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Autore: MaryFangirl    21/04/2019    3 recensioni
[Sequel di 'Little moments' e 'Tender moments'].
Dopo che Ryo ha finalmente deciso di dichiararsi, in seguito al dramma che ha sconvolto la vita di Kaori...
Dopo che i loro amici hanno superato le difficoltà che tale dramma ha portato...
Dopo che finalmente, finalmente City Hunter è diventato una coppia a tutti gli effetti...
Ancora una volta, le vite di tutti vengono sconvolte dalla scomparsa di Kaori Makimura.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Kazue Natori, Mick Angel, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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A volte si chiedeva se non sarebbe stato meglio non avere affatto il suo dannato istinto. Guardando l'acqua del laghetto nel cortile del Doc, osservando i movimenti dei pesci, si domandava a cosa gli servisse quell'istinto. Certo, gli aveva salvato la vita più di una volta, ma gli era mancato anche quando, più di ogni altra cosa, ne avrebbe avuto bisogno. E ora, a cosa gli serviva essere capace di avvertire su di sé delle persone che era arrivato a considerare la sua famiglia? A cosa gli serviva se non poteva avvertire l'aura della sola persona che voleva amarlo? Non ne aveva idea. Più di una volta, il suo istinto da professionista lo aveva tirato fuori dalle peggiori situazioni, ma gli era servito solo a quello. Non gli era servito quando aveva incontrato Makimura, non gli era servito quando aveva incontrato Kaori e certamente non gli era servito quando lei se n'era andata senza spiegazioni. A cosa gli serviva essere una delle persone più in all'erta del suo ambiente, se non era in grado di esserlo con la sola persona che contasse davvero ai suoi occhi? Vedendo un pesce che saltava, lo sweeper sospirò prima di alzare la testa per guardare il cielo dove le nuvole biancastre passavano di tanto in tanto davanti al sole. Era strano, era quasi bella quella giornata. Almeno, il sole c'era, anche se faceva sempre freddo l'ultimo giorno dell'anno. Non aveva nevicato quell'anno. Inoltre, ripensandoci, le uniche volte in cui aveva visto la neve cadere su Tokyo per le feste di fine anno, era stato sempre in compagnia di Kaori. Lo sapeva perché ogni volta poteva perdersi nell'immagine di bambina che lei gli offriva senza volerlo, delirando per i fiocchi bianchi che cadevano dal cielo. Lo sapeva perché prima di lei non aveva mai trovato della bellezza o dell'interesse nella neve. Erano solo gocce d'acqua un po' più fredde, oltre al fatto che tendevano a impedire alle auto di circolare per le strade. E il suo Sugar Boy? Aveva vissuto un bianco Natale, quell'anno? Si era persa nell'ammirare lo spettacolo di New York sotto la neve? Era rimasta al caldo, almeno? Così tante domande che non trovavano risposta. E poi, da quando gli importava sapere che si coprisse abbastanza? Era abbastanza grande da sapere se rischiava di prendersi un raffreddore, dopotutto, dato che era abbastanza grande per piantarlo in quel modo...abbastanza grande da fare le sue scelte, ma, anche se ci aveva messo un po' di tempo a capirlo, lo era sempre stata in un certo senso, anche la prima volta in cui aveva posato lo sguardo su di lei...e glielo aveva fatto comprendere in seguito, anche se lui aveva preferito agire come se non lo sapesse, come se potesse paragonare il suo comportamento a quello di un bambino.
"Beh, cosa ci fai qui?"
Ryo si guardò alle spalle, anche se sapeva perfettamente chi aveva dietro, in fondo l'aveva sentito arrivare, nonostante si fosse perso nei suoi pensieri. Non era il solo ad essere perso nei sui pensieri se doveva giudicare la sorpresa del suo compare americano per la sua presenza dal Doc. Strano, non era ancora ora per Kazue di andarsene, nemmeno lui si sarebbe dovuto trovare lì.
"Miki ha perso i sensi al bar, Falcon è andato a fare la spesa. Quindi, è toccato a me portarla qui"
Mick lo guardò senza capire. Miki non era malata, che lui sapesse, e girò gli occhi verso l'edificio dietro di loro. Almeno, ciò spiegava la reazione di Doc e della sua infermiera alla sua presenza. Per un istante, quando era arrivato, aveva davvero avuto l'impressione di non essere il benvenuto, ma allo stesso tempo non aveva avvertito alcun senso di panico o paura da nessuno dei due, quindi Miki doveva stare bene, in un certo senso...
