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Autore: Nymphna    23/04/2019    0 recensioni
[The Arcana Game]
Nymphna arriva a Vesuvia guidata dal suo cuore, dalle sue sensazioni e dalle rune. Sa che qui si consumerà il suo destino, ma non sa come. Sa solo che questo è il luogo che richiede la sua presenza, il suo compito, la sua vita. La capitale la accoglie gremita, difficile, terribile e ben presto si troverà sull'orlo dell'abisso. Ma Nymphna rimane. E sa che rimarrà finché il suo cuore si sentirà legato a questa città.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Asra



La mattina mi alzo di buon’ora, faccio i decotti per Kahira, visito qualche casa che ha bisogno di una guaritrice. Il pomeriggio vado nella mia casa (casa mia! Non ci posso credere!) e cerco di metterla a posto.

Per ora ho ripulito dai vetri, tenendone alcuni colorati per farne poi un acchiappa-luce. La seconda cosa di cui mi occupo sono i mobili. Alcune sedie sono irrecuperabili e le accatasto in un angolo, insieme a gambe ormai inutilizzabili se non per farne un fuoco. La stessa sorte tocca ad alcuni scalini che ormai sono distrutti. Il tavolo è ancora in piedi e lo spingo insieme alle sedie in un angolo.

Mi passo la manica della camicia sulla fronte. Sono già sudata e affaticata. Mi guardo intorno per riflettere sulla prossima mossa, mentre bevo un po’ di acqua fresca dalla borraccia. Come farò a spostare i calcinacci più grandi?

“Ehi!”

Mi volto di scatto. Nel vano della porta aperta c'è un ragazzo. Deve avere giusto un paio di anni in più di me, ancora giovanissimo. La sua pelle è color cannella e i capelli sono bianchi come le nuvole - e delle nuvole hanno anche la consistenza. Non vedo bene i suoi tratti.

“Posso aiutare?”, chiedo, nella mia lingua ancora stentata.

“Che cosa ci fai qua?”, mi domanda, entrando con disinvoltura. Faccio un passo indietro, interdetta.

“Casa mia”

“No, questa è casa mia”.

La mia mente corre rapida. Deve essere il figlio dei maghi, quello che ha un banco al mercato.

“Ho comprato casa”, spiego, “Ho foglio”.

Rovisto nella borsa e tiro fuori la pergamena che attesta la proprietà della casa. Gliela passo. Lui la afferra e legge velocemente. Ora che posso vederlo meglio, noto che ha dei tratti molto delicati, un bel nasino dritto e gli occhi color dell'ametista. Sospira tristemente e mi porge il foglio, senza dire una parola.

“Allora non c'è più niente da fare”, dice, per poi voltare la schiena e dirigersi verso l'uscita. Guardo le sue spalle, mentre lui si ferma ad accarezzare la porta di pesante legno con aria nostalgica. Sento che è lui. È davvero lui, e questa era la sua casa. Provo un moto di simpatia nei suoi confronti. Sono giovane, è vero, e non ho mai affrontato le difficoltà che deve aver passato lui. Non mi sono mai stati portati via i punti di riferimento e nemmeno la casa. Finché non sono partita, le quattro mura in cui ho vissuto sono state sempre lì, per me. Il mio cuore si contrae dal dolore, pensando a come dev'essere per lui.

Il ragazzo gira verso destra e vedo la sua immagine passare davanti alla finestra, senza un'ulteriore sguardo alla casa. Ma dalle spalle curve avverto il suo dolore. Mi mordo un labbro.

“Aspetta!”, esclamo, correndo per strada. “Ehi!”.

Lui si gira e mi guarda con un misto di speranza e diffidenza.

“Tè?”, gli domando, facendo cenno alla casa. Lui scuote la testa.

“No, grazie. È già abbastanza doloroso così”.

Sta per girarsi di nuovo, ma lo rincorro.

“Puoi aiutare?”, chiedo. “Puoi entrare quando vuoi”

Mi guarda incuriosito. Sono solo poco più bassa di lui, posso guardarlo negli occhi senza problemi. Mi studia.

“Perché?”, chiede.

“Perché mi dispiace”, gli rispondo, senza saper bene cosa aggiungere.

“Vieni dall’Ovest?”

“Sì”

“Perché hai comprato la casa?”

“Perché mi ha chiamata”

Soppesa le mie parole. Mi studia ancora. Poi con un sospiro si arrende.

“Va bene”

È un po’ imbarazzante. Prima di offrirgli il tè promesso devo sgombrare il camino e accendere il fuoco. Afferro la scopa che mi ha prestato Kahira e tolgo vetri, polvere e cenere dal focolare. Tiro fuori dalla tasca un gessetto e disegno il simbolo che serve per accendere un fuoco. Il ragazzo mi guarda con attenzione. Finalmente una fiammella si alza dal cerchio che ho disegnato. Svuoto la borraccia nel pentolino appeso al gancio del fuoco e mi giro a guardarlo.

