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Autore: MatsuFla    25/04/2019    1 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 10/19 - Riflesso involontario

Rimango a guardare il seminudo Mickey fottuto Milkovich dormire per qualche minuto come un dannato e inquietante stolker, poi striscio sopra di lui passando le mani sulle sue gambe muscolose abbastanza delicatamente da non svegliarlo, sento l'urgenza di posare le mie labbra sulla sua pelle così inizio a tracciare una scia di lievi baci risalendo il suo interno coscia fino ad arrivare là... al punto in cui mi blocco ed esito. Non l'ho mai fatto prima e fino ad ora non avevo nemmeno mai pensato di volerlo fare, come invece desidero farlo ora, così tanto da non riuscire a trattenermi. Mi inumidisco le lebbra e le poso su di lui iniziando a stuzzicarlo, cercando di fare piano affinché non si svegli.
I Milkovich hanno il sonno pesante, no?!
Sollevo lo sguardo sul suo viso continuando a mantenere il contatto, lui involontariamente sorride compiaciuto mordendosi il labbro inferiore e questo mi accende ancora di più ed inizio ad accelerare il ritmo. Mickey si agita nel sonno ma continua a dormire, il respiro che prima era calmo e regolare inizia ad affannarsi facendogli oscillare il petto più velocemente. Ormai non mi impongo più di fare piano, la delicatezza è bella che andata, sono talmente preso che non mi accorgo che si è svegliato finché non lo sento ringhiare.
"Ma che caz-... Gallagher?!"
Vedere il suo volto accaldato con quella buffa espressione confusa stampata sopra mi fa sorridere, si beh, per quanto mi è possibile visto che ho la bocca impegnata al momento.
"Che cazzo fai?"
Non rispondo, tanto più che mi sembra abbastanza ovvio quello che sto facendo.
A te che sembra?
"Non mi toccare, cazzo!" Ansimando si solleva su un gomito e inizia a spingermi via da una spalla con l'altro braccio, ma senza troppa convinzione.
"Lasciamelo fare Mickey, per favore." Mi stacco da lui giusto il tempo per poter parlare poi torno a quello che stavo facendo con più decisione di prima tanto che lui crolla giù arrendevole senza più possibilità di sfuggire alla mia volontà. Cerco di sfruttare al meglio tutto quello che ho potuto imparare dagli anni di pratica passiva con ragazze molto esperte nel settore. 
"Cristo, Ian!" È tutto quello che riesce a dire. Distende le braccia lungo i fianchi e stinge le lenzuola tra le mani finché le sue nocche non diventano bianche, affonda la testa all'indietro nel cuscino e si lascia sfuggire dei gemiti che mi incoraggiano a continuare. 
"Merda." Sibila mentre fa scivolare le sue mani tra le mie ciocche rosse, afferrandomi la testa e accompagnando i miei movimenti. Mickey piega una gamba per far leva sul tallone per spingere il bacino incontro alla mia faccia e io mi ci aggrappo, avvolgendoci saldamente un braccio e affondando le dita nella sua coscia, come se fosse l'unica ancora in grado di impedirmi di annegare in questa tempesta di emozioni e sensazioni incontrollabili.
"Giuro che ti ammazzo, testa di cazzo!" Mi strattona con forza i capelli spingendomi ancora di più verso di se e io capisco che è vicino.
"Porca puttana!" Non riesce a trattenersi trovando la sua conclusione, appena scioglie la presa sulla mia chioma rossa io mi sollevo in ginocchio rimanendo ancora tra le sue gambe e lo guardo riprendersi mentre lui evita di guardarmi mettendosi un braccio sugli occhi. Mickey si mette seduto, la distanza che ci divide ora è di pochi centimetri e finalmente mi rivolge uno sguardo stravolto.
         
"È tutto ok?" Gli chiedo vedendolo ancora spaesato.
"No, non è tutto ok, coglione!" Mi spinge violentemente facendomi cadere all'indietro con il sedere sul letto.
"Che cazzo ti dice il cervello?" 
"Ero venuto a parlarti."
"Ma non sei riuscito a controllarti. Sai che novità..." Mickey scende in fretta dal letto per recuperare dal pavimento qualcosa da mettere addosso.
"Ninfomane* del cazzo." Dice dandomi le spalle mentre si infila un paio di boxer.
