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Autore: ONLYKORINE    05/05/2019    1 recensioni
Cos'ha di bello l'autunno? Ludovica proprio non lo sa, lei preferisce l'estate.
Invece Matteo dice che è bello anche l'autunno.
Riuscirà a convincerla?
2 posto al concorso sull'autunno
Altro concorso 1435 parole
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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IL BELLO DELL’AUTUNNO

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Ho sempre odiato l’autunno e l’estate è sempre stata la mia stagione preferita.

L’estate, con i suoi colori, il calore del sole, il profumo del mare, i campi di grano, la raccolta dei pomodori nelle campagne, le fragole e le pesche, è fantastica. Per non parlare delle vacanze. Tre mesi di vacanza. D’estate è tutto più facile, la pelle è più calda, il sole brilla di più e sì, è scientificamente provato che si è più disponibili a socializzare e ci si bacia di più.

E quando l’estate finisce, lascia il posto all’autunno. Come si fa ad amare l’autunno, quando è così tangibile che porta la morte dell’estate? Già come si fa?

“L’autunno fa schifo” dissi, scalciando un sasso che affondò in un mucchietto di foglie gialle, tutte ammassate e sporche, sul vialetto del parco.

D’estate, il parco è luminoso e l’erba così asciutta e calda che ci si può stendere a prendere il sole senza timore di tornare a casa infreddoliti e fradici. Vogliamo veramente paragonare le due stagioni? Davvero?

“Ma non è vero” ribatté Matteo, che camminava accanto a me, sorridendo. Sbuffai. Non era valido. Matteo era la persona più positiva che esistesse al mondo. Aveva una pazienza infinita, sorrideva sempre e non si lamentava mai. Mai.

Ho conosciuto Matteo in prima media, la scuola era iniziata da quasi un mese e io non avevo ancora fatto amicizia con nessuno, così, quando lui entrò in classe, l’unico posto libero era quello vicino al mio ed è lì che lui si è seduto, sorridendo. Ed è stato in quel momento che è diventato il mio miglior amico.

Matteo, era una di quelle persone che portava la luce quando entrava in una stanza. Ecco, lui era l’estate. La mia estate. E sì, perché da quando era iniziata l’estate, a giugno, ed era finito il nostro secondo anno di liceo, avevo scoperto di provare per lui qualcosa di diverso e che non lo consideravo più solo un amico.

Non era più il Matteo che veniva a casa mia a giocare alla Play, che coccolava il mio gatto e faceva i puzzle con mio fratello piccolo. No. Cioè sì, lui era sempre lui, ero io a essere cambiata.

Ero io che volevo che mi guardasse come Luigi delle nostra classe guardava Elena del primo banco, quando lei non lo vedeva. Ero io che desideravo mi tenesse la mano come quella coppietta di anziani al parco che Giuseppe, l’idiota, prendeva in giro, ma che tutti pensavano fossero tenerissimi. Ero io che sognavo di passargli le mani fra i capelli mentre baciavo le sue labbra. Ecco, io volevo quello. E volevo che lui mi ricambiasse.

Sospirai tornando a guardare il viale. Il parco, in autunno, faceva schifo. “Anche l’autunno è bello, ogni stagione ha i suoi pregi. A me piace l’autunno” provò a sollevarmi il morale Matteo. Certo. A lui piaceva tutto, anche l’autunno.

“Ok, dimmi almeno una cosa che ti piace dell’autunno” lo sfidai. Non c’era niente di bello in quella stagione. Anche per lui, che trovava sempre il lato positivo di tutto, sarebbe stato difficile rispondermi. Ma Matteo sorrise e mi mostrò un sacchetto di carta. “Queste” stese il braccio e io riuscii a vedere il sacchetto chiuso nella sua mano.

“Cos’è?” chiesi allungando il collo. Lui però sorrise sornione e non si avvicinò a me. “Vieni a vedere” mi sfidò. Sbuffai, ma lui sapeva quanto fossi curiosa, infatti feci un passo verso di lui e quando gli fui vicina, il ragazzo aprì il sacchetto: caldarroste!

Sorrisi. Adoravo le caldarroste. “Dove le hai prese?” lui indicò un punto dietro di me e quando mi voltai vidi l’ambulante che cuoceva le castagne nel calderone.

Ne afferrai una: era ancora calda e quasi mi scottai le dita. Lui rise e disse: “Vedi?” ma io non volevo dargliela vinta, così borbottai: “Mmm, non basta. Devi trovare qualcos’altro” e diedi un morso a una delle caldarroste. Ma Matteo non era uno che si fermava facilmente, prese una castagna cotta e iniziò a camminare verso il laghetto, pensando a come rispondermi. Lo affiancai e ne presi un’altra anch’io.

“La fiera di San Simone. In autunno c’è la fiera di San Simone.”