Povero Ryo, doveva essere proprio lui ad avere a che fare con una Miki cagionevole durante i cinque minuti della giornata in cui il gigante non era al bar. Era ironica, pensando che, dell'intera banda, Miki era la persona con cui preferiva passare il minor tempo possibile, da qualche mese...ma d'altra parte, anche quello era un po' cambiato dalla partenza di Kaori. Come se, in assenza di Kaori, Ryo tenesse d'occhio la sua migliore amica...perché? Si aspettava che lei tenesse nascosto il contatto con la sua partner? O c'era di più? L'americano non lo sapeva. Naturalmente, le cose non erano tornate come in passato, ai giorni in cui Ryo passava ogni volta al bar per saltare sull'ex mercenaria, ma almeno ripassava al locale, da solo, cosa che non era successa per mesi. Dopo l'uscita di Kaori dall'ospedale mesi prima e fino alla sua partenza a novembre, lei aveva dovuto trascinare il suo compagno al bar per fargli accettare di entrare. Ma dopo la sua partenza, lo si vedeva in solitudine di tanto in tanto, ma non allo stesso ritmo di prima, e nemmeno nella stessa maniera. Ora, quando Ryo entrava nel caffè, si metteva in un tavolo vicino alla porta piuttosto che al bancone, come se facesse di guardia all'ingresso. E non parlava nemmeno con i proprietari, solo un saluto, non molto altro. Arrivava nel primo pomeriggio, salutava e ordinava un caffé o un panino, prima di andare a sedersi a un tavolo e lasciare che i suoi occhi scuri vagassero per la strada, monitorando il suo quartiere come solo City Hunter sapeva fare. Ma Mick non si faceva ingannare del tutto. Poteva vedere il cipiglio quando Ryo guardava Miki, ma soprattutto, poteva vedere la frequenza con cui gli occhi scuri si posavano su un certo sgabello al bancone, tornandoci di continuo...come se, a forza di guardare quello sgabello, la persona che l'occupava ogni volta che entrava in quel bar sarebbe improvvisamente apparsa.
"E cos'ha Miki?"
"Che ne so io? Ho una laurea in medicina secondo te?"
"Beh, non lo so, è possibile, hai un certo talento in anatomia, a quanto pare"
Un sorriso era nato sulle sue labbra, Ryo si era ripreso se dopotutto riuscivano a lanciarsi frecciatine come prima. Per un momento, a Natale, quando aveva visto quel numero di New York sul suo telefono, aveva temuto che la cosa avrebbe avuto un effetto negativo sul suo amico, così come era successo in precedenza. E visto che, apparentemente, lei non aveva richiamato, lui l'aveva tenuto d'occhio, per sicurezza...ma le sue paure non sembravano fondate, quella volta. Come se quella singola telefonata a cui non aveva potuto rispondere avesse migliorato il morale dello sweeper numero 1 del Giappone. Come se gli avesse fatto capire qualcosa, ma cosa? Che Kaori pensava a lui? Era davvero così? Se davvero pensava a lui, gli avrebbe telefonato così? Senza lasciargli il tempo di rispondere? Ma anche se rifletteva tra sé in quel modo, anche a lui quella chiamata restituiva un po' di morale anche se, sul momento, vedendo che non aveva risposto, per un momento si era sentito disperato. Sì, gli aveva ridato il morale perché la telefonata si era verificata la sera di Natale, perché il fatto che avesse riattaccato prima di ricevere una risposta cercava di mostrare che non aveva voluto davvero chiamare, o meglio, che non era stata consapevole di chiamare e aveva riattaccato velocemente. E la data mostrava che in quel giorno, più che negli altri, lei pensava al suo compagno...
D'altra parte, non poteva immaginare che Kaori se ne andasse e si dimenticasse di Ryo e di loro. E se lui era giunto a quelle conclusioni, Ryo doveva aver seguito lo stesso percorso dei suoi pensieri. Ma per quella chiamata mancata, aveva un'idea di come Ryo avesse reagito, a giudicare da com'era negli ultimi giorni. Per lo sweeper, significava 'Ti penso', e se lo aiutava a stare in piedi in assenza della giovane donna, era tutto ciò che contava. Per un momento, Mick si chiese cosa ci facesse lì, se aveva il diritto di porsi quelle domande in mente.
"E tu, americano? Che ci fai qui? Kazue non finirà prima di almeno due o tre ore"
Ma anche se lei era la compagna del suo migliore amico, era a sua volta la propria migliore amica, e il suo primo amore...quindi sì, aveva il diritto di farsi delle domande, aveva diritto di cercare le risposte, soprattutto se la propria compagna apparentemente deteneva le risposte...e poi, se almeno fosse riuscito a rispondere alle domande che si poneva, forse in futuro sarebbe stato maggiormente in grado di sostenere i suoi amici.
"Ohi, ohi?! Tokyo chiama Houston!"
