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Autore: piccolo_uragano_    21/04/2019    2 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A Nicole, 
perchè sei tu 
il vero piccolo uragano. 


Martha indossava un mantello scuro e teneva i capelli raccolti all’indietro, risultando insolitamente cupa e somigliante a Rosalie ed Aaron. Le occhiaie le segnavano il viso e sembrava non sorridere da settimane. I mesi che erano passati sembravano essere rimasti lì, sul suo viso, come un promemoria. Camminava svelta, a testa alta, verso l’ingresso di Villa Conchiglia.
Robert la guardava dalla finestra, con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo malinconico ma affettuoso, non riuscendo a non pensare che l’immagine di sua madre stonasse con la scogliera ed il mare dietro di lei. Sembrava un quadro, uno di quelli che lui ci avrebbe messo un po’ a capire, senza riuscire a dare un vero significato a quel contrasto di colori.
Sirius, dietro di lei, non sembrava così stanco: d’altronde, pensò Robert, i Black sono bravissimi a rendere la stanchezza parte del loro fascino e della loro classe.
Robert non riusciva a leggere il labiale, ma era chiaro che, come sempre, Sirius stesse cercando di giustificarsi in ogni modo per una cosa che aveva fatto senza riflettere. Non poté fare a meno di sorridere e scuotere la testa, guardandoli e pensando a tutte le cose che avevano affrontato e stavano affrontando insieme.
Hermione posò la testa sulla sua spalla, abbracciandolo da dietro.
Lui chiuse gli occhi, come per assaporare il momento.
«Harry è tornato» comunicò lei con tono calmo, posando il mento sulla sua spalla per poter guardare dove stava guardando lui.
«Spero sia pronto a ricevere una bella ramanzina»
Hermione sorrise, stringendo Robert più forte a sé. «Tutto questo finirà presto» sussurrò, più per lei che per lui.
Lui si voltò, senza sciogliere l’abbraccio, per poterla stringere meglio, le accarezzò la testa e si prese qualche secondo per riempirsi le narici del suo profumo. «Tutto questo finirà presto» ripeté, per rassicurarla.
Sirius aprì la pesante porta di legno di Villa Conchiglia con aria davvero stanca, ma non riuscì a non sorridere nel vedere quei due ragazzi abbracciati e pieni di speranza.
«Mi avete fatto arrivare fino alla Cornovaglia per vedere questo
Robert sorrise. «Ciao, papà»
«Ciao, pulce, è bello vederti, di tanto in tanto»
Robert alzò gli occhi al cielo, raccogliendo la provocazione, mentre anche Martha varcava la soglia di casa. «Robert? Hermione?»
Hermione sorrise a Martha e non poté fare a meno di rispondere alla domanda che Martha aveva paura di dire ad alta voce. «Harry è di là, sta arrivando. Sono … successe delle cose»
Martha annuì, senza cercare di nascondere il sospiro di sollievo all’idea che Harry stesse bene.
E, mentre Sirius le sfilava il mantello con un gesto dolce, Harry scese le scale di corsa, e, vedendo quel gesto di puro affetto e cura, mostrò loro istintivamente uno dei più bei sorrisi che avesse fatto negli ultimi mesi. Il sorriso fu riflesso nel viso di Martha, che allargò le braccia e lasciò che Harry vi si tuffasse,seppur ormai fosse alto quanto lei. Sirius, accanto a loro, si limitò a scompigliare i capelli del ragazzo e a sorridere tanto quanto loro: qualsiasi cosa fosse successa, era lì e stava bene.
E, alla fine, era questa la cosa importante.

Martha tirò un lungo sospiro, seduta su una vecchia poltrona.
«Sei arrabbiata?» domandò Harry, con un filo di voce.
«Se fossi arrabbiata, cambierebbe qualcosa?»
Sirius, seduto sul bracciolo della stessa poltrona, scosse la testa. «Hai agito bene, ragazzo. In ogni momento. Hai agito come avremmo fatto io e James. E sei qui, tutto intero, che francamente è la sola cosa che mi importi»
«E poi, sinceramente, non saprei da che parte cominciare per arrabbiarmi» specificò Martha. «Infiltrarsi al Ministero con un po’ di Polisucco? Robert me lo aveva raccontato, e ho già strillato abbastanza quel giorno per ricominciare oggi. Farsi venire i tarli perché pensi che Silente non ti avesse a cuore? È una stupidaggine, e lo sai, lo sai bene. E ci sono davvero tante, tante cose che devi ancora scoprire e imparare su di lui, ma credo che questo faccia parte di … beh, di essere Albus Silente. E, fidati, non ha senso odiarlo o arrabbiarsi con lui o mettere in dubbio il fatto che ti avesse a cuore: sprecheresti il tuo tempo e lei tue energie» Martha si prese qualche secondo per osservare il ragazzo e cercare di comporre frasi di senso compiuto.
