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Autore: StregaDAutunno    06/05/2019    0 recensioni
"Ti sei unito alla ciurma della Walrus John Silver, siamo pirati, siamo fratelli, e se ce lo permetterai ti prometto che non ti lasceremo combattere da solo, mai più."
1715, ex colonia britannica di Nassau.
John Silver si unisce alla ciurma della Walrus, nave pirata guidata dal misterioso capitano James Flint.
Le parole pronunciate dal medico di bordo Leni Morgan seppur sincere si scontrano con la realtà dei fatti, in una trama fitta di segreti e tradimenti, e risvolti che neppure lei dopo tanti anni a Nassau poteva prevedere.
La salvezza forse risiede in un consiglio che lei stessa ha dato al nuovo arrivato: "Qui contano solo due cose. Rispetto e lealtà. Concedile alle persone giuste e loro le concederanno a te."
Storia ispirata alla serie Black Sails.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Billy Bones, James Flint, John Silver, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Billy
 
"Spero che stamattina prima di uscire tu abbia dato un bel bacio a tua madre ragazzo, perché non la rivedrai per molto tempo. Forse mai più."
William aveva sentito l'uomo ridere mentre lo spingeva sulla passerella insieme ad altri ragazzi come lui.
Tutti in catene, con il loro sangue rappreso appiccicato ai vestiti e ai visi imberbi, i più piccoli, 10 forse 11 anni al massimo, piangevano.
Guardò il sole, stava tramontando.
La sua famiglia lo stava sicuramente cercando, sarebbe già dovuto essere a casa per quell'ora.
Suo padre sarebbe andato al solito crocevia dove lui distribuiva i loro volantini, ma non avrebbe trovato suo figlio. No, avrebbe visto solo un mucchio di fogli stropicciati buttati per terra, e forse qualche bottegaio della via glielo avrebbe riferito.
"Mi spiace signor Manderly, suo figlio ha provato a scappare, ma erano in quattro contro uno. Lo hanno preso, hanno preso William." 
Poteva vederlo, suo padre, pietrificato da quella notizia, un uomo alto e imponente che adesso  
si strofinava continuamente gli occhi azzurri col dorso della mano perché non riusciva a frenare quelle lacrime colme di rabbia mentre tornava a casa.
Poteva vedere anche sua madre, lei avrebbe gridato. La conosceva, era una donna dolce ma quando si infuriava diventava una belva. 
"Andiamo al porto, subito, li fermeremo lì!" sapeva che lei lo avrebbe proposto, era combattiva sua madre, ma suo padre l'avrebbe fermata e presa tra le braccia mentre lei si dibatteva. 
"Non possiamo più fare nulla." le avrebbe detto. E aveva ragione.
Una volta che le pattuglie dell'arruolamento forzoso ti prendevano non c'era più speranza, ti portavano al porto più vicino e ti imbarcavano sulla prima nave disponibile. 
A quel punto sua madre si sarebbe messa a piangere, arrendendosi nell'abbraccio del marito che le avrebbe accarezzato con dolcezza i capelli biondi.
Il suo William, il suo ragazzo, portato via dagli orchi che loro combattevano.
Da anni i Manderly protestavano contro la Marina Britannica e la tirannia delle sue leggi sull'arruolamento forzoso.
Negli ultimi tempi William era andato con loro per le strade, ai comizi, e gli piaceva guardare suo padre che arringava la folla, così sicuro di sé mentre spiegava che era immorale rapire bambini e ragazzi per imbarcarli su navi da guerra o mercantili di Sua Maestà contro il loro volere, pratica permessa dall'antico Vagabonds Acts.
Come tuonava la voce di suo padre mentre diceva che quell'ingiustizia doveva finire, proprio davanti a una delle sedi dell'ammiragliato a Kensinton.
"È tempo che questa barbarie venga abolita! Cosa direbbero gli ufficiali della Royal Navy se qualcuno venisse a prendere i loro figli, come reagirebbero se glieli strappassero dalle braccia? Ma certo, nessuno andrà mai a toccare la progenie del capitano Hume o dell'ammiraglio Allister! Questi uomini hanno firmato le loro leggi crudeli col sangue dei nostri ragazzi!" aveva concluso tra gli applausi della folla.
Non lo avrebbe mai più rivisto, suo padre.
Né sua madre, né le sue sorelline.
"Gesù Santo, William è solo un ragazzo! È colpa nostra! Se non lo avessimo coinvolto nella nostra battaglia non se la sarebbero presa con lui!" 
William sapeva che sua madre lo avrebbe detto, si sarebbe incolpata per la sua sorte.
Ma lui avrebbe voluto dirle che non doveva prendersela con se stessa, che lui per primo aveva voluto dare una mano. Che era grato ai suoi genitori per averlo fatto studiare e per avergli insegnato così tanto, per averlo reso partecipe di quella importante protesta, che era d'accordo con loro, che li ammirava.
Ma non poteva dirglielo, e sapeva che non glielo avrebbe detto mai.
"Sbrigati spilungone!" gli aveva gridato il capo della pattuglia che lo aveva rapito "Hai qualche problema? Muoviti che io non ho tempo da perdere!" e lo aveva spinto con violenza sul ponte.
Li avevano portati tutti nella stiva e quell'uomo aveva spiegato loro che da adesso in poi erano proprietà della Corona, che avrebbero lavorato su quella nave fino a che lui non avesse deciso diversamente.
"Imparate in fretta le vostre mansioni, e portatele a termine senza errori o sciatterie, altrimenti ne pagherete le conseguenze." aveva spiegato mostrando a tutti la sua frusta a tre code.
Era stato suo prigioniero per tre anni, era sopravvissuto alle insidie del mare ed ad ogni tipo di angheria e umiliazione che quell'orco era in grado di infliggere a un essere umano.
Ma poi finalmente era arrivata la Walrus.
Durante lo scontro alcuni pirati erano scesi nella stiva dove William e gli altri erano incatenati, li avevano liberati e gli avevano detto che potevano lottare per la loro libertà e le loro vite.
I più grandi lo avevano fatto, avevano preso il primo arnese che avevano trovato ed erano usciti dalla loro prigione, intenzionati a dar battaglia.
Sul ponte William si era trovato davanti il suo carceriere e lo aveva affrontato.
E aveva avuto la meglio.
Aveva impugnato con tutta la forza che aveva il falcetto trovato nella stiva e si era buttato su di lui, lo aveva pugnalato allo stomaco, al petto, lasciandolo esanime in un lago di sangue.
Gates lo aveva trovato così, ansimante e con le membra che tremavano mentre fissava quel cadavere.
"Era uno delle pattuglie vero?" gli chiese, sputando vicino al cadavere.
William aveva annuito.
"Quando ti ha preso?"
"Tre anni fa, a Kensinton." aveva risposto William.
"Porca puttana figliolo, e tu hai resistito tutto questo tempo?" Gates gli aveva sorriso "Sei tutto pelle e ossa, è un vero miracolo! Come ti chiami?"
"William. Ma ormai mi chiamano tutti Billy."
"Vieni Billy, ti diamo qualcosa da mangiare e poi decideremo il da farsi, va bene?" Gates gli aveva messo una mano sulla spalla e lo aveva accompagnato sulla Walrus.
Su quella nave pirata ai ragazzi sopravvissuti venne offerta una scelta: potevano restare sulla Walrus giusto il tempo necessario per arrivare a un porto per essere poi lasciati lì in cerca di un passaggio per tornare a casa, oppure potevano scegliere di unirsi all'equipaggio.
William non dovette pensarci molto, aveva ucciso un uomo, sapeva che se fosse tornato a Kensinton suo padre non avrebbe visto in lui suo figlio, ma un banale assassino.
Così scelse di diventare un pirata.
Dopo qualche mese in cui i suoi compari lo prendevano bonariamente in giro per il suo corpo ossuto William Manderly cessò di esistere, e per tutti quel ragazzo alto e dagli occhi buoni divenne semplicemente Billy Bones.
 
