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Autore: riccardoIII    05/05/2019    4 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva obbedito agli ordini.

-Ah, sei già qui?-
Quella di Dorcas suonò come una constatazione più che come una domanda, quindi Sirius non si prese la briga di rispondere; si limitò a osservarla mentre avanzava nel Quartier Generale totalmente vuoto a parte loro due, e non poté impedirsi di rivolgerle un sorriso storto. Non ricordava di averla mai vista in abiti civili e coi capelli sciolti sulle spalle, ma non lo sorprese rendersi conto che fosse ancora più bella di come la ricordava.
Gli parve di vederla arrossire lievemente sulle guance, forse a causa del suo sguardo ostinatamente fisso e intento a studiarla fin nei minimi dettagli della sua camicia scozzese. Continuò a osservarla fino a quando lei fu costretta alla fine a distogliere lo sguardo per prima.
-Dunque. Stasera ci tocca Malfoy junior. Moody mi ha detto che negli ultimi giorni hai fatto parecchi turni, ma non sapevamo chi altro chiamare-
-Non preoccuparti, non è affatto un problema passare la notte con te-
L’occhiata affilata che gli rivolse Dorcas lo fece sorridere.
-Muovi quel culo raggrinzito, Black-
-Com’è che conosci così bene il mio deretano, miss Meadowes?-
Quella battuta gli fece meritare un’altra occhiataccia, ma lui continuò a non farci caso. Si alzò e raggiunse la porta, tenendola aperta per lei, poi la seguì fuori.
-Guidi tu?-
L’Auror gli tese un braccio senza rispondere e lui lo afferrò saldamente.
 
Sirius conosceva la tenuta dei Malfoy; l’aveva frequentata da bambino, durante i pranzi a cui lo trascinavano di tanto in tanto i suoi genitori, ma all’epoca era Abraxas Malfoy il padrone di casa. Abraxas, come si conveniva nell’alta società del Mondo Magico, aveva tuttavia lasciato la magione al suo primogenito ed erede quando questi aveva sposato Narcissa e si era ritirato in una delle molte proprietà di famiglia per terminare la sua vita in pace e lasciare le luci della ribalta al giovane, aitante e ambizioso Lucius.
Lui trovava che Lucius fosse spocchioso e antipatico quanto suo padre.
-Chissà perché non hanno ancora avuto un figlio-
Non si rese conto di aver parlato ad alta voce finché Dorcas non gli rivolse uno sguardo inquisitore; fu costretto a darle una spiegazione.
-Lucius e Narcissa. Insomma, portare avanti il nome della famiglia e tutto il resto-
Lei tornò a fissare gli occhi sull’obbiettivo da controllare; nel buio della sera, le sagome dei pavoni albini che razzolavano nel parco oltre l’imponente cancello nero che delimitava la proprietà dei Malfoy sembravano opalescenti fantasmi.
-Forse non vogliono avere un figlio durante la guerra, sarebbe comprensibile-
-E che cosa avrebbero da temere, considerando la parte per cui sono schierati? No, non credo sia per quello. Non sarebbe la prima volta che una Black ha difficoltà a procreare-
Ancora una volta la ragazza gli lanciò uno sguardo strano.
-Sono nato quando Walburga aveva già trentaquattro anni. E so per certo che lei e Orion si sono sposati solo per dare un erede alla Casata, quindi non possono aver aspettato tanto intenzionalmente. Nemmeno Bellatrix ha avuto figli, e in quel caso forse hai ragione tu, è stata una scelta, ma credo che quella roba dello sposarsi solo con Purosangue con cui si è già ampiamente imparentati non stia facendo molto bene alla Nobile Casata-
Dal luogo in cui si erano nascosti, una macchia di vegetazione bassa e rada, l’ingresso della villa era ben visibile anche se loro non potevano essere scorti. Il Mantello dell’Invisibilità che gli aveva fornito Moody era stato sistemato in modo che formasse una specie di cupola sopra di loro, e il fatto che dovessero necessariamente restare seduti molto vicini per delle ore non disturbava Sirius quanto avrebbe dovuto, considerando che le sue chiappe si stavano impregnando di tutta l’umidità rilasciata dalla nuda terra su cui poggiavano.
-Vorrà dire che dovrai scegliere bene la futura signora Black, in modo che sforni una degna quantità di pargoli- sbottò Dorcas con il suo vecchio tono sprezzante.
