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Autore: Death Lady    01/05/2019    0 recensioni
Questa volta però, accanto al suo volto, ne trovò un altro più piccolo e delicato. Portò una mano allo specchio, come se potesse toccare la figura davanti a lui. Viso squadrato, nasino all’insù, piccole labbra rosse e due meravigliosi occhi blu dal taglio dolce. Era sicuro di averli già visti, ma non ricordava dove.
–Chi sei? – chiese Harry.
Il giovane accanto a lui non gli rispose, continuando a fissarlo attraverso lo specchio.
Sentiva che la figura riflessa nello specchio fosse alle sue spalle ma qualcosa dentro di lui gli diceva che forse sarebbe stato meglio non girarsi. Riusciva a sentire il respiro calmo e regolare perfettamente sincronizzato all'alzarsi e abbassarsi del petto del ragazzo di fronte a lui.
–Io sono Harry– disse.
Il ragazzo sorrise come se già lo conoscesse, gli occhi luminosi.
–Posso girarmi? – chiese.
La figura cominciò ad indietreggiare, scuotendo vigorosamente la testa.
–Ti prego! – chiese ancora.
Il permesso gli venne negato un’altra volta ma Harry, sopraffatto dalla curiosità, non riuscì a trattenersi.
Tutto quello che trovò alle sue spalle quando si girò fu solo una stanza vuota, e quando riportò nuovamente lo sguardo allo specchio non vide altro se non sé stesso.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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–Harry! Sono tornata a casa! – esclamò Anne attaccando il mantello sull'appendiabiti accanto alla porta.

Un profumo delizioso riempiva tutta la casa, il camino era acceso e la tavola era apparecchiata. Adorava serate come quella dove, dopo una lunga giornata di lavoro, poteva finalmente tornare a casa e riposarsi. Harry era un ragazzo d'oro, ogni giorno che passava era sempre più orgogliosa dell'uomo che stava diventando. Evitava di farla preoccupare e l'aiutava sempre, anche quando lei gli chiedeva espressamente di non farlo. A volte, quando parlavano, era perfino più saggio di lei!

–Cos'è questo odorino delizioso? – chiese la donna avvicinandosi alle spalle del figlio e abbracciandolo da dietro, lasciandogli un bacio sulla spalla.

Il ragazzo sorrise mettendo in mostra le fossette.

–Oggi il menù della casa prevede minestra di pollo e patate. Nulla di troppo elaborato– spiegò girandosi per darle un bacio sulla guancia.

–Posso darti una mano? – chiese lei guardandosi intorno.

–È praticamente pronto, mettiti comoda – le disse passandole le mani sulle spalle. Era congelata e questo voleva dire solo una cosa: anche quell'anno l'inverno stava arrivando. Non gli era mai piaciuto particolarmente, succedevano sempre cose spiacevoli in quella stagione: suo padre se ne era andato senza salutarlo lasciandolo solo, il suo cane era morto, sua madre si era rotta un braccio due anni prima. Sperava che per lo meno questa volta passasse senza problemi.

Anne sorrise –Grazie, tesoro–

–Come è andata oggi? – chiese poco dopo Harry, tagliando il pane.

Anne era seduta a tavola e, non riuscendo a rimanere ferma senza fare niente, giocava distrattamente sulla tovaglia con una forchetta.

–Come al solito. Un sabato mattina come gli altri– sospirò con un sorriso stanco.

–Mi dispiace non averti dato una mano oggi– le disse subito il figlio guardandola triste.

–Harry, sei solo un ragazzo, non c'è bisogno che mi aiuti sempre. Sono ancora giovane e forte! – rispose con un sorriso piegando le braccia per mostrare i muscoli.

Harry sorrise affettuosamente–Lo so mamma, sei anche bellissima–

Anne ridacchiò spostandosi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio. –E tu sei un ruffiano– gli rispose.

Il ragazzo fece una faccia indignata –Come osi?!– domandò posandosi una mano sul cuore –Così mi offendi, mammina–

Scoppiarono a ridere entrambi.

