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Autore: imoto    17/04/2019    0 recensioni
8.5 milioni di abitanti sparsi su 785 km quadrati: questa è New York.
Non sorprende che chi fugge dal passato decida di ricominciare proprio da qui. A sorprendere è, invece, l'incredibile storia di come otto ragazzi si sono trovati contro ogni statistica e previsione.
Ma forse non è così tanto sorprendente. Anche le norne a volte tessono arazzi meravigliosi, no?
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Mùspellheimr

Non era una notte particolarmente fredda, ma il gelo che avevano accumulato nelle ossa durante quell'inverno era una motivazione più che convincente per accoccolarsi più strettamente del solito sotto il piumone logoro.

Natasha fù la prima a svegliarsi, l'istinto che le pizzicava il fondo della mente con la convinzione che c'era qualcosa che non andava. 
Ancora in dormiveglia aprì la porta della camera e l'ondata di calore che la investì le fece fare più di qualche passo indietro. 
Nemmeno il tempo di sbattere le palpebre e l'odore acre del fumo le invase i polmoni e la gola rendendo impossibile respirare. 
In un gesto automatico richiuse la porta di scatto, dietro di lei gli altri avevano iniziato a tossire e svegliarsi a loro volta.

«Natasha?»
«La casa va a fuoco»
«Cosa cazzo...»
«C'è un incendio»
Clint la afferrò per un braccio girandola nel buio verso di lui
«Natasha, riprenditi! Forza!»
Lo schiaffo ebbe l'effetto desiderato. 
Il cervello riprese finalmente il controllo sul corpo e lei si scosse dallo shock. 

Steve aprì la porta e una nuova ondata di calore bruciante, cenere e fumo invase la stanza. 
Tony urlò e iniziò a dimenarsi tra le braccia di Bucky che cercava disperatamente di uscire dalla camera

«NO! NO! NO! NO! NO!»

Thor gli strappò letteralmente il bambino dalle braccia essendo l'unico in grado di contenerlo senza problemi. 
Bucky prese Bruce che piangeva disperato e gli premette la faccia contro la maglietta.

Le fiamme avevano totalmente avvolto la cucina e stavano avanzando lungo il salotto. 
Natasha prese Clint per un polso e senza pensare si lanciò verso l'ingresso. Sentì il ragazzo tendersi e opporsi nel gesto istintivo di allontanarsi dalle fiamme, ma non c'era altro modo per uscire di casa.
Loki spinse letteralmente Steve giù dalle scale e il ragazzo si aggrappò al muro in stato di trans.
«La batteria in cucina! C'è la batteria in cucina!»
Il biondo gelò mentre il ragazzino lo spingeva giù per l'ultima rampa di scale. 
Quando l'aria fredda di Marzo finalmente sostitui il fumo acre e bollente giù per la gola Steve corse, in un gesto più istintivo che calcolato afferrò il polso di Loki e corse per allontanarsi il più possibile.

Prima arrivò il boato che lo scosse fin dentro le ossa, poi l'onda d'urto che lo spinse in avanti e gli fece mancare il fiato. Loki dietro di lui inciampò e imprecò.

Ci fu un secondo di vuoto.

Un secolo di silenzio condensato nella durata di un respiro.

I pensieri tacquero e il cuore gli si fermò nel petto.

L'aria si fece pesante e densa come l'acqua; la quiete prima della tempesta, gli sussurrò l'inconscio.

Poi l'inferno scese sulla terra, gli antifurto delle macchine impazzirono, la gente urlò e corse fuori dalle case piangendo in panico. 
La testa gli girava, e girava, e girava, l'adrenalina pompava nelle vene e il cuore sfondava la cassa toracica facendogli tremare le mani e le gambe. Una spallata lo fece indietreggiare di un paio di passi, gli occhi fissi sull'inferno di fiamme e cenere e fumo che fino a pochi minuti prima era casa. Le orecchie fischiavano e gli sembrava di essere sprofondato in un altro incubo. Qualcuno lo prese e iniziò a tirarlo lontano dalla strada, inciampò sui suoi stessi piedi, il respiro erratico, cervello fermo in un loop.