-Sono un Black quanto lo sei tu, ormai. E grazie a Godric, aggiungerei. Dunque, questa è una cosa che non mi tange affatto. Mi stavo solamente domandando cosa faranno Lucius e suo padre se davvero Narcissa non riuscirà a dargli un erede entro un ragionevole numero di anni-
Questa volta l’Auror non si prese il disturbo di rispondere. Continuò a fissare l’ingresso del maniero con intensità, come se sperasse di intravedere qualcosa che andasse oltre l’apparente calma piatta che regnava attorno a loro, e Sirius si sorprese a non riuscire a staccare gli occhi dal suo profilo. E un’altra, incomprensibile illuminazione lo investì all’improvviso: ne era cosciente da anni, ormai, eppure in quel momento fu come realizzare dal nulla, improvvisamente, quanto quella ragazza fosse attraente.
Era bella, Dorcas. Di una bellezza algida, rigida e dura, dura come gli spigoli che formavano le sue sopracciglia e il suo piccolo naso. Era tutta un contrasto: il nero dei capelli contro la pelle chiarissima, le labbra piene contro gli zigomi taglienti, la figura esile contro la forza che traspariva dai suoi occhi. A vederla lì, rannicchiata a terra avvolta in una camicia a scacchi blu e verdi di almeno due taglie troppo grande per lei, poteva sembrare una ragazzina che giocasse a nascondino. Ma non lo era, e Sirius si rese conto che il suo corpo ne era terribilmente cosciente.
Si raddrizzò un poco e distolse lo sguardo da lei, dandosi del deficiente per essere rimasto lì a fissarla per interi secondi e pregando i Fondatori che lei non si fosse accorta di essere sottoposta a un esame fin troppo accurato. Con sua enorme soddisfazione, Dorcas non gli rivolse alcuna frecciatina né diede segno di essersi in alcun modo resa conto del suo disagio, dunque tentò di rilassarsi.
Cosa tutt’altro che semplice, considerando che erano gli unici occupanti di uno spazio grande quanto la metà del più piccolo magazzino delle scope di messer Gazza e che lei continuava a ostinarsi a non guardarlo, o parlargli, o considerarlo in alcun modo. L’aria attorno a loro era talmente densa da sembrare melassa e Sirius cominciò a domandarsi se da quando si erano incontrati al Quartier Generale non avesse detto, o fatto, qualcosa di sgarbato che avesse fatto infuriare la ragazza; ripercorrendo i momenti di tutta la serata si rese conto che in realtà lei era stata fredda nei suoi confronti da quando lo aveva raggiunto in Bark Place, più fredda del solito, e che non aveva risposto alle sue provocazioni né gli aveva dedicato qualcuna delle sue solite battute pungenti. Per quanto si sforzasse, però, non riusciva a capire cosa avesse fatto di male.
Poi, all’improvviso, un ricordo vecchio di mesi si riaffacciò alla sua memoria.
-Mi dispiace, sai. Per quella volta a Hogsmeade-
Questa volta l’occhiata di ghiaccio che gli rivolse era venata da qualcosa che ricordava un po’ la sorpresa; Sirius si sforzò di rivolgerle un mezzo sorriso.
-Sono stato terribilmente sgarbato. Avrei voluto chiederti scusa da un sacco di tempo-
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Non crederai davvero che io ce l’abbia con te per qualcosa che è successo sei mesi fa? Che poi, cosa è successo esattamente? Io ho fatto una battuta stupida e tu non mi hai più rivolto la parola. Per una volta sono stata capace di chiuderti quella maledetta boccaccia-
Il suo tono era stato derisorio, ma Sirius sapeva benissimo di aver centrato il punto.
-Tecnicamente hai ragione, ma è stato ineducato da parte mia non darti una risposta e non salutarti nemmeno quando se andata via. È solo che, beh, quello dei miei capelli non è un argomento di cui riesco a parlare con facilità-
Dorcas continuò a guardarlo con sufficienza.
-Mi stai dicendo che hai un punto debole? Tu, Sirius Black, che ammetti una cosa simile?-
Una stretta allo stomaco fece contrarre la sua espressione, ma Sirius si sforzò di rispondere.
-Temo che i nostri punti deboli siano fin troppo simili, Dorcas Meadowes-
Se prima l’aria era stata tesa in quel momento divenne gelida come se fossero nel bel mezzo di una bufera di neve. Dorcas si irrigidì come una statua di sale e gli dedicò un’occhiata carica di astio e furore; per qualche istante Sirius temette di essersi spinto troppo in là e tuttavia continuò a reggere il confronto con quegli occhi azzurri, temendo di poterci cadere dentro da un momento all’altro per morire assiderato dal loro gelo.
Dopo un tempo che gli parve esageratamente lungo, l’Auror voltò il capo riprendendo a fissare il cancello di villa Malfoy, come se nulla fosse successo. La sua posa era ancora rigida e la rabbia non era svanita del tutto, ma Sirius considerò un successo che non l’avesse maledetto e quindi si limitò a tacere e prese a scrutare il vialetto d’accesso.
