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Autore: Francyzago77    21/04/2019    5 recensioni
Tornata in Australia, con il figlio avuto da Abel, Georgie cerca di ricominciare la sua vita serenamente con l'aiuto di Arthur. Ma il passato ritorna e metterà scompiglio nel suo tormentato cuore.
La maggior parte dei personaggi qui trattati non mi appartengono, sono proprietà di Mann Yzawa. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro,
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-L’ultima cosa che vidi sotto il cielo di Londra, quel giorno, fu il volto di Georgie piangente ed udii la sua voce che mi chiamava. Poi persi i sensi completamente. Per tutti ero morto, ucciso dal duca Dangering.
-Certo Abel – lo interruppe subito il conte – noi portammo via Georgie che era disperata mentre Wilson e le guardie cercarono di acciuffare il duca. Ci fu un parapiglia generale, la folla gridava, correva, andammo tutti via.
-Sì – continuò Abel – mi hanno poi detto che non c’era più nessuno sulla piazza dell’esecuzione soltanto una donna si avvicinò  a me per portarmi un fiore  e si accorse che forse ero ancora vivo. Era con suo marito, un medico, il quale mi soccorse subito e capì che le ferite erano profonde ma i colpi non avevano intaccato organi vitali. Mi condussero immediatamente a casa loro che era un po’ fuori Londra e lui mi salvò la vita grazie alla sua grande esperienza di medico. Si chiamava dottor  Green, Paul Green e sua moglie Jane. Lei mi accudì amorevolmente come una mamma, mi disse poi che le ricordavo tanto suo figlio Tom, morto alcuni anni prima per un incidente sul lavoro. Non  rammento nulla di quei giorni passati nel letto dai Green e quando mi svegliai, non sapevo più se ero vivo o morto. Per loro ero Cain, il fidanzato di Maria Dangering, quello che aveva ucciso Irwin ed era stato condannato a morte. Avevano cercato di contattare Maria per dirle che il suo ragazzo era vivo ma non erano riusciti a trovarla perché i Dangering, dopo la condanna a morte del duca e la scoperta di tutte le sue malefatte, erano spariti da Londra. Io mi risvegliai che era primavera, non ricordavo nulla, sentivo solo un bel tepore sul volto ed avevo in mente due occhi verdi e dei capelli biondi.
Dopo giorni e giorni, grazie alle cure del dottor Green e alla pazienza e all’amore di sua moglie, iniziai a parlare e a ricordare. Spiegai che mi chiamavo Abel, che mi ero sostituito a Cain che in realtà era mio fratello e che avevo, per sbaglio, ucciso Irwin nella cella. La signora Jane mi ascoltava attentamente, cercando di farmi ricordare e farmi parlare.
 
 
Non potevo ancora alzarmi dal letto, il dottor Green lo aveva proibito assolutamente. Non sapevo neppure quanti giorni o mesi erano passati dall’esecuzione. Forse un anno? Parlai di Georgie alla signora Green, la mia Georgie che era in Australia con mio fratello e con il conte Gerard, almeno così credevo. Avrei voluto alzarmi, correre a prendere una nave e raggiungervi subito ma non avevo la forza neanche di lasciare il letto. La convalescenza fu lunghissima e dolorosa, lottai  con tutte le mie forze come un leone, ciò che mi teneva in vita era la speranza di poter un giorno rivedere Georgie. Non sto qui a raccontarvi tutto per filo e per segno, vi dirò solo che quando il dottor Green mi annunciò che ero guarito avrei subito voluto imbarcarmi per l’Australia ma lui, ovviamente, me lo impedì. Non ero ancora così forte per poter affrontare un viaggio così lungo. Potevo però finalmente uscire, tornare al porto di Londra e informarmi sulle navi per l’Australia. Decisi di andare dal signor Allen, mi avrebbe aiutato sicuramente.
I Green furono meravigliosi, mi diedero anche una somma di denaro per affrontare le spese ed io sarò sempre grato a lui, ottimo medico, e a lei, una seconda madre per me. Mi salutò in lacrime sull’uscio, mi disse che era come se il suo Tom  fosse tornato in vita. Partii per Londra avendo in mente solo Georgie.
Arrivai dal signor Allen in tarda mattinata, il suo ufficio era rimasto tale e quale come lo ricordavo con la scritta “Allen” bella grande, di fronte al porto. Entrai e vidi una ragazza di spalle, era la sua segretaria certamente, decisi di presentarmi a lei per poi essere ricevuto in studio. Quando la giovane si voltò per poco non svenne davanti a me, era Joy! L’ufficio di Allen era sì uguale a prima ma Joy era invece cresciuta veramente, lavorava lì da un anno mi disse e intanto piangeva vedendomi vivo accanto a lei. Mi condusse dall’ingegnere anche lui stupito, allibito e incredulo. Parlammo per ore e ore e fu proprio Allen a comunicarmi le due notizie che più sconvolsero la mia già travagliata vita: avevo avuto un figlio da Georgie, un bimbo che portava il mio nome e che era partito per l’Australia con la sua mamma, ma mio fratello, il mio caro Arthur, era affogato nelle gelide acque del Tamigi.
Questo loro sapevano, avevano salutato Georgie quando era partita con la nave costruita da Allen da me progettata e non l’avevano più vista. Il conte Gerard mi dissero era poi andato in Francia per affari e li avrebbe raggiunti in seguito.
 
 
-Potresti metterti in contatto con Emma – mi disse Joy – lei era molto amica di Georgie magari può darti notizie più dettagliate.
-E puoi alloggiare da me per tutto il tempo che vuoi – mi disse Allen – io intanto cercherò di procurarti un biglietto sulla prossima nave per l’Australia.
Così feci, andai alla sartoria di Emma assieme a Joy. Quando la donna mi vide, non vi dico le feste, le grida e i pianti che ci facemmo tutti insieme. Mi disse che pensava alla felicità di Georgie se solo avesse saputo che ero sopravvissuto. Non poté darmi ulteriori notizie, anche lei non aveva più scritto a Georgie, sapeva solo che era partita per l’Australia e che Gerard l’avrebbe raggiunta dalla Francia.
Quel giorno rimasi a cena da Emma, con Dick parlammo molto soprattutto della notte in cui ci fu lo scambio con Arthur. Mi raccontò del volo nel Tamigi, della disperazione di Georgie nell’aver perso il suo adorato fratello e di quanto avevano fatto per cercare di liberarmi dalla prigione. Pensai ad Arthur per tutta la notte, ero disperato all’idea che lui non ci fosse più, piansi lacrime amare ininterrottamente.
La mattina dopo il signor Allen mi disse che la prossima nave per l’Australia sarebbe partita fra tre settimane e lui stava cercando di trovarmi un posto su di essa. Mi sarei imbarcato e, una volta arrivato lì, avrei cercato Georgie alla nostra fattoria. Ero sicuro di trovarla là, nel posto dove avevamo trascorso la nostra infanzia.
Un pomeriggio entrai in un locale non molto lontano dal porto, avevo appuntamento con Dick per parlare e poi andare da Emma, quando delle grida di donna attirarono la mia attenzione.
Ma penso che ora sarà Maria a continuare la storia.
 
 
 
 
 
 
   
 
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