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Autore: MaP    23/07/2009    3 recensioni
A sedici anni si cambia, si fanno nuove esperienze, e di certo il mio carattere schivo non mi aiuta ad aprirmi agli altri.
E il mio nome neanche. Cosa avrà mai Amy di così odioso, vi chiederete. Il problema non è chiamarsi Amy; mi faccio chiamare io così.
Il problema è chiamarsi Amethyste...
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai in camera mia come una furia, tentando di calmarmi prima che quel coso arrivasse per non scaricargli addosso tutto il nervosismo che avevo addosso.

Camminavo avanti e indietro per la stanza, senza fermarmi, borbottando tra me e me cose incomprensibili, o forse comprensibili solo a me.

Quando sentii dei passi salire le scale mi fermai e mi sedetti nella sedia accanto alla scrivania, con la testa sorretta stancamente dalla mia mano.

La porta era aperta e la figura di Todd stava davanti ad essa, affatto spaventata ma con una faccia interrogativa, per così dire.

<< Entra e chiudi la porta >> dissi secca, senza rivolgere lo sguardo su di lui.

<< Non vorrai mica saltarmi addosso vero? >> chiese ridendo, ma smise immediatamente quando incontrò i miei occhi. Non stavo piangendo ma ci ero vicina.

Mai in tutta la mia vita, una persona era riuscita a farmi arrabbiare tanto. Si stava intromettendo nella mia vita senza che qualcuno glielo chiedesse, e trovava anche la faccia tosta di ridermi in faccia!

Per mia fortuna non fece tante storie, chiuse la porta e si sedette sul mio letto.

<< Che cosa vuoi? >> dissi a bassa voce, facendo ruotare la sedia verso dove era lui.

<< Io? Amy, mi hai detto tu di… >> aggrottò le sopracciglia, non capiva. Non capiva affatto.

<< Non intendo qui, stupido! Intendo che vuoi dalla mia vita! Perché non riesci a stare due secondi senza punzecchiarmi? Perché da un giorno all’altro mi parli, mi fai sedere accanto a te e mi inviti alle feste? Chi ti ha detto di venire qui a dire a mia madre che mia sorella doveva venire a prendermi? Non potevi stare a casa e farti gli affari tuoi? >> dissi questo tutto d’un fiato tanto che, quando vidi la sua faccia ridotta ad un’espressione quasi pietrificata, pensai che avevo detto tutto troppo velocemente e non aveva capito una parola << quello che voglio dire è… >>

<< Ho capito quello che vuoi dire. Ti rompo le scatole >> mi interruppe.

<< Non rompi le scatole se riesci a darmi un motivo per tutto quello che hai fatto fino ad ora! >> dissi, esasperata al massimo.

<< Non so che dirti, davvero… >> disse, a testa bassa << Non mi sembra di fare nulla di male in realtà >>

<< Non fai nulla di male infatti, solo che non ha senso che ti intrufoli nella mia vita così… io… >>

<< Ero venuto per chiederti scusa per quello che avevo detto. Fa niente, è lo stesso. Ciao.  >> prese la sua giacca e uscì dalla stanza chiudendo la porta.

Era per quello che era venuto? Solo per chiedermi scusa? Che poi, scusa di cosa? Ero confusa, perplessa, sconcertata per il suo comportamento. Quel ragazzo era davvero troppo strano, non sarei mai riuscita a capirlo. Adesso comunque avrei avuto un seccatore in meno e meno cose di cui preoccuparmi. Meglio così.

E soprattutto, addio definitivo alla festa di Candice! Nessuno avrebbe insistito.

Mi sentivo particolarmente giù in questo periodo. Era quasi novembre e mancava solo una settimana al giorno in cui avevo deciso di andare, con Norah, ad incontrare mio padre.

Avevo i nervi a fior di pelle; probabilmente avevo anche esagerato ma non me ne curai più di tanto.

Non avendo niente di particolare da fare, cominciai a “studiare” biologia per evitare di rimanere indietro.