–A te come è andata, tesoro? – chiese Anne non appena le risate si affievolirono.

–Uhm, tutto bene– rispose cominciando a mettere la minestra nei piatti.

Anne piegò la testa di lato assottigliando gli occhi. Gli passò la seconda scodella, prendendo la prima colma di brodo –Qualcosa di nuovo? – chiese.

–Uhm beh non so se sia qualcosa di troppo importante ... – il ragazzo si sedette per poi guardare la madre seriamente: l'espressione in netto contrasto con le parole che aveva appena pronunciato e l'ilarità di poco prima svanita totalmente dal suo volto.

–È passato Xander questa mattina– disse cercando di usare un tono più neutro possibile.

–E cosa voleva? – chiese Anne, infilando il cucchiaio nella minestra.

Harry non rispose subito, spostando la testa da un lato all'altro come se cercasse le parole giuste. Dopo pochi secondi, che per sua madre furono un'eternità, decise di arrivare dritto al punto e, con voce bassa, disse –Mi ha detto che vorrebbe sposarmi–

Sua madre alzò di scatto la testa e lo guardò attentamente –E la cosa non ti ha fatto piacere? – chiese lei conoscendo già la risposta. A lei non faceva piacere di certo, quel ragazzo non era buono come il suo Harry.

–Certo che mi ha fatto piacere ... – rispose abbassando la testa verso il piatto e cominciando a guardare attentamente il cucchiaio che spariva nella minestra. Anne rimase in silenzio osservandolo: pazienza era la parola chiave.

Con Harry era sempre così: bisognava fare tutte le domande necessarie, non avrebbe mai detto tutto altrimenti. Fin da piccolo era sempre stato abituato a tenere ciò che lo preoccupava per sé. Non voleva far preoccupare la madre. Lei si occupava già del negozio, della casa, di lui ... perché riempirla anche dei suoi problemi? Anne lo aveva capito un po' tardi, ma aveva subito cercato il modo di trovare una soluzione. Aveva imparato, con gli anni, che se si dava a Harry tutto il tempo necessario per riuscire a districare i suoi pensieri, se si facevano le domande giuste e si aveva pazienza, si riuscivano ad ottenere tutte le risposte che si volevano.

Il riccio scosse la testa con un sospiro pesante per poi tornare a guardare la madre con espressione sconsolata.

–Ecco, veramente non proprio– si corresse –Non mi ha fatto proprio piacere– ripeté tornando a guardare la minestra e girando distrattamente il cucchiaio. –Mamma, Xander è un bel ragazzo ma io non ... –

–Fermati subito! – lo interruppe lei –Non c'è bisogno di darmi giustificazioni, tesoro. È una tuta scelta–

–Io ... non me la sento– confessò –Non con lui almeno– aggiunse.

Anne lo guardò comprensiva –Sei ancora molto giovane, hai solo diciotto anni– lo rassicurò.

Non voleva assolutamente che suo figlio prendesse le decisioni in maniera avventata. Non voleva che da grande si ritrovasse con una serie di errori alle spalle. Non voleva, insomma, che facesse la sua fine: sposata con un uomo che si era rivelato essere tutto il contrario di quello che lei aveva sempre sognato. Dan era stato un giovane gentiluomo, l'aveva conquistata subito con i suoi modi eleganti e i suoi sorrisi luminosi. Lei si era innamorata ma dopo qualche anno aveva iniziato a nutrire i primi dubbi. Lui la limitava troppo. La sua frase preferita era "Sei una donna, Anne, devi fare quello che si addice a una come te. Non puoi permetterti di fare ciò che vuoi. Specialmente non se sei mia moglie". Il giorno in cui aveva deciso di andare via di casa era stato come ricevere una ventata d'aria fresca.

–Xander però non è un ragazzo abituato a sentirsi dire di no. Come ha preso la notizia? – chiese.

L'espressione del ragazzo si rabbuiò subito –Non troppo bene, credo– disse.