"Non mi sembravi tanto contrariato quando un minuto fa avevo il tuo uccello in bocca, eri eccitato come un figlio di puttana!" Non riesco a nascondere amarezza e rabbia nella mia voce ma è esattamente quello che vedo anche nel suo sguardo che ricevo in riposta, gli occhi iniettati di sangue e le narici allargate, le sopracciglia inarcate e un grugno quasi spaventoso sulle labbra.
"Che cazzo c'entra, non è per te, cazzone, se me lo succhi mi si drizza... è un riflesso involontario!"
"Stronzate!" Schizzo in piedi e lo raggiungo, costringendolo ad affrontarmi faccia a faccia.
"Non cercare di prendermi per il culo Mickey, tu lo vuoi tanto quanto lo voglio io!" Rispondo a muso duro senza farmi intimidire.
"Voglio cosa, Ian?"
Non sembra più arrabbiato ma sinceramente confuso... e a dirla tutta mi rendo conto di esserlo anche io. 
"Non lo so... quello che c'è tra di noi, qualsiasi cosa sia." 
"Credi che solo perché abbiamo scopato una volta siamo fidanzati? Non sei altro che una bocca calda per me!" 
Come al solito Mickey non si risparmia e picchia duro colpendo dritto al petto, ma non capisco perché le sue parole facciano tanto male. Come dicevo, non sono un ingenuo, non mi illudevo che fosse innamorato di me. Ma non può negare che qualcosa c'è... sia pure una semplice attrazione, fisica, mentale, chimica, qualsiasi cosa sia... c'è ed è forte e inarrestabile e io non voglio rinunciarci, non voglio rinunciare a lui e a quello che mi fa provare quando siamo insieme. Non mi importa se è solo dovuto al bipolarismo, l'unica cosa che voglio ora è che niente di tutto questo finisca!
"Ok, se è questo che vuoi... per me va bene. Scopiamo e basta."
"No stronzo, non è questo che voglio! Io non..." Gesticola in modo nervoso, biascicando le parole e interrompendosi di colpo come se fosse stanco di parlare ancora prima di iniziare.
"Io so quello che sono e cosa voglio. Tu lo sai?" Dice esasperato a denti stretti e senza lasciarmi il tempo di rispondere continua.
"Dici di non essere gay ma poi vieni qui nel cuore della notte a..." Tira su con il naso mentre preme un pugno contro le sue labbra, pensieroso, poi scatta un'altra volta ancora più irritato.
"È per la tua fottuta malattia? Eri arrapato e ti andava di succhiare un cazzo?"
Si, purtroppo non posso negare che questa sia la verità.
Uno psicotico che in fase maniacale non riesce a trattenersi dal saltargli addosso.
Ecco quello che sono e cosa voglio, è questo che vuole sentirsi dire? E così sia.
"Si." Rispondo semplicemente.
"Vaffanculo Gallagher! Non sono la tua puttana!"
"Ma dai Mickey, non ho mai pensato niente del genere."
"Levati dai coglioni!" Mi spintona ancora prima di iniziare ad infilarsi i pantaloni grigi di una vecchia tuta trovati abbandonati su una sedia.
"Non sono venuto qui per litigare, anzi, è proprio l'ultima cosa che voglio." Mi avvicino nuovamente a lui e quando si gira verso di me mi rivolge uno sguardo un po' più comprensivo.
"E allora che cosa vuoi, Ian?"
"Te l'ho detto, voglio parlare, spiegarti."
"Vuoi parlare? Avanti, parla." Incrocia le braccia sul petto nudo e inarca le sopracciglia restando in attesa. In realtà il suo sguardo dice chiaramente che nulla di quello che potrei dire farebbe mai una qualche differenza, ma io ci provo comunque.
"Volevo chiederti scusa."
"Ok l'hai fatto. Ora vattene." Mickey apre la porta della sua stanza e mi intima di andarmene con il braccio teso verso il corridoio.
"Disturbo bipolare di tipo uno con episodi di mania acuta con segni di psicosi."
"Eh?" Mi guarda con un ghigno parecchio confuso mentre io rimango immobile, dritto davanti a lui.
