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Autore: kibachan    20/04/2019    1 recensioni
raccolta di flash-fic ambientata a cavallo tra infinity war e endgame. Immaginando una possibilità di riportare in vita i caduti dello schiocco di dita, vari personaggi affrontano in modo diverso il giorno prima della missione. Aggiornerò una volta ogni due giorni circa.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Rocket Racoon, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 4

 

Happy raggiunse a fatica il portone d'ingresso del palazzone popolare, scavalcando cumuli di immondizia e un uomo che si era addormentato proprio sull'uscio. Aveva provato a convincerla in tutti i modi in quei mesi ad abbandonare quel tugurio, ma lei non aveva voluto saperne.
Raggiunse il settimo piano senza ascensore ormai con una certa agilità, nonostante i sacchetti colmi della spesa tra le braccia. Aveva fatto quelle scale quasi ogni giorno nell'ultimo anno, ormai era allenato.
Giunto davanti al civico 712 agguantò alla meglio le chiavi dalla tasca sul retro dei calzoni ed entrò nell'appartamento. Alzò gli occhi al cielo quando poco oltre la soglia i suoi piedi calciarono alcune lattine di birra vuote abbandonate sul pavimento.
Alle solite.
Cominciava a credere che il tipo dello spaccio all'angolo ormai le facesse credito, non era possibile nella sua situazione riuscire a permettersi tutto quell'alcol.
"May!" la chiamò a voce alta "May sono io! Ci sei?" chiese dato che la stanza era in penombra.
Un brontolio proveniente dalla stanza da letto gli rispose di sì. Poggiò le buste della spesa sul tavolo, alzò le serrande e spalancò le finestre agitando le mani in aria per convincere l'odore di chiuso a sloggiare. Poi corse a rovesciare il rimanente contenuto di una bottiglia di quello che più che rum sembrava acido antigelo nel lavandino della cucina.
"sei venuto a dare una pulita?" la voce sardonica della donna lo fece voltare. Sulla soglia della camera da letto May Parker, in pigiama e lattina di birra alla mano, gli fece un cenno di saluto con la spalla poggiata alla porta. Happy sbuffò forte aria dal naso e dalla bocca in segno di disapprovazione
"questa robetta l'hai bevuta prima della birra?" le disse sollevando la bottiglia di rum/antigelo "quante volte ti devo dire di non salire e scendere di gradazione???" La donna sbuffò a sua volta "ed io che ero felice di vederti..." commentò ironica andandosi a sedere accanto al tavolo.
Happy le sfilò delicatamente la lattina di mano e analizzò critico le borse sotto gli occhi di May. Non poteva andare avanti così "ti preparo il caffè" le disse in tono asciutto, che non ammetteva repliche.

Era sfibrante vedere una donna come lei ridotta in quel modo, ma d'altra parte all'inizio non era riuscito a biasimarla. Quando aveva saputo della morte di Peter aveva dato di matto. Aveva quasi aggredito il signor Stark, aveva pianto per giorni, domandandosi perchè non fosse toccato a lei. Poi un giorno aveva scoperto che se beveva riusciva almeno a dormire, lei che non aveva mai avvicinato una goccia d'alcol in vita sua, e da allora non era più riuscita a fermarsi.
Happy non sapeva come mai, nonostante tutte le persone care che avesse perso, non era riuscito a concentrarsi sul suo dolore, ma si era invece lanciato nella disperata crociata di salvare lei. Forse perchè gli dispiaceva così tanto; forse perchè si era affezionato da morire a Peter in quel poco tempo che lo aveva conosciuto, che poteva solo immaginare quanto lei stesse soffrendo; forse per non pensare al proprio di dolore. Fatto sta che aveva cominciato ad andare da lei ogni giorno per controllare che non si fosse suicidata e che mangiasse, fino a che lei quasi con indifferenza non le aveva perfino dato le chiavi di casa sua.