Non poteva essere vero.

Non stava succedendo.

Era solo un altro incubo.

L'assordante cacofonia delle sirene di emergenza tagliò i suoi pensieri e per la prima volta da quando si era svegliato realizzò cosa stava succedendo. E pianse.

__________

Natasha si fermò solamente quando il peso di Clint si fece morto, il ragazzo accasciato con i gomiti sulle ginocchia, seduto sul bordo del marciapiede di una strada. 
Il respiro che gli si incastrava in gola a ogni battito del cuore.
Si guardò intorno, erano a qualche isolato di distanza ormai, i suoni delle sirene erano ovattati, ma non per questo meno acuti. Molti si erano affacciati alle finestre e ai balconi: le lingue di fuoco che si alzavano oltre i tetti dei palazzi erano un faro nella notte newyorkese che faceva impallidire anche le più sgargianti insegne pubblicitarie di Time Square.
Prese un paio di respiri profondi prima di abbassarsi e sedersi accanto a Clint, il suo polso ancora stretto tra le dita.

«È...»
«Sì»
«Oh mio dio, mio dio, mio dio, mio...»

Natasha non fece nulla per fermare lo shock che investí Clint come una mareggiata. Non quando lei stessa si sentiva così... vuota, intorpidita. Era come essere intrappolati in un incubo.
Lasciò andare forzatamente il respiro che aveva trattenuto inconsciamente fino a quel momento. L'adrenalina le scorreva nelle vene al posto del sangue e si rese conto che gli angoli del suo campo visivo erano oscurati. Poggiò il capo contro la spalla di Clint che stava ancora ripetendo la sua litania come una ninna nanna. 

Voleva smettere di vedete, eppure non riusciva a chiudere gli occhi, fissi sulla distuzione che spuntava dai tetti davanti a loro. 
Voleva piangere, ma gli occhi erano asciutti. 
Voleva gridare, disperarsi, imprecare e maledire, ma la gola era riarsa, le labbra secche, la lingua attaccata al palato e la voce scomparsa.
Le pareva di non possedere più il suo corpo.

«Ehy, ragazzini, state bene?»
Le pupille saettarono sulla donna a qualche metro da loro.
«Dobbiamo andare» sussurró.
Clint si zittì improvvisamente voltandosi a guardarla con occhi spiritati
«Clint!»lo implorò piantandogli le unghie nell'avanbraccio «Dobbiamo andare!»
«Avete bisogno di aiuto?»
Clint si tirò in piedi di scatto sollevando anche lei
«Noi... no, non... dio mio...» farfuglió frustrato passandosi una mano tra i capelli «Stiamo bene okay? Stiamo benissimo! Si faccia i cazzi suoi! MERDA!»
La donna gli lanciò uno sguardo scandalizzato prima di borbottare qualcosa e voltarsi impettita per tornare in casa.
Natasha si girò a sua volta iniziando a camminare e tirandosi Clint dietro, era meglio allontanarsi il più possibile dalla zona e magari trovare un punto non così in vista prima di avere un altro crollo dovuto allo stress.

E dovevano anche trovare gli altri.

Sperando fossero vivi. Erano usciti tutti di casa giusto? 

Provò a ricordare i pochi momenti prima di ritrovarsi per strada, ma nella sua mente c'era solo un enorme buco nero. Non sapeva nemmeno a quanti isolati fossero di distanza o quanto tempo fosse passato!

Prese un respiro profondo.

Dovevano prima andare al riparo poi avrebbe pensato a tutto.

Continuò a camminare, Clint che mormorava frasi incomprensibili e il lontano rumore delle sirene.

Dovevano trovare un riparo

__________

«Thor!»