"È una patologia psichiatrica incurabile. Si tiene sotto controllo con una terapia 
adeguata ma deve essere controllata costantemente con valutazioni psichiatriche e la prescrizione di medicine... un sacco di medicine." Mi passo una mano tra i capelli e riprendo fiato cercando di reprimere il sempre crescente tremolio nella mia voce. Mi prendo qualche minuto mentre Mickey rimane in silenzio ad osservarmi.
"Dicono che questa malattia è totalmente compatibile con una vita normale ma è necessaria la medicazione obbligatoria, che in parole povere vuol dire che se non prendi le medicine prima o poi finisci chiuso in qualche manicomio."
"Com'è?" Mi chiede accigliato.
Per la prima volta, nel raccontare a qualcuno della mia malattia, non ho ricevuto il solito sguardo di commiserazione. Mickey non sembra spaventato, ma probabilmente è solo perché non si rende conto di cosa comporti l'essere bipolare.
"La tengo sotto controllo, il più delle volte. Le medicine aiutano a controllare le manie folli, l'avventatezza, l'impulsività, la logorrea, l'insonnia e... l'ipersessualità. Ma gli stessi disturbi si presentano in maniera più leggera anche quando le medicine per qualche motivo smettono di funzionare al meglio e vanno ricalibrate."
"È quello che ti sta succedendo ora?"
Annuisco in silenzio e siedo sul letto, con le mani incrociate davanti alla bocca e i gomiti puntati sulle ginocchia.
"L'ho ereditata da mia madre, Monica. Tutti noi siamo cresciuti vedendo le cose folli che faceva. È una cosa strana, fa paura. Una volta sul tetto pensava di essere un uccello."
"Si è buttata?"
"No, l'hanno fatta scendere i pompieri. Ma in compenso si è tagliata i polsi il giorno del Ringraziamento, davanti a tutta la famiglia."
"Tu hai mai..." Mi raggiunge sul letto, sedendosi così vicino da non lasciare il minimo spazio tra di noi.
"No, ma ho fatto anche io le mie belle cazzate."
"Tipo cosa?"
"Sono stato detenuto in una base militare a North Chicago per accuse multiple. Per falsificazione di documenti federali, nello specifico, la domanda per entrare nell'esercito degli Stati Uniti, dato che avendo ancora diciassette anni ho usato il nome di mio fratello Lip."
Mickey sembra sorpreso e sbuffa una risatina.
"Furto e sabotaggio di proprietà del governo tra cui boxer in dotazione all'esercito, un missile terra-aria e ho provato a far partire un elicottero attaccando i cavi e mi sono bruciato col motore di avviamento." Alzo la mano sinistra sfoggiando la mia bella cicatrice in contrasto col palmo pallido.
"Sai far partire un elicottero senza chiavi?" Chiede non troppo impressionato.
"Non molto bene, a quanto pare. Ho cercato di rubarlo, l'ho ribaltato, le pale si sono rotte e ha preso fuoco."
"Wow... è un po' estremo."
"No, sono... solo psicotico."
"Ma che cazzo volevi farci con il missile terra-aria?"
"Che cazzo ne so. Non pensavo razionalmente, oscillavo costantemente tra la depressione e l'euforia più totale." Dopo una breve pausa mi passo la mano dietro il collo e continuo il mio elenco.
"Poi c'è la diserzione, che da sola prevede una pena massima di cinque anni di carcere, ovviamente per essere scappato."
"Sei stato dentro?"
"No, non ho dovuto fare rapporto davanti alla Corte Marziale solo perché la mia famiglia ha convinto il sergente maggiore Nathan Kipps, l'agente investigativo, che sono pazzo! E lui non ha fatto troppa fatica a crederci."
Mickey resta in silenzio a mordicchiarsi l'interno di una guancia, forse aspettandosi dell'altro. E infatti la lista è ancora molto lunga...
"Ho fatto sesso per soldi."
"Ah... e allora? Molti uomini vanno con le troie."
"Ero io la troia, Mickey."
"Oh..."
"Quando mi hanno rilasciato dal carcere militare ho pensato bene di scappare per la seconda volta sotto la custodia di mia madre. Un'altra brillante idea! Sono finito in un edificio abbandonato a vivere come un barbone con mia madre e una vecchia pazza che girava nuda e armata per casa. Ballavo in uno strip club, e lavoravo sul retro tanto quanto sul palco."
"Beh... vai alla grande a letto, di sicuro saranno rimaste tutte soddisfatte. Te li sei guadagnati quei soldi!"
