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Autore: Frulli_    28/04/2019    0 recensioni
"Il sole accecante di quella mattina estiva penetrava di prepotenza nel corridoio tramite la soglia della porta, aperta, ed occupata da un uomo alto e magro. Si portò una mano sopra gli occhi per mettere a fuoco la figura quanto bastasse per vederne il volto, magro e pallido, incorniciato da folti capelli ricci e neri, lunghi fino alle spalle. Due occhi grigi e penetranti erano incassati nel viso magro.
[...]
Il corridoio prese a vorticare pericolosamente. Il sole lo accecò, oscurandogli la vista. Il pavimento divenne mollo, perse l'equilibrio e cadde. Serrò gli occhi, sentiva voci lontane e distorte. Il cuore e la testa non ressero il colpo ricevuto da quell'allucinazione, e perse coscienza"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
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8. Broken
 
31 Ottobre 1981...
 
C'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Se lo sentiva. Come se qualcosa gli fosse sfuggito, durante tutti quei mesi precedenti. Dopo la profezia della Cooman, dopo l'Incanto Fidelius sulla casa di James e Lily. Qualcosa gli era sfuggito, ma cosa?
«Sirius?»
Emmeline lo stava chiamando dalla cucina. Entrò distratto nella stanza, senza notare lo sguardo teso e preoccupato della fidanzata: erano mesi che si divoravano il fegato per quella situazione. Solo quattro mesi fa avevano dovuto seppellire Dorcas e Marlene, uccise dai Mangiamorte e da Voldemort in persona. Avevano pianto tutte le lacrime che avevano nel cuore, ormai arso da ogni sentimento. L'unico sentimento era la paura, e la vendetta. Nessuna giustizia avrebbe potuto portare indietro i loro amici, i loro parenti...uccidere Voldemort era l'unica soluzione che poteva appagarli.
Ma il Signore Oscuro non aveva nessuna intenzione di fermarsi. E da quando era venuto a conoscenza di quella maledetta Profezia...James e Lily erano diventati il primo bersaglio di Lord Voldemort. Nascosti come topi, in attesa che quel bastardo si annoiasse a cercarli. Nè lui nè Peter avrebbero mai detto nulla. Sarebbero morti per loro, questo lo sapeva con assoluta certezza. Eppure...c'era qualcosa che lo tormentava, che gli sfuggiva ma che gli sembrava così palese. Forse era solo paura infondata? O, come sospettava Silente, la talpa era proprio sotto ai loro occhi?
«Sirius» Emmeline lo richiamò di nuovo, preoccupata.
«Si, scusa...dimmi» rispose lui, teso. Andò ad abbracciarla, baciandole poi la fronte.
«Devo dirti una cosa importante. Lo so che è un brutto momento, ma è davvero importante...»
«E' morto qualcuno?» chiese allarmato Sirius.
«No, ma che morto...» precisò sbuffando Emmeline.
«E allora che succede?» insistè Sirius, distratto. Troppo distratto. Emmeline non poteva dirglielo quella sera, e nemmeno la successiva. Doveva attendere un pò che le acque si calmassero, che quella storia finisse.
«Niente...non ti preoccupare, te lo dico domani. C'è Hagrid che ti aspetta per la ronda»
«Sicura? Me lo dici domani, ok?» rispose Sirius, baciandola forte «Ti amo, lo sai vero?»
«Sì...ti amo anche io. Sta attento, mi raccomando» precisò Emmeline in ansia. Lo vide uscire fuori di casa e salire sulla motocicletta, insieme ad Hagrid, diretti al solito giro di sicurezza a casa di Peter.
«Andrà tutto bene...vedrai...» mormorò Emmeline, accarezzandosi il ventre.


«Hagrid, lasciami a casa di Peter!»
«Non resto con te?» gridò di rimando Hagrid, mentre sorvolavano la terra buia sotto di loro.
«Credo che Albus abbia bisogno di una mano in sede! Va, mi faccio sentire appena sono da Peter!»
Hagrid annuì, quindi cadde morbidamente sulla strada cementata davanti la tana di Peter e ripartì, salutando con un cenno il giovane Black.
Sirius cacciò la bacchetta e si fermò qualche istante davanti il nascondiglio di Peter, guardandosi intorno.
Quella sensazione era tornata, più viva che mai. Come una ricorderella...cercava di dirgli che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di storto in quella faccenda.
