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Autore: Sinden    17/04/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"In ginocchio!" ordinò Feren, dando un colpo sulle gambe di Goneril con l'impugnatura della sua frusta. "In ginocchio davanti al nostro Re!"

"Feren, auta hí. Nanwe apa." disse Thranduil. Quella frase significava: va' via di qui. Torna più tardi.

Voleva interrogarla di persona, e questo era già di per sé allarmante, considerato anche che in quel momento il Re Elfo aveva con sé la lunga spada regale: Thranduil la teneva appesa a un fianco, parzialmente nascosta dalla veste color mosto.

La donna era stata trasportata nei quartieri di guarigione, dove un esperto in ferite le aveva chiuso lo sbrego sulla fronte e le aveva offerto una misteriosa, e assai poco gustosa, bevanda per farle recuperare parte delle energie. "Sei il secondo guaritore che incontro nella mia vita..." aveva mormorato, una volta recuperato la lucidità.

L'Elfo non le aveva risposto.

"Che c'é, sei muto? Gli scoiattoli ti hanno rubato la lingua?" lo aveva provocato.

"Non si parla con i prigionieri." aveva infine risposto l'altro. "Specie...con le carogne come te."

"La mia fama mi precede perfin qui." aveva ghignato Goneril. "Sono una celebrità, a quanto pare."

Feren era stato presente per tutto il tempo necessario a curare la donna, e una volta che il guaritore ebbe dato il consenso, l'aveva accompagnata verso il grande antro al centro del regno, ove era posto il trono del Re.

Thranduil l'aveva aspettata in piedi, le mani unite dietro la schiena, con un'espressione solenne e guardinga. Era incuriosito. Ne aveva sentite di ogni sorta sulla guerriera umana. Ne aveva sentite tante, da aver a un certo punto avuto il sospetto che si trattasse di una creatura di Sauron, un orrendo esperimento tanto quanto lo erano gli Uruk-Hai. Una nuova, micidiale arma.

Quando l'aveva vista, era rimasto un po' sorpreso e, forse, deluso. 
Quella era una donna umana, nient'altro.

Mentre con Feren si avvicinava al suo trono, nulla aveva scorto in lei di straordinario, e nemmeno di un po' interessante.

Una donna umana, come ce n'erano molte a quel mondo. Più attraente di altre, forse, ma niente di eccezionale.

"Eccolo qui, il flagello dell'Est." disse il Re, con un sorriso. "La grande guerriera."

Goneril era stata costretta a inginocchiarsi. Le mani legate dietro la schiena. Una barra di legno posta dietro i gomiti non le permetteva di muovere le braccia. Le rotule le facevano già male.

Alzò lentamente il viso.

"Eccolo qui, il folletto del Bosco." rispose lei. "Il grande Re senza Regina."

Doveva stare attenta, Goneril. 
Doveva stare molto, molto attenta.

Thranduil aveva potere psichico, poteva spiare nei suoi pensieri esattamente come Gandalf. Poteva leggere la sua mente come un libro aperto. Se l'avesse lasciato fare, avrebbe aperto uno a uno i cassetti della sua memoria per trovare le informazioni che gli servivano. Per scoprire il motivo che l'aveva spinta lì, nel suo bosco. Nel suo territorio.

E c'era un cassetto che doveva rimanere chiuso, sigillato. Il Re non doveva scoprire perché la donna si stava dirigendo verso Esgaroth. Non doveva sapere che il suo piano era incontrare Roswehn Monrose. Non doveva sapere che Goneril sapeva. 
Dell'esistenza di Roswehn, dell'amore che lo univa ancora a lei, di loro figlio Haldir.

Perché se avesse scoperto che il segreto era in mano a quella guerriera, nel timore che quest'ultima avrebbe potuto svelarlo l'avrebbe eliminata. L'esistenza di quel principino mezzosangue era la notizia più riservata di Arda, dopo la scoperta dell'Unico Anello. E se c'era una cosa che Goneril aveva sentito infinite volte su Thranduil, era che non aveva scrupoli, né pietà. Un po' come lei. Non si sarebbe fatto problemi a cancellarla dalla faccia della Terra.

La sua vita, in quei minuti, era dunque in bilico su un filo sottilissimo. Tutto dipendeva da quanto la sua mente avrebbe resistito.

Perciò, doveva concentrarsi su altro. Non doveva pensare a Roswehn, davanti al Re. Non doveva pensare ad Amon. E soprattutto, non doveva pensare a quell'Haldir, nascosto in chissà quale stanza a chiedersi che diavolo stesse succedendo.