Lui ride e, anche se so che il suo è un tentativo di sdrammatizzare la situazione, cerco di rimanere serio.
"Mickey!" Lo rimprovero blandamente e lui alza le mani in segno di scuse, poi io gli sorrido e lui fa altrettanto.
"Ma davvero ci sono donne che pagano per il sesso?" Si alza e raggiunge la cassettiera per prendere una sigaretta.
"Credevo fosse solo un problema degli uomini etero." Sorride della sua constatazione mentre la accende. Ma ci penso io a a togliergli subito quel sorrisetto dalle labbra.
"Ho fatto un film porno."
"Hai fatto un porno?" Quasi gli cade la sigaretta dalla bocca per la sorpresa.
"Non protetto." Ormai sono un treno in corsa, una volta iniziato a tirare tutto fuori non voglio più smettere.
"Quando ho perso del tutto il controllo mi hanno fatto ricoverare in un istituto psichiatrico dove poi mi hanno diagnosticato la malattia. Ci sono rimasto solo tre giorni ma... è stato terribile." Per ogni confessione sento di liberarmi da un peso enorme ed è fantastico, una sensazione che non provavo da molto tempo. In parte per merito di Mickey che me lo rende facile, senza giudicarmi o impietosirsi.
Chissà, forse per un Milkovich tutto questo è perfettamente normale.
"Ah... non sono in permesso dal lavoro, mi hanno sospeso. Cioè, mi hanno imposto di rimanere a riposo finché non avrò ricalibrato le medicine."
"È successo qualcosa?"
"Ho liberato una schizofrenica durante il tragitto in ambulanza, ha aperto il portellone, è saltata giù e una macchina l'ha investita. Per fortuna non è morta."
"Ok, ho capito." Dopo aver aspirato profondamente mi passa la sigaretta.
"No Mickey, non puoi capire."
"Hai ereditato i fottuti geni della tua madre del cazzo e fanno schifo... lo capisco!"
"Si, una vera merda." Faccio qualche tiro e sento i nervi iniziare a rilassarsi.
"Non... mi sento maniacale, ma non me ne accorgo mai quando lo sono. Mi sento a posto, o alla grande... fino a quando poi di sicuro non lo sono più perché ho fatto qualcosa di assurdo."
Mickey rimane in silenzio a guardarmi passandosi il pollice sulle labbra, poi si flette sulle gambe allargando le mie per farsi spazio posandomi le mani sulle ginocchia.
"Quando senti che i medicinali vanno ricalibrati, cosa dovresti fare?"
"Aumentare i calmanti, dormire un po', parlare con la psichiatra il prima possibile."
"E allora fallo." Dice scuotendo la testa e le spalle.
"Non voglio." È un sussurro il mio ma Mickey lo comprende perfettamente, sembra capire anche tutto quello che c'è dietro alle mie parole e che ancora non ho detto. Rimane in silenzio e stringe la presa sulle mie ginocchia in segno di conforto.
"Tutto questo mi fa sentire da schifo, Mick. A volte mi sento come se non valesse più la pena vivere. È come se mi costringessero ad essere quello che devo essere e non quello che sono, come se non fossi libero di provare quello che realmente vorrei."
"Si, lo so."
E credo che lo capisca veramente. Vivendo nella casa degli orrori Milkovich non faccio fatica a credere che qualche volta abbia pensato che non valga la pena vivere o che abbia vissuto il disagio di non poter essere se stesso.
"Perché non me lo hai detto?"
"Non me lo hai chiesto." Dico riproponendogli la sua risposta del cazzo.
"Certo... piacere di conoscerti, sei bipolide per caso?" Mi canzona riproponendomi la mia contro-risposta del cazzo.
"Si dice bipolare." Lo correggo divertito mentre spengo la sigaretta nel portacenere sul comodino.
"Come ti pare!" Sbuffa stizzito rimettendosi dritto sulle gambe.
"Allora, sono perdonato? Accetti le mie scuse?" Mi alzo subito dopo di lui e colpendolo con un buffetto sul petto metto su gli occhi da cucciolo mentre aspetto la sua risposta.
"Vieni qui, ninfomane del cazzo." Questa volta lo dice ridendo e non mi sembra più tanto male come appellativo. Può dirmi tutto quello che vuole quando ha quel sorriso dolce sulle labbra. Mi attira in un abbraccio e mi stringe forte mentre io strofino il naso sul suo collo godendomi il suo odore e il calore della sua schiena nuda sotto le dita.
