I’ll be watching you
Every
breath
you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I'll be watching you
Ricordi.
Ricordi dolorosi come frecce conficcate nel cuore
impossibili da estrarre.
Ricordi
velenosi che avvelenano il sangue e le lacrime.
I tuoi ricordi. I miei ricordi. I nostri ricordi.
Il russare
lieve di Hanabi-nee-chan mi riporta alla realtà. Sbatto un
paio di volte gli
occhi, come se avessi davanti una forte luce. Mi giro a osservare la
sveglia,
che riporta qualche numero, stanco di lampeggiare.
Sono le 3
del mattino. Un po’ troppo presto per svegliarsi, direi.
…al diavolo.
Stancamente,
mi alzo dal letto, con le gambe che pesano più di due
macigni.
Mi avvicino
alla finestra aperta della stanza, rabbrividendo alla fresca brezza
autunnale.
Lancio uno
sguardo divertito alla mia sorellina, che come suo solito comincia a
parlare
nel sonno.
“No…mmm…lascia
stare…no, non ti voglio, Konohamaru…”
Trattengo a
fatica una risata: quel bambino sta diventando opprimente, facendo in
continuazione la corte alla mia sorellina.
Peccato che
venga respinto ogni volta.
Hanabi-nee-chan
è proprio senza pietà.
Rivolgo il
mio sguardo divertito fuori dalla finestra, dove mi attende la visuale
del
giardino.
Il cielo è
limpido, pieno di stelle. La luna là in alto è
enorme.
In una
parola, meraviglioso.
Peccato che
lo splendido paesaggio sia rovinato dagli alberi secchi e spogli e dal
prato
ricoperto da un manto scuro di foglie.
Sospiro,
pensando alla faticaccia che i giardinieri dovranno fare domani
mattina:
dovranno raccogliere ogni foglia, anche la più microscopica,
e ricreare un
giardino paradisiaco.
Altrimenti,
la furia di mio padre si scatenerà sopra di loro.
Perché se si
abbatte su di te, sei finito.
Il mio
sguardo vaga sul giardino fino ad arrivare alla dependance dove
riposano i
domestici di casa Hyuga.
La loro vita
è costellata da umiliazioni e fatica, e per cosa?
Una misera
paga mensile. Beh, nemmeno tanto misera, anche perché il
clan Hyuga è ormai il
più facoltoso e prosperoso di Konoha.
Vorrei tanto
che avessero un altro lavoro. Vorrei tanto che si staccassero dalla
prigione
che è diventata la mia dimora.
Vorrei che
se ne andassero da questa casa maledetta.
Almeno loro
possono.
Hanabi-nee-chan
riprende a parlare nel sonno.
Sorrido.
Anche se in questo periodo litighiamo per ogni sciocchezza,
è un amore quando
dorme.
Solo ed
esclusivamente quando dorme.
Chiudo gli
occhi, appoggiandomi al davanzale della finestra aperta, e mi abbandono
al
dibattito delirante tra mia sorella e un interlocutore
immaginario…dev’essere ancora
Konohamaru.
“Ti ho detto
di no…come devo dirtelo?...dai! Vai
via! Ma
non lo capisci?! Se noi due ci
fidanzassimo, finiremmo come Hinata-nee-chan e Naruto! Ti rendi conto?!
Lascia
stare, Konohamaru…lascia stare…”
Every
single
day
Every word you say
Every game you play
Every night you stay
I'll be watching you
La stanza
è
silenziosa, finalmente.
Hanabi-nee-chan
ha smesso di parlare ed è caduta in un sonno profondo. Mi
giro a guardarla, e
il sorriso di poco prima ricompare, vedendo che si è ficcata
il pollice in
bocca.
È ancora una
bambina. Una bambina a cui è stato imposto di crescere in
fretta.
Rivolgo il
mio sguardo ancora una volta al giardino, prima che la mia vista si
offuschi
del tutto.
Non lo
sopporto. Odio quando faccio così.
Com’è possibile
che ogni volta che qualcuno nomini quel nome io cominci a piangere?
Mi detesto
profondamente in questi momenti.
Cercando di
frenare le lacrime silenziose, mi dirigo verso la mia sorellina e le
carezzo la
guancia.
“Hanabi-nee-chan…ti
voglio bene…”, sussurro, tentando inutilmente di
non far sentire la mia voce
rotta.