Si girò attorno cercando il fratello. La gente urlava e correva in un'isteria di massa che non si sarebbe contenuta velocemente. La cenere cadeva dal cielo come neve nera e il fumo scendeva nella gola come lava pura. Il calore delle fiamme e l'odore acre dell'esplosione chimica gli faceva lacrimare gli occhi rendendo quasi impossibile distinguere una figura dall'altra. Con un forte spintone si liberò dalla presa di qualcuno che cercava di portarlo via da lì.

«THOR!»

Doveva trovare Thor, doveva trovarlo o tutto quello che aveva fatto sarebbe stato inutile! Le mani prudevano per la voglia di fare qualcosa e il suo stesso corpo, la sua pelle, gli sembravano troppo stretti, limitanti, una gabbia di carne e sangue che gli impediva di trovare il fratello.

«THOR!»

Sapeva che era uscito, era stato il primo a prendere la via per la porta con Tony in braccio, quindi stava bene. Giusto? Doveva stare bene, doveva stare bene, stupido idiota, doveva stare bene!

La gente nel panico lo spintonava perché si togliesse di mezzo, un uomo cerco di afferrarlo per un braccio per tirarlo verso di sé, si divincolò continuando a camminare controccorrente. Si sentiva come un naufrago in mezzo a una tempesta, sballottato di qua e di là dalle ondate di persone, senza meta, cercando di stare a galla.
Nemmeno un soldato su un campo di battaglia sarebbe stato così disperso perchè avrebbe quantomeno riconosciuto i nemici dagli amici. Era da solo, aveva perso ogni punto di riferimento. 
Era appena esploso il suo punto di riferimento! 
La gente continuava a urlare e piangere, lo strattonava per portarlo al sicuro e lo spingeva per farsi strada. L'acuto suonare delle sirene era l'unico suono riconoscibile, ma anch'esso veniva inghiottito dalla cacofonia di urla, pianti, ingurie e richieste d'aiuto in cui si era trasformata la via.

«THOR!»

Tossì cercando di ripendere fiato, la gola che bruciava per la cenere e le urla, l'aria cosí densa da sembrare budino.

«THOR!»

«LOKI!»

Si girò di scatto mentre il fratello lo tirava a sé in un abbraccio. Gli avvolse le braccia al collo, le ondate di adrenalina che ancora non si erano fermate, le lacrime che scendevano sulle guance non più solamente per il dolore bruciante.
«Andiamo via, dobbiamo andare via!»
«Calmati Loki. Respira. Sono qui, va tutto bene»
Scosse la testa, non andava tutto bene, non andava affatto tutto bene!
«Dobbiamo andare via!»
«Loki...»
«Non va tutto bene, idiota! Dobbiamo andarcene!» perché non capiva? Perché non poteva ascoltarlo per una volta? «Idiota! Idiota! Idiota! Dobbiamo andarcene!»
«Ha bisogno di aiuto?»
L'infermiere si avvicinò di un paio di passi afferrandolo per un braccio e Loki gli si rivoltò contro come un animale braccato e rabbioso:
«Lasciami! Come osi tu stupido...»
Thor se lo strinse contro il petto soffocando le proteste
«Sta bene, è solo lo shock, ma si riprenderà subito»
Chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo, non poteva essere più sciocco di suo fratello, doveva mantenere la calma. L'aveva cercato ed era arrivato fino a qui solo per aiutarlo, non per causargli altri problemi come un moccioso.
«Sto bene» mormorò.
Il medico annuii non troppo convinto, ma torno all'ambulanza.
«Tony?» chiese prendendo un respiro profondo che gli causò solamente un eccesso di tosse. 
Thor lo lasciò andare allontanandosi di un paio di passi prima di guardarsi introno, come se si fosse solamente ricordato in quel momento del bambino che non era lì con loro. Mormorò qualcosa che si perse nella confusione e si fece strada verso un'ambulanza. 