Poi, d’improvviso, s’incupì, ma non smise mai di guardarlo dritto negli occhi. «Per quanto riguarda Godric’s Hollow, io … ti ho adottato ormai sei anni fa e non ti ci ho mai portato. Lo so. Ma non è un posto in cui mi piace andare, quel cimitero. E neanche la casa. E ho voluto io che restasse così com’era, e ho firmato io per il monumento. Ma non ci torno quasi mai. E ti chiedo scusa per non aver pensato che sarebbe stato giusto portarti, prenderti la mano e portarti lì, a mostrarti quel pezzo di te, di me, e della nostra famiglia. Ma, vedi, Lily e James non sono quella lapide o quella casa vuota: sono ben altro. E non hai bisogno di quel posto per vederli o averli accanto a te, fidati»
«Io … c’è una cosa che volevo chiederti, a proposito»
Martha si lasciò cadere sullo schienale della poltrona e gli fece segno di procere.
«Perché quella frase, sulla lapide?»
Lei sorrise. «L’ha scelta Rose, lei … ha detto che quella frase aveva a che fare con un discorso che avevano fatto lei e James quando sono morti Charlus e Dorea, credo avesse a che fare con il morire a testa alta, era un discorso che loro facevano spesso, e sinceramente credo che questa sia una cosa su cui riflettere molto, per capire le loro personalità»
Dannati orgogliosi.
Forse era per questo che loro erano morti, pensò.
Perché avevano capito come morire a testa alta e sconfiggere la morte, uscirne vincenti, sempre e comunque.
«E per quanto riguarda quello che è successo a Villa Malfoy, beh … solo io posso capire quello che Hermione ha provato»
Hermione le fece un cenno con il capo, mentre Robert baciò delicatamente i capelli della ragazza e la strinse più forte accanto a sé.
«E mi dispiace, davvero. È una cosa che farà parte di te per sempre, ma con il tempo imparerai che ci sono cose ben peggiori con cui convivere»
Ci fu un momento di silenzio, così Martha aggiunse: «E poi sapevo che il giovane Draco è troppo innamorato di tua sorella per farti del male»
«Non-»
«Puoi dirmi quello che vuoi, Robert Black: ma è fin troppo evidente» lo bloccò immediatamente sua madre.
Sirius, nello stesso istante, scoppiò a ridere e si coprì il viso con un mano.
«Peter … si è strozzato … da solo!» si alzò dalla poltrona per iniziare a camminare per il piccolo salotto, senza smettere di ridere. «Scusatemi, ragazzi, scusatemi davvero …»
La famosa risata di Sirius invase il piccolo salotto di Villa Conchiglia.
«Peter Minus … la mano … da solo
Robert alzò le sopracciglia e trattenne le risate, mentre Harry sembrava non capire perché Sirius stesse reagendo in quel modo, e Martha lo guardava dissentita. «Sirius, tesoro, non credo sia il momento di …»
«Certo che non è il momento, ma … Peter si è strozzato da solo perché la mano lo ha punito
Sirius aveva ormai le lacrime agli occhi quando anche gli altri abitanti del salotto iniziarono a ridere con lui. Martha si nascose il viso dietro la mano, Harry si sfilò gli occhiali, mentre Ron si metteva una mano sulla pancia ridendo ad occhi chiusi. Quando Bill rientrò in salotto, dalle scale che portavano alle camere, non poté fare a meno di guardarli e sorridere.
«Beh, l’hanno presa bene, alla fine»
«Peter … si è strozzato! Da solo, Bill, si è strozzato da solo
Bill osservò Sirius ridotto in quelle condizioni e gli batté una pacca sulla spalla. «Dopo aver passato anni a dormire con Ron!»
L’ilarità sfiorò il limite dell’epico: sembrava che anche le foto e il paesaggio attorno stessero ridendo. E forse, di nuovo, era questa una delle poche cose importanti.

