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Autore: masquerade930    23/04/2019    2 recensioni
E' il 1973. Due comunissime ragazze italiane - Cecilia e Rossella - riescono ad ottenere una borsa di studio per proseguire gli studi all'estero. Molto diverse tra loro ma amiche per la pelle, si ritrovano da un giorno all'altro catapultate a Londra, la patria della musica.
In che modo le loro vite si intrecceranno con quelle di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon?
La storia è ambientata negli anni '70, poco dopo la pubblicazione del primo album dei Queen.
La fantasia si sovrappone alla realtà e, per esigenze letterarie, alcuni fatti realmente accaduti sono stati anticipati o posticipati di alcuni anni.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente il fatidico giorno era arrivato; la prigionia di Brian sarebbe finita da lì a pochi minuti ma Roger, anziché essere in ospedale con Freddie e John ad aiutare il chitarrista a rientrare a casa, stava percorrendo a passo svelto Marylebone Road; i suoi lunghi e soffici capelli biondi, leggermente mossi dal vento, gli rimbalzavano sulle spalle, mentre il corto giubbotto di pelle che indossava, ad ogni movimento lasciava intravedere la sua pelle eburnea, suscitando l’interesse della quasi totalità delle ragazze che incrociava nel suo cammino.
Improvvisamente si fermò; una scritta bianca su fondo nero faceva capolino davanti ai suoi occhi: Royal Academy of Music. Prese fiato, sospirò rumorosamente e, dopo alcuni secondi di indecisione, salì i sei gradini di pietra che conducevano al maestoso portone d’ingresso.
Una sontuosissima hall si stagliò davanti ai suoi occhi: pavimenti finemente decorati con mosaici preziosi, colonne di marmo che reggevano delle imponenti volte riccamente affrescate e, sullo sfondo, una gigantesca scala elicoidale in ferro battuto che conduceva ai piani superiori.
Il batterista stava ancora contemplando l’architettura della più importante accademia di musica di Londra quando una voce un po’ stridula richiamò la sua attenzione
- Buongiorno, come posso aiutarla? - una giovane donna svolgeva le mansioni di portineria
- Ehm, buongiorno. Volevo…volevo sapere quali saranno i prossimi concerti -
- Qui in Accademia abbiamo una fitta attività artistica, trova tutto affisso a quella bacheca - rispose la donna indicando un gigantesco pannello ligneo che si trovava alle spalle del biondo.
Il batterista ringraziò e si mise a setacciare con lo sguardo la bacheca. La portinaia non poté non notare una certa irrequietudine nel ragazzo
- Cerca qualcosa in particolare? - domandò la donna sperando di poter aiutare in qualche modo il giovane
- Beh ecco, mi interessano i concerti per piccolo gruppo di strumenti - rispose affannato Roger
- Per ensemble, quindi? -
- Sì esatto, per ensemble. Non mi veniva in mente il termine preciso -
- Alla sua destra ci sono tutti i concerti di musica da camera -
- Musica…da camera? - chiese stupito il batterista facendo una smorfia
- Sì, la musica per gruppi strumentali non numerosi - rispose pacata la donna
- La ringrazio - concluse Roger sorridendo, per poi rimettersi a guardare, con una certa impazienza, le varie locandine affisse nella sezione della bacheca riservata alla musica da camera. “Maledizione, dovrà pur esserci la pubblicità di quei concerti!” pensò tra sé e sé il biondino, mentre da alcuni minuti scrutava ogni brochure presente sul quel gigantesco pannello di legno.