Sbattendo le palpebre, lo sguardo azzurro si posò sulla mano che si muoveva davanti ai suoi occhi senza che ne comprendesse il perché.
"Eh?"
"Ah, bene! Dove te n'eri andato? Sul serio, se fossi un nemico, avrei avuto la tua pelle così...ti giuro, tra Miki che sviene senza motivo e tu che non dai segni di vita, sono proprio fortunato...ricordatelo, almeno tu hai un'infermiera accreditata, non è così per tutti"
Cosa rispondere? Si aspettava una risposta? L'americano ne dubitava. Ma era così raro nel carattere di Ryo lasciare che tali pensieri li sfuggissero. Inoltre, quando si rese conto di ciò che aveva detto, lo sweeper giapponese riprese la sua maschera di eterno idiota dietro cui passava il tempo a nascondersi. Senza preavviso, alzò di nuovo gli occhi al cielo, gettando uno sguardo trasognato prima di parlare di nuovo.
"Ah, cosa darei per avere al mio fianco un'infermiera come la tua. Una donna dolce e amorevole che si prenda cura di me ogni volta che torno a casa con qualche livido"
Ma stavolta, il pesce non abboccò. Anche se comprendeva pienamente le ragioni per cui Ryo si comportava così, non voleva essere uno di quelli che lo spingevano a reagire in quel modo. No, voleva essere uno di quelli di cui lo sweeper giapponese potesse fidarsi. Una di quelle rare persone che sapeva di poter vedere il vero volto di Ryo Saeba, senza paura di essere giudicato debole perché non si comportava come l'immagine che avrebbe voluto dare. Era già una di quelle persone, una delle poche persone che sapeva ciò che Kaori rappresentava per lui fin dal primo momento, ma soprattutto, più degli altri membri della banda, era una delle ancora più rare persone che lo sapevano, e alle quali Ryo non aveva tentato di far credere il contrario...Saeko era come lui, forse anche Falcon, a modo suo, ma con gli altri lo sweeper numero 1 del Giappone tentava sempre di deragliarli riguardo ai suoi sentimenti per la sua partner...e anche ora, per quanto tutti sapessero chi fosse realmente, di fronte a quelle persone, Ryo tentava di far credere al mondo che l'assenza di Kaori Makimura non gli pesasse più di tanto. Sospirando, Mick guardò il suo compare per un istante.
"Facciamolo, allora"
Gli occhi del suo migliore amico si posarono su di lui, senza realmente comprendere cosa implicasse con quelle parole.
"Sì, tu daresti tutto per avere un'infermiera come la mia, io darei tutto per avere Kaori per me, anche solo per un momento, facciamolo"
Poté vedere i lampi attraversare il suo sguardo scuro. Dall'inizio di novembre, da quando lo avevano trovato ubriaco nel suo appartamento, nessuno, tranne Doc, aveva posato pronunciare il nome della giovane donna scomparsa. E anche il vecchio pervertito l'aveva fatto solo una volta, volendo verificare ciò che già sapeva. Ma d'altra parte, Mick sapeva dentro di sé che se il suo amico poteva lasciar correre che una sola persona pronunciasse il suo nome, quella poteva essere solo lui, quindi non fece altro che prestare attenzione alla tempesta che brontolava nello sguardo scuro che lo fissava.
"Ma tu sei un bugiardo, amico mio"
Lo sguardo continuò a fissarlo, ma poté vedere un sopracciglio alzarsi per chiedergli di cosa stesse parlando.
"Perché parli della fortuna che io ho ad avere un'infermiera accreditata, ma se le mie informazioni sono corrette, tu stesso hai avuto, prima di me, l'opportunità di fare della stessa infermiera la tua compagna, e tu hai rifiutato l'offerta che ti era stata fatta, se non mi sbaglio"
"Cosa vuoi? Sono un idiota"
"Questo è sicuro, ma io penso piuttosto che la ragione sia che solo Kaori Makimura è effettivamente visibile nel tuo radar...sappi che ti capisco"
"Tanto meglio se mi capisci, capirai anche che me ne vado"
Aveva voluto tentare il diavolo, per avere una reazione diversa dal solito. Per vederlo uscire dai cardini, o persino per dargli un pugno, ma affrontò solo la disinvoltura del suo amico. Come se, ancora una volta, il resto del mondo gli fosse scivolato addosso, non trovando alcuna presa sul guscio che si era costruito come baluardo tra lui e il mondo. Per un momento, guardò il suo amico voltargli le spalle prima di dirigersi verso l'edificio.
"E Miki?"
Un braccio alzato in aria gli rispose, salutandolo senza che nemmeno il suo proprietario si preoccupasse di voltarsi.
