Fanfic su artisti musicali > Queen
Segui la storia  |       
Autore: masquerade930    17/04/2019    2 recensioni
E' il 1973. Due comunissime ragazze italiane - Cecilia e Rossella - riescono ad ottenere una borsa di studio per proseguire gli studi all'estero. Molto diverse tra loro ma amiche per la pelle, si ritrovano da un giorno all'altro catapultate a Londra, la patria della musica.
In che modo le loro vite si intrecceranno con quelle di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon?
La storia è ambientata negli anni '70, poco dopo la pubblicazione del primo album dei Queen.
La fantasia si sovrappone alla realtà e, per esigenze letterarie, alcuni fatti realmente accaduti sono stati anticipati o posticipati di alcuni anni.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rossella e i quattro ragazzi stavano chiacchierando nella stanza di Brian quando Roger, atleticamente, saltò il letto del chitarrista per lanciarsi sul telecomando ed alzare il volume della tv al massimo strillando
- Cecilia! C’è Cecilia in televisione! -
I ragazzi si voltarono di scatto.
Il telegiornale regionale stava trasmettendo un servizio sul J. R. Smith Prize, il concorso vinto da Cecilia e altri quattro strumentisti della Royal Academy.
Il giornalista stava intervistando i cinque musicisti che, la sera seguente, avrebbero inaugurato la loro tournée con un concerto a Bristol, quando la voce del cronista fu sopraffatta da quella del batterista
- Ma tu guarda che modi! Partire per una tournée senza nemmeno salutarci - sbuffò il biondino incrociando le braccia sul petto
- Noi ci siamo salutati all’Ealing Art College questa mattina - replicò Freddie
- abbiamo chiacchierato per più di un’ora al bar dell’università davanti ad una buonissima fetta di torta - concluse soddisfatto il cantante
- Io l’ho salutata ieri, quando ho accompagnato Rossella a casa - proseguì John
- E’ passata a salutarmi mercoledì sera, alla fine delle selezioni - disse timidamente Brian
- Ecco dov’era finita quella disgraziata! E io che pensavo fosse rimasta in Accademia fino a tardi - rispose con finto tono seccato Rossella.
Nel sentire quest’affermazione scoppiarono tutti a ridere, quando Roger sbottò
- Insomma, l’unico sfigato che non ne sapeva nulla sono io. E pensare che l’ho pure riaccompagnata a casa in bicicletta - replicò il batterista
- Roger caro…per conquistare una ragazza come Cecilia non basta mettere in mostra i pettorali, ma bisogna anche avere delle qualità intellettuali - replicò il cantante
- Vuoi forse dire che sono un cretino? -
- Non ho detto questo, dico solo che Brian ad esempio -
- Vaffanculo, Freddie! - urlò il biondo furibondo interrompendo il cantante
- Roggie, calmati - intervenne John e proseguì
- Ascolta quello che Freddie ha da dirti prima di sbottare in questo modo -
- Tanto so già quello che vuole dire! - strillò il batterista con gli occhi lucidi dalla rabbia
John cinse la vita di Roger con un braccio e lo strinse a sé
- Calmati, dai - gli bisbigliò poi all’orecchio
- Ascoltiamo il servizio in televisione e dopo tentiamo di riprendere la discussione in maniera civile, non reagire subito in modo così aggressivo - concluse il bassista.

In tv il giornalista, dopo aver parlato del prestigioso Premio e delle opportunità che una società antica come la Royal Academy of Music riservava ai giovani, iniziò ad intervistare in diretta dallo studio i cinque musicisti.
Daniel, il primo violino, era un ragazzo piuttosto simpatico e spontaneo, sempre sorridente, con dei grandi occhi verdi; i capelli, castani e di lunghezza media, presentavano una forte scalatura, e una frangia asimmetrica gli incorniciava il viso, perfettamente ovale
- Che carino! - esclamò Rossella non appena lo vide
John strabuzzò gli occhi ma non commentò, mentre Freddie sospirò rumorosamente alzando gli occhi al cielo.
