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Autore: JeanGenie    19/04/2019    2 recensioni
[Post - TLJ]
"Ci affronteremo là, dove la Luce e l'Oscurità si incontrano"
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lindòrea'
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14.

 

Walk the dark path
Sleep with angels
Call the past for help
Touch me with your love
And reveal to me my true name

Oh how I wish
For soothing rain
All I wish is to dream again
My loving heart
Lost in the dark
For hope I'd give my everything
Oh how I wish
For soothing rain
All I wish is to dream again
Once and for all
And all for once
Nemo my name forevermore

(Nightwish, Nemo)



 

Lui è già stato qui. E non una volta sola.

Rey se lo sente nelle ossa, come se le mura di quel luogo fossero velate da residui della sua presenza.  Quella non è la prima visita di Kylo Ren. Se sia avvenuto in sogno, in una visione o se abbia varcato quella soglia concretamente, Rey non saprebbe dirlo. Eppure il castello lo ha respinto, concedendo l’accesso a lei, piegandosi al suo volere.

Perché?

Avverte la sua perplessità mentre si incamminano lungo un corridoio dritto e buio ma Rey non gli fa domande. Lui non saprebbe rispondere. È  teso e sconcertato. Lei si volta a guardare l’uscita, ma la luce scarlatta del mondo esterno sembra fermarsi sulla soglia, incapace di rischiarare i loro passi.

Sembra quasi di entrare in un altro mondo.

R2 emette un pigolio spaventato, poi il suo occhio si illumina, permettendo loro di vedere almeno la direzione in cui stanno andando. Rey riesce finalmente a guardarsi intorno. Macchinari ignoti ricoprono le pareti, alternandosi a strane incisioni dal significato incomprensibile. Cedendo alla tentazione, sfiora quegli oggetti malfunzionanti e abbandonati e prova un desiderio improvviso di studiarli, scoprirne i segreti e renderli di nuovo attivi. Si asciuga il sudore dalla nuca, boccheggiando. Il caldo umido rende l’aria viziata quasi irrespirabile. Tuttavia Rey continua ad avanzare seguendo il droide e l’uomo ammantato di nero. Non ha idea di quale sia la loro meta ma, se si concentra abbastanza, riesce a percepire un debole ronzio elettrostatico provenire dal pavimento. I sistemi di riciclaggio sono al minimo, ma comunque funzionanti. Man mano che procedono, Rey si rende conto che quella che sente è paura. Ben ha superato R2 e ha allungato il passo come se si fosse dimenticato di lei. La sua immagine si sovrappone, nei suoi occhi, a quella di una figura leggendaria e maledetta che in quel luogo si ritirava, con la sola compagnia dei suoi pensieri tetri. Anakin, dove sei? Ma l’ombra del Cavaliere Jedi non è mai stata tanto distante.

Vorrebbe chiedere a Ben se sa dove stanno andando. Quella non sembra una dimora abitabile. Non vede ingressi che possano portare ad altre stanze, solo pareti nere che ronzano avvolgendo quel corridoio stretto.

Come hai fatto a sopravvivere qui, Anakin? Non hai mai smesso di punirti per quello che sei diventato?

Alla fine, una lunga scalinata si apre a ventaglio davanti a loro. R2 si blocca di fronte al primo gradino. Con un lamento, il droide sottolinea che vorrebbe davvero che i due ascensori alle estremità del corridoio fossero ancora attivi. Va bene. Riparerò i tuoi propulsori appena possibile. Promesso.

Ben lancia ad entrambi un’occhiata perplessa, poi comincia a salire senza dire una parola. Lei non ha altra scelta che seguirlo. Quando il buio si fa di nuovo assoluto, la lama rossa della sua spada viene accesa. Ben tiene l’arma in alto, davanti a sé, e Rey decide che imitarlo è l’unica cosa sensata da fare. Il chiarore delle due lame tinge l’aria del colore di una fiamma scaturita da un cumulo di legna secca.

Più in basso. Stiamo sbagliando direzione, le dice il suo istinto. Si sente attirata verso le viscere del castello da una forza invisibile e deve fare violenza a se stessa per continuare a procedere, fino a quando uno spazio più ampio si apre davanti a loro. Altri macchinari straordinari si offrono alla sua vista. Il più bizzarro sembra un guscio d’uovo spaccato in due con, al suo interno, una nicchia per ospitare comodamente un essere umano.

“Cos’è?” chiede.

“Non lo so. Uno strumento medico, probabilmente” risponde Ben. “Ci sono nozioni e segreti che Vader si è portato nella tomba. Questo deve essere uno di quelli.”

Ben solleva la spada per osservare meglio, poi allunga una mano per toccare il bordo dentellato della parte inferiore del guscio.

“Dicono che Vader non fosse umano.” Rey si sente la gola in fiamme, ma non riesce a tacere. “Che il suo corpo fosse quello di una macchina spietata.”

“Una macchina non può essere spietata…” la liquida Ben con indifferenza. “Può esserlo solo la creatura senziente che la manovra.”

Rey detesta quando lui ha ragione ma, per un attimo, rivive la sensazione delle dita invisibili di Anakin che le stringono il collo.

Era ancora umano? È qui che è successo?

Muove un passo dopo l’altro, come mossa da una volontà esterna. Non può restare lì. Non le resta molto tempo. Lascia la stanza e, quasi in trance, raggiunge una lunga finestra che si spalanca su un lago di lava. Lo spettacolo è spaventoso e primordiale. Più in là scorge i resti di un insediamento. Il passato le invade i pensieri con immagini taglienti. Lì lui ha provato l’impulso di uccidere sua moglie. Si sente soffocare. Avverte presenze come topi nei muri che corrono e sussurrano nei recessi più segreti del castello mentre la vista le si annebbia.

Ben, dove sei?

Lei non è più su Mustafar. Il cielo è limpido e l’aria è pulita nonostante si trovi in un astroporto affollato. Lei sa che, oltre quegli hangar e quelle piste di atterraggio, ci sono spazi verdi, oceani e palazzi di cristallo. Conosce il nome di quel luogo, nonostante non l’abbia mai visitato.

Chandrila…

Lo conosce perché i suoi pensieri si fondono con quelli del bambino che corre felice verso il Millennium Falcon appena atterrato. Suo padre è tornato dopo un lungo viaggio. E lui non vede l’ora di annunciargli di essere cresciuto di altri due pollici. Il bambino sa che non diventerà mai alto come suo padre. Perché nessuno può essere alto come suo padre. A parte zio Chewie. Ma zio Chewie è un wookiee, quindi non conta. Oggi Ben Solo compie otto anni ma l’ultima volta gli arrivava appena al petto, quindi,  quando suo padre gli dice ogni volta “Accidenti, come sei cresciuto, furfantello”, lui sa che lo prende in giro. Non lo vede da un po’ e gli è mancato tantissimo. Non è bravo a misurare il tempo ma stavolta ha l’impressione che ne sia passato davvero tanto. Mamma è stata brava, stavolta. È stata con lui più del solito. Ma se fosse stata con lui, quella mattina, non sarebbe riuscito a fregarla. Invece è sgattaiolato via fino all’astroporto per veder arrivare il Falcon per primo. Alla sua tata-droide verrà un colpo ai bulloni, ma lui è stufo di essere controllato a vita. Non è più un bambino piccolo.

Ben Solo non riesce neppure ad aspettare che la passerella d’imbarco cali prima di raggiungere il mercantile. Si sente completamente felice. Rey lo percepisce sulla propria pelle. E quello che scende dalla nave è Han Solo, giovane e sorridente.  È perplesso nel vedere suo figlio, ma poi si inginocchia e allarga le braccia.

“Ben! Che ci fai qui? Perché non sei a casa? Sei venuto da solo?”

Troppe domande, e a Ben Solo non piacciono. Il bambino guarda quelle braccia spalancate con aria perplessa. Si ritiene troppo grande per certe cose, ma poi si lascia abbracciare. Non ammetterebbe mai che gli piace ma è esattamente così. Poche cose gli infondono sicurezza come l’odore della giacca di pelle di suo padre.

