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Autore: Axel Knaves    20/04/2019    1 recensioni
La vita di Laila Black non è mai andata come voleva, neanche nel momento peggiore.
Quando sembra che la sua vita sia arrivata alla fine, incontra Jason Todd.
Lui le chiede una semplice cosa: 12 ore della sua vita.
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Contenuti delicati. Pubblicata anche su Wattpad con il mio account Axel_Knaves
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damian Wayne, Dick Grayson, Jason Todd, Nuovo personaggio, Tim Drake
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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~ Malintesi ~

 

JASON’S POV

Se c’era un giorno sempre no nella mia vita, era l’anniversario della mia morte.
Era un giorno che mi portava sempre troppi ricordi e troppo poco alcol. Era un giorno in cui era meglio starmi a cinque braccia di distanza e a bocca chiusa.
Laila Black era stata la prima vera eccezione a quella regola. Forse era stato il fatto che odiavo vedere dei civili morire o forse erano stati gli occhi della donna molto simili ai miei; qualunque fosse il motivo quella mattina avevo salvato una vita, decidendo di avere compagnia nel giorno peggiore dell’anno.
Ed ora era proprio quella compagnia a trattenermi dall’uccidere gli scavezzacolli di Joker. Asciugandomi la fronte con il dorso della mano, non potei fare a meno di sorridere a vedere tutti quei criminali a terra agonizzanti. Se non fosse stato per le due iridi femminili, state fisse sulla mia schiena, dall’alto del palazzo, per tutto il tempo li avrei sicuramente uccisi.
Eppure qualcosa dentro di me aveva fermato tutti quegli istinti, non volendo mostrare quel lato di me a Laila. E già così il mio cervello non poteva non chiedersi se il mio lato violento l’avesse spaventata per sempre.
Guardando verso l’alto non vidi più la forma della donna affacciato ma potevo tranquillamente sentire la sua voce e quella di Dick. Una punta di gelosia mi nacque dentro all’idea di mio “fratello” provarci con Laila. Se solo ci avesse provato avrebbe provato l'ebbrezza del volo. Dal tetto di un grattacielo. Dopo averlo spinto giù.
Scuotendo la testa, cercando di convincermi che Dick non fosse così stupido - okay lo era e lo sapevamo tutti in famiglia - mi issai sulle scale antincendio dell’edificio e iniziai la scalata per raggiungerli.
«… Ovvio che Jason sia Cappuccio Rosso?» Stava chiedendo Laila, gesticolando con le mani per aria, mentre finalmente mi issavo al di là del parapetto. Jason Junior era appoggiato su un muretto di fianco a loro. «Quanti vigilanti hai visto andare in giro con una giacca di pelle? E non provare a rispondere Superboy, potrei darti un pugno in faccia».
«Okay, okay», le rispose Dick, mettendo distanza tra lui e Laila. «Non posso controbattere su questo punto; ma Superboy indossava un chiodo».
Le mani di Laila ricaddero lungo i suoi fianchi e potei tranquillamente immaginare l’espressione della donna in quel momento.
«Ma sei stupido o lo fai? No spiegami, ti supplico». Chiese con tono rassegnato. Scoppiai a ridere alla scena, attirando l’attenzione dei due adulti.
«E tu cosa ridi?» Abbaiò la mora nella mia direzione. «Se parliamo di stupidi tu sei il primo della lista!» Aggiunse e iniziò ad avvicinarsi a passo di marcia.
La risata mi morì in gola a vedere la sua espressione scocciata. Okay. Cosa avevo? Cosa avevo fatto per farla arrabbiare così? Era vero non le avevo detto la mia seconda identità, ma quello non si poteva contare come una colpa. Per il resto mi sembrava di non aver fatto nulla di così drastico.
Laila mi piantò un indice nel petto guardandomi negli occhi. I suoi sembravano due incendi.
