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Autore: Miss Halfway    30/04/2019    0 recensioni
REVISIONATA FINO AL CAPITOLO 5
«All'improvviso sentii un soffio gelido spirarmi sul collo, mentre una mano, altrettanto gelida, mi accarezzava i capelli e coi polpastrelli mi sfiorava la pelle. O forse no: quella mano dal tocco glaciale in realtà non mi stava affatto accarezzando i capelli ma me li stava semplicemente spostando delicatamente dal collo per scoprirmi la carotide, sfiorandomi appena. Continuavo a percepire un venticello fresco, nonostante ricordassi chiaramente di aver chiuso la finestra quella notte per via dei lupi che ululavano alla luna e gli spifferi di corrente andavano diffondendo nell'aria un profumo che avevo già sentito e che ormai conoscevo bene.» (cap. 11)
Streghe, vampiri, licantropi... Saranno solo vecchie leggende e sciocche superstizioni? O la realtà, in fondo, cela qualcosa di sovrannaturale? Cosa nasconde la biblioteca scolastica? Chi è il ragazzo misterioso e qual è il suo segreto?
In seguito alla morte della nonna materna, la quale lascia in eredità l'antica Villa dei Morgan, Meredith insieme alla sua famiglia allargata farà ritorno a Salem, sua città natale. Lì comincerà per lei una nuova vita alle prese con un potere sovrannaturale, sogni premonitori, bizzarre amicizie e il coinvolgimento in uno strano triangolo amoroso...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo
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14) L'appuntamento.


    Finalmente era giovedì! La mia ingiusta punizione era terminata e, per le prossime volte, me ne sarei ben riguardata dal preoccuparmi troppo di Jeremy, di cosa facesse e di dove andasse sparendo per ore o nottate intere. Più o meno, perché in fondo non potevo negare a me stessa che stessi iniziando a provare una sorta di sentimento protettivo nei suoi confronti ed ero sicura che la cosa fosse reciproca sebbene non andassimo molto d'accordo.
    Avevo mille impegni quel giorno, il mio primo giorno di libertà. Non ero decisamente abituata alle punizioni: sia ieri sia i giorni prima, non ci fu verso di far cambiare idea a mia madre e lasciarmi uscire almeno un attimo per andare alla bottega 
della Signora Xiang e comprare le erbe che mi occorrevano per la pozione della verità. Disse che l'eccezione l'aveva già fatta quando lasciò uscire me e Jeremy domenica per portare gli appunti di scienze ad Alexis. Non potevo, dunque, darle torto.
    Nel frattempo io ed Heric avevamo cominciato una fitta corrispondenza via SMS: ci eravamo 
decisi a scambiarci il numero di telefono rimanendo anche ore a parlare scambiandoci messaggi, pranzavamo sempre insieme, sedevamo vicini durante i corsi in comune e una di quelle sere passò anche a trovarmi a casa, passando dalla finestra. Ero sempre più presa da lui ed ero così felice e serena che non stavo nemmeno facendo più incubi e, di conseguenza, avevo tralasciato per un momento i vari rompicapo sovrannaturali che mi attanagliavano. 
    Dopo la lezione di chimica del giovedì, in cui purtroppo mi trovavo ancora in coppia con Jeremy per preparare insieme il progetto di scienze, andai come di consueto a pranzo con Heric. Quel giorno si unì a noi anche Madeline perché Heric, che la considerava al pari di una sorella, ci teneva che io e lei facessimo amicizia o che per lo meno non ci detestassimo.
    Madeline era bellissima. La sua aria un po' burbera e solitaria ed il suo essere così sicura di sé la rendevano ancora più affascinante. Se non fosse per il solo fatto che fosse di poche parole, l'avrei paragonata alla mia sorellastra
 Ashley: avevano lo stesso atteggiamento arrogante e vanitoso.
    Heric cercò di trovare diversi spunti per fare conversazione ma nessuna delle due parlò: io ero troppo in imbarazzo per non dire nulla di sciocco e Madeline era semplicemente non interessata a conoscermi. Non so se per gelosia verso Heric o se perché mi ritenesse un pericolo per la specie dei vampiri. Si limitò a mangiare un piatto di carne e se ne andò agli allenamenti, anche lei era nella squadra delle cheerleader, lasciandoci finalmente soli. 
    «Sai, continuo a domandarmi come mai tu e Madeline mangiate cibo per umani, cioè in realtà mangiate solo carne, perchè?»
    «Beh- si interruppe e ridacchiò - Io invece mi chiedevo, visto che oggi termina la tua punizione, se ti andasse di uscire con me? Per un vero appuntamento? Così forse ti spiego anche perché mangiamo cibo vero.»
    Cominciai a tossire, la minestra che stavo mangiando mi andò di traverso e per poco non mi uscì dal naso. Cavoli, un appuntamento vero io ed Heric! Avevo sentito giusto?!
    