Non voleva dire alla madre l'ultima parte del discorso di Xander, non l'avrebbe fatta preoccupare ulteriormente. Bastava già questo. Lui avrebbe trovato una soluzione.

–Harry, amore– lo richiamò lei facendo incontrare i loro occhi dal taglio così simile –Qualunque cosa succeda, ricordati che esiste sempre un'alternativa. Devi pensare alla tua felicità prima di tutto– disse come se intuisse le preoccupazioni del figlio.

–Grazie mamma, me lo ricorderò– rispose –Ti voglio bene– aggiunse.

–Ti voglio bene anche io, piccolo– disse la donna con un sorriso dolce.

Continuarono a mangiare, ogni tanto raccontandosi qualcosa. L'atmosfera si era alleggerita e, dopo poco, qualche risata cominciò a risuonare nella piccola abitazione. Distrattamente Harry puntò lo sguardo sul libro, che giaceva ancora aperto a metà vicino alla poltrona. Dopo la visita spiacevole non era più riuscito a leggere.

–Oggi sono passato di nuovo in libreria. Ti saluta Robin– disse tornando con lo sguardo sulla madre.

–Ah sì? – chiese lei, arrossendo leggermente e abbassando lo sguardo.

Harry ridacchiò divertito: l'aveva colta impreparata. –Sì. Ha detto che proverà a passare al negozio, uno di questi giorni–

–Ma che bella notizia! – esclamò, forse con troppo entusiasmo.

Il sorriso di Harry si allargò –Mamma ... –

–Sì? –

–Tu lo sai vero che sei ancora giovane e bella e che puoi permetterti di vivere la vita come vuoi? Non importa quello che dicono le altre persone–

–Harry -

–Mamma– la interruppe subito perentorio –Se io devo pensare prima alla mia felicità, anche tu devi pensare alla tua. Come posso essere felice se la persona più importante della mia vita si preclude la possibilità di vivere serenamente? – le chiese sorridendole dolcemente.

Si guardarono attentamente negli occhi per qualche attimo.

–Promettimi che ci penserai– le disse ancora il figlio.

–Ci penserò, te lo prometto– rispose lei dopo poco.

–Domattina partirò prima di pranzo– disse la donna affacciandosi alla porta della camera del figlio.

 

Avevano finito di cenare e avevano messo a posto la cucina poi, entrambi troppo stanchi per fare qualsiasi altra cosa, avevano deciso di comune accordo di andare a dormire.

–Quanto pensi di fermarti fuori? – le chiese guardandola dal letto.

–Un paio di notti. In modo da vendere qualcosa– rispose entrando e sedendosi sul materasso.

–Oggi ha rinfrescato parecchio– osservò lui, lanciando uno sguardo alla finestra.

–Lo so, starò attenta– lo rassicurò –Faccio questo da tutta la vita, non preoccuparti– aggiunse rimboccandogli le coperte e accarezzandogli il petto delicatamente.

–Lo so, mamma. Non è di te che non mi fido, ma degli altri–

Anne rise –Tesoro, dovrei essere io a dirti queste cose! –

Risero entrambi prima di augurarsi la buonanotte.

Prima dello scoccare della mezzanotte le luci della piccola casa Styles si spensero, e madre e figlio caddero in un sonno profondo.

 

Il mattino seguente si svegliarono di buon'ora per preparare i bagagli.

Con i capelli legati in una coda bassa e un mantello pesante addosso, Harry aiutò Anne a mettere sul carretto tutto ciò che le sarebbe servito. Un paio di bauli con le nuove invenzioni di sua madre, una valigetta con qualche vestito pulito, qualche provvista per il viaggio e il necessario per Philip, il cavallo. Quando fu tutto pronto, Anne salutò il figlio con un abbraccio.

–Stai attenta mamma, per favore– si raccomandò stringendola forte.

–Tranquillo, amore mio. Sarò di ritorno prima di quanto credi. Tu prenditi cura di te stesso mentre sarò via– gli rispose ricambiando la stretta –E non stancarti troppo! – aggiunse dandogli un bacio sulla tempia.