Non successe altro per tutta la notte. Sorvegliarono la casa fino all’alba nel più completo silenzio, senza rivolgersi più la parola e senza nemmeno sfiorarsi con lo sguardo, eppure Sirius avvertì sulla pelle il cambiamento nell’atteggiamento di Dorcas.
 
-Credi sia davvero necessario portarsi tutta questa roba?- sbuffò Sirius, tentando di chiudere il coperchio del baule in cui James aveva stipato tutto ciò che aveva intenzione di portarsi a Rathbone Street mentre l’amico guardava la sua collezione di scope con occhi famelici.
-È solo lo stretto necessario. Che dici, mi porto anche…-
-Prongs, non vivremo in un castello. La tua stanza non è abbastanza grande per ospitare anche una mostra permanente di scope da competizione, e io non intendo appenderle sopra il camino-
-Sei crudele, Pads. Davvero, davvero crudele-
-Sì, sì, come vuoi tu. Ora possiamo andare a sistemare? Non faremo mai in tempo a tornare per cena, altrimenti-
James gli dedicò un gesto poco educato, poi con uno svolazzo della bacchetta fece scattare il coperchio del baule, e Sirius era fermamente convinto di aver conservato le falangi della mano destra solo grazie ai suoi riflessi allenati.
-Sei impazzito?! Mi stavi mozzando una mano!-
-Esagerato. Milly!-
L’elfo comparve immediatamente ai piedi del letto di James; stringeva in mano uno strofinaccio e Sirius vide chiaramente i suoi occhi pieni di lacrime alla vista del bagaglio pronto del suo adorato padroncino.
-Signorino James ha chiamato Milly, signore?-
James rivolse all’elfo uno sguardo pieno d’affetto.
-Milly, io e Sirius andiamo a portare le mie cose a casa, torneremo più tardi, va bene?-
L’esserino tirò su col naso.
-Milly può portare baule e sistemare casa, padron James-
-Ti ringrazio, Milly, ma hai già abbastanza da fare con questa, di casa. Ci metteremo un’ora al massimo, non preoccuparti. Se papà dovesse tornare prima del previsto puoi dirgli tu dove siamo andati?-
-Certo padron James. Milly finisce di preparare il pasticcio per cena-
Sirius aspettò che l’elfo sparisse prima di parlare.
-Questa cosa lo farà morire di crepacuore, lo sai?-
 
-Una cena e il pranzo della domenica, è la mia ultima offerta-
-Stai sul serio dicendo che se ci presentassimo qui più spesso ci chiuderesti la porta in faccia?- domandò James, fintamente sconvolto, a un Charlus sorridente.
-Sto dicendo che non è necessario che veniate ogni giorno ad assicurarvi che io sia vivo. C’è già Milly, per quello-
-È più probabile che veniamo a elemosinare un pasto caldo, considerato quanto siamo bravi ai fornelli entrambi. L’hanno scorso io e Lily siamo sopravvissuti grazie alla pizza-
Charlus gli strizzò l’occhio prendendo un sorso di whiskey.
-Volevate la vita da adulti, giusto? Sfamarvi fa parte di quel pezzo di responsabilità che avevate tanta fretta di assumervi-
James sghignazzò.
-Credo che non vedesse l’ora di fartela pagare in qualche modo per essertene andato, Sir-
-Abbiate pazienza con me, ragazzi, sono pur sempre un vecchio brontolone-
Le risate in sala da pranzo non si erano ancora spente quando un leone argenteo entrò da una delle ampie vetrate.
-Riunione d’emergenza, ora-
Il Patronus scomparve nel nulla potandosi via tutta l’ilarità e la leggerezza che fino a quel momento aveva riempito la stanza; Charlus depose il bicchiere e prese un respiro profondo prima di alzarsi.
-Pare che non abbiamo nemmeno il tempo di goderci la nostra cena di commiato, figlioli. Siete pronti?-
 
-C’è stata una nuova riunione a Notturn Alley, stanotte. Stando a quanto ha riportato la piuma, pare che il bersaglio sia Brighton-
Gli occhi di tutti i membri dell’Ordine presenti al Quartier Generale erano fissi su Moody; qualcuno trattenne il fiato al pensiero di quante persone avrebbero potuto essere coinvolte a un massiccio attacco in una delle città balneari più frequentate d’Inghilterra nel pieno dell’estate. Il capo degli Auror non batté ciglio alla reazione suscitata dalle sue parole e riprese da dove si era interrotto.