Il bambino era seduto sul bordo del mezzo, i piedi che penzolavano nel vuoto, con un medico che gli ronzava attorno. Il viso scurito dal fumo e dalla cenere era una maschera tesa e le manine tremavano strette sulla coperta arancione fosforescente che gli era stata posata sulle spalle.
«Come sta?»
«É in stato di shock, ma non pare aver inalato troppo fumo. I livello di ossigeno nel sangue paiono buoni e non ha bruciature o ustioni. Dovremmo comunque portarlo in ospedale per degli accertamenti»
Thor annuii mentre il medico saltò giù dall'ambulanza avvicinandosi a un'altra. Loki si sedette accanto a Tony, ma il bambino non diede nemmeno cenno di essersene accorto.
«Dobbiamo andare» ripeté con calma
«Loki, smettila di...»
«Thor, fidati di me»
Occhieggiò al medico stava parlando animatamente con il collega e Thor seguì il suo sguardo. Approfittando della distrazione dei due adulti l'adolescente prese Tony e saltò giù dall'ambulanza. Il bambino gli si accasciò addosso per poi stringersi a lui come se fosse l'unica cosa reale rimasta e probabilmente nel suo piccolo mondo infantile era così. Scambiò un'ultimo sguardo con il fratello e si dileguarono nella folla.

Thor era abbastanza massiccio da convincere tutti, anche quelli più in panico, a fargli spazio e non ebbero troppe difficoltà ad arrivare nella strada parallela, un po' meno piena e decisamente più calma. Il corpicino che stringeva tra le braccia aveva preso a tremare convulsamente e la maglia all'altezza del petto era sospettosamente bagnata, ma per una volta non lo rimproverò.

«Perché non vuoi che riceva le cure necessarie, fratello?»
Loki si fermò sedendosi sul marciapiedie, troppo esausto e stanco per prendersela della mancanza di fiducia di Thor nei suoi confronti. Sospirò accarezzando i capelli del bambino: «Tony è scappato dai suoi genitori e se le cose sono anche solo simili a come funzionano a casa puoi stare pur certo che se fosse andato all'ospedale qualcuno lo avrebbe riconosciuto e riportato da loro»
Thor si sedette al suo fianco sospirando: «Quindi cosa facciamo?»
Abbassò la testa mormorando alcune parole nella sua lingua madre a Tony, non le avrebbe capite e non erano certo una formula magica, ma sapere che c'era qualcuno lì con lui calmò leggermente le convulsioni del pianto.
«Troviamo gli altri» fece una lunga pausa socchiudendo gli occhi nel tentativo di ricordare «So che Steve sta bene, l'ho visto correre giù per la strada con la folla. Natasha e Clint sono abbastanza furbi da essere al sicuro. Bucky e Bruce?»
«Ho visto Bucky seduto su un'ambulanza prima, ma penso se ne sia già andato come noi. So che Bruce era con lui» sospiró portandosi la testa tra le mani «Posso tornare indietro a cercarli»
«Non penso sia una buona idea...»
Thor sollevò il capo, la differenza d'età per una volta visibile nei suoi occhi. Gli sorrise amaramente rompendo il silenzio

«Ne abbiamo altre?»

Loki lo osservò alzarsi e scomparire nel vicolo che lo avrebbe riportato nella bolgia terrorizata da cui erano appena fuggiti. Represse l'urgenza di alzarsi e seguirlo, assicurarsi che stesse bene, che fosse al sicuro, e si concentro su Tony. Sorrise stringendolo più forte prima di iniziare a mormorargli la sua solita storia preferia: «Piú di mille migliaglia di cicli fa...»

