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Autore: MatsuFla    06/05/2019    1 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 13/19 - Il suo odore mi piace

Mickey ormai è in pianta stabile a casa Gallagher da tre giorni, i migliori di sempre! 
C'è stato un po' di imbarazzo con la mia famiglia all'inizio ma Mickey è come un maledetto scarafaggio, riesce ad adattarsi perfettamente ovunque e legare con tutti... a modo suo ovviamente!
Non abbiamo parlato molto in questi giorni di quello che è successo o di cosa intendiamo fare in futuro. È un po' come stare su un autobus senza sapere a che fermata dover scendere, pregando di capire prima o poi quale sia quella giusta e sperando solo di riuscire a saltare giù in tempo.
Ovviamente non abbiamo più parlato del fatto che Mickey si sia dichiarato, non lo credevo capace di fare una cosa del genere, figuriamoci se accetterebbe anche di parlarci su. Ma non importa, ha detto di essere innamorato di me e non mi serve sapere nient'altro, il resto me lo dimostra rimandando ogni giorno al mio fianco.
Per una volta il fatto che i Milkovich se ne sbattono gli uni degli altri va a nostro vantaggio, a nessuno importa se Mickey sparisce per giorni interi, non lo hanno mai cercato. Chissà se almeno Mandy si stia chiedendo dov'è suo fratello o se abbia capito quello che sta succedendo.
Io e Mickey non abbiamo affrontato nemmeno questo argomento... Mandy.
È stata lei a dire che è finita, ma lo diceva sempre e non succedeva mai.
Abbiamo avuto altre discussioni in passato, anche peggiori dell'ultima e non ci siamo lasciati... in verità non so neanche se si possa considerare un litigio dato che non ho proprio aperto bocca.
Forse la distanza tra noi degli ultimi giorni Mandy non la considera una reale rottura, forse pensa di avermi concesso la pausa che le ho chiesto o peggio ancora pensa che sia solo uno scazzo passeggero, più suo che mio. Ma sono passati tre giorni e non c'è stata una sola chiamata o un messaggio da parte di nessuno dei due.
Si, sono proprio uno stronzo, perché io so bene che invece tra noi è realmente finita... dovrei parlarle sinceramente, spiegarle tutto e sperare di non ferirla troppo, sperare che mi perdoni. Continuo a ripetetemi che lo farò, ma non lo faccio mai.
È una cosa che devo dirle di persona ma in questo momento non ne ho la forza. Dopotutto, le ho mentito fino ad ora... aspettare qualche altro giorno non fa poi tanta differenza, al momento ho già tanti altri problemi di cui occuparmi. Come per esempio riuscire a vivere con Mick senza saltargli addosso!
Per far funzionare questa casta convivenza io e Mick abbiamo dovuto stabilire delle regole da seguire fedelmente in ogni momento. Una delle più importanti è quella di cambiarci in camere separate o comunque seguire la linea generale del rimanere sempre vestiti il più possibile quando siamo insieme, nonostante il caldo soffocante che attanaglia Chicago. Abbiamo concordato di poter dormire nello stesso letto, più che altro per mancanza di posto in casa, ma con il divieto di scendere le mani sotto la cintura, come nel pugilato. Niente baci o effusioni di alcun tipo... fatta eccezione per la sera, quando tutti dormivano ci siamo concessi qualche coccola, ma niente di spinto.
Solo una regola Mickey non riesce proprio a rispettare... non entrare in bagno quando faccio la doccia! Pur essendo uno dei territori più a rischio, la doccia per l'appunto, non posso negare che l'inosservanza di questa particolare regola non dispiace a nessuno dei due. In alcuni momenti è davvero dura resistere, ma sta funzionando.
In realtà mi duole ammettere che l'unico motivo per cui ce l'abbiamo fatta fino ad ora è perché io sono in piena fase depressiva, altrimenti nessuna di queste imposizioni avrebbe retto. Anche se non è grave come in passato, quando rimanevo a letto per settimane senza mangiare né fare la doccia, rifiutando qualsiasi contatto umano e desiderando solo di scomparire nel buco nero che dall'interno mi divorava tutte le emozioni. Quella sensazione di vuoto e di incapacità nel provare qualsiasi tipo di sentimento è qualcosa con cui devo combattere anche ora, ma grazie alla mia famiglia e soprattutto a Mickey sono sicuro di riuscire a rimanere a galla. Con l'approvazione della dottoressa Beard sono potuto tornare anche a lavoro, il ché vuol dire che già sto meglio, ma finché i medicinali non si bilanciano del tutto devo convivere, tra le altre cose, con una perenne stanchezza, pessimo umore è uno scarso appetito sessuale... e già, capita spesso che non mi si drizzi. Ed ecco spiegato com'è stato possibile per due ninfomani come noi riuscire a mantenere una casta convivenza.
