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Autore: Aliseia    27/04/2019    3 recensioni
E quando, entrambi chiudendo la chiamata, i due amanti si erano guardati negli occhi, nessuno dei due aveva chiesto all’altro “che cosa succede”.
Ma entrambi avevano mormorato “Devo”.
Devo andare a New Orleans.
Devo andare a Parigi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Tristan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'Amour Sera Roi'
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Fandom: The Originals
Genere: Romantico
Personaggi: Elijah Mikaelson, Tristan De Martel;
Pairing: Tristan/Elijah
Note alla nuova Serie: Nelle mie serie precedenti Elijah e Tristan si sono salvati, tornando dall’aldilà in una serie di avventure culminate nei racconti Ne Me quitte Pas e Out Of This World. Ora i due sono amanti e vivono a Marsiglia, ma i guai della terribile nipote Hope a Mystic Falls li richiamano spesso negli Stati Uniti.
 
Note alla storia: In realtà ogni storia di questa serie è un capitolo di un’unica vicenda. Questo è il nuovo.
Dediche: A Miky, che soffre nel vederli separati.
A Abby, che ha sempre bisogno di nuovo angst XD
A Lilyy, che segue con grande attenzione questo oscillare tra romanticismo e angst.
Grazie a tutte, tutte voi mi ispirate.
Rating: Teen and Up Audience
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a Lisa Jane Smith, Julie PlecKevin Williamson, Michael NarducciDiane Ademu-John, Jeffrey Lieber nonché agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
 
 
 
Night Falls
 
Night Falls
I fall
And where were you?
And where were you?
Warm skin
Wolf grin
And where were you?

 
Blue – Angie Hart
 
 
 
 
Una gelida sequenza di guerre, di incomprensioni, di stelle intraviste e in fretta dimenticate ora fioriva davanti ai suoi occhi.
Fuori brillava il sole dei giusti, un banale chiarore da giorno feriale… Ma nella sua mente scendeva la notte. Tante notti. La prima e l’ultima.
Così passionale l’una, che li aveva uniti per sempre, così straziante quella appena finita. Senza sesso, ma non meno erotica.
Raramente trascorreva una giornata senza che tra loro ci fosse sesso: tenero o selvaggio, romantico o appassionato. O tutte quelle cose insieme.
Mai banale, comunque. Erano vampiri anche in quello, i loro appetiti erano pressoché insaziabili.
Eppure, se Tristan avesse definito la parola “erotico”, il suo pensiero non sarebbe volato per prima cosa all’atto. Ma ai particolari. Alle mani di Elijah, ai suoi sguardi (il fuoco nei suoi occhi non si spegneva mai), a quel sottile circolo di peluria intorno ai suoi polsi: quante storie, quante promesse erano nella tensione dei muscoli. Egli li avrebbe sfiorati in una carezza tenera, in tacita intesa con l’aguzzino sensuale che lo bloccava sul letto.
Tristan avrebbe pensato agli odori, al profumo del suo signore. Di Elijah. Con la J opportunamente strascicata tra lingua e palato.
All’effluvio di iris che traboccava dai calici, nell’intima oscurità, in quella che il loro profumiere aveva definito “una nota di cuore”.
No, non avevano bisogno dell’atto sessuale per definirsi “erotici”.
Ma il corpo di Elijah gli era mancato, in quella notte appena passata. Sotto lo stesso tetto eppure lontani. Ne provava un vago senso di colpa, ma come in un languore egli mancava alle sue mani, alla sua bocca. Gli era mancata la sua fisicità, e se ne rendeva conto soltanto ora, poiché la notte, o meglio quella manciata di ore per organizzare un doppio viaggio, era volata via nella concitazione del dramma.
Paul da una parte dell’oceano e Rebekah dall’altra avevano ripetuto la stessa notizia: Aurora e Klaus erano scivolati all’improvviso in un sonno che Freya aveva definito “mortale”. Senza coscienza, senza risveglio. Più o meno negli stessi istanti, anche se una si trovava  a Parigi e l’altro a New Orleans.
E quando, entrambi chiudendo la chiamata, i due amanti si erano guardati negli occhi, nessuno dei due aveva chiesto all’altro “che cosa succede”.
Ma entrambi avevano mormorato “Devo”.
Devo andare a New Orleans.
Devo andare a Parigi.
Ed era ancora accettabile poiché ognuno pensava di avere in esclusiva quella tragedia. Ma poi Elijah aveva aggiunto: «Partiamo subito.» e qualche cosa in Tristan si era spezzato. Non una parola per Aurora. Solo l’imposizione di un ordine, in un’unica direzione. Quella dei Mikaelson.
A poco erano serviti i successivi, maldestri tentativi di spiegazione.
«Vado a Parigi.» aveva ribadito Tristan. Poi più nulla, fino al mattino.
Si erano congedati all’aeroporto, volgendosi le spalle come duellanti.
 