«Pensi che essere Cappuccio Rosso ti dia il diritto di farmi volare via con Nightwing, per tenermi al sicuro?» Mi chiese. Ad ogni parola il suo indice colpiva il mio petto. «Sai che infarto mi hai fatto prendere? Sai quanto ero spaventata e preoccupata? Ho pensato che stessi per morire!»
Cercai di rimanere immobile, falla sfogare, ma alla vista delle sue lacrime non riuscì a trattenere l’insano istinto di consolarla e farla sentire al sicuro. Le presi il volto tra le mani e le asciugai le strisce umide sulle sue guance prima di stringerla al mio petto.
Laila mi abbracciò a sua volta e per i minuti seguenti rimanemmo in quella posizione mentre la donna continuava a piangere sulla mia spalla.
Quando si staccò, i suoi occhi rossi e paffuti mi fecero nascere un piccolo sorriso in volto. Come era possibile avere così tanti e intensi sentimenti per qualcuno appena conosciuto?
«Meglio?» Le chiese accarezzandole i capelli.
Lei annuì e tirò su con il naso.
«Il labbro fa male?»
La sua risposta arrivò quando issai di dolore nel momento esatto in cui il suo dito arrivò in contatto con il mio labbro aperto. Ah, ecco cos’era quella strana sensazione di bruciore al labbro: era decisamente spaccato.
«Ho subito di peggio». La tranquillizzai ma lei sbuffò irritata.
«Non è una risposta che tranquillizza quella». Mi fece notare lei e sogghignai quando la vidi comunque tranquillizzarsi.
«Whoa», disse la voce di Tim ed alzando appena gli occhi vidi il ragazzo atterrare sul tetto nei panni di Red Robin; dietro di lui Damian nei panni di Robin. «C’era una rimpatriata e nessuno ci ha avvisato?»
Alzai gli occhi al cielo.
Perfetto! Proprio quello che mancava!
«Una faccia nuova». Aggiunse Tim appena vide Laila, la quale si era girata per guardare i nuovi arrivati. Potei tranquillamente vedere i suoi occhi scivolare fuori dalle orbite da quanto erano spalancati. «Piacere Red Robin».
Laila aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di trovare di nuovo la voce: «Laila Black».
«Un’altra conquista Jason?» Chiese impudentemente Damian. La mia mascella si irrigidì insieme a Laila. Oh no! No, no, no, no! NO!
«Robin taci!» Gli sibilai minaccioso, cercando di fermare tutto quello che stava avvenendo. Notai anche Dick e Tim paralizzati, mentre il corpo di Laila aveva iniziato a tremare leggermente.
«Quale numero è questa settimana? La quinta? Settima? È così difficile tenerne il conto». Non si fermò l’adolescente. L’istinto di massacrarlo di pugni era tanto, ma le spalle tremanti della donna erano la cosa che mi preoccupavano di più.
Sapevo già fin da quella mattina come l’autostima della donna non fosse delle migliori e dopo aver sentito cosa avevano fatto i suoi genitori e il suo ex ragazzo comprendevo la totale assenza di fiducia negli altri. Avevo un’immensa paura di comprendere quanto le parole di Damian avessero colpito nel profondo la donna.
«Laila...» Cercai di richiamare la sua attenzione ma appena la mia mano si fu appoggiata sulla sua spalla, lei si ritrasse con un movimento violento.
«NON MI TOCCARE!» Urlò senza neanche girarsi. Rimasi impietrito, il fiato bloccato in gola.
«Quindi sono solo una di tante?» Chiese con tono strozzato e riuscì ad assaporare le lacrime nel suo tono, aprii la bocca per negare ma lei non me ne diede il tempo. «C’è qualche cosa di vero di tutto quello che abbiamo fatto oggi?»
«Laila...» Cercai di parlare ma mi interruppe ancora.
«Lo sapevo», disse in tono flebile, «era troppo bello per essere vero».
Non fui abbastanza veloce: Laila partì in una corsa fulminea verso la porta delle scale e in un attimo era sparita per la tromba delle scale.
«LAILA!» Urlai ma ormai non c’era più nulle da fare.