«Tutto bene?» mi domandò soffocando una risata.
    «Sì sì, tutto bene! Sì, mi piacerebbe molto uscire insieme a te. Ma oggi...ecco questo pomeriggio non posso.»
    
«Che ne dici di domani? O di sabato?»
    L'indomani era perfetto, non avrei voluto aspettare un giorno di più ma non potevo proprio uscire con lui quel giorno. Era giovedì 8 aprile ed era passato esattamente un mese da quando la nonna era venuta a mancare e volevo andare in cimitero a portarle dei fiori e, per rispetto sia a lei come persona sia al suo essere una strega, non sarei uscita con il mio ragazzo vampiro, almeno per quel preciso giorno. Heric capii perfettamente cosa provassi e cosa intendessi e dopo il pranzo andammo in palestra per la lezione di ginnastica rimandando dunque l'appuntamento all'indomani. I nostri compagni erano già lì che si riscaldavano eccetto George: da quando il pallone da basket esplose colpendo Heric, non si era più presentato alle ore pomeridiane di educazione fisica. E forse era meglio così, inizia quasi ad incutermi paura.
    Al termine, Heric si offrì di darmi almeno un passaggio ma dovetti rifiutare spiegandogli che non era proprio il caso e che avevo bisogno di andarci da sola. Non avvisai nemmeno Jeremy e dopo la lezione andai direttamente al cimitero. Mi ci vollero circa venti minuti a piedi per raggiungerlo.     
    Mary Elizabeth Morgan, la tomba in cui riposava eternamente mia nonna giaceva lì, di fronte a me. Sistemai i fiori freschi che avevo comprato lungo il cammino e raccolsi da terra quelli ormai appassiti.
    «Ciao nonna, come stai? Io sto bene, diciamo. Avrei tante cose da dirti, tante domande da farti ma tu non ci sei più. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che abbiamo parlato né ricordo di cosa. Mi manchi tanto...» mi sentivo una sciocca e una pazza a parlare con la sua lapide ma il rimpianto di non aver trascorso abbastanza tempo con lei mi torturava. Non avere più la sicurezza che, nonostante la lontananza, lei ci fosse ancora mi dava un senso di vuoto incolmabile. Mi asciugai le lacrime con la manica del giubbino e mi avviai verso l'uscita del cimitero buttando i fiori secchi che avevo tolto dalla sua tomba.
    «Ciao nonna. A presto!»
    Ora dovevo andare assolutamente al negozio di Mei-Lin. Ormai avevo preso questa faccenda delle streghe, del libro magico e degli incantesimi seriamente ed ero decisa ad usare la mia prima pozione su Jeremey.
    La bottega della Signora Xiang era situata in fondo ad un vicolo cieco, nascosta da occhi indiscreti e isolata dalle varie catene di negozi del circondario cui nome, Shenyang Shop, risaltava in contrasto ai vari H&M, Forever21 ed altri della zona. Varcai l'ingresso e una sensazione di pace e tranquillità mi pervase: musica zen e incenso rendevano l'atmosfera di quel negozi di magia una vera magia. 
    
«Sapevo saresti tornata prima o poi» la donna mi sorrise al di là del bancone. Mi guardai attorno affascinata ed estasiata: la prima volta che misi piede al Shenyang circa un mese fa mi sentii quasi spaesata e a disagio ma ora, dopo neanche quattro settimane tutto era cambiato.
    «Mi occorrono dei petali di viola del pensiero e della mandragora.»
    La Signora Xiang annuì e si voltò frugando in qualche cassetto del mobile alle sue spalle. 
Mi impacchettò i fiori e le erbe in due sacchetti separati, me li imbustò, pagai e la ringraziai.       
    «La verità rende liberi* ma conoscere certi segreti può rendertene schiavo.»

    Ritrassi la mano dal pomello della porta e rimasi immobile qualche secondo davanti all'uscita.  
    «Da certi segreti, però, dipendono questioni di vita e di morte.»
    