Cercò di rimanere lucido e razionale, quindi varcò la soglia della piccola casa. Era deserta. Chiamò più volte Peter, senza risultati. La casa era intonsa, nessun mobile sotto sopra, niente che lasciasse pensare ad un duello finito male.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, lo vide. Il dubbio, che si materializzava nella sua mente. Peter. L'innocuo, ingenuo, codardo Peter. Che aveva venduto i suoi amici per avere cara la pelle. Poteva mai essere?
«No! No no no no...no merda, no!» gridò uscendo di corsa dalla Tana e smaterializzandosi in una nude di fumo nero.
Riapparve di colpo a Godric's Hallow, davanti casa di James e Lily. Anche quella sembrava abbandonata, ed una fitta sembrò attraversagli il cuore, come quando anni prima aveva saputo della morte di Regulus. Ma questa volta era ben peggiore.
«James! Lily!» gridò, entrando nella casa. Mobili rovesciati e bruciacchiati, stoviglie a terra. Ed un odore, oscuro...come se qualcuno fosse stato lì, prima di lui. Quell'odore di morte e distruzione che solo il Signore Oscuro si lasciava dietro, impregnando i muri e i corpi privi di vita delle sue vittime.
Era troppo tardi. Aveva sbagliato tutto, si era fidato della persona sbagliata. Tutti quegli anni, senza capire chi fosse davvero. Ed ora per colpa sua, i suoi amici erano morti.
«James...» chiamò il suo amico in un fil di voce, disteso sul corridoio del secondo piano. Si inginocchiò al suo fianco, baciandogli la fronte e chiudendogli gli occhi. «Amico mio...perdonami...perdonami, se puoi...» mormorò. Lo strinse a lui, piangendo le lacrime più amare, gridando il suo dolore incessante lì, proprio dentro al petto, dove il cuore ormai si stava spezzando del tutto. Si girò lentamente verso la camera da letto. No, non il piccolo Harry.
«Ti prego, no...»
Varcò lentamente la soglia della porta, con ancora le lacrime calde versate per James, e quelle che dovette versare per Lily, accarezzandole i capelli. E poi, quasi sobbalzando, lo sentì.
Un pianto, infantile, provenire dal lettino di Harry, sotto una montagna di coperte. Si alzò di scatto, recuperando il piccolo neonato, che piangeva disperato.
«Sssh...non temere piccolo Harry, non temere. Andrà tutto bene...andrà tutto bene...» mormorò abbracciandolo forte a sè. Recuperò una coperta e lo avvolse, cullandolo dolcemente. Cercò di guardare lui e solamente lui mentre usciva di casa, evitando i visi senza vita dei suoi amici. Osservò il povero, piccolo, innocente Harry, che tornò a dormire tra le sue braccia, esausto.
Poi lo vide. Quel segno, dritto sulla sua fronte. Una ferita, come un graffio, un marchio...a forma di saetta. Che diavolo era successo? Perchè Voldemort non aveva ucciso anche lui?
«Black!» qualcuno lo chiamò, preoccupato. Vide l'enorme figura di Hagrid andargli incontro, con gli occhi gonfi di lacrime ma il sorriso sulle labbra.
«Li ha uccisi, Hagrid...li ha uccisi...non siamo riusciti a salvarli...» mormorò tra le lacrime Sirius, mentre lentamente gli porgeva il piccolo fagotto «portalo via, Hagrid, scappa, portalo da Silente...se Voldemort...»
«Voldemort è morto, giovane Black» rispose Hagrid. Ecco il motivo del suo sorriso.
«C-cosa? Come...come è possibile?»
«Dicono sia stato il piccolo Harry, dicono che abbia avuto paura...si sta spargendo la voce, Dedalus Lux sembra come impazzito. Abbiamo vinto, Sirius»
E allora perchè lui non riusciva a gioire, a festeggiare? I suoi migliori amici erano morti, Peter li aveva traditi...
«Porta via Harry» ordinò d'improvviso ad Hagrid «prendi la mia moto. A me non servirà»
«Cosa devi fare?»
«Devo controllare una cosa. Vattene, Hagrid, sbrigati!» esclamò, furioso. Estrasse poi la bacchetta, tornando dentro la casa dei suoi amici quando Hagrid mise in moto e partì, volando via con il piccolo Harry tra le braccio.
«Dove sei...vigliacco...ti nascondi? Hai paura, topo pauroso?» sibilò. Aveva la vista oscurata dalle lacrime che incessanti non riuscivano a fermarsi. Lì, tra quei mobili, quelle sedie, in quella casa dove i ricordi erano troppo belli e dolorosi, ora che i suoi amici erano morti.