"Ora scopiamo?" Sussurro sensuale nel suo orecchio.
"No Ian, non scopiamo più." Mi spinge all'indietro tenendomi saldamente per le spalle ma io tengo i nostri bacini incollati stringendogli le braccia attorno alla vita.
"Ok, basta per oggi." Rassegnato tento di avvicinarmi per baciarlo, ma lui cerca di allontanarsi di nuovo e divincolarsi dall'abbraccio continuando a blaterare assurdità.
"No testarossa, non solo 'per oggi', non ricapiterà più!" Enfatizza le parole guardandomi negli occhi convinto, sperando forse di convincere anche me. Ma io per tutta risposta sfoggio un sorriso sarcastico e vincendo le sue proteste lo strattono con decisione imprigionandolo in una presa dalla quale è impossibile sfuggire.
"Come no, l'unica cosa a cui stai pensando adesso è quando sarà la prossima volta."
"Ti sbagli." Nasconde il volto nell'incavo del mio collo ma lo sento sorridermi sulla pelle.
"Hey Mickey, il tuo 'riflesso involontario' mi si sta strusciando addosso.
"Chiudi quella cazzo di bocca, Ian!"

Incredibilmente quella notte non è successo nulla. Sono tornato a casa e ho fatto l'ennesima lunga doccia, e sono sicuro che anche Mickey ha fatto lo stesso viste le condizioni nelle quali l'ho lasciato.
Non contento questa mattina esco di casa con il preciso obiettivo di andare a molestarlo sul posto di lavoro. Entro nel bar e, dopo essermi seduto al bancone, saluto V impegnata a contare le monetine delle mance e Kev che asciuga dei bicchieri.
"Mickey?" Chiedo guardandomi intorno. Kev non fa in tempo ad aprire bocca che la risposta mi piomba rumorosamente giù dalle scale del piano di sopra.
"Puoi scordartelo che sborso cinquanta dollari per una sega, trenta al massimo." Sbraita Tommy apparendo dal retro seguito da un Mickey alquanto infastidito.
"Sai che ti dico, per trenta dollari puoi fartela da solo." Dice facendogli il medio.
"Abbiamo delle spese Tommy, solo la lavanderia mi uccide." Continua Kev, nella speranza di convincere uno dei suoi migliori clienti del bar ad usufruire anche del nuovo servizio.
"Ne ho pagati trenta dai tailandesi e anche loro lavano gli asciugamani." L'omaccione si allontana e raggiunge due suoi compagni di bevute ad un tavolino più distante così da non essere più scocciato dai due baristi.
"Maledette prostitute tailandesi, rubano il lavoro alle americane perbene." Sbuffa Kevin continuando ad asciugare i bicchieri.
"Le nostre sono russe." Puntualizza Mickey mentre ci raggiunge al bancone e di passaggio ci salutiamo con un cenno del capo.
"Almeno loro usano la forchetta e non le bacchette." Kev continua a lagnarsi.
"Hai chiesto soldi a chiunque sia entrato qui, cioè a tutti e tre." V indica il tavolino con i tre ubriaconi e torna a smanettare con le monetine, ormai sconsolata.
"E se vi faceste della pubblicità?" Propongo, guadagnandomi i loro sguardi perplessi.
         
"Perché no, mettiamo un annuncio su Craigslist o in giro per i negozi." Kev sembra apprezzare la mia idea e anche Mickey ci mette del suo.
"Si, chiediamo a qualche drogato di distribuire volantini."
"E chi li paga?" Sbuffa esasperata Veronica.
"Nessuno, diciamo che li pagheremo e se si lamentano li pestiamo!" Mickey lo dice come se fosse la cosa più scontata del mondo, incrociando le braccia al petto e facendo spallucce. Kev si illumina entusiasta e ci coinvolge in un sorriso generale.
"Ok ok, basta cosi! È finito il ghiaccio, Mickey potresti per favore andare a riempire il contenitore?"