    Un giorno senza vedere Heric mi era sembrato davvero un'eternità. Ormai ne ero come dipendente, mi faceva sentire viva, lui che era... un vampiro.
    Decisi di rimandare 
all'indomani di far bere la pozione a Jeremy: mi occorreva tempo, una scusa plausibile e un piano strategico. Quel giorno non avevo la testa per ideare tutto ciò, ero emozionata per il mio appuntamento con Heric e volevo godermi la serata insieme a lui come due "normali" adolescenti.
     Entrai nell’aula di biologia con mio fratello e ci sedemmo vicini come al solito. Oramai non mi era di peso stare tra lui e Heric: prima mi mettevano apprensione i loro sguardi e le continue occhiatacce che si lanciavano, ora, che parte dei segreti erano stati svelati, non più di tanto. 
    Heric era già lì seduto. Mi rivolse un sorriso e mi salutò e mi accorsi che il ciondolo era rimasto della stessa temperatura mentre sentivo il cuore battere forte dall'emozione di rivederlo. Mi sembrò che stesse per esplodere quando mi chiese conferma per uscire quella sera. Ero patetica.
    «Quindi stasera usciamo, sì?» disse allo squillare della campanella, sfoderando un bellissimo sorriso.
    «Finalmente» pensai tra me e me, e risposi ovviamente di sì.
    «Passo alle 5 da te?»
    «Perfetto.»
    Era da un po’ che non uscivo con un ragazzo. Le mie relazioni erano sempre state un disastro e i vari appuntamenti che avevo avuto nel corso degli anni non avevano mai portato a nulla di buono o di stabile e avevo quasi cominciato a rassegnarmi a una vita sentimentale inesistente. Ma da quando mi trasferii a Salem, tutto era cambiato. Per questo avevo lasciato i ricordi e tutto il resto a Coral Springs, mi ero lasciata il mio passato non tanto felice e soddisfacente lì, a cuocersi sotto il sole della Florida ed Heric era per me come una ventata d'aria fresca.
    Jeremy per tutto il tempo non mi rivolse la parola. Era per via di Heric? Ancora? Che gli desse fastidio il fatto che uscissi con qualcuno o con lui? Che domande idiote! Quando abitavamo in Florida non sembrava importargli nulla della mia vita privata. Eravamo sempre stati due estranei sotto lo stesso tetto, cosa fosse cambiato in lui lo avrei presto scoperto: 
«Petali di Viola del Pensiero, per farti dire il Vero...»
    Avevo lezione di spagnolo ora. Quello era l'unico corso che seguivo da sola, senza né Heric né Jeremy. Stando sempre con loro non avevo fatto amicizia con nessun altro e l'unico che conoscevo che frequentasse spagnolo era George. Mi feci coraggio e mi avvicinai al suo banco. Pur non avendone alcun motivo gli chiesi scusa, forse lo avevo turbato in qualche modo o avevo fatto qualcosa che gli aveva dato fastidio, fatto sta che era meglio tenermelo buono sia perché iniziava a darmi l'impressione di essere un tantino pericoloso sia perché ero convinta potesse aiutarmi in alcune questioni bizzarre da strega.   
    
«Non ti devi scusare. Sono stato io quello sgarbato- disse scrutandomi con attenzione -il mio era solo un consiglio e vorrei che lo seguissi. Stai fuori da queste cose, lascia perdere la biblioteca. In fondo è solo una biblioteca.»
    Bingo! C'era qualcosa nella biblioteca, lui lo sapeva. Sennò perché insistere sul fatto che fosse solo una biblioteca? 
    L'ora passò serena e tranquilla e rimasi seduta accanto a lui. Avreii voluto domandargli cosa fosse successo in palestra la scorsa settimana e perché non stesse più frequentando le lezioni di educazione fisica ma non volevo tirare troppo la corda. 
    Alla fine dell'ora di spagnolo ci dirigemmo insieme verso l'aula di letteratura. Jeremy era in corridoio a sbacciucchiarsi con Alexis il che mi dava alquanto sui nervi ma cercai di apparire impassibile.    
    Quel giorno Heric uscì prima da scuola. Disse di dover procacciare, che parafrasato significava che doveva nutrirsi di sangue in vista del nostro appuntamento così pranzai insieme 
ad 
Alexis e Jeremy, Matt e George. L'atmosfera era abbastanza tesa, la tensione fra noi era palpabile. Li osservavo uno per uno: cosa era successo? All'inizio si erano dimostrati tutti così ospitali e gentili, ma ora avvertivo un qualcosa quasi macabro che si celava in ognuno di loro. George, beh su George si potrebbe scriverne un libro sulle sue stranezze, ma riguardo i due fratelli Cooper c'era un non so che di ambiguo. Ogni tanto si scambiavano sguardi complici, come se comunicassero telepaticamente con i loro occhi cangianti che, alla luce del sole, sembrano pietre d'ambra. Occhi color ambra... Mmh. Iniziai a pensare che forse Alexis fosse una strega e che avesse fatto un qualche incantesimo a Jeremy per farlo cadere ai suoi piedi in così poco tempo considerato che all'inizio lui non la sopportasse neanche. E se non fosse stata una strega buona? 
    «Meredith? Tutto ok?» mi apostrofò mentre ero imbambolata a fissarla.
    
