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Autore: heliodor    18/04/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Rispettare la vita, onorare la morte
 
Disteso sul tavolaccio di legno, Bryn gridava e si agitava. Udin e gli altri lo avevano legato con cinghie di cuoio ai polsi e alle caviglie, ma il grosso guerriero sembrava sul punto si strapparle via a ogni convulsione. Il viso ceruleo e gli occhi vitrei fissavano il vuoto mentre il suo corpo si contorceva.
Roge distolse lo sguardo da quello spettacolo e guadagnò l'uscita.
In quel momento Deliza stava tornando con passo svelto, accompagnato da Anfra e altri due.
"Come sta?" gli chiese.
Roge scosse la testa. "Peggiora di momento in momento. Stamattina aveva ancora dei momenti di lucidità, ma adesso..."
Anfra gettò una rapida occhiata all'interno della stanza e si ritrasse. Il giovane guerriero aveva il viso pallido e sofferente, ma si stava riprendendo.
Era stato ferito nello stesso scontro in cui Bryn era stato morso, ma la maledizione non sembrava averlo colpito.
Per giorni lo avevano tenuto rinchiuso in una stanza, nutrendolo da dietro una porta rinforzata. Il ragazzo si era indebolito, ma alla fine, quando Bryn aveva iniziato a stare male, lo avevano liberato.
Era stato lo stesso comandante a dare quell'ordine.
"È chiaro che la maledizione ha colpito me e non quel povero ragazzo" aveva detto con voce debole, il corpo provato dal dolore che tratteneva con una smorfia.
Roge non lo aveva mai sentito lamentarsi, prima che perdesse del tutto la ragione. Fino alla sera prima Bryn aveva dato ordini ai suoi guerrieri.
Tutti lo amavano e tutti ne piangevano già la fine.
Anfra sembrava il più affranto di tutti. "Doveva toccare a me, non a lui" aveva detto in un attimo di sconforto.
Udin lo aveva rimproverato. "Taci, ragazzo. Il comandante si riprenderà."
Gli altri avevano annuito.
Bryn aveva passato il comando a Giraum, il più anziano ed esperto dei guerrieri lì alla fortezza. L'uomo non sembrava felice di quella promozione e aveva promesso di farsi da parte non appena Bryn fosse stato meglio.
"È solo questione di tempo. Una volta uno dei diavoli di ghiaccio che vivono al nord del Passo Del Gigante gli ha quasi staccato un braccio, ma si è ripreso. Si riprenderà anche stavolta."
Roge non aveva idea di chi o cosa fossero i diavoli di ghiaccio di cui parlava, ma era sicuro che Bryn non si sarebbe ripreso.
Deliza la pensava come lui.
"Bisognerebbe ucciderlo prima che la maledizione prenda il sopravvento" gli aveva detto a bassa voce.
"Prova a dirlo a Udin o agli altri" l'aveva sfidata Roge. "E sarai tu a finire infilzata dalle loro spade."
Deliza si era stretta nelle spalle. "Qualcuno lo dovrà fare, prima o poi. Meglio adesso che è ancora un uomo, se riesci a capirmi."
"Io ti capisco bene, ma sono quelli lì che non accetteranno mai la morte del loco comandante."
Si allontanarono dalla stanza dove Bryn combatteva la sua ultima battaglia. Deliza li portò nel salone dove di solito mangiavano. Una fiamma ardeva pigra nel camino davanti al quale due guerrieri si stavano scaldando.
Un terzo uomo, Giraum, sedeva con la testa china al lungo tavolo che tagliava in due la sala.
Deliza e Roge sedettero dalla parte opposta.
Solo allora Giraum sollevò la testa. "Sei viva. Quindi immagino che il tuo giro d'esplorazione sia andato bene."
Deliza annuì. "Il passo è libero. Non ci sono rianimati tra qui e la valle alle nostre spalle."
Giraum annuì. "In ogni caso, non possiamo muoverci. Non con Bryn in quelle condizioni."
"Non ti sto chiedendo di muoverti. Mi basterà un solo guerriero" disse Deliza.
Roge sgranò gli occhi. "Vuoi davvero andare?"
La ragazza annuì decisa. "Mi sento meglio. Quando sono arrivata qui ero esausta e mezza congelata, ma ora sto bene. Posso farcela."
"E se ci fossero rianimati a valle?"
"Avremo i cavalli. Loro sono a piedi. A meno che non abbiano imparato a cavalcare, li terremo a debita distanza. Tu li hai visti montare in sella per caso?"