Ma, purtroppo, ogni rigo che leggevo mi confondeva ancora di più, così lasciai perdere.

Mi buttai sul letto a pancia in su a guardare il soffitto e chiusi gli occhi.

Immagini su immagini passarono davanti lentamente. Momenti che avevo dimenticato e che mi fecero sorridere al ricordo, momenti che avrei ricordato per sempre, momenti che sarebbe stato meglio non vivere mai. Ero stanca. Stanca di vivere una vita così. Non aveva niente di interessante. Ero una persona assolutamente priva di un qualcosa di interessante da stuzzicare gli altri.

Prima non ci facevo caso. Ma forse, mi ritrovai a pensare, era per questo che Aaron non mi rivolgeva la parola. Ero talmente anonima da essere quasi banale. Lui non poteva girare con un niente. Lui doveva girare con qualcosa. Qualcosa che io non ero. Ma che potevo diventare.

Mi alzai in piedi e aprii l’armadio. In fondo, c’era una scatolone decorato. Era la vecchia roba di mia sorella. Che aveva lasciato lì, per riprenderla chissà quando. Probabilmente l’aveva anche dimenticata.

Lo aprii e mi ritrovai a tossire. Ma quanta polvere aveva preso, questo coso?

Dentro, c’erano moltissime cose. Scarpette da ballo, fotografie, braccialetti di perline, lettere e cartoline e poi una busta di plastica piegata accuratamente sul fondo. Sapevo benissimo cosa c’era al suo interno. Il vestito del compleanno di mia sorella, il più bello che avessi mai visto. Ma non l’avrei ammesso neanche sotto tortura.

Lo tirai fuori. Era un po’ pestato, ma era perfetto. Avevo deciso da tempo che lo avrei indossato al ballo di fine anno. Ma nessuno lo sapeva, neanche Norah. Tra l’altro non lo avevo neanche mai provato. Poteva anche non entrarmi. Ma avevo paura di vedermi con quello addosso.

Sentii la voce di mia sorella appena entrata in casa al piano di sotto e mi affrettai a riporre tutto nell’armadio. Meglio non farsi trovare con le prove. Chiusi velocemente tutto e mi rimisi sul letto.

Poco dopo presi il telefono e composi il numero di Norah e lei mi rispose poco dopo con voce esasperata.

<< Ehilà… che stavi facendo? >> chiesi curiosa

<< Cosa stavo facendo? Tu chiedi a me cosa stavo facendo? Ho buttato in aria mezzo armadio ma non ho trovato nulla di decente da mettere per la festa di domenica. Tu hai trovato qualcosa? >> chiese sull’orlo di una crisi di nervi.

<< Non ho voglia di venire, Norah >> dissi semplicemente, seccata di dover ribadire per l’ennesima volta la stessa, identica cosa.

<< Oh, avanti! Non vorrai arrenderti così presto? Vuoi dargliela vinta così a… quello? >>

<< Non ho nessuno con cui venire, tra l’altro… >> dissi e sentii Norah che stava per controbattere ma la precedetti << Ho litigato con Todd >>

<< Come? Cosa? Perché? >> chiese sconvolta.

Le raccontai tutto, fin nei minimi dettagli e alla fine esordì con uno spacca timpani << AMETHYSTE CLARISSA BECKINSALE! Tu sei, senza alcuna ombra di dubbio, la persona più stupida e ottusa del pianeta! Lo hai trattato così male! Io… io non ti capisco! >> disse come una furia.

<< Non posso farci niente, odio quando le persone si intromettono nella mia vita, dovresti saperlo bene! >> dissi con una punta di acidità nella voce. Odiavo anche quando la gente metteva in dubbio quello che per me era assolutamente ovvio. Odiavo essere contraddetta. Insomma, odiavo parecchie cose.

<< Si, certo. Come no >> disse piccata << Guarda, non voglio discutere. Mi annoio. Non vuoi venire? Benissimo. Stai a casa a non far niente come al tuo solito >> e detto questo chiuse la comunicazione.

