FIGLI DEGLI ALTRI
I figli degli altri
sono tutti geni;
vanno bene ovunque,
frequentano le università,
sono dotti e gentili.
Al di là di ogni previsione,
di ogni ipotetica realtà,
essi sono sempre meglio
di me.
Ho passato una vita
all’ombra dei figli degli altri.
Una presenza costante,
anche a tavola,
a ogni ora.
I figli degli altri danno
soddisfazioni
non sono cialtroni come me,
studiano e sono geniali,
sono tutti all’estero
a fare bene
o in Italia
a ricoprire cariche prestigiose e
redditizie.
E io chi sono,
misero essere dalle unghie rotte,
infangate,
che non ho fatto carriera,
e che non la farà mai?
Complesso d’inferiorità;
sentirsi incapace di eguagliare
o quanto meno di tentare di
agguantare
chi sta davanti a te.
Ma qual è la verità?
I figli degli altri
sono tanti, numerosissimi,
sono una schiera robotica
che si muove all’unisono verso
l’unico obiettivo
di fare soldi, di scalare la società,
di essere famosi.
Io non ho mai cercato il vanto;
non ho mai cercato l’Eldorado,
a me non importa.
Si può essere diversi
senza essere inferiori?
Si può essere diversi
senza essere giudicati e derisi?
Chi sono io,
quell’anima perduta fin dalla
nascita,
oppure sono anch’io qualcuno
come i figli degli altri?
Posso essere comparato
a qualcun altro,
oppure sono un frammento originale
e insolito?
I figli degli altri
come ombre si allungano
sinuose
nei discorsi dei genitori
verso un figlio.
NOTA DELL’AUTORE
Fin da quando sono nato, mi sento sempre parlare dei
cosiddetti figli degli altri, e volano paragoni assurdi, esagerati… credo che
ciascuno di noi abbia il diritto di vivere la propria esistenza perseguendo i
propri sogni, ma soprattutto ciò che sente dentro.
Nella vita odierna manca molto la filosofia; sembra tutta una
corsa senza senso, senza logica.
Io non voglio correre come gli altri, come i figli degli altri. Non partecipo al
rally. Resterò sempre un fanalino di coda, però almeno di sera vado a letto
stanco, ma con la coscienza tranquilla.