Rey sorride. È tutto così perfetto… E quello che scende dalla nave è proprio Chewbacca. Il bimbo, adorante, corre subito verso di lui.

“Hai visto che bella sorpresa?” dichiara Han Solo gonfiando il petto con orgoglio.

Non si vedono da tempo. Chewie è quasi sempre su Kashyyyk e, ogni tanto, prende suo padre e se ne va, ma sono momenti molto rapidi, giusto il tempo per qualche saluto e grugnito nel suo linguaggio ferino. Se suo padre è via è perché la nuova scuderia lo impegna quasi del tutto. Non ha quasi più tempo per andare all’avventura con zio Chewie o zio Lando. Ma il bimbo ha molta pazienza e sa che quel progetto è importante. Da grande diventerà un pilota di corse, vestirà i colori del loro team e vincerà tutte le gare. E allora lui e suo padre passeranno moltissimo tempo insieme.

“Chewie!” grida Ben e  il Wookiee se lo carica immediatamente in spalla. Ecco. Lassù si sta davvero bene, e poi c’è suo padre che gli porge i suoi dadi portafortuna. Sono due piccoli cubi dorati tenuti insieme da una catenella dello stesso materiale. Il bimbo li ha sempre tenuti in custodia quando suo padre è a casa per poi restituirglieli solo quando è di nuovo in partenza. “Il tuo contributo è fondamentale” gli ripete ogni volta suo padre. “Devi ricaricarli di fortuna. È un compito davvero importante.”

Ma quella volta, invece, il bambino ottiene un mezzo rimprovero. “Sei venuto senza chiedere il permesso, vero? Tua madre ci appenderà per i pollici, lo sai?”

Il bambino ride. Lo diverte vedere la mamma arrabbiata. Sarà un buon compleanno, lo sa. Andranno al Canyon di Cristallo e sarà bellissimo. Riceverà tanti regali. E starà con la sua famiglia.

Il cuore di Rey vibra. Il bambino brilla di una luce calda e buona. Vorrebbe stringerlo. Lo osserva allontanarsi, comodamente seduto sulla spalla di Chewbacca. Qualcosa… un artiglio fatto di fumo gli accarezza i capelli neri. Nessuno si accorge di niente. Tranne lei. Lei, che non è davvero lì.

“Presto, mio discepolo” sussurra una voce che lei conosce bene.

No, lascialo stare…  vorrebbe urlare Rey, ma sa che sarebbe inutile. È già accaduto. Fa un passo verso il bambino. Vorrebbe poterlo proteggere da quella tenebra che divora la sua luce.

Due braccia le cingono la vita ma lei le sente appena. Ha le vertigini e sotto di lei si spalanca un abisso di pietra scura e lava. È spaventoso, eppure la attira.

“Ehi. Sei impazzita?” Quella è la voce di Ben ed è lui che la sta trattenendo.

Devo andare più giù. Più in fondo. Non posso restare qui. Lasciami. Devo scendere.

Una cascata di lava sgorga dalle viscere del castello e si lascia inghiottire dal cuore del pianeta.

La vedo. Vedo la Forza. La ragione di tutto è lì. Vader lo sapeva.

Le riecheggiano in mente parole su un antico tempio. Non sa chi le abbia pronunciate. Anakin? Ben? Neppure quello importa. Deve andare. Deve scendere a vedere.

Jedi? Sith? Non ricordo. E allora? Sono solo due sette popolate di sciocchi che si fanno la guerra senza rendersi conto di essere due facce della stessa medaglia.

Lui non può capire. Lui parla molto ma non ha mai afferrato il concetto di base. È uno stupido che sogna di distruggere il passato senza riuscire a liberarsene. Lei non ha passato. Lei esiste in un presente eterno.

“Devo tornare giù. Ho lasciato R2 da solo.” Mente come non ha mai fatto. Non lo vuole vicino. Si attaccherebbe al suo potere come un parassita. Si rende conto di stringere ancora la spada nel pugno, ma è fredda e spenta. Infine riesce a divincolarsi dalla sua stretta. “Sto bene. Lasciami.”

Il suo sguardo non si fa ingannare. Il bambino avvolto dalla Luce. Le striature di tenebra che lo avvolgevano erano bellissime…

Molto poco gentilmente lui apre la borsa che lei ha a tracolla e prende la sua borraccia. Si versa dell’acqua sulla mano guantata e poi gliela spruzza sul viso.

“Ehi, ma che fai, idiota? ” ringhia Rey mentre si rende conto di dove si trova e di cosa stava per succedere. Stavo per cadere nel vuoto…

“Non mi andava di prenderti a schiaffi” risponde Ben con indifferenza.

“Che è successo?” Ricorda tutto chiaramente ma le sembra quasi un sogno. Ha visto il passato, ha desiderato un futuro di potere e conoscenza. Ed è stato magnifico.

“Non puoi lasciarti prendere in questo modo. Devi mantenere il controllo” la rimprovera Ben.

“Tu quanto hai resistito?” chiede lei sperando che quella domanda lo ferisca come un coltello.

“Sto ancora resistendo. Te l’ho detto. Non sono lo strumento di niente e nessuno.” La sua voce tradisce una rabbia malcelata.

“Illuso.” Rey fa un sorriso sarcastico. “Vediamo di far ripartire gli impianti. Tu continua pure il tuo giro senza di me. Io ho da fare e non mi serve un aiutante.”

Passa oltre di lui, sapendo che la seguirà. Quando non avviene si sente stizzita. Osserva di nuovo lo strano impianto, lo ignora e scende. Non ha tempo per pensare alla Forza. Quel posto deve avere dei generatori da qualche parte. Magari funzionano ancora. Sarebbe fantastico.

Vede R2 che le trotterella intorno, insultandola per averlo lasciato solo. “Devo dare una sistemata a questo posto” chiarisce Rey ignorando i suoi improperi. “Vuoi darmi una mano o no?”

R2 si avvicina a una presa senza aggiungere altro e si collega immediatamente cercando una connessione con i sistemi per qualche secondo. Non ottiene nessuna reazione neppure quando riprova una seconda volta. Infine, delle luci rosse illuminano dall’alto il lungo corridoio. R2 le comunica le informazioni che le occorrono. Quel vecchio droide è davvero straordinario.

“Ottimo” commenta Rey, poi lo segue un piano più in basso fino a una stanza immensa e colma di terminali e macchinari. Non ha portato la sua cassetta degli attrezzi, ma tiene sempre in borsa gli strumenti che servono per le riparazioni di base. È certa di potersela cavare con quelli. Per prima cosa deve cercare i condensatori d’acqua e controllare il funzionamento dell’impianto a energia al plasma. Non sarà esattamente come legare insieme due cavi… Le ci vorrà qualche ora ma l’aiuterà a non pensare. Qualcosa si muove alle sue spalle. Rey ne avverte il respiro rapido, poi i passi leggeri che si allontanano.

Suggestione si dice, ma tiene pronta la spada.

***

La parte centrale e più alta del castello è sormontata da due picchi inaccessibili, slanciati e oscuri come due macabri guardiani.  

Accumulatori di energia, si dice Kylo Ren, osservando l’immensa pianura ribollente ai piedi del castello. E trasmettitori, probabilmente. Rey dovrebbe proprio vedere questo spettacolo. Esita un attimo, poi attiva il comlink. La voce che gli risponde è brusca. “Cosa vuoi?”

“Va tutto bene?” le chiede. Ha il sospetto che non si sia ancora ripresa del tutto dalla trance in cui l’ha sorpresa poco prima.

“Smettila di chiedermelo” replica lei, poi chiude la conversazione.

Come vuoi… Non ha intenzione di assecondare i suoi sbalzi d’umore. Ha già sufficienti problemi nel controllare i propri.

Inaspettatamente gli impianti ronzano e tornano in vita dopo anni di stand by. La ragazza ha fatto un buon lavoro. Dimentica sempre quanto sia abile nelle faccende di pura meccanica. Peccato che lo sia molto meno nell’andare oltre le basi del pensiero umano. Ha appena cominciato ad esistere fuori dal suo piccolo mondo. Ha bisogno di tempo ed esperienza per capire.