-A parte il luogo, tuttavia, non siamo riusciti a scoprire altro. Albus, che si scusa per la sua assenza, ha contattato il nostro infiltrato per cercare di avere qualche informazione in più da lui, ma non siamo ancora riusciti a stabilire un contatto; speriamo comunque di avere sue notizie nei prossimi due giorni. Nel frattempo, dal numero di persone che abbiamo visto raggiungere e lasciare l’edificio in Notturn Alley e da quello che Potter e Black sono riusciti a origliare qualche sera fa, possiamo facilmente dedurre che il dispiegamento di forze per questo attacco sarà massiccio e coinvolgerà un numero ingente di piccoli criminali; se a loro dovessero unirsi anche i Mangiamorte al completo, sarà una carneficina-
-Abbiamo l’impressione che questo particolare attentato conti molto per Voldemort-
Parecchi dei presenti si irrigidirono, qualcuno storse le labbra, un paio persino trasalirono sulla sedia; per tutta risposta l’angolo delle labbra di Charlus si inclinò impercettibilmente verso l’alto prima che lui riprendesse a parlare come se nulla fosse.
-Fin da quando James e Sirius ci hanno riferito i nomi dei Mangiamorte presenti al primo incontro la cosa ci ha fatti insospettire; scomodare Abraxas Malfoy per un incontro con semplici delinquenti dei bassi fondi? L’uomo politico più potente tra le file di Voldemort? È un pezzo troppo grosso per gettarlo così facilmente allo scoperto, a meno che in ballo non ci sia qualcosa per cui valga la pena di rischiare anche la copertura di Malfoy. Ma tutto questo non ha senso-
Moody sorrise a Charlus, e fu una scena piuttosto raccapricciante.
-Sì che ce l’ha, Charl; basta cambiare prospettiva-
Tutto ciò che l’Auror ottenne con quella frase furono sguardi scettici e attoniti, così si affrettò a spiegare.
-Prima di stasera, ci eravamo fatti l’idea che Voldemort stesse per sferrare il peggiore attacco mai visto al Ministero della Magia inglese. Pensavamo avrebbe colpito il Ministero stesso, o uno dei luoghi magici più iconici della nazione. Quando Prewett due mi ha riferito che era venuto fuori il nome di Brighton ne sono rimasto stupito tanto quanto voi, ma riflettendoci sono giunto alla conclusione che la cosa abbia un senso se guardiamo le cose da un punto di vista diverso. Brighton in questa stagione è piena di turisti, ci saranno migliaia di Babbani inermi e sarà difficile ideare una storia abbastanza buona per giustificare centinaia di morti davanti ad altrettante centinaia di testimoni. Pensavamo che Voldemort stesse pianificando il peggior attacco mai visto alla comunità magica, invece ciò che vuole fare è colpire il più duramente possibile il mondo babbano-
Tutto ciò che la spiegazione di Moody causò fu un assordante silenzio.
-Credo di non capire, Alastor- disse la McGrannitt, perplessa. Anche Sirius, a essere del tutto sincero, non ci stava capendo poi molto.
-Voldemort vuole rivelarsi ai Babbani?!-
Fortunatamente aveva un amico che tendeva a comprendere le cose molto più velocemente di lui.
-Esattamente, Lupin-
Se prima nessuno aveva avuto granché da dire, dopo la conferma di Moody nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice esplose il putiferio.
 
L’attesa era stata estenuante; sapere che stavano per scendere in battaglia, nella più terribile battaglia che avessero affrontato non soltanto loro ma l’intero Mondo Magico, e che non potevano fare molto per evitare che un sacco di persone innocenti perdessero la vita li stava logorando. Sirius, James, Remus e Lily passarono le intere giornate di lunedì e martedì ad allenarsi nel parco di Villa Potter mentre Peter istruiva Elijah e Chase negli incantesimi di guarigione. Nonostante le loro insistenze, infatti, Moody si era rifiutato di farli combattere; Charlus, tuttavia, aveva suggerito che avere degli uomini pronti a rimetterli in sesto in luoghi sicuri e concordati sarebbe stato un grosso vantaggio e nessuno aveva obiettato, considerando quanto era accaduto l’anno prima a Upper Flagley con Dorea.
Martedì sera, mentre si legava le scarpe seduto sul letto della sua stanza in Rathbone Street, Sirius si disse che era pronto. Continuava a ripetersi nella testa una sfilza di incantesimi che di lì a pochi minuti gli sarebbe tornata utile, scoprendo di ricordarli tutti. Si alzò, prese un respiro profondo e andò in salone, dove James camminava avanti e indietro da mezz’ora buona.
-Andiamo?-
La voce di Prongs era calma e compassata e i suoi occhi brillavano di determinazione. Sirius non si prese il disturbo di rispondergli, si limitò ad annuire.