Nel sentire l'accenno alla sua Regina, Thranduil portò subito una mano all'elsa della spada. "Non proseguire oltre. Mi servono informazioni, e perció ti sto tenendo in vita. Ma esiste un confine che non devi superare." le disse, gelido. "Di' un'altra parola su mia moglie, e questo pavimento in pietra sarà l'ultima cosa che vedrai."

"Deve essera stato difficile vivere solo per tutti questi millenni, Maestà. Avete il mio rispetto per esserci riuscito, questo intendevo." proseguí lei, mentre tentava di farsi venire in mente qualcosa. Pensò alla notte di guerra al Fosso di Helm.

Thranduil indovinò i suoi pensieri.

"Vieni da Rohan. Cosa é successo laggiù? Parla." Ordinò.

"Una battaglia, grande Re. Una battaglia come credevo non ne avrei mai viste. Una battaglia che é stata solo una scaramuccia rispetto a quello che sta per capitare." raccontò lei.

Thranduil si portò un passo più vicino alla donna, ancora inginocchiata. "Alzati." disse.

Con fatica e non nascondendo una smorfia di dolore, Goneril si mise in piedi.

"Che altro sai?" proseguí il sovrano.

"Théoden e i suoi uomini sono in marcia verso Gondor. Denethor ha dato ordine di accendere i fuochi di segnalazione. Le Torri-faro ardono, Maestà. Minas Tirith é sotto attacco." spiegò Goneril.

"Chi cavalca con Théoden?" volle sapere Thranduil.

"Un uomo, un ramingo di nome Aragorn. Credo l'abbiate già sentito nominare." rispose lei.

"Conoscevo suo padre, infatti." confermó il Re.

"Un Nano, Gimli figlio di Glòin. E...vostro figlio." rispose lei.

"Hai parlato con Legolas?" chiese Thranduil, guardandola. "Che gli é successo laggiù?"

"Vostro figlio é un grande combattente, lord Thranduil. Potete esser fiero di lui. Ha ereditato le vostre abilità, e quelle del grande Oropher. Il Doriath è stata davvero la patria dei più indomiti guerrieri." disse Goneril, tentando la strada dell'adulazione, per distrarre il Re. "Legolas ha fatto la sua parte, é stato valoroso."

Thranduil arricció le labbra in un sorrisetto sarcastico. "Furba. Sei furba come una piccola volpe, vero?"

Goneril non abbassó lo sguardo. "Vi sto solo riferendo i fatti, come avete chiesto."

"Prosegui." la esortó l'Elfo. "Perché sostieni che stia per arrivare la guerra?"

Goneril si sorprese. "Avete ascoltato ció che ho appena detto? Gondor é minacciata, perfino Théoden sta accorrendo in suo aiuto. Théoden...che fino ad ora ha sdegnosamente rifiutato i contatti con Denethor. Capite questo cosa vuol dire?"

"No. Cosa vuol dire? Spiegamelo tu." continuó Thranduil.

"Che le prossime ore saranno decisive per questa Terra. Forse voi non siete al corrente dei recenti avvenimenti, ma un esercito mostruoso è stato creato. Potete credermi, io ne ho visto una parte. Diecimila Orchi hanno marciato contro il Trombatorrione. Diecimila. E sono abbastanza sicura che le forze in campo contro Gondor siano anche più numerose." disse Goneril. "Perdonate la schiettezza, lord Thranduil...ma qui mi pare evidente che Sauron si stia preparando a prendervi tutti a calci nel sedere."

Thranduil reagì con una smorfia infastidita nel sentire quel linguaggio. Ma poi rimase in silenzio, valutando le sue risposte.

"Sì. So molto bene cosa ci attende, in verità. Celeborn mi ha informato. Sauron tenterà di aggredire i nostri due regni." disse il Re. "I soldati di Mordor sono purtroppo anche più numerosi di quanto tu creda."

"Ma i suoi eserciti sono diretti a Minas Tirith. Come possono contemporaneamente attaccare i reami elfici?" obiettò lei.

"É un errore che Sauron ha già commesso durante lo scontro alle pendici del Monte Fato, quando Isildur lo sconfisse. In quella circostanza, la falla strategica dell'oscuro signore fu proprio aver permesso a Elfi e Uomini di allearsi. Stavolta sarà più furbo. Vuole inviare parte delle sue legioni verso il Lothlórien e qui, a Ery Galen, per tenere me e Celeborn bloccati con gli eserciti a difendere i nostri territori. In questo modo, non potremo accorrere in aiuto agli Uomini." spiegò il Re.

Goneril ascoltò la notizia incredula. Allora Sauron avrebbe avuto gioco ancora più facile del previsto.

"E non é tutto: probabilmente non sai che buona parte delle sue schiere di combattenti é formato da Uomini." disse il Re. "...mortali. La tua razza."