*
 
Sul taxi che lo portava dall’Aeroporto di Roissy alla Rive Gauche, Tristan non vedeva nulla. Nulla gli giungeva del fascino antico del quartiere latino, guardava ma non vedeva. La voce di Paul lo aveva spaventato prima ancora di decifrare il senso delle sue parole. Gli era bastato il loro suono: tremulo, troppo giovane.
Come aveva potuto fidarsi di Paul? Pensare che fosse all’altezza, che potesse proteggere Aurora?
Il giovane vampiro aveva detto: sembra morta. E Tristan ora, gli occhi persi nel vuoto, si aggrappava a quel “sembra” come aveva fatto nel fondo dell’oceano. Con furore, con testarda ferocia, le unghie che si spezzavano sulle tavole di legno… ma segretamente, solo quando il container si era inabissato. Lontano dai loro occhi.
La mancia generosa che lasciò scendendo dal taxi avrebbe risarcito il gentile autista dai danni dei graffi disperati sul mogano degli interni. Quello ancora non sapeva e gli sorrise grato.
A casa di Paul e Aurora trovò solo un biglietto, gualcito, in una grafia svolazzante più adatta ad altre occasioni. “Raggiungimi alla vecchia cava. Al Parco”
Tristan imprecò. Per fortuna conosceva abbastanza Parigi da indovinare il luogo. Ma se la vita di Aurora fosse dipesa dalla precisione di quel messaggio, Tristan avrebbe ucciso Paul con le sue mani. Stessa cosa se avesse scoperto che un simile luogo era stato scelto più per la sua scenografica bellezza che per la sua utilità. Avrebbe strappato quel trepidante cuoricino, lanciandolo in un volo di sanguinaria bellezza tra la porpora di quei faggi rossi.
Giunto alla cava Tristan inspirò la fredda aria primaverile. Socchiuse gli occhi nel tramonto glorioso e la sentì. Il cuore di lei fiammeggiava come le cime dei faggi. Era viva. Era lì.
In pochi istanti il rosso virò in viola e l’aria riverberò le liquide note di Glow dal suo cellulare.
«Tristan.»
«Cosa vuoi?»
«L’hai trovata?»
«Sì.»
«Devi venire a New Orleans.»
«Te lo puoi scordare.»
«Tu non capisci…»
«No, tu non capisci. Dovrei tornare a New Orleans… Perché? La sua vita per voi è sempre stata niente… Niente.»
«Fai silenzio.»
«Come osi?»
«Chiudi la bocca e prendi il primo volo. Vincent dice che devi portarla qui. Perché… perché anche Klaus è nelle sue condizioni. Il suo corpo sembra morto ma l’anima… L’anima c’è, io la sento. Lontana, però, quasi perduta... Lo stesso morbo, probabilmente lo stesso incantesimo ha rapito entrambi.»
Tristan annuì. «Sì.» sospirò.
«E non può essere un caso.» Elijah continuò.
Nella sua voce Tristan avvertiva il soffio irregolare dell’ansia. «No che non lo è.» rimarcò il Conte.
Elijah tacque per un lungo istante. Poi: «Se in qualche modo Klaus e Aurora sono legati, qualunque sia la natura del legame, qualcuno ha pensato di colpirli nello stesso momento.»
«Sì – Tristan quasi sorrise – Klaus e Aurora sono legati.»
Dall’altra parte del mondo Elijah Mikaelson piegò le labbra in una smorfia ironica. «Sono legati… a noi. Vogliono colpire… noi. Indebolire il nostro legame.»
Tristan annuì e senza aggiungere nulla terminò la chiamata.
 
In quel momento Paul usciva dall’ombra. Un raggio di sole morente sfiorava i suoi riccioli biondi, la mascella tirata. Sul suo completo nero risaltava come un fiore la mano bianca, abbandonata, di una fanciulla in deliquio tra le sue braccia. Il volto esangue, l’abito color pastello e le gambe che parevano cera erano quelli di una bambola. Sola la piccola mano, che il sole arrossava, sembrava una cosa viva.
 
 
 
  
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