo so. -concede dopo un sospiro, ma mantenendosi a distanza. -Ti conosco, so come sei fatta… so quanto sia complicato per te far quadrare tutto, so quanto ti risulti difficile abituarti alle novità che intaccano la tua routine, ma ormai siamo arrivati ad un punto che non puoi non considerarmi Natalia.
-Non posso sempre dirti dove vado in missio...
-Chissene frega del dove vai! -la interrompe con prepotenza, le spalle che tremano in un sintomo di rabbia esasperata contenuta a fatica. -Puoi andare in missione dove ti pare... in solitaria, con me o puoi portarti dietro chi vuoi. Mi fido, ti ho allenata io, so di cosa sei capace… ma non puoi avvisarmi con un maledettissimo post-it. Cristo, tu sei l’unico motivo per cui non mi sparo un colpo in testa per zittire i fantasmi quando mi sveglio in preda agli incubi, non puoi sparire per giorni senza nemmeno dirmelo a voce… basta segreti con me, Romanova.
Natasha si rende conto lucidamente per la prima volta, dopo quelle ultime parole che pesano come un macigno sullo stomaco, che a parti inverse lei reagirebbe molto peggio… non era abituata a dover rendere conto a qualcuno di ciò che faceva, a conti fatti era sorpresa che James si fosse solo arrabbiato e non avesse preso il primo aereo per Mosca.
-Dammi il cellulare. -afferma allungando la mano in direzione dell’uomo, che le consegna lo smartphone con sguardo confuso.
-Che fai?
-Sistemo le cose. -afferma digitando i comandi, inserendo il suo numero tra le chiamate d’emergenza, impostando le sue coordinate GPS allacciando il segnale al transponder di James. -Se mai avrò bisogno d’aiuto sarai il primo ad esserne informato.
-Grazie… immagino tu non abbia bisogno del mio GPS. -scherza con una scrollata di spalle, soddisfatto dell'epilogo della discussione, mentre un sorriso microscopico gli increspa le labbra.
-Tu non hai più missioni in solitaria, so sempre dove sei e con chi sei. In ogni caso, il collegamento è a doppio senso… sono perdonata?
-‘Tasha, so come sei fatta… è tutto okay, davvero. -dichiara sereno, a tratti rassegnato, afferrandole una mano trascinandola in piedi, catturando le sue labbra in un bacio veloce. -Andiamo, ci aspettano tutti al briefing… ma se proprio ci tieni a farti perdonare, potrei sempre inventarmi qualcosa quando torniamo a casa.
-Idiota. -ribatte allontanandolo scherzosamente con una spinta, contraccambiando il sorriso malizioso, seguendolo fino alla sala riunioni ordinando a FRIDAY di convocare gli altri.
Natasha si ritrova a spiegare ai presenti le scoperte fatte sul patrigno, dichiarando di essere giunta ad un binario morto e di essere in attesa del prossimo segnale di Petrovich.
Tony li aggiorna sulla riuscita della diatriba con Ross sul consegnare o meno James alla giustizia, informandoli che Murdock era riuscito a far approvare l’istanza per la cessazione ufficiale degli Accordi di Sokovia. La nuova legge prevedeva la completa trasparenza tra SHIELD e le agenzie governative, consegnando loro i distintivi di riconoscimento con il marchio degli Avengers impresso sul retro, dichiarando che con quelli tutti gli agenti delle varie agenzie spionistiche e governative erano costretti a riconoscere ed eseguire i loro ordini, specificando che senza esporre il documento erano in pieno diritto di arrestarli fino a nuovo ordine… l’aveva definito un buon compromesso, tutelandoli e legittimandoli, fornendo allo stesso tempo un aiuto per scovare i ragazzini che sviluppavano i poteri per poi decidere in un secondo momento se accoglierli al Complesso o alla X-Mansion2.
La notizia era stata accolta da tutti i presenti con sincero entusiasmo, subito smorzato dalle informazioni di Sharon in merito all’irintracciabilità di Zemo e il racconto poco rassicurante di James sull’esito della missione in Idaho, deducendo di comune accordo di essere in balia degli eventi e in attesa della prossima mossa.
La riunione era stata sciolta con la richiesta di Tony di stilare un rapporto sui singoli casi, il tono autorevole da capo nascosto dal pretesto di far contenta Maria, dando l’illusione di aver ancora il controllo della situazione nonostante stessero tutti procedendo per tentativi allo sbaraglio.
-Io torno a casa a Brooklyn. -lo informa Natasha intercettando James prima che sparisca nella sala comune alla ricerca di un PC. -Io ho già fatto rapporto mentre eri sotto la doccia.
-Okay, ti raggiungo tra meno di un’ora, mi faccio dare un passaggio da qualcuno. -ribatte sfilando dalla tasca le chiavi della sua moto, consegnandogliele.
-Sicuro che sia tutto okay? -chiede di nuovo conferma afferrando le chiavi, sporgendosi per depositare un bacio a stampo sulle labbra di James.
-Tutto okay, vai.
Natasha recupera la motocicletta avviando il motore, immettendosi nel traffico di New York, raggiungendo la strada semideserta dell’appartamento a Brooklyn… cercava le chiavi di casa nella borsa quando viene colpita da un dardo, il bruciore della ferita sostituito immediatamente dalle vertigini, crollando a terra semi-cosciente, tentando inutilmente di contrastare l’effetto della droga che stava velocemente entrando in circolo.
-Natalia. -avverte il saluto proferito con la voce di Ivan prima di vedere i lineamenti di uno sconosciuto entrare nel suo campo visivo offuscato, lottando contro il sedativo in circolo senza ottenere nessun risultato. -Inutile che ti dibatti, è una mistura chimica speciale, la stessa che usavamo per calmare il tuo Soldato.
Lo vede sfilare un coltello dalla tasca interna della giacca, avvertendo la mano di Ivan che le accarezza la guancia percependo il tocco gelato come una miriade di punture di spilli, osservandolo impotente abbassarsi su di lei.
-Tranquilla… prendo solo ciò che è mio. -la rassicura calando il coltello sul suo ventre, mentre ogni singola cellula del corpo di Natasha urla di dolore e collassa.
L’LMD scompare dal suo campo visivo lasciandola a dissanguarsi sulla porta di casa, Natasha perde il conto dei secondi che scorrono, avvertendo le voci ovattate dei passanti che urlano di chiamare un’ambulanza… concedendosi di chiudere gli occhi quando sente le sirene in lontananza, pregando che James capisca subito cosa le hanno tolto prima che i veri problemi inizino a sbranarli vivi uno ad uno.




