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Autore: MatsuFla    02/05/2019    2 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 12/19 - Tu hai me!

"Ian, Cos'è successo?"
Porca troia! Perché proprio lui? Non ho le forze per affrontarlo in questo momento.
Mi sento un idiota per ciò che credevo di pensare solo poche ora fa:
'Non sono più arrabbiato con lui e non ho nemmeno il diritto di esserlo'
Col cazzo! 
Sono furibondo e ne ho tutto il diritto! Mentre io metto a rischio la mia salute mentale non prendendo i farmaci per paura di perdere quello che sento per lui... lui mi da del matto e mi respinge con freddezza e indifferenza!
Se non voleva stare con me allora non avrebbe dovuto starci fin dall'inizio.
È tutta colpa sua!
'Ho bisogno che Mickey mi sia vicino in questo momento'
Col cazzo! 
Ero solo spaventato, dalle allucinazioni e da tutta quella nuova merda in cui stavo sprofondando. Non ho bisogno di lui, anzi, vedere la sua stupida faccia mi fa arrabbiare ancora di più! È l'ultima persona in assoluto che voglio intorno ora e per sempre!
"Lasciami in pace." Dentro ho una tempesta ma quello che viene fuori è solo un sussurro. Mi stendo sul letto dandogli le spalle nella speranza che se ne vada.
"Mandy è andata via piangendo, che cazzo le hai detto?"
"Non le ho detto niente, è questo il punto."
"E questo che cazzo significa?"
Significa, brutta testa di cazzo, che sono un codardo perché non ho le palle di dire alla mia ragazza che non la amo e che sono innamorato di quel coglione di suo fratello che invece di me se ne sbatte! 
Significa, cazzone che non sei altro, che sono un codardo perché non riesco a dirti quello che provo, a dirti che di me puoi avere tutto... tutto, se solo tu lo volessi!
Invece ti respingo.
"Vattene Mickey."
"Si può sapere che cazzo è successo?"
"Gesù, lasciami in pace!" Urlo con tutta l'aria che ho nei polmoni.
Quella notte, dopo aver fatto l'amore, ho temuto di ferirlo dicendogli che l'unico motivo per cui l'avevo fatto era la mia fottuta malattia e ho sperato che lui non rendesse le cose più difficili di quanto non dovessero essere. Ma non avrei mai immaginato che sarei stato io, alla fine, ad essere l'unico a soffrirne e avere paura che tutto finisca.
Sono proprio uno stupido!
"C'è qualcos'altro di cui vuoi parlare? Stavo per addormentarmi." Gli do ancora le spalle, immobile sul mio letto, non posso vedere la sua faccia ma so esattamente che espressione ha dipinta in volto. È confuso, amareggiato e irritato... quello lo è sempre. Ma non mi importa, non adesso. Sono davvero troppo stanco in questo momento. Non mi muovo, nemmeno quando sento la porta chiudersi e lui scendere le scale. Chiudo gli occhi e mi godo il tanto atteso silenzio, finché dopo una mezz'ora buona, qualcuno entra nella stanza... è Lip. Mi chiama sottovoce un paio di volte ma io non gli rispondo e faccio finta di dormire, ma una volta rimasto solo non passa molto tempo prima che io cada in un sonno profondo. Finalmente un po' di pace.

Vengo svegliato dal mio stomaco che protesta per la fame e mi ritrovo avvolto dal buio, do uno sguardo alla sveglia... le 20:45pm... ho dormito tutto il giorno, ma ora mi sento decisamente meglio. Allungo un braccio per accendere la lampada sul comodino, poi lentamente mi tiro su e mi stropiccio gli occhi un po' incrostati dal sonno. Scendo al piano di sotto dove trovo la famiglia al completo, Fi e Lip dietro ai fornelli e i più piccoli impegnati ad apparecchiare la tavola.
"Stavo per venire a chiamarti. È pronta la cena." Lip sorride e io ricambio.
"Stai bene?" Fiona mi guarda con la coda dell'occhio, continuando a spadellare.
"Muoio di fame!" Le rispondo con un tono gioviale e rilassato.
"Allora mangiamo!"
La mia famiglia sa come funziona la mia malattia, sa come gestirla, quando allarmarsi e quando invece basta solo lasciarmi dormire tutto il giorno. 