Mickey esegue gli ordini di V e subito sparisce dietro la porta che dà sul retro dopo aver preso il contenitore del ghiaccio. Io riesco a resistere solo pochi secondi prima di congedami dai Ball per raggiungerlo con la scusa di andare ad aiutarlo. Lo trovo chino, con il culetto in bella vista, su un'enorme congelatore a pozzetto, intento a travasare i cubetti con una paletta. Rimango sulla porta a godermi lo spettacolo, leccandomi le labbra come un leone che osserva la gazzella indifesa prima di partire con l'agguato, lo raggiungo di soppiatto alle spalle e lui sembra molto sorpreso di ritrovarsi intrappolato dalle mie braccia che bloccano ogni via di fuga.
"Gallagher, che cazzo ci fai qui?"
"Sono venuto ad aiutarti ed ora ti aiuto a venire!" Sussurro nel suo orecchio in modo sensuale mentre strofino il mio pacco già duro tra le sue natiche sode.
"Sto lavorando!" Si gira verso di me e cerca di spingermi via con le mani sul mio petto, ma io mi premo ancora di più contro di lui che cerca di sfuggirmi sedendosi con un salto sul congelatore pur di allontanare i nostri corpi. Mickey indietreggia il più possibile finché non si ritrova seduto con le spalle al muro; si, ha guadagnato qualche centimetro di distanza ma io sono ancora tra le sue gambe e lui è esattamente dove lo volevo... in trappola!
Mi sporgo in avanti per bacialo ma Mickey si scansa voltandosi velocemente di lato, così ripiego sul collo e insisto finché lui sembra convincersi. Sento le sue dita scendere fino alla cintura e un brivido mi attraversa la schiena quando, mentre la slaccia, mi sfiora la pelle sotto i vestiti con i polpastrelli gelidi. Ormai sono in orbita e chiudendo gli occhi mi nascondo nell'incavo del suo collo nella trepidante attesa di sentire le sue mani stringersi attorno a me... ma tutto ciò che sento è un freddo pungente alle palle!
"Cazzo!" Urlo tirandomi giù pantaloni e boxer per far scivolare via i cubetti di ghiaccio che Mickey mi ha infilato nelle mutande.
"Ti sono passati i bollenti spiriti, cazzone?" Il bastardo è ancora seduto sul congelatore, picchettandosi la paletta del ghiaccio sul palmo della mano mentre ghigna soddisfatto e divertito.
"Sei proprio uno stronzo!" Ringhio rivestendomi.
"Non resisterai ancora a lungo, Mickey."
"Sparisci Gallagher o la prossima volta il ghiaccio te lo ficco in culo!"
Esco dalla stanza facendo attenzione a non calpestare i cubetti di ghiaccio sparsi su tutto il pavimento e senza neanche salutare lascio l'Alibi sbattendo la porta.

Farsi ibernare le palle è un metodo molto più efficace della doccia contro l'ipersessualità, non ho avuto sensibilità là sotto per ore. Ora però ricomincia a tirare e purtroppo non per la presenza di Mandy mezza nuda avvinghiata al mio corpo, ma perché sto pensando al coglione che dorme a pochi metri da me nel suo letto, magari anche lui nudo.
Striscio fuori dal letto e nel buio della notte sgattaiolo in camera di Mickey ma per mia grande sorpresa lo trovo non solo vestito ma anche sveglio. Appena mi vede sobbalza sul letto e in tutta fretta infila qualcosa che aveva in mano nella rivista di armi che richiude subito dopo e la infila sotto il cuscino.
"Giuro che se avvicini ancora il tuo uccello a me te lo taglio!" Mi dice minaccioso mentre mi avvicino al letto.
"E poi che fai? Lo tieni nel comodino e ci giochi la notte pensando a me?" Rido strafottente mentre lui alza entrambi i medi, poi decido di provare con un approccio più pacato e un tono dolce.
"Perché mi respingi, Mickey? Non capisco... io pensavo..."
"Cosa pensavi, Ian? Tu sei il fottuto ragazzo di mia sorella!"
"Lo so, cazzo! Ma lo ero anche quando abbiamo scopato a Milwaukee, sai?"
"Sì, ma è stato prima che mi dicessi di averlo fatto a causa della tua malattia. Quella notte mi sono arrabbiato perché non ero in grado di capire, ma ora che so cosa vuol dire, credo che tu avessi ragione! Stai dando di matto, Ian!"
Finalmente ha detto ciò che pensa realmente, anche lui crede che io sia pazzo.
È come tutti gli altri!
