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Autore: vanesiis    28/04/2019    3 recensioni
Fantasy!AU | SasuNaru
Nelle Terre del Signore è proibita ogni forma di violenza e ribellione. Durante il compimento dei suoi vent'anni, Sasuke Uchiha si ribella ai suoi genitori e fugge disperato dal maniero nel cuore della notte.
***
Roteò gli occhi. "Come fai a sapere che sei umano?"
"Mi guardo allo specchio e vedo quello che sono." Rispose Sasuke, non sapendo dove stava andando a parare questa conversazione.
"Sì, esattamente."
Naruto si alzò dal suo posto e afferrò due piccole foto incorniciate da un cassetto, prima di tornare al suo posto. Le mise di fronte a Sasuke e chiese, "Cosa sono?"
Sasuke guardò ogni foto, entrambe contenenti insetti con grandi e bellissime ali, una volta trovata la differenza che permetteva di distinguerle. "Farfalle." Rispose, ancora incerto su dove andasse a parare Naruto con questo.

[Traduzione][8.600+ parole]
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Mpreg, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Titolo: Isolated Butterfly (Farfalla Isolata)
Autore originale: AmastaciaJadescion
Fonte: DeviantArt
Traduttrice: vanesiis
Lingua originale: inglese
Disclaimer: tutti i diritti appartengono al sensei Masashi Kishimoto, e questa traduzione non è a scopo di lucro.
Pairing: SasuNaru
Rating: yaoi, arancione




 

ISOLATED BUTTERFLY








 

(~*~) (~*~) (~*~)

Il suo respiro espulso dai polmoni in grandi ondeggianti nuvole, rimase sospeso nell'aria fredda della notte. I muscoli che gridavano in segno di protesta per essere stati forzati così a lungo, così tanto, furono ignorati. Sudore sgorgava dai piccoli pori del suo corpo, ardentemente sospesi solo per un momento, prima di diventare schegge cristalline che scivolavano giù durante la notte. Rami sbattevano contro la pelle delicata del suo viso, rovi segnarono la loro strada sulle braccia esposte, inviando rapidi segnali di dolore al suo cervello, solo per essere cacciati via e velocemente ignorati. Rigide schegge di ghiaccio lo raggiunsero come se fossero sottili coltelli scannati da un nemico amareggiato. Eppure, proseguì.

Non si sarebbe fermato per nessun motivo. Doveva scappare. Doveva. Nessuna quantità di dolore poteva impedirgli di continuare a scappare. Quando si gettò senza esitazioni nella boschiva notte, un singhiozzo ridotto si fece sentire prima che venisse soffoccato di nuovo dai polmoni roventi. Non c'era modo di sapere per quanto tempo avesse corso, né quando aveva lasciato l'orologio che suo fratello gli aveva regalato quella sera alle spalle e non si era mai allontanato così tanto dalla sua tenuta. Comunque, la sua esatta posizione o il tempo importavano all'uomo adesso. No, tutto ciò che contava era fuggire.

La strada da fare quindi era tutta da comprendere e spuntò in lui velocemente, nei minimi dettagli; il pensiero di combattere l'istinto, il desiderio, non attraversò mai la sua mente. Tutto doveva essere meglio che restare. E così, quando sentì il terreno cedere sotto di lui e la terra cadere dai suoi piedi, atterrando malamente in un groviglio di ossa rotte, potè solo sorridere per essere riuscito ad allontanarsi.

(~*~) (~*~) (~*~)

Naruto canticchiava una canzone senza nome mentre attraversava la fitta foresta. La pungente aria di primavera gli inviò piccoli brividi in tutto il corpo mentre viaggiava, il suo mantello logoro non aiutava a evitare il freddo. Tuttavia, ciò non infastidì il biondo felice, mentre percorreva un sentiero un po' consumato per il fogliame.

Passò mentalmente alla lista delle cose da fare, ignorando lo scenario familiare che lo circondava. La primavera era sempre un periodo impegnativo per il giovane. C'erano raccolti da coltivare e animali da curare. Il suo tetto aveva un disperato bisogno di riparazioni dopo il lungo, rigido inverno e molte recinzioni dovevano essere riparate. Diverse erbe erano pronte per la mietitura, i recenti germogli che erano fuggiti dalla fredda terra solo qualche settimana prima, ora portavano le foglie salvavita. C'era un danno fatto a uno dei suoi magazzini; conseguenze di predoni, banditi e persone convinte del proprio marchio di "giustizia".

Un cipiglio offuscò i bei tratti del biondo prima di cacciare via i pensieri di quelle persone e i problemi, e concentrarsi sulla missione. Qualche volta, durante la notte, un grosso animale sembrava essersi scatenato nel bosco, alcune delle sue piccole trappole gioccattolo erano state innescate dalla creatura. Una pioggia torrenziale, durante le prime ore dell'alba, aveva cancellato ogni impronta o sangue che l'animale avrebbe potuto aver lasciato, ma l'eccesso di arti fratturati e piccoli peli neri incastrati tra i cespugli gli aveva lasciato una scia abbastanza facile da seguire. Non era sicuro di quale tipo di animale si stesse trattando, il percorso irregolare che aveva preso nella sua ovvia fretta era atipico per tutto ciò che sapeva di chi abitava in quella foresta. La povera creatura era ovviamente in preda a un panico cieco e Naruto fu un po' sollevato nel vedere il percorso virare verso una delle sue numerose trappole a caduta che si era prefissato per catturare un pesce più grosso.

Mentre si avvicinava sempre di più alla buca che aveva scavato l'estate precedente, non poté evitare l'ondata di euforia causata dal pensiero di carne fresca catturata dai suoi ingegnosi congegni. Sebbene provasse pena per l'animale, ciò non gli permetteva di impedirgli di ottenere le tanto agognate provviste; i suoi animali da fattoria erano ancora troppo giovani o magri per giustificare l'uccisione. Non faceva un pasto decente di proteine ​​da settimane ormai e la prospettiva di una buona pancia piena faceva brontolare lo stomaco in anticipo.

Era abbastanza vicino alla fossa, dunque, per vedere che i resti delle foglie che aveva posto sopra la buca erano stati smossi, la scia di erba calpestata conduceva direttamente ad essa. Smettendo di canticchiare, Naruto prese in silenzio l'arco dalla sua schiena. Una freccia presa dalla sua faretra fu rapidamente intaccata. Un'esperienza precedente aveva fatto capire all'uomo impaziente di essere cauti. Bastò una volta un furioso leone di montagna che si era scagliato contro di lui con i suoi massicci artigli, con i denti che lo azzannavano, e un ruggito sputato contro di lui per essere completamente preparato. In quei giorni preferiva uccidere immediatamente un animale in difficoltà e spesso ferito per non farlo soffrire, di solito prima che fosse riuscito a vederlo bene. Non gli piaceva vedere la sofferenza.

Era con questi pensieri e con un piccolo peso sul suo cuore che tirò completamente indietro la corda e fece in avanti alcuni dei pochi passi rimanenti verso la fossa. I suoi occhi avevano appena intravisto un ciuffo nero, con le dita in bilico per liberare la corda tesa, quando un piccolo schianto proveniente dal sottobosco attirò la sua attenzione. Pochi secondi dopo una piccola volpe rossa spuntò da un cespuglio, fermandosi tra Naruto e la sua preda.

Naruto fissò, confuso, il piccolo animale che ringhiava contro di lui. La sua confusione aumentò mentre la volpe teneva gli occhi attenti verso di lui, indietreggiando verso la fossa. La volpe ci mise solo un secondo a scrutare nelle profondità della fossa prima di rimpiazzare rapidamente lo sguardo fisso sul biondo. La posizione ringhiante e difensiva lasciò il posto a un lamento sottomesso.

