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Autore: Cielo_Pietra    27/04/2019    1 recensioni
La storia di Susan fu lasciata al caso, quasi dimenticata, io la riprenderò. Riportando giustizia ad una personaggio che io amavo alla follia. Questa storia racconta le vicende di Susan dopo la morte dei fratelli.
''Chi è Re o Regina di Narnia, resterà per sempre Re o Regina''
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aslan, Famiglia Pevensie, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ciaoooooooooooooo! avrei davvero tanmto darvi il capitolo per le vacanze di Pasqua ma ovviamente non sono riuscita a finirlo in tempo, perciò ve lo consegno oggi. Buona lettira a tuttiiiiii!!!!!!!!!!!!






































 ‘’Non siamo riusciti a trovarla, Mio Signore’’ disse il soldato
‘’Un’armata dei migliori soldati reali di Narnia, non riesce a trovare una donna e un cucciolo’’ replicò Caspian    ‘’Continuate le ricerche’’ concluse il Re congedandolo
‘’Si, Mio Signore’’ rispose il ragazzo andandosene
Caspian continuava a grattarsi il capo, con una mappa davanti e un taccuino in mano, rimasto solo. Lui era sempre solo; nonostante i milioni di cortigiani, dame, soldati, generali, l’unica sua compagnia era il ricordo labile dei genitori morti e quel taccuino freddo e inanimato. Quella ragazza, quella donna era la chiave di tutto, lui lo sapeva, doveva solo trovarla.
Nel frattempo Susan era arrivata in una locanda e continuava a tenere un basso profilo, anche se portarsi dietro un lupo anche se piccolo, era molto appariscente quindi Yuma più delle volte l’aspettava in angoli fuori città o strade poco percorse, lei poi trovava il modo di portagli cibo e acqua. Nella locanda si respirava un profumo acre di fumo e di alcolici di scarsa qualità. Susan era abituata a quei profumi, nei salottini inglesi dove le donne si incontravano per degustare tè, spesso venivano servite sigarette o sigari. Quando le venne servito da bere, Susan girò la testa e vide un affresco da lontano, si alzò e andò accanto al dipinto. La ragazza ripassò ogni singolo tratto con le dita, rimanendo senza fiato e poi si fece scendere una lacrima lungo il viso.
‘’Riconosce il dipinto, Miss?’’ chiede il locandiere
Lei annui senza voltare la testa e continuando a toccare con mano l’opera come se il solo tatto potesse renderlo più reale di quanto non fosse.
‘’Raro, una ragazza così giovane riconosca i nostri antichi Re e Regine’’ replicò il locandiere asciugando dei calici
L’affresco ritraeva lei e i suoi fratelli il giorno dell’incoronazione, davanti a loro il Grande Leone gentile, sopra le teste di quei Re e Regine, vi erano le denominazioni il Magnifico, il Giusto, la Gentile, la Valorosa. Nulla di più azzeccato per i suoi adorati fratelli, ma Gentile non poteva assolutamente descrivere quella donna, non più. Susan si sollevò e senza dire nient’altro uscì dalla locanda e si incamminò dove aveva lasciato Yuma, sul volto ancora i segni delle lacrime, che scendevano ancora copiose. Non fece in tempo ad avviarsi lungo la strada buia e isolata che si fece tutto buio, cadde in terra rovinosamente e l’ultima cosa che percepì fu un immenso dolore alla testa, il suo ultimo pensiero era rivolto ancora hai suoi fratelli e a quel cucciolo di lupo.
 
 
 
 
 
 
Susan si ritrovò legata in una sottospecie di cantina buia, fredda, umida e ammuffita. Aveva quel senso di nausea e smarrimento che le rendeva la bocca amara e asciutta nello stesso tempo. Valutare la situazione in quelle condizioni non era mai facile, però la ragazza cercava di riuscirci lo stesso. Intorno a lei non vedeva nessun’altra persona, quindi era stata presa solo lei, i lacci le erano stati messi solo attorno ai polsi, quindi poteva alzarsi e trovare qualche roccia tagliente per romperli, però poi non aveva armi con se, aveva rubato un arco e delle frecce prima di lasciare l’accampamento militare, ma le aveva lasciate a Yuma perché non le sembrava una buona idee girare per il paesello con delle armi così riconoscibili. Capiva solo in quel momento che le terre di Narnia si erano rese molto più pericolose di quanto lei non si ricordasse, sarebbe stato un monito per quando sarebbe riuscita a liberarsi da quella situazione scomoda. Tornò a studiare la situazione, non vedeva finestre ma c’era una porta ad arco sul fondo, si intravedeva appena ma esisteva, perché in quell’esatto istante l’aveva sentiva cigolare, qualcuno stava per venire a trovarla. Decisa a non farsi trovare così vigile, si sdraio e piegandosi contro il muro, strinse nelle mani un sasso appuntito come difesa nel caso avessero voluto farle del male, almeno avrebbe potuto giocare sull’effetto sorpresa e fece finta di essere ancora svenuta dalla botta alla testa, che ancora non si era controllata, per giunta.
“Non doveva essere ancora fuori gioco, ci serve sveglia” disse uno di loro
“Beh, magari potremmo divertirci un po' prima di portarla via” replicò il secondo
Si misero a ridere, si avvicinarono entrambi, quando furono abbastanza vicini, Susan aprì gli occhi di colpo, tirò una testata al primo sulla sinistra, col pezzo di roccia appuntito,  con la quale si era liberata dai lacci precedentemente, procurò un lungo taglio profondo sul viso del complice a destra, scattò impetuosa verso la porta, un terzo uomo varcò la porta e lei si bloccò di colpo, l’uomo le tirò un pugno sul volto, di nuovo nero, di nuovo svenuta.
 