Mark, il secondo violino, sembrava il tipico secchione: piuttosto impacciato nel rispondere alle domande che gli venivano poste, era molto magro, aveva i capelli corti, portava degli occhiali spessi e aveva diversi brufoli sulla pelle
- Questo invece è uno sfigato - sentenziò Roger
Alla viola c’era Elizabeth, una ragazza leggermente in carne, con i capelli rossi perfettamente lisci che gli arrivavano fin sotto alle spalle e che contrastavano con la sua pelle chiarissima; la violista indossava un abito corto di pizzo blu scuro piuttosto scollato, che metteva in risalto la sua generosa scollatura
- Non male - disse con un ghigno beffardo il biondino
Ma la sua risata si interruppe improvvisamente quando il conduttore presentò Stuart, il violoncellista: era il tipico bello e dannato, capelli biondo scuro che gli sfioravano le spalle, gambe divaricate, mano appoggiata al mento e sguardo sexy e penetrante
- Perbacco! - esclamò Freddie mentre gli altri ragazzi sembravano in trance.
Infine fu il turno di Cecilia; la ragazza indossava una dolcevita bordeaux abbinata ad una giacca sciancrata in velluto nero, che le metteva in risalto le forme, e un paio di pantaloni a zampa di elefante, anch’essi di velluto nero. Questo completo, dal taglio un po’ maschile, la rendeva aggressiva e decisamente sexy
- Se fossi stato al posto del cronista le sarei saltato addosso - commentò il batterista
- E ti saresti preso, come minimo, una potente sberla come ringraziamento - rispose secca Rossella roteando gli occhi
- Non darci peso cara, è un caso perso - replicò Freddie.
Brian, dal canto suo, continuava a fissare il monitor e a sorridere felice; su quel sotto giacca bordeaux una collana contribuiva ad illuminare il volto della ragazza e il chitarrista non poté non riconoscere il suo portafortuna.
Improvvisamente Roger si staccò da John
- Accidenti, mi sono ricordato di un impegno e sono già in ritardo. Ci si vede questa sera - disse il biondo con voce incerta mentre usciva rapidamente dalla stanza.

Il ragazzo, non appena fuori dall’ospedale, salì rapido sulla sua auto, una mini verde chiaro, e partì con una sgommata in direzione del Television Centre di White City, nella parte ovest di Londra, quartier generale della BBC.
Una volta arrivato, il batterista si trovò davanti ad un gigantesco palazzo moderno, ricco di vetrate e pensiline; senza indecisione raggiunse il guardiano che sorvegliava l’ingresso principale
- Mi scusi, saprebbe indicarmi dove trasmettono il telegiornale? -
L’anziano signore si voltò verso il ragazzo, squadrandolo dalla testa ai piedi; il batterista indossava dei jeans chiari a zampa di elefante con varie toppe colorate, un mini giubbotto, anch’esso di jeans, di color verde petrolio e dei Ray-Ban color bronzo.
- E tu chi saresti? - domandò poi il guardiano con tutta calma
- Io ecco…una mia amica pianista era in diretta poco fa al telegiornale -
- Ah…sei anche tu uno di quei musicisti! - replicò con tono scocciato il guardiano
- E' da due ore che i tuoi amici scorrazzano per gli studios. Comunque se non hai il pass non puoi entrare, devi aspettarli laggiù - concluse l’uomo indicando una grande porta a vetri che si trovava in una manica laterale dell’edificio.
Roger ringraziò l’anziano signore e si precipitò di fronte alla vetrata.
Un ragazzo stava fumando di gusto una sigaretta.
