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Autore: inkandaliens    03/05/2019    0 recensioni
Klay arrivò con un leggero ritardo, per via del traffico: San Francisco era caotica come città, ma stranamente piacevole da percorrere nonostante la lenta scorrevolezza del traffico.
Lo spogliatoio sembrava deserto: le giacche dei suoi compagni erano appese agli appendiabiti assieme ai borsoni. Ad un tratto, la porta del bagno si spalancò, e ne uscì un ragazzo moro non troppo alto.
- Sei Curry? –Disse Klay senza degnarlo di uno sguardo.
- Si. Sono io –
Attendeva una risposta. Aspettava il suo ‘benvenuto nella squadra’ detto proprio dal ragazzo seduto sulla panchina di fronte a lui, ma in vano.
Il novizio uscì impacciatamente dalla stanza, riuscendo comunque a sentire il nuovo compagno sbuffare alle sue spalle.
[Klay Thompson/Stephen Curry]
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I corridoi della palestra, erano sempre vuoti a quell'ora.

Il rintocco delle campane di una chiesa in lontananza, indicava l’arrivo imminente della mezzanotte.

Quel suono ripetitivo e costante, che andava affievolendosi man mano che il tempo passava, rendeva il prato esterno al campo, un posto lugubre e sinistro.

Ma Thompson ci era abituato.

Era sempre l’ultimo a lasciare la palestra, tanto per godersi quella tranquillità che solo un parcheggio desolato poteva dargli.

Si portò l’ennesima sigaretta alle labbra, promettendosi di smettere definitivamente ogni qual volta che il filtrino finiva per terra, schiacciato sotto la sua scarpa.

Ma quella contro il fumo era una partita persa in partenza.

 

Le porte della palestra si chiusero di scattò, interrompendo la quiete che infestava il parcheggio.

-Sei forte- Disse una voce profonda, proveniente dalle scalinate esterne.

Klay si voltò, facendo una smorfia e continuando a fumare.

-Direi lo stesso di te, se solo me ne dessi la possibilità-

Per quanto la distanza fra i due fosse considerevole, si tenevano d’occhio l’un l’altro.

 

Nulla di tutto ciò che Curry aveva sperato purtroppo, stava accadendo.

Quello stronzo di Thompson non lo considerava.

Lui sapeva chi era Klay, non aveva bisogno di presentazioni, no di certo. Solo non capiva la ragione di tutta questa ostilità nei suoi confronti.

 

-Senti, non sono venuto qui per farmi dei nemici-

Stephen si fermò vicino alla propria auto.

-Ora sono nella squadra anche io, quindi perchè non ricominciamo da capo e proviamo ad essere amici?-

 

“Amici”

A quelle parole, Klay sbuffò divertito.

Non era proprio in vena di farsi dei nuovi amici.

-Mi spieghi quale cazzo di problema hai?- disse Curry sbigottito.

-Vedi è semplice Curry. Io non ti devo niente, questa squadra non ha bisogno di te e io non ho bisogno di te- rialzò il capo fissando il ragazzo davanti a se -Quindi perchè non fai un favore tutti e te ne torni da dove sei venuto?-

Una persona qualsiasi se ne sarebbe andata, ma non Steph, non quella sera.

Tra le tante cose che il basket gli aveva insegnato, c'era anche il saper leggere le situazione a dovere, e in quel momento non poteva tirarsi indietro. Se voleva farsi rispettare da Klay, doveva dimostrargli di valere tanto quanto lui.

-Va bene allora- disse Curry -Se la metti così...ti va di fare due tiri?-

 

 

Qualche ora dopo, si ritrovarono uno di fronte all'altro, sotto la luce fioca dei lampioni di una piazzetta nel centro della città.

Sopra le loro teste, si ergeva un tabellone trasandato, con un canestro arrugginito nel centro.

L’asfalto sotto di loro era gelido così come l’aria che respiravano affannosamente.

-Lascia perdere Curry, non puoi battermi- ringhiò Klay al compagno.

-Oh amico, abbiamo appena iniziato!-

Curry si precipitò verso il tabellone, scartando l’avversario e mettendo a segno una schiacciata fenomenale.

Klay invece, continuava ad incassare colpi: Stephen sembrava imbattibile, era un fulmine.