La prima volta che Lily gli aveva detto che era incinta, o quando James gli aveva chiesto di essere il padrino di Harry. Quando aveva preso il suo figlioccio tra le braccia, un piccolo esserino indifeso, con gli stessi occhi della madre.
«Preso!» gridò furioso, schiacciando di colpo una coda sottile e tremante, nascosta sotto la credenza. Il topo squittì di dolore, la credenza vibrò e cadde rovinosamente a terra prima che velocemente riemerse Peter, nella sua sporca figura umana. Piangeva, quello schifo umano, ma di sollievo. Corse verso l'ingresso della casa, afferrò la scopa di Lily e volò via da Godric's Hallow, codardo fino alla fine.
Sirius ringhiò furioso, recuperò la scopa di James e prese ad inseguirlo nel cielo di Londra, dove lentamente la campagna inglese faceva posto a case e grattacieli. Lampi rossi e bianchi illuminavano il cielo pumbleo e carico di nubi, mentre Peter abilmente e fortunamente evitava gli incantesimi scagliati dall'ex amico. Poi, di colpo, un Expelliarmus lo colpì, facendolo precipitare rovinosamente in un'affollata strada londinese.
Un piccolo gruppo di Babbani si radunò intorno a quei due uomini strambi, armati di bacchette e scope volanti, sconvolti.
Sirius non vi badò, troppo preso dall'assassino dei suoi amici. Gli puntò la bacchetta contro, lasciando per terra la scopa di James.
«Codardo...non puoi scappare...dovrai pagare, in questa vita o nell'altra...»
«Sirius...amico mio, ti prego...mi hanno costretto! Non avrei voluto, ma il Signore Oscuro...tu non hai idea..»
«ZITTO! NON VOGLIO SENTIRTI! IO SAREI MORTO PER JAMES E LILY!» gridò Sirius tra le lacrime.
Peter si inginocchiò davanti a lui, attirando ancora più gente intorno a sè. Piangeva, quel maledetto, ma Sirius ormai non poteva più credergli. Non dopo quel che aveva fatto.
«Sirius ti prego, ragiona! Torna in te! Sei stato tu, tu li hai uccisi! Non dare la colpa a me, amico io, io non sarei mai capace!» urlò Peter, lasciando Sirius con la bacchetta sollevata in aria, confuso. Peter ricambiò il suo sguardo e, per un istante, gli sembrò quasi di vedere del sincero rimorso nei suoi occhi. «Perdonami...» mormorò Peter, serio, prima di sollevare entrambe le braccia al cielo. Dalla punta della bacchetta si scatenò una potente esplosione che fece volare via Sirius di qualche metro.
Stordito, rimase qualche secondo a terra. Un potente fischio gli attraversò le orecchie, come se fosse diventato sordo di colpo. Non riusciva a capire cosa fosse successo. Cercò di mettersi lentamente a sedere, cercando invano la sua bacchetta. Sentiva delle sirene, lontane, e delle grida spaventate. Poi dei pop! familiari, simili a quelli della smaterializzazione. Si sentì afferrare da entrambe le braccia, mentre un Auror gli gridava qualcosa circa un omicidio.
Ma che diavolo stava facendo? Perchè arrestava lui? Cercò di dimenarsi dalle catene degli Auror, invano. Si guardò attorno, confuso: dove prima c'era Peter, ora c'era un enorme cratere provocato dall'esplosione. Una dozzina di Babbani era riversi a terra, senza vita. E di quel bastardo, nemmeno l'ombra.
Non poteva crederci...lo aveva fregato. Peter Minus aveva ucciso James e Lily, fatto la spia, tradito, assassinato dei Babbani e fatto ricadere tutta la colpa su di lui.
Si girò, attirato dalla folla di maghi che si era riversata nel luogo del disastro: le notizie nel mondo magico viaggiano veloci. E poi, nel tumulto del momento, la vide.
Emmeline, a pochi metri da quel disastro, lo osservava seria, stringendo tra le mani la sua bacchetta incrinata. Non una lacrima versava per lui, non un grido o un sorriso. Quella sera, irrimediabilmente, aveva perso tutta la sua famiglia con un colpo solo.
Lo stupore di quella situazione si trasformò lentamente, nel suo cuore, in uno stato di shock e follia.
Rideva, di furiosa rabbia, gridando maledizioni al cielo, mentre gli Auror lo portavano via.