- Scusa - domandò il batterista - è da questa porta che si accede agli studi da cui trasmettono il telegiornale? -
- Purtroppo non lavoro qui, ma sono venuto a prendere delle persone che hanno preso parte all’edizione del notiziario delle 13; dovrebbero uscire a momenti - disse voltandosi verso la porta a vetri e aggiunse
- anzi, mi pare proprio di intravedere uno di loro quindi sì, sei nel posto giusto -
- Oh, il secchione - mormorò il biondino non appena vide il violinista
Il ragazzo si sfilò la sigaretta di bocca e fece una smorfia
- Sei anche tu della Royal Academy? -
Roger fece un sorriso compiaciuto: era riuscito ad arrivare in tempo.
- No, sono solo un amico di uno dei musicisti che hanno appena intervistato. Tu invece studi lì? - replicò poi incuriosito il biondo
- Sì, e per pagarmi gli studi sto collaborando con l’Accademia nell’organizzazione degli eventi. Non appena i ragazzi escono da qui, li carico su un pulmino e li porto a King’s Cross Station -
- Fai anche il tassista? - domandò stupito il batterista
- La collaborazione prevede anche questo, mi tocca - rispose con voce mesta il ragazzo, mentre il batterista annuì facendo un cenno con il capo.
- Ma dimmi. Chi è che conosci dei magnifici cinque? -
- Cecilia, la ragazza che suona il pianoforte -
- Fortunello, dovevo immaginarlo -
- Non è come pensi - il biondino aveva appena finito la frase, quando la grande porta a vetri scorrevole si aprì e apparve la ragazza.
- Roger! Che sorpresa! Che ci fai qui? - esclamò Cecilia saltellando verso di lui
- Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna - rispose accigliato il batterista
- Come scusa? - replicò stupita la ragazza
- Ero in ospedale, ho casualmente visto il telegiornale e ho scoperto di essere l’unico sfigato a non sapere della tua partenza. Non solo. Ero anche l’unico a non averti salutata -
- Accidenti, ti chiedo scusa! Ho avuto pochissimo tempo e, dovendo fare mille cose, mi è passato di mente. Pensavo te lo dicessero gli altri - rispose sinceramente dispiaciuta Cecilia abbassando lo sguardo
- Gli altri? - replicò triste il biondo e proseguì
- Io avrei voluto saperlo direttamente da te -
- Hai ragione. Sono stata maleducata a non avvisarti ma, credimi, non l’ ho fatto apposta. Mi dispiace tanto, lo sai che ci tengo a te! -
- E va bene - rispose il batterista cambiando completamente espressione in volto
- per questa volta ti perdono! -
Cecilia stava per aprire bocca quando Roger prese nuovamente la parola
- Ma - disse con tono solenne alzando l’indice della mano destra verso l’alto
- Ti perdono solo perché ti ho vista in TV ed eri una strafiga -
- Piantala! - replicò decisa la ragazza con tono di rimprovero.
Quelle parole, però, sembrarono non avere alcun effetto sul batterista
- E, tra parentesi, lo sei anche adesso - proseguì il biondo avvicinandosi a Cecilia e poggiandole una mano sulla spalla
- Ti prego Roger, smettila. Tu ti stai divertendo ma io con queste persone ci lavoro - rispose Cecilia, con le gote arrossate, guardandosi attorno imbarazzata.
Roger alzò lo sguardo e vide che i compagni d’avventura della ragazza li stavano osservando incuriositi
- Fine del teatrino - disse poi Stuart, affiancando Cecilia e, rivolgendosi al batterista, aggiunse
- E tu fattene una ragione, non gli interessi -
In quel momento la sicurezza di Roger vacillò ma il ragazzo tentò comunque di tenere testa al violoncellista.