No, pensò Roge. Ma ne aveva visto un gruppo mangiarsi una di quelle povere bestie. Era successo la prima volta che li aveva incontrati, quando stava viaggiando con Malbeth. Il ricordo del suo amico scomparso lo riempì di tristezza. Sperava che fosse morto piuttosto che tramutato in uno di quegli esseri orribili.
"Allora?" fece Deliza sporgendosi in avanti. "Che ne pensi?"
Giraum sospirò. "Prendi un cavallo e un volontario. È tutto quello che posso darti."
"Non chiedo altro."
"Ma se sarai in difficoltà, non verremo ad aiutarti" aggiunse il guerriero.
Deliza scattò in piedi. "Vado a prepararmi per il viaggio." Si voltò verso Anfra. "Che ne dici di accompagnarmi?"
Il ragazzo raddrizzò le spalle come se fosse stato punto da un animale. "Come? Perché proprio io?"
"Mi sembri il più sveglio di tutti. Voglio dire, sei sopravvissuto a una ferita di quelle creature. Forse hai una resistenza alla maledizione negromantica. Succede. Alcun ce l'hanno dalla nascita."
Anfra scosse la testa. "Io non so se dovrei venire..."
"Ormai ho scelto te" disse Deliza. "Prepara il tuo cavallo. Partiamo prima che faccia buio."
"Vuoi uscire di notte?" le chiese Roge allarmato.
Deliza annuì. "I rianimati non vedono bene al buio."
"Come fai a dirlo?"
"Non ci davano mai la caccia di notte. Penso che il freddo e l'oscurità li rallentino." Fece una pausa. "Ovviamente non ne sono certa e potrei sbagliarmi."
"Se è così morirai. E con te quel povero ragazzo." Abbassò la voce. "Giraum ti aveva detto di prendere un volontario."
"Ho scelto un volontario" disse Deliza.
"Perché proprio lui?"
"Te l'ho detto, potrebbe avere un dono. E poi è carino." Sorrise. "Non quanto te, Roge di Valonde. La bellezza è un tratto comune in famiglia, vero? Bryce è molto bella e anche i tuoi fratelli. A parte la ragazzina dai capelli rossi."
"Cos'ha che non va Joyce?"
Deliza scrollò le spalle. "Non so. Qualcosa nelle labbra o le orecchie. Credo siano troppo grosse."
"È meglio se non ti fai sentire da lei o dovrai preoccuparti di qualcosa di ben peggiore dei rianimati" disse Roge. Poi ricordò quello che era successo a Valonde mentre lui non c'era. Anche se non era responsabile per quello che era accaduto alla sua sorella minore, si sentiva comunque colpevole per averla fatta soffrire. Si era promesso di riparare ai torti che le aveva fatto se mai l'avesse rivista.
Il sole calò in fretta sulla fortezza. Roge si aggirava per i corridoi bui e freddi rabbrividendo nella pelliccia che gli uomini di Bryn gli avevano dato.
Dalla stanza in cui il comandante era legato non giungevano più grida.
Udin e altri due sostavano fuori dalla sala. Quando si avvicinò vide i loro sguardi bassi.
"Che succede?"
Udin scosse la testa. "Il comandante sta vivendo i suoi ultimi momenti" disse. "Tra poco la sua sofferenza avrà fine."
Fosse dipeso da Roge avrebbe messo fine a quello strazio. L'aveva anche accennato a Giraum con un complicato giro di parole e lui l'aveva guardato con un misto di disprezzo e pietà.
"Nessuno di noi avrebbe il coraggio di farlo."
"Siete guerrieri" disse Roge. "La guerra deve avervi temprati."
"Non per questo, Roge di Valonde" rispose l'uomo. "Forse dalle tue parti è normale giustiziare un uomo che sta morendo, ma qui a Nergathel rispettiamo la vita e onoriamo la morte. Nessuno ha il diritto di strappare a Nergal l'oscuro il diritto di reclamare per sé un'anima. Quando giungerà il momento, Bryn andrà incontro al suo destino."
Quel momento è arrivato, pensò Roge allontanandosi dalla stanza per dirigersi alle stalle. Per raggiungerle dovette attraversare il piccolo cortile della fortezza.
Deliza e Anfra stavano sellando i cavalli. Con loro c'erano Giraum e altri due guerrieri. A ogni parola sbuffi di condensa si formavano davanti alle loro bocche.
"Non fermatevi per nessun motivo" stava dicendo Giraum. "Quando raggiungerete la valle, seguite la strada che attraversa i boschi per raggiungere Carmiel."