Note:

  1. Anton Ivanov è il “simpatico” fondatore del Cani da Guardia, visibili in “Agents of SHIELD”. Per chi non segue la serie, spiegandola in breve, i Cani sono un gruppo di mercenari capitanati da Ivanov. Tale signore, di origini russe e con affiliazioni poco chiare a HYDRA e KGB, si intestardisce nel trovare uno stratagemma per l’immortalità, optando per farsi decapitare e collegare il suo cervello (conservato in un barattolo di formaldeide “stile Futurama”) ai corpi LMD (che possono prendere le sembianze di chiunque in infinite combinazioni). La stessa sorte capita al cervello di Ivan, non esattamente per suo volere diretto, per i curiosi tutte le specifiche del caso sono contenute nella serie a fumetti “In the name of the Rose”.

  2. La cessazione degli Accordi non è di certo così semplice, non viene mai affrontata in modo esplicito nei fumetti, quindi la mia è un’interpretazione basata sui vari elementi che traspariscono nel “prima” e nel “dopo”, tipo il tesserino degli Avengers che viene sbandierato come momentanea soluzione al tutto… prendetela come una misura in fase di sviluppo che su carta (e per gli Avengers) funziona, evito di dilungarmi sul discorso Xmen perché rischierei di annoiarvi per le prossime 72 ore circa. Ribadisco che questa è una mia interpretazione, se qualcuno fosse più informato della sottoscritta si faccia sentire ;)

   
 
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