"Vaffanculo Mickey!"
"Io ti conosco e il tuo comportamento degli ultimi giorni non è da te! Questo vuol dire che stai peggiorando, stai perdendo il controllo, Ian, cazzo!"
Daranno la colpa alla mia malattia e mi accuseranno di essere matto ogni volta che farò qualcosa che 'non è da me'? 
Solo io ho il cazzo di diritto di decidere cosa è o non è da me!
Non mi sarà mai concesso di fare o desiderare qualcosa di diverso dal solito?
"Sto bene! Non cercare di trovare scuse, Mickey, se vuoi chiuderla qui basta dirlo chiaramente!"
So di essere stato io il primo ad incolpare il bipolarismo per quello che è successo a Milwaukee, ma provare quelle sensazioni incredibili mi ha spinto a chiedermi se potesse essere dovuto a qualcos'altro. Mickey invece, non prende neanche minimamente in considerazione l'idea che se sono andato a letto con lui non è perché sono pazzo ma che magari provo qualcosa nei suoi confronti. 
È così impossibile da credere per Mickey?
Se volessi stare con lui non potrei essere altro che un pazzo?
"Vuoi stare con me si o no?" Le parole mi sfuggono dalla bocca senza controllo.
"Stare con te?" Ripete visibilmente confuso.
"Cioè... voglio dir-"
"No." Il tono con cui pronuncia quella singola parola è tagliente come una lama, del tutto freddo e indifferente.
"Bene. Ci voleva tanto?" Cerco di nascondere la delusione dietro un ghigno inespressivo, poi mi volto di scatto sapendo che se continuo a guardarlo ulteriormente di sicuro crollo in un secondo, ma crollare è qualcosa che non posso permettermi di fare al momento. Per Mickey è stato solo un gioco, un passatempo, mi ha già dimenticato... mentre io sono ancora qui e non riesco a fare anche solo finta che non mi importi. Solo il pensiero mi fa infuriare, non mi sono mai sentito più ridicolo.
Senza mai voltarmi raggiungo la stanza di Mandy dove la trovo a letto esattamente come l'avevo lasciata, mi stendo accanto a lei mentre il sangue mi ribolle sempre di più nelle vene, sento gli occhi pizzicare per le lacrime che spingono per uscire, il respiro affannoso per la sensazione di un peso enorme che mi schiaccia il petto.
Salgo a cavalcioni su Mandy e inizio a baciarla finché non si sveglia, lei assonnata e confusa impiega qualche secondo a rendersi conto di quello che sta succedendo ma poi mi asseconda accettando di buon grado la mia iniziativa senza fare domande.
         
Sono il fottuto ragazzo di sua sorella, no?
Devo stare con Mandy per essere normale, perché è così che dev'essere... e allora così sia!
Le mie mani ispezionano ogni centimetro del suo corpo ma non trovo nessuna soddisfazione, lei è troppo esile e morbida, troppo liscia e delicata. Non provo nulla... nessun brivido... nessun fremito, sento qualcosa solo quando chiudendo gli occhi vedo lui ed immagino di sentire il suo odore e la sua voce. Mi abbatto su Mandy come un terremoto cercando disperatamente di far uscire Mickey dalla mia testa. Lei soffoca i gemiti mordendosi una mano chiusa a pugno ma io le prendo i polsi e li blocco sul cuscino sopra la sua testa così da impedirle di trattenersi. Mandy urla ma non è abbastanza, non lo sarà finché le sue grida di piacere non saranno talmente forti da raggiungere ogni angolo della fottuta casa e anche oltre.
Voglio che senta.
Voglio che rimanga sveglio tutta la notte a pensare a me.
Voglio che ricordi cosa ha provato quando a godere era lui.
E voglio che rimpianga di averci rinunciato.

*L'ipersessualità è indicata anche con i termini "ninfomania" per le donne e "satiriasi" per gli uomini. In realtà il sostantivo "ninfomane" si utilizza solo per le donne mentre per gli uomini non esiste un corrispettivo maschile, forse perché si dà per scontato che gli uomini lo siano tutti di base e non occorra specificarlo! :)
In ogni caso non ce lo vedevo proprio Mickey a dire qualcosa del tipo:
"Affetto da satiriasi del cazzo." Quindi ho optato comunque per "Ninfomane del cazzo." :)


   
 
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