Inoltre, riusciva a mettere a segno tiri che partivano dalla metà opposta del campetto cementato, dimostrando le voci sul nuovo arrivato.

Stephen era visibilmente divertito, nel vedere il compagno sbigottito, difronte alle sue mosse.

La palla a spicchi sembrava essere in simbiosi con il corpo del nuovo arrivato, a tal punto che Klay, non riusciva nemmeno ad avvicinarcisi.

 

La partita continuava ormai da ore, e le stelle avevano completamente invaso il panorama di San Francisco.

“Che notte per un giro di ronda…e pensare che mia moglie mi aspettava a casa..” Pensò un poliziotto che finiva il suo turno notturno.

Stava giusto per girare l’auto e tornare in centrale, quando si accorse di non essere solo per quei vicoli.

Il campetto di cemento dove di solito giocano i ragazzini del liceo vicino, era occupato da due persone.

-Dio che fastidio…Adesso mi tocca mandarli via-

Il poliziotto scese dalla volante un po’ goffamente, ma si ricompose non appena la luce dei lampioni lo illuminò.

-Hey, voi due-

Si appoggiò alla ringhiera, aspettando una risposta dai due ragazzi.

-Su ragazzi, non fatemi arrabbiare, tornatevene a casa-

Ma i due non lo ascoltarono, erano troppo concentrati sul loro scontro per accorgersi di cosa stava succedendo.

-Non potete restare qui, è tardi ormai e state disturbando la gente che dorme!-

Ad un certo punto però, il pallone rotolò per terra.

I due giocatori si trovarono uno di fronte all'altro, entrambi con il petto gonfio e lo sguardo vitreo negli occhi:

-…Che cazzo hai detto?- Disse quello più basso.

-Vaffanculo fallito del cazzo- Esclamò provocatorio il secondo.

Un pugno gli colpì lo zigomo destro, facendolo indietreggiare dal dolore.

Cominciarono a picchiarsi, colpendosi sempre più furiosamente e selvaggiamente, tirandosi per la canotta e imprecando uno contro l’altro.

Il povero ed esausto poliziotto, si ritrovò a dover dividere due ragazzi da una rissa, nel cuore della notte.

 

Passò una mezz'ora buona, prima che i due vennero rilasciati.

Erano ormai passate le sei del mattino, e i due erano stati portati in centrale la stessa notte.

La luce del sole si faceva spazio fra i grattacieli della città, che risplendevano di un colore ambrato.

Riuscirono a non farsi notare, tenendo quindi la vicenda lontano da occhi indiscreti.

-Senti…grazie per aver pagato la cauzione- Mormorò Stephen.

Klay sbuffò, quasi infastidito. –Di nulla-

Si toccò lo zigomo destro ancora dolorante.

-Certo che ci sai fare con i destri-

In centrale non avevano avuto molto tempo per parlare, ma erano riusciti a calmarsi.

-Mi dispiace per prima..- Disse Stephen, notando l’effettivo ematoma che aveva lasciato sul corpo del compagno.

–Se vuoi posso metterti del ghiaccio, il mio appartamento dista soltanto qualche isolato da qui-

-Non importa, non mi fa poi così male-

Il senso di colpa sulla faccia di Stephen era evidente tanto quanto la botta violacea su quella di Klay.

Si sentiva in dovere di rimediare in qualche modo.

Anche se era uno stronzo.

 

-Allora ci vediamo- Disse Klay, aprendo la portiera dell’auto.

-Klay, fermati un secondo-

Il ragazzo si fermò.

Non si erano ancora mai chiamati per nome.

-Casa mia è davvero vicina…Se ti va puoi restare,almeno per un po’ –

Il nervosismo nelle sue parole era palpabile.

Klay aprì la bocca senza emettere alcun suono.

Rimase a guardare il compagno, che lo fissava speranzoso, limitandosi però a scuotere la testa e a salire in macchina.

Curry rimase da solo nel piccolo parcheggio.

“sarà per un’altra volta, allora” Mormorò tranquillo.


Salve a tutti! Spero che la storia, anche se per ora breve, vi stia piacendo! Sentitevi liberi di commentarla, anzi mi farebbe estremamente piacere sentire il vostro parere.
See you soon,
-inkandaliens
   
 
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