__________

Quando sbucò dal vicolo rientrando nella via la confusione le colpì come una frusta lasciandolo disorientato per un paio di secondi. Nonostante anche nella via parallela dove aveva lasciato Loki la confusione non si fosse spenta del tutto e sia le urla che le sirene fossero più che distintamente udibili, il non vedere gente correre disperata e il non venire costantemente spintonati e strattonati faceva miracoli per la calma. 
In ogni caso la situazione pareva essere giunta a un momento di stallo, ambulanze e polizia formavano un limite invalicabile entro il quale i vigili del fuoco stavano lavorando per spegnere le fiamme. Al di fuori del semicerchio le persone si disperavano, piangevano o semplicemente assistevano inorridite all'inferno di fuoco che divorava l'edifico. Alcuni seduti sulle ambulanze stavano venendo medicati e avevano sulle spalle le stesse comperte arancioni anti-shock che era stata data anche a Tony. E se l'esperienza non lo ingannava la maggior parte dei feriti erano il risultato del panico più che dell'incendio vero e prioprio. 
Anche perchè nel palazzo abitavano solo loro.

Voltò le spalle ai paramedici indaffarati, Bucky e Bruce non erano su nessuna delle ambulanze quindi non c'era motivo di rimanere. 
Con qualche gomitata riuscì a superare la parte peggiore della ressa arrivando dove la calca di persone era più libera di muoversi e inziò a camminare lungo la via lanciando sguardi ai vari vicoli dove gli altri potevano aver trovato riparo. 
Ad appena un centinaio di metri, abbastanza lontano da non essere notati, ma abbastanza vicino da tenere la situazione sotto controllo, individuò la testa bionda di Steve seduto per terra contro la parete di una palazzina. In grembo teneva un groviglio arancione e grigio che identificò come Bruce, al suo fianco in piedi stava Bucky che con occhi quasi spiritati scannerizava la via. Quando finalmente incontro il suo sguardo il ragazzo parve crollare accasciandosi al suolo accanto a Steve.

«State bene» sorrise
Nessuno gli rispose.

A quello che pareva l'ennsimo scatto di adrenalina da parte di Bruce, Steve gli passò una mano tra i capelli calmandolo. Bucky teneva la testa tra le mani, lo sguardo fisso al suolo.  Aveva tenuto duro fino a quel momento portando fuori Bruce, mettendolo al sicuro e assicurandosi che fosse fisicamente a posto prima di scappare via dai paramedici per evitare che li riconoscessero, aveva cercato un posto sicuro e aveva recuperato Steve completamente in stato di shock in mezzo alla strada, l'aveva calmato, messo al sicuro e dato un motivo per non ripiombare in stato catatonico affidandogli il bambino. Aveva aspettato gli altri cercandoli con lo sguardo nella folla impanicata, poi aveva visto Thor. 
Ed era crollato. 
Perchè il biondo gli aveva sorriso ed era calmo ed era venuto a cercarli e avrebbe saputo cosa fare. 
E per probabilmente la prima volta da quando era arrivato a New York, Thor si rese conto che era un adulto. Era il più grande del gruppo. Non si trattava solo di Tony che si era aggrappato a lui come ad un'ancora salvavita o di Loki che non si era calmato finché non l'aveva trovato.
No, lui era l'adulto. 
Il porto sicuro, colui che doveva prendersi cura di loro quando non avevano nessun'altro a cui guardare. E valeva anche per Steve, Bruce, Bucky, Natasha e Clint. 
Si abbassò su un ginocchio poggiando la mano sulla spalla dell'adolescente moro e si rese conto che tremava:
«Va bene, ci sono io adesso»
E come se non aspettasse altro Bucky scoppiò in lacrime e Thor lo prese tra braccia, allungò una mano verso Steve che a sua volta si asciugò le lacrime che continuavano a cadere prima di unirsi all'abbraccio con Bruce ancora in grembo.