“Quindi… sei una maga?”, mi chiede a bassa voce. Io annuisco. Lui sembra rilassarsi.

“Vorrei negozio”, cerco di spiegare, aprendo un braccio a indicare la casa. Una luce sorpresa gli illumina gli occhi.

“Davvero?”, chiede, avvicinandosi finalmente al fuoco. Improvvisamente i suoi occhi sembrano più dolci. Io annuisco. “Anche io sono un mago. Mi chiamo Asra”. Mi tende la mano. La stringo con la mia.

“Nymphna”.

“Vorresti aprire qui un negozio di magia?”, domanda ancora.

“Sì”, rispondo piano.

Poi rimaniamo in silenzio. Passa qualche lungo minuto. Uno accanto all'altra, guardiamo il pentolino e controlliamo l'acqua, che pian piano diventa sempre più calda, finché un filo di fumo comincia a srotolarsi sopra di esso. Poi lui sorride.

“Sai, era tanto tempo che questo camino non veniva utilizzato. Alla fine, sono contento che qualcuno gli dia una nuova vita, soprattutto se vuole farlo tornare il negozio di un tempo”, mi sorride. “Mi spiace solo che non sarà mio. Ho sempre pensato che lo sarebbe stato, sai, ma non sono mai riuscito ad avere abbastanza soldi”.

“Forse tu puoi aiutare”, oso, a voce bassa. Lui mi guarda incuriosito.

“Che cosa intendi?”

“Tu sei di Vesuvia. Io no. Io non conosco bene lingua, posto, cultura. Forse possiamo lavorare insieme”, propongo.

Asra è sorpreso e mi guarda con tanto d'occhi.

“Dici davvero?”. Annuisco ancora. L'acqua ora bolle e lui si fa avanti per versarla nell'unica ciotola integra che ho trovato qua dentro. Ci sediamo entrambi a terra, io prendo dalla bisaccia alcune erbe e le lascio cadere in pizzichi nell'acqua calda. “Allora accetto”, mi dice all'improvviso.

Ci guardiamo negli occhi. E guardandolo, ho una sicurezza. Lui c'entra con il motivo per cui sono qui a Vesuvia. Questo ragazzo è sicuramente nel mio futuro, in un modo o nell'altro. Sento che mi posso fidare di lui. Gli sorrido.

“Compagni?”, domando.

“Soci”, dice lui, scoppiando a ridere, per poi spiegarmi il significato di questa parola che non conosco.

Beviamo il tè passandoci la ciotola l'un l'altro. È tutto così strano. Nel giro di pochissimo tempo ho trovato un aiuto e un socio, questa parola nuova che ora mi appartiene ed appartiene a lui, e sono convinta che tutto questo faccia parte del grande disegno che mi compete.

 

Nei giorni seguenti, Asra e io trascorriamo parecchio tempo insieme. Riusciamo a ripulire tutta la casa, in due; il camino ora è molto più pulito e utilizzabile, con una catasta di legna di scarto accanto per accenderlo; il tavolo grande e massiccio viene spostato nella stanza più piccola sul retro, che decidiamo di adibire a sala dei consulti. Asra utilizza i tarocchi, io le rune, e parliamo moltissimo di tutto ciò che concerne la magia. I nostri metodi sono molto simili e non ci vuole molto prima che cominciamo a domandarci che cosa succederebbe mischiando quelli più diversi.

Quando riusciamo ad accedere al piano di sopra, Asra è colmo di nostalgia. Il letto in cui i suoi genitori dormivano un tempo è ancora lì, in un'alcova accanto a una finestra. C'è una piccola cucina lì, che è resistita al tempo e ai vandali solo perché inaccessibile.

Rimettiamo tutto a posto. Buttiamo le coperte ormai marcite, laviamo con vigore i pavimenti e ripariamo con la magia le finestre.

Stanchi, una sera al tramonto ci sediamo al calore del fuoco, per terra, condividendo un tozzo di pane e un po’ di formaggio.

Il nostro futuro negozio sta pian piano prendendo forma. E, per me, anche una casa, e, ancora più importante. Un'amicizia.





NdA
Ciao a tutti! :) E scusate il ritardo. Dopo aver pubblicato lo scorso capitolo il mio computer è stato affogato dalla caldaia che perdeva, perciò sono rimasta senza. E dal tablet non riesco a inserire i capitoli su Efp. Una congiura! Ma ora rimedio, finché avrò un pc disponibile (sono a far vacanze dai miei). 
Un abbraccio e grazie a Another_brick_in_the_wall per la recensione e a tutti coloro che hanno letto! 

N. 

 
   
 
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