Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pierjc    02/05/2019    1 recensioni
La storia dell'ultima stagione della serie tv del Trono di Spade, raccontata in modo differente, con avvenimenti ed epilogo completamente diversi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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I piani di guerra erano stati studiati a lungo per tutta la giornata. Nulla poteva essere lasciato al caso. Ogni uomo perso avrebbe significato un soldato in più per il nemico. L’esercito su cui Grande Inverno poteva contare non era quello che ci si potesse aspettare per combattere il più grande dei nemici, ma era tutto quello che erano riusciti ad ottenere. Daenerys aveva contribuito con oltre la metà delle truppe, con Immacolati e Dothraki, per non parlare dei due draghi. Il Nord aveva appena finito di combattere una guerra, quindi i suoi uomini erano pochi, ma determinati. Dal Sud, la regina Cersei aveva promesso qualcosa che non aveva mantenuto. Tyrion era stato ingannato e sua sorella non aveva inviato nessun soldato per rafforzare la loro linea di difesa. Questo perché a lei interessava solo difendere il suo trono, incurante della morte che stava per abbattersi su di loro. Infine erano stati costretti a combattere anche gli anziani, i contadini, i ragazzi giovani, tutti coloro che non avevano mai brandito una spada. L’addestramento era stato sommario e a stento sapevano rimanere in formazione. Ma essi sarebbero stati impiegati solo in caso estremo, quando e se i non morti avrebbero preso il sopravvento.

Intorno alle mura del castello erano state scavate delle fosse e riempite di pece, per incendiarle e tentare di bloccare per qualche tempo il nemico. Inoltre erano stati piantati una serie di pali appuntiti nel terreno, la cui punta era stata cosparsa di vetro di drago, così come tutte le mura e ogni singola arma. Dietro i merletti del castello si trovavano pentole di pece da riscaldare e gettare sul nemico per poi incendiarlo, massi di pietre da azionare per schiacciare quanti più non morti possibile.
Ma era la tattica di guerra che aveva preso il sopravvento nelle menti di tutti. Come avrebbero fatto a contenere il nemico e a distruggerlo? I Dothraki, che rappresentavano la cavalleria e la parte di esercito più dinamica, nonché quella meno diligente, sarebbe stata disposta sul fianco destro e la loro carica avrebbe investito i non morti come un mare in tempesta. Gli Immacolati, che non avrebbero indietreggiato per nulla al mondo, sarebbero stati  disposti di fronte all’ingresso del castello. Il fianco sinistro sarebbe stato coperto dai due draghi cavalcati da Daenerys e da Jon.

Tutti coloro che non erano in grado di combattere, inclusi Sansa, Tyrion, Varys e Gilly, si erano diretti a sud con una carovana. Sarebbe stato inutile rimanere a Grande Inverno e, se tutto fosse girato per il verso giusto, sarebbero riusciti ad arrivare ad Approdo del Re poco prima del Re della Notte. Se invece, la guerra sarebbe stata vinta, sarebbe bastato uno dei draghi di Daenerys per avvertirli del lieto evento.

Bran si trovava nel giardino di Grande Inverno, sotto l’Albero Diga. Aveva preso il controllo di alcuni corvi in volo e aveva visto il triste destino di tutti coloro che si trovavano a Ultimo Focolare. E aveva visto che il Re della Notte si stava già muovendo insieme alla sua armata di non morti.
«Stanno arrivando. È ora di preparare l’esercito» aveva detto a Theon, che si trovava con lui.
«Cosa? Adesso?» aveva risposto il Greyjoy, che stava pensando a sua sorella Yara.
«Sì. Ogni minuto che perdiamo potrebbe cambiare le sorti di questa battaglia» disse Bran quasi con tono di rimprovero.
Così Theon corse dagli altri e li avvertì. Nel castello tutto cominciò a muoversi all’unisono. Tutti sapevano cosa fare e dove andare. I trabucchi di guerra erano pronti a far fuoco non appena sarebbero apparsi i nemici in lontananza. Jon e Daenerys salirono sui loro draghi e si diressero sul fianco sinistro. Jorah e i suoi Dothraki su quello destro. Brienne, Jaime, Verme Grigio e gli Immacolati si disposero di fronte all’ingresso, coprendo per intero le mura del castello. Il Mastino si trovava nel castello e avrebbe guidato l’ultima speranza di difesa. Arya, che si era fatta costruire una nuova arma da Gendry, si aggirava silenziosa per il castello, pronta a colpire al momento giusto. Sam era sulle mura con gli arcieri e aveva cominciato a tremare, senza però lasciar trasparire nulla.

Poi, il silenzio.

Tutti avevano ridotto al minimo il respiro, perché anche il minimo rumore sarebbe stato fondamentale per capire se il nemico stava arrivando. Perché la notte era calata ed era più scura del solito. La più scura che gli uomini avessero mai visto. Le nuvole coprivano il cielo ed era pressoché impossibile scorgere la luna.
L’attesa divenne sfiancante. Non tutti riuscirono a mantenere la concentrazione per tutto il tempo. Era impossibile mantenere contratti tutti i muscoli, pronti all’azione in qualsiasi momento.

Una leggera brezza aveva cominciato a soffiare su Grande Inverno. I fuochi che illuminavano il campo di battaglia avevano cominciato ad affievolirsi. Poi arrivarono dei fiocchi di neve. Uno dopo l’altro. E divennero sempre di più. E così anche il vento prese a tirare sempre più forte. Gli uomini avevano capito e sguainarono le armi. Jon e Daenerys si alzarono in volo con i loro draghi. I trabucchi erano pronti a scoccare delle enormi rocce di vetro di drago infuocate.