"Kurama," la chiamò gentilmente mentre abbassava completamente l'arma.

Una volta che fu chiaro alla volpe che l'uomo biondo le aveva prestato attenzione, tutti i segnali di aggressività scomparvero e guaì felice prima di buttarsi giù nella fossa. Lasciando che la sua curiosità avesse la meglio su di lui, Naruto inclinò la testa di lato -come la volpe era incline a fare- e fece i pochi passi rimanenti fino al bordo della fossa. Sbirciando all'interno, il biondo fu immensamente grato dell'intervento della volpe.

Steso sul fondo della fossa c'era un uomo gravemente ferito.

(~*~) (~*~) (~*~)

Al risveglio, Sasuke Uchiha conosceva solo il dolore. Un gemito angosciato lasciò le sue labbra mentre tentava di svegliarsi completamente, le sue membra urlavano in agonia mentre tentava di muoversi e di orientarsi. Tutto il respiro lo abbandonò mentre muoveva la gamba sinistra, la sensazione andava ben al di là di ogni dolore che avesse mai provato prima. Stringendosi in agonia, era grato di non essere in grado di esprimere pienamente il suo dolore mentre mani gentili e una voce calmante cercavano di tranquillizzarlo. Era impensabile mostrare debolezza a chiunque, e tanto meno a un estraneo.

"Whoa! Fermo lì, amico. Calmati. Riaprirai le tue ferite così e non ho ancora sistemato la tua gamba. Tieni duro, ti darò qualcosa per il dolore."

Sorpreso dal tocco, ma calmato dalla voce, Sasuke socchiuse gli occhi per vedere nella luce fioca. Riuscì solo a distinguere un uomo biondo che frugava nell'angolo della piccola dimora in cui abitava, il suono del vetro che tintinnava e le imprecazioni sommesse che raggiungevano le sue orecchie.

Gli sfuggì un piccolo sbuffo e borbottò "Dobe," prima di svenire ancora una volta.

(~*~) (~*~) (~*~)

La volta successiva in cui Sasuke si svegliò, era solo. Dopo essersi alzato con cautela per sedersi contro la testata del letto, si prese il tempo necessario per osservare a fondo la piccola dimora in cui si trovava. Le pareti erano fatte di tronchi sovrapposti, della malta non proprio identificabile riempiva le fessure tra essi. Non c'erano finestre; l'unica illuminazione proveniva da una piccola lampada a olio appesa accanto al letto. La stanza era di una dimensione abbastanza decente secondo lui, il che era una buona cosa considerando che sembrava contenere tutte le cose di una casa normale; salvo per il bagno. Si aspettava però che quello fosse in una delle due porte che poteva vedere. L'altra, ne era sicuro, l'avrebbe condotto fuori.

C'era una piccola cucina in un angolo, accompagnata da un tavolino con una sedia. Una zona salotto, completa di due sedie a sdraio consumate, si trovava di fronte a un caminetto dall'aspetto accogliente, e c'era un tavolino tra di loro. Un rotolo di pergamena era appeso sul muro più lontano, le scritte su di esso non gli erano familiari. C'era anche un tavolino accanto all'unico letto nella stanza, su cui c'erano diverse fiale e bende disposte casualmente. Tutti i mobili sembravano fatti di legno intagliato legato insieme con spago, i cuscini erano intrecciati insieme in modo allettante. Sebbene non fosse così opulento come al solito, Sasuke realizzò che la piccola casa gli piaceva. Una sensazione di sicurezza, conforto e casa lo riempirono.

Il giovane sospirò, rivolgendo la sua attenzione a sé. La sua gamba sinistra era chiaramente rotta, anche se ora era rinchiusa da una stecca improvvisata. Ricordava vagamente qualcuno che glielo aveva detto prima di svenire di nuovo. Riusciva a sentire e a vedere la fasciatura, ma anche senza quella, la frattura era ovvia. Sollevandosi in una posizione seduta, i legamenti e i muscoli si mossero sempre leggermente, ma anche il leggero sfiorare la coperta, gli aveva causato scosse di dolore.

Facendo più attenzione questa volta, Sasuke sollevò le coperte sorprendentemente morbide che lo coprivano e osservò il suo corpo. Insieme alla sua gamba rotta, era coperto di graffi, e diversi lividi avevano danneggiato la sua pelle pallida. Aveva un grosso squarcio sul suo torso e, sollevando cautamente la benda imbottita, notò che l'uomo di prima doveva avergli messo dei punti che riusciva a vedere lì. Alcune costole alla sua destra erano sensibili, rendendo la respirazione leggermente dolorosa; portandolo a credere che potrebbero essere spezzate o fratturate almeno. Il dolore era minimo, tutto sommato, e si ricordò di ringraziare lo straniero, per quanto gli dispiacesse farlo.

Dopo aver valutato ciò che lo circondava e le sue ferite, Sasuke non era sicuro di cosa fare dopo. Non pensava che alzarsi dal letto fosse la decisione più saggia, non importava quanto lo stomaco e la vescica potessero essere in disaccordo. Non sapendo cosa fare, decise di ripensare a quello che era successo alla sua festa, la ragione per cui si era ritrovato in questa situazione.

La mattina del suo ventesimo compleanno era iniziata abbastanza bene. Una delle cameriere gli aveva portato la sua colazione preferita a letto, per gentile concessione di sua madre. Dopo aver terminato il suo pasto, fece un piacevole bagno nella sua vasca da bagno privato, seguito da un giro intorno alla proprietà terriera sul suo cavallo preferito, Fruetis. Quando tornò alle stalle, pranzò e si unì al resto della famiglia per il pasto. Mentre la tavola veniva sparecchiata, i loro consueti auguri di buon compleanno gli ricordavano di prepararsi per la sua festa di compleanno obbligatoria quella sera. Li aveva ringraziati prima di scusarsi educatamente. Si avventurò nella biblioteca intento a finire il libro che stava leggendo mentre brontolava sottovoce.

Non era la festa in sé con cui aveva davvero un problema, ma semplicemente gli ospiti che vi avrebbero partecipato. Erano gli avvoltoi e le iene della società, si presentavano lì solo per elogiare il prestigio del nome Uchiha, cercando solo di farne parte. Non avevano alcun contatto con la famiglia, a meno che non pensassero di poterne beneficiare in qualche modo. Sua madre, suo padre e suo fratello sembravano divertirsi con le loro false lodi, crogiolarsi nella loro ingenua glorificazione. Ciò disgustava il membro più giovane del loro clan fino alla morte. Tuttavia, nessuno gli diede retta, le lamentele non furono ascoltate e se non fosse andato volentieri, sarebbe stato trascinato ai festeggiamenti e dato in pasto ai lupi.

Quindi Sasuke si prese del tempo in anticipo per essere semplicemente se stesso; trascorrere le sue poche e preziose ore, prima di eventi come questi, nella sua solitudine. Quando arrivò il momento, indossò quel vestito ridicolo che gli era stato dato, si schiaffò un'espressione, ovviamente forzata, di "piacere" e sofferenza. L'aveva già fatto per vent'anni, non poteva peggiorare.

Sasuke sbuffò tra sé. Non si era mai sbagliato così tanto prima.

Oh, era iniziata come sempre. La sala da ballo era piena di persone il cui nome non si disturbava a ricordare; orde di donne rapaci che gareggiavano per la sua attenzione, folle di uomini avidi che si mescolavano tra la folla. Anche Sasuke ci aveva camminato in mezzo, anche se non parlava mai con nessuno o rimaneva in un posto non più di pochi istanti. Soffermarsi avrebbe dato l'idea che qualcosa gli interessava, e di certo non era così. Dopo aver trascorso abbastanza tempo nella sala da ballo, i suoi genitori avevano portato tutti in sala da pranzo per la cena. Eppure, ciò era solito negli anni precedenti.

