IL BELLO
DELL’AUTUNNO
Ho
sempre odiato
l’autunno e l’estate è sempre stata la
mia stagione preferita.
L’estate,
con i suoi
colori, il calore del sole, il profumo del mare, i campi di grano, la
raccolta
dei pomodori nelle campagne, le fragole e le pesche, è
fantastica. Per non
parlare delle vacanze. Tre mesi di vacanza. D’estate
è tutto più facile, la
pelle è più calda, il sole brilla di
più e sì, è scientificamente provato
che
si è più disponibili a socializzare e ci si bacia
di più.
E
quando l’estate
finisce, lascia il posto all’autunno. Come si fa ad amare
l’autunno, quando è
così tangibile che porta la morte dell’estate?
Già come si fa?
“L’autunno
fa schifo” dissi, scalciando un sasso che affondò
in un mucchietto di foglie gialle, tutte ammassate e sporche, sul
vialetto del
parco.
D’estate,
il parco è
luminoso e l’erba così asciutta e calda che ci si
può stendere a prendere il
sole senza timore di tornare a casa infreddoliti e fradici. Vogliamo
veramente
paragonare le due stagioni? Davvero?
“Ma
non è vero” ribatté Matteo, che
camminava accanto a me,
sorridendo. Sbuffai. Non era valido. Matteo era la persona
più positiva che
esistesse al mondo. Aveva una pazienza infinita, sorrideva sempre e non
si
lamentava mai. Mai.
Ho conosciuto
Matteo in prima media, la scuola era iniziata
da quasi un mese e io non avevo ancora fatto amicizia con nessuno,
così, quando
lui entrò in classe, l’unico posto libero era
quello vicino al mio ed è lì che
lui si è seduto, sorridendo. Ed è stato in quel
momento che è diventato il mio
miglior amico.
Matteo, era una
di quelle persone che portava la luce quando
entrava in una stanza. Ecco, lui era l’estate. La mia estate.
E sì, perché da
quando era iniziata l’estate, a giugno, ed era finito il
nostro secondo anno di
liceo, avevo scoperto di provare per lui qualcosa di diverso e che non
lo
consideravo più solo un amico.
Non era
più il Matteo che veniva a casa mia a giocare alla
Play, che coccolava il mio gatto e faceva i puzzle con mio fratello
piccolo.
No. Cioè sì, lui era sempre lui, ero io a essere
cambiata.
Ero io che
volevo che mi guardasse come Luigi delle nostra
classe guardava Elena del primo banco, quando lei non lo vedeva. Ero io
che
desideravo mi tenesse la mano come quella coppietta di anziani al parco
che Giuseppe,
l’idiota, prendeva in giro, ma che tutti pensavano fossero
tenerissimi. Ero io
che sognavo di passargli le mani fra i capelli mentre baciavo le sue
labbra. Ecco,
io volevo quello. E volevo che lui mi ricambiasse.
Sospirai
tornando a guardare il viale. Il parco, in autunno,
faceva schifo. “Anche l’autunno è bello,
ogni stagione ha i suoi pregi. A me
piace l’autunno” provò a sollevarmi il
morale Matteo. Certo. A lui piaceva
tutto, anche l’autunno.
“Ok,
dimmi almeno una cosa che ti piace dell’autunno” lo
sfidai. Non c’era niente di bello in quella stagione. Anche
per lui, che
trovava sempre il lato positivo di tutto, sarebbe stato difficile
rispondermi.
Ma Matteo sorrise e mi mostrò un sacchetto di carta.
“Queste” stese il braccio e
io riuscii a vedere il sacchetto chiuso nella sua mano.
“Cos’è?”
chiesi allungando il collo. Lui però sorrise
sornione e non si avvicinò a me. “Vieni a
vedere” mi sfidò. Sbuffai, ma lui sapeva
quanto fossi curiosa, infatti feci un passo verso di lui e quando gli
fui
vicina, il ragazzo aprì il sacchetto: caldarroste!
Sorrisi. Adoravo
le caldarroste. “Dove le hai prese?” lui
indicò un punto dietro di me e quando mi voltai vidi
l’ambulante che cuoceva le
castagne nel calderone.
Ne afferrai una:
era ancora calda e quasi mi scottai le dita.
Lui rise e disse:
“Vedi?” ma io non
volevo dargliela vinta, così borbottai: “Mmm, non
basta. Devi trovare
qualcos’altro” e diedi un morso a una delle
caldarroste. Ma Matteo non era uno
che si fermava facilmente, prese una castagna cotta e iniziò
a camminare verso
il laghetto, pensando a come rispondermi. Lo affiancai e ne presi
un’altra
anch’io.
“La
fiera di San Simone. In autunno c’è la fiera di
San
Simone.”
La fiera di San
Simone, che si sarebbe tenuta la settimana
dopo fra le vie del centro, era la fiera più grande del
nostro paese:
bancarelle, giostre e artisti di strada. Era uno spettacolo unico e a
me
piaceva particolarmente. Dannazione, aveva trovato un’altra
cosa bella
dell’autunno.