È proprio a questo che sto pensando ora, steso nel mio letto al buio con il caldo corpo di Mickey stretto a me e... non sento niente, porca troia, non mi tira nemmeno un po'. 
È talmente strano che non so come spiegarlo, è come se i sentimenti che ho per lui sono chiusi in una bolla che me li tiene nascosti, so che sono lì da qualche parte, ne sono certo, ma allo stesso tempo non riesco a sentirli... 
Come il maledetto gatto di Shrudingher di cui parlava Lip con il suo amico nerd.
So solo che, nonostante io non riesca a provare nulla, desidero comunque che Mickey continui a stare con me... preferibilmente così come è ora, avvinghiato stretto a me!
Non so per quanto tempo me ne sono rimasto qui a rimuginare ma senza nemmeno accorgermene è diventato giorno e la luce del sole ha inondato la stanza. La sveglia suona e ridesta me dai miei pensieri e Mick dal sonno.
Liam dorme ancora mentre il letto di Carl è già vuoto.
"Tutto ok?" La sua voce ancora rauca e assonnata.
"Mh mh." Annuisco con un sorriso tiratissimo e per niente credibile.
"A cosa stai pensando?" Si stiracchia e si stropiccia gli occhi lentamente.
"Alla tua erezione premuta sulla mia gamba."
Mickey scatta come una molla e si appiattisce contro il muro allontanandosi da me, il tanto che basta ad interrompere il contatto tra i nostri corpi.
"Scusa bello, è l'alzabandiera mattutino, cazzo."
"Non devi scusarti, è una cosa normale. Sono solo invidioso." Sbuffo una debole risata e Mickey mi viene dietro capendo l'allusione al fatto che invece il mio soldato è da un po' che non scatta sull'attenti, ma capisce anche che la mia è una risata amara e per niente divertita. Mi striscia affianco risalendo fino a portare il suo viso alla stessa altezza del mio e mi rincuora con un dolce e casto bacio sulle labbra.
"Mi fa rabbia pensare che dovrei saltarti addosso invece di starmene in questo stato catatonico."
"Cristo Santo, Ian, ti fai troppi problemi. Io sto bene, non è un problema se per qualche giorno mi occupo da solo delle mie erezioni, non è certo la prima volta." 
"Possiamo provare a invertire le parti se vuoi."
"Se volevo inculcarmi qualcuno sarei rimasto in prigione."
Mickey mi bacia ancora e mi sorride maliziosamente prima di scivolare giù per il mio corpo e sparire sotto la coperta con un luccichio giocoso negli occhi.
"C-che stai facendo?" Balbetto sentendo le sue mani toccare posti che da tanto... troppo... non ricevevano attenzioni. Siamo stati ben attenti a rispettare il divieto di scendere oltre la cintura... almeno fino a questo momento!
"A te che sembra?" Ridacchia senza uscire dal suo nascondiglio.
"A me sembra che tu stia infrangendo più di qualche regola questa mattina."
"Esatto. Per una volta faremo un'eccezione."
"Mick-" Inizio io con tono di rimprovero ma improvvisamente mi ritrovo incapace di parlare mentre Mickey inizia a sfilarmi i boxer rimanendo nascosto sotto le coperte. Non appena sento il tocco delle sue labbra non riesco a reprimere un gemito, guardo con apprensione in direzione della porta aperta e poi al bambino addormentato nel lettino, poi i miei occhi tornano a fissare la testa coperta che oscilla su e giù.
         
Normalmente mi sarebbero bastati pochi secondi di questo spettacolo incredibilmente sexy per accendermi completamente, la sua bocca e le sue mani bollenti sul mio corpo e quei suoi gemiti fottutamente eccitanti soffocati dal fruscio della coperta che ci avvolge... strizzo gli occhi e cerco di concentrarmi, ma non succede nulla. 
Mi odio per questo. Non ce la faccio più.