“…mmm…no,
non le voglio le carote…mangiale tu,
Hinata-nee-chan…”
Incredibile
come quella peste possa farti sorridere nei momenti peggiori.
Con un nuovo
sorriso sul volto, mi dirigo verso la porta della stanza. Lancio un
ultimo
sguardo allo sgorbietto in posizione fetale e con un pollice in bocca
sul
letto, e oltrepasso la soglia.
Oh can't you see
You belong to me
How my poor heart aches with every step you take
Corridoi vuoti
e muti, strade che non ho mai percorso.
La villa in
cui abito non è mai stata casa.
Almeno, non per me.
Cammino a
piccoli passi, lo sguardo annebbiato da queste odiose lacrime che sono
arrivate
a bagnarmi il colletto della camicia da notte.
Se qualcuno
uscisse dalla sua stanza in questo momento, probabilmente mi potrebbe
scambiare
per un fantasma maledetto per l’eternità.
Ma so già
che non uscirà nessuno. Come sempre, del resto.
La porta che
ho davanti è a scomparsa, esattamente come la mia, come
tutte le altre di villa
Hyuga.
Tuttavia, questo
pannello emana una sensazione di potere, di supremazia totale. Di
sofferenza
celata, di lacrime nascoste nel cuore. Di cattiveria gratuita, di scuse
bisbigliate tra i denti.
Sfioro con i
polpastrelli la sottile stoffa ricamata, e le lacrime cominciano a
scendere
ancor più copiose. Impreco mentalmente.
Ignorando il
ridicolo pianto che mi bagna il viso, cerco di scorgere attraverso la
porta una
sagoma, la sagoma.
Ma tutto
quello che mi arriva è un lieve russare, tranquillo e
regolare.
Dicono che
le persone durante il sonno rivelino la loro vera natura.
Se questo è
vero, allora significa che io non ho capito assolutamente nulla di mio
padre.
Di quel
padre che guardava altezzoso i regali di Natale da me impacchettati con
tanta
cura e che poi mi ringraziava con un bacio secco in fronte, per poi
ritirarsi
nelle sue stanze.
Di quel
padre che disprezza ogni mia goccia di sudore, ogni mia lacrima, ogni
piccola
parte di me stessa.
Di quel
padre che non mi ha mai considerata “sua”.
Di quel
padre che ho amato con tutto il cuore nei miei sedici anni di vita.
Un
singhiozzo esce dalla mia bocca, immediatamente tappata da due mani
tremanti e
spaventate.
Nell’altra
stanza s’intravede finalmente quella sagoma cercata poco
prima dai miei occhi.
Si alza in
piedi, imponente anche in tenuta da notte.
Sembra
all’erta, come un cane da caccia che ha sentito odore di
preda. Odore di
vittima.
La percorro
con lo sguardo, pregando con tutta me stessa che si corichi di nuovo e
finga di
non aver sentito nulla.
Però…
Una seppur
minuscola parte di me desidererebbe con tutto il cuore che mio padre
spalanchi
la porta, mi veda e mi abbracci.
Che mi
rassicuri, dicendo che è stato tutto un brutto sogno. Che mi
sussurri che allo
spuntar del sole incominceremo una nuova vita, come una vera famiglia.
Che mi
prometta di comportarsi da padre e di amarmi per tutta la vita.
La sagoma di
Hyuga Hiashi, “la tempesta devastatrice”, il vanto
del clan dagli occhi bianchi,
dopo un sospiro mesto, sparisce.
È tornato a
dormire.
I miei
occhi, fino a pochi secondi fa pieni di terrore, si sommergono
nuovamente di
lacrime dolorose e pungenti.
Come una
foglia, silenziosa e elegante, mi inginocchio davanti a quei pannelli
finemente
decorati.
Con le mie
ancora tremanti mani copro il viso pallido, vergognandomi ora come non
mai.
“Perdonami…chichi…perdonami…”
Every
move
you make
Every vow you break
Every smile you fake
Every claim you stake
I'll be watching you
Ho
ripreso a
camminare.
Nonostante
ogni passo pesi più di una tonnellata, continuo a procedere
su questo spoglio
corridoio.
Sono testarda, lo so.
Lo sono sempre stata. E lo
sarò per sempre.
Non so se è
un vizio, oppure un pregio…però, ricordo che a te
piaceva.
Adoravi
quando mi impuntavo su ogni minimo dettaglio.
Tu allora mi
abbracciavi, e mi davi ragione, acconsentendo ai miei stupidi capricci
infantili.