Ceniamo tranquillamente, come se non fosse successo nulla, e una volta finito mi accorgo di avere tutti gli occhi puntati su di me... e so già il perché. Prendo i flaconi arancioni posati ancora sul bancone della cucina e butto giù la mia dose di droghe con del succo d'arancia, bevo direttamente dal cartone infrangendo una delle tante regole di casa Gallagher, ma questa volta nessuno protesta...
Immagino che questo sia un vantaggio dell'essere pazzi!
Ora finalmente sono libero di andare a lavarmi, ma c'è un problema che non ho considerato... ogni volta che faccio una doccia non riesco a non pensare a Mickey, ormai è una fottuta abitudine! Al punto che combinato allo scrosciare dell'acqua mi sembra di sentire la sua voce squillante e sexy. Cerco di sfuggirgli finendo il prima possibile e tornando in camera a vestirmi. Mi infilo dei boxer e una canotta con gli orli sbiaditi, pronto per tornare a dormire... è l'unica cosa che farò per i prossimi giorni.
Mi stendo sul letto e subito la mia attenzione viene catturata dalla porta che scricchiola, mi prende un colpo quando dietro di essa vedo comparire Mickey.
"Che ci fai qui?" Scatto a sedere in un secondo.
"Mandy dice che vi siete lasciati. È vero?"
Non riesco a decifrare la sua espressione, appare sempre più confuso, preoccupato, in ansia e... se non fosse del tutto assurdo direi che sembra anche un po' felice della notizia, ma non ha senso, perché dovrebbe?
"Che cazzo te ne frega?" Gli ringhio contro.
"Si può sapere perché mi tratti di merda?" Squilla visibilmente frastornato.
Capisco la sua confusione, questa mattina in clinica mi sono comportato con lui come se tutto andasse bene, gli ero perfino grato di essermi vicino. Ma ora, quasi privo di un motivo apparente, lo aggredisco e gli urlo addosso senza dargli nessuna spiegazione.
Sono bipolare, cazzo! È questo che fanno i bipolari!
Ma a dire il vero io ho i miei buoni motivi per comportarmi così e se solo a lui fregasse un minimo di me e si sforzasse di pensarci su invece di passare il tempo a sfondarsi di crack o scoparsi i suoi fornitori di alcolici russi... ci arriverebbe anche lui.
Mi si avvicina e posa una mano sulla mia spalla, quando le sue dita mi sfiorano la pelle non riesco a reprimere un brivido che mi si propaga per tutto il corpo. Stringo i denti, per impedire a Mickey di accorgersene.
Maledizione, non può farmi quest’effetto!
Devo chiudere questa storia una volta per tutte.
"Non ti senti bene?" Me lo chiede con il solito tono distaccato alla Mickey, eppure io penso di aver intercettato una certa incrinatura nella sua voce, come se cercasse di nascondere della preoccupazione.
"Fanculo!" Grido scacciandogli la mano.
"Fanculo tu, stronzo!" Risponde a tono lui.
"Fanculo!" Ripeto ancora in preda alla rabbia, non trovando niente di più arguto da dire.
"Fottiti!" 
"No grazie, l'ho già fatto." Un amaro sarcasmo prende il sopravvento, la mia vita e i miei geni mi hanno già fottuto.
"Ma che problemi hai?"
"Troppi!" Dico con la voce strozzata dal pianto e allargo le braccia.
"Ho troppi problemi! È questo il punto."
Mickey mi guarda con gli occhi sgranati e increduli. Vederlo così mi provoca una fitta al cuore, ma non mi faccio intenerire.
"Ho troppi problemi e tu non puoi farci niente, non puoi cambiarmi o sistemarmi perché non sono rotto, non dovete aggiustarmi, ok? Sono io!" Agito le braccia su e giù e mi avvicino sempre di più a lui finché la mia faccia non è a pochi centimetri dalla sua e mi sembra di vedere un leggero velo di lacrime in quei maledettissimi occhi blu che mi fottono il cervello anche solo a guardarli. Lui sbatte più volte le palpebre velocemente e fa di no con la testa prima di iniziare a parlare.
"Nessuno pensa che tu sia rotto, Ian! Non vogliamo ne sistemarti ne cambiarti. È solo una stupida malattia."
Tiro su con il naso e sbuffo una risata per il modo in cui Mickey ha minimizzato la situazione.