Fu solo dopo che la torta venne servita e poi tolta che tutto cambiò. I suoi genitori si erano alzati in piedi, sua madre aveva battuto delicatamente il coltello contro il suo bicchiere di cristallo, richiamando l'attenzione di tutti. Quando suo padre era sicuro che tutti gli occhi fossero puntati su di loro, si schiarì la gola, una volta pronto per il suo discorso.

(~*~) (~*~) (~*~)
Flashback
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"Miei cari stimati ospiti," iniziò Fugaku, "io e mia moglie vogliamo ringraziarvi per esservi uniti a noi in questa felice occasione. Non capita tutti i giorni che un figlio compia vent'anni e siamo felici che voi possiate essere qui per accogliere nostro figlio Sasuke nel pieno della sua virilità."

Diversi ospiti applaudirono educatamente e fecero un cenno cordiale, Sasuke si limitò a roteare gli occhi.

"Come molti di voi possono o non possono immaginare, la nostra famiglia ha molti legami in tutti i regni." Questa volta parlò sua madre. "Tuttavia, a causa di precedenti guerre e conflitti, alcuni di questi legami hanno bisogno di rafforzarsi; adesso più che mai. Ciò è qualcosa che penso tutti possano condividere. A tale proposito, siamo felici di fare un annuncio."

Sasuke sbuffò sottovoce, prima di prendere il suo bicchiere pieno di vino.

"Il nostro stesso figlio, Sasuke, sarà dato in sposo a Sakura Haruno entro quindici giorni!"

Il vino che gli era rimasto in bocca fu sputato rapidamente, sporcando il candido lino che copriva il tavolo, fermando efficacemente l'applauso che era scoppiato all'istante.

"Cosa?!" Sasuke si alzò bruscamente dalla sua sedia, lo sfortunato pezzo di legno scivolò parecchi metri indietro prima di rovesciarsi. "Cosa diavolo volete dire con sarà dato in sposo?!"

"Ora figlio mio, capisco il tuo entusiasmo, ma-"

"Entusiasmo?!" urlò Sasuke. "Siete fuori di testa vecchio, se pensi che sposerò quella schifosa ossessionata di una fangirl!"

Questa affermazione fu accolta da diversi sguardi freddi, un esclamato "Non lo sono mai stata", dalla matriarca Haruno, e un molto forte "Sasuke," da parte di sua madre.

"No! Non ne avete nemmeno discusso con me! Come vi permettete?!" Il suo sfogo provocò un silenzio assordante in tutta la stanza. Nessuno aveva mai visto una tale manifestazione di emozioni da nessun Uchiha, specialmente dal più giovane, pensato spesso come il Principe di Ghiaccio della famiglia. Stava visibilmente tremando per la rabbia.

"Sasuke. Cesserai immediatamente questa scenata infantile!"

"Padre, non penso-"

"Silenzio, Itachi. Ciò non ha nulla a che fare con te," Fugaku ammonì il suo figlio maggiore. "Hai attraversato la stessa cosa. È tempo che tuo fratello sia all'altezza delle sue responsabilità."

"Re-responsa-" Cominciò Sasuke, incredulo.

"Ma Sasuke-kun," lo interruppe Sakura, "non vuoi sposarmi?" Battè le ciglia verso il suo obiettivo mentre si avvicinava verso di lui, premendo il suo petto che era quasi totalmente piatto contro il suo braccio, facendo del suo meglio per apparire attraente.

"Dio no," fu la sua risposta immediata mentre la spingeva via. I suoi capelli troppo rosa erano sufficienti a fargli rivoltare stomaco, ma una volta che aprì bocca -non sopportava chi osasse toccarlo- dovette combattere l'impulso di vomitare.

E quelle persone pensavano che lui avrebbe potuto -e volentieri- passare il resto della sua vita con lei? Creare una famiglia con lei?

Una risata priva di humour gli sfuggì. Non poteva succedere.

"No," disse, "no." Scuotendo la testa avanti e indietro, un ciuffo di capelli gli si avvicinò all'occhio dandogli un aspetto selvaggio. I suoi occhi guizzarono da una persona all'altra, vedendo chiaramente il desiderio di quella pazza unione negli sguardi che incrociava, le loro fronti corrugate peggioravano la situazione.

Non poteva più sopportare quella vista, i suoi genitori più di tutti.

Non poteva più sopportare quella vista, i suoi genitori più di tutti.

Si voltò e si mise a correre.

(~*~) (~*~) (~*~)
Fine Flashback
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Anche ora, un tempo più tardi, il solo pensiero era sufficiente a fargli ribollire il sangue dalla rabbia. Fortunatamente per Sasuke, l'uomo che vagamente ricordava dal suo breve periodo di veglia era uscito da una delle porte che aveva notato prima, disperdendo tutti i pensieri di poter uccidere i suoi genitori. L'uomo non aveva ancora notato il suo stato di veglia e si prese il tempo di guardarlo, nascosto nell'ombra di un angolo della dimora, ancora coperto per lo più dalla coperta.

L'uomo, -Dobe, si ricordava come l'aveva chiamato- era biondo, una tonalità accesa e vivace, anche nella scarsa luce della casa. Si muoveva con una grazia nata dalle terre selvagge, con un semplice tocco di goffaggine; lo dimostrò mentre scontrava il suo stinco contro qualcosa di invisibile sul pavimento, imprecazioni sussurrate lasciarono la sua bocca mentre saltellava per la stanza stringendo la sua ferita. Sasuke pensava che l'uomo fosse adorabile, con sua grande sorpresa. Il suo affetto crebbe solo quando finalmente l'uomo si rese conto che fosse sveglio e, notando il sorrisino di Sasuke, alzò gli occhi al cielo e disse con un sorriso, "Sì, sì. Ridi pure."

E Sasuke lo fece. Rise. E una volta che aveva iniziato fu difficile fermarsi, anche quando le costole ferite protestarono per l'azione.

"Bene," l'uomo biondo sorrise, "vedo che sei di buon umore. Molto meglio che lamentarti nel sonno dell'ossessa dai capelli rosa negli ultimi due giorni."

Ciò fermò le risate di Sasuke piuttosto rapidamente, uno sguardo imbarazzato gli si formò in viso. Fu allora che arrivò il turno dell'uomo, scoppiando in una risata cordiale. Una volta che il biondo si fu calmato, si presentò.

"Giusto. Io sono Naruto," disse con un sorriso. "Ti ho trovato nei boschi. Questa", indicò la zona circostante, "è la mia casa. Anche se dall'aspetto dei tuoi vestiti, non è quello a cui sei abituato, sei il benvenuto qui finché ne hai voglia."

"Grazie," rispose gentilmente. "Mi chiamo Sasuke. Dove mi hai trovato esattamente? Mi sembra di essere un po' ferito. Non ricordo cosa sia successo, ma ricordo che cadevo..." Stava arrossendo, ne era sicuro. Come se una semplice caduta che aveva caisato tutte quelle ferite non fosse già abbastanza grave, la sua faccia doveva essersi accesa di vergogna. Sperava solo che le ombre la nascondessero al suo compagno.

Anche se Naruto l'aveva notato, non lo diede a vedere, spostando invece l'argomento della conversazione sulle varie ferite di Sasuke e sulla situazione in cui lo aveva trovato. Una volta concluse tutte le spiegazioni del biondo, e sentendo che non avrebbe ricevuto lo stesso da Sasuke, gli diede un'altra dose di antidolorifici e controllò il suo bendaggio. Rimase solo fino a quando l'uomo dai capelli scuri si addormentò di nuovo, poi tornò alle sue faccende fuori.