Ora Kylo Ren potrebbe finalmente guardarsi intorno invece di arrancare nel buio, ma non è ancora il momento di tornare all’interno. Fra un istante. Voglio restare quassù ancora qualche minuto. Il pavimento è coperto di fuliggine. Da quanto tempo qualcuno non osserva il pianeta dalla cima della roccaforte? Da lassù li vedrà arrivare. Poi sarà finita.

Errore. Sarà l’inizio di tutto.

Solleva gli occhi verso le nubi basse. La sagoma dello Star Destroyer sembra affondare nella fitta coltre come una lama, proiettando la sua ombra sulla pianura. Suo nonno è stato lì. Ha guardato quel pianeta con occhi simili ai suoi. Come ha potuto tornare indietro? Aveva tutto. Gli sarebbe bastato liberarsi dell’Imperatore. Palpatine non è mai stato più potente di Snoke. Non è mai…

Il ragazzo si chiama Sheev e le voci sussurrano nella sua testa. Non ne ha mai parlato al suo maestro. Lui non capirebbe. Sheev sa che quello è un segreto che porterà nella tomba.

“Ti aspetto, ragazzino. Oltre tutto ciò che è conosciuto. Oltre la vita e la morte che il tuo venerato Plagueis crede di dominare. Oltre la tua devozione per lui. Oltre il potere dei Sith. Ti aspetto.”

Cosa ha appena visto? Palpatine…

Non può essere.

Eppure sa che è così. Il potere di Snoke ha covato nell’ombra anni prima che l’Impero sorgesse. Sapeva che c’era stato qualcun altro, prima di lui. Kylo Ren se lo è sentito ripetere da anni. Ma… Palpatine? Possibile che… Eppure qualcosa è andato storto per il suo mentore.

Io non ho padroni. Non piegherò più la testa di fronte a nessuno. Rivive l’istante in cui l’ha ucciso, ma tutto si confonde ricordando il dolore di Rey e l’euforia della battaglia successiva.

Come ha potuto non prevedere ciò che stava per succedere? Come ho potuto sopravvalutarlo tanto? Rey…

Nei sogni di Ben Solo, lei ha diviso lo spazio segreto nella sua mente con Snoke fin da quando era un bambino. Anche se non aveva un volto definito, ha riconosciuto la sua luce non appena l’ha vista.

I suoi stivali…

Vacilla di nuovo. Si smarrisce. Il presente svanisce quando il suolo su cui poggia diventa sabbia.

Rey ha sedici anni quando decide che le sue scarpe sono troppo logore e non può comprarne di nuove. Ha comunque qualcosa da festeggiare. Quella mattina ha reclamato la propria indipendenza da Unkar Plutt. “Da oggi lavoro in proprio. Se faremo affari, sarà perché io lo voglio. Non sono di tua proprietà. Non lo sono mai stata. E non mi serve la tua protezione.”

Quel fetido crolute le ha riso in faccia. “Fai come vuoi. Pensi che questa alzata di testa cambierà qualcosa? Avrai solo più fame di prima, ragazzina.”

Ma lei non ha paura e si sente soddisfatta di se stessa. E ora può gestire il proprio tempo. Rey possiede da anni un mantello marrone. È costoso, di stoffa pregiata e non ricorda proprio dove l’abbia preso. Ce l’ha da sempre. Probabilmente è un regalo dei suoi, per farla stare al caldo di notte, finché non torneranno a prenderla. Regola benissimo la temperatura. Le dispiace doverlo rovinare ma è ora di renderlo ancora più utile. Con gli anni, non è diventata brava solo come meccanico. Taglia la stoffa con un paio di forbici che ha costruito ed affilato da sola, rendendosi subito conto che il risultato finale sarà più che soddisfacente. I suoi stivali saranno come nuovi, anzi meglio ancora. Saranno preziosi, resistenti e comodi.

Kylo Ren sorride. Il mio mantello.

Sono solo frammenti di vita ma continuano a legarli. Lo colpisce di nuovo la sensazione già provata su Ilum. Si tratta di un vincolo sul quale non hanno alcun potere.

Il ronzio nelle pareti gli dice che i sistemi sono di nuovo a pieni giri. Rey. Il piccolo fenomeno. Dovrebbe tornare dentro ma, da quel posto, gli sembra di poter allungare le mani sull’intera galassia. Non è ancora il momento di mandare in archivio quella magnifica illusione.

Uno degli ascensori è di nuovo in moto dopo anni. Vedere il suo occupante lo sorprende. R2 trotterella verso di lui, squittendo imprecazioni. Kylo Ren si chiede come mai si trovi lì e dove sia Rey.  Fissa il barattolo di latta stupendosi di nuovo di come quel residuato bellico, costruito prima della Guerra dei Cloni, sia ancora funzionante e invadente.

“Saresti da rottamare ” gli fa notare. Non che l’ammasso di ferro e ruote che ha messo al servizio di Rey abbia molti meno anni di R2. Ma Lo-La ha avuto un’esistenza decisamente più semplice. Se si esclude la sua scheda madre e la parte inferiore del suo corpo. Quelli c’erano quando Alderaan è saltato in aria…

Il droide protesta e lo insulta di nuovo. Sembra che sia la cosa che gli riesce meglio. Un ricordo impreciso si insinua nei suoi pensieri. Quell’ultima notte al tempio…  R2 ha assistito a tutto. R2 è lui stesso un ricordo.

Non importa. Non devo pensarci.

Deve salire ancora. Deve arrivare in cima. Poi esplorerà meglio le stanze, ma intanto deve arrivare al punto più alto del castello. Improvvisamente le luci si spengono di nuovo per un corto circuito.

È più complicato di quanto pensassi, vero, Rey?

Sposta gli occhi sulla cima di uno dei due pinnacoli. È impossibile pensare di scalarlo. Saranno almeno cinquanta metri e non esiste a quello scopo.

Io non ho limiti.

Si volta di nuovo verso il droide. Non è altro che un’anticaglia che si blocca di fronte a un gradino. “Sai, Rey dimentica troppo spesso quali sono i poteri che possiede.”

Solleva una mano in direzione di R2 e, un istante dopo, il droide si ritrova a fluttuare in aria, emettendo trilli terrorizzati.

“Perché sei venuto a cercarmi, invece di restare con lei?” gli chiede con il tono che usa abitualmente per gli interrogatori.

R2 pigola ma Kylo Ren non lo lascia andare mentre si solleva nell’aria verso la punta svettante alla sua sinistra. Sotto di lui, il vuoto rosso di Mustafar si fa ancora più vasto trasmettendogli una sensazione di onnipotenza.

“Questo posto ha troppi segreti. Io e te dovremo parlare dei vecchi tempi, un giorno. Dell’ascesa dell’Impero e di tutto quello a cui hai assistito. Sempre che la tua memoria non sia stata resettata.”

Kylo Ren cala di nuovo al suolo, deponendo delicatamente R2 a terra. Il droide emette un bip di sollievo,  poi sussurra una serie di informazioni di propria volontà. Per un attimo, Kylo Ren pensa di avere capito male. Quel barattolo ha appena detto che Anakin Skywalker era suo amico. Che hanno combattuto insieme.

“Hai fatto la Guerra dei Cloni con lui? E come è possibile che tu sia arrivato a Luke?” Torna con la mente a ciò che sa di R2. Un modello comune imbarcato su una nave diplomatica che, per caso, si è trovato a portare un messaggio di sua madre a un vecchio Jedi e si è imbattuto in Luke Skywalker per un altro caso del destino.

E ora lui ha scoperto che era il navigatore di suo nonno. Gli sembra incredibile. L’ha sempre visto al fianco di Luke. Non ha mai pensato che il suo legame con la sua famiglia potesse essere precedente.

“Tutto questo non è altro che una spaventosa trappola…” Se mai avrò dei figli o dei nipoti, potrei pensare di regalarti a loro.