E poi mi
sussurravi di amarmi anche così, ribelle e testarda.
Ricordi,
Naruto-kun?
Manca meno
di mezzo metro al mio obiettivo.
Le scale.
Per
raggiungerle, però, devo superare qualcos’altro.
O, per
meglio dire, qualcun altro.
Qualcuno che
mi ha fatto soffrire. Qualcuno che mi ha stimolata ad andare avanti e a
migliorarmi sempre.
Per
raggiungere il mio obiettivo, devo superare il mio punto di riferimento.
Forza,
respira.
Un passo. Devo solo fare
un passo e tutto sarà finito.
Coraggio, ce
la posso fare.
…non sono
mai stata brava, nell’auto convincimento.
Trattenendo
il fiato, appoggio il piede sul pavimento davanti a me.
Che
ovviamente scricchiola in una maniera assordante.
Perché
quando non vuoi fare rumore, ogni cosa intorno a te emette dei rumori
allucinanti?
Chiudo gli
occhi, terrorizzata.
Ma dalla
porta di fianco a me non esce nessuno. Come sempre.
Ma questa
volta, sono contenta.
Riprendo il
mio cammino, e poggio davanti al piede destro quello sinistro.
Questa volta
non c’è stato nessun rumore.
Fantastico.
…e
allora
perché la porta questa volta si è aperta?
Mi giro di
scatto, gli occhi fuori dalle orbite.
Mi hanno
scoperta.
Davanti a
me, un ragazzo in tenuta da notte.
I capelli
lunghi sciolti sulle spalle, bellissimi e splendenti. Come sempre.
Sul viso,
un’espressione dura e congelata. Come sempre.
L’unica cosa
diversa dal solito è lo sguardo.
Sbaglio o mi
sembra…angosciato?
Cerco di
assumere un atteggiamento normale, come se fossi capitata lì
per caso.
So già che
non ci cascherà mai…
Tanto vale
provarci.
“…k-konbanha,
Neji-san…”
Ancora
quegli occhi preoccupati. Dannazione.
“…p-perdonami
se ti ho svegliato, ma…io in realtà s-stavo
per…”
“Non lo
fate, Hinata-sama.”
Ha già
capito tutto.
Sono una
pessima attrice.
Riprendo a
respirare: inutile fingere con lui.
“…e perché
non dovrei farlo, Neji-san?”
Sta per rispondermi.
No. Nessuno
mi interromperà, adesso.
Devo
parlare.
Questa è
l’ultima occasione che ho per farlo.
“Se hai un
buon motivo per cui dovrei rinunciare, allora ti prego di dirmelo,
Neji-san.”
I suoi occhi
si spalancano. Iniziano a vagare inquieti, cercando qualcosa a cui
appigliarsi.
Vedi, Neji?
Adesso anche io so interpretare i tuoi occhi.
E tutto il
merito è tuo.
Solo grazie
a te ho superato più e più volte i miei limiti
massimi, arrivando persino alla
soglia della morte.
È solo
grazie a te che ho raggiunto un livello accettabile per il clan Hyuga.
Solo grazie
a te, mi sono sentita per una volta…apprezzata.
Sul mio
volto appare un sorriso.
“Neji-san…ricordi
del nostro scontro, all’esame dei Chunin?”
Gli occhi
che mi fissano ora sono ancora turbati, spaventati dai fantasmi del
passato.
“…ricordo,
Hinata-sama.”
“Ricordi
anche di quello che mi dicesti, vero?”
“…vi
dissi…Hinata-sama, è passato tanto tempo! Io
non…”
I miei
lineamenti si induriscono. Il sorriso scompare.
“Neji-san,
ti prego di riferirmi cosa mi dicesti in
quell’occasione.”
Appari
stupefatto.
Eppure è
così che dovrei sempre comportarmi.
Come il
futuro capo del rigido e valoroso clan Hyuga.
Come la
primogenita dello spietato Hiashi-sama.
Come una
persona fredda e senza emozioni.
Come te.
…perché
ti
stupisci così tanto?
Tuttavia,
questo atteggiamento sembra aver avuto effetto: riprendi a parlare.
“…io…io vi dissi
che l’abisso che separa vincenti e perdenti è una
realtà che non si può
cambiare.”
Ti vedo
stringere i pugni e abbassare lo sguardo, vergognandoti di quelle
parole come
se fossero bestemmie.