(~*~) (~*~) (~*~)

Sasuke fu costretto a riposare per tre giorni, prima che Naruto lo facesse uscire. Certo, era stato in grado di fare la doccia e usare il bagno -qualcosa che si era rivelato molto più difficile di quanto avesse previsto- ma si era stancato subito di stare a letto tutto il giorno. Anche quando il suo riposo a letto era finito, la maggior parte del tempo la passò in silenzio. Durante la maggior parte di ogni giorno, Naruto passava il suo tempo fuori, prendendosi cura delle coltivazioni e degli animali che, come aveva detto a Sasuke, stava crescendo, spesso per tutto il giorno: fin dal momento in cui si svegliava e rientrava dopo che Sasuke tornava a dormire.

Consumavano i pasti insieme però, e lentamente si conobbero a vicenda. Sasuke raccontò a Naruto della sua famiglia, le pressioni nell'essere un Uchiha, anche se non aveva mai menzionato correttamente il suo cognome. Gli parlò della causa per la quale era scappato. Naruto parlava delle terre selvagge, delle sue faccende domestiche e di un vecchio eremita pervertito che visitava occasionalmente. Non avevano mai approfondito argomenti troppo personali o rivelatori. Le loro conversazioni, tuttavia, si trasformano spesso in una sorta di competizione. Chi aveva passato esperienze peggiori, chi le migliori? Rapidamente si imbatterono in un'amicizia che nessuno si aspettava.

Fu una settimana dopo, quando Naruto disse che Sasuke era abbastanza in salute da poter uscire fuori. Dal momento che non riusciva ancora a camminare bene, ovviamente, Naruto aveva sistemato un tavolo e una sedia nella parte anteriore della casa perché Sasuke si sedesse. I giorni poi girarono intorno al corvino che lo guardava lavorare mentre lanciava commenti offensivi, coinvolgendo Naruto in sfide verbali mentre lavorava.

In uno di questi giorni, diverse settimane dopo che gli era stato "permesso" di uscire, arrivarono i problemi. Sasuke aveva notato che Naruto non sembrava mai interagire con altre persone, salvo se stesso e l'ormai famigerato Eremita Pervertito, ma poiché il biondo non l'aveva mai menzionato, anche Sasuke non ne aveva parlato. Anche se lo trovava un po' strano, a lui piacevano abbastanza la pace e il silenzio. Be', per quanto potesse stare intorno a qualcuno di tanto chiassoso come Naruto. Anche a uno come lui gli sarebbe piaciuto parecchio averlo per sé, se fosse stato onesto. Non ci mise molto a rendersi conto di aver trovato l'altro piuttosto attraente.

Quindi era immaginabile la sua sorpresa quando un gruppo di cinque giovani si imbatté nella loro piccola radura. Notò immediatamente la tensione che attraversò Naruto al loro arrivo e piazzò il suo sguardo più scoraggiante all'invasione dei ragazzi.

"Oi! Volpe," urlò uno degli uomini. "Hai ucciso altre famiglie mentre eravamo via?!"

Naruto appoggiò la zappa nel giardino e strinse i pugni contro le cosce, anche se non disse nulla in risposta. Sasuke non era abbastanza sicuro di quello che stava succedendo, ma il tono dell'uomo dai capelli rossi lo fece arrabbiare ed emise un ringhio. La sua dimostrazione animalesca di sdegno catturò una delle attenzioni degli uomini.

L'uomo dai capelli neri, in gran parte obeso, sbuffò, spingendo il suo compagno con un gomito. "Amico. Sembra che la Volpe si sia data al rapimento adesso." Si voltò e parlò a Sasuke. "La Volpe ti ha spezzato le gambe e ti ha fatto diventare il suo schiavo sessuale, vero? Non preoccuparti amico, ti porteremo fuori di qui." L'uomo si leccò le labbra. "Anche se sembra che ti sia piaciuto, eh? In tal caso, forse ti terrò per me. Sei carino, non è così? Scommetto che saresti ancora più bello in ginocchio con il mio-"

"Sta' zitto."

L'attenzione fu ancora una volta su Naruto. La brezza sembrava essersi alzata, smuovendo le ciocche dorate intorno alla sua testa. Sasuke non riusciva a vederlo in viso, ma poteva vederlo tremare visibilmente, sia per la rabbia che per la paura, non poteva esserne sicuro. Immediatamente Sasuke s'incazzò, la rabbia come non l'aveva mai provata prima lo travolse. Studiò i suoi lineamenti e gridò al pervertito.

"Oi! Tu. Qual è il tuo nome?"

L'uomo inviò uno sguardo malizioso a modo suo, prima di dire, "Mizu".

Sasuke inarcò le sopracciglia. "Mizu, eh?" Sbuffò. "Bene, Mizu. Per quanto... allettante," roteò gli occhi, "possa essere la tua offerta, temo di non poter lasciare che degli uomini mi tocchino, soprattutto quelli che non riescono nemmeno a vedere il loro cazzo. Mi dispiace." Sasuke sorrise, osservando Naruto con la coda dell'occhio. Il biondo si tese solo per un attimo, prima di rilassarsi e sbuffare.

"Pensi che sia divertente, vero mostro con la faccia da volpe?" Mizu sogghignò, ignorando le risatine provenienti dai suoi compagni.

Sasuke rispose prima che potesse farlo il biondo. "Certo che lo pensa. Sono esilarante. A differenza di te, sono sicuro che lui riesca a vedere il suo cazzo, dopotutto. Sei sicuro che sia ancora lì? Immagino che non puoi nemmeno raggiungerlo. Sono ancora più sicuro che dal momento che non puoi, devi sederti per farti una pisciata. Per fortuna, anche i tuoi piedi apprezzano la pausa." La sua voce era impassibile ma non riusciva a trattenere il divertimento nei suoi occhi, qualcosa che era sicuro che Naruto notò quando si voltò per guardarlo scioccato.

"Ce l'ha un cazzo, stronzo!" Gridò uno degli uomini, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

"Ah, sì? L'hai visto, vero? Non sono sorpreso. Sono sicuro che lo conosci abbastanza bene, non è vero? Neanche Dio lo conosce, ma uno di voi idioti potrebbe essere interessato. Non preoccupatevi però, non c'è bisogno di essere gelosi della sua precedente avance. Non posso incolpare questo tipo per voler migliorare i suoi compagni di letto, vero?" Sasuke sogghignò ancora una volta concentrandosi su di loro. "La tua mancanza di intelligenza e la tua Cicciona ricerca di favori sessuali a parte, c'era una ragione per cui dei codardi imbecilli hanno deciso di onorarci della loro presenza?"

"Tu bas-figlio di-argh!"

Sasuke non era sicuro di quale grido inarticolato avesse urlato, ma quando gli uomini si scagliarono contro di lui, sospirò.

"Violenza, vero? Lo sospettavo tanto." Un ghigno maniacale prese il sopravvento sui suoi lineamenti e una risatina gli sfuggì mentre li guardava avvicinarsi, quello di nome Mizu cadeva dietro gli altri nel loro assalto. "Poveri, poveri idioti," disse, con poca sincerità.

Quando raggiunsero una distanza di venti metri da lui, afferrò la sua tazza da tè, la sollevò in aria un paio di volte, sparò una rapida scusa in anticipo a Naruto e la gettò.

Forte.