Si guardarono dolcemente negli occhi, finché Anne non gli accarezzò i capelli spostando dietro l'orecchio qualche ciocca sfuggita alla coda, per poi posargli il palmo della mano sulla guancia.

–Divertiti– gli disse prima di staccarsi da lui e montare sul carretto.

Harry annuì –Ciao– la salutò con un sorriso, muovendo la mano.

–Ciao! – rispose lei con un'espressione identica a quella del figlio.

–Stai attenta! – le gridò dietro lui mentre la vedeva allontanarsi. Anne gli rispose sventolando la mano in segno di saluto.

 

 

********

 

 

Le previsioni rosee che Anne aveva fatto per il viaggio si rivelarono errate. Forse, per una volta, avrebbe dovuto dare ragione a suo figlio ed evitare di partire con quel tempo.

Era sicura di non trovarsi sul sentiero giusto. Il buio era sceso presto e la vegetazione fitta del bosco limitava la visibilità.

–Andiamo Philip, io mi fido di te– disse la donna, accarezzando la criniera del cavallo che iniziava ad agitarsi.

Era agitata anche lei e questo di certo non aiutava. Gli animali sentono l'agitazione, soprattutto i cavalli! Glielo aveva insegnato Robin.

–Allora– disse tra sé e sé –Da che parte ci conviene andare? – chiese a nessuno in particolare, trovandosi davanti a un bivio. Parlare da sola ad alta voce l'aveva sempre aiutata. Le permetteva di mettere in ordine i pensieri e di ragionare con più chiarezza.

Fortunatamente, stava iniziando a riconoscere la strada. Era sicura che prendendo il sentiero di sinistra sarebbe arrivata al paesino vicino. Era ancora più certa, però, che quello di destra, nonostante non ispirasse fiducia, l'avrebbe portata a destinazione prima del tempo. Lei era già in ritardo e, se voleva essere sicura di trovare un posto per la notte, avrebbe fatto meglio a sbrigarsi.

–Che dici Philip? Dove andiamo? – chiese la donna al cavallo.

L'animale nitrì e, come se avesse capito, si diresse verso il sentiero più sicuro.

Una folata di vento più forte delle altre colse Anne impreparata e rabbrividì di freddo. "No" pensò "sta davvero iniziando a gelare, meglio sbrigarsi."

Afferrò saldamente le briglie e spostò l'animale verso destra. Philip, contrariato, rispose con uno sbuffo, continuando ad andare verso la direzione che preferiva.

–Andiamo tesoro, non fare storie e ascoltami! – disse la donna dando un forte strattone e un colpo con il tallone nel ventre dell'animale, costringendolo a spostarsi a destra.

Andando per quella strada la luce era diminuita ancora di più, non si vedeva bene e ogni singolo fruscio o movimento le arrivava esageratamente amplificato. Anne continuava a rabbrividire dal freddo. Stringendosi forte nel mantello verde si guardò intorno: forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare il cavallo.

–Evidentemente oggi prendo solo decisioni poco sagge– disse a sé stessa con un risolino agitato.

Con un sospiro scosse la testa e si guardò indietro. Ormai era tardi per cambiare strada, tra poco sarebbe arrivata sicuramente all'ostello e non avrebbe dovuto raccontare a nessuno della pessima esperienza che stava avendo. Oh no, non lo avrebbe raccontato a nessuno, specialmente non a Harry: non l'avrebbe più lasciata partire da sola altrimenti!

Improvvisamente, un ringhio le fece girare la testa di scatto e il cavallo sbuffò agitato accelerando il passo.

–No, no tesoro. Va tutto bene– cercò di rassicurarlo Anne, accarezzandolo sul collo. –Sicuramente non è nulla di che– si disse.