"Mick, è inutile..." Sussurro sconsolato cercando di divincolarmi, ma Mickey mi blocca i fianchi con le mani e prosegue con più forza e convinzione di prima resosi conto anche lui di non star ottenendo nessuna reazione.
"#Una calibro dodici alla cintura, sto per fare fuori tuo cugino, nella nebbia sparisci, se non vuoi che ti pisci#"
Debbie esce dal bagno e attraversa il corridoio cantando a squarciagola non curandosi minimamente di noi e di quello che stiamo facendo, tranquillamente, come se la porta della camera non fosse spalancata. Non ci siamo mai fatti troppi problemi in casa mia, fin da piccoli siamo stati tutti abituati ad essere senza vergogna. Rimango per qualche altro secondo steso sul letto, rigido come uno stoccafisso, dappertutto tranne che nell'unico posto dove dovrei esserlo, con le braccia al petto stringo forte tra i pugni l'orlo della coperta prima di far scivolare le mani sotto di essa.
"Non funziona. Scusa, bello." Mi sollevo appena sui gomiti tirandomi su i boxer mentre Mickey riemerge da sotto la coperta, bianca come le mie gambe ancora spalancate davanti a lui che ci sta inginocchiato nel mezzo.
"Sono le medicine." Torno giù lasciandomi cadere rassegnato.
"Già..." Appena riprendere fiato si volta a guardare Liam che intanto si è svegliato e se ne sta seduto sul suo lettino a guardarci incuriosito.
"O magari è... quel ragazzino che ci fissa." Indica il mio fratellino che effettivamente ci fissa come se stesse guardando un episodio di qualche stupido cartoon alla TV.
"O quella squilibrata di tua sorella che è passata." Continua lui prima di scavalcarmi con la sua solita eleganza per scendere dal letto con un balzo.
"Non importa. Ci riproviamo dopo." Mi schiaffeggia affettuosamente sulla coscia e comincia ad armeggiare con i flaconi dei miei medicinali già pronti sul comodino. Io mi metto a sedere ma rimango ricurvo su me stesso, anche solo stare dritto sulla schiena sembra qualcosa di troppo faticoso per me in questo momento.
"Bene, la colazione dei campioni. Abbiamo stabilizzatori dell'umore, antipsicotici, antidepressivi... gatorade." 
Prende accuratamente una pastiglia da ogni flacone e me le porge insieme ad una bottiglia di gatorade al limone. 
Ha passato un bel po' di tempo a documentarsi e informarsi sulla mia malattia, sui vari farmaci che devo assumere con i loro effetti e controindicazioni. Si è autoproclamato mia balia, infermiere e protettore. Mi sorveglia costantemente e provvede ad ogni mio bisogno, anche quando non gli viene richiesto... ho preso un tough man è l'ho trasformato in un baby-sitter. Non dico di non essergliene grato o che non sia in grado di farlo nel migliore dei modi, anzi, essere accudito va contro la mia indole ma riesco a sopportarlo e accettarlo solo perché è lui a farlo, se fosse stato chiunque altro avrei già dato di matto. Ma è un'immagine che non gli s'addice e non era questo che volevo per lui... non era questo che volevo per noi.
"Sei una cazzo di infermiera ora?" Prendo tutto con una mano, senza alzare gli occhi su di lui. Non ho né la forza né il coraggio di guardarlo in faccia.
"Zitto e prendi le pillole, puttana." Mi posa una mano sulla testa e dopo avermi baciato forte tra i capelli disordinati, cerca ancora di consolarmi con un ultimo grattino prima di filarsela subito via perché i gesti teneri lo imbarazzano sempre.
Rude e dolce al tempo stesso, tipico di Mickey.
Si allontana con quella sua camminata sbilenca e io continuo a tenere gli occhi bassi come ho fatto per tutto il tempo da quando ho messo i piedi giù dal letto. Quando lo sento entrare in bagno, ingoio le medicine tutte in un unico boccone amaro e mi preparo per andare a lavoro. Una volta indossata la mia bella divisa scura, che mi era tanto mancata, prendo in braccio Liam e scendiamo al piano di sotto.
"Buongiorno faccine dolci! È pronta la colazione!" Veniamo accolti dalla dolcezza materna di Fiona e dal profumo di pancakes, uova e bacon.