- Scusi se insisto, sta cercando un concerto specifico? -
Roger, un po’ imbarazzato, si voltò verso la giovane donna
- Ecco…ho saputo che recentemente ci sono state delle selezioni, e che i ragazzi che sono risultati vincitori sono partiti per una breve tournée -
- Ah, ma si tratta del famoso J. R. Smith Prize! - esclamò la portinaia
- Sì, il nome mi sembra quello - disse Roger sgranando i suoi grandi occhi azzurri e aggiunse - dovrebbe esserci anche una ragazza italiana tra i vincitori -
La donna piegò la testa da un lato e gli sorrise
- Sei un amico di Cecilia? -
- La conosce? - chiese sorpreso il batterista
- Ma certo, è una ragazza molto simpatica e disponibile. Oltre che è un vero talento! Si dice che sia uno dei migliori acquisti dell’Accademia degli ultimi anni -
Roger sorrise
- Allora? - incalzò la donna
- Allora...cosa? - chiese sorpreso il biondo
- Sei un suo amico o… no, non mi dire! Non sarai mica il suo ragazzo? -
- No no - ribatté rapido il biondo gesticolando con le mani e proseguì
- Sono semplicemente un suo amico -
- E, se posso, cosa ti spinge qui in Accademia? -
- Mi chiedevo se per caso ci fosse un depliant o comunque delle documentazione riguardante i concerti di questa tournée -
- Tu non ci vedi tanto bene eh? - disse la donna sorridendogli
- Come scusi?  -
La donna uscì dalla guardiola e si avvicinò al ragazzo
- Guarda lì - disse poi indicando con l’indice della mano destra un manifesto piuttosto grande
- Oh accidenti che imbrancato. Non so come avrei fatto senza di lei -
La locandina aveva le misure di un A2; una grande scritta recitava J. R. Smith Prize, i vincitori si presentano, seguita da una foto dei cinque musicisti. I tre ragazzi erano seduti al centro mentre le due ragazze, in piedi, si trovavo ai lati come a delimitare la foto. Cecilia questa volta indossava un abito smanicato con dolcevita di velluto nero, lungo fino ai piedi, che metteva in risalto il suo fisico davvero ben proporzionato.
Sotto l’immagine c’era la lista dei concerti: Bristol, Birmingham, Liverpool, Manchester, Leeds, York, Edinburgh, Glasgow, Oxford, Cambridge per poi concludere alla Royal Albert Hall di Londra il 20 ottobre prossimo.
Roger si appuntò su un foglio le varie località e le relative date. Il biondino poi, nonostante tutto, pensò a Brian e al fatto che gli avrebbe sicuramente fatto piacere avere un manifesto con una bellissima immagine di Cecilia stampata sopra; oltretutto la ragazza era venuta davvero bene in quella foto.
- Mi scusi, sarebbe possibile avere una di queste locandine? - chiese il batterista indicando il manifesto che le aveva indicato qualche minuto prima la donna
- Qualche copia in più ce l’abbiamo, però si tratta di pochi esemplari che l’Accademia tiene nel proprio archivio come documentazione -
Roger si appoggiò al bancone e tentò di persuadere la giovane facendo gli occhi dolci
- La prego, è per un mio amico che è appena uscito dall’ospedale. Se potesse darmene una copia gliene sarei infinitamente grato -
- Io veramente non so se -
- La prego, la prego, la prego - l’interruppe il biondino avvicinandosi il più possibile al viso della donna
La signora si guardo attorno e sospirò
- E va bene, ma non lo dica in giro - rispose a bassa voce
La giovane poi si abbassò sotto il bancone, tirò fuori diversi plichi di carta e infine sporse al batterista un manifesto arrotolato
- Grazie, è stata davvero gentilissima - rispose Roger sfoderando il suo sorriso migliore e aggiunse
- Posso offrile un caffè? -
- Apprezzo molto l’invito ma sono in servizio, magari un’altra volta -
- Certamente, lo consideri già fatto - replicò il ragazzo, e così dicendo uscì soddisfatto da quel maestoso palazzo.

Quando il biondo rientrò a casa, trovò i tre ragazzi ad aspettarlo; John aveva quasi finito di preparare cena mentre Brian e Freddie stavano chiacchierando sul divano.