In seguito arrivò una terribile tempesta di neve e tutto calò nelle tenebre. I fuochi si spensero e il rumore di passi confuso dei non morti prese il sopravvento.

La battaglia era iniziata.

I trabucchi scagliarono le pietre infuocate fin dove l’occhio non poteva arrivare. La visuale era ridotta a pochi metri data la confusione che la bufera aveva provocato. Gli immacolati avanzarono leggermente e puntarono le lance di fronte a loro, pronti all’impatto col nemico. I Dothraki cominciarono la cavalcata verso il centro nel campo di battaglia. Gli arcieri dalle mura non riuscivano a vedere nulla e non sapevano quando dover entrare in azione. Drogon cominciò a fare fuoco sul campo, illuminando quello che poteva e iniziando a bruciare qualche nemico. Lo stesso avvenne per Rhaegal.

Theon e i suoi uomini di ferro, posti a difesa di Bran nel giardino di Grande Inverno, avevano impugnato i loro archi, pronti a colpire.

I non morti, che erano quasi giunti nei pressi degli Immacolati, vennero investiti dall’orda Dothraki, che iniziò a spaccare crani e a fracassare ossa. Jaime urlò agli arcieri di cominciare a scoccare frecce, così Sam diede l’ordine e iniziò una pioggia di frecce infuocate. La visuale divenne a tratti migliore, per i soldati. I Dotraki per qualche minuto sembrarono riuscire a tenere testa ai non morti, fin quando non vennero investiti tutti da una valanga di fuoco blu.

Il Re della Notte era arrivato.

Tutto l’esercito Dothraki era letteralmente in fiamme. Così, da quel mare incendiato, vennero fuori i non morti che attaccarono gli Immacolati.
Jon e Daenerys che avevano assistito a tutta la scena videro il Re della Notte volare tra le nuvole e sparire. Lo inseguirono e sparirono anch’essi. Volarono fin su, superando la tempesta e sbucando sopra le nuvole. Videro Viserion e il Re della Notte fare un sorriso di sfida, per poi sparire nuovamente. Quello che seguì fu come una danza. Drogon e Rhaegal ebbero un attimo di esitazione ad attaccare quello che era un loro fratello, ma quando questi li graffiò, essi cambiarono idea. Jon riusciva a tenersi a fatica sul suo drago, mentre Daenerys si manteneva salda. Fu un susseguirsi di morsi, graffi e soffi incendiari.

Nel combattimento a terra, i non morti stavano surclassando gli Immacolati, spuntavano dappertutto. Come era stato per Ultimo Focolare, anche stavolta si stava trasformando in un inferno travestito di bianco. Era giunto il momento. Jaime gridò a Brienne che avrebbero dovuto dar fuoco ai fossati, così ordinarono agli arcieri di farlo. In pochi istanti tutto si illuminò, con il fuoco che cominciò a prendere il sopravvento. Gli Immacolati indietreggiarono ulteriormente, riparandosi dietro i pali di legno appuntiti. I non morti non sembravano soffrire il fuoco, infatti lo superarono agevolmente, diventando forse ancora più pericolosi proprio perché i loro corpi cominciarono ad essere avvolti dalle fiamme. Ma questo piccolo vantaggio aveva una durata residua, perché il fuoco consumava quei cadaveri facendoli collassare a terra dopo qualche minuto.

Sulle mura, Sam ordinò alle retrovie di prepararsi a combattere, mentre cominciò a scaldare i pentoloni di pece da gettare sul nemico per incendiarlo.
Arya si muoveva come un gatto tra i tetti del castello e osservava dall’alto tutta la battaglia. Aveva il presentimento che le cose potessero solo peggiorare.

«Probabilmente ora saranno già tutti morti» commentò mestamente Varys.
La carovana, che aveva lasciato Grande Inverno da poche ore, si muoveva lentamente, perché era notte e perché non tutti avevano avuto la possibilità di avere una carrozza o un cavallo.
«Non hai uno dei tuoi uccelletti che può farcelo sapere?» rispose ironicamente Tyrion.
«Potrei inviare te, d’altronde hai la perfetta stazza per essere un uccelletto» rimbeccò il ragno tessitore.
«Smettetela, sembrate due mocciosi» intervenne Sansa. «A Grande Inverno c’è il più grande esercito che Westeros abbia mai visto. Compresi i due draghi di Daenerys. A me preoccupa sia la vittoria che la sconfitta. Credete che la regina dei draghi non intenda bruciare tutti pur di ottenere il trono?».
«Quello che mi piace di te, Sansa, è che riesci sempre a guardare oltre, a porti problemi che non sono ancora insorti, mentre non hai ancora finito di risolvere quello attuale» disse Tyrion.
«Nella peggiore delle ipotesi, saremo comunque tutti morti» continuò Varys.
«Non sottovaluto il pericolo dei non morti, ne sono spaventata quanto voi. Ma non metterei in secondo piano nemmeno la sete di potere di Daenerys» affermò Sansa.
«Non ho detto che il guardare su più fronti sia un difetto. Semplicemente, non ti troverai impreparata quando e se dovesse presentarsi quell’eventualità» convenne il folletto.
«Dimenticate un particolare» puntualizzò l’eunuco. «Ci stiamo dirigendo a Sud, verso Approdo del Re. Con la speranza che un drago venga a fermarci in tempo per dirci che la guerra è finita. Ma se ciò non dovesse accadere, ci ritroveremo alle porte della capitale. Da una regina che ha più di un motivo per uccidere ognuno di noi. Ma io spero nella clemenza di Cersei. Potrebbe mostrare la sua compassione non aprendoci i cancelli del castello e lasciarci fuori alla mercé dei non morti, quando arriveranno».
«Ho bisogno di vino» constatò Tyrion.
   
 
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