La fa facile lui!
"Si, forse è una delle malattie più stronze... ma basta ricalibrare le medicine ogni tanto e andrà tutto bene. Devi solo prendere delle cazzo di pillole tre volte al giorno, quanto mai può essere difficile?"
"Non comportarti come se ne sapessi qualcosa, cazzo!" Esclamo irritato.
"Cristo Ian, non fare il melodrammatico, dovresti prendere dei medicinali anche se avessi, che ne so, il diabete o la pressione alta... o se fossi un fottuto cardiopatico. Che cazzo di differenza fa?"
Mi blocco di colpo guardandolo sconvolto e stupito per ciò che ha appena detto.
"Che c'è? Ho fatto delle ricerche!" Le sue sopracciglia schizzano su per la fronte e percepisco un po' di irritazione da parte sua per essere stato sottovalutato.
"Pensavi che con il tuo computer guardassi solo porno tutto il tempo?" La sua bocca si apre in un timido sorriso e io non riesco a trattenermi dal farlo a mia volta finché entrambi non ci ritroviamo a ridacchiare sotto i baffi.
Ora l'atmosfera si è un po' alleggerita e io riprendo a parlargli più pacatamente.
"Ho smesso di prendere i farmaci... ecco perché ho dato di matto ultimamente."
"Cosa? Perché? Lo hai detto tu stesso che nelle tue condizioni è obbligatorio prendere le medicine, vuoi ricominciare a comportarti in modo folle facendo cose assurde? Vuoi finire in un fottuto manicomio?"
"Relax psycho! Va tutto bene, ho già ripreso la terapia."
Vorrei riuscire a dirgli quello che mi tormenta, come facevo sempre prima che tutto questo delirio ci travolgesse e ci allontanasse.
"È che fa male sapere che ho bisogno dei farmaci... anche solo per funzionare."
Mi manca potermi confidare con lui... mi manca il mio migliore amico.
"Fa davvero male." 
"Si, ma presto starai meglio, no?"
"Si, tra quarant'anni!" Sussurro con la voce tremula.
"Perché, Ian? Perché hai smesso di prendere le medicine? Cosa ti ha spinto a farlo?"
"Non 'cosa' ma 'chi'... l'ho fatto per te." Le parole vengono fuori piano, come un debole soffio, invece sembrano travolgere come un uragano Mickey che rimane muto a guardarmi, incredulo e confuso.
"No, non è vero... l'ho fatto per me stesso." Ritratto, ammettendo la verità.
È ingiusto e crudele da parte mia dare la colpa a lui per questo, farlo sentire colpevole e usarlo come scusa per poter continuare ad aggrapparmi a questa bugia.
"Ti ricordi quando ti ho detto che prendendo le pillole sento di non essere libero di provare quello che realmente vorrei?" Non mi aspetto che se lo ricordi davvero, comunque lui annuisce e inizia a torturarsi gli angoli della bocca con la lingua come fa sempre quando è nervoso.
"Continuando a prenderle potrei perdere quello che provo per te... e io non voglio! E lo so che è una cosa stupida visto che tu sei stato molto chiaro sul fatto di non voler stare con me ma..."
"Ian..." Fa un passo in avanti ma si ferma quando mi vede indietreggiare.
"Non ce l'ho con te, Mick. Ok, forse un po' si... ma non è colpa tua, io ti capisco... sono talmente incasinato... questa è la mia merda e devo affrontarla da solo."
"Ian!" Avanza ancora di qualche passo e questa volta io rimango fermo, completamente immerso nel mio monologo.
"In verità sarebbe un bene per me se smettessi di provare quello che provo per te. Dovrei sperare che si tratti solo di una psicosi passeggera e che le medicine spazzino via tutto il più in fretta possibile..."
Deglutisco a vuoto e senza rendermene conto la mia mente disattiva i filtri che impediscono a molte cazzate che mi frullano in testa di venire fuori.
"In effetti ora che ho ricominciato a prenderle già mi piaci di meno, anzi, sai cosa? Non mi piaci più." Pur di evitare di guardarlo negli occhi lancio occhiate disordinate in giro per la stanza e punzecchio nervosamente con il piede dei vestiti sporchi accatastati sul pavimento.