Io restai come una stupida con la cornetta in mano. Ma non mi importava. Io ero assolutamente sicura di avere ragione, e non mi interessava proprio nulla se Norah o qualche altro mi giudicavano una stupida per il mio non affrontare questa situazione. Non mi interessava affatto. Loro non potevano sapere. E io, dopotutto, non avevo neanche provato a spiegarglielo.

Avevo fin troppe cose per la testa per mettermi a discutere su cosa dovevo o non dovevo fare.
Per esempio, mi ero giocata la presenza di Norah al pranzo a casa di mio padre di martedì? Speravo proprio di no. Ne avevo un assoluto bisogno.

Inspirai profondamente e aprii l’armadio. Non ero mai stata una fan dello shopping e quello che c’era dentro non era niente di speciale. Niente, assolutamente niente che potesse essere utile per un’occasione di un qualsiasi tipo.

Coraggio… è un pranzo, non un ballo di gala. Posso trovare qualcosa di carino e non impegnativo, no?  Ci speravo ardentemente, ma non ne ero del tutto sicura.

 

Venti minuti dopo ero ancora lì. A fissare il casino che adesso era la mia stanza dopo il mio ribaltamento dell’armadio. Niente. Non avevo trovato niente.

Sconsolata mi sedetti per terra, appoggiando la schiena contro il letto. Era un guaio bello grosso.

<< Amy? >> sentii la voce di mia sorella provenire dal corridoio e tirai su la testa << Che hai combinato? È passato un uragano? >> disse ridendo.

<< Non c’è niente da ridere >> dissi, voltando la testa dall’altra parte e mettendo su il broncio.

Mia sorella rise << Serve una mano? >> disse, sedendosi accanto a me.

<< Ma anche due o tre… >> dissi sconsolata << Un paio di braccia forse potrebbero bastare.. o magari, che so, anche una vita nuova >>

<< Non fare l’idiota. Hai combinato un macello… avanti spara! >> disse con un sorriso.

<< Non voglio andare da papà >> dissi, incrociando le braccia. Mia sorella mi guardò con aria sospettosa. Non era affatto convinta. E continuava a guardarmi con quell’aria saccente, non la sopportavo << Sul serio, non guardarmi così, non ci vado. Ho litigato con Norah, quindi con me non ci viene, e sola non ci vado neanche morta. E per di più non ho neanche trovato niente di… normale da mettere. Fine della discussione. Ora lo chiamo e… Jade? Perché ridi? >>

Stava ridendo. Ma non una risata passeggera, rideva proprio di gusto. Come se qualcosa di assurdamente esilarante fosse davanti ai suoi occhi. Stetti a guardarla per circa cinque minuti senza che accennasse a smettere e, quando riassunse una tonalità di pelle umana e il respiro si fece normale, inspirò e poi disse << Un po’ in ritardo rispetto al resto del mondo, ma è pur sempre un inizio >> e sorrise. Un po’ in ritardo sul resto del mondo? Ma di che stava parlando? << Avanti pigrona, mettiti le scarpe. Lascio Ced alla mamma e noi due andiamo a fare un bel giro per negozi. So che vuoi andarci. Avanti muoviti! >> e detto questo si alzò in piedi e scese al piano di sotto.

Ero rimasta imbambolata. Ma dopotutto, l’idea mi aiutava a distrarmi. Misi velocemente le scarpe da ginnastica che avevo malamente tolto, spazzolai alla buona i capelli e volai di sotto.

 

~

 

Se avessi saputo che mia sorella era una maniaca dello shopping peggio di Norah, non avrei mai accettato. Sono dentro questo maledetto camerino da due ore, e non ho ancora trovato niente che mi piaccia, o se mi piaceva mi stava esattamente come un sacco della spazzatura. Ora capisco perché odio andare in giro. Non mi sta bene niente.

<< Non essere pessimista, avanti… >> tentava di consolarmi mia sorella << Magari non è il tuo stile.. ma non ti stavano affatto male le ultime venti cose che hai provato! Hai una fissazione! >>

Fissai mia sorella con aria eloquente e lei parve afferrare al volo.

