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Autore: shirley jane    30/04/2019    5 recensioni
Saeko ha un nuova missione per Ryo e Kaori, stavolta devono fingersi due ricchi cugini venuti da chissà dove.
Ma qual è lo scopo di questa recita e chi devono proteggere in realtà?
Davvero è un caso così semplice o c'è di più?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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E siamo al quarto capitolo!
Di nuovo ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia, grazie!
A presto!


Quella era davvero una giornata meravigliosa, pensò Kaori, seduta su una panchina di legno del giardino di casa Furukawa.
Il cielo era limpido in quel tardo pomeriggio di maggio, tirava un vento leggero e la temperatura era ideale. Era andata lì per schiarirsi le idee, da qualche giorno la situazione era nuovamente calma, lei e il socio aspettavano delle nuove mosse e trascorrevano le giornate tenendo d'occhio la situazione.
Doveva ammettere che sentiva la mancanza della sua solita vita, per quanto potesse essere insolita e pericolosa. Le mancava andare al Cat's Eye per fare due chiacchiere con Miki, o anche le cose più scontate come fare la spesa o andare alla stazione per controllare gli annunci. Ridacchiò quando pensò che le mancavano addirittura le sceneggiate di Mick. Soprattutto soffriva per il rapporto con Ryo. Certo, erano sempre insieme lì, forse ancora più del normale, ma dovevano mantenere assiduamente una dovuta distanza, tutto quello che potevano concedersi apertamente erano sguardi fugaci e sfioramenti casuali. 
Il quartiere dove abitavano era molto bello, come la casa, potevano usufruire di un gran numero di comodità e lei non doveva più cucinare o pulire, ma quella recita iniziava ad andarle stretta. Preferiva la sua routine scompigliata a quella calma elegante.
"Salve!"
Alzò lo sguardo e si trovò davanti Hiroshi: "Va tutto bene? Ti vedo soprappensiero".
"Certo, mi stavo godendo questa tranquillità, si sta davvero bene qui".
"Sì, è vero, quando ho bisogno di rilassarmi vengo sempre qui" sorrise lui. "Posso sedermi?" le chiese.
Lei annuì e non riuscì a fare a meno di arrossire, anche se non sapeva spiegarsi esattamente il motivo.
L'uomo si sedette a qualche centimetro di distanza, la osservò per  un momento e di nuovo pensò che era molto bella. Aveva una bellezza fresca e naturale, i tratti del viso erano delicati ed eleganti allo stesso tempo, mentre i capelli corti le donavano un'aria sbarazzina e il loro colore contrastava in modo meraviglioso con il chiarore della sua pelle. E poi aveva quegli occhi color nocciola, dentro di loro sembrava esserci un mondo fatto di emozioni, pensieri e sentimenti che lui desiderava intensamente conoscere.
Se si pensava al suo lavoro nessuno avrebbe creduto che una ragazza apparentemente fragile potesse farlo, ma in breve tempo aveva capito che non lo era affatto, aveva dimostrato di possedere coraggio, vivacità e umorismo. La prima volta che l'aveva incontrata aveva pensato che era una bella donna, ma giovane rispetto a lui, dovevano esserci almeno 10-12 anni di differenza se non un paio di più, eppure i suoi occhi lo avevano colpito all'istante.
Si chiese che tipo di rapporto ci fosse con il suo collega, di sicuro lei non lo guardava come un semplice collaboratore di lavoro e nemmeno lui, non aveva ancora avuto l'occasione di capire se erano una coppia o meno, ma sicuramente c'era qualcosa tra loro.
"Posso farti una domanda?" le chiese e lei annuì. "Perché hai scelto di fare questo lavoro, non è pericoloso?"
"Diciamo che ci sono finita dentro un po' per caso..."
Lui la guardò con curiosità, invitandola a continuare.
"Qualche anno fa era mio fratello il socio di Ryo, purtroppo in seguito è scomparso e io ho preso il suo posto".
"Mi dispiace, è successo a causa del vostro lavoro?"
"Sì"
"E nonostante questo hai deciso di farlo lo stesso, invece di cambiare vita?"
Kaori fece un mezzo sorriso: "Sai, è proprio quello che Ryo mi invitò a fare all'inizio. Mi disse di andarmene e di dimenticare, ma io fui più testarda di lui e dissi di no".
"Perché? Avresti potuto vivere una vita normale, più tranquilla".
"Lo so, ma sentivo che restare era la cosa giusta da fare, inoltre se me ne fossi andata non avrei avuto un posto dove andare, ero completamente sola. Sono rimasta orfana quando ero piccola, almeno qui c'era Ryo con me e sapevo di potermi fidare, mio fratello era il suo migliore amico e gli voleva molto bene".
"Sai, un po' ti capisco" confessò Hiroshi. "Anche se faccio un lavoro più tranquillo, ho perso mia madre quando ero ancora molto giovane".
"Oh, mi dispiace, quanti anni avevi?"
"All'epoca ne avevo 15, ero ancora un ragazzino. Qualche anno dopo la salute di mio padre ha iniziato a peggiorare lentamente e ho dovuto rimboccarmi le maniche per prendere in mano le redini dell'azienda al più presto".
