Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: fefi97    19/04/2019    4 recensioni
[sterek; sai tenere un segreto AU; altamente demenziale; tutti umani]
Derek ha dei segreti. Ma sono segreti piccoli, che non fanno male a nessuno. E se non dice al suo fidanzato che certi aspetti della loro relazione proprio non vanno, è solo perché non vuole ferirlo. Per questo ha dei segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.
Ma quando conosce Stiles Stilinski, improvvisamente non sembra esserci più spazio per i segreti.
Quando poi scopre che Stiles non è esattamente chi si aspettava che fosse, le cose non faranno altro che complicarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Decimo Capitolo

 

Sorrido sotto i baffi nell'osservare quanto Stiles sembri nervoso, in piedi davanti alla porta dei miei genitori, mentre cerca di bilanciare il mazzo di peonie e la scatola di pasticcini che tiene tra le braccia.

Grazie a Dio non ha deciso di portare a mia madre un mazzo di dalie, perché penso mi sarei suicidato una volta per tutte (il ricordo di me che strillo mi hai fatto fiorire come una dalia mi perseguiterà in eterno, lo so).

-Rilassati. Mia mamma adora i fiori e tutti amiamo i pasticcini. Sai anche quali sono i nostri gusti preferiti grazie alla mia logorrea sull'aereo. Farai un figurone. - sussurro facendomi un po' più vicino, sfiorandogli il braccio in un modo che spero sia rassicurante e sorridendogli.

Stiles mi guarda con autentica ansia.

-Non so giocare a Pictionary, Derek. Mi sento totalmente incompetente. - confessa in tono serio, guardandomi preoccupato.

E' talmente prezioso che non posso fare a meno di ridere.

-Ti insegnerò a giocare a Pictionary, giuro. In ogni caso non si tratta di ingegneria aerospaziale. E' il gioco più stupido della terra. -

Stiles accenna un sorriso, ma i suoi occhi sono ancora pieni d'ansia in modo buffo e tenero insieme.

-E' solo che è la prima volta che conosco i genitori di una persona che frequento, l'idea mi rende leggermente nervoso, tutto qui. -

Aggrotto la fronte, perplesso.

Come la prima volta? Non è possibile. Premetto che non sono affatto uno stalker e che non ho setacciato tutti i giornali e guardato le vecchie interviste televisive di Stiles da quando abbiamo cominciato a frequentarci, ma ho comunque svolto le mie ricerche.

Jackson aveva ragione a dire che la relazione con la modella gambe lunghe fosse l'unica che Stiles avesse confermato pubblicamente, ma in realtà nel corso degli anni gli sono stati attribuiti vari flirt e relazioni, sia con ragazze che con ragazzi. E di tutti questi partner non ha mai conosciuto i genitori? Sono davvero io il primo? Non riesco proprio a crederci.

All'improvviso mi invade, prepotente e inaspettata, la consapevolezza di essere speciale per Stiles, ed è tutto così assurdo e fin troppo bello che ho voglia di urlare e ridere istericamente allo stesso tempo.

Dovrei dire qualcosa di rassicurante adesso, oppure lasciare emergere la mia sgualdrina interiore e placcarlo contro la porta e baciarlo.

Ma non posso fare nessuna delle due cose perché la porta si spalanca di colpo e in un attimo uno strillo acuto ci assorda e un secondo dopo sono soffocato dalle braccia e dai capelli di mia sorella Laura.

-Derek! Mi sembrava di aver sentito la tua voce! - esclama tutta contenta, mentre io sorrido e la stringo forte a me.

Laura è una vera rompiscatole quando vuole, ma ammetto che mi rendo conto di quanto mi sia mancata ogni volta che la rivedo.

-Ciao Laura. Come stai? - le chiedo, sciogliendo delicatamente il nostro abbraccio.

Mia sorella spalanca la bocca per rispondere, ma poi i suoi occhi scivolano su Stiles e si ammutolisce, spalancando anche gli occhi.

-Oh. E lui chi diavolo è, Derek? -

-Laura! - sibilo esterrefatto. Laura forse non è stata educata a Buckingham Palace, ma non è mai stata così sgarbata con un estraneo.

Stiles però non si scompone, limitandosi a lanciarmi uno sguardo rassicurante prima di liberarsi con leggera difficoltà una mano per porgerla a Laura, che la stringe dopo un attimo di incertezza.

-Sono Stiles. Un amico di Derek. - si presenta sorridendole con gentilezza ed è talmente prezioso nell'essere educato con Laura nonostante tutto che vorrei solo baciarlo, davvero.

Laura inarca le sopracciglia voltandosi a guardarmi.

-Lo spero che sia solo un amico, Der. Perché Jordan è seduto in salotto a prendere il the con mamma e papà. -

Questo è talmente assurdo che mi scappa una risata. Una risata che diventa rapidamente isterica quando mi rendo conto che Laura è seria.

Laura è seria, cazzo!

Il mio ex si trova davvero nel salotto dei miei a bere il the. Questo è un fottuto incubo.

Non riesco nemmeno a guardare Stiles, non ne ho il coraggio.

-Che cosa? Laura, come è possibile che Jordan sia qui? Chi lo ha invitato? -

Ma nel momento stesso in cui formulo la domanda, so già la risposta.

-E' stata Malia. Ci ha detto che avevate litigato e che per questo non lo volevi invitare alla festa di mamma, ma che era sicura che se aveste avuto l'occasione di passare del tempo insieme in un'atmosfera rilassata avreste risolto tutto. - mi informa mia sorella, in tono perplesso e continuando a lanciare occhiate di sottecchi a Stiles, che non ha ancora detto una parola.

Io sono semplicemente troppo incazzato per dire qualcosa.

Come ha osato Malia fare una cosa del genere?

Non solo ha detto a tutti di me e Jordan, ma ha pure distorto i fatti, come al solito.

Porca Puzzola, ecco di chi era la Jeep parcheggiata nel vialetto dei miei! Come diavolo ho fatto a non riconoscerla immediatamente?!

Sono un idiota. Ma un idiota che ha intenzione di mettere in chiaro le cose.

-Jordan e io non abbiamo litigato – dichiaro con fermezza, con un tono talmente freddo che per un attimo non mi riconosco – Ci siamo lasciati – faccio una breve pausa esitante, poi aggiungo in tono appena meno deciso: - Sto con Stiles, adesso. -

Laura mi fissa sorpresa e posso sentire anche lo sguardo di Stiles spostarsi rapidamente su di me.

So che avevo detto di non volere uscire allo scoperto con la mia famiglia, ma tanto ormai grazie a Malia il danno è fatto. A questo punto meglio essere totalmente sinceri adesso, no?

Okay, lo ammetto. L'ho detto anche per sondare la reazione di Stiles. Non mi ha contraddetto quindi ormai è fatta. Non può tirarsi indietro. Ah ah, fregato. Stiamo insieme, mi dispiace.

-Merda. Che casino.- mormora mia sorella, mortificata.

Proprio quando sento che la mia rabbia o mi porterà a uccidere Malia o, più probabilmente, a scoppiare a piangere davanti a Laura, Stiles mi sfiora delicatamente una guancia con la punta delle dita, spingendomi a guardarlo.

Noto con sollievo che non c'è rabbia nei suoi occhi, non verso di me almeno. Mi sorride dolce come al solito e i suoi occhi hanno il potere di calmarmi con effetto immediato.