"Quindi... sarebbe meglio che tu te ne vada." Gli faccio 'sciò' agitando la mano ma con la coda dell'occhio lo vedo avvicinarsi piano nella mia direzione.
"No." Ruggisce Mickey e si avventa su di me afferrandomi per i bicipiti, mi spinge indietro bruscamente fino a farmi scontrare la schiena duramente contro il muro e a me improvvisamente manca il fiato.
"Per favore Mickey, tornatene a casa." Solo ora realizzo di star piangendo. 
"Non posso." Si spinge più vicino a me e siamo a pochi centimetri di distanza. 
"Vattene, cazzo!" Un lamento quasi di supplica.
"Ian." Parla piano, la voce bassa, dura e rozza. Mi posa una mano sulla guancia e cattura velocemente una lacrima con il pollice facendolo sembrare un gesto casuale, perché lui sa bene quanto odio apparire debole.
Gli ripeto ancora una volta di andarsene ma nello stesso momento premo la fronte sulla sua, lui solleva l'altra mano e mi afferra completamente il viso prima di posare lentamente le sue morbide labbra sulle mie per baciarmi dolcemente.
"Perché lo stai facendo? Hai detto che non vuoi stare con me." Controvoglia interrompo il contatto perché l'urgenza di avere un chiarimento è troppo forte.
"Ho mentito. Porca troia, ero spaventato a morte! Ho avuto paura!"
"Ora non ne hai più?"
Il corpo di Mickey è ancora premuto sul mio e sento il suo cuore accelerare i battiti mentre inchioda i suoi occhi nei miei.
"Sono fottutamente terrorizzato, molto più di prima!"
"E allora perché sei ancora qui?"
"Vuoi davvero che te lo dica chiaramente?" Bisbiglia contro la mia guancia bagnata.
"Hai davvero bisogno di sentirmi dire che sono fottutamente innamorato di te?"
Tiro indietro la testa di scatto per la sorpresa e finisco per sbatterla fragorosamente contro il muro al quale sono inchiodato. Mickey ride, la mia espressione scioccata sembra divertirlo e con un gran sorriso continua a mettere a dura prova il mio cuore già pericolosamente troppo vicino al limite.
"Che sono stato innamorato di te dal primo momento, che vivere con te senza poterti avere e vederti invece con mia sorella è stata una tortura per me, Ian, è questo che vuoi sentire?"
Si cazzo!
Neanche nei mie sogni più floridi avrei immaginato che potesse accadere una cosa del genere, né tanto meno sperare in qualcosa di meglio. 
Il duro e burbero Mickey Milkovich capace di una dichiarazione così dolce... immagino gli sia costato un bel po' di fatica dire qualcosa di tanto sdolcinato, ma ha mantenuto comunque la sua aria virile e terribilmente sexy. Mickey indietreggia di un passo interrompendo il contatto e allontanandosi da me di pochi centimetri.
"Non è la tua malattia a spaventarmi ma il fatto di non essere in grado di prendermi cura di te come meriti, perché sono un fottuto casino anche io e temo di incasinarti ancora di più. Ecco perché ti ho respinto, non perché non provo nulla per te." Sul suo volto ha lo sguardo di chi è tormentato dal senso di colpa. Il respiro pesante di entrambi riempie il silenzio, poi lui deglutisce faticosamente a vuoto e continua...
"Ian io... io ti-"
Sopraffatto dalle emozioni gli afferro il mento tra il pollice e l'indice e lui smette di parlare. Fisso per qualche secondo i suoi occhi che non mi sono sembrati mai più belli di così. Premo leggermente il pollice per separare nuovamente le sue labbra e quando mi ci tuffo con veemenza lo sento sciogliersi al tocco delle nostre lingue che si intrecciano. Mickey mi schiaccia di più contro il muro e le mie mani scivolano giù, arrivando dritte alla sua cintura.
"Ti voglio." Bisbiglio nell'unico secondo in cui ci separiamo per respirare. Rimanendogli ancora attaccato lo spingo verso il centro della stanza puntando a raggiungere il letto.
"Aspetta, Ian..." Ansima Mickey, anche se non mi ferma quando scivolo oltre i pantaloni per toccarlo.
"Possiamo essere silenziosi." Lo tranquillizzo catturando di nuovo le sue labbra e nella foga andiamo a sbattere contro la cassettiera posta vicino al mio letto, mancando di poco l'obiettivo.
