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Autore: Wolfgirl93    05/05/2019    2 recensioni
Il regno di Wayfind è un regno pacifico, il re che lo governa è buono e nonostante la giovane età è benvoluto dal suo popolo; un giorno però la siccità arriva portando con se la paura e l'ansia di non sopravvivere e il re Ventus sarà costretto a inoltrarsi in zone che non ha mai esplorato per far tornare la vita del suo popolo alla normalità.
VanVen Arabian AU
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Terra, Vanitas, Ventus, Xemnas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
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Obedience

 

Ventus strinse appena i braccioli dorati del suo trono mentre ascoltava quelle parole, annuì appena e aspettò che il sultano parlasse.
“So bene che un popolo forte e valoroso come il tuo ha bisogno di acqua per vivere e so bene che faresti di tutto per garantire alla tua gente una vita dignitosa quindi lascia che ti esponga le mie idee: sarà uno scambio equo io do qualcosa a te e tu dai qualcosa a me, che ne dici?” Gli occhi di Vanitas si specchiarono in quelli azzurri del re mentre attendeva una risposta.

“Va bene ma qual é questo scambio?” Il biondo sapeva bene che il sultano non era un tipo che dava senza ricevere nulla in cambio, la sua mente bazzicava mille ipotesi: voleva i suoi soldati? Voleva il suo oro? Oppure voleva i loro cammelli più rari? La mente di Ventus smise di farsi domande e aspettò di sentire la proposta del moro.
“Inchinati a me e tutta la tua gente potrà tornare a vivere e a servirsi dell’acqua. Inchinati a me e giurami la tua fedeltà, giurami che ti sottometterai e il tuo regno tornerà prospero come un tempo.” Ci fu una pausa, gli occhi ambrati del sultano guardarono beffarlo il piccolo re di fronte a lui prima di ghignare “Non è forse questo quello che vuoi?”

Il corpo di Ventus tremò di fronte a quelle parole, come osava ricattarlo così? Come osava chiedergli di giurargli fedeltà? Il biondo si alzò di scatto dal trono fronteggiando l’altro. “Mai! Troverò un altro modo per avere dell’acqua!” Quasi ringhiò, era infuriato e lo sguardo divertito dell’altro lo fece ribollire ancora di più di rabbia.

Vanitas spostò il peso da un piede all’altro, era tranquillo in quel momento e il sorriso che gli era spuntato sulle labbra non accennava ad andarsene. “Sarebbe un vero peccato, le guerre sono dure da vincere se ai soldati mancano i beni primari come l’acqua… La mia proposta non cambia, o giurerai fedeltà a me di tua spontanea volontà o lo farai quando avrò raso al suolo tutta la tua città e tutto il tuo popolo.” La voce del sultano era seria e rendeva quel sorriso quasi inquietante.

Il re si ritrovò senza fiato, si fece ricadere pesantemente sul trono e strinse i pugni, era in un vicolo cieco, non aveva scampo e se voleva salvare il suo popolo la sua scelta era una e una sola.
“Va bene… T… Ti giuro la mia fedeltà...” Mormorò trattenendo le lacrime, non voleva mostrarsi debole in quel momento ma era più forte di lui, lui non voleva avere il comando, lui non voleva diventare re e ora ecco quello che otteneva.
Vanitas fece qualche passo verso il re, gli sorrise arrivano a sfiorargli le ciocche bionde come la sabbia baciata dal sole e dopo avergli lasciato una lenta carezza lungo la guancia parlò. “Inchinati a me e il nostro patto sarà sancito, basterà questo e domani farò portare dai miei uomini delle otri d’acqua e se farai bene il tuo dovere farò creare dai miei architetti dei condotti sotterrai per dividere la mia acqua con voi.” La voce del sultano sembrava così dolce, quasi stucchevole.

Ventus si alzò lentamente, tenne lo sguardo basso e dopo aver stretto così forte i pugni, da farsi uscire il sangue dal palmo delle mani, si inchinò di fronte a quello che sarebbe stato il suo carceriere.
“E’ bello vedere che sei un re che pensa alla sua gente, adesso non ti recherò più disturbo, tornerò al mio regno e domani mattina manderò delle otri di acqua fresca e una lettera, le mie richieste non sono certo finite qui ma dato che mi hai concesso la tua fedeltà non sarà un problema accettare qualche mio capriccio, no?” Vanitas guardò il ragazzo chino di fronte a lui, si sentiva così forte in quel momento, così invincibile mentre guardava quel vicino che sembrava resistere all'istinto di piangere e urlare; era da così tanto tempo che aspettava quel momento, ricordava ancora la prima volta che aveva visto quel ragazzo, ai tempi era solo un principe e seguiva come un cagnolino ubbidiente suo padre, re Eraqus, quel giorno era fuggito dal regno di Nesciens per poter vedere il festival delle stelle nel regno di Wayfind e fu in quel momento che i suoi occhi si posarono su quel ragazzino.
Da quel giorno non aveva fatto altro che pensare a lui, si era logorato pensando a come sarebbe stato bello poter togliere quel sorriso spensierato da quelle labbra, come sarebbe stato quel viso pieno di lacrime? Come sarebbero stati quegli occhi cristallini offuscati dall’ira? Vanitas non vedeva l’ora di poter vedere ogni sfaccettatura di quel viso ma soprattutto non vedeva l’ora di bearsi alla vista di quei lineamenti delicati piegati in un’espressione di puro godimento.