«Sei sicura di non essere arrabbiata?»
Martha annuì, mentre guardava fuori dalla finestra con una tazza di tè caldo.
«Credo che tu stia agendo in maniera esemplare, Harry» ammise poi, perdendosi a guardarlo. «Forse non te lo dico abbastanza, ma sono convinta che tu sia coraggioso e astuto, e non ci sono qualità migliori per affrontare una situazione come la tua e come la nostra»
Harry abbassò lo sguardo, con aria colpevole. «Ma … ho sbagliato. E Dobby è morto, e prima di lui Malocchio, ed Edvige, e …» esitò, cercando conforto negli occhi della donna.
Martha accennò un sorriso. «Rose ti prenderebbe a calci solo per averti sentito dire una cosa del genere»
«Nicole non se la ricorderà, e Gabriel …»
«Nicole e Gabriel sono al sicuro, e non sono sicuramente tra le cose di cui ti devi preoccupare in questo momento» tagliò corto lei, con tono serio. «Rose ti direbbe che sei un essere umano, e commettere errori e distrazioni fa parte del pacchetto. Ne ha commessi anche lei, moltissimi. E Nicole e Gabriel ne commetteranno altrettanti, così come te e i tuoi fratelli: non ho voglia di questionare su questo»
«Siamo in una situazione in cui commettere errori non è concesso»
«Siamo in una situazione in cui è più difficile rimediare, ma ci sei riuscito alla grande: è questo che conta, ed è per questo che non sono arrabbiata»
«Neanche un pochino?»
Martha scosse la testa con aria serena. «Sono molte, molte altre le cose per cui mi arrabbio» Gli accarezzò i capelli, cercando inutilmente di pettinarli, per poi passare il pollice sulla cicatrice fredda. «Giuro che quando te l’ho medicata la prima volta non avrei mai neanche immaginato che avrebbe portato così tanti guai»
«Me l’hai medicata?»
Martha annuì con convinzione. «Quella dannata notte di Halloween, ti ho trovato nel tuo lettino con la fronte piena di sangue e il viso pieno di lacrime,e  il pigiama che ti aveva regalato mia madre. Mi hai riconosciuta e ti sei sporto verso di me, ti ho preso in braccio, e ti ho pulito dal sangue e dalle lacrime. Poi ti ho stretto forte e … ho voltato le spalle a tua madre, chiudendo la porta.» scosse la testa e tornò a guardare il mare. «Non è una cosa di cui mi pento. È, semplicemente, una sensazione che non augurerei mai a nessuno.»
Martha non aveva mai raccontato a nessuno come fossero andare davvero le cose in quella stanza. Guardando Harry, in quel momento, pensò che forse un giorno glielo avrebbe detto: si sarebbero seduti nel loro salotto e lei avrebbe raccontato di aver trovato in quella stanza Severus Piton che stringeva il corpo di Lily mentre piangeva disperato. E forse lui a quel punto avrebbe davvero capito che errare è umano, e che tutti sono umani.

Kayla era seduta a gambe incrociate, come una bambina, ai piedi di una poltrona occupata da Ginny, troppo intenta a discutere con Neville e Seamus per notare che la giovane Serpeverde avesse chiuso gli occhi e si fosse addormentata ormai da qualche minuto.
Le cose stavano diventando estremamente difficili: opporsi alle ingiustizie e alle torture era così difficile e pericolo che non potevano più permettersi di girare da soli, e, soprattutto, avevano deciso che Kayla non avrebbe più dormito nei sotterranei.
La verità era che dormivano tutti troppo poco: cercare di capire come agire, come difendersi, come non mancare mai alle lezioni e come rimanere abbastanza nascosti da poter agire liberamente, era fin troppo impegnativo. Non facevano grandi cose, contro Piton e i Mangiamorte o i Dissennatori di guardia, ma abbastanza da non sentirsi di rimanere con le mani in mano e lasciare che Voldemort avesse così tanto potere anche all’interno della scuola. Un paio di volte erano riusciti a far Lievitare e Sparire le bacchette dei Carrow e di Piton, o a Disarmare qualche Serpeverde bullo senza farsi mai vedere. Spesso aveva provato a sabotare le lezioni dei Carrow, ma i loro uffici avevano incantesimi troppo complicati sulle porte, e allora avevano iniziato ad avvelenare i loro cibi così non potessero fare lezione per qualche giorno consecutivo.