Non seppe quanto rimasero lì, ma quando finalmente i due adolescenti si calmarono abbastanza da respirare senza singhiozzare e Bruce iniziò a staccare la testa dal petto di Steve, Thor si alzò.
«Venite. Raggiungiamo Loki e Tony, sono in un posto più tranquillo e dobbiamo stare insieme»
Bucky si alzò in piedi e Steve lo imitó, i due ragazzi annuirono seguendolo. Percorrerono tutto il vicolo fino in fondo spuntando nella strada parallela dove una cinquantina di metri più avanti si trovavano gli altri due. Steve mise Bruce a terra e Loki spronó Tony a girarsi. Quando i due bambini si videro si abbracciarono scoppiando a piangere e Loki li prese tra le braccia consolandoli. 
Con sollievo di Thor il ragazzo pareva molto più calmo e in controllo di sè di quando lo aveva lasciato.
«Cosa facciamo?»
«Aspettate qui mentre vado a cercare Natasha e Clint, non possono essere poi così lontani»
«No» Loki scosse la testa «Non è sicuro. Già prima mentre eri via un poliziotto si è avvicinato e ha iniziato a fare domande. Dovremmo andarcene»
«Abbandoniamo Natasha e Clint quindi? É questo che stai proponendo?» la rabbia repressa nella voce di Bucky non era totalmente diretta verso Loki, quanto più verso se stesso e di questo tutti erano coscienti. 
«Calmati» Steve gli posò una mano sul braccio «Perché non andiamo al parco?»
«È una buona idea. Natasha è furba, sono sicuro che si sia già allontanata da qui insieme a Clint e faranno il giro dei posti in cui andiamo di solito per trovarci» 
Thor annuii tra sé e sé: «Il parco é una bella idea»
«E se non fossero insieme? Natasha e Clint intendo»
«Li ho visti andare via insieme da...» esitò «...prima. E sono una squadra. Sono certo che non si siano separati e ci staranno cercando»finì con voce decisa alzandosi in piedi. 
Bruce era crollato mezzo addormentato tra le sue braccia. Thor prese Tony ancora iperattivo a causa dell'adrenalina e se lo caricó in spalla.
«Non siamo un po' troppo riconoscibili?»
Tutti e tre si girarono a guardare Steve che indicò a disagio le coperte arancioni e la cenere in faccia. Loki sbuffo una risata:
«Basterà un po' di acqua per tirarla via e al parco ci sono le fontane. Per il resto se qualcuno ci dovesse notare al massimo penserà che siamo un gruppo di disadattati»
«O di drogati»
«Bucky!»
«Ehy è vero! Questa é New York, Steve! Non qualche cittadina da 500 abitanti in Iowa! Nessuno farà caso a noi!»
«E poi saranno le tre del mattino. Chi vuoi che ci sia al parco a quest'ora!»
«Natasha e Clint, probabilmente»
Loki lanciò uno sguardo grato al fratello. Il suo intervento parve essere esattamente ciò di cui Steve aveva bisogno per convincersi. Annuendo iniziò a camminare e il gruppo si lascio la distruzione alle spalle. Tony chiese a Loki di raccontargli una storia e Bruce mugugnò un assenso nel dormiveglia. 
Con un sospiro il ragazzo inizió a raccontare ancora una volta: «Più di mille migliaglia di cicli fa...»

_____N/A_____


Come promesso si entra nell'azione. 3330 parole di azione, per la precisione. 
Ora che la storia ha preso il via vero e proprio e la trama ha cominciato a delinearsi le cose si faranno interessanti, lo prometto! Quindi rimanere sintonizzati per sapere che cosa succederà adesso!
La prossima settimana esce Endgame e io sono in hype assurdo, che per voi significa doppia pubblicazione! Mercoledí e Venerdí, per celebrare l'uscita del film in Europa prima e in America poi. Emozionati?

ATTENZIONE: cerco Beta Reader disponibile per la storia. Basta avere una buona conoscenza del lessico e della grammatica italiana. Se pensate di essere adatte/i fatevi sentire!ù

In ogni caso se trovate errori, orrori, discrepanze temporali o qualsiasi altra cosa che pensate mi possa essere sfuggita non esitate a informarmi!

Ci vediamo nei commenti, o mal che vada, la settimana prossima!

  
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