Mentre uscivano di casa e percorrevano le scale che li avrebbero portati in strada il sangue cominciò a pompare più veloce nelle sue vene. Si infilò il casco osservando James fare lo stesso, e si chiese se fosse davvero così tranquillo come appariva. Lui non si sentiva affatto calmo, ma sapeva che tutto quel turbine di emozioni si sarebbe placato quando avrebbe estratto la bacchetta.
Come aveva ormai capito, non era fatto per attendere ma per agire.
Guidò per le strade di Londra fino a raggiungere un punto abbastanza isolato dove parcheggiare, dopodiché smontarono e James estrasse il Mantello dal vano portaoggetti che riempirono coi caschi; in men che non si dica si ritrovarono lontani dalla capitale, con la fresca brezza marina carica di salsedine che si infilava tra i loro vestiti.
-Chi va là?-
-Siamo noi, professore-
James si affrettò a mettere via il Mantello dell’Invisibilità prima che Fenwick potesse capire di cosa si trattasse; l’uomo, appena distinguibile grazie a un potente Incantesimo di Disillusione, si avvicinò loro seguito da una seconda sagoma.
-Potter, Black, è un piacere vedervi. Non siete entrambi nel mio gruppo o sbaglio?-
Sirius sbuffò.
-Temo di non potermi trattenere troppo, infatti. Sono passato solo per un saluto. Juliet, i miei omaggi-
La donna ridacchiò piano, ma Fenwick non gradì altrettanto la battuta; Sirius, incurante di qualsiasi altra cosa, rivolse la sua attenzione a James.
-Vedi di restare tutto intero-
Prongs lo fissò con un’intensità rara.
-Non fare cazzate, Sir. Ci vediamo dopo-
Lo stomaco di Sirius si strinse e lui si sforzò di non farsi prendere dal panico all’idea di lasciarlo lì, da solo, a fronteggiare qualcosa di terribile. Le immagini della battaglia di Hogsmeade e della terribile notte a Upper Flagley non facevano che sommergerlo. Cosa sarebbe successo questa volta? Come l’avrebbe ritrovato?
Come diavolo faceva James a essere così terribilmente calmo?!
-Concentrati. E non cacciarti in troppi guai. Ci vediamo dopo, vai-
Sirius deglutì, poi accennò un saluto col capo e, prima di fare qualcosa di totalmente stupido, compì mezzo giro su se stesso. Quando ricomparve era in un altro vicolo di Brighton, più a est, dove ad attenderlo c’erano Dorcas e Daniel.
-Buonasera a tutti-
I due sbucarono dalle ombre; prima che potesse fare anche solo un passo verso di loro l’Auror puntò la bacchetta contro di lui.
-Ma che…?!-
La sensazione di un rivolo freddo che gli colava sulla testa e lungo il collo gli chiarì cosa stesse succedendo; lo aveva disilluso.
-Grazie, Meadowes, ma potevo anche fare da solo-
Lei sbuffò.
-Taci, Black, e levati dalla strada-
Ebbe la forte tentazione di rifilarle una rispostaccia, ma si trattenne ed eseguì l’ordine. Quando Daniel gli allungò una mano e lui la strinse gli parve di vederlo ammiccare, anche se in tutta onestà era un po’ difficile capire se l’avesse fatto sul serio considerando che il viso dell’uomo aveva assunto la consistenza dell’intonaco del palazzo alle sue spalle.
-Quanto manca?-
-Non ne abbiamo idea, come dovresti sapere anche tu. Ora zitto, non dobbiamo farci scoprire. E ricordati di sollevare l’Incantesimo di Disillusione prima di andare, non vogliamo rischiare di colpire il tuo bel faccino per sbaglio-
-Oh, e così ho un bel faccino, Meadowes?-
-Forse avrei dovuto suggerire ad Alastor di mettervi in gruppi separati…- borbottò Daniel con tono stranamente serio; Sirius tacque di botto e avrebbe potuto giurare che Dorcas fosse trasalita.
E così ricominciarono ad aspettare, in completo silenzio, cercando perfino di respirare senza emettere il minimo rumore. Sirius si domandò come se la stessero cavando gli altri, dispersi attorno al lungomare in cui decine di Babbani passeggiavano ignari di tutto.