«E' vivo! E' ancora vivo!!» gridava, trascinato delle forze dell'ordine magico, ridendo come un folle.
 
Francia, 31 Ottobre 1982
«La Gazzetta del Profeta è sul tavolo, cherì»
«Grazie»
«Alphard dorme?»
Emmeline sollevò lentamente il viso pallido verso la sorella, mentre afferrava la copia del giornale inglese e una tazza di thè. «Lo sai che non devi chiamarlo così»
«Ma è il suo nome, cherì»
«Limitati a chiamarlo Alfred, ok? E' questo il suo nome. Non voglio che lo chiami come..»
«Come il suo prozio che ti ha mandato una montagna di soldi?»
«Soldi che non ho usato, ti ricordo, ed ho prontamente rispedito indietro»
«Vuole aiutarti, Emmeline...»
«Vuole comprarmi» precisò la ragazza, sfogliando distratta la Gazzetta «e se pensa di poterlo fare, si sbaglia di grosso. Vuole che indaghi su quanto è successo l'anno scorso...Ritiene che suo nipote non sia in grado di uccidere dodici babbani e tre dei suoi amici, ma...indovina un pò? Notizia dell'ultima ora: è stato proprio lui»
«Però, devi ammetterlo...strano è strano. Voglio dire...è stato mandato ad Azkaban senza processso, dritto in prigione»
«Era nel luogo del delitto, bacchetta in mano, e di Peter è rimasto solo un dito. Secondo te servono altre prove? E' un servo di Voldemort, tanto basta»
«Ma come fai a crederci? Sirius ha sempre odiato la sua famiglia e quel che rappresentavano. Ha ingiuriato suo fratello, ha sempre protetto James e Lily...»
«Era l'unico a sapere dove fossero nascosti. L'unico. Nemmeno Silente lo sapeva, Daisy. Chi altro può essere stato?»
«E allora Peter che ci stava facendo lì? Perchè non era nel suo nascondiglio?»
«Forse voleva inseguirlo, per vendicarsi di James e Lily. Cosa vuoi che ne sappia? Non sono mica un Auror»
«No, ma eri la sua fidanzata. La sua migliore amica. E la madre di suo figlio, un figlio che non sa nemmeno di avere»
«Non lo saprà mai. Ora basta, fammi leggere il maledetto giornale» brontolò Emmeline, seccata.
Tornò così a leggere la prima pagina. C'era una foto di una sorridente Millicent Bagnold, Ministro della Magia, che stringeva la mano al capo degli Auror. Intorno a loro una gran folla. Il titolo della prima pagina recitava a caratteri cubitali: "Primo Anniversario dalla fine della Guerra". L'articolo era incentrato tutto sulle iniziative festose svolte durante quel trentuno ottobre per celebrare la fine di Voldemort e la fine di una meritata pace nel mondo magico. Si parlava anche di Harry, che era stato nascosto dal mondo magico, e il giornalista si augurava che presto il Bambino-che-è-sopravvisuto potesse tornare tra i suoi "simili".
Guardò la data sul giornale, e sorrise. Harry aveva compiuto due anni, mentre il suo Alfred aveva appena quattro mesi.
Chiuse il giornale ed uscì in terrazza, ammirando il panorama autunnale parigino.
Si immerse nei suoi pensieri, in ricordi e in fantasie cariche di nostalgie. Se lei e Sirius si fossero sposati, forse Harry sarebbe potuto crescere con lei e Alphard. Sarebbero cresciuti insieme, come fratelli, ed Harry si sarebbe preso cura del suo fratello minore. Anzichè vivere con quei babbani dei Dursley.
Sbuffò, perplessa: povero ragazzo, vivere con gli unici parenti rimastigli...e per di più Babbani anti-magia. C'era qualcosa di peggio?
«In bocca al lupo, Harry. E che il destino ci faccia incontrare presto..» mormorò tra sè, sollevando la sua tazza di thè a mò di brindisi.




Note dell'Autrice_
Bentrovat*! E' stato un capitolo impegnativo, lo so. La morte di James e Lily è terribile, e dover scrivere, immaginare la reazione di Sirius alla sua scoperta...è stato molto faticoso. Spero che anche questo triste capitolo vi sia piaciuto, nonostante il finale leggermente più allegro :)
Nel caso vi stiate chiedendo perchè Emmeline ha chiamato Alphard così seppur non volesse...lo scoprirete nei prossimi capitoli ahaha!
A presto!
  
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