Sentì un ringhio per la seconda volta, questa volta accompagnato da fruscii sinistri e veloci che sembravano avvicinarsi. Dando un colpo al ventre del cavallo aumentò la velocità. Fu proprio in quel momento, voltando il viso verso la direzione da cui proveniva il rumore, che vide, all'ombra di un enorme cespuglio verde, l'inconfondibile sagoma di un lupo.

–Oh, no– sussurrò accelerando.

Philip era partito al galoppo e Anne era sicura di due cose: i lupi la stavano inseguendo e il carretto non avrebbe retto a lungo a questa velocità, presto si sarebbe staccato. Sperò solo di non cadere anche lei da cavallo visto che le tremavano le mani per la paura.

Un ringhio alla sua destra la fece gridare. Uno dei lupi fece un balzo e se non fosse stato per i pronti riflessi di Philip, si sarebbe ritrovata sicuramente i denti della bestia conficcati nel braccio.

Continuò a scappare, ormai non sapeva più dove stava andando.

Un tronco caduto in mezzo al bosco costrinse il cavallo a fare un balzo. Il rimorchio si staccò, riversando tutto il contenuto sul terreno ed Anne perse la presa sulle briglie cadendo a terra. Proprio come aveva previsto.

Gridò dal dolore, ma non ebbe tempo per preoccuparsene perché i lupi la stavano raggiungendo.

Cercando un appiglio tra le foglie fredde e secche sul terreno, cercò di rialzarsi per iniziare correre il più veloce possibile. L'adrenalina alle stelle, il cuore batteva nel petto a un ritmo forsennato. Come se non potesse andare peggio di così, insieme a un ringhio, sentì il rombo di un tuono e per lo spavento scivolò giù per un terreno scosceso. Cadde per quella che le sembrò un'eternità, rotolando tra le foglie secche e la terra, terrorizzata dalla paura di poter morire da un momento all'altro. In realtà la caduta non era stata così terribile e, anzi, quando rialzò lo sguardo per poco non pianse dalla gioia. Davanti a lei si trovava un cancello altissimo. Non ispirava molta fiducia con quel metallo freddo poco curato ed il terreno secco tutt'attorno. Con il cielo plumbeo e i lampi che si stagliavano minacciosi sopra di esso era anche piuttosto inquietante, ma non era questo il momento per pensare a scenari da libri di paura. Era l'unica alternativa possibile al venire sbranata dai lupi, e lei non aveva sicuramente intenzione di provare quell'esperienza.

Afferrò con forza le sbarre del cancello –Aiuto! Aiuto! – urlò –Per favore, fatemi entrare! –

Scuoteva il cancello con energia, mentre i lupi dietro di lei ringhiavano avvicinandosi lentamente.

Per un momento si chiese perché non l'avessero già attaccata, ma sicuramente andavano lenti perché erano ormai sicuri di averla messa in trappola.

–Aiuto! – disse ancora una volta spingendo sul metallo. Il cancello fece clic e si spalancò sotto il suo peso facendola sbilanciare e cadere in avanti. Si rialzò velocemente e, dando un forte colpo, richiuse le porte. I lupi ringhiavano nella sua direzione, cercando di infilare il muso tra le sbarre.

La pioggia cadeva fitta e lei stava iniziando a congelare. Con un sospiro di sollievo, si guardò attorno: davanti a lei si stagliava imponente la sagoma nera di un castello. Infreddolita, ma anche incuriosita, si affrettò a raggiungere il portone d'ingresso.

Guardandosi un'ultima volta alle spalle, bussò forte al portone.

–Per favore, aprite! – gridò.

Nessuna risposta.

–Per favore! – provò di nuovo, dando altri due colpi al legno spesso. Come era successo per il cancello, anche la porta si aprì sotto il suo peso come per magia.

La donna, titubante, si apprestò a entrare, richiudendo velocemente l'ingresso.

Girandosi, si ritrovò senza fiato. Si trovava in un enorme ingresso contornato da spesse colonne alte e bianche come l'avorio. Il pavimento di marmo finemente lavorato era ricoperto da un elegante tappeto rosso, le pareti erano bianche e sullo sfondo si stagliava un'enorme scalinata, che si diramava in due direzioni diverse. L'unica fonte di luce proveniva dalle grandi finestre ai lati dell'ingresso.