Charlus guidava la squadra appostata sul molo, quella più corposa; erano sicuri che lo scontro si sarebbe svolto lì, dove i Mangiamorte avrebbero avuto la possibilità di massimizzare il numero delle vittime, e le poche informazioni che era riuscito a passare loro la talpa avevano confermato che l’epicentro dello scontro sarebbe stato proprio quello. Moody fungeva da coordinamento tra la squadra principale e il Ministero, così da allertare il prima possibile Auror, tiratori scelti e forze speciali magiche. Tutti gli altri membri dell’Ordine, a parte chi era stato assegnato al reparto di primo soccorso, erano dislocati nelle numerose vie di accesso al lungomare in modo da schiacciare le forze di Voldemort verso l’oceano e tentare di limitare i danni il più possibile. Incantesimi di protezione simili a quelli usati a Manchester erano già stati lanciati su tutti gli edifici che costeggiavano la via, cosicché i palazzi potessero fungere da riparo per i babbani in fuga e non venissero usati come ulteriori armi dai Mangiamorte.
Per quella volta avevano deciso di rischiare il tutto per tutto; tutelare lo Statuto di Segretezza era fondamentale, anche più che preservare la sicurezza della loro spia e l’anonimato dell’Ordine della Fenice. Quella sera si giocavano il tutto per tutto, e nessuno si sarebbe nascosto. Il fatto che questa decisione comportasse il probabile salvataggio di centinaia di babbani innocenti era solo un fortuito incidente di percorso.
Sirius si diede mentalmente dell’idiota. Doveva smetterla di rimuginare e concentrarsi. Strinse l’impugnatura della bacchetta tra le dita e cercò di scrutare oltre l’oscurità del vicolo, verso l’affollato lungomare illuminato. Il vociare di decine di persone intente a divertirsi era inconfondibile, quindi ne dedusse che nessuno stesse ancora seminando caos e distruzione. Le dita avvolte attorno alla bacchetta avevano cominciato a sudare, così lasciò la presa e si passò il palmo sui jeans per asciugarle. Avere una presa salda sulla propria arma era fondamentale dopotutto, vero?
Chissà come se la stava cavando Lily con il vecchio Doge, lui sì che amava chiacchierare. E Remus, che era stato assegnato al team di Caradoc di stanza proprio di fronte al Pier. Peter era addirittura a capo della piccola squadra di soccorso messa su in tutta fretta; quasi gli venne da ridere a immaginare cosa avrebbe pensato un babbano qualsiasi trovandosi a passare di fronte al vecchio magazzino davanti al quale Hagrid montava la guardia.
Improvvisamente l’atmosfera cambiò e Sirius venne risucchiato fuori dalle sue elucubrazioni; le voci dalla strada principale prima si abbassarono e poi si spensero del tutto. Infine cominciarono le urla e, allo stesso tempo, una pioggia di quelli che potevano sembrare fuochi d’artificio violacei esplose nel cielo nero.
-Via!- urlò Daniel e, prima ancora che l’ultima lettera si fosse spenta sulle labbra dell’uomo, Sirius e Dorcas erano già partiti di corsa verso il lungomare.
Non potevano aver impiegato più di trenta secondi per sbucare sulla via principale, ma era evidente che fossero stati sufficienti a far scatenare l’inferno: c’era gente che urlava e correva in tutte le direzioni e Sirius vedeva davanti a sé almeno una decina di cappucci neri. Intravide una mezza dozzina di corpi abbandonati sulla strada senza che nessuno si curasse di capire se fossero vivi o morti, senza che nessuno si prendesse la briga di evitare di calpestarli; tutti erano troppo impegnati a salvare la propria pelle. Più a ovest già si vedevano i lampi tipici di duelli in corso.
-Via! Correte verso l’interno!-
Sirius non aveva ancora terminato di urlare la frase di avvertimento che già due Mangiamorte erano crollati sotto i colpi dei suoi incantesimi. I babbani che si erano rifugiati dietro di lui lo stavano guardando con tanto d’occhi, ma lui non aveva tempo per loro: aveva già individuato almeno cinque possibili avversari e ne aveva atterrato uno prima che le labbra dell’incappucciato terminassero di lanciare la maledizione mortale su un uomo terrorizzato.
-Andate via di qui! Entrate in qualche edificio e riparatevi, portatevi dietro più gente che potet…-
Un sibilo contro l’orecchio preannunciò l’arrivo di una maledizione e fece appena in tempo a scansarsi e a lanciare uno scudo su tutti loro prima che un potente raggio bluastro impattasse contro il suo incanto protettivo. Sirius si voltò per affrontare il suo nemico, ma lo trovò già impegnato in un duello serrato con Dorcas; prese la mira e schiantò l’uomo incappucciato che stava puntando alla schiena dell’Auror, poi spedì gambe all’aria un altro Mangiamorte mentre Dorcas vinceva la sua battaglia e ne cominciava un’altra.