"Beh, visto che sei qui, dovrai riportarla al Cat's Eye. Ad ogni modo, ho lasciato un biglietto al bar per avvertire Umi-chan, quindi...se non hai tempo per riportarla, dovrà aspettarlo qui, non sarà la prima volta...almeno qui starà comoda..."
Aveva dovuto sentire le ultime parole? Ryo dava l'impressione di non soppesare più le parole come faceva prima. Ma d'altra parte, l'americano che lo guardava affrettarsi nell'edificio lo capiva. Sì, capiva che, nonostante il passare del tempo, Ryo ce l'aveva ancora con Miki, anche se non lo voleva...poteva capire, lui voleva fidarsi di lei, ma era più forte di lui, ed era una cosa che capiva. Perché anche lui si trovava nella stessa situazione. Ogni volta che entrava al Cat's Eye e vedeva l'ex mercenaria appoggiata al muro, rivedeva l'immagine della stessa donna contro il muro di una fabbrica, e più di ogni altra cosa, vedeva l'immagine del corpo di Kaori nella stessa fabbrica...
Aveva capito Miki, aveva potuto perdonare le sue scelte, ma non riusciva a togliersi quell'immagine dalla testa, anche se adorava la moglie di Miki. Sospirando, prese il cammino che portava all'edificio. Era venuto per ottenere risposte alle domande che gli giravano in testa, e si ritrovava a fare d'autista alla proprietaria del bar, se aveva capito bene. Entrando, un sorriso si fece strada sulle sue labbra, vedendo che tutto sommato, non avrebbe fatto da autista alla bella barista, dato che suo marito era finalmente presente. Ma il suo sorriso gli si bloccò sulle labbra e le sue sopracciglia si strinsero mentre guardava la scena davanti a lui. In piedi in mezzo al corridoio, Umibozu occupava tutto lo spazio e sembrava immobilizzato, paralizzato. Eppure, Ryo gli aveva detto che Miki era soltanto svenuta...perché una simile reazione da parte del gigante se non era successo nulla di grave? Non era uno che tendeva a reagire eccessivamente...
"Invece di restare lì, non potresti aiutarmi?"
Il suo sguardo si spostò su Kazue che gli aveva appena parlato, e il sorriso gli tornò sulle labbra. Quella donna credeva davvero di essere capace di far reagire il gigante tentando di scuoterlo? Una zanzara che attaccava un elefante...apparentemente lui non si rendeva nemmeno conto della sua presenza.
"Lascialo stare. Pensi di fare qualcosa, mia cara, agitandoti così? A parte stancarti per niente?"
L'infermiera sospirò prima di sogghignare in risposta, era vero, non poteva fare nulla contro la costituzione di quell'uomo.
"Cos'ha che non va Umi? Pensavo che Miki non avesse niente di grave..."
Lei lo vide avanzare, e una volta di più lui vide quel bagliore nei suoi occhi. Bagliore che l'aveva portato precisamente lì. Bagliore che mostrava che lei sapeva qualcosa ma non sapeva se dirglielo o no.
"Non ha niente, a quanto pare non si aspettava che sua moglie fosse incinta, tutto qui"
La voce del Doc che gli rispose sembrò destare il gigante dal suo torpore. Si guardò intorno per un momento, arrossendo, grugnendo alla vista degli altri che lo fissavano, prima di sollevare Kazue per posarla dietro di sé, rimuovendo l'ostacolo che gli impediva l'accesso alla stanza dove sua moglie aspettava...
Le tre persone presenti lo guardarono sorridendo. O meglio, due dei presenti lo guardarono, e solo Kazue sorrise...Mick guardava solo lo spazio che l'amico aveva appena liberato, anestetizzato dalle parole del Doc. Scuotendosi mentalmente, alzò lo sguardo per posarlo sulla compagna.
"Dimmi, cuore mio, forse dovremmo pensare di darci da fare anche noi? Prima Ryo e Kaori, poi Falcon e Miki, dovremmo aggiornarci per non rimanere indietro"
Aveva voluto riferirsi al fatto che City Hunter fosse una coppia, ma le domande che gli erano in testa da giorni trovarono improvvisamente le risposte negli occhi della sua amante e del vecchio dottore che era anche il suo datore di lavoro. Sì, nei loro occhi pieni di stupore e dolore, capì che, anche se non era quello che aveva voluto dire, aveva infine visto giusto nella sua analisi su ciò che aveva potuto spingere Kaori Makimura ad andarsene negli Stati Uniti. Ma più di ogni altra cosa, poté improvvisamente rendersi conto che i loro occhi non erano su di lui, ma oltre lui, dietro di lui. E ancora prima di voltarsi per esserne certo, impallidì quando capì cosa stavano guardando.
  
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