"Buongiorno a tutti." Rispondo con un tiepido sorriso mentre faccio sedere Liam nel seggiolone posto vicino al tavolo. I miei due fratelli maggiori sono dietro i fornelli. Fiona, già vestita per il lavoro, prepara la colazione mentre Lip fa finta di aiutarla ma in realtà sta solo a guardare sorseggiando il suo caffè. I miei due fratelli minori sono invece impegnati ad apparecchiare il tavolo, disponendo tutto disordinatamente e rumorosamente come al loro solito. Tutti i Gallagher sono riuniti, o per lo meno tutti quelli di cui mi importa. 
Franck, il mio padre alcolizzato, è da parecchio che non si fa vedere, ma non frega niente a nessuno.
"Come ti senti?" Mia sorella Debs mi si avvicina con il suo grande e tenero sorriso.
"Non... mi sento." 
Sarebbe inutile mentire e dire che sto bene, la mia famiglia mi conosce fin troppo e non ci cascherebbe, ma sarebbe comunque impossibile da credere per chiunque dato il mio trascinarmi in giro come un morto vivente. Spero di riuscire a sostenere i ritmi frenetici di un intero turno di lavoro questa mattina.
"È un miglioramento. Almeno non cerchi di colpire nessuno con una mazza da baseball!" 
Capisco che nella sua ingenuità Debs non intendeva ferirmi in nessun modo, ma ricordare quell'episodio per me è come ricevere un pugno nello stomaco e a quanto pare non riesco a nasconderlo tanto che lei sembra rendersene conto e subito la sua faccina si contrae in una smorfia mortificata.
"Scusa." Mi dice con voce la spazzata e io l'abbraccio forte e le sorrido.
Torno dai maggiori e prendo posto sullo sgabello del bancone proprio di fronte alla cucina dove Fi sta continuando a spadellare. Appena seduto sento mio fratello Lip...
"Insomma, uh, Mickey è ancora qui."
"Già."
"Quanto si ferma?" Sento già il tono inquisitorio nella sua voce.
"Non lo so, dice che rimarrà qui finché non starò bene."
"Sicuro che sia una buona idea?"
"Mmmmh... caffè." Alzo gli occhi al cielo e mi riempio una tazza con del caffè fumante.
"Io credo che sia carino da parte sua." Mi viene in aiuto Fiona, mi fa l'occhiolino e sorride prima di tornare ad occuparsi dei pancakes, rimane assorta nei suoi pensieri per qualche momento poi, senza guardarmi, mette su una smorfia vispa e continua...
         
"Mickey Milkovich, eh?... Mi sono persa qualcosa?"
Questi ultimi tre giorni in cui Mickey è stato qui lasciano ben poco spazio ai dubbi, quindi presumo che la sua sia solo una velata richiesta di essere messa a conoscenza dei dettagli più succulenti. Io mi limito a sorseggiare il mio caffè sorridendo in silenzio.
"Siete sempre così dannatamente rumorosi di mattina?" Mickey scende le scale stropicciandosi gli occhi, nonostante abbia fatto la doccia sembra non essersi ancora svegliato completamente. Siede accanto a me e mi lancia un'occhiataccia quando si accorge del contenuto nella mia tazza.
"Hey, niente caffeina con le medicine." Il suo tono di rimprovero si infrange contro il mio menefreghismo e alza le mani al cielo stizzito e rassegnato quando lo ignoro continuando a bere indisturbato. Mickey ruba un pancake e inizia a mangiarlo seduto in modo scomposto sullo sgabello, un gomito poggiato sul bancone e le gambe spalancate proprio verso Lip che è in piedi davanti a lui a fissarlo.
"Non mi starai guardando l'uccello?" Si rivolge minaccioso a mio fratello, avendo notato il suo sguardo pensieroso e un po' disgustato puntato sui suoi genitali.
"No, non stavo neanche pensando al tuo uccello... nella bocca di mio fratello. Per niente."
"Bene, non farlo." Ruggisce il moro.
"Già." Risponde infastidito il biondo.
"Il pisello di Mickey era nella bocca di Ian?" Esclama sorpreso Carl che, avvicinatosi di soppiatto, ha sentito tutto.
