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Autore: pamina71    24/04/2019    9 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14. Come una freccia1.

 

Alla Reggia non occorreva mai attendere il gazzettino ufficiale affinché le informazioni si diffondessero. Ma la notizia del ferimento del Comandante Oscar si sparse in ancor meno tempo. Al petit lever2 Re Luigi era già informato dai primi chirurghi riguardo quanto accaduto, l'agguato, le cure prestate da Lassonne, la prognosi.

All'ingresso dei “gens de qualité” ormai tutti gli aristocratici ne erano a conoscenza.

Le voci si rincorrevano per tutto il palazzo, ingigantendosi o sminuendosi come onde a seconda dei capannelli di nobili tra i quali si spostavano. Qualcuno rammentò la caduta del lampadario di poco tempo prima. Qualcun altro cominciò a sussurrare, in privato, un nome.

Fu la prima cosa che Maria Antonietta udì al risveglio, prima ancora del Buongiorno di rito.

Girodelle, che già aveva informato il Re, fu convocato alla presenza della Regina immediatamente, e le espose i fatti mentre le venivano acconciati i capelli. Madame de Polignac era presente, e sussultò all'udire che il suo uomo di fiducia era pedinato da alcuni giorni.

Provò a sminuire la cosa, adducendo il fatto che probabilmente si fosse trattato di un semplice tentativo di rapina.

- Mi spiace, Contessa – le rispose l'ufficiale, cortese ma freddo – il fatto che qualcuno in abbigliamento da Messo Reale sia giunto a Palazzo Jarjayes convocando espressamente il Comandante è prova del contrario. Si è trattato di un agguato.

Maria Antonietta era visibilmente turbata.

- Ed il loro piano è quasi riuscito.

- Purtroppo sì, Maestà. Per una serie di eventi che hanno giocato a favore degli assalitori: il fatto che fossero in carrozza, per poter far arrivare alla Reggia anche Mademoiselle Rosalie, André ancora un poco claudicante per l'incidente del lampadario, tutti fattori che ne hanno sancito il vantaggio.

- Ma la perspicacia della vostra spia ha rovesciato le sorti dell'assalto.

- Fortunatamente, sì, mia Regina.

 

Nello stesso momento, Oscar ancora dormiva il sonno artificiale del laudano. Il dottor Lassonne aveva ricucito la ferita sul bicipite sinistro. Non era particolarmente profonda, e non aveva lesionato alcun tendine, ma la sepsi era pur sempre in agguato.

André era rimasto su una poltrona accanto al letto, nel caso si fosse svegliata. Alla fine la stanchezza aveva avuto il sopravvento, e si era assopito in una scomoda posizione.

Si svegliò di soprassalto quando venne aperta la porta della stanza, e fece il suo ingresso Madame de Jarjayes, con un'espressione tesa sul volto, seguita da Louise Hélène.

Madame Marguerite rivolse uno sguardo gentile ad André, ringraziandolo per la sua presenza costante. La figlia, invece, mormorò qualcosa sull'opportunità che si fosse fermato nella stanza sino all'alba.

La Contessa si piegò sul letto per controllare il respiro della ferita, e le accarezzò la mano sinistra. Il contatto, seppur lieve, dovette infondere un dolore al braccio, poiché Oscar ebbe una smorfia per poi svegliarsi.

- Buongiorno, Madre. Sono felice di vedervi, ma non è nulla. Non era necessario che vi precipitate qui.

- Le voci a Versailles erano preoccupanti. Anche la Regina era in pensiero per te.

- Alla Reggia le notizie corrono incontrollate. E' solo un piccolo taglio. Anche tu, André, sei rimasto su quella poltroncina scomoda.

- Lo sai che anche con un graffio ci può essere pericolo di sepsi. Dovevo rimanere a controllare che non salisse la febbre.

- A quanto pare mi è andata bene. Me la caverò con una cicatrice per fare il paio con quella del braccio destro. - Ironizzò Oscar.

La sorella la guardò stupita:

- Non è la prima volta?

- Certo che no, e nemmeno credo che sia l'ultima. E' un dato di fatto del mestiere delle armi. Ci si fa male.

Madame Marguerite cambiò discorso.

- Girodelle ha detto che nel pomeriggio verrà a riferire sulla caccia al fuggitivo.

- Dubito che lo troveranno – si inserì André – credo abbia degli appoggi in alto loco.

- Credo anch'io. Ormai sarà al sicuro chissà dove.

 

La piccola Charlotte de Polignac era venuta a conoscenza da poco dell'accaduto, e si era precipitata in cerca della Contessa.

- Madre, madre!

- Calmati, Charlotte. Una ragazza di nobile lignaggio non corre in questa maniera. E non alza la voce. - Le rispose freddamente.