Sento che se non ho ancora avuto una crisi nervosa, il merito è solo suo.

-Stai tranquillo, okay? Adesso io vado a prendere la jeep e mi faccio un giro dell'isolato, in modo da non dare nell'occhio. Tu vai a parlare con la tua famiglia e con Jordan e vedi se si può risolvere la situazione, okay? -

Lo fisso, senza parole.

Non può essere vero. Non può essere così perfetto. Non può davvero propormi di sua volontà di sparire per un po', in modo che Jordan non lo veda. Non può capire di cosa ho bisogno solo guardandomi un secondo negli occhi.

-Mi dispiace. - mi limito a dire, con una voce piccola piccola.

Stiles si limita a scuotere la testa, dandomi un ultimo buffetto sulla guancia.

-Non è colpa tua. Chiamami quando le acque si saranno calmate, d'accordo? Io rimango comunque nei paraggi. -

Annuisco mestamente e Stiles dopo essersi congedato laconicamente da Laura ripercorre a ritroso il vialetto, con fiori e pasticcini annessi, e sale nuovamente sulla jeep.

Lo osservo andare via e improvvisamente un senso di rabbia e ingiustizia mi assale e mi invade tutto.

Assottiglio gli occhi.

Adesso andiamo a parlare con la stronza.

 

 

-...sì sì, un nuovo tipo di pistola, ti dico! E' un modello davvero interessante, vedi, il calibro... -

Okay, non ho più dubbi che si tratti di Jordan.

Prendo un grosso respiro prima di entrare in salotto. Laura ha saggiamente deciso di salire al piano di sopra da Cora e nonno Frank, evitando qualunque effetto collaterale della mia ira.

Appena entro mi si staglia davanti agli occhi l'assurda immagine dei miei genitori e di Malia e James seduti con aria interessata e attenta sul divano, mentre Jordan è seduto sulla poltrona davanti a loro, una tazzina tra le mani, tutto preso dal suo monologo sulle pistole.

Mi schiarisco la gola e tutti si voltano di scatto verso di me. Posso vedere Jordan ammutolire di colpo e fissarmi, con uno sguardo che sembra in modo orribile felicità e amore puri. Distolgo in fretta lo sguardo, prima che mi assalga la consueta sensazione di essere una persona orrenda.

Mia madre si alza in piedi, genuinamente contenta di vedermi.

-Derek, tesoro!-

Si precipita ad abbracciarmi e mentre la stringo fisso con durezza da sopra la sua spalla Malia, che mi sorride imperturbabile, il ritratto dell'innocenza.

Questo disgustoso verme divoratore di escrementi di mucca!

-Buon compleanno, mamma. - dico sbrigativamente, mentre mio padre, una volta raggiuntoci, mi scompiglia i capelli in un gesto di affetto impacciato.

-Ce ne hai messo di tempo, piccolo. Jordan è arrivato ore prima di te. -

-Ah davvero? - guardo mio padre, senza riuscire ad evitare un tono profondamente sarcastico – Questo è stupefacente, soprattutto perché non pensavo che Jordan sarebbe venuto, in realtà. -

Malia emette una risatina irritante e, Dio, la voglia di strozzarla con lo stupido foulard che ha intorno al collo!

-Penso che sia colpa mia, in realtà – assume un'aria mortificata così poco credibile che mi domando come facciano i miei genitori e Jordan a guardarla come se fosse l'incarnazione di Madre Teresa di Calcutta – Ci sono rimasta talmente male quando mi hai detto dell'incomprensione con Jordan, che ho pensato di farti una sorpresa e far venire Jordan qui, come ai vecchi tempi – emette un'altra risatina idiota – Beh, sorpresa! -

Beh, ti ammazzo!

-Ma che pensiero dolce – mi costringo a dire, anche se sono consapevole di avere il tono più velenoso di sempre – Potrei scambiare due parole in privato con Jordan? -

I miei genitori si lanciano uno sguardo, ma acconsentono subito, uscendo rumorosamente dal salotto.

Malia ovviamente non sembra disposta ad andarsene, ma per fortuna James decide di rendersi utile e la accompagna fuori con dolcezza ma determinazione.

Sempre detto che James ha fatto l'errore più grande della sua esistenza a sposare Malia.

Rimaniamo solo Jordan e io in salotto, lui è ancora seduto, mentre io sono in piedi. Mi guarda e mi sorride e d'improvviso mi rendo conto che dovrò ferirlo di nuovo e mi sento malissimo.

Ed è tutta colpa di Malia.

E' colpa sua se io adesso dovrò ferire l'uomo più buono e gentile del pianeta.

Sospiro, mentre mi vado lentamente a sedere sul divano di fronte a lui.

-Come stai? - decido di chiedere, perché l'ultima volta che l'ho visto era ubriaco marcio e non esattamente in sé. Ho provato a chiamarlo qualche giorno dopo, ma ho trovato la segreteria telefonica. Penso che si vergognasse. In realtà non ha niente di cui vergognarsi, sono io che dovrei farlo.

-Ora bene. Sono stato così contento quando Malia mi ha chiamato dicendo che tu volevi sistemare le cose.- dice in tono allegro e nuovamente mi invade l'odio verso mia cugina.

-Jordan – comincio, cercando di tenere un tono calmo e delicato, nonostante la rabbia mi stia invadendo – Non so cosa ti ha detto Malia, ma per me le cose non sono cambiate dall'ultima volta. -

Il suo sorriso vacilla per un istante e devo prendere un profondo respiro per avere la forza di continuare.

-Mi dispiace tanto che tu sia venuto fin qui e... e per tutto il resto, ma non penso proprio che ci sia una possibilità di risolvere le cose. -

Jordan rimane in silenzio per un po', poi sospira, abbassando un po' la testa. Sembra triste, ma non arrabbiato. Jordan non si arrabbia mai con me.

E la cosa mi fa sentire un verme schifoso, tanto per la cronaca.

-Dovevo immaginarlo. Mi sembrava troppo bello per essere vero. - dice poi con un sorriso dolente e, mio Dio, quest'uomo ha fatto un corso per far sentire in colpa le persone.

-Mi dispiace tanto. - mormoro, con un filo di voce.

Jordan scuote la testa, come a dirmi che non è colpa mia.

-Magari potrei restare comunque per il weekend, come amico. Potrei farti da compagno alla gara di pictionary. Vinciamo sempre noi due. - propone poi speranzoso e il panico mi investe prepotente.

-No! - quasi urlo e all'espressione mortificata di Jordan mi costringo a modulare il tono – Ehm... no, grazie. Sei molto dolce, ma forse sarebbe meglio se te ne andassi per evitare situazioni imbarazzanti per entrambi. Magari quando saremo entrambi a New York potremmo vederci e parlarne meglio. -

Jordan piega la testa, non molto convinto.

-Sei sicuro? Così saresti solo a tutte le gare di famiglia. Sai bene che tuo nonno Frank si addormenta sempre sul divano durante tutti i giochi. A me non dispiace fermarmi e farti compagnia, davvero. -

Oh mio Dio.

Okay, so che questa situazione è in parte anche colpa mia. Sarebbe tutto più facile se gli dicessi che frequento un'altra persona, ma non voglio ferirlo. E' per questo che tengo dei piccoli segreti, per non ferire le persone.