"E tua moglie?" osò chiedere Kaori, ma si pentì subito di averlo fatto, forse era stata troppo invadente e precipitosa.
"Aya ci ha lasciati due anni fa, nostro figlio Jin aveva solo 8 anni e purtroppo ha subito la mia stessa sorte. La cosa che mi dispiace di più per lui, oltre alla perdita di sua madre, è che quando è successo era molto piccolo e non gli resterrano molti ricordi di lei da conservare. Almeno io sono stato più fortunato da questo punto di vista, invece lui..."
Kaori sorrise teneramente e mise una mano sopra la sua, con quel gesto voleva dirgli che nonostante si conoscessero da pochi giorni, gli era vicina come poteva esserlo una vera amica.
Mentre parlavano non si accorsero che qualcuno li stava osservando, Ryo era qualche passo dietro di loro, lo sguardo serio e l'irritazione che fluiva nelle vene. Parlavano e sorridevano insieme, sembravano addirittura in confidenza, inoltre aveva visto Kaori arrossire a un certo punto. Sospirò pesantemente quando una vocina fastidiosa nella sua testa gli suggerì come sembrassero una coppia ben assortita.
Kaori era naturalmente bella, ma il vestito che indossava le dava un'aria ancora più elegante e raffinata, sembrava una di quelle giovani dell'alta società e riconobbe che la parte che stava recitando le stava cucita addosso perfettamente in quel momento. L'abito azzurro aveva uno scollo a barca ed era a maniche lunghe, si stringeva in vita e si allargava di nuovo leggermente sui fianchi, infine terminava appena sotto il ginocchio. Era molto semplice, ma le donava un'impressione di delicata eleganza.
Hiroshi era anche lui molto elegante, portava una camicia bianca sopra un completo blu che si abbinava alla cravatta, sopra invece aveva una giacca grigia che gli arrivava a metà coscia. Doveva essere parecchio alto, non quanto lui, ma nei giorni scorsi aveva già notato come superasse Kaori di diversi centimetri.
Non riuscì più a trattenersi e si diresse verso di loro: "Kaori" la chiamò.
Lei alzò lo sguardo e si voltò anche Hiroshi, che gli dava le spalle.
"Va tutto bene?" le chiese Ryo, senza degnare di uno sguardo l'uomo accanto a lei.
"Certo, stavamo facendo due chiacchiere, si sta così bene qui!" rispose con un sorriso solare, sembrava non essersi accorta del suo stato d'animo tumultuoso.
"C'è qualche problema?" gli chiese Hiroshi. Mise le mani sulle ginocchia e si alzò con un sorriso apparentemente tranquillo, non sembrava diverso dal solito.
"No, affatto".
La tensione tra i due adesso era palpabile e anche la donna fu costretta a rendersene conto.
"Kaori mi stava raccontando del vostro lavoro, ero piuttosto curioso, indubbiamente è un'occupazione insolita" disse l'imprenditore con un mezzo sorriso. 
A Ryo non sfuggì il suo tono apparentemente rilassato, come se stesse parlando dell'ultimo programma televisivo che aveva visto, ma nella voce aveva una strana sfumatura, come se volesse provocarlo. Bene, con la sua faccia da bravo ragazzo elegante, finalmente stava iniziando a mostrare le sue carte. Non era una sorpresa capire che Kaori gli piaceva, ma fino a quel momento aveva fatto finta di nulla, gli era sfuggito solo qualche gesto e qualche parola gentile che a un occhio più distratto non avrebbe fatto sospettare nulla.
"Se non vi dispiace vado nel mio ufficio ora, devo finire di sbrigare delle cose".
Oh no, a Ryo non dispiaceva proprio per niente. Si voltò quando sentì una mano sul braccio, Kaori lo stava guardando preoccupata.
"Non pensavo ci fosse già tanta confidenza tra voi" le disse senza riuscire a trattenersi in alcun modo. Sentiva una fastidiosissima punta di gelosia premergli sul petto, come il pungiglione di un insetto.
"Oh Ryo, stavamo solo parlando!"
"Dev'essere stato un argomento interessante, soprattutto per lui, visto come ti stava guardando".
La donna aprì la bocca in un'esclamazione di sorpresa, poi la sua espressione cambiò e il suo sorriso divenne un misto tra l'ironico e il divertito.
"Senti un po', non sarai geloso per caso?" gli chiese.
Si aspettava una risposta del tipo: Io geloso? Figurati! Assolutamente no!
Invece la sua risposta la sorprese: "Be', sei la mia donna, è normale che sia geloso se un altro uomo ti guarda in quel modo!" esclamò ed incrociò le braccia sul petto, alzò il mento e voltò il capo dall'altra parte con aria orgogliosa.
Il sorriso di Kaori si allargò ancora di più, in un misto di divertimento e tenerezza. Stava per rispondergli che non aveva motivo di essere geloso, perché Hiroshi era solo un cliente e inoltre la simpatia che lui sentiva per lei era solo gentilezza, ma delle urla le impedirono di parlare e la misero subito all'erta.