Che fosse abbandonato? Eppure, sembrava così strano che non avesse mai sentito parlare di quel posto.

–È permesso? – chiese facendo un passo in avanti.

–Poverina, deve essersi persa nella foresta – sentì sussurrare poco lontano da lei.

–Sta zitto, magari andrà via – rispose un'altra voce.

–C'è qualcuno? – chiese la donna guardandosi attorno, voltandosi di scatto verso la direzione da cui provenivano le voci. Tutto quello che vide però fu solo un tavolino di legno con sopra un candelabro acceso e un orologio.

–Non una parola, Zayn. Non. Una. Parola. – sentì la donna.

–Ti prego, Liam, abbi un cuore! Poverina! –

Beh, le voci sembravano provenire proprio dal tavolino che aveva appena visto. Si avvicinò incerta, non le sembrava ci fosse qualcuno. Afferrò il candelabro e tornò verso l'ingresso.

–Non volevo intrufolarmi ma ... ho perso il mio cavallo nella foresta. Ho solo bisogno di un posto in cui passare la notte! – disse.

–Ma signora siete la benvenuta! – esclamò una voce, questa volta in tono più alto.

Anne trasalì: sembrava quasi che chi parlasse fosse accanto a lei ma girandosi attorno illuminando la stanza con il candelabro non vide nulla. Che stesse iniziando ad immaginare voci?

–Chi ha parlato? – chiese.

–Qui! – rispose la stessa voce alla sua sinistra.

–Dove? –

Sentì qualcosa di caldo toccarle la mano che teneva in alto per farsi luce e, quando alzò lo sguardo per capire chi fosse stato, per poco non ebbe un mancamento.

Il candelabro la stava guardando piegato leggermente verso il suo viso.

–Salve! – disse con voce allegra e squillante sorridendo.

Anne gridò lasciando cadere la creatura.

–Ahi! – si lamentò il candelabro tirandosi su.

La donna lo guardò con occhi sbarrati –T-tu parli?! – esclamò.

Non era assolutamente possibile che tutto quello stesse accadendo davvero. Che avesse preso una botta in testa mentre cadeva?

–Esattamente, ben venut-

–Eh, no! Adesso basta, Zayn! – disse l'altra voce che aveva sentito prima.

Voltandosi verso il suono vide l'orologio che era sul tavolo correre goffamente verso di loro. –Hai fatto abbastanza, sta zitto. Sta zitto! – disse spingendo il candelabro lontano dalla donna.

–Mi dispiace molto, signora, non può restare qui– disse velocemente, guardando Anne con espressione fintamente dispiaciuta.

–Incredibile! – sussurrò guardandolo con occhi affascinati e allungando una mano verso di lui.

–Mi metta giù immediatamente! Immediatamente! – gridò l'orologio mentre veniva sollevato verso l'alto.

La donna cominciò a studiarlo con occhio esperto. Lo capovolse, lo toccò sul retro, guardò il quadrante cercando di capire come funzionasse, quale fosse il meccanismo che gli permettesse di parlare. Si rifiutava di credere che fosse frutto di qualcosa di sovrannaturale.

–Adesso basta! – gridò l'orologio nel momento in cui Anne cercò di aprire lo sportello sul suo petto. –Siamo creature viventi anche noi sa! Come si permette di mettermi le mani addosso? – la rimproverò guardandola con espressione torva.

No, forse era reale. Non sarebbe stata in grado di immaginarsi tutto. C'erano troppi dettagli.

–Mi scusi ... – rispose la mora poggiandolo a terra.

–Oh, andiamo Liam, non trattarla male! Poverina, sarà spaventata e confusa– si intromise il candelabro gesticolando e mettendosi prepotentemente davanti all'orologio. –Mi scusi, signora. Il mio nome è Zayn e questo antipatico qui è Liam– si presentò.