"Ian... asp... cazzo Ian, fermati!" Ansima contro la mia bocca finché non riesce ad allontanarmi ritrovandosi i miei occhi estremamente confusi a guardarlo.
"Perché non vuoi farlo?"
"Cristo Ian, non è che non voglio farlo..." Si allaccia la cintura mentre riprende fiato.
"È solo che... non voglio più farlo in quel modo."
"In quale modo? Intendi dire violento? Guarda che io-"
"No, non era questo che intendevo!"
"E cosa allora? Possiamo farlo come vuoi tu."
"Io voglio che... questa volta... ecco, io..." Balbetta visibilmente agitato.
"Voglio che tu sia sicuro di volerlo davvero! Cioè... davvero, davvero sicuro! E non per... lo sai..." Gesticola tutto impacciato.
"Ma io lo voglio, Mick! Ne sono davvero, davvero sicuro!" Anche se sono serio non riesco a non sorridere pensando a quanto appaia tenero Mickey in questo momento.
"Se ne sei tanto sicuro... allora provamelo!"
C'è qualcosa per cui posso dire di essere davvero sicuro?
Certo, ora non c'è nient'altro al mondo che vorrei se non stringerlo e sentirlo mio, ma non posso nascondere di avere ancora paura che tutto possa scomparire da un momento all'altro.
"Come?"
"Aspettiamo che i farmaci si siano ricalibrati e che tutto sia tornato alla normalità prima di scopare di nuovo." 
La normalità... cosa vuol dire per uno come me? 
Non so bene quando e come potrò ritenere questi sentimenti 'reali' e considerarli definitivamente fuori pericolo. Ma sono disposto ad aspettare e concedere a Mickey tutto il tempo e le prove di cui a bisogno, glielo devo dopo quello che mi ha detto.
Lo abbraccio e nascondo il viso nell'incavo del suo collo, poi rispondo.
"Potresti dover aspettare quarant'anni."
"Affronteremo questa merda insieme." Mi stringe forte e mi accarezza la testa.
"Andrà tutto bene, Ian. Te lo prometto."
"Spero che tu non sia il tipo di persona che fa promesse che non può mantenere." 
Riconoscendo la sua citazione sorride prima ti tornare a parlare.
"Ora torna a letto, riposa un po'. Io devo passare al bar." Mi dice dolcemente accarezzandomi la guancia.
Mi stendo sul letto schiacciandomi il più possibile contro il muro, poi sorridendo gli faccio segno di stendersi accanto a me battendo con la mano nel poco spazio vuoto che ho lasciato a posta per lui.
"Ian, ti ho appena detto che non lo faremo fino a quando non starai meglio!" 
"Voglio solo dormire abbracciato a te, Mickey, per favore." Sfoggio il mio sguardo da cucciolo e lui arrossisce un po' imbarazzato.
"Ti prometto che non farò nulla... per te va bene?"
"Ian, devo andare a lavoro."
"Ok, solo... rimani finché non mi addormento."
Mickey esita qualche istante poi sospira e finalmente si lascia convincere, si avvicina al letto e scivola accanto a me mentre io furtivamente infilo una mano sotto di lui e gli palpeggio il sedere.
"Oh! Ian!" Protesta contrariato.
"Scusa, non ho saputo resistere! Non lo faccio più."
Cerca di mantenere un'espressione imbronciata ma non riesce a trattenere un sorriso quando io scoppio a ridere mentre mi accoccolo tra le sue braccia e gli premo la faccia sul petto. Il lieve aroma del tabacco della sua pelle che sfrega contro la mia guancia, il contatto dei nostri corpi attraverso i vestiti e il battito accelerato del mio cuore sono diventati per me la peggiore delle torture... non credo di potergli resistere a lungo.
"Grazie, Mick." Sussurro stringendolo di più.
"Non devi ringraziarmi." Anche lui fa lo stesso dopo avermi posato un bacio sulla testa.
"Hey Ian." Lo sento dire d'un tratto.
"Ti ricordi quando ti ho detto che non era normale voler stare a letto con qualcuno solo per baciarsi e dormire abbracciati invece di scopare?"
Annuisco sfregando il naso sul suo petto.
"Mi sbagliavo, non è così male."
