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Autore: MysteriousSx    04/05/2019    0 recensioni
Tutti ci innamoriamo, almeno una volta nella vita. Ma può succedere di innamorarsi due volte della stessa persona?
James Sirius Potter, durante l’ultima partita di Quidditch del suo sesto anno a Hogwarts, perde la memoria. Un’amnesia di tipo retrogrado transitoria. Non ricorda più come si chiama, che cosa gli sia successo, la sua famiglia, ma soprattutto… non si ricorda di lui. Del grande amore della sua vita.
Ma come ha fatto a perdere la memoria? È semplicemente caduto? O forse qualcos'altro?
James dovrà mettercela tutta per ricomporre il puzzle. Ve la sentite di affrontare questo viaggio insieme a lui?
Estratto dal capitolo 7:
“Ma cosa sai? Credi di sapere quello che provo? Io ho un vuoto nel cervello che ogni tanto si riempie con mille pensieri diversi. Mi piomba tutto addosso in una manciata di secondi e non ho il tempo di metabolizzare che sono i ricordi che ho perso. Mi devo fidare di cosa mi dicono gli altri finché non me ne ricordo veramente. E pensavo di potermi fidare di te! Che tu mi avresti aiutato, che mi saresti stato vicino perché pensavo che mi amassi! Ma a te è andata bene che io perdessi la memoria, vero? [...]"
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Harry/Ginny, James Sirius/ Teddy, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Hogwarts

 
"Hai paura?"
"Ovvio che no..." mentì, accarezzando con le dita il braccio dell'altro "mi manchi così tanto..."
"Anche tu... Ma sai che farò il possibile per tornare di nuovo..."

 
James strizzò gli occhi prima di aprirli definitivamente. Si strofinò il destro con il polso e cercò di mettersi seduto sul letto. La testa gli doleva ancora tanto, ma molto di meno rispetto al giorno precedente.
Si guardò attorno. Quella stanza era così deprimente, con tutto quel bianco. Ci voleva una nota di colore, chissà forse... il blu. Sì, il blu. D'altronde era un colore che trasmetteva la calma e la tranquillità, ed era ciò che serviva adesso al ragazzo. Un po' di tranquillità, perché aveva i pensieri che non smettevano di rimbombargli in testa. E aveva paura: di chi poteva fidarsi, di chi no? E se qualcuno non gli avesse detto la verità, lui come avrebbe fatto a capirlo?
Un'infermiera entrò, portandogli un vassoio con del cibo sopra. James la ringraziò e questa uscì dopo aver poggiato il vassoio sul comodino vicino al letto.
Il cibo aveva un aspetto disgustoso, ma erano giorni che non mangiava. Il suo stomaco, come risvegliatosi in quel momento, cominciò a borbottare. James si rassegnò: prese la ciotola con il porridge e ne prese una cucchiaiata.
Mentre mangiava, continuava a ripetersi il suo nome in testa.
James, James, James, James.
Sperava che in quel modo qualcosa gli ritornasse in mente. E in effetti fu così.
 
"Potter!"
Lui si voltò: “Professoressa?”
"Volevo solo augurarti buona fortuna per la partita."
"La ringrazio per non avermi tagliato fuori dalla squadra dopo quello che è successo..."
"Avevi le tue ragioni... Sei un buon giocatore, James, sono sicura che renderai orgogliosi tutti i Grifondoro, domani!"
"Non aveva detto che lei non era di parte?"
"Sì, ma il fatto che farò il tifo per voi non mi porterà via la cattedra di preside a Hogwarts!"
 
Hogwarts. Grifondoro.
 