Che male c'è?

-Davvero, non preoccuparti. Non mi dispiace stare da solo.- mento con un piccolo sorriso, aspettando che il diavolo venga a reclamare la mia anima prima del tempo.

Jordan sembra ancora un po' dubbioso e giuro che sono a un passo dal pregarlo di andarsene.

-Se è questo che vuoi... - mormora infine, e sto quasi per esibirmi in una danza della vittoria, quando Jordan comincia a cercare qualcosa nella tasca della giacca.

-Quasi dimenticavo... Ho già dato a Talia il suo regalo, ma questi sono per te. -

Mi porge due biglietti stropicciati e io li afferro, perplesso.

Mi ritrovo a fissare inorridito due biglietti per la sagra del Western che si terrà in primavera. Sulla carta è disegnato uno sceriffo con i baffi, la stella al petto, il lazo in una mano e un fumetto che recita “Ti ho acchiappato, vile canaglia! Affrettati a partecipare all'evento che ti farà torcere le budella! Birra e fagioli a volontà. E farai bene a presentarti in costume, se non vuoi farmi arrabbiare!”

Sono totalmente senza parole.

Jordan a quanto pare ne ha abbastanza per entrambi.

-Li avevo presi quando stavamo ancora insieme – dice in tono lento e solenne. Non guardarlo adesso è diventata una necessità, se voglio rimanere serio – Mi ero dimenticato di darteli e... e penso che sia giusto che li tenga tu – fa una pausa delicata e commossa – So quanto ami il western.-

Oh mio Dio.

-Jordan, non posso proprio accettare – pigolo con voce acuta, incapace si staccare lo sguardo dallo sceriffo terrificante – Dovresti tenerli tu, tu ami queste sagre. -

Faccio per porgergli i biglietti, ma Jordan mi respinge dolcemente la mano, stringendomela per un istante tra le sue. E' una delle situazioni più imbarazzanti della mia vita, e ne ho vissute tante di situazioni imbarazzanti.

-Derek, per favore. Forse la nostra storia non era destinata a durare, ma ci rimarrà sempre il western. -

-Ehm. Certo. Ci rimarrà sempre il western. -

Sono una persona orrenda.

Jordan si sporge a baciarmi la fronte e devo fare violenza su me stesso per non scostarlo bruscamente.

Questo è il gesto di Stiles.

Stiles che sta girando a vuoto solo per non mettermi in difficoltà. Stiles che vorrei tanto avere accanto a me in questo istante.

-Ci vediamo, Derek. - mi saluta Jordan, alzandosi in piedi.

-Ci vediamo. - gli faccio eco, e la mia voce sembra lontana alle mie stesse orecchie.

Guardo Jordan e penso solo che voglio Stiles.

Voglio che sia Stiles a baciarmi la fronte, Stiles a stringermi la mano.

Voglio Stiles, anche se Stiles non sa giocare a pictionary e non è idolatrato da tutta la mia famiglia, voglio comunque lui.

E non riesco nemmeno a sentirmi in colpa per questo.

Appena sento la porta d'ingresso chiudersi dietro Jordan, lascio i biglietti sul tavolino e mi precipito in cucina, furioso.

Mamma, Papà e Malia sono seduti intorno al tavolo. Non so dove sia James e nemmeno mi interessa.

Fronteggio Malia, i pugni serrati lungo i fianchi.

Non penso di essere mai stato più arrabbiato di così in vita mia.

-Come cavolo hai osato?! -

-Derek! Ti sembra il modo di parlare a tua cugina? - abbaia mio padre, ma io lo ignoro, continuando a fissare Malia.

Lei spalanca gli occhioni scuri, nella sua classica espressione da cerbiatta innocente. Era la stessa espressione che faceva da piccola, prima di farmi finire nei guai per qualcosa che aveva combinato lei. Aveva la stessa espressione quando mi ha spinto a sei anni provocando danni irrimediabili alla mia natica, questa stronza.

-Derek, io volevo solo aiutarti, davvero! Tutti amiamo Jordan e voi due siete davvero una coppia perfetta! Volevo solo aiutarvi a risolvere le cose. -

-Non stava a te farlo! - quasi urlo, anche se sono consapevole degli sguardi di disapprovazione dei miei – Ti avevo chiesto di tenerti una cosa per te, una cosa maledizione! E tu non solo non l'hai fatto, ma hai fatto venire Jordan qui, sapendo quanto la cosa mi avrebbe sconvolto! Per colpa tua ho dovuto ferirlo e adesso dovrà affrontare un dannato viaggio per tornare a New York! -

-Torna a New York? - interviene mia madre, stupita – Ma Derek, perché non lo hai fatto rimanere qui? Povero caro... dopo tutto il viaggio... Poteva dormire nella stanza degli ospiti. -

-Sì, Derek, perché non lo hai fatto rimanere? - chiede anche mio padre.

Mi sento scoppiare e non riesco più a trattenermi.

-Perché non sono solo! - esclamo con rabbia – Perché sono venuto con il mio nuovo ragazzo, maledizione! -

Posso sentire chiaramente il loro giudizio silenzioso, glielo leggo in faccia cosa pensano. Mia madre ha aggrottato la fronte in un'espressione preoccupata e dispiaciuta, ovviamente chiedendosi se non sia un po' presto e rimpiangendo la perdita del genero perfetto. Mio padre mi fissa con un'espressione tra la confusione e la disapprovazione, cioè la sua espressione standard quando guarda me. Malia ha semplicemente un piccolo ghigno di trionfo e glielo leggo negli occhi che pensa sia una sgualdrina.

Ma non mi importa.

Non mi importa perché lei non può capire e non capirà mai.

Lei non guarderà mai James nel modo in cui io guardo Stiles.

Stiles.

Mio Dio, è ancora in giro senza una meta.

-E ora, scusate, ma vado a cercarlo! - concludo con decisione, dandogli le spalle prima che possano dire qualsiasi cosa.

Mi avvio ad ampie falcate verso la porta e quando la spalanco Stiles ha appena salito le scale dell'ingresso ed è proprio davanti a me, di nuovo carico dei fiori e dei pasticcini.

Mi sorride con calore, non facendo caso alla mia espressione, al mio petto che si alza e si abbassa furiosamente.

-Ehi piccolo. Ho visto Jordan andarsene e ho pensato di avere via libera. Sta tranquillo, lui non mi ha visto. Preferisci che scarichi ore le valigie dalla macchina o... -

Non lo faccio nemmeno finire di parlare.

Mi butto tra le sue braccia con tanta irruenza che perde la presa su quello che teneva tra le mani. Affondo di prepotenza la testa sul suo petto, artigliandomi al suo cappotto spiegazzato.

Stiles fa passare solo pochi secondi, prima di cingermi con forza, attirandomi a sé con decisione e cullandomi contro il suo petto.

Respiro forte contro il suo maglione, sia per aspirare il suo odore sia per calmare i battiti forti del mio cuore. Sono talmente arrabbiato che mi viene da piangere, anche se la cosa non ha minimamente senso.

-Ehi – mormora Stiles in tono dolce, abbassandosi a baciarmi la testa – Che succede? -

-Niente – ringhio uno strano singhiozzo contro il suo petto, stringendolo ancora più forte – Sono solo contento che tu sia qui. -

Stiles non dice niente, si limita a cullarmi con dolcezza, mormorando tanti piccoli “shh” contro il mio orecchio.