"Che cosa c'è a Carmiel?" chiese Deliza.
"Il nostro comandante, il conte Vamyr."
"Aldris Vamyr?" chiese Deliza stupita. "Non sapevo che fosse al comando di un'armata."
"Non il vecchio Aldris, ma il giovane Elis" la corresse Giraum. "Ha un pessimo carattere, ma nella lettera che ho scritto gli spiego che cosa sta succedendo. È stato lui a mandarci in esplorazione alla fortezza."
"Credi che verrà?" gli chiese Roge avvicinandosi.
Giraum annuì. "A Vamyr stanno a cuore solo due cose: il suo feudo e il suo prestigio. Se perdesse la fortezza, tutta la valle sotto il suo controllo sarebbe minacciata. Verrà qui e lo farà con forze sufficienti, se non eccessive."
Roge si rivolse a Deliza. "Stai attenta."
Lei sorrise. "Ti preoccupi per me, principe? Vuol dire che ti piaccio?"
Roge arrossì. "Ne abbiamo passate tante insieme. Non voglio perderti."
"Che carino" disse Deliza. "Mi farai arrossire."
"Se trovi Mal" iniziò a dire Roge.
Deliza annuì. "Se è vivo lo porterò in salvo. E se è un rianimato..." Diede uno strattone alle redini. "Restate al sicuro dentro le mura. Saremo di ritorno con i soccorsi."
"Che la tua via sia dritta" disse Roge guardandola andar via.
Quella notte non riuscì a dormire. Il sonno faticò ad arrivare e passò ore a fissare il soffitto di pietra grigia.
Il mattino seguente Udin li informò che Bryn era morto e che lo avrebbero sepolto sotto le mura della fortezza, come da tradizione per i guerrieri morti in battaglia.
Roge osservò i guerrieri preparare il corpo. Prima lo slegarono, lo avvolsero in un sudario ricavato dagli arazzi sbrindellati della fortezza e poi nella pesante pelliccia che Bryn aveva indossato fino al giorno in cui era stato ferito.
Quattro guerrieri trasportarono il corpo nel cortile della fortezza. Altri due avevano già scavato una fossa alla base delle mura.
Il corpo venne adagiato vicino alla buca e Udin si preparò a dire qualche parola.
Dall'alto giunse un grido.
Tutti alzarono la testa.
Una delle vedette si stava sbracciando dall'alto dell'unica torre.
"Arriva qualcuno" gridò. "Due cavalieri."
Udin si accigliò. "Non possono essere già di ritorno. Deve essere successo qualcosa."
Roge salì con lui in cima alla torre. Da lì potevano osservare tutto quel lato della montagna e la valle sottostante.
Due minuscole figure avanzavano lente sulla pista che si inerpicava lungo il fianco della montagna, la stessa che giorni prima lui e Deliza avevano usato per raggiungere la fortezza.
Da quella distanza non sapeva dire se fossero Deliza e Anfra. Solo quando furono a cinque o seicento passi capì che non erano loro.
I due cavalieri indossavano delle pellicce e cappucci. Si avvicinarono al piccolo trotto al portone d'ingresso.
Uno dei due smontò da cavallo e bussò al portone. "Aprite per favore" disse con voce rotta dal freddo. "Ci serve un riparo per la notte o moriremo."
Giraum e Udin si scambiarono una rapida occhiata. Nessuno dei due sembrava disposto a prendere una decisione.
"Che pensate di fare?" chiese Roge. "Volete lasciarli lì fuori a morire?"
Dopo aver rischiato di fare la stessa fine, non poteva sopportare il pensiero che qualcun altro morisse in quel modo senza poterlo aiutare.
Giraum emise uno sbuffo di condensa. "Aprite la porta" ordinò ai guerrieri di sotto. "E tenete gli occhi aperti" aggiunse.
Roge scese dalla torre per andare incontro ai nuovi arrivati.
Uno dei due si tolse il pesante cappuccio rivelando un viso giovane e capelli rossi come il fuoco.
Sembrano quelli di Joyce, pensò.
L'altro, rimasto più indietro, aveva lo sguardo basso e il cappuccio ben calcato sulla testa.
"Grazie" disse il ragazzo dai capelli rossi con un ampio sorriso. "Io e il mio amico vi siamo debitori di tutto."
"Non ringraziarci straniero" disse Giraum.
Udin si accigliò. "Ti conosco per caso? Hai un viso familiare."
"No" disse sorridendo. "Ma mi conoscerai presto."
Alzò una mano e il buio calò su di loro.

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