Una serie di ricordi investì in pieno il cervello di James. Hogwarts, Grifondoro. Sì, ora ricordava: lui studiava a Hogwarts, era al suo sesto anno ed era un Grifondoro. Ma la cosa più importante era che fosse un mago. Ricordava qualche lezione di Difesa contro le Arti Oscure, le foto e i quadri che si muovevano nel castello, le scale che cambiavano costantemente direzione e che in questo modo gli avevano fatto scoprire molti nascondigli segreti.
Improvvisamente, gli balenò in testa l'immagine della sua bacchetta. Poggiò la ciotola di nuovo sul vassoio e provò a cercarla tra le coperte, poi nel cassetto del comodino... ma non c'era. Vide un armadio di fronte a sé. Gli costò uno sforzo immane, alzarsi, però ci riuscì e aggrappandosi al tubo di metallo che reggeva la flebo che aveva attaccata al braccio, si avviò verso l'armadio. Lo aprì e scoprì che era vuoto, fatta eccezione per uno specchio. Ne approfittò un attimo per guardarsi, perché non ricordava come fosse fatto fisicamente: aveva i capelli lisci, corti e leggermente tendenti al rosso molto spettinati e gli occhi di un colore a metà tra il grigio e l'azzurro. Si rese conto solo guardandosi del fatto che indossasse una camicia da notte d'ospedale. Non era né grasso né magro, era una via di mezzo ma certamente si vedeva che erano giorni che non mangiava. Mise una mano sullo specchio.
"Tu sei James! James... Potter? Sì, James Potter !" disse al suo riflesso. Si sorrise, contento di avere finalmente un pezzo del puzzle. Almeno sapeva chi fosse e che cosa faceva. C'era una sedia vicino all'armadio e sopra questa c'era un borsone blu. James alzò un sopracciglio e andò ad aprirlo. Frugando dentro vide molti vestiti, certamente suoi, ma c'era anche un bigliettino. James lo lesse; era scritto con un pennarello blu.
 
"Sono qui, sono sempre qui con te. Ti amo!"
 
James lesse due volte. Era fidanzato? A quanto sembrava, sì... O forse era solo uno scherzo? Chi l'aveva scritto?... forse i suoi genitori lo sapevano...
Neanche a farlo apposta, entrarono in quel momento.
"James, tesoro perché sei in piedi? Rimettiti sul letto... e se svenissi?" disse sua madre.
Non seppe dire a quale scopo lo fece, ma nascose il bigliettino di nuovo nella borsa. Si fece guidare dalla madre verso il letto e vi ci si sedette, senza stendersi.
"E... papà dov'è?" chiese con un po' di diffidenza nella voce. Anche se gli avevano spiegato chi erano, James aveva ancora un po' d'imbarazzo a chiamarli mamma e papà.
"È fuori, adesso arriva... Come ti senti?"
"Meglio di ieri... Il mal di testa non è così forte..."
"Meno male. Ti abbiamo portato qualcosa per passare il tempo..."
 
"Ciao!" disse Harry al telefono. Gli faceva ancora strano, ma era l'unico modo che aveva per mettersi in contatto con il figlioccio. "Sì, si è svegliato ieri... Come no, certo vieni quando vuoi... Va bene, allora ci vediamo stasera a casa... Ciao!"
 