La fiera di San Simone, che si sarebbe tenuta la settimana dopo fra le vie del centro, era la fiera più grande del nostro paese: bancarelle, giostre e artisti di strada. Era uno spettacolo unico e a me piaceva particolarmente. Dannazione, aveva trovato un’altra cosa bella dell’autunno.

“Non vale. Dimmi qualcosa di più personale” lo sfidai ancora. Non volevo proprio dargliela vinta. Quando misi di nuovo la mano nel sacchetto, lui me la strinse e non mi lasciò andare, così, incuriosita, incrociai il suo sguardo.

“In autunno ho conosciuto la ragazza di cui mi sono innamorato quest’estate” disse seriamente. Spalancai gli occhi. Come? Matteo si era innamorato di una ragazza? Non me lo aveva detto e noi ci confidavamo tutto!

In prima superiore mi aveva confessato quanto gli piacesse Consuelo, della nostra classe, e io l’avevo aiutato a uscirci insieme, ma dopo di lei, non mi aveva più parlato di ragazze. Di chi si era innamorato? Chi era questa ragazza? Era Giulia, che si truccava e sembrava avesse vent’anni? O era Federica, che aveva sempre la battuta pronta? Una bestia nera graffiò il mio cuore dall’interno, tanto la cosa mi fece male.

Non riuscii più a parlare e ritirai la mano dal sacchetto, senza prendere niente “Non me l’avevi detto” dissi semplicemente. Come se sapere che gli piacesse un’altra non mi stesse lacerando il cuore. Come se io potessi vederlo baciare un’altra senza sentirmi morire. Come se non mi importasse di lui. Come se fosse facile…

“Te lo sto dicendo adesso” annuii alle sue parole. Giusto, me lo stava dicendo. Quando lo guardai, notai, per la prima volta, uno sguardo d’incertezza nei suoi occhi e non era mai capitato. Matteo non era il tipo da avere dubbi o ripensamenti. Mi piaceva per questo, era schietto e diceva sempre quello che pensava.

Ma sapevo che era mio amico. Se non me lo aveva detto subito, doveva aver avuto i suoi buoni motivi. Forse aveva capito che i miei sentimenti nei suoi confronti erano cambiati e non mi aveva detto niente per non ferirmi? Probabile, Matteo era la persona più buona del mondo e magari dirmelo adesso era il suo modo gentile per farmi sapere che non ricambiava i miei sentimenti. Perché lui era una persona gentile. Così dissi l’unica cosa che meritasse di sentirsi dire: “Allora spero che lei ti baci prima che finisca l’autunno” solo che, mentre lo dicevo, sentii un groppo in gola che mi impedì di guardarlo, così scappai via.

Scappai lungo il viale fangoso pieno di foglie gialle appiccicose, incurante di quelle che si attaccavano alle mie scarpe. L’autunno faceva proprio schifo.

“Ludovica!” sentii il mio nome urlato dalle sue labbra, ma non mi girai e non mi fermai nemmeno. Sarei scoppiata a piangere e non volevo che Matteo mi vedesse così. Avevo bisogno di tempo. Di tempo per superare quel dolore che non mi dava tregua. Tempo per riuscire a fingere che andasse tutto bene.

“Ludovica!” gridò ancora Matteo, con il fiatone, prendendomi la mano e fermando la mia corsa. “Cosa c’è?” dissi scontrosa, senza alzare lo sguardo su di lui.

Quando sentii la sua mano sotto il mio mento per farmi alzare il viso, non riuscii più a trattenere le lacrime e chiusi gli occhi per un secondo o forse svariati giorni, lasciando che le lacrime scivolassero sul mio dolore.

“Ludo…” sussurrò Matteo vicino al mio viso. Altre lacrime scesero sulle mie guance, ma spalancai gli occhi solo quando lo sentii dire: “Ti sei dimenticata di baciarmi…”

Come? Cosa aveva detto? “Cosa…” lui sorrise e disse: “La ragazza di cui sono innamorato… si è scordata di baciarmi” spalancai gli occhi quando capii cosa volesse dire. Ero io la ragazza di cui si era innamorato? Possibile? Possibile?

Vidi il suo viso cambiare espressione e quel velo d’incertezza offuscargli ancora lo sguardo. No, niente doveva offuscargli lo sguardo. “Non avevo capito. Pensavo che…” ma lui non mi fece finire e si chinò su di me, posando le labbra sulle mie.

Chiusi ancora gli occhi, decisa a lasciarmi andare. Matteo aveva detto che era innamorato di me e voleva baciarmi.

Quando sentii le sue labbra morbide su di me, pensai di stare sognando e cavolo, se era un sogno, doveva essere il più bello di tutti, così gli posai una mano sulla guancia calda e ricambiai il bacio.

Riaprii gli occhi e quando capii che non stavo sognando, realizzai che quel nostro primo bacio era sicuramente il bello dell’autunno.

   
 
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