-Sono qui e non vado da nessuna parte. - mormora dopo un po', quando mi sono calmato.

Io sospiro felice, strofinando la guancia contro il suo cuore.

-Bene. -

Per un po' nessuno dei due parla.

-Ho detto che sei il mio ragazzo. Obiezioni? - mugugno poi, non molto intenzionato a riemergere dal mio rifugio tra le sue braccia molto presto.

Stiles ridacchia in modo soffice contro il mio orecchio, mandandomi brividi in tutto il corpo.

Cosa non mi fa quest'uomo...

-Totalmente favorevole. E lo ero anche quando lo hai buttato casualmente lì davanti a tua sorella, per la cronaca. -

Arrossisco e nascondo ancora di più il viso contro di lui, mentre Stiles ride.

Mi bacia una guancia, quello che riesce a raggiungere per lo meno, e improvvisamente non esiste Malia, Jordan, i biglietti per la sagra del Western.

Ci siamo solo Stiles ed io, stretti sulla porta di casa mia.

 

 

 

Penso che questa sia la cena di famiglia più tesa a cui abbia mai preso parte.

Penso che gli unici rilassati siano nonno Frank (ma solo perché nonno Frank è rilassato in ogni situazione. Dice sempre che siamo un branco di stupidi e se non fosse vecchio ci avrebbe già abbandonato. Credo che sia il mio parente preferito) e Stiles, che sta amabilmente chiacchierando con la mia sorellina Cora.

Per quanto riguarda me, penso di non star dando di matto solo per la mano di Stiles posata sul mio ginocchio.

Non si è mai spostata da lì da quando ci siamo seduti in sala da pranzo, e non posso che essergli grato per questo.

Osservo Stiles ascoltare con autentico interesse Cora che gli sta spiegando, rigorosamente urlando, non so che leggenda norvegese imparata al corso di letteratura nordica al college e mi scappa un piccolo sorriso.

Stiles ha detto di non avere fratelli né cugini, ma è fantastico con i ragazzini.

E' fantastico in generale.

Merita di trovare il tuo oro, Derek.

Mio Dio, ma che cazzo di problemi ho?! E soprattutto perché adesso la mia sgualdrina interiore parla con la voce di Jackson?!

-Che lavoro hai detto di fare, Stiles? -

La voce acuta e cantilenante di Malia mi strappa dai miei pensieri compromettenti e presto subito la mia attenzione a ciò che sta avvenendo, sporgendomi un pochino verso Stiles, protettivo.

Dietro ai sorrisi e agli occhi da cerbiatto, Malia è più pericolosa di un serpente a sonagli.

Lo sguardo infastidito di Stiles per il fatto che Cora sia stata interrotta dura solo pochi secondi, forse sono addirittura l'unico ad averlo colto. Poi sorride, gentile come al solito, ma senza che il suo sorriso gli illumini gli occhi. Ha addosso il suo sorriso di circostanza e lo odio, perché ora che so com'è davvero il suo sorriso, vorrei vederlo sempre.

-Non penso di averlo detto, in realtà – fa una piccola pausa, durante la quale beve un sorso di vino – Sono un imprenditore. -

Inarco le sopracciglia, senza commentare.

Certo, un imprenditore che è anche proprietario di una multinazionale ed è un miliardario, ma se vuole rimanere sul vago è libero di farlo. In realtà me lo sarei dovuto aspettare. Stiles è una delle persone più modeste e umili che conosca.

-Un imprenditore?! Ma è fantastico! Lo sono anche io! -

Ecco, Malia invece non lo è. Per niente.

Stiles spalanca gli occhi, fingendo stupore, e devo tamponarmi la bocca con il tovagliolo per soffocare una risata.

Come se non sapesse tutto sulla vita di Malia, grazie a me.

-Ma dai! E di cosa si occupa? -

Malia fa una risatina irritante, agitando la mano in aria e facendo quasi saltare gli occhiali al povero James seduto accanto a lei.

-Ma dammi del tu, sciocchino!- potrei vomitare sul polpettone scongelato di mamma proprio ora - Ho un'agenzia di viaggi. - aggiunge poi, in tono indubbiamente orgoglioso, come se possedesse un ospedale in cui vengono effettuati trapianti di urgenza.

-Dev'essere un'attività molto proficua. - commenta Stiles pacato e io gli lancio uno sguardo divertito.

Stiles non mi guarda, ma vedo la sua bocca arricciarsi appena e con la mano mi stringe gentilmente il ginocchio, come a dire “stai buono e lasciami fare”.

-Oh, non mi lamento. - risponde Malia, in uno slancio di modestia del tutto fasullo.

-Malia è la nostra star. - la coccola mamma, lanciandole uno sguardo venerante.

- Eccome se lo è. Laureata a Harvard con il massimo dei voti! Anche la nostra Laura è in gamba, ovviamente. La nostra star del balletto. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto se avesse finito il college prima di darsi alla danza a livello professionistico. - si accoda mio padre, dando un buffetto sulla testa di mia sorella, seduta accanto a lui.

-Papà, non cominciare. - fa Laura alzando gli occhi al cielo, ma sorride appena.

Sento la gola serrarsi in modo spiacevole, mentre comincio a stuzzicare senza scopo il mio polpettone, solo per non dover guardare in faccia nessuno e far vedere i miei occhi lucidi.

Stiles mi lancia uno sguardo, prima di rivolgersi direttamente a mio padre.

-So che anche Derek si è laureato con il massimo dei voti. Alla Columbia. - commenta, e il suo tono non è più pacato. Sembra seccato e quando azzardo un'occhiata verso di lui, ne ho la conferma.

Papà pare imbarazzato e preso in contropiede, come se non ci avesse mai pensato fino a questo esatto momento. Una parte di me pensa che sia proprio così.

-Oh, sì, certo. Ovviamente anche Derek ci ha reso orgogliosi. -

-Derek ha solo un po' di sfortuna a trovare lavoro – cinguetta Malia, guardandomi con un sorriso di melassa – Lavori ancora in quell'azienda, vero? Come è che si chiama... corporation qualcosa? Fai il caffè, giusto? -

Potrei morire dall'umiliazione.

-Sono assistente marketing. - sussurro con un filo di voce, le guance che scottano.

-Oh – Malia si mostra dispiaciuta, ma è tutta una farsa – Niente promozione allora? - domanda mielosa, come se non sapesse benissimo la risposta.

-No. - mormoro, mentre Stiles mi stringe gentilmente il ginocchio.

-Lo sapevo che eri l'unico che avrebbe mai combinato qualcosa. Adoro le barrette energetiche che producete – interviene Nonno Frank in tono solenne, staccando per un attimo gli occhi dalla lotteria trasmessa in tv. Sono quasi commosso, anche se aggiunge subito dopo: - Ma devi tagliarti i capelli perché così sembri uno stupido. -

Scuoto la testa con un sorriso e arrossisco quando Stiles si china sul mio orecchio e sussurra in tono perfettamente udibile da tutti “per me sei bellissimo così”.

Non riesco a trattenere un grosso sorriso lusingato, soprattutto quando le mie sorelle emettono gridolini estasiati e Nonno Frank borbotta “sono stupidi ma carini”.