"Un... un album?"
"Un album di fotografie della nostra famiglia... Il medico ci ha detto che ti fa bene guardare le foto e collegare volti e nomi..."
James aprì l'album e vide in alto le fotografie di sua madre e di suo padre. Gli saltò all'occhio un particolare che il giorno prima non aveva notato.
"Mamma... perché papà ha quella cicatrice sulla fronte?"
"È una lunga storia tesoro... sarebbe troppo complicato spiegartela adesso..."
"Di sicuro lo farò io non appena possibile!" disse Harry, entrando sorridendo. James ricambiò il sorriso.
"Stai bene?" gli chiese Harry.
"Sì, molto meglio... quando posso tornare a casa?"
"I medici ancora non lo sanno. Devono capire se portarti a casa può essere un bene o no, per questo si stanno consultando con degli psicologi. Verranno qui, ti faranno qualche domanda e decideranno..." gli spiegò il padre.
"Domande di che tipo?"
"Non lo so, sinceramente... Ma non devi preoccuparti, ok? Non è niente di che... è solo una procedura che devono seguire."
James annuì e continuò a sfogliare l'album.
Albus Potter.
Sicuramente suo fratello, avevano le foto vicine.
Lily Potter.
Lei anche era accanto a James, però a sinistra. Sua sorella.
E sotto...
"Ted Remus Lupin?" disse ad alta voce "Perché è nella nostra stessa pagina?"
"Teddy è il tuo fratellastro! Vive con noi da quando era molto piccolo. Ha solo 5 anni in più di te" gli rispose Ginny.
James l'osservò. Aveva i capelli blu (curioso) e gli occhi dello stesso colore. Nella foto gli si intravedevano le spalle; sembrava avere un bel fisico. Poggiò la mano sulla sua foto mentre il ragazzo piegava gli angoli della bocca per sorridere. Fece sorridere anche James istintivamente. Gli accarezzò il viso con il pollice. Harry e Ginny non se ne accorsero subito.
"Siete molto legati, sai Jamie?" gli disse Harry, sorridendo.
"Sì?" James continuò a osservare il viso del fratellastro e con tono più amareggiato disse "E allora perché non me lo ricordo?"
"Ci vuole tempo, tesoro, non preoccuparti. Non ricordi niente neanche di Albus o Lily?"
James scosse la testa per dire no.
Gli occhi gli pizzicarono, segno che stava per piangere. Per fortuna, intervenne il medico del giorno precedente prima che James si facesse vedere dai suoi... sicuramente gli avrebbero domandato cosa non andasse e proprio non sapeva cosa rispondergli.
"Scusate, signori Potter, potete venire un momento, per favore?"
Ginny e Harry salutarono James e uscirono con il dottore. Rimasto solo, il ragazzo finalmente si sfogò.
 
Aveva ripreso il bigliettino, dopo aver sfogliato tutto l'album cercando di ricordare qualcosa. Ma il suo cervello aveva già dato prima e non credeva potesse farlo di nuovo.
"Chi sei?" domandò, rivolto al bigliettino.
Lui amava la persona che lo aveva scritto? Da quanto stavano insieme? Riprese l'album e tornò a guardare la foto di Ted.
"Teddy..." disse, istintivamente. Forse ricordava qualcosa... no, solo il nome. Ma perché proprio il nome del fratellastro e non quello del fratello o della sorella? Più se li ripeteva in testa e più gli suonavano stupidi, come quando leggi una parola ma non ne capisci il significato.
Qualcuno aprì la porta della stanza.
James alzò lo sguardo... e incontrò quello di Ted. Ma non aveva i capelli blu, come quelli della foto: erano un miscuglio tra il grigio e il viola scuro. Il viso sembrava scosso e spaventato ma non appena i loro sguardi s'incrociarono, si rasserenò. I capelli cambiarono ancora colore e divennero di un giallo sporco. James lo trovò affascinante, in tutto e per tutto. Il cuore gli scalpitò nel petto, come un cavallo imbizzarrito.
"Allora è vero... ti sei svegliato!" disse Ted, sorridendo.
"A quanto pare!" gli rispose James, ricambiando il sorriso.
Il ragazzo gli si avvicinò e lo strinse in un abbraccio. James lo trovò molto strano, ma rispose comunque. Inspirò il profumo di Ted e gli salì fino al cervello, mandandolo in tilt ancora di più. Ted aumentò la stretta e James fece lo stesso chiudendo gli occhi e abbandonandosi a quell'abbraccio come se fosse il luogo più sicuro al mondo.
Sentì che Ted gli baciò la tempia, ma non gli diede tanto peso. Era solo felice e si sentiva in pace con sé stesso come non lo era stato durante tutta quella mattina.
Ted si staccò per guardarlo negli occhi.
I capelli erano tornati blu.
Gli accarezzò il viso.
"Ho avuto paura di perderti, davvero!" gli disse. Il cuore di James batté più forte di prima. Poi, credette che avesse smesso proprio di battere, nel momento in cui Ted poggiò le labbra sulle sue.
  
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