Ventus si rialzò deglutendo a fatica, cercò di ricacciare dentro la marea di insulti che gli si era bloccata in gola e guardò il sultano, oltre a quello voleva anche che facesse altro? Il biondo guardò con astio quell’uomo di fronte a lui e annuì appena. “Non è un problema.” Sibilò prima di riprendere posto sul suo trono “Ora potete andare.” Almeno in quel momento voleva marcare la sua posizione, aveva giurato fedeltà a quel sultano ma in quel regno era pur sempre lui il re e poteva cacciare chi voleva senza troppe remore, giusto?
Il re fece chiamare le guardie, i soldati del regno di Nesciens tornarono verso il loro re, quest’ultimo fece un profondo inchino che fece rivoltare lo stomaco di Ventus poi con un sorrisetto uscì dalla sala del trono scortato da alcune guardie reali.

Quando finalmente la sala del trono tornò silenziosa Terra si avvicinò a Ventus, gli sorrise contento che quell’incontro fosse andato bene ma quando guardò meglio il viso del re impallidì notando diverse lacrime che gli scendevano sulle guance chiare.
“Ven, che succede? Il sultano ha fatto qualcosa? Posso fare qu...” Le parole della guardia gli morirono in gola quando due esili braccia si strinsero attorno al suo corpo, Ventus si era lasciato andare ad un profondo abbraccio mentre soffocava alcuni singhiozzi contro l’armatura del soldato; rimasero così per qualche minuto, Terra continuò ad accarezzargli la schiena mentre i singhiozzi di Ven cessarono lentamente lasciandolo stanco e senza fiato, quando si allontanarono il biondino provò a parlare.
“Gli ho concesso la mia fedeltà… Mi sono inchinato a lui, ma in cambio di questo domani porterà delle otri d’acqua e forse farà costruire dei condotti sotterranei che ci aiuteranno a far tornare tutto come prima, l’ho dovuto fare Terra, non avevo altra scelta.” La parole di Ventus erano incrinate, il cuore di Terra perse qualche battito a quella confessione ma capì bene che forse non c’erano altre alternative, eppure sapere che quel sultano era riuscito a piegare così il suo amato re fece infervorare il corpo della guardia, se avesse dovuto combattere lo avrebbe fatto e se Ventus glielo avesse chiesto avrebbe sacrificato la propria vita per uccidere quell’uomo.
“Adesso prenditi del tempo per te, farò sì che nessuno ti disturbi...” Propose il castano sorridendo dolcemente al piccolo re di fronte a se.

Ven scosse il capo, avevo già perso troppo tempo e ora il suo pensiero era sapere come stavano i suoi uomini. “Mi riposerò appena saprò come stanno le mie guardie.” Proferì prima di uscire dalla sala del trono e addentrarsi fino all’infermeria del palazzo; appena entrò rimase senza fiato nel vedere quegli uomini stesi senza forze sui vari letti, gli occhi azzurri di Ventus incontrarono quelli ormai rugosi e stanchi del medico che con un sorriso sdentato cercò di rassicurarlo.

“Stanno bene, hanno solo bisogno di acqua e riposo...” Asserì il dottore passando lo sguardo su tutti quei giovani.

“Dategli tutta l’acqua che serve, non preoccupatevi se ne rimarrà poca, domani ne arriverà dell’altra.” Le parole del re erano inamovibili, non avrebbe spiegato altro ma voleva che i suoi uomini si riprendessero in fretta.

“Ve l’avevo detto che saremo tornati in tempo per la cena, solo non ho specificato di quale giorno.” Scherzò il soldato dai capelli scarlatti mentre ridacchiava stancamente, sembrava il più provato, aveva i polsi pieni di piaghe dovute al caldo e alle corde strette e il suo viso era screpolato per via del caldo come quello di tutti gli altri soldati.

“Sì e stasera ci sarà una cena abbondante per voi, ve lo siete meritato.” Il re sorrise nel vedere quegli uomini stanchi ritrovare un po’ di forza per esultare piano, avrebbe fatto tutto ciò che poteva per proteggere quelle persone.


 

Quando il sultano uscì dal regno di Wayfind i suoi occhi si soffermarono sul palazzo, un sorriso gli spunto sulle labbra mentre il pensiero di un piccolo re inginocchiato di fronte a lui faceva nuovamente capolino nella sua mente.









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ANGOLO DELL'AUTRICE

Heilà, vi è piaciuto il nuovo capitolo? 
Ho cercato di renderlo più verosimile possibile e spero di esserci riuscita, nel caso se qualcuno deve farmi notare degli errori o altro è liberissimo di farlo!
Detto questo al prossimo capitolo.

Wolfgirl93

   
 
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