Noto mamma e papà scambiarsi un'occhiata, mentre l'espressione di Malia si inacidisce appena.

-Comunque, Stiles – esclama ad alta voce, per riportare l'attenzione su di sé – Se mai avessi bisogno di consigli, non esitare a rivolgerti a me. Da donna di affari a uomo di affari. -

La fisso incredulo. Che faccia tosta! Se solo sapesse con chi sta parlando!

Ma Stiles si limita a sorriderle, ineccepibilmente cortese.

-Grazie, Malia. Lo terrò presente. -

Malia fa un cenno del capo, prendendo elegantemente un sorso di vino.

-Dimmi Stiles – interviene mia mamma, con un sorriso cordiale – Come vi siete conosciuti tu e Derek? -

Oddio. Domanda di riserva, mamma?

-In realtà si può dire che lavoriamo insieme. - si limita a rispondere Stiles e ancora una volta mi ritrovo ad ammirarlo per come riesca a mantenere la calma in ogni situazione.

Se fosse dipeso da me avrei già urlato GLI HO DETTO DI NON AVERE UNA PROSTATA.

Malia inarca le sopracciglia, sorpresa.

-Davvero? - ridacchia – E com'è Derek sul lavoro? -

-Perfetto – risponde Stiles senza la minima esitazione, fissando Malia senza la traccia di un sorriso sul volto – Come sempre, d'altronde. -

La mia mano va a stringere quella di Stiles sul mio ginocchio, in un muto ringraziamento. Stiles mi accarezza il dorso con il pollice.

-Dimmi, tesoro, hai un posto auto dove lavori, per mettere la Camaro? - chiede mamma curiosa e allegra, in un tentativo di smorzare la tensione palese tra Malia e Stiles.

-Mh. No. Vado a lavoro in bus. - rispondo distrattamente, stringendomi nelle spalle.

Mamma spalanca gli occhi, gettando un'occhiata rapida a nonno Frank che è completamente assorbito dalla lotteria, prima di riportare lo sguardo su di me.

-Derek! Non dirmi che ti ostini a girare di sera in autobus! Sai che nonno Frank è molto apprensivo su questo argomento, da quando ha letto quell'articolo sul venticinquenne rapinato sulla metro! -

Okay, può darsi che abbia lasciato credere a nonno Frank che giro sempre con la Camaro di sera, ma ciò che non sa non può ferirlo, no? E' per questo che ho dei piccoli segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.

E per la cronaca, il venticinquenne rapinato sulla metro ero io. Solo che non mi hanno rapinato, è stata solo una piccola bugia che ho detto a Isaac per non dover ammettere di aver deliberatamente dimenticato il suo computer sulla metro. Non è colpa mia se lui dall'alto senso della sua giustizia mi ha obbligato a fare la denuncia!

Ed è per questa piccola non proprio verità che ho conosciuto Jordan.

Mi domando se non significhi qualcosa.

-Mamma, lo sai che a New York girare con l'auto è un inferno. Sto attento, non ti preoccupare. - sibilo in risposta, cercando di non farmi sentire dal nonno.

Lo sguardo di disapprovazione di mia mamma è qualcosa di aspettato, quello di Stiles no.

-Io sono totalmente d'accordo con lei, Talia. E' pericoloso girare di sera tarda in autobus, ma Derek è così testardo. -

Gli lancio un'occhiataccia, mentre mamma fissa Stiles come se fosse il suo figlio prediletto.

Quest'alleanza alle mie spalle è francamente ingiusta, per la cronaca.

-Sì, Derek è un sacco testardo. Sempre stato, sin da piccolo! Non puoi immaginarti poi come sia stato avere a che fare con lui da adolescente! Un incubo! - conferma mia mamma con sussiego, e forse mi sono perso il passaggio in cui la serata si è trasformata in “critichiamo il carattere testardo di Derek con lui presente”.

-Non stento a crederlo. - conferma Stiles in tono gentile e divertito, e so che dovrei arrabbiarmi, ma in realtà mi viene un po' da ridere.

E poi è difficile arrabbiarsi con il pollice di Stiles che continua a disegnare cerchi concentrici sul dorso della mia mano.

-Mamma, mi annoio! Apri i regali! - si lamenta Cora a un certo punto, sporgendo il labbro come se avesse tre anni e non diciannove.

Papà la guarda con indulgenza.

-Non siamo nemmeno alla torta, signorina. Lascia stare mamma e finisci la cena. -

-Oh, vi prego. Non fingiamo che il polpettone non sia immangiabile solo perché c'è Stiles! - esclama Laura e io, Cora e Stiles scoppiamo a ridere, mentre mamma la guarda male – Apri i regali, mamma, così poi possiamo mangiare la torta e bere la cioccolata calda mentre giochiamo a Pictionary. -

-Sì! - strilla Cora e mamma alza gli occhi al cielo, ma sorride.

-Beh, immagino che non possa oppormi alla voce del popolo – sospira, poi scosta un po' la sedia e allarga un po' le braccia – Fuori i regali, coraggio. -

Ci spostiamo in salotto e in un attimo mamma è sommersa da svariati pacchetti.

Stiles è seduto accanto a me sul divano, ma sembra distratto. Seguo il suo sguardo e noto che sta fissando la boccia di Miles. Cioè, il falso Miles. Ma comunque quanto possono cambiare i pesci rossi tra loro?

Anche mamma nota il suo sguardo e gli sorride.

-Ti piacciono gli animali, Stiles? -

-Non particolarmente – risponde pacatamente Stiles e io annoto immediatamente l'informazione, avido di ogni più piccolo fatto personale che Stiles si lascia scappare di tanto in tanto – Ma questo pesciolino è proprio carino. Lo avete da tanto? -

Mi irrigidisco, mentre mamma annuisce con allegria.

-Oh sì. Da quando Laura era piccola – emette un verso angosciato, lanciando uno sguardo affettuoso al pesce rosso – Non riesco proprio a immaginare la nostra famiglia senza Miles. -

Oddio mamma, è solo uno stupido pesce! E, per dirla tutta, era talmente importante per te che non ti sei nemmeno resa conto che è stato sostituito almeno quattro anni fa, quando è stato accidentalmente ucciso dal sottoscritto.

E comunque il nuovo pesce è quasi identico a Miles!

-Però, è un esemplare particolarmente longevo per essere un pesce rosso. Di solito non vivono al massimo vent'anni? - commenta Stiles in tono apparentemente casuale. Gli pizzico una coscia cercando di non farmi vedere.

Posso vederlo ridere sotto i baffi anche con la coda dell'occhio.

Che stronzo.

Mia madre spalanca gli occhi, gettando poi un'occhiata stranamente attenta a Miles. O comunque il suo sosia.

-Non ci avevo mai pensato! -

-A quanto pare Miles ci sta proprio bene nella sua boccia! Perché non apri i regali, mamma? - intervengo io quasi urlando, pizzicando più forte la coscia di Stiles, che ormai sta cercando invano di trattenere le risate.

Mamma fa un sacco di feste a Stiles per i fiori e i pasticcini, ringrazia a profusione Cora e Laura per averle comprato proprio il libro che voleva da tempo e tempesta papà di baci per questa collana bellissima ed elegante, con il ciondolo a forma di stella.

Ed ecco che finalmente è il mio momento.