Roger salutò affettuosamente il ricciolo, quando quest’ultimo gli chiese
- Come mai non sei venuto anche tu oggi pomeriggio in ospedale? -
- Ti sono mancato così tanto? - rispose un ammiccante Roger
Il chitarrista alzò gli occhi al cielo
- Seriamente Rog, dove ti eri cacciato? - incalzò il riccio
- Avevo un impegno - replicò titubante il biondo
Brian alzò un sopracciglio, poco convinto della risposta dell’amico.
La conversazione fu interrotta da John, che li invitò a sedersi a tavola
- Oggi ho dato il meglio di me. Ho cucinato dei piatti davvero speciali per l’occasione - disse soddisfatto il bassista
I quattro stavano mangiando di gusto degli sfiziosissimi involtini vegetariani, preparati appositamente per il chitarrista, quando il telefono squillò
- Deve essere per me - disse Freddie alzandosi rapidamente
John, Brian e Roger si guardarono stupidi
- Darling! Che sorpresa sentirti! Non ci disturbi affatto, come stai?
Al tavolo intanto partirono le scommesse su chi ci fosse dall’altra parte della cornetta del telefono
- Secondo me è Mary - disse timidamente John
- Nah - rispose Roger e aggiunse - non sarebbe cosi sorpreso -
- Magari Rossella - replicò Brian con un sorriso sornione
- Ecco, questo è già più probabile - sentenziò il biondo accendendosi una sigaretta
- Ma certo, te lo passo subito - la voce del cantante echeggiò nella stanza
I tre interruppero all’istante le loro chiacchiere e si voltarono verso Freddie con sguardo interrogativo
- Brian, è per te - disse infine Freddie con finto fare distaccato e aggiunse
- E’ James, quel tuo compagno di astrofisica -
Brian lo guardò sorpreso
- Piantala di farti mille domande e rispondi al telefono. Ha saputo dell’epatite e vuole semplicemente sapere come stai. Muoviti - strillò Freddie mentre, portandosi l’indice sulle labbra, indicava al bassista e al batterista di fare silenzio
- Pronto, James? - disse il chitarrista con voce titubante
Nessuna risposta, solo una risata sincera
- Pronto! James, mi senti? -
- Mi spiace deluderti ma non sono James, sono Cecilia. Freddie deve averti fatto uno dei suoi soliti scherzi -
- Cecilia? -
Le gote del chitarrista diventarono purpuree mentre John e Roger scoppiarono a ridere all’istante.
- Accidenti ti chiedo scusa. Vai a fidarti degli amici - disse Brian fulminando Freddie con lo sguardo
- Dai, è stato simpatico! Scusami se ti disturbo, è oggi che ti hanno dimesso dall’ospedale vero? Volevo sapere come stavi -
- Sono felice a casa - replicò Brian
Il ragazzo le raccontò quindi della conclusione della sua prigionia e, alla fine, aggiunse
- Giovedì scorso ti abbiamo vista in televisione -
- Oh cavolo, che vergogna - esclamò con un filo di voce la ragazza
- Invece sei stata bravissima. Hai tenuto testa al presentatore meglio dei tuoi colleghi. E tra l’altro quel completo di velluto nero ti stava d’incanto -
Cecilia lo ringraziò timidamente, facendogli notare che indossava anche la sua collana portafortuna
- Non ho potuto non notarla - rispose Brian a bassa voce
- Dove sei ora? - chiese poi il chitarrista per portare la conversazione su un terreno un po’ più sicuro e meno imbarazzante
In quell’istante Roger schiuse le labbra e bisbigliò
- Liverpool -
Freddie e John lo guardarono stupiti e poco dopo sentirono il riccio rispondere in eco
- Liverpool, la patria dei Beatles. Che meraviglia! -
- Come facevi a saperlo, Rog? - chiese John
- Ho tirato a indovinare - rispose noncurante il batterista facendo spallucce
- Tu non ce la racconti giusta - disse Freddie
- Oh avanti, lasciatemi in pace - replicò secco il biondino portandosi alle labbra una bottiglia di birra.