 
Quando Susan aprì gli occhi si trovava in un carretto pieno di sbarre, si mise seduta reggendosi la testa, stava sanguinando, probabilmente dalla prima botta.
“Brutti stronzi” disse lei
“Dubito che sei nella posizione per insultare qualcuno” disse uno dei due
“Siete dei mercanti di schiavi, non è così?! Rapide le ragazze sole e le sfruttate, magari prima le obbligate a favorire i vostri disgustosi desideri e poi come pezzi di carne le vendete al migliore offerente” spiegò Susan
“Sei astuta per essere una ragazzina, si è vero e ora stiamo giusto andando a fare il nostro lavoro, quindi perché non ti chiudi la bocca e ti stampi un bel sorriso su quel bel viso prima che te lo sfiguri” replicò l’altro
“Non mi fate paura. Disonorate queste terre con i vostri loschi traffici, non la passerete liscia, quando il Re lo verrà a sapere…” rimase con la frase a metà
Quei due risero, poi non replicarono più le parole di Susan, la ragazza rimase zitta per tutto il tragitto che durò una mezza giornata, il carretto si placò una volta arrivato in mezzo ad una piazzetta sotto il sole, con un palchetto al centro. I due uomini fecero scendere la ragazza, le misero un cartello al collo e le avevano già rilegato le mani prima che rinvenisse, Susan cercava di guardarsi intorno senza muovere la testa, doveva pur esserci un modo per fuggire, non fece in tempo a pensarci che era già sul palco.
‘’Ragazza di buona famiglia, tenace e vergine. Possono cominciare le offerte” disse uno dei due
‘’Non sapete nulla di me” replicò la ragazza
L’avrebbero voluta colpire ma la ‘merce’ si sarebbe rovinata davanti agli occhi degli offerenti, le misero una mano sulla testa per obbligarla a mettersi in ginocchio ma le gambe di lei non cedettero
“Non mi inchinerò mai a voi e i vostri piccoli vermi” disse Susan prima di ricevere un pungo allo stomaco e cedere a terra
La ragazza si guardava intorno mentre vari uomini alzavano le mani per fare offerte su di lei, come se non fosse stata presente, vi erano vari personaggi incappucciati, quando cercò di guardare all’interno del mantello vide un sorriso soddisfatto, la persona in questione alzò la mano
‘’La ragazza la prendo io, li prendo tutti io” disse l’uomo levandosi il cappuccio, Re Caspian si levò in tutta la sua autorità, dando ordini ai suoi uomini     “Prendete la Regina, liberate i prigionieri, arrestate i mercanti, setacciate questo posto”
Una mano si allungò verso Susan e un sorriso sicuro la invitava a seguirlo, Caspian l’aveva appena salvata da un futuro orribile e lei non aveva parole, forse il suo destino era davvero accanto a questo ragazzo, forse Aslan l’aveva mandata lì per concludere quello che non aveva mai fatto in passato, accettare marito e restare a governare le Terre di Narnia al suo fianco.
“Venite Maestà, vi porto via da questo posto” annunciò il Re
 
 
Si mossero per giorni, finchè non arrivarono al campo, Susan riposò a lungo per recuperare le forze dallo shock, fu Caspian a svegliarla due giorni dopo, entrando nella sua tenda e mettendosi seduto sul letto
“Vi devo chiedere scusa, i miei modi sono bruschi e indegni di un Re, sto provando a migliorare” cominciò Caspian tendendole un arco bianco con la faccia di Aslan e una faretra dalle frecce rosse
Susan riconobbe subito l’oggetto, il suo vecchio arco, lo accarezzò incredula con gli occhi lucidi, come se il tempo non fosse passato, come se nulla fosse cambiato, invece era tutto diverso
‘’Dove lo avete ritrovato? Anzi no, non voglio saperlo. Grazie” rispose la ragazza
“Beh è il vostro arco, lo restituisco alla proprietaria” replicò il ragazzo
“No, intendo…per avermi salvato l’altro giorno, io vi giudicavo male” ribadì lei  “YUMA!” esclamò Susan realizzando che il lupetto era ancora in quel bosco dove l’aveva lasciato, fece per alzarsi dal letto ma venne fermata dal giovane Re
“ Stia tranquilla, è nel campo che gioca con dei piccoli di ghepardo; dobbiamo all’aver trovato lui, il merito per il vostro salvataggio” concluse prima di riprendere parola nervoso     “Vi devo mostrare qualcosa” porse alla Regina il taccuino
“Cos’è questo oggetto?” chiese lei stupità
“Il diario di mio nonno Caspian, leggetelo, vi prego!” disse lui
Susan col sangue improvvisamente freddo, prese il taccuino di pura pelle tra le sue mani tremanti e aprendolo cominciò a leggerlo.
 






Spero che il capitolo raggiunga gli standard di curiosità, mi rendo conto che la storia va piano, spero che nel continuo riuscirò a mettere più movimento. Grazie a tutti e alla prossima ;)
   
 
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