“…mi
invitasti a rassegnarmi e ad abbandonare lo scontro, ad accettare i
miei
limiti….eri convinto che il destino non permettesse alle
persone di cambiare.
Non è vero?”
Annuisci
leggermente, senza guardarmi. Ritorno a sorridere.
“…e ricordi
anche quello che ti risposi io, per caso?”
I tuoi occhi
tornano a fissare i miei, increduli.
“Io riesco a
vedere che fra noi sei tu a soffrire di più per il destino
impostoci dalle due
casate. Queste sono le esatte parole che pronunciai.”
Mi avvicino
a te, a piccoli passi.
“Neji-san…soffri
ancora per questo?”
...ho le
allucinazioni.
Sì,
dev’essere così per forza.
Perché
quello che sto vedendo in questo istante è come vedere la
luna esplodere.
Ovvero una
cosa impossibile.
Sì, è
assurdo…
Neji non sa arrossire. Neppure per
un secondo.
È una cosa
ovvia.
…e
allora
perché l’ha appena fatto?
“Hinata-sama,
io…no, non soffro più. E l’unica
persona che devo ringraziare siete voi.”
…no, ho
sentito male. Neji vuole ringraziare ME?!
“…con il
vostro aiuto, ho capito che tutte le mie idee erano contorte e confuse.
Ho
imparato che chiunque può cambiare, se lo vuole. E io sono
cambiato.”
Mi sorridi.
Sai, non avevo mai notato a quanto sembri diverso quando sorridi. Sei
più…
…bello è
troppo banale. Però non trovo
altro aggettivo.
“Menti.”
I tuoi occhi
balzano fuori dalle orbite.
Dovresti
saperlo. D’altronde è la verità.
“Stai
mentendo, Neji-san. Il merito non è per niente
mio.”
Sai
benissimo a chi mi sto riferendo. Infatti abbassi ancora lo sguardo,
per
evitare il mio.
Tra di noi
è
calato un silenzio glaciale.
Entrambi
stiamo pensando alla stessa cosa, alla stessa persona…
…agli stessi
occhi, allo stesso sorriso…
Ma nessuno
di noi due osa parlare, timorosi di spezzare l’incantesimo
che sembra averlo
riportato con noi, per qualche breve istante.
…basta.
Ti fisso per
qualche istante. Poi ricomincio a camminare verso le scale.
Sento il tuo
sguardo allarmato su di me.
“No…vi
prego, Hinata-sama…no…”
Neji, mi conosci
ormai. Sai della mia testardaggine.
E sai anche
che non cambierò mai idea.
Però…mi
manca ancora qualcosa.
Mi
giro verso
di te, sorrido.
“…io
sceglierò te. E anche lui lo farà.”
Mi guardi interrogativo. Non capisci il
senso della mia frase,
vorresti delle spiegazioni.
Ma il mio
sorriso non rivela niente di più.
Non capisci
che proprio tu, l’orfano della casata cadetta sfruttato e
deluso dal mondo,
seguirai le orme di mio padre.
Diventerai
un capo, Neji.
Ma
ovviamente tu ancora non lo sai.
“…Neji,
grazie di tutto. Io…ti sarò grata in
eterno.”
Quello che
sto per fare è ridicolo. Assurdo.
Inconcepibile.
Eppure non
posso fare a meno che tornare vicino a te e…
…abbracciarti.
Sei stupito,
me ne rendo conto.
Forse sei
anche compiaciuto, chi può dirlo.
So solo che
senza di te non avrei mai potuto farcela.
Neji…ti
vorrò sempre bene.
…ma
non
posso continuare così.
Since
you've
gone I been lost without a trace
I dream at night I can only see your face
I look around but it's you I can't replace
I keep crying baby please
L’aria
quassù è fredda. Troppo fredda.
Eppure è
soltanto ottobre…
Mi stringo
nella camicia da notte, rimpiangendo la vestaglia ripiegata
accuratamente nel
mio armadio.
Forse dovrei
andare a prenderla…
…ma in
questo caso non so se rispetterei ancora la mia volontà.
Solo mia.
Non tua, né nostra.
Mia.
Per una
sola
volta in vita mia, voglio essere egoista.
….quando
ho
già detto questa frase?
La luna mi
osserva.
Osserva una
sedicenne in camicia da notte.
Che ha
freddo. E piange.
Che scena
patetica. Perfino tu, se mi vedessi, scoppieresti a ridere.
…tu.
Ecco, sapevo
che prima o poi in questa notte infernale la mia mente si sarebbe
soffermata su
di te.