- Ti faccio così paura? - replicò secco il batterista
- Tu? - ripose sghignazzando Stuart, guardando il biondo dall’alto al basso
- Adesso basta! Piantatela tutti e due! - gridò Cecilia
- Scusami - bisbigliò Roger - ancora una volta ho agito senza pensare e mi sono comportato come un cretino -
- Ben detto - commentò Stuart
Il batterista si voltò furioso verso il violoncellista quando sentì la mano della ragazza appoggiarsi sul suo braccio destro
- Cerca di mantenere la calma - gli sussurrò poi all’orecchio Cecilia
Roger si voltò verso la ragazza; quei grandi occhi verdi lo stavano implorando di trattenersi dal rispondere alle provocazioni di Stuart.
Il biondo fece un lungo respiro
- Volevo solo salutarti - disse con un sorriso triste guardando Cecilia diritta negli occhi e, voltandosi verso gli altri ragazzi, aggiunse
- Vi chiedo scusa per prima. Adesso è meglio che vada, in bocca lupo a tutti per la vostra tournée  -
Il batterista voltò le spalle al gruppo e iniziò ad allontanarsi a piccoli passi quando Cecilia sorprese tutti; con una rapida corsa raggiunse Roger e si piazzò davanti al ragazzo
- Io mangio un boccone con lui e vi raggiungo; ci vediamo davanti a King’s Cross Station tra un’ora e mezza - disse agli amici musicisti mentre prendeva Roger sotto braccio e attraversava il cortile degli studios
- Non me l’aspettavo - disse poi il biondo non appena furono fuori dal Television Centre
- Lo so - rispose sorridente la ragazza e aggiunse
- Ma volevo farmi perdonare, sia per come sono andate le cose poco fa e sia per non averti avvisato della mia partenza -
- E’ tutto a posto - bisbigliò il batterista cingendole con un braccio le spalle e aggiunse
- Se ti fidi di me, ti porto in un posto molto suggestivo -
- Mi fido, siamo solo un po’ stretti con i tempi e non vorrei arrivare tardi in stazione…a meno che tu non voglia accompagnarmi fino a Bristol - ridacchiò Cecilia
- Sarei anche capace di farlo sai - ribatté deciso Roger e aggiunse
- comunque il posto in cui pensavo di portarti è vicinissimo alla stazione di King’s Cross -
- Allora affare fatto - replicò entusiasta la ragazza
Il batterista fece accomodare Cecilia in macchina, infilò nell’autoradio una musicassetta dei Beatles e partì a tutta velocità facendo rombare il motore della sua auto.

- Eccoci arrivati - esclamò il ragazzo mentre, dopo aver frenato un po’ bruscamente, parcheggiava in un viale, cercando di sistemare l’auto tra due alberi.
Cecilia si guardò attorno: una strada trafficata costeggiava un ampio canale pieno zeppo di battelli colorati. Il corso d’acqua confinava poi con un muro di mattoni piuttosto alto al di là del quale si trovava la ferrovia
- Conoscevi già questo posto? -
La ragazza scosse la testa
- Lo immaginavo. Tuttavia…non mi sembri entusiasta -
- Non è che non sia bello, non fraintendermi…è solo che mi sembra un posto abbastanza anonimo -
Roger ridacchiò di gusto
- Apprezzo la sincerità - disse poi porgendo il braccio a Cecilia.
Non appena i due svoltarono l’angolo, il panorama cambiò radicalmente: una stradina pavimentata in pietra, molto ben curata e decorata con aiuole fiorite, costeggiava un piccolo canale dall’acqua limpida e sulla cui superficie qua e là spuntavano delle bellissime ninfee rosa. Dall’altro lato del canale invece vi erano dei tipici cottage in mattoni, caratterizzati da grandi bow-windows e porte d’ingresso colorate, accanto alle quali vi erano delle sontuose fioriere. Vi erano infine dei piccoli e graziosi ponti pedonali, che mettevano in comunicazione le due rive.