"È soltanto un modo di dire, ecco, è come dire... non sono affari tuoi. L'uccello in bocca a tuo fratello, amico." Lip annaspa, forse per la prima volta in vita sua, non è decisamente nel suo stile non avere bella pronta una risposta sagace e pungente che lo faccia sembrare sempre figo. Ma credo che questa volta abbia deciso di mettere da parte il suo ego per cercare di difendere il mio 'segreto', o comunque, cerca di non sbilanciarsi troppo perché non sa di preciso fino a che punto può spingersi con Mick senza ritrovarsi con un occhio nero.
"Chi è che dice così?" Insiste Carl, giustamente poco convinto dalla spiegazione.
"I gay."
"Ian è gay?" Carl strabuzza gli occhi e li punta su di me.
"No, no, era... un eufemismo." Prova ancora Lip.
Che fa, cerca di confonderlo con i paroloni? Non è la tattica giusta da adottare con un tipo come il nostro fratellino. Infatti Carl continua imperterrito.
"È questo che fanno i gay?"
"Oddio, lascia stare! Hey piccoletto, vestiamoci un po'." Lip scappa sconfitto. Recupera Liam dal seggiolone e lo adagia sulla lavatrice dove pesca dal cesto del bucato pulito dei vestiti stropicciati da mettergli.
"Lascia stare Lip, va bene. Carl... e voi altri, sappiate che... si, a quanto pare sono gay."
"Io lo sapevo già. Una sorella maggiore certe cose le percepisce!" Fi si vanta del suo sesto senso, spezzando così il silenzio che era calato improvvisamente, agitando la spatola tutta impettita e sorridente.
"Allora avresti potuto avvisarmi!" Sbuffo io tra il divertito e lo sconsolato. Tutti sembrano trovarlo divertente e ne ridono mentre io mi rituffo nel mio caffè.
"Conosco molta gente che ha relazioni con persone dello stesso sesso. Penso che dobbiamo avere il diritto di amare chiunque vogliamo. E anche se le unioni civili sono legali in Illinois, non è sufficiente. Cambiare è possibile, dipende da noi!"
La piccola Gallagher espone la sua opinione agguerrita e diplomatica come sempre, mentre Mickey sbuffa davanti a tutto quel perbenismo. 
Sfortunatamente Carl che ha ancora un sacco di domande imbarazzanti a cui esige avere delle risposte.
"Insomma... come fanno sesso i gay? Dove finiscono i piselli dei gay?"
"Sai come si stura un gabinetto otturato?" Ci riprova Lip.
"Si."
"Immaginalo come un uomo che stura il gabinetto di un'altro uomo."
Intanto Fiona si lamenta e sbraita per i discorsi non propriamente adatti ai minori che stanno animando la colazione ma viene ignorata da un implacabile Carl che continua...
"Quindi c'entra anche il buco del culo?"
"Non sempre... ma se hai fortuna si!" Mickey risponde al piccoletto ammiccando e lui lo segue in una risatina maliziosa, ma non credo proprio che Carl abbia afferrato bene il concetto.
"Ok, fatela finita! Potreste smettere di parlare di queste cose a colazione?! Anzi, sarebbe meglio se la smetteste di parlarne e basta!" Fiona esasperata si allontana dalla cucina e raggiunge Liam che se ne sta buono tra le braccia di Lip.
"Ti va un pochino di succo, eh?" Squittisce mentre lo solletica facendolo ridere.
"No, è finito." Biascica Mickey scolandosi quello che ne rimane fino all'ultima goccia.
"Potresti non bere dal cartone visto dove metti la bocca?!" Il tono critico classico di Lip gli fa guadagnare un dito medio che invece è un classico di Mickey.
         
"Hey, potete dire a chi fa la spesa di prendere delle uova e del tabasco?"
Continua Mick con nonchalance, ignorando le occhiatacce di mio fratello maggiore.
"Vivi qui adesso?" Gli chiede Carl.
"No, rimango solo qualche giorno." Mickey prende un piatto ed inizia a riempirlo con un po' di tutto il cibo che la colazione in casa Gallagher ha da offrire.
"Non è un ostello per senzatetto." Ringhia ancora Lip.
"Lo so, negli ostelli l'acqua è più calda." Risponde sbeffeggiandolo il bulletto tatuato.
Mi fa piacere che Mickey si senta completamente a suo agio con i miei fratelli, non mi sembra così rilassato nemmeno quando è a casa sua. Noi Gallagher non navighiamo nell'oro, anzi, siamo ben al di sotto della soglia della povertà, ma ci siamo sempre l'uno per l'altro... siamo una famiglia! Cosa che purtroppo non vale per i Milkovich. Ecco perché io desidero diventare la famiglia di Mickey, vorrei che la mia famiglia diventi anche la sua.