–Ehi! – esclamò offeso l'orologio.

–Piacere di ... conoscervi? –

Zayn sorrise -per quanto un candelabro fatto di cera e oro possa permettersi di sorridere.

Uno starnuto colse di sorpresa Anne, che rabbrividì stringendosi nel mantello bagnato.

–Ma voi siete fradicia! – esclamò Zayn –Per favore, seguitemi. Permettetemi di offrirvi qualcosa di caldo davanti al camino– disse cominciando a fare strada verso una porta che Anne prima non aveva visto.

–Oh, grazie– rispose seguendolo. Era ancora un po' incerta, ma il calore che sentiva provenire da quella stanza l'attirava. Si sfilò il mantello zuppo e lo poggiò sul braccio. Il candelabro aveva iniziato a parlare ma lei si era persa nei suoi pensieri, sopraffatta da tutto quello che stava accadendo.

–No! – protestò Liam a voce alta, attirando la sua attenzione –No! Assolutamente no! Sai cosa farà il padrone quando scoprirà che abbiamo lasciato entrare qualcuno? – continuò rincorrendoli con la sua corsetta buffa.

Zayn lo ignorò.

–Prego si sieda qui– disse il candelabro offrendo alla donna una poltrona dall'aspetto comodo.

–Non la sedia del padrone! Per favore! – esclamò Liam ancora una volta.

Mentre si accomodava un appendiabiti -sì, un appendiabiti- si avvicinò per prenderle il mantello dalle mani e poggiarle sulle spalle una coperta calda.

–Oh, ma che servizio efficiente! – disse sbalordita e un po' divertita da tutta quella situazione. Come avrebbe fatto a raccontarlo ad Harry?

–Io non ho visto nulla. Non ho visto nulla! – cantilenò Liam dietro di loro con espressione terrorizzata. Si guardava intorno come se da un momento all'altro potesse accadere qualcosa di terribile.

Un movimento fulmineo catturò l'attenzione di Anne. Un carrellino da cucina era sfrecciato nella sua direzione per fermarsi proprio davanti a lei.

Sulla superficie d'argento si trovava una teiera, anche lei con occhi e bocca, che gli sorrideva intenerita. –Permettetemi di offrirle un po' di tè. La riscalderà in un baleno! – disse versando la bevanda in una piccola tazzina al suo fianco.

–Non il tè! – gemette Liam ancora una volta.

–Grazie– sorrise la donna, prendendo la tazza con entrambe le mani, portandola alle labbra.

–James! Fa il solletico! – esclamò ridacchiando la tazzina. Anne l'allontanò di colpo.

–Oh, scusa non volevo spaventarti – disse con sguardo dispiaciuto la piccola tazza sbeccata.

–Ciao– disse Anne con un sorriso dolce.

–Ciao! Io sono Niall! – le rispose sorridendo.

–Sentite! – li interruppe nuovamente Liam –Sono io quello che comanda qui! Sono io il capo maggiordomo. Io quello a cui il padrone ha affidato il castello. Quindi, smettetela subito o-

Improvvisamente le grandi porte della stanza si spalancarono e fu come se tutto il calore venisse risucchiato all'esterno. Le candele si spensero e il camino minacciò di esaurirsi tremolando terribilmente. La teiera accanto tremò, Zayn si nascose terrorizzato dietro la poltrona e Liam si fece piccolo piccolo sotto il tappeto che si trovava davanti al caminetto.

Anne rabbrividì.

–Oh, no– sussurrò Niall nascondendosi dietro a James.

Un'ombra scura e minacciosa si fece largo nella stanza. Era enorme. Lunghe corna e spalle grandi, altezza imponente.

Un ringhio fece tremare le pareti.

–C'è uno straniero qui dentro – disse con voce bassa e minacciosa.

–Louis– cominciò Zayn con voce tremante –Permettimi di spiegare. La signora si è persa nella foresta. Era fradicia e fuori fa freddissimo. Non potev-

Un ringhio potente lo interruppe. Anne non osava voltarsi, percepiva la paura farsi strada nel suo corpo.

