Vampiro
Mi hanno detto che sono diventata un vampiro; che frase sciocca e senza
senso. Riderei, se non fosse per il fatto che è la verità. Ho diciassette anni
e la mia vita si è fermata, nel vero senso della parola. E’ deprimente sapere
che non compirò mai diciotto anni e che dovrò ripetere il liceo fino alla fine
della mia vita. Che poi, c’è una fine?
Mi hanno detto che sono immortale. Vuol dire che se ora decidessi di
lasciarmi cadere dallo scoglio su cui mi trovo, rimarrei immune alle rocce
appuntite o alle onde del mare che con foga mi attirerebbero sul fondo
sabbioso?
La mia pelle morbida e abbronzata è sparita. Puf,
e ha lasciato il posto ad uno strato di pelle pallida e dura come la pietra.
Sarà per questo motivo che sento il corpo più pesante?
Vampiro. Suona così irreale che ancora stento a crederci.
Mi hanno detto che non posso bere ne mangiare. Ma allora di cosa vivrò?
Dei ragazzini si avvicinano alla spiaggia trasportando grandi tavole che
penso servano per fare surf. Sento un improvviso vuoto nello stomaco e la testa
inizia a girarmi pericolosamente. Ho una strana voglia di… attaccarli?
Istintivamente mi porto la mano sulla bocca e premo più che posso sulle mie
labbra. Mi sento nauseata. A quel punto la risposta alla mia domanda arriva
scaraventandosi violentemente addosso a me. Mi sento un mostro. Sono un mostro.
Mi sento ormai estranea a questo mondo.
Mi alzo in piedi, ansimando. Il vento mi scompiglia i capelli.
I ragazzi sembrano essersi accorti della mia presenza.
<< Ciao! >> mi dice uno di loro timidamente, avventando
qualche passo verso lo scoglio.
<< Non avvicinatevi! >>, urlo in risposta. Subito me ne
pento, perché il senso di nausea peggiora e sento un altro vuoto nello stomaco.
<< Ti senti male? >>, tenta un altro ragazzo, più grosso del
primo.
<< Non avvicinatevi, ho detto! Sono un mostro, potrei farvi del
male! >>, rispondo aumentando il mio tono di un ottava.
Noto lo scambio dei loro sguardi e sono quasi certa che pensino di stare
trattando con una pazza.
Un’altra fitta allo stomaco e di nuovo quella strana voglia di assalire
qualcuno.
Senza neanche accorgermene, mi volto verso il mare e muovo qualche passo
verso la punta dello scoglio. I ragazzi capiscono il mio intento e cercano di
avvicinarmi, ma io sono più veloce.
Loro non sono nessuno. Contro di me non possono nulla. Un istante ed
eccomi librare nell’aria. L’adrenalina mi percorre il corpo. Non ho paura. Mi
chiedo se l’acqua sarà abbastanza fredda per scalfire anche la mia pelle
gelida.
Un istante, ed eccomi immersa completamente. L’acqua inizia a riempirmi
i polmoni e la gola inizia a bruciare. La corrente continua a tirarmi verso il
fondo. Non protesto e mi lascio andare, allargando di qualche centimetro le
braccia. Pian piano diventa tutto nero e il rumore delle onde che si stagliano
sugli scogli si riduce ad un suono sommesso simile al ronzio delle mosche.
Regna una tranquillità irreale. Ogni piccolo rumore è come una ninna nanna. Qui
non posso far del male a nessuno. Qui posso controllare la mia dannata sete.
Qui posso sperare che sia soltanto un brutto incubo e che presto mi sveglierò.
Ho deciso, se proprio non posso morire, resterò per il resto della mia
vita qua sotto, lasciandomi cullare dal dolce dondolio delle onde, in attesa
che anche la mia fine sopraggiunga.
Note Dell’Autrice:
Se siete
arrivati a leggere qua, molto probabilmente è perché avete appena finito di
leggere la mia One Shot.
Per questo, vi voglio ringraziare. Vi chiedo, prima che ve ne andiate, di
lasciare una piccola recensione. Lo so, magari non ne avete voglia e siete
impazienti di andare a leggere un altro racconto, ma vi chiedo cinque secondi
per scrivere mezza riga di commento. Mi
serve anche per crescere artisticamente. Grazie
a tutti quelli che lo faranno. Ylenia.