Si precipitarono verso la provenienza delle grida e videro Kento che veniva strattonato da un uomo con il viso coperto da una mascherina e un paio di occhiali scuri. Appena li vide avvicinarsi, lasciò immediatamente l'anziano e scappò di corsa per le scale, saltando a bordo di una moto. Ryo cercò di afferrarlo prima, ma non ci riuscì, mentre arrivavano anche Hiroshi e alcune delle guardie del corpo dopo aver udito tutto quel baccano.
Più tardi il vecchio, scosso dall'accaduto, venne accompagnato nella sua camera per riposare e riprendersi un po'. Hiroshi si trovò nel suo ufficio con la coppia sotto copertura.
"Allora, sei ancora convinto che l'obbiettivo sia solo spaventare mio padre? Stavano per rapirlo!" sbottò l'uomo rivolgendosi a Ryo.
Mentre parlava guardava solo lui, si stava confrontando solo con lui, come se fosse stata una questione che riguardava esclusivamente loro. Stava per rispondergli quando qualcuno bussò alla porta.
"Avevo detto che non volevo essere disturbato!" esclamò Hiroshi, in quel momento sembrava una persona completamente diversa rispetto a quella che avevano conosciuto fino ad allora.
La porta si aprì lo stesso e apparve Kento, accompagnato da una delle cameriere.
"Dovresti calmarti, Hiroshi" disse severamente l'anziano, ma era palese che anche lui fosse ancora scosso. Il sudore imperlava la sua fronte, il colorito del viso era più pallido del solito e le mani tremavano leggermente.
Il figlio lo aiutò a sedersi sulla poltrona, poi chiuse la porta a chiave e si rivolse al padre: "Come fai a essere tanto testardo certe volte!" esclamò. "Dovevi restare a letto a riposare, non capisci che stavi per essere rapito?"
"Non stava per essere rapito" intervenne Ryo, con voce calma.
Hiroshi si voltò verso di lui e lo guardò come se avesse voluto dargli un pugno e anche se non lo fece, strinse forte i pugni delle mani lungo i fianchi: "Ah no? E quale sarebbe la tua deduzione, allora? Quel tipo stava solo giocando?" gli chiese con tono ironico, evidentemente non era d'accordo.
"Ryo ha ragione" intervenne Kaori con una voce altrettanto calma, ma al tempo stesso più tenera. Capiva che Hiroshi era sconvolto e non c'era da stupirsi per la sua reazione, ma voleva tentare comunque di calmare la tensione. "Se lo scopo fosse stato davvero quello si sarebbe organizzato diversamente" affermò.
"Cosa vuoi dire?" le chiese Hiroshi.
"Hai notato che è scappato su una moto? Avrebbe dovuto avere almeno un'auto, come avrebbe fatto altrimenti a portare con sé il signor Kento? Dubito che avrebbe potuto farlo salire su quella moto, anche se le sue condizioni di salute fossero state migliori".
L'imprenditore spalancò gli occhi, colpito improvvisamente da quella rivelazione evidente.
"Inoltre non c'era nessun altro nei paraggi, abbiamo controllato, quindi è da escludere che un complice lo stesse aspettando fuori".
Ryo non riuscì più a trattenere un mezzo sorriso, brava la sua Kaori! Adesso quel bellimbusto si era persuaso che non erano dei pivelli e non lo stavano prendendo in giro? Inoltre era sicuro che il fatto che fosse stata lei a spiegargli la situazione lo avesse convinto ancora di più.
"Ma allora cosa vogliono?" chiese Hiroshi, il cui tono di voce era rimasto lo stesso allarmato e più alto del solito.
"Soldi, forse" rispose Ryo, poi si voltò verso l'anziano. "O magari c'è stato qualche dissapore con qualcuno..."
A un occhio più distratto l'espressione dell'uomo a quelle parole sarebbe parsa immutata, ma non a Ryo.
Bingo, si disse.
"In ogni caso ho già avvertito il detective Nogami di quello che è successo" continuò Ryo, rivolgendosi di nuovo al più giovane dei Furukawa. "Dobbiamo andare al commissariato domani".
C'erano ancora diverse cose da chiarire, ma sentiva di essere vicino alla soluzione.
Prima di tutto, il tizio di prima era il colpevole o era un complice? Se era lui potevano escludere Yumiko Takada dalla lista, ma poteva anche essere qualcuno pagato e in quel caso rimaneva una sospettata.
Altra cosa, qual era il motivo di quelle minacce? L'eredità, o più probabilmente qualcuno stava cercando di vendicarsi per qualcosa?
Infine perché il cancello di casa era aperto, diversamente dal solito? Satoshi Matsui e le altre guardie del corpo dov'erano mentre quel tizio s'intrufolava in giardino? Era quasi sicuro che quando sarebbero andati a controllare le telecamere le avrebbero trovate spente.
Il caso si faceva più ricco di elementi, mancava solo qualche tassello, ma una volta ritrovati tutti non sarebbe stato difficile arrivare a chi stavano cercando.
   
 
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