Quasi mi tremano le mani quando le passo l'elegante busta rossa in cui ho messo il buono termale.

Mamma la apre con curiosità e, proprio come speravo, lancia un verso estasiato non appena si rende conto di cosa si tratti.

-Oddio Derek! Ma è un regalo meraviglioso! - esclama al settimo cielo, mostrando anche a papà il buono termale per due da spendere quando vogliono.

-E ci sono anche le maschere rigeneranti comprese nel prezzo! - la informo con orgoglio.

Stiles ridacchia gentilmente del mio entusiasmo e mi bacia la guancia, mentre mamma non fa altro che ringraziarmi e ripetere quanto sia meraviglioso e persino papà si congratula per l'ottima idea.

Per circa dieci secondi, è davvero tutto perfetto.

-Oh santo cielo! - esclama Malia in un falsissimo tono mortificato che mi mette subito sull'attenti – Questo è davvero spiacevole! -

-Cosa, tesoro? - chiede mia madre, perplessa, ma io capisco tutto non appena Malia estrae dalla borsetta una busta verde acqua, molto più voluminosa della mia.

No.

Non può averlo fatto sul serio.

-Temo che Derek ed io abbiamo avuto la stessa idea. - ridacchia, porgendo a mamma la busta.

Io sono totalmente paralizzato e osservo apatico mamma estrarre dalla busta un buono di una settimana in un centro termale extra lusso all inclusive.

In pratica il mio regalo adesso può essere legittimamente considerato una schifezza.

-Oddio che meraviglia! - esala mamma, chiaramente entusiasta, mentre Malia gongola.

Percepisco vagamente Stiles sussurrarmi qualcosa all'orecchio, ma non lo sento davvero.

Ho la vista offuscata e il sangue che mi pulsa nelle tempie.

-L'ha fatto apposta. - dichiaro, gelido.

Immediatamente cala il silenzio.

Mio padre è il primo a ritrovare la parola.

-Avanti Derek, non fare il bambino! Capita a tutti di fare un regalo simile! -

-Non è capitato! - ribatto, alzando un po' la voce. Sento gli occhi lucidi e mi odio per questo – Malia sapeva benissimo che avrei regalato a mamma un buono per le terme, glielo ho detto quando lei ancora non le aveva comprato niente! -

-Non so di cosa stai parlando – Malia mi sorride mielosa e, davvero, non penso di avere mai odiato qualcuno di più in vita mia – Ho comprato il regalo alla zia mesi e mesi fa! -

-Sei una bugiarda, porca puzzola! - esplodo, esasperato.

-Derek! - mia madre mi fissa, allibita e piena di disapprovazione – Non capisco davvero perché tu faccia così! Amo entrambi i vostri regali, davvero! -

-Secondo me ha ragione Derek. - borbotta nonno Frank dalla poltrona, ma dato che stava dormendo fino a due secondi fa, nessuno gli da retta.

Persino Laura e Cora mi stanno guardando come se fossi pazzo. James sta guardando Malia un po' in tralice, ma è ovvio che non si metterà mai contro sua moglie per difendere me.

Mi alzo di scatto in piedi, ignorando il braccio di Stiles che cerca di trattenermi. Senza una parola mi dirigo ad ampie falcate in cucina. Ho la testa che pulsa dolorosamente mentre con mani tremanti cerco di versarmi un bicchiere di vino rosso, tanto per calmarmi.

Ovviamente perdo la presa sulla bottiglia e ne rovescio buona parte sul marmo del bancone.

-Maledizione, maledizione. - sibilo tra i denti, scostando con un gesto nervoso la bottiglia, che oscilla pericolosamente.

Una mano grande e bianca spunta dal nulla e ferma gentilmente l'ondeggiare della bottiglia.

E poi, prima che possa realizzare qualcosa, mi ritrovo avvolto da un abbraccio da dietro e il profumo di Stiles mi circonda.

-Promemoria per me: mai lasciarti solo con delle bottiglie di vino. - sussurra al mio orecchio, con tenerezza.

Chiudo gli occhi e lascio che Stiles mi culli in silenzio.

Ci vuole un po' prima che mi renda conto che sto tremando dalla rabbia.

-L'ha fatto apposta. - sibilo dopo un po', senza accennare a voltarmi.

Stiles appoggia il mento sui miei capelli e mi stringe più forte.

-Lo so. Ti credo. -

Il fatto che Stiles sia l'unico a credermi mi porta inaspettatamente sull'orlo delle lacrime.

-La odio, porca puzzola. So che non si dovrebbe odiare nessuno, tanto meno i parenti, ma la odio. - piagnucolo in tono rabbioso e lamentoso insieme.

Stiles mi fa voltare con dolcezza e mi rendo conto di aver perso alcune lacrime solo quando passa con estrema delicatezza le dita sulle mie guance umide.

-Odiare è inevitabile. E penso che Malia porterebbe chiunque a provare un sentimento simile nei suoi confronti, persino una persona buona come te. -

Lo fisso, cercando di concentrarmi sul colore dorato dei suoi occhi per calmare il mio respiro.

Alla fine sospiro, accennando un piccolo sorriso.

-Spero per te che la tua famiglia non sia come la mia. Cioè, so che non hai fratelli o cugini, ma spero che i tuoi genitori non siano come i miei. Spero che tua madre ti crederebbe in casi simili. -

Stiles esita e per un attimo penso che cambierà discorso, come ogni volta che verte su di lui o sulla sua vita.

Per cui sono a dir poco sorpreso quando mi risponde.

-Mia mamma è morta quando ero piccolo.- mormora, la voce pacata e gli occhi solo leggermente tristi.

Ecco. Adesso se possibile mi sento ancora peggio.

-Oddio – mormoro mortificato, desiderando strozzarmi con le mie stesse mani – Oddio Stiles, mi dispiace tantissimo. So che è la frase più scontata e inutile da dire, ma davvero mi dispiace. Non ne avevo idea. -

Stiles ridacchia in maniera soffice, gli occhi che brillano affettuosi su di me. Mi circonda le guance ancora bagnate con le sue mani grandi e meravigliose e appoggia la fronte alla mia.

-Non potevi saperlo. E comunque è tutto okay. E' successo tanto tempo fa. Ormai fa male solo un po'. -

Appoggio le mie mani sulle sue, cercando di trasmettergli tutto quello che non riesco a dire a parole. Che mi dispiace. Che ci sono. Che non voglio che sia triste mai più e che non gli accada mai più nemmeno il più piccolo dei mali.

-E tuo padre? - mormoro dopo un po', sperando di non stare osando troppo.

E' la prima volta che Stiles si apre con me e non voglio assolutamente tirare troppo la corda e spaventarlo.

Sorprendentemente, Stiles si apre in un sorriso furbo.

-Oh, lui è fantastico, ma non penso che ti piacerebbe – davanti al mio sguardo perplesso inarca le sopracciglia – E' uno sceriffo. -

Oh mio Dio.

O forse è perché odio i western, quelli con lo sceriffo che va in giro a cavallo con la stella puntata al petto. Non sopporto quel cavolo di sceriffo, mi irrita e non so perché!

-Non intendevo questo! - esclamo, gonfiando offeso le guance quando Stiles scoppia a ridere di gusto.

E' bello sentirlo ridere, in realtà.