Naruto-kun.
Vorrei tanto averti vicino, adesso.
Per poterti
massacrare di botte.
Sì, perché è
tutta colpa tua se mi ritrovo in questo stato.
…non dovevi
andartene. Non così, perlomeno.
Avrei
voluto
che le tue ultime parole fossero dedicate a me, che pensassi a me
mentre
morivi.
E invece no.
Ma d’altronde, c’era Sasuke lì. Il tuo
migliore amico.
Ovvio che io passassi in secondo piano. Come sempre,
…sembra
tanto una scenata tra fidanzati, non trovi?
E noi…noi
eravamo insieme, Naruto-kun?
Non ho mai
avuto il coraggio di chiedertelo.
Però tu eri
sempre con me, mi abbracciavi, mi baciavi…quindi devo
prenderlo come un sì.
Non c’è mai
stato una data, un giorno preciso in cui tutto è cominciato.
E se c’è
stato, non me lo ricordo.
Forse perché
ero talmente presa da te che non ci ho fatto caso.
…beh, ora
vorrei tanto averlo.
Piangerei e
starei malissimo in quel giorno. Non uscirei di casa, e nessuno farebbe
domande
inutili. Perché tutti saprebbero cos’ho.
Invece io mi
riduco a fare questo oggi.
Il 10
ottobre.
Avresti
compiuto 17 anni oggi, Naruto-kun.
Se Sasuke
non ti avesse ucciso senza pietà, ora sarei corsa da te.
Se Sasuke
non ti avesse trapassato da parte a parte con quella maledetta katana
che
perseguita i miei incubi, allo scoccare della mezzanotte
–quasi quattro ore fa-
ti avrei abbracciato stretta, augurandoti un buon compleanno.
Se Sasuke
avesse provato un minimo di interesse nei tuoi confronti, adesso potrei
andare
a piangere sulla tua tomba.
Ma è inutile
piangere al capezzale di nulla.
Perché
si è
portato via il corpo?
Perché mi ha
rivolto uno sguardo vacuo, come se servisse da scusante, e poi se
n’è andato
con lui?
Perché mi ha
lasciato lì, a piangere per terra, troppo terrorizzata e
disperata per fare
qualcosa?
Perché
ti
sei dimostrato così crudele fino alla fine, Sasuke?
Perché
ancora una volta l’hai voluto tutto per te?
Il vento sta
cominciando a soffiare decisamente troppo forte.
Non so per
quanto tempo ancora il davanzale della finestra della soffitta
potrà reggermi.
Non mi
interessa. Voglio continuare a pensarti, a pensare alle tue bugie prima
di quel
dannato scontro.
“Tranquilla,
Hinata-chan…posso
farcela. E poi, quando sarà tutto finito, la nostra vita sarà
meravigliosa.”
Bugiardo.
“Fidati
di me…io ti amo.”
Bugiardo.
“Lo
sai che ti amo, vero?”
No che
non
lo so. Non so più niente ormai.
“Andiamo,
Hinata-chan! Non fare
quella faccia…Fammi un bel sorriso, dai! Ti prego!”
Come
potevo
sorridere, con la consapevolezza che non saresti tornato più
da me?!
“…Hinata,
qualsiasi cosa succeda, io
ti amo. Ti amo e ti amerò per sempre, anche se non dovessi
essere più qui…
Io ti guarderò in ogni momento. Sarò
al tuo fianco quando vorrai, se ti sentirai sola ti basterà
pensarmi e io
arriverò da te.
Hinata…io ti guarderò.”
Non voglio
che tu mi guardi adesso.
Sto
singhiozzando come una bambina che ha appena rotto la sua bambola e ne
vuole
un’altra subito.
Io ho rotto
il mio cuore.
Ma nessuno
verrà a sostituirlo.
Io ti
guarderò.
Il filo dei
miei pensieri è davvero troppo confuso. Non capisco
più nulla.
…io
ti guarderò.
Incredibile.
Hai usato una delle mie frasi.
Me ne rendo
conto solo ora.
…io ti
guarderò.
Quante volte
l’ho detto, nascosta dietro a qualcosa, mentre osservavo
tutti i tuoi
movimenti, mentre fantasticavo sui tuoi sorrisi e sui tuoi sguardi?
Quante volte
ti ho usato, insieme a Neji, come punto di riferimento?
E tu usi una
mia frase per darmi l’addio.