Vuole raggiungere Rey, ma sa che lei, in quel momento, sarebbe di troppo. Lei e la sua debolezza. Kylo Ren impone a se stesso di ricordare come essere forte. Si siede a terra ritrovandosi a disegnare con l’indice i caratteri di un’antica grafia risalente alla Vecchia Repubblica nella fuliggine.  “Fregato dai sentimenti… ho passato anni a cercare di cancellarli dalla mia vita e sono stato fregato dai sentimenti.”

Ride fissando Mustafar e il suo cielo rovente. L’ultimo duello lo aspetta. Poi farà ciò che deve. Non ha più molto tempo.

Preparati per il più grande spettacolo che tu abbia mai visto, scavarifiuti.

***

È l’ottavo tentativo e Rey  comincia seriamente a innervosirsi. I sistemi continuano a darle problemi. Di alcuni non conosce neppure lo scopo. Tuttavia si accanisce e insiste. Non esiste macchinario che non possa sottomettere e, d’altra parte, non possono continuare a esplorare nel buio.

“Coraggio, bel castello stregato. Illuminati per me” sussurra quasi canticchiando. Non importa cosa fosse diventato Vader. Lì dentro devono aver soggiornato esseri umani con tutte le necessità degli esseri umani.

Dopo un attimo i macchinari si attivano di nuovo. Rey attende imponendosi di non crederci troppo. Ma stavolta non ci sono imprevisti. Può tirare un sospiro di sollievo e tornare da Ben.

“Oppure puoi scendere più in fondo. Non è quello che volevi?”

Rey vorrebbe riuscire a ignorare quella voce ma c’è qualcosa nelle viscere del castello e deve vederlo con i propri occhi. Un’improvvisa vertigine le offusca la vista mentre sobbalza e barcolla.  

Quello sotto i suoi piedi è un pavimento di ciottoli bianchi e, tutt’intorno, fioriscono piante che lei non ha mai visto.

Il bambino dai capelli neri è seduto accanto a un uomo che lei conosce bene. È più giovane di come lo ricorda e il suo volto è incorniciato da una curata barba bionda. Entrambi guardano oltre un’ampia vetrata che si spalanca verso le acque del Mare d’Argento. Quella è una serra ancora più splendida di quella che Rey ha visto nella dimora cittadina dei Naberrie.

La bellezza di Chandrila non riesce a scuotere il bambino dal turbamento che prova. È felice che suo zio sia riuscito ad esserci per il suo compleanno, tuttavia non riesce a confidarsi neppure con lui. Eppure zio Luke è un Jedi.

Ha sentito pronunciare quella parola durante tutta la sua breve vita. Non è certo di avere capito tutto, ma di sicuro sa che i Jedi sono guerrieri potentissimi, dai poteri favolosi e dalle spade magiche e luminose. Zio Luke non lascia mai la sua. Una volta gliel’ha mostrata accesa. Una volta sola. È verde, splendente e ronzava in un modo che lui non ha mai sentito prima. Lo zio gli ha detto chiaramente che non è un giocattolo e può essere molto pericolosa. Lui ha pensato che non c’era bisogno di specificarlo. Le spade devono essere pericolose altrimenti sono inutili.  

Ben è contento dei regali ricevuti, ma quelli di zio Luke sono i migliori. Gli piace soprattutto il set per esercitarsi nella calligrafia. È una delle cose che preferisce fare. I pensieri cattivi spariscono quando maneggia penna e inchiostro. “E questo è molto antico. Risale alla Vecchia Repubblica” gli ha spiegato zio Luke.

Sono venuti i suoi cugini da Naboo e altri bambini, che hanno mangiato come Hutt a digiuno da un mese e rotto qualcuno dei suoi giocattoli, ma lui preferisce suo zio. Lui sa che gli altri  hanno paura di lui. Tutti hanno paura di lui. Perfino i suoi genitori. Zio Luke invece è sempre tranquillo in sua presenza. Forse, un giorno, imparerà ad essere saggio e intelligente come lui. E avrà una spada laser.

Zio Luke, però, non si fa vivo quasi mai. È sempre in viaggio e impegnato a studiare le cose vecchie. “Com’è essere un Jedi?” gli chiede all’improvviso. Sa che sono necessari poteri speciali che lui non ha, ma immaginare non costa nulla.

“Non saprei risponderti con esattezza, Ben, ma posso provare. Non è semplice. È una vita di concentrazione. Di sacrificio. Ma ti pone in armonia con tutto ciò che ci circonda.” Lo sguardo di zio Luke si perde oltre l’orizzonte. Deve avere visto cose straordinarie… però l’idea di sacrificarsi e concentrarsi non è poi così bella.

“Io voglio fare il pilota” ribadisce Ben, convinto. “Voglio correre nella scuderia che papà vuole mettere su. Non dirlo a mamma, però. Si arrabbia. Dice che non vuole vedermi mentre mi sfracello. Dice anche che tu eri un bravo pilota. È vero che hai fatto saltare in aria la Morte Nera?”

“Me la cavavo, sì.” Zio Luke sorride gentilmente. Sta sicuramente acchiappando qualche vecchio ricordo. Di certo sono più belli dei suoi.

Pensare ai discorsi ascoltati la sera prima lo fa stare male.

“Perché mamma ha pura di me?” chiede, anche se è terrorizzato all’idea della risposta. “Ha detto che somiglio a suo padre. A quale dei due si riferiva? Quello vero o quello adottivo? Non erano brave persone tutti e due? Pensavo che fossero eroi. Tutti e due eroi. Grandi eroi. Soprattutto quello vero. Il tuo papà.”

Ben li ha sentiti. Discutevano. Mamma diceva che Ben, a volte, sposta gli oggetti col pensiero. E che ha momenti cupi. Zio Luke le ha risposto che la Forza è potente in lui. Lui non si è mai reso conto che spostare le cose fosse sbagliato. E, ogni tanto, capita a tutti di essere arrabbiati. O no? Quanto al resto…

“Quale aspetto della Forza?” A Ben non piace quando la mamma ha quella voce. Non gli piace quando perde la calma. Lei è la cosa più importante della sua vita. Perché non può essere sempre felice?

E poi suo padre si è arrabbiato con lei. “Adesso basta. Sei ossessionata dalla figura di tuo padre, ma non riverserai la tua difficoltà ad accettare chi era su nostro figlio.”

Ben odia sentirli gridare. Non capisce e odia non capire quasi quanto odia vedere mamma piangere.

“Ben, in ognuno di noi ci sono aspetti buoni e aspetti malvagi” tenta di consolarlo zio Luke.

Lui dubita che sia così. “Anche in te?” gli chiede. Lui è perfetto. Lui è un eroe, un cavaliere, qualcuno che sa fare solo del bene.

“Sì.” Lo zio annuisce. “Ma è questo che fa un Jedi. Controlla il male che è in lui.”

Non è quello che Ben ha imparato dai suoi insegnanti. Gli hanno sempre detto che i Jedi hanno fallito quando hanno imboccato la strada sbagliata. Ma zio Luke ne sa sicuramente di piu. “Allora forse dovrei diventare un Jedi e mamma sarebbe piu tranquilla.” Ben riflette, immaginando la sua vita da allievo Jedi e non sarebbe fatta tutta di spade luminose. “No, sempre meglio fare il pilota” decide. Spera di non averlo offeso, ma non crede di essere tagliato per quel tipo di lavoro. Perché si tratta di un lavoro. O no?

Zio Luke gli arruffa i capelli. “Sono un po’ arrugginito, ma… ti va di fare una corsa, domattina? Io e te contro Han e Chewie?”

Il cuore di Ben si mette a battere più forte. Quello sì che sarebbe un regalo stupendo. Però c’è un problema. “Mamma ci mangerà vivi.”

“Non dobbiamo mica dirglielo.” Zio Luke gli strizza l’occhio. Forse è vero che i Jedi non hanno paura di niente.

Ben gli sorride affascinato. “E se ci becca?”