-Fuggite ho detto!-
I babbani sembrarono risvegliarsi dalla loro trance; distolsero lo sguardo da Dorcas che continuava a duellare strenuamente e, finalmente, scapparono come Sirius aveva suggerito loro di fare. Lui si fermò a osservare la loro fuga, pronto a coprirli con qualche incantesimo se fosse stato necessario, ma non fu una scelta molto saggia; in un istante si ritrovò a terra, caduto di faccia sull’asfalto, col sangue che colava dal naso che non aveva fatto in tempo a proteggere nella caduta.
Si voltò rapidamente sulla schiena e, senza aver nemmeno preso la mira, scagliò una fattura. Il suono di un corpo che crollava a terra gli fece intuire di aver colpito il bersaglio, così si affrettò a rialzarsi con la bacchetta ancora tesa. Soltanto quando ebbe lanciato un Petrificus sull’uomo dal volto coperto e gli ebbe sfilato l’arma dalle dita rigide si concesse di asciugarsi il copioso fiotto di sangue che gli sgorgava dal naso. Premendo la manica sinistra della felpa contro il viso ruotò su se stesso per cercare di farsi un’idea di come stesse andando la battaglia.
Decine di persone correvano verso la parte più interna della città, lasciandosi alle spalle il lungomare in cui andavano comparendo sempre più maghi coi mantelli blu. Sirius vide un lampo di luce dorata partire dalla cima del Pier e andare a colpire dritto in testa un Mangiamorte a qualche decina di metri da lui, permettendo a un paio di ragazze di fuggire via. I tiratori scelti erano arrivati.
La ritirata dei babbani era coperta dalle forze speciali magiche, impegnate a costruire cordoni di sicurezza per garantire una fuga sicura agli innocenti. La tattica di Moody stava funzionando e, man mano che il molo si svuotava, si andava chiarendo la situazione generale.
Gli incappucciati erano tanti, tantissimi; la maggior parte di loro era concentrata attorno al molo, dove gli Auror stavano accorrendo numerosi. Il compito dei membri dell’Ordine era quello di mettere fuori gioco i Mangiamorte più lontani e impedire che si creassero vie di fuga, ma al contempo dovevano cercare di avvicinarsi il più possibile ai loro compagni sul molo; così avrebbero schiacciato gli avversari proprio lì dove le loro forze erano più numerose. Manovra a tenaglia, aveva spiegato Moody.
Dorcas aveva atterrato il suo avversario e Sirius non vedeva Daniel da quando si erano lanciati nella mischia; il loro era il gruppo più a est e non c’era nessun altro da affrontare lì, dunque dopo essersi scambiati uno sguardo d’intesa i due si lanciarono verso ovest. Mentre correvano, dribblando di tanto in tanto qualche passante ancora in fuga e spedendo incantesimi contro incappucciati impegnati in altri duelli, nelle orecchie di Sirius crebbe uno strano ronzio che rendeva ovattati gli altri rumori. Gli scoppi, le urla, le imprecazioni, perfino le maledizioni erano distanti. Davanti ai suoi occhi invece fin troppo chiaro si parò il corpo di un ragazzo, immobile e con gli occhi spalancati, abbandonato sulla strada. Il sangue rosso colava copioso dalla testa spaccata e Sirius non sapeva se l’odore ferroso che gli stava facendo venire la nausea provenisse da quel corpo straziato o dal suo naso ancora gocciolante.
Dorcas fu costretta ad afferrarlo per un braccio per trascinarlo via da lì e ricominciarono a correre, come se niente fosse. Come se un ragazzino non fosse morto con la testa fracassata, in mezzo alla strada, senza nemmeno sapere il perché. Continuarono a correre verso il Pier, affrontando sporadicamente qualche Mangiamorte e ricavando qualche graffio che non li fermò nemmeno per un secondo, carichi di voglia di vendetta com’erano. Nella mente di Sirius l’unica cosa chiara erano gli occhi scuri del ragazzo dal volto coperto di sangue.
Poi mise a fuoco un uomo con un mantello nero di fronte a sé, e nemmeno il fatto che fosse di spalle riuscì a dissuaderlo. Il Mangiamorte crollò e un altro incappucciato, che aveva cercato di voltarsi per capire chi avesse appena maledetto il suo compare, fece una fine peggiore della sua. Sirius lanciò uno sguardo soddisfatto a Dorcas prima di ricominciare a correre; forse sarebbero potuti diventare una buona squadra d’assalto.
Avevano raggiunto ormai il centro dell’azione; attorno a loro decine di duellanti si fronteggiavano e i lampi degli incantesimi illuminavano a giorno il molo. Per un fugace momento Sirius si domandò cosa avrebbe pensato qualcuno che avesse osservato la scena da una barca, al largo. Si sforzò di non concentrarsi sui volti dei combattenti; non poteva permettersi distrazioni. Già stare accanto a…
-Ehi, tesoro, vuoi davvero rischiare il tuo faccino?-
Dorcas rispose con un incantesimo dritto al petto del Mangiamorte, che egli parò per un pelo.