- Oddio ma è bellissimo - disse la ragazza mentre divorava il panorama con gli occhi
- Benvenuta alla chiusa di St. Pancras - disse Roger con tono soddisfatto
- Una chiusa? Non pensavo ne esistesse una a Londra! - esclamò stupita Cecilia
- Io so sempre come stupire le ragazze - ammiccò il batterista
- Sei sempre il solito - replicò ridacchiando Cecilia
- E va bene, se mi preferisci in versione professore serio e noioso eccoti soddisfatta: siamo sul Regent’s Canal, nel sobborgo di Camden a nord-ovest del Tamigi -
Cecilia gli sorrise
- Grazie Roger, è un luogo surreale, quasi fiabesco -
- E non hai ancora visto tutto - replicò il biondo mentre con un braccio invitava la ragazza a costeggiare il canale.
Durante il tragitto il batterista comprò alcuni panini in un chiosco e i due si fermarono a magiare in una piccola isola artificiale in mezzo al canale; anch’essa era pavimentata in pietra e alcune fioriere circondavano una panchina costruita in ferro e legno.
Cecilia e Roger stavano chiacchierando di gusto quando, sul volto del ragazzo, comparve un’espressione di stupore
- Lo sai che hai una collana davvero simile a quella di Brian? -
- Veramente è la stessa - replicò Cecilia arrossendo in volto
- La stessa? E’ impossibile! - il batterista prese fiato e proseguì
- Vedi, la collana di Brian ha una storia particolare. Gliel’hanno regalata i suoi genitori quando si è trasferito a Londra e l’hanno forgiata fondendo dei vecchi gioielli di famiglia, così che fosse qualcosa di unico, raro e inimitabile. Un po’ come è lui d’altronde, chi potrebbe mai riuscire ad imitare Brian Harold May? - concluse Roger sorridendo ma, non appena vide gli occhi di Cecilia diventare lucidi, il sorriso svanì dal suo volto e al suo posto subentrò un’espressione preoccupata
- Che succede piccola? -
La ragazza si asciugò gli occhi e non rispose
- E’ una storia commovente vero? Brian è molto legato alla sua famiglia e porta quel ciondolo sempre con sé, è il suo portafortuna. Sai, è anche un modo per sentirsi più vicino ai genitori ora che è lontano da casa. Non lo da a vedere ma il nostro chitarrista è un inguaribile romantico -
- Roger - disse infine Cecilia portandosi una mano sul petto e stringendo forte il ciondolo - questa è la sua collana -
- Che cosa? - strillò stupito il biondo facendosi così andare di traverso la birra che aveva in bocca
- Gliel’hai rubata in ospedale? - chiese poi titubante il batterista
La ragazza alzò gli occhi al cielo
- Certo che no! -
- E allora come fai ad averla? - concluse Roger con un fil di voce
- Mercoledì, quando sono andata a salutarlo, ha insistito affinché la portassi con me in questa breve tournée, come portafortuna; ho tentato in tutti i modi di dissuaderlo ma non c’è stato verso di fargli cambiare idea -
Roger deglutì, si portò una mano alla fronte e, prima di riprendere la parola, fece un lungo respiro
- Non immagini quanto Brian tenga a quel ciondolo -
- Dopo quello che mi hai raccontato è difficile non immaginarlo - rispose angosciata la ragazza e proseguì
- Cosa posso fare? Non me la sento di tenere un oggetto così prezioso, con un valore affettivo così importate per Brian -
Il batterista non rispose; era davvero confuso
- Ascoltami, se io la dessi a te…tu gliela restituiresti questa sera? - chiese poi dubbiosa Cecilia
- No. Lo offenderesti a morte. Se ha deciso di imprestartela è perché è felice che in questo momento ce l’abbia tu. E’ come se ti avesse donato un pezzettino della sua anima - bisbigliò Roger, prima di interrompersi per alcuni instanti per prendere fiato
- Questo gesto mi fa riflettere molto - proseguì il biondo mordendosi nervosamente il labbro inferiore
- è come se Brian volesse farti sentire la sua presenza e il suo supporto anche a distanza -