La tazza si schiantò sul viso del primo, un piatto con le macchie del suo pranzo che la seguì rapidamente, colpì il collo del secondo. Il terzo fu bloccato da una forchetta nella coscia e il quarto fu fermato dal piattino che era abbinato alla tazza di Sasuke.

L'ormai famigerato Mizu era l'unico rimasto in piedi, gli altri o svenuti o si rotolavano a terra per il dolore. Guardò verso i suoi compagni, poi verso il calmo, ancora seduto, bel ragazzo che li aveva tanto beffeggiati. Uno sguardo calcolatore si materializzò nei suoi occhietti mentre si rendeva conto che lo stronzo non aveva più niente da buttare. Mentre lentamente si avvicinava, gridò, "Sembra che tu abbia finito le munizioni. Ti pentirai per quello che hai fatto."

Naruto fece un passo verso di loro, solo per essere fermato da una mano alzata da Sasuke. "Sasuke," lo chiamò, un tono interrogativo nella sua voce.

Sasuke si voltò a guardare Naruto, tenendo Mizu nella sua visuale periferica. "Va tutto bene, Naruto." Fece l'occhiolino al biondo prima di tornare dall'altra persona, che adesso era a soli tre metri di distanza. "Ti avverto ora, Mizu. Prendi con te i tuoi compagni e arrenditi. Se non lo fai, ci saranno conseguenze abbastanza serie per te e io non sarò responsabile delle mie azioni."

L'unica risposta di Mizu fu uno sbuffo, schioccando le nocche del suo pugno e continuando ad avanzare.

Sasuke sospirò. Sebbene pensasse che il deficiente non lo avrebbe ascoltato, avrebbe preferito non essere costretto a compiere tali azioni. Aveva sempre odiato portare via la spazzatura. Mentre Mizu lo raggiungeva, afferrandogli il colletto, cercò un'ultima volta di fargli recuperare la ragione.

"Ultima possibilità," ringhiò cupamente. "Prendi i tuoi amici e vattene."

Mizu gli rise in faccia, il suo alito puzzolente si riversò su di lui, uno sputo guizzò sulla guancia di Sasuke. "Non accadrà, bel ragazzo. Ho cambiato idea, però. Dopo averti messo al tuo posto, prenderò te e il mostro come mia proprietà. Sarete i miei schiavi, vedrete, da usare come ritengo opportuno." Si leccò le labbra. "Una volta che avrò finito con te, ti venderò, ricaverò un buon profitto per me-"

Sasuke ne aveva avuto abbastanza. Quell'uomo chiaramente non provava rimorso e non aveva neanche un osso morale nel suo corpo. Quella fu la sua ultima consapevolezza prima che il suo autocontrollo andasse in frantumi. Afferrò la mano che gli teneva il colletto in una salda stretta e, prima che Mizu potesse reagire con più di un sussulto sorpreso, spinse l'altra mano nel suo gomito, costringendolo a piegarsi nel modo sbagliato. L'unico suono udito fu uno sordo crack di un osso spezzato e per diversi lunghi secondi dopo, regnò il silenzio. Poi anche quello andò in frantumi, mentre un grido squarciava l'aria. Mentre Mizu si piegava in due, stringendo il braccio rotto al petto, Sasuke sollevò la gamba buona e allontanò l'uomo offensivo.

Ci vollero in totale cinque secondi perché il cervello di Naruto metabolizzasse gli eventi a cui aveva assistito. Sasuke; Sasuke, forte, intelligente, incredibile, aveva appena eliminato cinque di quelli che lo molestavano spesso senza alzarsi dalla sedia. Aveva una gamba rotta, per l'amor di Kyuubi! Sapeva che la sua bocca era spalancata e che la sua espressione disorientata doveva apparire ridicola, ma non riusciva a crederci.

"S-Sasuke!"

Il corvino si voltò in direzione del tono scandalizzato. Vedendo il biondo chiaramente sbalordito, sorrise e scrollò le spalle. Alzando un sopracciglio in un arco perfetto, inviò uno sguardo verso Naruto come se stesse chiedendo, "Be'? Cosa ti aspettavi?" Dei fruscii vicino ai suoi piedi riportarono la sua attenzione sulla questione in corso.

Mizu stava tentando di alzarsi e Sasuke non ne voleva sapere. Quel gruppo aveva suscitato sentimenti dentro di lui che non aveva mai provato prima. Prima che l'uomo grasso potesse raccogliere la sua carne eccessivamente abbondante da terra, Sasuke rovesciò il tavolo, il bordo si schiantò contro la rottura esposta del suo braccio.

"Yeaaaa-argh! F-figlio di puttana," Sputò Mizu tra gemiti di dolore. "Pensi di essere un tipo in gamba. Aspetta solo che il Signore delle Terre lo senta! Non riuscirai mai a farla franca!"

Sasuke rise. Rise così forte che si piegò in due, stringendosi lo stomaco. Nemmeno il dolore residuo della gamba ferita poteva fermare la sua allegria. "Raccontami del Signore, cosa dice!" Continuò a ridere.

"Ah! Così spaventato, che sei impazzito, eh? Non ti biasimo. Sono il migliore amico del figlio più giovane, sei un idiota, e non la prenderà alla leggera, Shunsei non lo farà. Sarai esiliato e-"

La risata di Sasuke crebbe. Non riusciva a respirare, l'aria arrivava a brevi rantoli. Rideva così forte che cadde dalla sedia sull'uomo rotto ai suoi piedi, tagliando la sua postura, scavando più a fondo il tavolo nel braccio rotto. Naruto si precipitò immediatamente al suo fianco, aiutandolo a tornare sulla sua sedia. Sasuke si calmò abbastanza da soffocare, "Ah-ha-a, Mizu! Non permettere a nessuno di dirti che non sei divertente. Shunsei?!" E rise di nuovo.

"S-Sasuke," lo chiamò Naruto. "Sasuke!"

Quando ancora non ricevette risposta, Naruto lo schiaffeggiò.

Immediatamente le risate si interruppero. "Ahi! Usuratonkachi! Che ho fatto?" Chiese Sasuke, sfregandosi la guancia mentre brontolava fra sé. Fu così, finché non vide il viso pallido di Naruto.

"Naruto?"

"H-ha ragione, Sasuke! Stiamo per essere messi nei sotterranei! Torturati! Impiccati! Queste-sono-le-terre-del-Signore. Loro non sanno che vivo qui. Non tollerano la violenza! Saremo portati via e affamati e la casa-"

"Naruto. Dobe. Fermati." Prese le mani abbronzate nelle sue pallide. "Staremo bene."

Naruto scuoteva la testa in modo spastico, gli occhi spalancati. Sasuke sospirò.

"Merda. Guarda. Sì, queste sono le terre del Signore, e sì, non amano la violenza. Ciò, tuttavia, non significa che non puoi difenderti. Okay?"

"N-no! Sasuke, tu non capisci! Ha detto che è il migliore amico di quel ragazzo, Shunsei! Lui-"

"Presumo che l'idiota stesse parlando del figlio più giovane. Non è, in alcun modo, affiliato con lui. Lo giuro."

"Non puoi saperlo, idiota bastardo!"

"A-ascolta il mostro, bel ragazzo. Shunsei non sarà misericordioso. Perché, potrei persino chiedergli questo appezzamento di terreno. Sono sicuro che sarò ben ricompensato per aver trasformato i pagani come te. Sasuke, hai detto che è il tuo nome? Mi accerterò di ricordarlo. Tutta la tua famiglia ne soffrirà!"

Sasuke sospirò, affatto colpito. "Va bene."

"Cosa?"
"COSA?!"