Nessuno di quei gesti era passato inosservato, ma solo poche volte erano stati puniti: Neville aveva costantemente un occhio nero, e Kayla era livida su tutto il lato sinistro del corpo per essere stata spinta giù dalle scale e presa a calci qualche giorno prima.
Uscire era impensabile, con i Dissennatori e varie maledizioni ad ogni ingresso, quindi dovevano cercare di rendere meno terribile la permanenza.
Avevano, poi, dato una nuova vita all’ES, il cui principale compito era quello di insegnare ai ragazzi dei primi anni cose che in quell’anno erano state loro negate, come i principali incantesimi di difesa o qualche nozione base sulle creature magiche e sui babbani.
Il loro quartiere generale era la Stanza delle Necessità, in cui loro quattro praticamente vivevano: Neville e Ginny avevano poi trovato il modo per collegarla alla Testa di Porco, e con un po’ di pazienza erano riusciti a convincere Aberforth Silente ad allearsi con loro, che si preoccupava di far arrivare alla Stanza cibo e notizie. Kayla gli aveva lasciato sul bancone lo Specchio Gemello, ed era così che Dobby era riuscito a raggiungere Harry a Villa Malfoy.
Nessuno aveva mai usato il passaggio, tranne loro, perché Aberforth era di natura molto leale.
Quella sera, però, qualcuno aprì il vecchio portale, interrompendo la discussione sulla prossima strategia di attacco e facendo cacciare un piccolo grido a Ginny, che immediatamente si coprì la bocca con la mano. Neville sorrise e cercò di sporgersi verso Kayla per svegliarla, ma Seamus lo fermò con un gesto.
Ginny, intanto, corse ad abbracciare suo fratello, stringendolo così forte da rischiare di fargli del male. Fred ricambiò l’abbraccio, senza mai smettere di guardare Kayla, che non si era minimamente mossa. Neville fece segno a Seamus di uscire, dopo aver rivolto a Fred un grande sorriso.
Anche Ginny lasciò la Stanza, con le lacrime agli occhi, e quel punto Fred fu libero di sedersi davanti a Kayla e sporgersi leggermente per baciarle la punta del naso.
«Piccola, lo sai che se dormi seduta ti svegli con il mal di collo»
Kayla strizzò gli occhi e scosse la testa, mugugnando qualcosa. Poi parve realizzare le cose che aveva appena sentito, e aprì un occhio quasi con timore. Quando realizzò che lui era davvero lì, che non era solo l’ennesimo sogno, che era tutto vero, che quello era il suo Fred e che era lì davanti a lei, nessuno dei due riuscì a trattenere le lacrime. Si sporse per abbracciarlo così forte e così velocemente che caddero a terra, ribaltando una sedia, mentre Kayla continuava a piangere e baciare ogni centimetro del viso di Fred.
«Come hai fatto?» chiese, poi.
«Lo sai, Black, che io e te troveremo sempre un modo» rispose lui, spostandole i capelli dal viso e asciugandole le lacrime.
Lei gli prese il viso tra le mani e gli baciò le labbra. «Ti amo» sussurrò poi.
«Ti amo anche io, sai?» rispose lui, sorridendo.



«Non avevo di certo capito che sarebbero entrati alla Gringott!»
Robert portò le mani avanti. «Se lo svegli, Tonks ti uccide»
«Se lo sveglio, lo faccio riaddormentare. Ho cresciuto tre figli!»
Martha teneva in braccio il piccolo Ted, affidato a Robert mentre Remus e Tonks si occupavano del turno di guardia. Mentre lo cullava, scuoteva la testa con aria nervosa.
«Uh!» strillò Anastasia indicando Ted, seduta al tavolo accanto a Gabriel.
«Blu» la corresse Robert, intuendo che accennasse ai capelli del neonato.
«In realtà credo siano azzurri» la corresse Gabriel, che beveva una tazza di latte.
«Azzurri!» ripeté allora Anastasia. «Ted azzurri!»
Martha continuava a scuotere la testa e alzare gli occhi al cielo. «Non mi piace, quel folletto» sentenziò.
«Non ti deve piacere, mamma»  sorrise Robert, aprendo a malapena la bocca per non farsi sentire dalla sorellina.
«Anastasia azzurri!» esclamò la piccola.