"E tu ti ricordi quando dicevo che è normale non voler fare sesso tutti i giorni?" Alzo la testa e lo vedo annuire a sua volta, già sorridente.
"Mi sbagliavo di grosso, era perché il sesso non era stato mai così grandioso prima di te. Ora sono convinto che non riuscirei a reggere una settimana di astinenza." 
Scoppia in una risata fragorosa e io riesco a percepire li suo compiacimento per il mio velato elogio alle sue 'doti da amante'.
"Non vedo l'ora di poterlo fare ogni giorno."
"Ogni giorno? Non siamo dei fottuti conigli, Gallagher!" Mi canzona richiamando ciò che gli dissi quel giorno alla partita.
"Mi sbagliavo anche su questo! Siamo peggio dei dannati conigli!"
Se qualche giorno fa qualcuno mi avesse detto che l'abbraccio di un altro uomo sarebbe diventato il mio posto preferito al mondo non ci avrei mai potuto credere.
Chi poteva immaginare che sarebbe stato Mickey Milkovich a rendermi felice?!
All'improvviso realizzo che, con tutti i casini che mi hanno tenuto impegnato fino ad ora, non ho mai realmente pensato al fatto che sto per imbarcamenarmi in una relazione gay... cazzo, sto con un ragazzo! 
E non uno qualsiasi... sono il ragazzo di Mickey fottuto Milkovich!
Lo sono davvero?
N lo so... ne dovremmo parlare!
Non ho idea di cosa comporti tutto ciò ma mi vengono i brividi solo a pensarci!
Dovrò dirlo alla mia famiglia, agli amici, a lavoro, a tutti... beh, almeno la dottoressa Beard non ne sarà sorpresa.
Non so quale sia la prassi da seguire in questi casi, probabilmente non ne esiste una. Di sicuro dirò a Mickey di voler organizzare un coming out party per fare un annuncio ufficiale... così, solo per prenderlo in giro e farmi due risate vedendo che faccia fa!
"Mickey... sarebbe tutto più semplice se tu fossi una donna."
"Vedi, Ian... se io non fossi un uomo tu non mi vorresti." Mi risponde senza scomporsi minimamente.
"Perché dici questo?"
"Tu stavi con Mandy... che è la mia esatta versione al femminile, eppure... eccoci qui! Credo che sia proprio il cazzo a fare la differenza." Il tono estremamente calmo.
"Dannazione!" Un grugno divertito appare sulle mie labbra.
"Già." Mickey gongola compiaciuto del suo ragionamento impeccabile.
"E allora... mi sa che sono proprio frocio." Gli premo la fronte sul petto nascondendo il viso tra i suoi pettorali e scuoto la testa, poi lo guardo e noto la sua espressione seria.
"È un problema per te?" Gli occhi fissi su un punto imprecisato davanti a lui.
Essere una coppia gay nel South Side non è per niente facile, in questo quartiere preferire i cazzi può costarti la vita, ma la cosa non mi spaventa.
Fino ad oggi Mick se l'è cavata bene, sa badare a se stesso... e anche io! 
"Non finché rimani con me." Afferrandolo da dietro il collo lo costringo a guardarmi mentre gli parlo e poi lo attiro verso di me per un casto bacio.
"Puoi stare tranquillo, non vado da nessuna parte." Dice visibilmente rincuorato.
In qualsiasi postaccio finiremo da ora in poi, finché staremo insieme andrà bene.
Con la testa adagiata sul petto, cullato dal dondolio regolare del suo respiro sono praticamente ad un passo dal precipitare nel mondo dei sogni ma vengo riportato indietro dalla voce di Mickey, stranamente incerta ed esitante.
"Ian... quella donna... l'infermiera... ha parlato di una certa lista..."
Ah già, me ne ero scordato!
Per quanto non sopporti l'idea di avere 'una lista' non ha senso ormai tenergliela nascosta... non intendo nascondergli più nulla.
"Mi hanno sollecitato a fare un elenco delle persone da chiamare se mi venisse in mente di farmi del male."
"Tipo un elenco anti suicidio?" Scatta lui allarmato.
"I farmaci dovrebbero funzionare, perché serve questa lista?"
Sento l'agitazione nella sua voce ma mi rifiuto di guardarlo, visto che al momento non saprei come rassicurarlo, così mi limito a fare spallucce e lascio che il silenzio dilaghi.