-Lo so, lo so – arriccia le labbra in un sorrisetto – Potrebbe addirittura piacerti. Niente baffi e niente cavallo. Solo la stella puntata al petto, ma per te la leverebbe, ne sono sicuro. -

Socchiudo gli occhi, anche se sto sorridendo.

-Stronzo.-

Stiles ride di nuovo, abbassandosi poi per lasciarmi un bacio sulle labbra imbronciate.

-Sei adorabile, ma mi scuso comunque. Non è carino da parte mia prenderti in giro. -

Scuoto la testa, poi sospiro.

-Ci conviene tornare di là. Ormai si chiederanno che fine abbiamo fatto. -

Stiles inarca le sopracciglia, facendo un passo indietro per poter guardarmi bene in faccia.

-Non siamo costretti a tornare di là, se non ti va – fa una piccola pausa -Anzi, non siamo proprio costretti a rimanere. -

Lo guardo, perplesso.

-Che vuoi dire? E' il compleanno di mia madre, non è che possiamo andarcene solo perché voglio strozzare Malia. -

Stiles scuote la testa, guardandomi seriamente negli occhi.

-Possiamo fare tutto quello che vuoi, Derek. E se vuoi restare per me va benissimo. Ma non sei obbligato, non dopo il modo in cui sei stato trattato. -

E' il mio turno di scuotere la testa.

Quest'uomo è meraviglioso.

Non penso di meritarmelo.

Mi sollevo sulla punta dei piedi e gli circondo le guance con le mani come ha fatto lui poco prima con me. Gli bacio teneramente le labbra, guardandolo negli occhi.

-Grazie. Per tutto. - mormoro e Stiles mi accarezza delicato la schiena con una mano, fissandomi con uno sguardo un po' incrinato.

-Grazie a te. - sussurra e non faccio in tempo a chiedergli per cosa mi stia ringraziando, che sentiamo la voce di mamma chiamarci dal salotto.

Sospiro e Stiles aggrotta appena la fronte, fissandomi.

-Sei sicuro di voler tornare di là? -

Annuisco, anche se non sono poi così convinto.

-Ma stammi vicino. - aggiungo precipitosamente, sentendomi immediatamente patetico.

Ma Stiles si limita a sorridermi, staccandosi da me solo per poter far scivolare la sua mano nella mia.

Me la stringe, e improvvisamente sento di avere la forza per affrontare venti Malia.

-Sono proprio qua. -

 

 

 

Quando torniamo in salotto, Cora e Laura sono già andate al piano di sopra a recuperare i cartelloni per giocare a Pictionary, e mi sento già un pochino meglio.

Se giochiamo forse Malia sarà troppo occupata a battermi come al solito per darmi il tormento.

-Tutto bene, Derek? Sei sparito per un sacco!- esclama proprio la fonte del mio malumore.

Le sorrido fasullo, sotto lo sguardo di disapprovazione di mia madre.

-E' colpa mia. Sono un tale chiacchierone. - interviene Stiles, in tono perfettamente impassibile, e non so se ridere per la totale assurdità di questa scusa, o baciarlo per il fatto che sta cercando di darmi una mano.

-Ehm. Sì, certo. - Malia sorride diplomatica e cala di nuovo un silenzio denso e spiacevole.

Eppure io sto benissimo, con il braccio di Stiles drappeggiato sulle spalle e i nostri fianchi che coincidono completamente.

Quando Stiles volta il viso per baciarmi distrattamente una tempia, sento lo sguardo di mio padre concentrarsi su di noi e mi preparo mentalmente per un altro esaurimento nervoso.

-E da quanto vi frequentate, voi ragazzi? - domanda, in un tono che vorrebbe essere disinvolto e invece sembra solo inquisitorio. Mia madre, la regina della discrezione, gli rivolge un'occhiataccia perfettamente notabile da tutti.

-Non penso da molto, non mi avevi detto che tu e Jordan vi eravate lasciati da poco, Derek? - domanda Malia, perfettamente non interpellata.

La odio, cazzo. E' ovvio che stia cercando di farmi passare per una sgualdrina.

Faccio per aprire la bocca, ma la richiudo quando mi rendo conto del modo in cui Stiles sta guardando Malia.

Porca puzzola.

Quello non è odio.

E' pura volontà omicida.

Le sorride, e giuro che è la cosa più inquietante e terrificante che io abbia mai visto.

-Malia, perché non mi parli di più della tua agenzia di viaggi? Ammetto che ne sono rimasto molto colpito prima. -

Malia si illumina tutta, come al solito immune agli sguardi d'odio, se conditi di qualche complimento.

-Oh, non c'è molto da dire. E' un'attività tutta mia, la gestisco da sei anni. Devo ammettere che è proprio bello essere il capo di se stessi, non so proprio come faccia Derek a prendere ordini da chiunque in quel suo piccolo ufficio. -

-In realtà prendo ordini solo da Chris. E l'ufficio è grande il triplo di questo salotto. - ribatto freddamente, ma Malia mi ignora con disinvoltura, continuando a rivolgersi a Stiles.

-Ho un sacco di dipendenti e l'attività va a gonfie vele, modestamente. -

Stiles annuisce con gentilezza, mostrandosi interessato.

-Sono davvero ammirato. Anche se... perdonami Malia, forse è solo un mio limite, ma proprio non capisco perché, se la tua attività va così bene come dici, hai rifiutato a Derek un posto nella tua azienda quando te lo chiese anni fa, dicendoti che era disperato e senza lavoro. -

Silenzio.

Totale silenzio.

Cazzo.

Non ci posso credere che lo abbia detto sul serio.

Non lo avevo mai detto a nessuno a parte Stiles, fino a questo esatto momento. Nemmeno Isaac e Jackson lo sanno, perché mi sentivo talmente tanto un fallimento che non ho avuto il coraggio di dirglielo.

Malia diventa di un brutto colore terreo e papà volta di scatto la testa verso di lei, l'espressione completamente mutata rispetto a quando lodava la sua piccola stella.

-Cosa? E' vero Malia? - chiede bruscamente, con quel tono arrabbiato che ci terrorizzava sempre da piccoli, e forse anche adesso – Non hai aiutato Derek quando te lo ha chiesto? -

-No! - strilla Malia, ancora rossa in viso – Cioè, non proprio! Non è andata esattamente così, zio! -

-A me sembrava fosse andata così. - mormora James fissandosi le ginocchia e, mio Dio, non ci posso credere che sta davvero cercando di uscire dalla sua sottomissione. D'un tratto provo un istintivo senso di simpatia verso di lui.

Malia lo fulmina, poi si rivolge disperata a mio padre.

-Volevo solo che Derek ce la facesse con le proprie forze, che capisse l'importanza del duro lavoro e di reggersi sulle proprie gambe! -

-Cavolate! - esclama mia mamma e penso che sia la prima volta in tutta la mia vita che la vedo arrabbiata con Malia – Tu non avresti nemmeno un'agenzia di viaggi senza l'aiuto economico che ti abbiamo dato tuo zio ed io all'inizio della tua attività, Malia, o te ne sei dimenticata? E dopo tutto quello che questa famiglia ha fatto per te, tu non hai aiutato Derek? -

A questo punto Malia si volta verso di me e ha il coraggio di tentare un sorriso mieloso.

Questa persona mi fa venire il voltastomaco.