«Anastasia non ha i capelli azzurri» le disse Robert, e lei sembrò restarci davvero male. Il primogenito guardò l’orologio che teneva al polso per poi rivolgere uno sguardo severo a Gabriel, che sorrise con aria furba. «Cercare di andare a dormire più tardi non ti rende una persona più intelligente, sai?»
Gabriel si strinse nelle spalle e alzò le braccia, mentre Robert faceva il giro del tavolo per raggiungerlo, chinarsi e permettergli di salire sulla sua schiena come un koala. Si chinò perché il piccolo francese potesse dare il bacio della buonanotte ad Anastasia e poi a Martha, che continuava ad apparire preoccupata, mentre i capelli di Ted erano diventati rossi.
Aaron, Damian e Sirius entrarono nella Tana in religioso silenzio.
«Ci sono Dissennatori ovunque» sussurrò Sirius, avvicinandosi a sua moglie.
Martha  non avrebbe mai potuto capire, ma ricordava fin troppo bene il momento in cui era andata a prendere Sirius ad Azkaban, e lui aveva creduto che la sua voce non fosse che un ricordo che i Dissennatori gli stavano portando via. Appoggiò la testa al suo petto e poi alzò il viso per baciargli le labbra, mentre lui guardava Ted dormire con aria beata.
«Inspiegabilmente, è un bambino bellissimo» constatò, prima di raggiungere Anastasia e prenderla in braccio. «Perché non dormi, mostriciattolo?»
«Gabriel con Robbie» disse lei, stringendolo, per poi raccontare, a modo suo, che Robert non aveva notato che fosse tardi e Gabriel aveva evitato di farglielo notare, continuando a bere il suo latte con gusto.
«Beh, allora direi che noi ce ne andiamo a dormire, che dici?»
«Non ho sonno!» protestò la piccola.
«Beh, ma io si! Dai un bacio alla mamma»
Anya si sporse per dare un leggero bacio a Martha.
«Buonanotte, Anastasia»
«Buonanotte, mamma»
«Manda un bacio agli zii» ordinò poi Padfoot.
Anastasia eseguì, mentre Aaron e Damian le rivolgevano un sorriso dolce.
«Ora dai un bacio anche a papà e dimmi che sono bellissimo!»
Anastasia rise e si nascose nell’angolo tra il collo e la spalla di Sirius. «Arrivo tra un attimo» disse, per poi avviarsi verso le scale.
 Aaron e Damian si avvicinarono per guardare Ted con aria meravigliata.
«Secondo me assomiglia a Tonks» sussurrò Damian.
«Come fate a capirlo quando sono così piccoli
Martha sorrise per il tono con cui Aaron aveva posto la domanda. «Ricordami di farti vedere le foto di Kayla e Robert appena nati: avevano scritto ‘Black’ sulla fronte dopo due ore»
Aaron rise di gusto, e Martha rimase a fissarlo per qualche secondo.
Lui lo notò e si ricompose. «Qualcosa non va?»
Martha sembrava essere entrata in uno stato di trance. «Non ti avevo mai sentito ridere così»
«Scusami, so che è chiassosa come risata»
«Non è chiassosa, è … ridi come papà. Erano vent’anni che non sentivo quella risata»



«E il cibo?»
«Aberforth!»
«La Stanza non cucina?»
Neville scosse la testa, con aria dissentita. «Sei chiuso qui dentro da tre giorni, Fred: sicuro che sia tutto a posto, di là?»
Fu Fred a scuotere la testa. «Nelle ultime settimane, è diventato insostenibile»
Neville si lasciò cadere sul divano e tirò un lungo sospiro. «Immagino, beh … che siamo vicini alla fine. Qualsiasi essa sia»
Fred annuì, guardandosi attorno. «Neville?»
«Sì?»
«Sei stato un grande. Dico davvero.»
Neville arrossì. «Non credo, cioè, insomma … lo avrebbe fatto chiunque! E voi avreste fatto di meglio!»
Fred indicò la Stanza attorno a loro: era piena di tutto ciò ci cui ci fosse bisogno per sopravvivere, persino due bagni diversi per i maschi e per le femmine. Amache, letti, libri, divani, tavoli, sedie.
«Hai dato speranza e forza quando era praticamente impossibile» disse. «Devi essere fiero di te»
«G-grazie, Fred. Sei un amico, davvero»
In quel momento, il portale si aprì e Robert Black fece la sua apparizione, con aria confusa e ammirata. «Aberforth mi ha detto di nascondermi dietro il quadro, e … che posto è questo, amico?»