Le poggiò davanti la tazza fumante e, dopo aver riposto nel frigo la spesa, si sedette di fianco a lei. "non sei uscita per niente oggi?" le disse dolcemente "perchè dovrei..." fu l'amara risposta "il lavoro non ce l'ho più ormai" "non sarebbe ora di trovarsene uno nuovo?" insistette lui. Non osava dirle che il signor Stark si era offerto di aiutarla a trovarne uno. Sapeva che non voleva neanche sentirlo nominare.

Happy perchè fai tutto questo me eh?" le rispose lei invece con un'altra domanda "davvero, me lo sono chiesta varie volte... cos'è? ti senti in colpa? Non devi... se ho capito bene, anche se Peter non fosse mai diventato Spiderman, non sarebbe cambiato nulla, dovunque si fosse trovato lui sarebbe comunque...." non riuscì a finire, il labbro prese a tremarle in maniera incontrollata e le pupille le si dilatarono dallo sforzo di trattenere le lacrime, così si tuffò sulla tazza di caffè e bevve una lunga sorsata bruciandosi lingua ed esofago... ma bene così, almeno il dolore fisico le aveva temporaneamente cacciato via il brutto pensiero dalla testa. Happy sospirò passandosi una mano sugli occhi "non è così..." sussurrò "o forse lo era in principio ma poi..." confessò "May, io vorrei davvero che tu riuscissi in qualche modo a superarla e a riprenderti" le disse "lo vorrei per te. Dico sul serio" aggiunse, azzardandosi poi ad allungare una mano per spostare i capelli da davanti al viso.
"sai è buffo" sorrise a questo punto May, apparentemente ignorando le sue parole "ho sempre pensato che io e Ben avessimo salvato Peter, accettando di occuparcene anche se eravamo molto giovani" spiegò "che sciocca... non mi ero mai accorta che invece era stato lui a salvare me" disse con la voce che le si incrinava sul finale "che era stato lui a dare alla mia vita un senso" ora piangeva "perchè io ora senza di lui, della mia vita non so proprio che fare!" May si concesse un minuto per piangere, mentre l'uomo si allungava dalla sedia per abbracciarla, anche se in modo goffo, ma fu solo un minuto, poi con un rumoroso respiro si staccò da lui e guardando in alto si asciugò rapidamente il viso "oddio, non sei certo venuto qui per sentirmi piangere" borbottò passandosi ancora freneticamente una mano sotto gli occhi e tornando a stringere con l'altra la tazza di caffè. Happy sospirò "sono venuto qui per qualsiasi motivo tu abbia bisogno di me" lei gli concesse un piccolo sorriso forzato e si alzò in piedi "grazie, davvero, ma mi hai già fatto la spesa e riordinato la stanza, hai fatto già tanto!" gli disse convinta, andando poi a svuotare il caffè nel lavandino.
L'uomo sospirò ancora nel vederglielo fare. Niente. Non c'era verso di tirarla fuori da quel baratro. Perchè lei stessa non aveva alcuna volontà di uscirne. Si alzò a sua volta e si gettò la giacca su una spalla facendo poi alcuni passi verso la porta.
In realtà era venuto lì anche per un altro motivo. Voleva dirle che gli Avengers avevano elaborato un folle piano che, non aveva idea di come, avrebbe potuto riavvolgere il tempo, cambiare le cose.... forse.... farlo tornare.
Ma per come stava May quel giorno non gli parve saggio darle false speranze. Il signor Stark gli aveva detto che le probabilità di riuscita erano vicine allo zero, tante le variabili che c'erano in gioco.
Lei non avrebbe sopportato altro dolore.

Solo sulla soglia della porta, una volta già girata la maniglia si voltò a guardarla, così piccola e smagrita, così distrutta, ma nonostante tutto così bella.
"May" la chiamò "se domani mattina dovessimo svegliarci in un mondo diverso, ti inviterò ad uscire formalmente, promesso" le disse.
Lei non capì e lui non disse altro. Le sorrise e uscì.

  
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