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Autore: inkandaliens    01/05/2019    0 recensioni
Klay arrivò con un leggero ritardo, per via del traffico: San Francisco era caotica come città, ma stranamente piacevole da percorrere nonostante la lenta scorrevolezza del traffico.
Lo spogliatoio sembrava deserto: le giacche dei suoi compagni erano appese agli appendiabiti assieme ai borsoni. Ad un tratto, la porta del bagno si spalancò, e ne uscì un ragazzo moro non troppo alto.
- Sei Curry? –Disse Klay senza degnarlo di uno sguardo.
- Si. Sono io –
Attendeva una risposta. Aspettava il suo ‘benvenuto nella squadra’ detto proprio dal ragazzo seduto sulla panchina di fronte a lui, ma in vano.
Il novizio uscì impacciatamente dalla stanza, riuscendo comunque a sentire il nuovo compagno sbuffare alle sue spalle.
[Klay Thompson/Stephen Curry]
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un altro mercoledì sera scivolava via, insieme alle gocce di pioggia sul finestrino del taxi.
Le sagome della città erano ormai sfuocate dalla costanza con cui l’acqua scendeva sui vetri.
Luci intermittenti si intravedevano ancora, tra un ombrello e l’altro.
- Dove la porto, signor Thompson? -
- Va dove ti pare…un giro da 30 dollari e poi portami a casa. -
L’autista riportò gli occhi sulla strada, accartocciando la mazzetta ricevuta nella tasca della giacca.
Il borsone per l’allenamento cominciò improvvisamente a vibrare, emettendo poi una luce bianca, che illuminò il volto contrariato del passeggero:

- Klay domani in palestra alle 19 in punto, anticipo a causa di un nuovo arrivo.
Ti aspetto.
Steve –

Il telefono si scontrò con il sedile a fianco dell’autista, che sobbalzò e imprecò per lo spavento.
- Hey, hey! io ci lavoro con questo catorcio! -
Il passeggerò si passò una mano sul volto, borbottando delle scuse, giustificandosi facendo leva sul fatto di aver avuto una giornata pesante; fece segno al conducente di fermarsi, aprendo la porta del taxi.
- Un attimo signor Thompson! -
L’autista aprì il finestrino, urlando con la poca voce che il fumo non gli aveva portato via.
- La prego signor Thompson, potrebbe firmare questo per il mio nipotino? Sa, lui è pazzo di lei!
Dice che il modo in cui gioca è spettacolare..-
- Certo, mi passi la penna - L’autista venne interrotto e frettolosamente liquidato, dopo essere stato soddisfatto.
- Buona notte signor Thompson!-
- Buon riposo anche a lei, Stan. -
Un mercoledì come gli altri, quello di Klay Thompson.
La stanchezza si faceva sentire ad ogni gradino che risaliva, arrancando verso la camera da letto.
La casa spoglia era il riflesso dei suoi sentimenti. Fallimenti al lavoro, per via di una recente rottura.
Nulla lo confortava di più, se non una bella dormita.

La mattina successiva, Klay si alzò di malumore.
L’allenamento del giorno prima lo aveva sfinito, e il dover correre per l’argine vicino casa di mattina presto, non lo confortava affatto.
Doveva mantenere sempre una forma fisica perfetta per via del suo lavoro:
tutte le più grandi squadre di basket cercavano giocatori continuamente, fiutando il miglior affare da poter aggiungere alla loro franchigia, e lui era uno di quelli.
Aveva lavorato sodo per raggiungere quel posto, non se lo sarebbe fatto scappare facilmente, anche se dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata aveva cominciato a perdere il grip che ogni giocatore emergente deve dimostrare di avere.
Ci pensava ogni giorno, correndo sull'argine.
Pensava ad un modo per ricominciare ad andare forte, come aveva fatto nell'ultima stagione, ma finiva solo per distrarsi e finire preda dei gruppi di fotografi che giravano per San Francisco in cerca di qualche scoop sui giocatori della squadra più importante della città.
Riusciva sempre e comunque a fuggire da quella giungla di scatti.

Quella sera, la palestra era particolarmente movimentata: l’eccitazione da parte degli altri giocatori per l’arrivo della nuova recluta era palpabile.
- Dicono che sia un mostro con i tiri dalla distanza – Disse qualcuno dal corridoio.
- Io ho sentito che potrebbe essere il nuovo MVP! – aggiunse una voce dalla stanza a fianco.
Klay arrivò con un leggero ritardo, per via del traffico: San Francisco era caotica come città, ma stranamente piacevole da percorrere nonostante la lenta scorrevolezza del traffico.
Lo spogliatoio sembrava deserto: le giacche dei suoi compagni erano appese agli appendiabiti assieme ai borsoni. Ad un tratto, la porta del bagno si spalancò, e ne uscì un ragazzo moro non troppo alto.
- Sei Curry? –Disse Klay senza degnarlo di uno sguardo.
- Si. Sono io –
Attendeva una risposta. Aspettava il suo ‘benvenuto nella squadra’ detto proprio dal ragazzo seduto sulla panchina di fronte a lui, ma in vano.
Il novizio uscì impacciatamente dalla stanza, riuscendo comunque a sentire il nuovo compagno sbuffare alle sue spalle.

Nulla di nuovo, durante gli allenamenti.
I soliti schemi, i soliti passaggi.
Ma qualcosa, qualcosa era cambiato.
Thompson se ne stava nell'angolo, cercando di capire quante delle voci sentite riguardo il nuovo arrivato, fossero vere.
Curry faceva un buon lavoro di squadra, faceva degli ottimi passaggi, applicava benissimo gli schemi discussi in precedenza… ma non tirava.
Non ci provava nemmeno. Appena ne aveva la possibilità, passava la palla al compagno più vicino.
Perché non tirava? Perché non dimostrava a tutti quanto valeva?
Klay decise di provare a stuzzicarlo, magari avrebbe tirato.
Ma non voleva schiacciare o intimorirlo, no certo, lui voleva solo istigarlo. Magari proprio in quello per cui Curry era famoso, i tiri da tre punti.
Tutti i giocatori si affiancarono, cominciando a tirare verso i due canestri.
Klay sembrava inarrestabile: non tirava con così tanta foga ed energia da settimane. Tornava alla linea dei tre punti e segnava, linea dei tre punti e canestro, linea e canestro, uno dopo l’altro senza fermarsi.
Ad un tratto si voltò verso il nuovo arrivato, che ormai lo affiancava: aveva tenuto il pallone in mano per tutto il tempo, senza provare nemmeno un tiro. Erano rimasti soli.
Il tempo era passato in fretta e il resto della squadra era ormai a cambiarsi, se non già tornata a casa.
Klay tra un respiro affannoso e l’altro, cercava una spiegazione che Curry non sembrava disposto a fornire.
Anzi. Sembrava divertito: teneva il pallone a spicchi sotto il braccio, ricambiando lo sguardo vivo del compagno.
Un impercettibile ghigno apparse sul volto del nuovo arrivato, quando Thompson scosse la testa ridacchiando ironicamente fra se e se.
   
 
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