Fred gli sorrise. «Bentornato a Hogwarts»
Robert rise, mentre Neville si alzava per abbracciarlo. «È vero? È tutto vero? Harry e la Gringott?»
Robert alzò gli occhi al cielo. «Come al solito, si è salvato per un soffio. Hogwarts, hai detto?»  domandò, lasciandosi cadere su un’amaca.
«Stanza delle Necessità, Esercito di Silente» spiegò Fred.
«Da quanto sei qui dentro?»
«Tre giorni: Aberforth era stanco di sentirmi parlare di Kayla e mi ha detto di farmi un giro dietro al quadro della bambina bionda»
«Ariana»
«Chi?»
«Ariana Silente, la bambina bionda» specificò Robert iniziando a dondolarsi. «Ma tu ascolti mai Remus quando parla?»
Fred scosse la testa. «Di rado, amico»
Robert rise cercando di dondolarsi più velocemente. «Neville, chi ti ha fatto quell’occhio nero?»
«Alecto Carrow»
«Glielo renderemo presto» sentenziò. «Intanto, voglio che tu mi racconti tutto e spero che tu non te la prenda se ho deciso di rimanere su questa amaca per sempre»

Martha stava sistemando le ultime stoviglie con Molly, mentre Sirius e Damian prendevano i rispettivi figli per cercare di metterli a letto, e Remus se ne stava sul divano a cullare il piccolo Ted con aria adorante, accanto ai suoi suoceri.
Minerva McGranitt apparve alla porta della Tana con sguardo cupo, e nessuno sentì il bisogno di fare domande.
«Aspetta» le disse «ci sono i bambini»
«Signori miei, è giunto il momento» disse lei con un tono di voce. «Sta per attaccare il castello. Harry in persona me lo ha detto»
«Harry è a Hogwarts?»
Minerva annuì, lentamente.
Sirius era immobile, con Anya in braccio che era ad un passo dall’addormentarsi sulla sua spalla, mentre accanto a lui, Damian teneva Nicole nella stessa posizione ed entrambi tenevano Gabriel per mano.
«Prendo il cappotto» sentenziò Molly avvicinandosi all’ingresso.
Andromeda si alzò dal divano per fare cenno a Sirius di darle la bambina, prese per mano Gabriel, e dopo che Sirius ebbe baciato la testa di Anastasia, raggiunse Martha con due passi. L’atmosfera si era fatta talmente pesante che nessuno aveva il coraggio di dire niente.
Intanto, Ted Tonks insistette per prendere in braccio Ted Lupin, costringendo Remus ad alzarsi.
«Signor Tonks, non …»
«Sono anziano, Remus, e ho combattuto abbastanza: ora tocca a voi» disse Ted, rompendo il silenzio. «E io e Andromeda ci prenderemo cura di tutti loro, se necessario»
«Io non posso venire» disse Damian con le lacrime agli occhi. «Non possono perdere anche me»
La McGranitt annuì, mentre Ninfadora baciava suo padre e suo figlio. «Abbine cura» sussurrò, e nessuno seppe mai a quale dei due Ted si stesse rivolgendo.
Sirius infilò a Martha la vecchia giacca di pelle, che Prongs aveva regalato a Padfoot per la moto, in una vita precedente. Le prese la mano, mentre con l’altra entrambi stringevano la bacchetta. Si guardarono per un istante,per poi muovere gli stessi identici passi e lasciare la Tana, seguiti da Remus, Tonks, Molly, Arthur, Aaron, George e la McGranitt.
La notte del 2 maggio 1998 li attendeva con impazienza.




Beh che dire, amici? Non credevo, sinceramente, che sarei mai arrivata a battere sulla tastiera quell'ultima frase.
E invece, dopo più di quattro anni, eccoci qui. Ci tengo, come sempre, a ringraziarvi tutti, vi abbarraccerei uno ad uno se potessi, per aver creduto in questa storia anche quando io non ce la facevo. 
Al prossimo capitolo sto ovviamente lavorando da un po', ma non posso dire quando arriverà. Però ve lo giuro, arriverà! Ve lo meritate, e, in qualche modo, se lo meritano anche Martha, Sirius e tutta la truppa.
Vi bacio tutti, uno per uno.
Avrete presto mie notizie. 







 
   
 
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