«Eh? Sì scusa, ero assorta nei miei pensieri.»
    I ragazzi se ne andarono: Matt aveva gli allenamenti di basket e né George né Jeremy né io avevamo lezioni pomeridiane di venerdì. Potei così restare sola con Alexis.
    rima di andarsene Jeremy le scoccò un bacio sulla guancia guardandomi con la coda dell'occhio e si allontanò. 
    
«Vedo che tu e Jeremy siete piuttosto affiatati ora.»
    «Sì! È proprio un ragazzo fantastico. Tu piuttosto, come va con Heric? È vero quel che si dice e cioè che state uscendo insieme?» mi rispose con tono civettuolo. 
    «Beh in realtà usciamo stasera per la prima volta.» 
    «Lo scapolo d'oro di Salem non è più single! Non sai quanto ti invidiano le nostre compagne. Soprattutto le cheerleader.»
    
«Ah sì?» sorrisi forzatamente, la salutai e raggiunsi Jeremy in auto. 
    Quando tornammo a casa, avevo tutta l'intenzione di parlare con Jeremy. Prima però, con tutta calma mi preparai e mi truccai, non volevo rischiare di far tardi a causa di un’altra litigata con lui. Ero stra sicura che avremo discusso di nuovo.
    Bussai in camera sua, erano le quattro e mezza. Mancava mezzora. Solo mezzora e finalmente io e Heric potevamo ricominciare senza segreti. Non che avessimo lasciato qualcosa in sospeso o che ci fosse stato chissà cosa tra noi due, ma lo vedevo come un nuovo inizio.
    «Jeremy. È tutto a posto?» dissi mentre aprivo la porta.
    «Sì» rispose antipatico come se volesse chiudere lì la conversazione che avevo intenzione di iniziare.
    «Ho notato, e questa è semplicemente una mia supposizione, che sembra ti dia fastidio il fatto che esca con Heric e vorrei capire perché soprattutto dal momento che ti stai vedendo con Alexis e non vi nascondete di certo in uno stanzino quando vi scambiate effusioni.»
    «Credo che quella a cui dia fastidio il fatto che io esca con qualcuno sia tu. O mi sbaglio?
» mi domandò voltandosi verso di mentre stava sdraiato a leggere. Mi fissò per un attimo in attesa che io spiccicassi parola. Non risposi, non sapevo che rispondergli. Forse prima di accusarlo di esser geloso di me ed Heric dovevo far pace io col mio cervello e capire un po' che sentimenti stavo coltivando nei suoi confronti.
    «Non mi da fastidio. Ma vorrei capire cosa ti piaccia di lei, ora. All'inizio a malapena la sopportavi.»
    
«Ahh! Che palle, ma sei proprio un'impicciona. Che ti importa?»
    
«Voglio la verità.»
    
«Vuoi la verità? Non lo so neanche io. Quel che provo per Alexis è inspiegabile» inspiegabile, disse. Aveva definito i suoi sentimenti per lei come un qualcosa di inspiegabile. Poi aggiunse «Nel senso che non so dargli una spiegazione logica. È come se fossimo legati da un qualcosa.»
    «Lo sapevo! È una strega anche lei, sono certa che ti abbia fatto un incantesimo!»
    «Non dire cavolate. Io mica ti chiedo cosa ci trovi in Heric lo zombie né insinuo che ti abbia soggiogata in qualche modo!»
    
