Sacrifice
Com’erano finiti in quella
situazione?
Non lo ricordava neanche.
Una normalissima ronda, doveva essere solo questo. Nient’altro.
E invece si era scatenato
l’inferno.
Il suo tutor aveva chiesto
supporto quando si era accorto che da solo, avendo anche la responsabilità di
proteggere lui, non ce la poteva fare. L’attacco era massiccio e dovevano
pensare anche ai civili.
Ed era di quello che gli
aveva detto di occuparsi, ad evacuare più possibile le persone in zona. Non ci
aveva pensato due volte. Era lì per diventare un eroe, per rendersi utile.
Almeno fin quando non si
era ritrovato sotto attacco diretto. Il tutor e gli altri eroi erano ben più
che impegnati. I Noumu stavano invadendo la città, non
c’era via di scampo.
Doveva cavarsela da solo.
E non era facile per
nulla, con il suo quirk. Su quella creatura non
poteva usarlo, non era neanche certo avesse un cervello da manomettere.
Per questo, quando si era
visto arrivare come rinforzi Ojiro, aveva tirato un sospiro di sollievo,
inizialmente. Doveva essere arrivato anche lui, con alcuni altri ProHero e altri studenti, come supporto. E quando lo aveva
visto, era corso da lui.
Su due piedi aveva pensato
che in due, anche se da soli, potevano farcela. Certo, i Noumu
erano diventati decisamente più forti, e persino più intelligenti, negli ultimi
mesi, il che era un grosso problema. Soprattutto per i loro molteplici quirk. Ma questo non li rendeva impossibili da battere.
Quantomeno per riuscire poi a scappare.
Ma aveva dovuto presto
ricredersi.
Ojiro con solo la coda e
lui con solo le bende che ancora non sapeva usare al cento percento non avevano
speranza contro quel Noumu. Nessuna.
Quel mostro era troppo.
Troppo forte, troppo grosso, e per quante volte lo si riuscisse a colpire, lui
guariva più velocemente di quanto lo fossero loro nel rialzarsi e scappare.
Per altro, Ojiro
continuava a fargli da scudo, a prendersi colpi su colpi al posto suo, come se
non lo ritenesse in grado di resistervi. E forse era così. Aveva preso la sua
dose e faceva fatica anche a tenersi in piedi.
Ma Ojiro sanguinava molto
più di lui.
Il corpo era ricoperto di
ferite più o meno gravi, la coda la teneva su a fatica e ormai da un pezzo non
la usava più per attacchi diretti. Evidentemente gli faceva troppo male. Lo
squarcio che la feriva fin quasi alla punta piumosa era profondo, e sembrava
doloroso, era quindi ovvio non riuscisse più ad usarla.
Eppure insisteva. Era più
orgoglioso e cocciuto che mai.
Ma questo l’aveva capito
durante il Festival Sportivo del primo anno. Si era ritirato da un torneo
simile, così importante per farsi conoscere, solo per orgoglio, solo perché era
stato lui a guidarlo e non ricordava quello che aveva fatto. Quindi lo sapeva,
certo, lo sapeva che era una scimmia orgogliosa e determinata come poche.
Tante volte aveva
dimostrato che non importava che quirk avessi, anche
il più apparentemente debole poteva diventare pericoloso e affascinante se
usato a dovere.
Da quel punto di vista lo
ammirava, non c’erano dubbi.
Non poteva dire che il suo
quirk fosse debole, ovvio, solo non adatto al
combattimento, quindi per tutta la vita aveva avuto un dramma sostanzialmente
diverso, seppur simile, da quello di Ojiro. Eppure lo capiva, e per questo lo
apprezzava.
Non poteva permettere che
adesso continuasse.
A quel livello, gli
eventuali rinforzi non sarebbero riusciti a salvare nessuno dei due.
Sarebbero morti tutti e
due schiacciati da quel Noumu.
E non voleva permettere che Ojiro facesse la fine del topo.
Era una follia. Lo sapeva,
se ne rendeva conto, ma doveva.
Se Ojiro era ridotto in
quello stato, era perché l’aveva protetto come aveva potuto, ogni volta che
aveva potuto. E lui non si sentiva di aver fatto la sua parte.
“Oj...-“
“Va a chiamare aiuto, Shinsou,”
lo interruppe l’altro prima ancora che potesse parlare. Non si voltò neanche a
guardarlo. Gli dava le spalle con gli occhi fissi sull’avversario, i sensi tesi
al massimo.
Pronto anche a
sacrificarsi.
“Se vado, sei morto.”