-Derek, ci deve essere stato un fraintendimento, non è così? Forse non ti sei spiegato molto bene nella mail che mi hai mandato, se avessi saputo che avevi davvero bisogno di aiuto, di certo te lo avrei dato. -

Oh no. No.

Non ci deve nemmeno provare.

-Non c'è stato alcun fraintendimento – dico con freddezza, stringendo forte i pugni sulle cosce – Ti scrissi chiaramente che ero nei guai, che erano due mesi che Jackson pagava la mia parte di affitto, che non trovavo lavoro e che non volevo chiedere soldi a mamma e papà, non dopo che mi avevano pagato il college e la macchina. Ti ho chiesto di farmi lavorare con te e tu non mi hai nemmeno risposto e due giorni dopo mi hai fatto chiamare dalla tua segretaria per farmi dire che non assumevate nessuno al momento. -

-Che carognata! - esclama nonno Frank, che a quanto pare si è appena svegliato.

Malia pare sulla graticola, e non potete immaginare quanto la cosa mi dia una selvaggia soddisfazione al momento.

-Derek, devi capire che anche se siamo parenti gli affari sono affari e io non potevo proprio... -

-Cosa? - la interrompo con un sorriso sarcastico e feroce – Farmi lavorare con te un paio di mesi finché non mi fossi messo in sesto? Avanti Malia, ti avevo anche scritto che avrei accettato la paga minima, davvero non potevi assolutamente assumermi? L'agenzia è tua e puoi fare quello che vuoi, ma almeno abbi l'onestà di ammettere che non mi hai voluto assumere e mi hai lasciato nella merda, non accampare scuse per metterti in buona luce e far passare me come il fallito che non sapeva camminare sulle proprie gambe.-

Malia scuote la testa e a questo punto si rivolge a Stiles, implorante.

-Stiles, ti prego. Cerca di far ragionare Derek. Tu sei un piccolo imprenditore come me, sai bene quanto possa essere difficile gestire un'attività in proprio quando si è appena cominciato. Gli errori sono inevitabili. -

Stiles la fissa impassibile, ha lo stesso sguardo di Jackson quando si parla di creme per il corpo non di marca.

Disgusto puro.

-In realtà non penso di capire, Malia. Sono a capo della Sciles Corporation da quando ero un ragazzino, non ho fratelli o cugini, ma ti posso assicurare che non ho mai chiuso le porte in faccia a qualcuno che mi chiedeva aiuto. -

Malia impallidisce di colpo, mamma e papà si scambiano degli sguardi increduli e James solleva di scatto il volto.

-Sciles Corporation? - domanda, pieno di meraviglia – Lei è Stiles Stilinski? Il miliardario? -

Stiles si limita a un brusco cenno del capo, mamma sibila in tono perfettamente udibile a mio padre “non posso credere di aver servito polpettone scongelato a un miliardario, che figura!” e nonno Frank dichiara in tono spassionato di amare le barrette che Stiles produce.

-Derek – comincia Malia in tono basso e urgente, ma non riesco nemmeno a guardarla – Davvero, mi dispiace. -

-Non penso che le tue scuse siano sincere e comunque sono in ritardo di almeno quattro anni. - ribatto gelido.

Odio il fatto di avere la gola serrata e gli occhi che bruciano.

Perché faccio parte di quelle persone che quando si arrabbiano piangono?

-Non volevo ferirti, io... -

-Tu non mi hai ferito! - esclamo guardandola dritto negli occhi – Mi hai umiliato, che è diverso. Ma in fondo lo fai da quando sei venuta ad abitare qui. E pensare che io ti ammiravo così tanto e volevo solo il tuo affetto, ma tu non hai fatto altro che mettermi in cattiva luce e togliermi l'affetto della mia famiglia. -

-Derek – mormora mamma, guardandomi sconvolta – Questo non è vero. Noi... nessuno potrebbe mai toglierti il nostro affetto. - dice impacciata e lo so che nella nostra famiglia nessuno ha mai brillato particolarmente per la capacità di esternare sentimenti, ma dopo tutto quello che ho passato, le sue parole non sono nemmeno lontanamente sufficienti per farmi credere che davvero mi vogliono bene.

Tiro su con il naso e mi sento davvero a un passo dallo crollare.

Non posso restare qui.

Mi alzo in piedi con difficoltà, perché mi tremano le gambe. Piego un pochino il viso per incrociare gli occhi seri e preoccupati di Stiles.

-Possiamo andare via? - sussurro, implorante.

Stiles non mi lascia nemmeno finire la frase che è già scattato in piedi, efficiente, le chiavi della jeep già strette tra le dita.

-Certo. -

-Derek! Non puoi andare via durante la festa di tua madre! - esclama mio padre e fa per alzarsi in piedi, ma Stiles lo blocca con un gesto gentile ma assolutamente deciso del braccio, mentre l'altro va a circondarmi con forza la parte bassa della schiena.

-Con tutto il rispetto, signor Hale, ma non credo che Derek abbia molta voglia di restare - mi lancia uno sguardo, ma io tengo gli occhi bassi, cercando di controllare il respiro e di non scoppiare a piangere – Quindi ce ne andiamo. Ci dispiace perdere la brace di domani, ma non possiamo proprio più restare a questo punto. Grazie per la cena e porgete le nostre scuse a Laura e Cora – fa una piccolissima pausa - Mi sarebbe piaciuto imparare a giocare a Pictionary. –

Quest'uomo è troppo prezioso per essere vero.

Stiles lancia uno sguardo a nonno Frank, che è di nuovo caduto addormentato.

– E salutate nonno Frank, quando si sarà svegliato. -

Nessuno ha il coraggio di replicare e Stiles annuisce soddisfatto.

Mi guida con dolcezza verso la porta, senza lasciare mai per un secondo la presa su di me. Non so nemmeno in che modo mi sono ritrovato nella jeep, con le cinture allacciate e le mani di Stiles che mi circondano gentilmente le guance e la sua voce preoccupata che mi chiama.

-Derek? Dimmi solo dove vuoi andare, okay? Penso io a tutto, ma tu dimmi cosa vuoi che faccia, piccolo. Vuoi tornare a New York? -

Sbatto le ciglia rapidamente per scacciare le lacrime e mettere a fuoco il suo viso ansioso. Strizzo gli occhi per poter leggere l'ora sull'orologio di Stiles.

Sono le dieci, non arriveremo mai a New York a un'ora decente.

-No – mormoro quindi con voce roca, tornando a guardarlo – No, voglio solo andarmene da qui, non mi importa dove. -

Stiles annuisce, sporgendosi a baciarmi con dolcezza le labbra.

-Va bene. Vediamo di trovare un posto per la notte allora, sei d'accordo? -

Annuisco piano e quando Stiles mi sorride, è come se un po' della rabbia e della tristezza svanisse per puro miracolo.

Mi sento al sicuro ed è sorprendentemente facile ricambiare il sorriso di Stiles.

 

 

 

ANGOLINO

 

Ciao a tutti <3

Come al solito grazie per il supporto a questa trashata <3

Un grazie speciale alle mie cicce, vi amo <3

Allora... siamo sempre più vicini alla scena clou (a buon intenditore poche parole).

Stiles troverà l'oro di Derek? ( mi sto vergognando tantissimo solo a scriverlo!)

Lo scopriremo venerdì prossimo <3

Un bacione,

Fede <3

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: fefi97