- Ma, è importante! Avete sentito cosa è successo al Comandate Oscar! Lo hanno ferito, stanotte!

- Ebbene, mia cara, non vedo come questa notizia possa affannarti in tal modo.

- Stanotte mi sono svegliata, perché ho udito dei rumori provenire dal salottino, e ho visto Monsieur Cassel, in mantello e stivali, e gli stivali parevano insanguinati, oltre che polverosi.

- Ma cosa vai dicendo? Avrai sognato! Non sono certo solita ricevere Monsieur Cassel la notte. - La riprese la Contessa. La piccola Charlotte tacque.

- Piuttosto, pensa a farti bella e a ripassare i passi del minuetto per la prossima festa. Ho intenzione di presentarti un pretendente. Un ottimo partito.

- Ma, madre! Ho undici anni! E' troppo presto per sposarmi.

- Decido io se è presto o tardi. Tu pensa solo che è un grande onore. E' molto vicino alla famiglia reale.

 

Il giorno seguente, Oscar si trovava nella sala delle vetrate, che erano state completamente aperte. Si godeva la leggera brezza che rinfrescava un poco la giornata estiva, seduta su una poltroncina con il braccio sinistro immobilizzato da una stretta fasciatura.

Accanto a lei, André sedeva di fronte ad un tavolo contenente i pesanti tomi degli elenchi nobiliari. Stava controllando da un paio d'ore le pagine fitte di nomi e dati scritte da differenti arzigogolate calligrafie, quando si interruppe con aria perplessa, per poi sospirare.

- Trovato?

- Temo di sì, anche se spero di no.

- Sarebbe a dire?

- Guarda tu stessa.

Oscar si alzò e si mise alle sue spalle.

Yolande Martine Gabrielle, 8 settembre 1749, da Jean François Gabriel, conte di Polastron, signore di Nuoueille, Venerque e Grépiac e Jeanne Charlotte Hérault.

- Non dirmi che è quella Polastron?

- Temo proprio di sì.

- Come facciamo a dirglielo?

- Dire cosa? - Chiese con una vocetta acuta Mademoiselle de Norpois.

La cognata di Louise Hélène era una ragazza di natura lieve e curiosa, strettamente trattenuta dai continui rimproveri della cognata, che a Palazzo Jarjayes, riuscendo spesso a sfuggirle, poteva manifestare più facilmente il proprio temperamento. Ed era giunta in un modo ed un momento inopportuno, accompagnata da Rosalie che si stava legando a lei, per vicinanza di età.

La ragazzina, vedendo e riconoscendo i grossi volumi rilegati, si avvicinò al tavolo.

André si mise di traverso, per impedirle di leggere. Preferiva dirglielo, cercando di addolcire un poco la crudezza della notizia, anziché metterla di fronte alla realtà letta su un registro.

- Mademoiselle De Norpois, avremmo necessità di conferire per un momento con Mademoiselle Rosalie. In privato.

- Ma, forse, potrei…

- No – la interruppe Oscar. - Non potreste.

La giovane fece una riverenza ed uscì.

Rosalie si voltò, pallida in volto.

- Avete dunque trovato mai madre?

- Sì. - Le rispose André. - Ma adesso devi dirci se vuoi saperlo oppure rimanere all'oscuro come sostenevi alcuni giorni fa.

- Ci ho pensato a lungo. Avete ragione voi. Preferisco sapere il suo nome. Chiunque essa sia.

- Non è una persona qualunque.

 

Rosalie aveva pianto a lungo per quell'atroce scherzo del destino. La sua madre adottiva uccisa dalle ruote della madre naturale. Dover riconoscere di discendere da colei che avrebbe voluto uccidere.

Ci sarebbero voluti giorni per potersene fare una ragione, quindi nessuno commentò quando non la si vide scendere per la cena. Oscar aveva dato precise istruzioni: che non la si disturbasse in alcun modo per quella sera. Ma dall'indomani il ritmo quotidiano di lezioni ed attività avrebbe dovuto riprendere. Credeva fermamente nel potere taumaturgico del rimanere occupati ed attivi.

Ma la nube che gravava sulla sua giovane amica la turbava. Si era quindi rifugiata presto nel salottino insieme ad André, non appena Madame Marguerite aveva detto di volersi ritirare per la notte.

Fu quindi stupita quando udì bussare, per poi veder apparire il vecchio zio, che entrò reggendosi al bastone.

- Qualcuno ha lasciato questa qui fuori. - Disse, agitando con l'altra mano una bottiglia.

 


1 Citazione da Fabrizio de André.

2  A 8 heures, heure du petit lever, le premier valet, qui a passé la nuit au pied du baldaquin du roi sur un lit d'appoint, s'approche de celui-ci et Murmure “Sire voici l'heure”. Suivaient les premiers chirurgiens, qui examinaiente le Roi.

   
 
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