“Tranquillo. Sono molto bravo ad evitare di far arrabbiare mia sorella…” risponde lui prima di scomparire insieme al profumo delle piante e al panorama di Chandrila.

Rey ha di nuovo davanti agli occhi pareti di ossidiana e macchinari e sussurri misteriosi alle sue spalle. Si volta, provando un lungo brivido.

“Ehi, chi c’è?.” Esita un istante, poi pronuncia quel nome. “Anakin…?”

Si dice di nuovo che non è altro che suggestione, ma ha quasi smesso di crederci. C’è qualcuno lì ed è sicura che abbia a che fare con il cuore segreto del castello.

Deve scendere in basso. È una tentazione alla quale deve cedere. Tentazione. C’è qualcosa lì sotto, pulsante, rosso e addormentato. Deve afferrarlo, stringerlo tra le mani, assaporarne la superficie con la punta della lingua a costo di scottarsi, ascoltarne il suono fino a farsi sanguinare le orecchie. Ben… o Anakin?... ha parlato di un tempio Sith che giace sotto le fondamenta, ma lei sa che non è così semplice. Guarda in alto, provando una fitta di dolore. Ben sta soffrendo? Le sembra giusto. È quello che merita per tutto il male compiuto. Quel pensiero contorto la turba. Come può credere in lui, se non riesce a concedergli il perdono? Che lui torni sui propri passi è importante quanto il fatto che la Resistenza sopravviva e rovesci il Primo Ordine. Sì. È così. Perché, per il momento, io non sono abbastanza forte. Mi serve il suo aiuto. Corre su per le scale di nuovo visibili dopo anni di buio, poi si infila in un ascensore e preme convulsamente sui pulsanti. La sofferenza porta al Lato Oscuro. Lui ci è già dentro fino al collo. Non può permettere che crolli. Non in quel posto.

***

Respirare quell’aria bollente ha un effetto imprevisto sui suoi pensieri. Ricordi nitidi assumono un altro significato. Gli errori commessi si fanno più evidenti.

La notte in cui il cristallo si è tinto di rosso. La notte della mia iniziazione…

Il sussurro soddisfatto di Snoke si è trasformato in una cantilena preoccupata. Mormorava, lusingandolo e ammirando l’oscurità che lo avvolgeva.

Ma ora non dimenticare. La Forza cerca sempre di ristabilire l’equilibrio. Qualcuno risplenderà per tentare di bilanciare ciò che la tua presenza rappresenta. Tu e Luke Skywalker siete gli ultimi. Lui, di certo, sarà la luce che cercherà di contrastarti. Non lo percepisco, ora. Si è nascosto, insieme alla sua colpa, spaventato e confuso. Ma un giorno avvertiremo il risveglio della Luce. Lui tornerà e le vostre forze si equivarranno. Dobbiamo trovarlo prima di quel giorno ed eliminarlo.”

Kylo Ren sorride, mentre la notte cala su Mustafar senza che nulla cambi nel paesaggio furioso del pianeta. Non è stato quello l’unico, clamoroso errore di Snoke.

“Il controllo dei sentimenti è prerogativa dei Jedi. Forse Vader non è mai stato tanto avvolto dal Lato Oscuro come quando ha protetto suo figlio, lasciandosi guidare dalle emozioni. È un paradosso, Rey…” dice tra sé, anche se lei non è lì. Sta impazzendo definitivamente. Non può permetterselo. Loro stanno arrivando.

R2 emette una serie di bip. Lo sta insultando di nuovo. Se anche i droidi possono avere dei nervi scoperti, Kylo Ren ne ha appena fatto vibrare uno.

“Tu non c’eri” lo liquida Kylo Ren. Non è un suo problema se, per quel barattolo, Skywalker padre e figlio sono intoccabili.

Snoke ha avuto ragione solo su una cosa…

Voleva il suo potere. Tutto il suo potere. Kylo Ren chiude gli occhi e lo vede, antico e ripudiato, in un mondo contorto e ignoto, attendere per poter ottenere il perfetto bilanciamento tra Luce e Oscurità. Prima dell’Impero, vecchio come la colpa. E ha trovato lui, completo, come suo nonno non è mai stato. Cosa è andato storto?

Snoke, che lo fa sprofondare nel Lato Oscuro per ritrovare la Luce in lui e ghermirla, contrarla e imprigionarla per sempre… Ma la Luce in lui è solo un punto smarrito nel buio.

Luke, il suo dannato doppio, a cui Snoke ha dato la caccia per anni, si è rivelato il bersaglio sbagliato.

Kylo Ren scuote la testa. Il caldo lo soverchia. L’equivalente nella Luce… È tutto troppo contorto. Come può essere Rey? Perché lei? In che modo astruso il potere del Lato Chiaro ha scelto lei per mettergliela contro al posto di Luke?

“Credi che stia sbagliando tutto, R2? Credi che dovrei liberarmi di lei?” Perché lo sta chiedendo a quel vecchio droide? Liberarsi di Rey… La Forza urla nella sua testa ogni volta che si affrontano.

Il droide impreca di nuovo mentre lui avverte una fitta alle costole spezzate. Dovrebbero essere a posto, ormai, ma quel pianeta sembra riacuire tutte le sue ferite. No. Mi sta guarendo. E ha scelto un modo estremamente sadico per farlo…

Si dice che è l’ennesima pazzia. Che forse non è altro che il bacta al lavoro. Non importa. Presto spariranno anche i lividi sulla sua faccia.

Altri ricordi si affacciano, e non hanno nulla a che vedere con Snoke. Esiste qualcosa nella mia vita che non abbia avuto a che fare con Snoke? Si chiede come sarebbe stato se avesse potuto restare su Chandrila. Ripensa dopo anni a quella corsa sopra il mare fatta con Luke contro suo padre e Chewbacca, all’entusiasmo e all’euforia mentre Luke gli cedeva i comandi. Hanno perso, e non di un’incollatura, ma non si è più sentito tanto vivo. Sua madre non aveva nemmeno urlato. Aveva scosso  la testa e borbottato che era stufa di avere a che fare con maschi senza cervello, ma poi aveva voluto ascoltare ogni dettaglio. Ben Solo aveva capito quanto fosse fiera di lui.

Gli sfugge un sorriso. Sono stati momenti senza importanza in un disegno più grande. Nessuno di loro ha mai scelto. Sono stati solo marionette.

La verità è che avrei voluto dirle addio.

“Ha sofferto, R2? Quando se n’è andata, mia madre ha sofferto?” chiede mentre ogni sillaba gli costa una fatica immane.

Quando l’oloproiettore di R2 si attiva, lui sa benissimo cosa sta per succedere, ma non riesce a distogliere gli occhi.

Non farmi questo. Per favore, non farmi questo.

L’immagine sgranata e azzurrognola è abbastanza nitida da permettergli di distinguere il generale Leia Organa, eroina della Ribellione e principessa di Alderaan, in compagnia di una qualunque mercante di rottami di Jakku. Lo sguardo di sua madre su Rey è quello stanco, di chi si rifiuta di mollare. Cammina avanti e indietro in una stanza dalle pareti metalliche e dall’arredamento ridotto all’osso. Un rifugio della Resistenza, ovviamente. Le parole che lei pronuncia sono comprensibili nonostante i disturbi elettrostatici.

“Non riesco a non pensare a quello che mi hai detto. A quanto fosse furioso. E infelice.”

Non ha bisogno di sentire altro per capire che sta parlando di lui e la cosa lo infastidisce più di quanto potesse immaginare. Vorrebbe ordinare a R2 di spegnere tutto ma l’ologramna ha su di lui un effetto quasi ipnotico.

“Ha avuto la possibilità di scegliere. E non l’ha fatto.” Rey è seduta a un tavolo di metallo e sfoglia nervosamente i vecchi testi Jedi. Non dovrebbe trattare quelle pagine delicate in quel modo ma è sempre stata una selvaggia. Poi chiude il volume e solleva gli occhi su Leia Organa, la leggenda vivente con l’anima in pezzi.  “Scusa… non volevo ferirti. Ma lui non è l’unico a essere furioso e infelice.”