Il chitarrista e Cecilia stavano chiacchierando da qualche minuto quando Stuart si avvicinò alla ragazza facendo segno di sbrigarsi; mancava meno di un quarto d’ora all’inizio del concerto
- Brian, scusami se interrompo così bruscamente la telefonata ma mi stanno chiamando; tra pochi minuti devo salire sul palco. Sono felice che tu stia bene e che sia finalmente libero. Ci sentiamo presto! E ricordati che appena torno abbiamo in sospeso una cena tutti assieme - disse la ragazza
- Grazie per la telefonata. E’ stata una bellissima sorpresa - rispose felice il chitarrista e, abbassando il tono della voce, aggiunse - e sappi che non mi disturbi mai -
Non appena il ragazzo agganciò il ricevitore i commenti non si fecero attendere.
John e Freddie stavano ancora prendendo in giro il ragazzo quando Roger sovrastò gli amici con la sua potente voce
- Visto che questa è la serata delle sorprese, per festeggiare l’uscita di Brian dall’ospedale, ho organizzato una gitarella fuori porta -
I tre lo guardarono perplessi
- Una gitarella…? - iniziò il cantante
- …fuori porta? - concluse il bassista
- Beh, che c’è di strano? Sono certo che a Brian farà più che bene stare qualche ora all’aria aperta - rispose deciso il biondo
- E dove vorresti portarci, Roggie? - domandò il ricciolo
- E’ una sorpresa - rispose sorridendo soddisfatto il batterista
Freddie alzò un sopracciglio
- Cosa stai tramando? - chiese poi guardando l’amico dritto negli occhi
- Almeno dicci dove vuoi portarci - incalzò John
- E’ una sorpresa. Non parlerò nemmeno sotto tortura - sentenziò Roger e aggiunse
- Accidenti, quasi me ne stavo dimenticando. Vestitevi abbastanza eleganti -
- Eleganti? - domandò stupito il chitarrista
- Che cosa hai architettato? - chiese timidamente John
- Basta, da questo momento non risponderò più alle vostre domande. Ho già organizzato tutto: partenza prevista mercoledì 17 ottobre alla mattina, diciamo verso le 10. E non si discute! -
I tre ragazzi si guardarono stupiti
- Tra dieci giorni? - esclamò Brian
- Da quando sei così organizzato, Roggie? - domandò Freddie
Il batterista non rispose, si portò nuovamente la bottiglia di birra alle labbra e, dopo aver bevuto un sorso, si voltò verso John
- Perché non inviti anche Rossella? - domandò con nonchalance
Il bassista spalancò gli occhi
- Come scusa? -
- Dall’espressione che hai in volto penso tu abbia capito benissimo - rispose deciso il biondo
- E cosa le dico? Se vuole unirsi a noi per andare a fare una gitarella fuori porta, non si sa dove, e di vestirsi elegante? Mi prende per matto - replicò il bassista
- Perché non le dici semplicemente che andiamo fuori Londra a festeggiare l’uscita di Brian dall’ospedale e le chiedi se vuole unirsi a noi? - rispose tranquillo Roger
- Ma è sola. Voglio dire, Cecilia non c’è - tentò di giustificarsi il ragazzo dai lunghi capelli castani
- Ed è un vero peccato. Ma, visto quello che ho programmato, sono sicura che apprezzerà comunque - concluse deciso il batterista.
Brian intanto abbassò lo sguardo. Pensava a Cecilia. Chissà cos’aveva fatto oggi a Liverpool prima del concerto. Chissà cosa avrebbe fatto dopo, per festeggiare. Magari sarebbe andata, assieme ai suoi compagni d’avventura, al Cavern, il famoso locale in cui i Beatles iniziarono la loro carriera. Chissà se stando a stretto contatto con questi giovani musicisti, si sarebbe poco a poco dimenticata di lui. Ma in fondo, nonostante la tournée, i concerti, gli amici…insomma, nonostante tutto, oggi si era ricordata di lui e l’aveva chiamato per sapere come stava. Tuttavia mancavano ancora quasi due settimane alla data del suo rientro. “Il 20 ottobre sarò a Londra per l’ultimo concerto alla Royal Albert Hall; dal 21 sono tutta vostra, anche se detto così suona un po’ come una minaccia” questo gli aveva detto la ragazza l’ultima volta che si erano visti, e quelle parole gli riecheggiavano spesso nella mente e in qualche modo sembravano tranquillizzarlo.