Roteò gli occhi. "Guarda, continua. Va bene. Corri fino al maniero. Di' loro esattamente cos'è successo. Non me ne può fregar di meno, onestamente. Grida il mio nome anche lì. Sono sicuro che saranno ansiosi di ascoltarlo." Il suo sorrisetto era tornato mentre concluse. "Di' loro che sei venuto da noi e hai deciso di provare a mandarci via. Come il grande e cattivo Sasuke ha dato un calcio al tuo grosso culo mentre aveva una gamba rotta. Sono sicuro che sarai... ripagato in modo appropriato."

"Feccia! Sottovaluti la famiglia Uchiha!" Urlò Mizu, riuscendo finalmente a liberarsi dal tavolo.

"Sì, sì." Sasuke sventolò una mano indifferente, i lamenti e i gemiti degli altri uomini attirarono la sua attenzione. "Porta i tuoi lacchini con te. Stanno rovinando il posto."

Naruto lo fissò mentre gli uomini se ne andavano, uno sguardo calcolatore negli occhi. Sasuke ignorò volutamente lo sguardo e chiese invece aiuto per tornare nel cottage.

Ci fu un silenzio teso tra loro mentre sedevano davanti al camino, fissando le fiamme. Naruto si agitò sulla sedia mentre il silenzio si allungava. Sentendosi un po' dispiaciuto per il biondo, vedendo gli ingranaggi girare come un matto nella sua testa, Sasuke decise di rompere l'atmosfera tesa.

"Perché non hai fatto niente?"

Naruto sobbalzò, sorpreso dalla domanda inaspettata. "Penso che tu abbia fatto abbastanza per entrambi."

"Vero." ammise Sasuke . "Ma non è quello che intendevo. Intendevo, prima che mi notassero. Quando si sono presentati per la prima volta, sei rimasto lì. Non hai nemmeno detto nulla finché non ha iniziato a insultarmi."

Naruto scrollò le spalle, portandosi una mano a grattarsi dietro il collo, un segno che Sasuke sapeva che era a disagio. Strinse gli occhi al suo amico. "Sono venuti prima."

Era una affermazione, non una domanda, ma Naruto rispose con un piccolo cenno.

"Ti sei difeso allora?"

Naruto scosse la testa.

"Perché?" Chiese a denti stretti.

Naruto scrollò di nuovo le spalle. "Non è che mi attacchino. Arrivano, lanciano insulti, rovinano la mia proprietà e poi se ne vanno."

"E tu lo tolleri. Perché?!"

Di nuovo, una scrollata di spalle. "Perché non dovrei? Sì, mi fanno arrabbiare. Ma non li attaccherò. Non ho intenzione di inseguirli e rompere le finestre nelle loro case. Sarei proprio come loro, no? È qualcosa che non sono disposto a fare."

"Quindi non fai nulla?" Chiese Sasuke, incredulo.

Naruto sorrise, l'azione confuse Sasuke. "Perché non mi chiedi perché mi odiano? Mi hai solo chiesto perché ho fatto o non ho fatto nulla in cambio."

Sasuke roteò gli occhi, la sua voce era condiscendente mentre parlava degli intrusi. "Sono degli idioti. Chissà perché le persone come loro fanno qualcosa."

"Chiedi."

"Cosa?"

"Chiedimi perché mi odiano."

"No." Sasuke socchiuse gli occhi verso il biondo.

"Non me lo chiederai, ma posso dire che lo vuoi sapere." Quando Sasuke non rispose, continuò. "Te lo dirò. Mi odiano perché sono un mostro."

Fu una confessione incredibile. "Bugiardo. Se vuoi che te lo chieda, va bene, ma non dire sciocche-"

Si fermò a metà frase mentre osservava gli occhi rossi ora brillanti di Naruto. "Oh."

Naruto gli rivolse un sorriso triste. Si alzò dal suo posto, interiormente felice che Sasuke non mostrasse segni di paura. Quando raggiunse lo strano rotolo sul muro che Sasuke aveva notato molte volte prima, esitò per un momento, quindi parlò.

"Questo mi è stato dato dall'Eremita Pervertito prima che se ne andasse. È stato lui a crescermi, qui nella foresta. La prima volta sono venuti gli uomini del villaggio, la prima volta che ho capito che venivano per me..."

Si interruppe, perdendosi in un ricordo. Sasuke non osava parlare, qualcosa dentro di lui gli stava dicendo che le sue parole avrebbero annullato questa confessione, avrebbero fermato la spiegazione di Naruto. Passarono alcuni minuti prima che il biondo continuasse.

"Quando... avevo dieci anni, l'Eremita Pervertito ricevette una lettera. Sua sorella era malata, stava morendo. Doveva andare..." Ci fu di nuovo silenzio. Non durò tanto a lungo questa volta, comunque. "La prima volta che vennero, dopo che se n'era andato, mi nascosi. Urlavano e rompevano le cose, dando fuoco ai campi. Dissero che era la mia punizione, che avevo ucciso le loro famiglie, che l'isolamento era la mia condanna... quando se ne andarono, mi sedetti e piansi per ore, prima che uscissi dal mio nascondiglio. Il cottage era distrutto, quasi tutto rotto. Avevano preso qualcosa di valore, rovinato tutto il cibo... ma all'improvviso," sorrise, "all'improvviso, riuscii a leggere questo."

Rimase di nuovo in silenzio mentre toccava con reverenza la pergamena.

"La familiarità dell'isolamento è allo stesso tempo ossessionante e invitante." Sasuke si rianimò, sapendo che stava leggendo il rotolo ad alta voce. "Nella nostra separatezza contempliamo le gioie delle ore condivise con gli altri mentre cerchiamo la libertà dal dolore che aleggia anche sulle relazioni intime. La domanda che sussurra eternamente intorno alle nostre anime è: 'Posso osare di farti entrare, di condividere il mio spazio, di conoscere il desiderio del mio cuore, di sentire le mie paure?' Solo quando crediamo di dire sì, troveremo la pace a cui aspirano le nostre anime. Il passaggio attraverso le porte che ci separano ci libera di cambiare, di crescere, di amare noi stessi e gli altri. Dobbiamo piantare i piedi nel terreno di vite condivise per placare il nostro desiderio."*

"Naruto..." disse esitante, un braccio che si protendeva invisibile verso il biondo. Si fermò, incerto su cosa dire, perso in quello che avrebbe dovuto fare.

"Non rispondo alla loro rabbia. È controproducente. Per quanto sciocco possa sembrare, spero sempre che lo faranno... non lo so. Non succede mai però. Metto la fiducia ingenua là fuori nella speranza che forse, un giorno, qualcuno mi vedrà come Naruto... non come un mostro."

Quando nessuna risposta arrivò da Sasuke, Naruto si voltò e guardò la sua espressione. Era ovvio che Sasuke fosse, nel profondo, qualcosa che lui poteva capire. Decise quindi di lasciarlo alla sua contemplazione. Fermandosi sulla porta, si voltò ancora una volta verso l'uomo silenzioso, l'uomo che poteva benissimo cambiare la sua vita.

"Sei l'unico che sia mai stato gentile con me, a parte l'Eremita Pervertito. Quindi, per questo, grazie."

Sasuke alzò lo sguardo con gli occhi spalancati, ma non poté dire nulla mentre Naruto attraversava la porta, un giorno di infinite faccende si presentava ancora davanti a lui e alcuni piatti da riparare.

Fu due giorni dopo che Sasuke prese una decisione riguardo al suo biondo. Era arrivato a diverse conclusioni, in effetti. In quelle quarantotto ore, precisando che Naruto era stato presente solo in uno di loro, non che Naruto lo sapesse ancora. Ormai era quasi guarito del tutto, anche se nessuno dei due lo menzionava, qualcosa di cui entrambi erano segretamente contenti. Quella sera, a cena, Sasuke finalmente ruppe il loro silenzio estraniato.