Davvero? Ti ho fatta arrabbiare? Tu ti sei rivoltata contro di me e hai il coraggio di essere furiosa?

Non importa davvero perché è storia vecchia. Ciò che conta è sua madre, che si siede su un letto le cui lenzuola sono stranamente delicate per essere quelle di una cuccetta dei ribelli. Il suo respiro si fa spezzato. Dopo quanto tempo è successo? Quanto ancora è riuscita a sopravvivere?

“Dovrei perdere la speranza, Rey?” dice passandosi una mano sul viso segnato. “Per quanto lo riguarda, dovrei vedere solo un nemico?”

“No, non devi e lo sai.” Rey si alza e la raggiunge. Sembra ansiosa di rassicurarla, come se fosse importante anche per lei.

“Sarebbe più facile…” Sua madre le fa cenno di sedersi al suo fianco. “Prima di avere Ben non credevo potesse esistere una forma d’amore così assoluta. Non credo si possa spiegare. Quando avrai dei figli, capirai.”

“Dei figli? E con chi?” Rey sorride ma senza alcuna traccia di allegria, poi scuote la testa. “E comunque non credo sia un processo automatico. Mi hai sempre detto che i tuoi genitori adottivi sono stati meravigliosi, con te. E pensa ai miei. Non gli importava di me. Ero solo un fastidio. E merce da vendere.”

Ti spiace non parlare di te, per una volta, ragazzina egocentrica? Non infierire su di lei.

“Ti ho amareggiata?” le chiede l’altra prendendole una mano.

“No.” Rey che mette il broncio. Rey ferita anche quando non dovrebbe… Eppure c’è qualcosa di perfetto nell’immagine che il droide gli mostra, anche quando sua madre parla dolcemente alla ragazza.

“Vieni qui. Voglio insegnarti una cosa.”

Kylo Ren conosce bene quel tono. Lo usava con lui quando lo vedeva triste, e riusciva sempre a distrarlo. Come sta facendo con lei, in quelle vecchie immagini dolorose, spazzolandole i capelli, intrecciandoli nello stile delle regine di Alderaan, anche se non sono folti e lunghi come i suoi, trasformando Rey a tutti gli effetti nella figlia che avrebbe voluto avere.

Poi mormora una frase definitiva con estrema serenità. “Sto morendo, Rey.”

Rey non dice nulla. Probabilmente lo sapeva. Probabilmente lo sapevano tutti. Perfino lui, a sistemi di distanza, ha sentito sua madre scivolare via piano piano.

“Faresti qualcosa per me, quando non ci sarò più?” Kylo Ren trema. Sua madre non ha mai vacillato. Si asciugava gli occhi in fretta, nelle rare occasioni in cui si concedeva alle lacrime, senza lasciargli neppure il tempo di consolarla. Si chiede se sia stato ancora così negli anni in cui sono stati lontani o se si sia lasciata andare senza timore di apparire disperata e fragile. Come lo è in quel momento immortalato dai circuiti di un droide.

“Qualunque cosa” risponde Rey immediatamente.

“Porteresti una ciocca dei miei capelli sulla tomba di mia madre? Su Naboo.”

La stretta che prova allo stomaco si fa più dolorosa. Naboo. Almeno quella promessa è stata mantenuta e lui ha potuto essere presente.

Cosa importa? Lei non lo saprà mai. Non riesco a sentirla nella Forza.

“Certo. Fra molti, molti anni. Quando non ci sarai più.” Anche Rey lo sa. È evidente. Eppure tenta di suonare ottimista. Dovrebbe esserle grato? Eppure non riesce a mettere a tacere il rancore. Lei era presente. Sono ancora convinto di non rimpiangere nulla? Lo sono mai stato davvero?

“E poi… la più importante.” C’è qualcosa di autoritario e feroce nel modo in cui sua madre fissa la ragazza negli occhi. “In un modo o nell’altro… devi dire a mio figlio che lo amo. Che lo amerò con il mio ultimo respiro. Non importa cosa sia accaduto. Che gli perdono ogni cosa e che voglio che lui perdoni me. Avrei dovuto tenermelo vicino. Avrei dovuto proteggerlo. Chiedigli scusa da parte mia, Rey. Solo tu puoi farti ascoltare da lui.”

Rey scuote la testa come una bambina che si rifiuta di guardare una realtà sgradevole. “Non è vero. Io non sono importante…”

“Promettimelo. Non voglio andarmene con questo rimorso.”

La grande Leia Organa sta supplicando? È qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere, eppure non gli è stato risparmiato. L’ho ridotta a pezzi, ecco cosa ho fatto. E per cosa? Per le favole di un vecchio stregone che credeva di poterci usare tutti come burattini.

“Tu hai agito per il suo bene” insiste Rey.

“Ho agito per vigliaccheria. E sto pagando tutto.”

Spegni tutto, idiota di un droide. Basterebbe un gesto per farlo volare nella lava ai suoi piedi. Un solo, semplicissimo gesto…

“Non voglio vederti crollare.” Rey si aggrappa alle mani deboli di Leia Organa. “Non ora. Abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te. Tu sei tutto ciò che vorrei diventare.”

“Allora non arrenderti mai. Non commettere i miei errori…” Quel modo di sorridere è rimasto con lei fino alla fine. “Sai, in fondo, vorrei solo che lui fosse felice. E non lo è. Digli che voglio solo che lui sia felice. Odiandomi, se necessario.” Sua madre si alza, voltando le spalle a quella ragazza che, comunque vadano le cose, non potrà mai capire del tutto. “Sono troppo stanca. Sto vivendo di rimpianti. Mi rendo conto che non lo vedrò piu. Che non potrò piu abbracciarlo.” Rey la raggiunge e la sostiene prima che le sue gambe cedano. “Digli che sua madre lo ama. E che la Forza è con lui. Qualunque strada sceglierà di prendere.”

L’immagine tremolante resta fissa su quel momento. È finita? Vorrebbe avere il coraggio di ordinare al droide di mostrargli tutto di nuovo. Basta. “Spegniti, R2. Hai già fatto abbastanza.”

“Ben…”

Da quanto lei è lì? Lei c’è sempre, nei momenti peggiori. Colleziona le sue umiliazioni come pietre preziose su una collana. Non si stancherà mai di vederlo sconfitto. Ma non c’è un posto in cui possa nasconderle la sua faccia devastata dal pianto né il fatto che sia di nuovo in ginocchio come la parodia spezzata di se stesso.

Ti stai godendo la tua vittoria, scavarifiuti?

Sente le sue braccia circondargli le spalle, in una replica grottesca di quanto è già accaduto a Mos Espa. Sono su una ruota che gira all’infinito, solo loro due, e non c’è via d’uscita.

***

Ben ha la faccia sporca di fuliggine e rigata di lacrime. Se fosse solo un nemico da abbattere, Rey lo troverebbe debole e patetico e poi proverebbe vergogna di se stessa per essere diventata una creatura in grado di gioire per il dolore altrui.

Ben ha ordinato a R2 di spegnersi ma il droide non ha obbedito. Lui non è mai stato il suo padrone. L’immagine fissa che galleggia sul pavimento scuro non le somiglia più. È trascorso troppo tempo, Leia non c’è più e nemmeno quella ragazza idealista ed illusa. Ma ricorda ancora le sensazioni che ha provato quel giorno, su Ambria. Era arrabbiata e delusa e le dita di Leia fra i suoi capelli avevano allentato la tensione e l’avevano riportata con la mente a quei giorni sfocati in cui aveva ancora una madre. L’immagine che R2 proietta la ricorda fin troppo bene. Chissà se Leia ha capito cosa provava per suo figlio. Rey le ha raccontato tutto calcando la mano su quanta luce avesse percepito ancora in Ben. Non le ha mai detto quanto lui l’avesse ferita. Ma ora è certa che Leia sapesse ben prima che lei stessa ne fosse consapevole.