Il batterista chiuse un attimo gli occhi e inspirò profondamente
- Tu cosa provi per lui? - domandò poi serio il ragazzo
- Come scusa? - replicò confusa Cecilia
- Hai capito benissimo -
La ragazza abbassò lo sguardo, imbarazzata
- Ci tengo molto - sussurrò infine
- Tanto…quanto? -
- Oh diamine Roger! -
- Voglio solo capire - rispose calmo il batterista e aggiunse
- Brian è il mio migliore amico e, sebbene sia l’incarnazione della perfezione, è un vero impiastro a relazionarsi con le altre persone, soprattutto se si tratta di ragazze e ancora di più se queste gli interessano -
- Non sei credibile -
- E invece è proprio così - rispose secco il biondo e aggiunse
- ma non cercare di cambiare discorso; lo vedo che sei in imbarazzo, e mi spiace vederti così tesa, ma davvero, ho bisogno che tu mi risponda con la massima sincerità - concluse il batterista appoggiando affettuosamente una mano su un ginocchio della ragazza
Cecilia chiuse un attimo gli occhi, espirò profondamente e si voltò verso Roger
- Mi ha colpita fin dal primo momento che l’ho visto, all’aeroporto, nonostante fosse stanco e provato dall’epatite; nel momento in cui ho incrociato il suo sguardo il mio cuore ha sussultato. Non so dirti il motivo, ma questo è quello che ho provato. Poi casualmente ho avuto la fortuna di rincontrarlo, di parlarci assieme e di scoprire tantissime cose su di lui che non hanno fatto altro che accrescere il mio interesse nei suoi confronti, rendendolo sempre più intrigante ma anche più distante -
- Distante? - chiese sorpreso il biondo
- Non saprei, mi sembra troppo…troppo perfetto, troppo geniale -
- Lui è perfetto e geniale, altrimenti non sarebbe Brian Harold May - rispose il batterista
- e anche tu lo sei - proseguì Roger sorridendo dolcemente
- quindi quando farete dei bambini diventerò zio di tanti piccoli Einstein - concluse il biondo
- Roger! - replicò Cecilia con tono di rimprovero dandogli un piccolo colpo sul braccio
- Che ho detto di male? - domandò ingenuamente il batterista
La ragazza fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo
- Sei una ragazza speciale, una delle poche con cui riesco a parlare in maniera così spontanea, una delle poche in grado di tenermi testa, una delle poche - il biondo si fermò a prendere fiato e il suo volto si incupì - una delle poche che mi frequentano anche se non vogliono venire a letto con me, ma mi apprezzano per quel che sono -
Cecilia si gettò tra le braccia del ragazzo
- Non avrai mica cambiato idea? - disse Roger scherzando
Ma questa volta Cecilia anziché allontanarsi lo strinse forte
- Grazie Roggie. Sei il migliore amico che abbia mai avuto -
Il batterista ricambiò la stretta; era felice che la ragazza si fosse confidata con lui dandogli la massima fiducia. Tuttavia a lui Cecilia piaceva, anzi, piaceva molto. Ma quella volta si mostrò maturo e si accontentò di essere il suo migliore amico. Aveva compreso che i sentimenti di Brian erano più profondi dei suoi, e la ragazza sembrava proprio essere invaghita dell’amico chitarrista.
Era felice per Brian; felice che dopo le poche e negative esperienze sentimentali dell’amico, il riccio si fosse innamorato di una ragazza sincera e intelligente come Cecilia, e in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per facilitarli nella loro relazione.
Fu la voce della ragazza a riportarlo alla realtà
- Roger, temo che il tempo a disposizione sia scaduto -
Il biondo diede una rapida occhiata all’orologio e non batté ciglio
- Tranquilla piccola, con un autista come me arriveremo a King’s Cross in un minuto -
E mentre Cecilia ridacchiava scrollando la testa, Roger l’afferrò per un braccio e iniziò a correre verso la macchina.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: masquerade930