"Il tuo ragionamento è merda."

Naruto alzò lo sguardo con le sopracciglia sollevate. "S-scusami?"

"Quindi puoi far brillare i tuoi occhi. Come può questo, esattamente, renderti un mostro?" Sasuke si appoggiò al tavolo, i gomiti lo sorreggevano mentre agitava le mani davanti alla sua faccia.

"Cosa?"

"Mi hai sentito. Come ti rende un mostro? Potrebbe renderti unico, strano per alcune persone, ma non un mostro. I mostri sono esseri malvagi e spaventosi che vengono nel cuore della notte per divorare i bambini. I mostri sono cose violente e arrabbiate che seminano il caos e provocano il caos ovunque vadano. I mostri apprezzano il dolore e il tormento degli altri. Non sei un mostro."

Naruto fece un sorriso triste e leggermente divertito al suo sfogo. "Sei umano?" chiese.

"Certo."

"Come lo sai?"

"Cosa?"

"Come fai a sapere che sei umano?"

"Mi guardo allo specchio e vedo quello che sono." Rispose Sasuke, non sapendo dove stava andando a parare questa conversazione.

"Sì, esattamente."

Naruto si alzò dal suo posto e afferrò due piccole foto incorniciate da un cassetto, prima di tornare al suo posto. Li mise di fronte a Sasuke e chiese, "Cosa sono?"

Sasuke guardò ogni foto, entrambe contenenti insetti con grandi e bellissime ali, una volta trovata la differenza che permetteva di distinguerle. "Farfalle." Rispose, ancora incerto su dove andasse a parare Naruto con questo.

"Perché?"

"Perché, ovviamente, hanno l'aspetto di farfalle."

"Ovviamente," Naruto sorrise, roteando gli occhi. "Questa," disse, indicando la prima foto, "è una farfalla, non ho idea di come si chiami, ma l'ho chiamata farfalla di Kist, l'altra però..." puntò il dito sull'altra foto, sfregando il bordo con affetto. "Questa non è affatto una farfalla, nemmeno una falena: non vola, non è mai stata un bruco e, da quello che ho visto, vive solo qui, in questa radura."

Sasuke fu colto alla sprovvista. Non per il fatto che il secondo insetto non fosse una farfalla, ma per l'intensità con cui Naruto la stava fissando; pieno di una strana specie di malinconia e comprensione.

"La farfalla è velenosa, sai. Tutti gli animali lo sanno, e così la evitano. L'altra no, ma sa che se riesce a convincere chi la circonda di essere come quella farfalla, non verrà mangiata. Non importa quanto duramente ci provi, tuttavia, non può rendersi identico ad essa. Vedi la differenza? Ci sono diversi animali che hanno imparato come individuare la differenza e depredarla."

"Come l'hai chiamata?" Chiese Sasuke, guardando attentamente l'insetto che tentava di imitare l'altro.

"Naruto."

Sasuke era stanco di pensare. Sembrava che avesse pensato di più durante il suo periodo trascorso con Naruto di quanto non avesse mai fatto nei precedenti vent'anni della sua vita. Era estremamente intelligente per gli standard di chiunque, ma non aveva mai dovuto contemplare cose del genere in passato. Ciò lo spinse a chiedersi cos'altro nella vita delle persone non aveva mai considerato prima. A parte lui, lo stesso era successo per la sua famiglia. Quali altri malintesi avevano avuto? In che modo le vite dei cittadini erano state influenzate dalla loro mancanza di pensiero in tali questioni?

Non credeva che Naruto fosse un mostro, anche dopo la sua confessione metaforica. Tuttavia, si rese conto che molte persone erano state, e avrebbero continuato a esserlo, messe da parte o preannunciate per qualsiasi differenza e preconcetta debolezza. Aveva la sensazione che fosse un circolo vizioso, che potesse gestire gli effetti, ma non avrebbe mai fermato del tutto il ciclo di odio e sfiducia.

Naruto però...

Naruto aveva qualcosa di speciale. Non pensava che avesse qualcosa a che fare con la sua etichetta come mostro, o con i suoi occhi rossi luminosi. O forse sì. In ogni caso, il biondo aveva qualcosa che attirava Sasuke. Sapevano entrambi che avrebbe potuto andarsene molto tempo prima, ma Sasuke non voleva davvero e con sua sorpresa, scoprì che non aveva niente a che fare con il fatto che non avrebbe avuto altra scelta se non quella di tornare a casa.

No.

Voleva restare con Naruto solo per stare con Naruto.

"Sono sempre stato solo," confessò Sasuke, "anche quando ero circondato da persone. Non sono davvero sicuro di quale sia la peggiore, la tua situazione o mia. Il tuo è un vero isolamento fisico. Ma, penso che il mio sia più mentale. Gli Uchiha pensano solo a farti il lavaggio del cervello. Famiglia? Ha!"

Naruto fece un piccolo sorriso quando si zittì, finalmente capendo l'ilarità di Sasuke pochi giorni fa. Ciò di per sé fu uno shock, ma ora non era il momento. "Non sarà così tutta la tua famiglia."

Sasuke sbuffò.

Dalla porta si sentì un bussare inaspettato, e mentre Naruto si alzava per aprire, disse oltre la spalla, "E che mi dici di tuo fratello?"

"Ha! È uguale agli altri."

"Mi ferisci, fratello."

Un guaito "virile" -non avrebbe mai ammesso il contrario- provenì da Sasuke, quando la porta si aprì per rivelare Itachi.

"Cosa stai facendo qui?!"

"Perché salvarti, naturalmente!" Esclamò Itachi con un ghigno.

"Hah? Salvarmi da cosa, stupido Aniki?"

"Te stesso."

Sasuke guardò suo fratello mentre si dirigeva verso la sedia vuota di Naruto, uno sguardo che diceva "Sei stupido?" si formò sul suo viso, ignorando totalmente il tono improvvisamente cupo a cui era passato.

Quando Itachi raggiunse la sedia, si sedette con un sospiro. "Hai sempre fatto quello che ti aspettavi, pensavo che fossero riusciti a farti il ​​lavaggio del cervello nel piccolo Uchiha perfetto." Aveva un sorriso triste sul volto prima che un luccichio gli apparisse negli occhi. Sasuke non avrebbe mai potuto tenere il passo con gli sbalzi d'umore di suo fratello. "Ma! Hai rifiutato quel troll rosa e sei corso via!"

"Forse... dovrei andare." Mormorò Naruto.

"NO!" Gridò Sasuke. "Erm, no. Va bene così, puoi stare."

"M-ma..."

"Resta! Siediti!"

"Mi ha rubato la sedia!"

"Allora aspetta sul letto, Dobe!"

Itachi inviò al suo fratellino un sorrisetto malizioso. Sasuke tornò con il suo sguardo di morte, riuscendo a far ridere Itachi. Naruto, tuttavia, non sapeva nulla ma fece come suggerito. Richiesto. Qualunque cosa fosse. Quegli Uchiha erano confusi.

"Sì. Bene." Iniziò Itachi, tornando all'argomento. "Come stavo dicendo... quando sei scappato, mi sono reso conto che avevo perso la speranza troppo presto... a quel punto, tutti i miei piani... be', non importa adesso. Quello che conta ora è ciò che vuoi."

"Cosa voglio." Ripetè Sasuke, un po' intontito.