<< Ok, forse il vestito rosso che hai provato prima non era esattamente perfetto. Ma le altre prima sì. >> disse, tentando di aggiustare il tiro << Tu certo non aiuti però.. non ti piace mai niente! Tu dimmi un vestito che ti è mai piaciuto in vita tua! Così almeno mi regolo! >> disse sbuffando.

Mi bloccai in mezzo alla strada. Beh, un vestito c’era. Solo che…

<< E se andassimo da Eloise? >> dissi in maniera vaga.

<< Eloise? Da quando ti piace la roba di Eloise? >> disse mia sorella, con un sorrisino.

<< Non ho mica detto che mi piace… ma visto che gli ultimi cinque negozi erano un disastro, non vedo perché no… >> dissi, guardandomi intorno alla ricerca dell’insegna che cercavo. Ed eccola lì. La boutique di Eloise. Un piccolo negozietto di cui mia sorella era abituale cliente. Tutto lì era un pezzo unico, praticamente. La cugina della proprietaria cuciva gli abiti, quindi era praticamente impossibile trovare due abiti identici.

Non appena entrammo, fui fulminata da abiti orrendi. “Ok” pensai “forse non è stata una buona idea. Non è decisamente il mio genere”.

<< Buongiorno signorine, in cosa posso esservi utile? >> disse un’arzilla signora di mezz’età dietro il bancone in fondo.

<< Salve… in realtà non avevamo qualcosa di preciso in mente… serviva qualcosa a mia sorella di non troppo impegnativo. E’ un… pranzo in famiglia >> disse mia sorella.

La signora cominciò a girarmi intorno, quasi come se mi stesse studiando. Poi portò una mano al mento per pensare, fino a quando non vidi un lampo nei suoi occhi e si defilò sul retro.

<< Fa sempre così. Trova quasi sempre quello che è adatto a te in pochissimo tempo >> fece mia sorella sorridendo.

La testa della signora comparve da dietro una tenda che era in fondo al negozio, chiedendomi se avevo qualche preferenza di colore e, al mio diniego, assunse un’espressione ancora più raggiante e tornò sul retro. Aspettammo circa dieci minuti e poi tornò con una gruccia coperta da uno di quei cosi per non far rovinare l’abito. Lo aprì lentamente e ne tirò fuori un abito color pesca. Era molto semplice, con maniche corte e una fascia di raso che cingeva la vita. Era davvero bello. Ci aveva preso in pieno.

<< Allora, signorina, che ne dici? Ti piace? >> disse sorridendo. Io annuii. << Di solito le ragazze non cercano questo genere di abiti, ma appena ti ho visto, ho capito subito che non eri un tipo da troppi fronzoli e ho pensato subito a questo. Il colore poi ti dona davvero molto >> aggiunse.

Mia sorella era raggiante. Non volle sentire scuse, pagò l’abito e tornammo a casa.

Ora non avevo più ragioni per rifiutarmi di andare, se non da chi essere accompagnata. Ma dopotutto, pensai, la cosa più giusta da fare era andare io. Da sola.

 

 

 

 

Purtroppo non ce l’ho fatta a finire prima questo capitolo >_<

Chiedo venia a tutte voi che seguite la storia. Se l’avessi finito prima a quest’ora questo sarebbe stato meno amaro forse. Visto che tra due giorni parto per le vacanze e non potrò aggiornare prima di Settembre. Purtroppo, per il capitolo vero e proprio dovrete aspettare dopo le vacanze… non sono riuscita a finirli entrambi prima di adesso. Ma almeno, il capitolo corposo sarà pronto e metabolizzato nell’arco di un mese e pronto per quando torno ^_^

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Grazie a voi che la seguite, a voi che l’avete inserita tra le vostre storie preferite, e a voi che avete commentato il capitolo precedente! Grazie mille, i commenti aiutano sempre! =D

 

 

* Buone vacanze a tutti! *

 

  
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