-Ah, e così tiri fuori le unghie vero? Non sarai più tanto baldanzosa quando avrò finito con te-
-Credimi, ti converrebbe trattenere il fiato-
L’Impedimenta di Sirius fece crollare il Mangiamorte a terra, ma Dorcas non fece in tempo a stordirlo definitivamente prima che un raggio violaceo la colpisse alle spalle. Si accasciò come una bambola, probabilmente svenuta, e Sirius si ritrovò a evocare un sortilegio scudo per evitare di fare la sua stessa fine.
-Ecco perché i ragazzini non dovrebbero giocare alla guerra-
-Ed ecco perché dovreste imparare a stare zitti!-
Lo Schiantesimo di Sirius colpì il Mangiamorte alla gamba destra e questi si trovò a volare lungo la via, fino ad atterrare a cinque metri di distanza. Nello stesso momento il piede sinistro di Sirius prese fuoco.
Il dolore era terribile, inimmaginabile. Più forte di uno squarcio nel petto, della prima trasformazione in Animagus, perfino più forte delle Cruciatus.
Il Mangiamorte che aveva attaccato per primo si era rialzato e ora puntava la bacchetta contro di lui; Sirius non riusciva a ragionare tanto stava soffrendo e tentava strenuamente di non crollare a terra, ma non avrebbe potuto reggere ancora a lungo. Non poteva spegnere le fiamme senza rinunciare a difendersi da un nuovo attacco, ma il fuoco stava risalendo lungo la coscia e se non si fosse sbrigato ad agire avrebbe fatto una brutta fine.
-E così il topino è finito in trappola, eh? Cosa ne sarà della tua ragazza quando tu sarai bruciato? Mi piacciono quando sono giovani e carine, tu che ne pensi?-
-I miei ragazzi non si toccano, feccia!-
L’incappucciato si accasciò su se stesso, di colpo, senza emettere un fiato; un attimo dopo la gamba di Sirius stava fumando, ma le fiamme erano sparite.
-Tutto bene Black?-
Moody si avvicinò a grandi passi mentre Sirius si lasciava cadere a terra; non sapeva come aveva fatto a trattenere le lacrime. Il fuoco era scomparso, ma i suoi jeans erano carbonizzati e la pelle che sbucava dai brandelli di stoffa era gravemente ustionata.
-Non… Non proprio-
Moody si chinò a controllare Dorcas, ma dal bagliore sollevato nei suoi occhi Sirius intuì che respirasse.
-Prendi Meadowes e andate a farvi sistemare. Non servite a niente in queste condizioni, qui-
Sirius si sforzò di rialzarsi. Non aveva intenzione di andarsene e lasciare tutti gli altri nei guai.
-Io posso farcela-
Moody lo squadrò da capo a piedi.
-No che non puoi. Saresti solo un peso per i tuoi compagni e io non ho tempo da perd…-
Una lince argentata comparve all’improvviso, dal nulla, davanti al capo degli Auror e parlò con una voce che a Sirius sembrò in qualche modo familiare.
-Brighton è un diversivo. Una squadra stava aspettando che il Ministero si svuotasse e sta raggiungendo ora il dieci di Downing Street. L’obiettivo è il Primo Ministro babbano. Proverò a fermarli-
La lince scomparve così com’era arrivata e Sirius si limitò a volgere i suoi occhi sbalorditi su Moody, che sembrava pietrificato.
-Black, vado lì. Mi servono quattro Auror a supporto il prima possibile, il comando passa a Charlus. Informalo e poi fatti curare, questo è un ordine-
L’autorità nella voce dell’uomo non era da mettere in discussione.
-Sissignore-

 
Note:
mi scuso per non aver risposto ancora alle recensioni, le vacanze sono un incubo da questo punto di vista; perdonatemi.
Brighton è una delle mete turistiche inglesi più frequentate, soprattutto d'estate. Il Brighton Pier è una delle maggiori attrattive della città, tanto che quando il primo (West Pier) bruciò ne venne costruito uno nuovo. Ospita un lunapark famosissimo a cui non ho fatto riferimento nella storia, nominando genericamente il molo e il Pier, perchè non sono riuscita a trovare la data in cui il luna park fu inaugurato e quindi non so con certezza se fosse attivo nel '78.
Il riferimento agli incantesimi di protezioni usati a Manchester rimanda all'attacco all'Opera House che l'Ordine riuscì a sventare grazie alla talpa.
MI sembra di non dover spiegare altro, ma se avete domande mi trovate qui. Posso tardare un po', ma alla fine arrivo!
Grazie a tutti di aver letto!
   
 
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