Rey non ha obiettato quando Leia ha iniziato a imprimere la sua immagine e le sue parole nella memoria di R2. Pensava fosse una sorta di memoriale da lasciare alle generazioni future, il testamento di una leader che sarebbe servito come guida per future ribellioni e battaglie, nel caso in cui la tirannia non fosse stata sconfitta in tempi brevi. Invece si era trattato di qualcosa di molto più personale.

Adesso hai visto, esattamente come voleva lei.

“Ci sono altri messaggi.” Rey continua a stringerlo, come se l’idea che potesse sfuggirle la terrorizzasse. Respira intensamente l’odore dei suoi capelli che ormai sanno di cenere e calore. “Suoi. Per te. Vuoi…”

Ma Ben si divincola, allontanandola. “Adesso smettila.” Si alza e le volta le spalle mentre il riverbero della lava rende la sua figura più inquietante del solito.

“Già. Lo immaginavo.” Sta scivolando via. Di nuovo. Ma stavolta è diverso. Un varco si è aperto, più ampio di qualunque scalfittura lei possa aver inciso nella sua anima in quei mesi. Se non vuole che lui lo richiuda, Rey sa che deve essere crudele.

“Non sei disposto a perdonarla, vero?” Mettere a nudo il rancore di Kylo Ren è l’unico modo per esorcizzarlo del tutto. È rischioso ma non può tirarsi indietro.

“Ormai non ha più importanza.” La sua risposta la spiazza. Non ci sono recriminazioni né ira. La rabbia che percepisce è indirizzata unicamente a lei.

“Certo che ne ha…” Lo guarda incredula, chiedendosi se davvero non riesca a capire o se si stia di nuovo arroccando dietro le proprie difese.

Quelle sono lacrime. E non puoi nasconderle.

“È morta. Cosa vuoi che conti ora?” Le regala un sorriso amaro che la ferisce. “E anche se non lo fosse, la sua presenza nella Resistenza non mi ha mai fermato.”

“Questo non è vero.” Condividono troppi pensieri e ricordi. Lui non ha voluto fare fuoco sulla Raddus perché sua madre era lì. Lo ha visto. Non ricorda quando ma lo ha visto. I frammenti della mente di Kylo Ren ormai sono fusi con il suo spirito come uno sciame di parassiti. Ma avrebbe fatto a pezzi lei e noi su Crait. Non devo dimenticarlo. Solo perché era furioso con me.

Deve lasciargli il tempo di metabolizzare. Sente la sua coscienza che morde. Paradossalmente, quello è il posto migliore in cui potesse trovarsi.

“Dannazione, Rey.” Lui distoglie lo sguardo. Non le è mai sembrato tanto stanco. “Perché sei ancora qui? Non hai capito? Non posso darti quello che vuoi. Come non posso darlo a lei.”

“Sono paziente e testarda.” Ha capito da tempo che la decisione ultima spetterà a lui. Che la Forza saprà indirizzarlo, alla fine. Ma non può negare a se stessa il diritto di assistere al processo. Non voglio lasciarti andare. Tutto qui.

“E intanto i tuoi compagni muoiono.” Ben Solo ama infierire. Non ha la crudeltà della maschera che ha costruito per proteggere la sua anima. Ma fa altrettanto male.

“E di chi è la colpa?” Possono andare avanti per ore. È un copione che ormai lei conosce bene. Ma stavolta lui decide di averne abbastanza. Le si avvicina e la spinge contro uno dei pilastri.

“Vattene. Hai già fatto troppo.”

Rey si rende conto che il materiale liscio contro la sua schiena vibra. Accumulatori di energia? si chiede. No, qualcosa di diverso e di vivo, come tutta quella macabra costruzione. Non ha importanza. Avrà tempo dopo per ragionarci su. Adesso importa il suo sguardo feroce. Lo conosce troppo bene per non vedere l’abisso  esistente tra l’espressione del suo viso e le parole che ha appena pronunciato.

“Devi essere più convincente, se vuoi che ti dia retta, Ben.”

Ripetimelo…

“Vattene” sussurra sfiorandole la guancia con le labbra.

“Poche ore fa mi hai chiesto di restare.” E me lo stai chiedendo anche adesso. “Non posso lasciarti solo con i tuoi deliri di onnipotenza. Il potere che cerchi è troppo grande e pericoloso.”

Le solleva le braccia sopra la testa, ma lo fa delicatamente, come se stessero ballando di nuovo. La rabbia che ha percepito poco prima sembra contrarsi e comprimersi fino a ridursi a un minuscolo punto oscuro che svanisce, dissolvendosi. Le loro dita si intrecciano e Rey vede il suo desiderio più profondo. Svegliarsi al campo Jedi, con Luke che gli dice che è pronto. Che ora può superare l’ultima prova e diventare un Jedi e, in quanto tale,  può avere un apprendista. E lui ricorda e torna su Jakku a prenderla. E restano insieme per anni, mentre lui le insegna tutto quello che sa e combattono dalla stessa parte, mentre le ombre svaniscono, sconfitte per sempre. Un passato ipotetico e bellissimo. Una possibilità che è svanita molto tempo prima.

Non osa dirgli che lei, in quel momento, immagina un futuro in cui Primo Ordine e Resistenza svaniscono in una vampata di fuoco e i sopravvissuti devono ripartire da zero. E loro sono lì, in quel domani in fiamme, alla ricerca di un luogo in cui diventare insieme ciò che sono destinati ad essere. Guardando avanti, senza più pensare alla cenere che hanno calpestato per conquistarsi il diritto di dimenticare.

È come se le loro prospettive si fossero scambiate. Non ne capisce il senso, ma sente di essere egoista e le va bene. Vuole che lui torni indietro perché non vuole perderlo. E non ha più bisogno di attenuanti.

Lo bacia senza lasciargli il tempo di protestare. Lo faresti? È bello sentirselo addosso. Lui la lascia andare le mani per accarezzarla. Rey maledice i suoi vestiti ingombranti, ma almeno quelli sa come toglierli. Se solo lui gliene desse il tempo... Lo accarezza attraverso la stoffa rendendosi conto quanto le sia diventato familiare.

“Hai usato il mio mantello per rammendarti le scarpe…”

Quella è davvero la cosa più assurda che potesse dirle. Lo sta odiando, forse più di quanto non abbia mai fatto prima. “E tu hai smesso di baciarmi  per dirmi questa scemenza?”

Ha appena dato un nuovo valore al concetto di frustrazione. Lo allontana, trattenendo l’istinto di prenderlo a schiaffi. Lui la fissa perplesso e divertito. Sembra passata un’eternità, eppure sono trascorsi solo pochi istanti da quando lo ha trovato in pezzi, di fronte l’immagine olografica di Leia.

Come si contrasta il buio di questo luogo stregato? Va bene. Rivuoi indietro il tuo mantello?

Rey si sfila le scarpe e poi gliele lancia, senza smettere di fissarlo furiosamente . “Verifica pure. Ho fatto un buon lavoro, non credi?” Poi inizia a liberarsi dei suoi vestiti con fretta e rabbia.

“Tu sei completamente matta.” Non ha il tempo di togliersi tutto prima che lui le sia di nuovo addosso.

E adesso? Non può essere tanto complicato. Anche se non abbiamo le lenzuola di seta dei Naberrie. Si sente sollevare da terra, presa tra lui e la parete di ossidiana. Trattiene il respiro e gli passa le gambe intorno intorno alla vita, aspettando. Sei il miglior rifiuto che abbia mai raccolto.

Lo bacia di nuovo quando capisce che lui ha troppa fretta per togliersi quei lugubri vestiti. Almeno i guanti… Non importa che quel pianeta sia l’inferno. Non ha bisogno delle favole. Vuole solo quel momento disperato e i suoi movimenti smaniosi dentro di lei.

“Rey…” Il respiro sul suo collo è concitato. “Vuoi sapere cosa c’è davvero là fuori? Vuoi sapere perché ho bisogno di raggiungere il nucleo della Forza? Hai idea di cosa sta succedendo davvero?”