"Le nostre vite, come Signori, sono dettate nel momento in cui lasciamo l'utero, ma prima di allora nessuno si ferma a pensare di chiederci cosa vogliamo, anche se le generazioni precedenti hanno attraversato la stessa cosa e affrontato gli stessi problemi. Presumono che, dato che hanno rinunciato a tutto per il bene della famiglia, e dato che tutti i predecessori hanno passato la stessa cosa, tutti i successori devono fare lo stesso senza fare domande: una follia che non può essere attribuita a nessuno."

"Uh-huh."

"Non sei molto articolato questa sera, eh Outoto?"

"Sta' zitto, Itachi, e vai avanti così puoi andartene."

"Oh? Ma non hai ancora risposto alla mia domanda.

"Niente, non voglio niente, okay? Grazie per essere passato. Adesso vattene."

Improvvisamente Itachi assunse uno sguardo calcolatore e malizioso nei suoi occhi.

"È così? Allora, fratellino, dobbiamo partire. Vieni, dobbiamo affrettarci se vogliamo raggiungere il maniero prima del mattino." Si voltò, nascondendo il suo sorrisetto mentre faceva un passo verso la porta. Interiormente, contò a partire da tre. Tre. Due. Uno.

"Cosa?!"
"C-cosa?"

Bingo.

"Bene, Sasuke," si voltò verso il duo che ora si trovava in piedi. "Non vuoi niente, e visto che è così, non ti dispiacerebbe tornare a casa dalla tua fidanzata e dai tuoi doveri."

"S-stai....partendo?" Sussurrò Naruto, incapace di nascondere l'angoscia nella sua voce. Non si aspettava che il pensiero della partenza di Sasuke lo influenzasse così tanto. In effetti, non aveva nemmeno pensato alla possibilità, anche se supponeva che avrebbe dovuto.

Sasuke si rivolse a Naruto. "NO!" Mentre si girava verso suo fratello, sapeva che aveva appena fatto il suo gioco. Sospirò. Odiava quando suo fratello faceva così. "No."

"Vuoi restare qui allora?" Itachi stava saltando sulle punte dei piedi, esuberante nella sua vittoria.

"Ugh. Ti odio. Sì. Voglio restare qui."

"Con Naruto?"

Sasuke serrò la mascella. "Sì, con Naruto."

"Hmm." Itachi si sfregò il mento. Era ovvio che il suo fratellino fosse totalmente invaghito. In realtà pensava che l'intero scenario fosse ridicolmente carino. Quasi fastidioso. Tuttavia, non era sicuro dei sentimenti del biondo. Era ora di metterli alla prova.

Si diresse verso Naruto. "Allora, devi chiamarmi anche tu Aniki, Naruto." Sorrise, tendendo la mano all'altro. "Ovviamente sei stato più tu un fratello migliore di quanto lo sia stato io."

Naruto inaspettatamente impallidì. "F-fratello?" Sussurrò.

Ha! Troppo facile!

"Certo che sì. È ovviamente più affez-"

"NO!"

L'improvvisa sfuriata colse Itachi di sorpresa. "Pardon?"

"F-fratello? No. No, Io... Io non... voglio..."

"Oh? Sembra che tu sia indesiderato, Sasuke. Immagino che dovresti partire con me, dopotutto."

"No." Ancora una volta, Itachi fu preso alla sprovvista. Lontano dalla risposta dettata dal panico solo un momento fa, il tono ora era drasticamente cambiato. Al suo posto c'era una ferocia determinata. "Non puoi averlo."

"Scusami?"

Sasuke non ce la poteva fare. Cosa stava succedendo?

"Non puoi portare via Sasuke. Non puoi. Ti rompo ogni osso del corpo se ci provi."

"Ora, Naruto, non è quello-"

"Non m'importa se è contro le leggi della Terra, non mi interessa se è tuo fratello, non mi importa se mi attacchi di nuovo. Sasuke è mio amico, qualcuno con cui sono finalmente riuscito a formare un legame, non mi interessa chi devo combattere. Se mi dovesse rompere le braccia, lo ucciderei a calci. Se mi dovesse rompere le gambe, lo ucciderei a morsi. Se mi dovesse rompere il collo, lo ucciderei con lo sguardo. E se mi dovesse accecare, lo ucciderei maledicendolo, anche se sarò fatto a pezzetti, porterò Sasuke lontano da te."** Naruto tremava visibilmente ora, gli occhi si nascosero dietro i suoi capelli, la rabbia era palpabile nell'aria.

"Whoa! Fermo lì, Naruto!" Cominciò Itachi, iniziando a sentirsi un po' a disagio con l'aura omicida che lo circondava e gli occhi rossi diabolici che lo fissavano.

"Naruto?" Sasuke era sbalordito, i suoi occhi spalancati. Cosa stava dicendo Naruto?

Naruto si mosse veloce come un fulmine per stare di fronte a Sasuke e cominciò a emettere un suono ringhiante dal profondo del suo petto mentre Itachi faceva un passo verso di lui. "Provaci."

Itachi si fermò, poi si diresse verso la porta, le mani in alto, i palmi spalancati in segno di resa. Non era andata esattamente come aveva previsto.

Sasuke sorrise, finalmente rendendosi conto di quello che stava succedendo, un intenso calore si diffuse in lui. "Bene. Le cose stanno così, Aniki." Il suo ghigno aumentò mentre si avvicinò alla schiena di Naruto, avvolgendo un braccio per abbracciare il biondo e sentirlo rilassarsi nella sua presa. "Mio."

La faccia di Naruto esplose in un acceso rossore.

Contro la sua volontà, Itachi non poté resistere a un'ultima frecciatina alla coppia di fronte a lui. "Qualcosa non va, Naruto?"

Naruto si irrigidì per un momento, prima di rilassarsi ancora di più tra le braccia del corvino. "No."

"Devi andartene, Aniki."

Itachi mise il broncio. "Ma-"

"Addio, Aniki."

Itachi sospirò. "Bene. Ma sembra che dovrai chiamarmi Aniki ora, Naruto!" Dichiarò allegramente prima di sfrecciare oltre la porta, schivando di proposito una ciotola lanciata dal suo fratellino, sbattendo la porta dietro di sé.

Sasuke girò il biondo tra le sue braccia in modo che fossero faccia a faccia, assicurandosi che mantenessero il loro stretto contatto. Si guardarono l'un l'altro con un senso di meraviglia mentre le loro teste si avvicinavano lentamente. Sasuke sentiva il caldo respiro del biondo ricadere a lievi sbuffi contro il suo viso, le loro labbra si sfioravano appena.

Si allontanarono l'uno dall'altro quando Itachi tornò di nuovo in casa. "Whoa, ragazzi siete veloci!"

"Itachi!"

"Non preoccuparti, me ne vado. Volevo solo dire che non devi preoccuparti di mamma e papà, me ne occuperò io."

"Giusto." Sasuke lo fulminò. Li aveva interrotti per questo?

"Inoltre, Mizu manda i suoi saluti." I due fratelli condivisero un sorriso malvagio. "Oh! Sembra che Naruto sia stato posseduto da uno spirito di una volpe, assicuratevi di usare i preservativi, non si sa mai cosa potrebbe succedere. Non vogliamo che qualcuno rimanga incinto, vero?"

"ITACHI!"
"C-cosa?!"

"Ahahaha, ci vediamo fratellini!" E Itachi sparì ancora una volta.

"Tuo fratello è così strano," Disse Naruto, voltandosi verso l'Uchiha.

"Sta' zitto." Ringhiò.

E lo baciò.
 

🦋FINE🦋


 



* A detta dell'autrice, si tratta di una citazione anonima che le ha dato la madre (è stato complicato renderla in italiano -.-).

** Vi suona familiare? È una delle scene preferite di Naruto Shippuden dell'autrice (e anche la mia *^*).

Cho
 
 
   
 
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