«Non è uno zombie ma un vampiro! E poi Heric è gentile, divertente, sicuro di sé, leale, bellissimo.»
    «Sì sì, ok ho capito. Hai trovato il principe azzurro. Ora che sai la verità puoi fare quello che ti pare. Io ho cercato di tenerti lontano dai pericoli ma tu hai fatto la tua scelta. Dunque lasciami in pace. Ok?» 
    Sobbalzai alle sue parole. Mi fece tornare in mente il sogno in cui eravamo in biblioteca io, lui e Heric e ad un certo punto Jeremy disse qualcosa come
: «Non c'è più speranza, hai fatto la tua scelta...»*
    «Lui non mi farebbe mai del male, lo so, me lo sento.»
    «Non puoi saperlo con certezza. Comunque, fa' quello che vuoi.»
    «Fottiti!» chiusi la porta e me ne andai. Avrei preferito che mi mettesse in guardia o che cercasse di farmi cambiare idea piuttosto che sentirmi dire «fa' quello che vuoi» come se non gliene fregasse nulla. Forse, però, ero solo viziata. Forse volevo di nuovo sentirmi protetta da lui. Forse, e sicuramente, il fatto che lui si comportasse in maniera gelosa mi compiaceva. Avere due ragazzi che in un certo senso mi stavano dietro mi compiaceva. Uff, ma che diavolo mi stava prendendo!?
    Alle cinque spaccate arrivò Heric e decisi di non pensarci più e godermi la serata come una normale adolescente che usciva con un normale ragazzo di diciassette anni. Diciassette anni e... qualche secolo di troppo!
    Heric notò subito che c'era qualcosa che non andava: ero visibilmente turbata e innervosita ma feci finta di nulla. Non mi andava di dirgli di aver discusso, di nuovo, con Jeremy, avrebbe potuto chiedermene il motivo e non avrei di certo potuto dirgli che ero gelosa di lui. Perché sì, ero gelosa di lui. 
    Andammo nella caffetteria dove qualche settimana prima mi recai, dopo aver fatto shopping, con Alexis, quando ancora ero convinta che fosse una normale e innocente ragazza. Heric ordinò un gelato alla menta, io non avevo fame e presi solo una tisana. 
Ci accomodammo ad un tavolino accanto alla finestra, c’era poca gente così nessuno avrebbe fatto caso ai nostri discorsi strambi.
    «Non mangi mai. L'ho notato da un po'. Perché?»
    «Non ho molto appetito ultimamente- la rabbia e le preoccupazioni mi facevano passare la fame e ultimamente c'era sempre un motivo che facesse o arrabbiare o angosciare -Tu piuttosto, come mai mangi cibi solidi?
» gli domandai tutt'orecchie. Avevo già letto da qualche parte, forse nel Grimorio o nel De Creaturis qualcosa al riguardo ma ero curiosa comunque di sentire la sua risposta, la risposta di un vero vampiro.
    «Beh, il cibo è per me come...non riesco a trovare un termine di paragone. Mmh ecco, sarebbe come se tu, oltre alla tua normale dieta, bevessi tisane. Non è necessaria, non ti da energia ma al tempo spesso non nuoce alla tua salute. La mia dieta è il sangue, il cibo umano è solo un contorno.» 
    «Il che ha un senso. Ma quindi per te il cibo non ha sapore?!»
    «Sì che lo ha. I nostri sensi sono amplificati, i gusti forti quasi mi nauseano. A parte l’immortalità, la sete di sangue e il fatto che il sole ci incenerisca siamo fisicamente esseri umani. Ah e ovviamente noi i vampiri abbiamo più riflessi, siamo più veloci e non proviamo, quasi mai, dolore. Ma non sono immuni alle ferite.» 
    Ero meravigliata, sbalordita, ammaliata da quella affascinate creatura sovrannaturale. Era ancora più sexy mentre mangiava il suo cono alla menta e cercai di fare attenzione a quello che diceva scacciando tutti i pensieri osceni che mi passavano per la testa.
    Rimanemmo a parlare nella caffetteria per ore, come se lì ci fossimo solo noi, senza badare al tempo che trascorreva o alla gente che entrava ed usciva. Restavo ad ascoltare le sue avvenutre da vampiro, la sua voce era musica per le mie orecchie e lui una gioia per i miei occhi. Passai una serata piacevolissima come non mi capitava da anni. Come potevo, dunque, anche solo pensare di poter esser gelosa del mio fratellastro quando accanto a me avevo un ragazzo come Heric?    
    «Si è fatto tardi. Ti va di andare a cena? Conosco un posto carino e forse ti tornerà l'appettito» mi propose.
    Erano già le otto e mezza di sera passate: il tempo era volato davvero in sua compagnia, ma per Heric il tempo era infinito mentre a me sembrava di avere i minuti contati.
    Non avremmo avuto l'eternità.

  



Angolo autrice.
 
*La verità rende liberi: dal Vangelo secondo Giovanni.
*«Non c'è più speranza, hai fatto la tua scelta nonostante quel che c’è stato tra noi»: cap 7 "L'enigma del ciondolo"

Inizialmente il personaggio di George doveva essere marginale ma, prepotentemente non ne vuol sentire di farsi da parte. Anche per Alexis avevo in mente un altro sviluppo, soprattutto nella mia idea iniziale lei non doveva avere alcuna speranza con Jeremy ma invece...
   
 
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