Uzumaki
Naruto, il ninja più imprevedibile di Konoha.
Altro che
Uchiha…tu eri il vero bambino prodigio del Team 7.
Finalmente
il vento si è calmato. Si è ridotto a una leggera
brezza autunnale, che mi
carezza i capelli e il viso.
…sei tu,
Naruto-kun?
Ma certo…era
questo che intendevi.
Sei sempre
stato un genio incompreso, d’altronde.
Non so come
tu abbia fatto, ma in qualche modo hai fatto sì che il vento
mi accarezzi come
tu facevi con me.
…
…so
che non
desideri questo.
So che
nessuno desidererebbe questo, nemmeno mio padre.
Però è
l’unica cosa che mi sento di fare.
Non mi
importa se facendo questo verrò dannata o dovrò
patire terribili torture.
Sarebbero un
nulla, rispetto a quello che ho passato in vita.
L’importante
è che per una volta credo in me stessa.
Sì. Sento di
potercela fare. Come tu ce l’hai fatta.
Sento di
poterti ritrovare, lassù.
E sento la
tua voce, mentre mi sporgo dalla finestra, mentre i miei piedi
annullano il
contatto con il pavimento polveroso.
Ti sento,
Naruto-kun. E ti amo.
“Io
ti
guarderò.”
Every move you make
Every vow you break
Every smile you fake
Every claim you stake
I'll be watching you
***
Note
dell'Autore: [14/7/09]
Ragazze,
mi sembra di aver partorito. xD
Finalmente,
all’alba delle 9.57 del 14 luglio
(compleanno di mia mamma, oltretutto ^^), ho concluso questa storia
maledetta…quanto l’ho odiata.
^_^””
Però…mi
sento fiera di me stessa. Non pensavo di
poter trattare argomenti tanto pesanti.
Pesanti
per me,
intendo. xD
La
storia è parecchio Hinata centric. Spero non sia
un problema. O_O
La
coppia ovviamente è NaruHina…e ho inserito un
lievissimo accenno NejiHina.
NejiHina.
Oh ragazze…sono impazzita. O_o
Finalmente
ho potuto riutilizzare la mia adorata
Hanabi!^o^
Con
Konohamaru che la infastidisce. xD
In
alcuni punti, la canzone dovrebbe rappresentare
le parole che Naruto dice a Hinata da morto…
Mamma
che tristezza. ç_ç
“Hiashi
la tempesta devastatrice”. Sì, fa ridere
anche me. xD
Non
ho proprio idea del perché mi sia venuto in
mente questo obbrobrio. Però dovevo dare l’idea di
qualcosa che devastava,
appunto.
E
io cosa metto? La tempesta. -__-
Ah,
per il “chichi” che Hinata pronuncia mentre
singhiozza…dovrebbe significare “padre”,
vero?
Ho
provato a cercare in giro come si dicesse in
giapponese…e ho trovato quello. ^^
Lo
so, non ho una buona concezione degli spazi. Non
avevo proprio idea di dove si trovasse la stanza di Neji…e
non so nemmeno se
villa Hyuga ha la soffitta. xD
Forse
Hinata è un po’ OOC…spero di no,
perché ho
cercato di immedesimarmi in lei. O_O
Se
lo fosse, mi scuso. Non era mia intenzione. Ç_ç
Spero
che si capisca tutto…ho sempre questo terrore.
^_^”””
In
sostanza…sono contenta.
Sono
soddisfatta di me per la storia che è venuta
fuori.
Anche
se so che non vincerò io.
D’altronde
è il mio primo contest, non mi aspetto
nulla.
Ho
partecipato grazie a Lalychan che mi ha informato
dell’esistenza del concorso(grazie, sensei! *w*) e ammetto di
essermi
divertita, nonostante sudassi sangue ogni volta. ^^
Non
è il mio forte, scrivere sotto pressione. ^^”
Ringrazio LalyBlackangel e
Bambi88 per aver ideato “How Wonderful Life is while You're in the
World”.
Grazie
a voi, ho potuto mettere alla prova me stessa e le mie “doti
artistiche”. xD
Adesso
si aspetta e si spera. ^^
“Vivere
senza speranza significa smettere di vivere.”, F. Dostoyevsky
…che
allegria o_o
Spero
vi piaccia.
Grazie
mille ancora di tutto.
Vale ^^
Quarta
al mio primo contest.
Quando ho letto i risultati sono scoppiata a piangere, lo giuro.