Si, insomma... lo desideravo anche per Mandy. Vorrei che fosse così per entrambi perché se lo meritano. Ma visto il casino che ho fatto non so se sarà mai più possibile.
Mi alzo dallo sgabello e mi allontano per starmene un po' da solo, mi siedo al tavolo da pranzo dove però vengo subito raggiunto da Carl.
"Mickey è il tuo ragazzo?"
Questa è forse la domanda più imbarazzante tra tutte quelle che ha fatto fino ad ora.
"Ci frequentiamo." Rimango vago, anche perché non so realmente come rispondere, ma il piccoletto è sveglio e questa mattina è anche più loquace del solito.
"Era nel tuo letto!"
"Si, la sua famiglia è un incubo."
Bravo Ian! Continua così, stai andando forte! Sembri averlo convinto.
"Mi sa che ho una ragazza." 
Uh, Carl è innamorato! Voglio ricordare per sempre l'espressione tenera che ha sul viso in questo momento.
E sono grato anche che abbia smesso di chiedermi di Mickey!
"Davvero?"
"Anche la sua famiglia è un incubo."
"Come tutte."
"Tu ami Mickey?" Mi chiede dolcemente e un po' imbarazzato.
Accidenti, perché anche Carl è diventato sentimentale questa mattina?
Come glielo spiego che non è così semplice chiedere dell'amore?
"Il suo odore mi piace."
Il suo odore mi piace?!
L'ho detto sul serio?!
Certo, a me piace davvero il suo odore, non è perché fa uso di un buon profumo o un deodorante e di sicuro non è sapone... è semplicemente l'odore della sua pelle. L'odore migliore che io abbia mai sentito, dolce ed eccitante allo stesso tempo, il solo in grado di calmarmi nei momenti più bui. Così buono che faccio di tutto per farmelo rimanere addosso per poterlo sentire anche quando lui non è con me.
Eh si... io lo amo proprio il suo odore!
Forse ho dato la risposta giusta tutto sommato.
Il mio fratellino sembra soddisfatto, sorride dolcemente e sembra capire perfettamente che dietro le mie parole c'è molto di più di ciò che può sembrare. Forse i suoi sentimenti per la giovane fidanzatina gli hanno permesso di capire cosa intendevo dire anche senza una risposta chiara da parte mia, provarlo sulla propria pelle è molto più semplice che spiegarlo a parole.
Io gli ricambio il sorriso amorevole ma le nostre affettuose confidenze fraterne vengono bruscamente interrotte da Mickey e dai suoi soliti modi gentili.
"Perché fai queste stupide domande del cazzo?"
Posa una mano sulla faccia del povero Carl e lo spinge via per farsi spazio accanto a me mente con l'altra mi serve davanti il piatto pieno di cibo che stava riempendo qualche minuto fa.
Lo ha preparato per me e si è assicurato che io fossi il primo ad avere da mangiare.
"Eri meglio mentre dormivi." Borbotta stizzito il piccoletto dopo essersi liberato dalla presa sgarbata della mano tatuata. 
"Questo non lo mangio. Non ho fame." Sorseggio il mio caffè ormai freddo.
"Invece sì, se prendi le pillole a stomaco vuoto ti viene la diarrea... di quelle brutte."
Prendo un pezzo di pancake e lo inzuppo nel caffè sotto lo sguardo vigile e severo di Mickey. Appena mando giù il boccone capisco che sfortunatamente è già troppo tardi.
"Mi scappa!" Sorrido divertito nel vedere il ghigno sulla faccia di Mickey. Alzandomi dalla sedia noto il volto di Carl contratto in un'espressione perversa e subito tremo all'idea di quello che sta per dire.
"Vi rimane mai attaccata la cacca sulla punta del cazzo?"
Carl non si smentisce mai.



Note dell'autrice:
In questo capitolo ho riunito un po' dei miei sketch preferiti, in particolare l'adorabile e curioso Carl che si interessa della vita amorosa e sessuale del fratello... che mi ha sempre intenerito e divertito.
Spero di non essermi lasciata prendere troppo la mano! XD


   
 
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