“Non abbiamo scelta. Uno
deve rimanere a tenerlo impegnato. La cosa che conta di più è riuscire a
fermarlo prima che arrivi in centro; la zona lì non è stata ancora evacuata del
tutto. Nel combattimento ci siamo allontanati troppo dagli Hero,
ma forse qualcuno di loro è riuscito a liberarsi e può prestarci aiuto.”
“Ho il numero di Aizawa...”
“Perfetto! Allora quando
te lo dico io, corri.”
“No. Morirai.”
Ojiro per tutta risposta
strinse i pugni così forte da farsi male. I palmi delle mani sanguinavano già e
lui non aveva fatto altro che scavarsi ancora di più nella pelle.
Cosa pensava, Shinsou, che
non lo sapesse? Era ben consapevole che sarebbe morto. Aveva sperato che gli
eroi sarebbero andati a salvarli, ma non era arrivato nessuno e adesso non
poteva più aspettare.
Aveva paura, ma era meglio
che a morire fosse uno solo e non entrambi.
Non aveva senso morire in
due.
“Senti, io sono più forte
nel corpo a corpo, va bene? Posso tenerlo occupato per qualche secondo. Questo
qui non vola quindi avresti un vantaggio sufficiente per andare a chiedere
aiuto.”
“E’ un piano assurdo.”
“Non importa! Non puoi
pensare a queste cose adesso. Lì ci sono ancora dei civili da proteggere!”
“Credi che non lo sappia?”
“Allora se lo sai capisci
che-“
Shinsou chiuse gli occhi,
mentre le ultime parole di Ojiro aleggiavano tronche nell’aria. Non avrebbe
finito la frase e forse non avrebbe neanche mai più sentito la sua voce.
Il Brainwash lo costrinse subito a
fare quello che voleva lui.
E Shinsou non poteva
permettere che morisse. Per niente al mondo.
Era vero che Ojiro era più
forte nel corpo a corpo, ma era anche più veloce a correre. Quindi era più
ovvio ci andasse lui, a chiedere aiuto. A cercare di salvare quei civili
rimasti.
“Corri più veloce che puoi, va a chiamare gli Hero
e poi mettiti al sicuro,” ordinò, e Ojiro non poté far altro che eseguire.
Non importava quanto
dentro tentasse di opporsi, non ci sarebbe riuscito, a meno di non venir
colpito da qualcuno. Ma Shinsou non aveva intenzione alcuna di dare modo al Noumu di colpirlo per l’ennesima volta.
Quindi, finché Shinsou
fosse stato ancora vivo ed in grado di mantenere attivo il Brainwash,
Ojiro sarebbe stato al sicuro.
“Ti chiedo scusa, Monkey Boy.”
Forse aveva peccato di presunzione, in passato, a voler fare l’eroe a tutti i
costi. E Aizawa forse aveva sbagliato a fidarsi delle
sue capacità e di lui.
Era vero che non
esistevano quirk deboli, che allenandosi tutti
potevano trovare la propria utilità, Ojiro ne era la dimostrazione vivente. Era
anche vero, però, che esistevano quirk adatti a
combattere e altri no.
Il suo non lo era, e non
l’aveva capito. E adesso era tardi.
Ma almeno poteva usarlo
per salvare un compagno, e su questo non si sarebbe tirato indietro.
Dopotutto, era un eroe
anche lui.
Ed essere un eroe era
maledettamente spaventoso. Faceva paura. Paura davvero. Eppure, era anche
meraviglioso.
Pensare di essere riuscito
a salvare qualcuno, anche una sola persona, sapeva regalare una soddisfazione e
una gioia difficile da descrivere a parole.
Era terrificante, sì.
Ma era quello che aveva
scelto, e che sceglierebbe ancora, e ancora.
Anche solo per dimostrare
agli altri che un quirk non ti rende migliori o
peggiori, eroe o villan.
Scegli tu cosa essere. Chi
essere.
Scegli tu come realizzare
i tuoi sogni.
Angolino
Autrice:
L’altro giorno su Twitter ho trovato la fanart di Atosaru (Atrsrp forse? Ma tanto non lo saprà mai xDD)
4 pagine di fumetto magistralmente belle...e poiché non capivo un ciufolo di ciò che c’era scritto, essendo in giapponese, ho
sentito il quasi disperato bisogno di trascrivere quell’arte e dargli un certo
senso!
E poi la Shinoji va diffusa nel mondo! Certo, magari
la prossima volta un po’ più allegre, lo prometto!
Un bacione,
Asu