"Tu hai me!"
A sentire quelle parole la mia testa schizza in alto e i miei occhi trovano i suoi già su di me a fissarmi. Ci guardiamo finché il verde e il blu si fondono insieme.
"Voglio essere il primo nome di quella fottuta lista, capito?"
"Mh mh." Annuisco tornado subito a fare le fusa contro il suo petto.

Ho pregato Mickey di restare finché non mi fossi addormentato e per questo ho lottato con tutte le mie forze per rimanere sveglio in modo da poter godere il più allungo possibile di quel momento, alla fine però ho perso la mia battaglia contro Morfeo e ho dovuto soccombere e arrendermi alla sconfitta. Ora qualcosa ha interrotto il mio sonno ma il risveglio si è rivelato essere estremamente piacevole. Mi ritrovo Mickey accoccolato con la sua schiena contro il petto e il mio braccio che gli circonda le spalle mentre lo stringo saldamente per il polso con una mano.
Si, sono il cucchiaio grande! Ed è la sensazione più bella del mondo!
Non c'è niente di meglio dello svegliarsi con il naso tra i suoi capelli scuri e sentire il suo odore.
È circa mezzanotte ed entrambi i miei fratellini dormono nei loro letti, questo vuol dire che ci hanno visti insieme e per di più abbracciarti... quindi senza dubbio domani mi toccherà dare qualche spiegazione.
Mi torna in mente che Mickey aveva detto di non poter restare, così, pensando che probabilmente sia crollato per la stanchezza, a malincuore lo sveglio... anche se ormai è troppo tardi per andare a lavoro. Fortunatamente Kev è un tipo comprensivo.
"Hey..." Lascio la presa sul suo polso e faccio scorrere la mano lungo tutto il braccio risalendo fino al collo e poi alla guancia che accarezzo piano finché non si sveglia.
"Ma tu non dovevi lavorare?" 
"Ho chiamato Kevin, gli ho detto che non sto bene. Ed è la verità."
"Cos'hai? Non ti senti bene?" Mi sollevo con un balzo su un gomito per poterlo guardare in faccia con uno sguardo forse troppo apprensivo.
"Beh... mi sono rifiutato di scopare con un ragazzo tremendamente sexy e ora siamo nel suo letto a farci le coccole come due ragazzine adolescenti... direi che decisamente non sto bene." Il suo sorrisetto sarcastico spazza via all'istante la mia preoccupazione e torno giù con un tonfo. Poi mi risollevo ancora sul gomito e rimango a guardarlo con un'espressione soddisfatta stampata sul viso. Lui mi dà le spalle e ha gli occhi chiusi ma sembra quasi sapere della mia stupida faccia compiaciuta.
"Che cazzo hai da guardare?" Chiede senza neanche sbirciare.
"Hai detto che sono tremendamente sexy?"
"Non lo so... l'ho detto?" Finge indifferenza, ostinatamente con gli occhi serrati.
"Si, l'hai detto. Non puoi rimangiartelo."
"L'ho detto." Le sue labbra tremano nel tentativo di reprimere un sorriso.
"Più di Van Damme?" Mi azzardo a chiedere, forse con troppa audacia.
"Non mettere in mezzo Jan Clode!" Scatta con la testa all'indietro e finalmente mi guarda. Deciso a lottare per reclamare la mia proprietà su Mickey ed impormi su quel maledetto Jan Clode, mi tuffo su di lui e inizio a baciargli il collo e le spalle mentre premo sensualmente il bacino contro il suo sedere e lascio le mie mani libere di vagare sul suo corpo. Lui si dimena e arranca disperato finché non è costretto a cedere.
"Ok ok, si! Sei fottutamente più sexy di Van Damme!" 
"Ci puoi scommettere il culo che lo sono!" Esclamo trionfante.
Torno ad abbracciarlo e lui si mette comodo, pronto a riprendere sonno.
"Hai preso le medicine?" Sussurra dopo qualche minuto di silenzio.
"Si."
"Bene, vedi di riprenderti il prima possibile palle di fuoco."
Di una cosa sono sicuro... anche con tutto l'impegno possibile Mickey non resisterebbe per quarant'anni senza scopare... e porca troia, nemmeno io!



   
 
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