–Padrone, vorrei dirle sin da subito che io non c'entro nulla, assolutamente. È stata tutta colpa sua! – esclamò Liam indicando Zayn che lo guardò offeso –Io ho provato a fermarlo dicendogli che non le avrebbe fatto piacere, ma lui mi ha ascoltato? No! Assolutamente n-

Un ruggito ancora più forte fece cessare tutti i rumori presenti nella stanza. Perfino l'aria sembrava aver smesso di muoversi e la pioggia fuori dalle finestre pareva immobile.

Il cuore di Anne batteva furiosamente nella cassa toracica. Sentiva un respiro al lato del suo volto ma aveva troppa paura per voltarsi. Deglutendo cercò di spostare lo sguardo alla sua destra.

Quando trovò il coraggio di voltarsi per poco non svenne. Una Bestia pelosa, con lunghe corna appuntite, enormi zanne e occhi blu pieni di collera era a pochi centimetri da lei.

–Chi sei tu? Cosa ci fai qui? – ruggì il mostro contro il suo viso.

Anne tremò cercando di allontanarsi. –I-io mi sono persa nel bosco e-

–Non sei la benvenuta qui! – ruggì la bestia.

–M-mi scusi. Io cercavo solo un posto per ripararmi dal freddo– cercò di spiegare con voce tremante.

Quelle parole lo fecero infuriare ancora di più. L'ultima persona che le aveva pronunciate lo aveva trasformato in quella cosa orribile.

–Cosa stai fissando? – chiese con un ringhio basso riferendosi agli occhi della donna che, spalancati, viaggiavano terrorizzati per la sua figura.

–N-nulla! –

–Sei venuta per osservare la bestia, vero? – gridò.

Anne si allontanò tremante –No! – rispose –No lo giuro! Non volevo creare nessun fastidio! Cercavo solo un posto in cui passare la notte! –

–Ah, sì? – ruggì –Beh, te lo darò io un posto in cui stare! – disse afferrandola per le spalle.

–No! No! Per favore, me ne andrò subito! – disse cercando di scappare ma fallendo miseramente.

L'ultima cosa a cui pensò prima di svenire, trasportata rudemente dalle braccia della Bestia, fu suo figlio. Il suo prezioso bambino che molto probabilmente non avrebbe mai più visto.

 

Harry non riusciva a dormire. Odiava i temporali ed aveva una strana sensazione sottopelle, come se ci fosse qualcosa che non andasse. Con un sospiro cercò di affondare ancora di più il viso nel cuscino morbido.

Pensava a sua madre, sperava fosse arrivata sana e salva. Le aveva detto di non partire con quel tempo!

Un tuonò rimbombò per la casa facendolo gemere di paura. Non gli piacevano i temporali.

–Dormi, stupido. Non sei più un bambino! – si disse chiudendo gli occhi.

Improvvisamente sentì un nitrito familiare provenire dalla finestra. Credette di esserselo immaginato ma quando lo sentì di nuovo si precipitò fuori dalle coperte. Corse velocemente alla porta, spalancandola senza preoccuparsi di infilarsi un mantello per proteggersi dal freddo.

Quello che vide gli serrò il cuore in una morsa di paura.

–Philip! – gridò correndo scalzo verso il cavallo. La pioggia fredda gli aggredì il viso e il vento gli scompigliò i capelli facendoglieli finire sugli occhi.

–Philip dov'è la mamma? – chiese con la paura nella voce e le lacrime negli occhi.

 

 

 

Angolo Autrice

Ciao a tutti! Grazie mille per essere arrivati fin qui. 
Lo so che in questo capitolo non succede un gran ché, è solo di passaggio. 
Ho presentato qualche personaggio e pensavo fosse il caso di dedicare uno spazio anche ad Anne. 
Dal prossimo capitolo si inizia sul serio!
Spero di aggiornare quanto prima.
Un bacio,
Lady💙

   
 
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