- Brian mi stai ascoltando? - domandò il batterista
Il riccio alzò velocemente la testa
- Scusami Roggie, mi ero distratto un attimo -
- Nessun problema. Avresti voglia di chiamare Rossella ed invitarla? -
- Io? Perche io scusa? -
- Perché sei tu il festeggiato -
- Sono sicura che Rossella preferirebbe se fosse John a telefonarle - replicò il riccio ridacchiando
- Lo credo anch’io, ma il nostro Deacy non mi pare intenzionato - rispose il biondo
- Perché non chiami tu Roggie? Sai essere sicuramente più convincente di me, ed è risaputo che le donzelle non resistono al tuo fascino - suggerì Brian
- Andate al diavolo, tutti e due! La chiamo io - sbuffò John
Il bassista si alzò e telefonò alla ragazza, che rispose dopo pochissimi squilli
- Pronto, chi parla?
- Ehm Rossella, sono John. Ti disturbo? Stavi cenando? -
- Non mi disturbi affatto, anzi, è un piacere sentirti - la ragazza si fermò a prendere fiato e proseguì
- Come sta Brian? Volevo chiamarvi per avere sue notizie ma avevo paura di disturbarvi -
- Tu non disturbi mai, ricordalo. Brian sta bene, è davvero felice di essere a casa. A questo proposito, ti chiamavo perché abbiamo organizzato una gita fuori porta per festeggiare la sua uscita dall’ospedale -
- Che bella idea! Dove andrete di bello? -
- Questo in verità non lo so ancora. Ma dobbiamo vestirci eleganti -
- Dovete vestirvi eleganti per andare a fare una scampagnata? - rispose perplessa la ragazza
John si stava arrampicando sugli specchi quando Roger, con uno scatto felino, si impossessò della cornetta del telefono
- Ciao Rossella, sono Roger - disse deciso il biondo
- Roger, ciao. Che succede? -
- Sono io che ho organizzato questa uscita e siccome voglio che rimanga una sorpresa fino alla fine sto cercando di dire il meno possibile. La telefonata era per chiederti se vorresti venire anche tu; sai, John ci terrebbe molto -
Il bassista sbiancò in volto, e diede uno scappellotto a Roger mentre Freddie e Brian ridevano di gusto
- A me piacerebbe tanto, davvero, ma non aspettiamo che Cecilia torni? Sono certa che le farebbe piacere! -
- Non immagini quanto piacere farebbe a me se ci fosse anche lei, ma purtroppo non c’è tempo -
I tre ragazzi si guardarono stupiti; non riuscivano proprio a capire che cosa avesse in testa il loro amico.
- Allora, sei dei nostri? - incalzò il batterista
- Se si torna alla sera va bene -
- Ma certo, entro mezzanotte sarai a casa come Cenerentola -
Il biondo stava per riagganciare quando, nel vedere Brian nuovamente pensieroso, domandò alla ragazza
- Già che ci sono ne approfitto per chiederti notizie di Cecilia. Come sta andando la tournée? -
Il riccio si voltò di scatto verso l’amico. Non riuscì a sentire la risposta della ragazza, ma il suo volto si illuminò nell’udire la risposta di Roger
- Ah, è un peccato che non si sia fatta viva. Sarà sicuramente molto presa. Speriamo di avere sue notizie presto - replicò il batterista.
Una volta riagganciata la cornetta, il biondo si avvicinò al chitarrista, con una mano gli scompigliò teneramente i capelli e, facendogli l’occhiolino, bisbigliò
- Devi avere più fiducia in te stesso, amico mio -
Brian gli sorrise dal più profondo del cuore.

  
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