"Cosa?!" chiese la guerriera. "Chi sarebbero?"

"Uomini dell'Est. Haradrim. Orientali. Corsari." rispose il Re, gelido. "La cosa ti sorprende?"

Goneril era sconvolta a dir poco. Uomini dell'Est... o grande Eru...e se....

Pensò a Degarre.

"Il gruppo mercenario che hai abbandonato potrebbe in effetti unirsi alle fila. Le tue preoccupazioni sono legittime." osservò il nobile Elfo.

Goneril si riprese. "Non sono preoccupata. Quegli uomini e i loro destini sono il passato, per me. Dite bene, li ho lasciati. Io ho altri progetti." rivelò, stando bene attenta a non dire troppo.

"Come quello di andare a Esgaroth?" chiese Thranduil. "Uno dei miei soldati dice che gli hai chiesto di indicarti la direzione per il territorio di Dale."

La donna sentí un colpo al cuore. "Sí. Precisamente." rispose, asciutta.

"Vai a far cosa, laggiù?" insisté Thranduil.

"Intendo parlare con la regina Sigrid. Deve essere informata. Quello che ho appena sentito da voi conferma i miei timori. Anche Dale rischia di essere annientata, se quelle bestie si spingeranno fin lí." tentò di mentire Goneril.

"I tuoi...timori." ripeté Thranduil. "Sei preoccupata per la gente di Esgaroth? Per quei poveri pescatori? Cosa mai può importare, a una come te, della vita di quei paesani?"

Goneril colse la sfumatura ironica di quella domanda. Si sforzò di sembrare sincera. "Sono cambiata, lord Thranduil. Sto passando un momento difficile, ora...tutte le mie certezze sono in discussione. Ho deciso di chiudere con la violenza. Ecco...ho deciso di iniziare una nuova vita."

Il Re sorrise di nuovo. "I miei complimenti per la tempestività. Hai deciso di iniziare una nuova vita ora che le vite di tutti sono sull'orlo del baratro."

Goneril non si scompose. "Ognuno ha il suo destino. Le nostre scelte possono influenzare l'andamento delle cose, e mi piace pensare che questa mia decisione, nel lungo periodo, si riveli giusta."

"Non ho mai apprezzato il fatalismo. É segno di debolezza caratteriale. Noi ci costruiamo il futuro, giorno dopo giorno. Sperare nelle coincidenze e in fortuite combinazioni del caso, é invero sciocco." disse Thranduil. "Ad ogni modo, non posso lasciarti andare. Vedi, nonostante le tue belle parole ho la strana sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa. Stai provando a prenderti gioco di me."

"Cosa?! Io vi ho detto tutto quello che so. Sono stata sincera, lord Thranduil!" protestó lei. Inizió a sudare freddo. "Dovete liberarmi!"

"Devo?!" rispose il Re. Poi si avvicinó a lei di un altro passo e le afferró il viso con una mano. "Ti conviene dare un taglio a quell'impudenza nei miei confronti. Non so quale progetto ti stia portando a Dale, ma ascoltami bene: io sono Thranduil Oropherion, sovrano degli Elfi Silvani, Signore del Nord. E non mi lasceró prendere in giro da te."

Detto ció, con un breve gesto della mano, chiamó i soldati. Due Elfi in pesante armatura si avvicinarono e afferarono Goneril per le braccia.

"No! Non avete diritto di rinchiudermi! Io non ho fatto niente, vi ho detto ció che sapevo!" urló la donna.

"Non hai fatto niente, dici... se fossi in te non azzarderei simili considerazioni. Ma sta pur certa che ti renderò inoffensiva per il futuro. Voi, portatela nei sotterranei. Sorvegliatela." comandò Thranduil ai soldati nella lingua comune, perché anche Goneril capisse.

Gli Elfi trascinarono via la donna. "Siete spregevole! Siete un tiranno!" urlò ancora lei.

"C'é un altro motivo per cui ti punisco, donna dell'Est. Tu non hai abbandonato solo i tuoi mercenari. Tu hai abbandonato anche tuo padre. Théoden. E questo é un crimine per il quale non esiste ammenda, ma solo la vergogna eterna." concluse Thranduil, che aveva scavato negli angoli della sua mente e aveva scorto il volto del Re di Rohan. Poi aggiunse, rivolto ai suoi Elfi: "E che nessuno si avvicini a lei mentre é rinchiusa. A questa donna sia proibito ogni contatto con altri."

Dopo aver osservato la mortale sparire verso le segrete, in un florilegio di imprecazioni e maledizioni al suo indirizzo, Thranduil sospirò.

Non aveva fortuna con le femmine umane.

   
 
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