“Non
vale. Dimmi qualcosa di più personale” lo sfidai
ancora.
Non volevo proprio dargliela vinta. Quando misi di nuovo la mano nel
sacchetto,
lui me la strinse e non mi lasciò andare, così,
incuriosita, incrociai il suo
sguardo.
“In
autunno ho conosciuto la ragazza di cui mi sono
innamorato quest’estate” disse seriamente.
Spalancai gli occhi. Come? Matteo si
era innamorato di una ragazza? Non me lo aveva detto e noi ci
confidavamo
tutto!
In prima
superiore mi aveva confessato quanto gli piacesse
Consuelo, della nostra classe, e io l’avevo aiutato a uscirci
insieme, ma dopo
di lei, non mi aveva più parlato di ragazze. Di chi si era
innamorato? Chi era
questa ragazza? Era Giulia, che si truccava e sembrava avesse
vent’anni? O era
Federica, che aveva sempre la battuta pronta? Una bestia nera
graffiò il mio
cuore dall’interno, tanto la cosa mi fece male.
Non riuscii
più a parlare e ritirai la mano dal sacchetto,
senza prendere niente “Non me l’avevi
detto” dissi semplicemente. Come se
sapere che gli piacesse un’altra non mi stesse lacerando il
cuore. Come se io potessi
vederlo baciare un’altra senza sentirmi morire. Come se non
mi importasse di
lui. Come se fosse facile…
“Te lo
sto dicendo adesso” annuii alle sue parole. Giusto, me
lo stava dicendo. Quando lo guardai, notai, per la prima volta, uno
sguardo
d’incertezza nei suoi occhi e non era mai capitato. Matteo
non era il tipo da
avere dubbi o ripensamenti. Mi piaceva per questo, era schietto e
diceva sempre
quello che pensava.
Ma sapevo che
era mio amico. Se non me lo aveva detto subito,
doveva aver avuto i suoi buoni motivi. Forse aveva capito che i miei
sentimenti
nei suoi confronti erano cambiati e non mi aveva detto niente per non
ferirmi? Probabile,
Matteo era la persona più buona del mondo e magari dirmelo
adesso era il suo
modo gentile per farmi sapere che non ricambiava i miei sentimenti.
Perché lui
era una persona gentile. Così dissi l’unica cosa
che meritasse di sentirsi
dire: “Allora spero che lei ti baci prima che finisca
l’autunno” solo che,
mentre lo dicevo, sentii un groppo in gola che mi impedì di
guardarlo, così
scappai via.
Scappai lungo il
viale fangoso pieno di foglie gialle
appiccicose, incurante di quelle che si attaccavano alle mie scarpe.
L’autunno
faceva proprio schifo.
“Ludovica!”
sentii il mio nome urlato dalle sue labbra, ma
non mi girai e non mi fermai nemmeno. Sarei scoppiata a piangere e non
volevo
che Matteo mi vedesse così. Avevo bisogno di tempo. Di tempo
per superare quel
dolore che non mi dava tregua. Tempo per riuscire a fingere che andasse
tutto
bene.
“Ludovica!”
gridò ancora Matteo, con il fiatone, prendendomi
la mano e fermando la mia corsa. “Cosa
c’è?” dissi scontrosa, senza alzare lo
sguardo su di lui.
Quando sentii la
sua mano sotto il mio mento per farmi alzare
il viso, non riuscii più a trattenere le lacrime e chiusi
gli occhi per un
secondo o forse svariati giorni, lasciando che le lacrime scivolassero
sul mio dolore.
“Ludo…”
sussurrò Matteo vicino al mio viso. Altre lacrime
scesero sulle mie guance, ma spalancai gli occhi solo quando lo sentii
dire:
“Ti sei dimenticata di baciarmi…”
Come? Cosa aveva
detto? “Cosa…” lui sorrise e disse:
“La
ragazza di cui sono innamorato… si è scordata di
baciarmi” spalancai gli occhi
quando capii cosa volesse dire. Ero io la ragazza di cui si era
innamorato?
Possibile? Possibile?
Vidi il suo viso
cambiare espressione e quel velo
d’incertezza offuscargli ancora lo sguardo. No, niente doveva
offuscargli lo
sguardo. “Non avevo capito. Pensavo
che…” ma lui non mi fece finire e si
chinò
su di me, posando le labbra sulle mie.
Chiusi ancora
gli occhi, decisa a lasciarmi andare. Matteo
aveva detto che era innamorato di me e voleva baciarmi.
Quando sentii le
sue labbra morbide su di me, pensai di stare
sognando e cavolo, se era un sogno, doveva essere il più
bello di tutti, così
gli posai una mano sulla guancia calda e ricambiai il bacio.
Riaprii gli
occhi e quando capii che non stavo sognando,
realizzai che quel nostro primo bacio era sicuramente il bello
dell’autunno.