Ci furono alcuni attimi di silenzio prima che il mio corpo decidesse di fiondarsi su Damian per rompergli le ginocchia. Fortunatamente Dick si mise in mezzo, trattenendomi.
«Jason!» Esclamò il circense, cercando di calmarmi. Purtroppo c’era solo rosso nel mio campo visivo.
«Brutto figlio del demonio!» Urlai contro al ragazzino. «È colpa tua, solo colpa tua! Non ti rendi neanche conto del danno che hai fatto! Se le succede qualcosa è solo colpa tua!»
Notai come Damian si irrigidì al mio tono di voce elevato e cercò di farsi piccolo, come per sparire. Sapevo come gli desse fastidio quando le persone urlavano, come gli facesse affiorare alcuni traumi passati, ma in quel momento non me ne importava. Il mio unico pensiero era Laila.
Fu Tim a far calmare tutti.
«Cosa ci facevi, oggi, con Laila?» Chiese con tono sospettoso. In un attimo mi bloccai, la mia sete di sangue per il piccolo Wayne dimenticata; Dick sospirò sollevato.
«La conosci?» Chiesi voltandomi verso l’uomo vestito di rosso, forse con una punta di gelosia di troppo nella voce.
«Ci ho parlato un paio di volte durante una pausa caffè», spiegò lui calmando la mia gelosia, «lavora alla Wayne Enterprises… Anche se ammetto di non averla vista nelle ultime settimane».
«È stata licenziata». Spiegai con tono duro, togliendomi di dosso le mani di Dick.
«Come prego?»
«È dovuta rimanere in ospedale per un paio di settimane, a causa dell’aborto spontaneo subito», risposi e notai come tutti i presenti si trovassero a disagio all’argomento. «Il suo capo l’ha licenziata mentre era ancora in ospedale, via telefono».
Tim, senza dire una parola, tirò fuori da una tasca un cellulare e iniziò a premere lo schermo in modo violento. Ero certo di non essere l’unico a pensare che l’ex capo di Laila stava per trovarsi non solo senza lavoro, ma anche senza più una reputazione sul campo lavorativo.
«Dove l’hai incontrata, comunque?» Chiese allora Dick. «Sappiamo quanto questo giorno sia particolare per te, è quasi impossibile pensare che tu abbia deciso di passarlo con lei così, tanto per».
Sospirai. Se solo Dick avesse saputo come io stesso non avessi ancora una risposta a quella domanda.
C’era stato qualcosa negli occhi di Laila. Qualcosa che mi aveva urlato di tenerla con me, stretta, proteggerla, farla sentire una dea, anche nel giorno peggiore dell’anno.
«L’ho fermata dal gettarsi giù da un grattacielo». Risposi con tono dolorante. A pensare a quella mattina, dopo aver conosciuto la donna faceva male. Come poteva un’anima così viva essere stata spinta a provare una cosa così orrenda. «E quando mi ha chiesto cosa volevo dalla sua vita, le ho risposto: “Dodici ore”. Stavo cercando di farle vedere cosa c’era ancora di buono in questo mondo. Stavo cercando un motivo per farla restare. Non volevo che qualcuno morisse proprio oggi, sotto i miei occhi».
Ci furono un paio di minuti di silenzio in cui gli altri tre presenti dovettero elaborare le informazioni appena ricevute. Nel mentre mi avvicinai a Jason Junior, ormai dimenticato.
Lo guardai e non potei fare a meno di pensare a Laila e a tutto quello che era successo in quelle poche ore. Avevo cercato di darle un qualsiasi motivo per rimanere con i vivi; in un modo strano volevo ora essere io il motivo per cui avrebbe deciso di continuare a vivere.
«Pensate...» Interruppe il silenzio Damian con voce strozzata. «Pensate che potrebbe provarci di nuovo dopo ciò che ho detto?»
Mi si sbarrarono gli occhi.  Oh no!
Rivissi il momento della fuga di Laila nella mia mente e una sensazione alla base dello stomaco mi disse che Damian, per una volta, aveva ragione.
«Merda!» Esclamai prima di correre verso il cornicione e gettarmi all’inseguimento di un donna che poteva essere ovunque.

   
 
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