Lei ansima. Riesce a pensare solo che non vuole che lui si fermi. Ma è pronto a parlare. Si ritrova a gemere come la sera prima, invece di cercare di restare lucida, di ascoltarlo. Ti odio.  Le sue mani le stringono i seni che emergono dalla stoffa. Togliti quei dannati guanti. Hanno appena iniziato e lei si sente già tremare.

“Non resterà niente. Stanno arrivando e sarà la fine” insiste lui, anche se la sua voce trema.

“Stai zitto. Non ora.” Lo bacia per farlo tacere. Fai in fretta e parleremo. Ma adesso taci.

***

La maschera bruciata ha smesso di essere un punto di riferimento ormai da tempo. Kylo Ren non è più nemmeno certo che fosse il catalizzatore delle sue visioni. Ma, comunque, Darth Vader non ha più comunicato con lui. Anakin Skywalker sì. Anakin Skywalker si è presentato a lui in tutto il suo solenne splendore, invitandolo a lasciarsi andare alla Luce. E l’ha fatto unicamente per proteggere Rey.

Avrebbe dovuto portare la maschera all’interno del castello ma l’ha semplicemente dimenticato, come dimentica troppe cose, ultimamente. Ed è sempre a causa di Rey. Sembra solo una ragazzina avvolta nel suo mantello e accoccolata tra le sue braccia. Invece è un tarlo.

E tu sei un idiota che cade nelle trappole più banali…

Il viso di sua madre, nelle registrazioni che R2 gli ha mostrato, era vecchio e segnato. Gli ultimi anni l’hanno fatta crollare a picco. E, in buona parte, è colpa sua. Lei gli ha chiesto perdono. Lei. L’assurdità della situazione gli fa venire voglia di piangere e ridere al tempo stesso. Non c’è stato un solo individuo nella mia famiglia che abbia agito in modo sensato. Gli Skywalker sono una piaga ammantata di leggenda. Prescelti, salvatori, eroi. E mostri.

Suo nonno si ritirava in quel luogo a meditare. Ad avvolgersi nell’oscurità. Ma non ci sono tracce della sua presenza.

Il pavimento è caldo contro la sua schiena e entrambi sono ricoperti di una patina di fuliggine e sudore. Non si può vivere troppo a lungo in un luogo come quello. Non in quello stato. Devono esplorare le altre stanze, scoprire dove Vader alloggiava i suoi rari ospiti. Non aveva intenzione di fermarsi a lungo. Adesso, invece, vorrebbe non muoversi più di lì. È la stessa sensazione che ha provato su Naboo. E anche quello ha a che fare con Rey. Una volta può non contare. Ma adesso rischia di diventare indispensabile. Ed è assurdo.

“Quello che succede su Mustafar resta su Mustafar…” Ride tra sé, ripensando a quanto fosse certo che non sarebbe più capitato. E sono passate meno di ventiquattro ore standard.

“La galassia ha migliaia di pianeti. È una filosofia che può valere per ognuno di loro” commenta Rey accarezzandogli il collo, completamente rilassata.

Esatto. E con questo abbiamo finito di fingere.

“Vorresti vederli tutti?” le chiede. Uno ad uno. Posso regalarteli uno ad uno.

“È impossibile. Dovremmo vivere più di mille miliardi di anni.” Lei lo guarda speranzosa, come se stesse immaginando davvero quel viaggio infinito.

“Potremmo cominciare.” Non è forse quello che stanno facendo? Hanno iniziato battendosi su Sullust. E adesso sono lì, ed è sul punto di giurarle amore eterno.

“Non rendermela difficile.” Non riesce proprio a rinunciare a quel perenne sguardo d’accusa. È troppo testarda per tentare di vedere le cose dalla sua prospettiva. “Non ti volterò più le spalle. Ma tu devi darmi una mano e incontrarmi a metà strada.”

Sembra una richiesta equa. In realtà non è così. Non smetterà mai di sentirsi tradito. Sapere che sua madre ha sofferto per le decisioni prese per paura rende la sua situazione ancora più difficile. Potrebbe accontentare Rey. Potrebbe farlo senza alcuna difficoltà. Ma non servirebbe a nulla, se non a perdere se stesso e ciò che ha costruito definitivamente. Oltre al tempo. Il tempo, che è fondamentale. “Non è così semplice. Tu mi chiedi cose impossibili.”

“Rispetta il nostro patto.” Quello di Rey è un ordine, brusco e diretto.

“E poi?” Lui si rende appena conto di averla stretta più forte.

“Vedremo ogni pianeta esistente.” Lei si rilassa, come se avesse improvvisamente sonno. “Solo io e te.”

Se solo tu ti rendessi conto… “Ci sono cose che non sai.”

“Adesso puoi dirmele.”

“Voglio che tu le veda.” Kylo Ren chiude gli occhi e il cielo insolitamente giallastro di Mustafar scompare alla sua vista, rimpiazzato dall’ennesimo ricordo cruciale. Le Regioni Ignote. Il vero scopo di Snoke. Visioni, immagini improvvise, la voce che corre fra gli alti ufficiali del Primo Ordine. “Il Leader Supremo è impazzito. È quell’assurda dottrina da stregoni. Non gli interessa altro e delira.” La mente umana può rivelarsi davvero piccola e ottusa. Perfino la sua. Se non avessi lasciato la strada intrapresa con Luke, ora lui sarebbe vivo e potrei contare sul suo aiuto. Ma se non avessi lasciato la strada intrapresa con Luke forse non saprei quello che so ora… “Tu non mi hai mai fatto le domande giuste. Chi era Snoke. Che cosa mi diceva. Come è riuscito a fare in modo che l’Impero risorgesse. Chi lo ha aiutato. Da quanto era pianificato. Perché ho fatto ricostruire la Finalizer come completamente automatizzata. E soprattutto… perché il Primo Ordine non vi ha attaccati un anno fa, su Baatu. Vi aspettavate di essere fatti a pezzi. Ti sei mai chiesta perché non è arrivato nessuno?”

“Poe ha detto che forse non erano riusciti a snidarci…” lei lo guarda stupita. Solo ora si rende conto di avere perso troppi dettagli.

“Poe Dameron è un idiota capace solo di sparare.”

“Poe non è affatto un idiota. Allora? Parla.” Rey sembra di nuovo stizzita. Ma parlare con lei delle doti e dei difetti di Poe Dameron non è la sua priorità.

“Dovrai cercare nella mia mente. E farlo qui è rischioso.” Vorrebbe che ci fosse un altro modo, ma Rey deve vedere e comprendere.

“Sei estenuante” La voce di Rey lo richiama al presente.  “Il tempio Sith nelle viscere del castello… devo vederlo, adesso.”

“Non sei pronta.” E neppure io.

“Non me lo faccio dire da te” protesta lei, ma non sembra davvero arrabbiata.

R2 è ancora in stand by ma Kylo Ren non riesce a togliersi dalla testa l’idea che li stia fissando e giudicando. Devono togliersi da lì, tornare all’interno del castello, evitare di trascorrere la notte su quel pavimento sporco di cenere. Qualcosa si agita vicino alle fondamenta. Dovrebbe scendere e dare un’occhiata, se solo quel pensiero non lo facesse sentire stanco.

“Ci sono presenze, in questo luogo” riflette.

“Lo so. Fantasmi” risponde lei.

“No. Sono fin troppo concrete.” Non si tratta di spiriti. Gli abitanti insettoidi di Mustafar forse hanno più fegato di quanto immaginasse e si sono spinti fin là. Non l’hanno già fatto, una volta? Non sono arrivati alle porte del castello per stanare il mostro? È qualcosa che devo avere visto in sogno. Le memorie di un’intera stirpe mi pesano addosso…

“Allora… vieni con me a stanarle?” chiede a Rey. Non ha idea di quanto tempo sia passato da quando sono entrati nell’edificio, ma se non si muovono, rischiano di restare lì a guardarsi negli occhi come due idioti.

E perché dovrei volere qualcos’altro? Conosce la risposta. Sta arrivando per loro. Per tutti loro.




 




 
   
 
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