 
 
Mentre guardava Flint allontanarsi Billy ripensò a quando lo aveva incontrato la prima volta.
In quel capitano dall'atteggiamento fiero lui e gli altri giovani marinai vedevano un guerriero coraggioso che li aveva liberati dalla prigionia, un uomo a cui ispirarsi.
Ma terminata la battaglia Flint era tornato ad essere semplicemente una figura autorevole e misteriosa, un uomo sicuro di sé ma solitario, e per quanto Billy lo ammirasse e gli fosse grato per averlo salvato col tempo aveva trovato un punto di riferimento in Gates, il quartiermastro della Walrus.
Gentile, affabile, premuroso, Hal era stato un nuovo padre per lui, non aveva mai saputo perché tra tutti i ragazzi salvati e arruolati sulla Walrus Gates si fosse preso a cuore proprio lui, ma lo aveva fatto e lo aveva reso un pirata, ma soprattutto aveva portato a termine ciò che i suoi genitori avevano iniziato, gli aveva insegnato ad essere un uomo.
La sua morte no, quella non poteva perdonarla.
E sicuramente nemmeno Flint era in grado di perdonare se stesso per quella perdita, nonostante ostentasse la sua solita fredda arroganza mentre si giustificava per i fatti di Charleston. 
Billy dunque avrebbe combattuto con Flint, avrebbe rispettato gli ordini del suo capitano e avrebbe portato la ciurma a fare lo stesso, sarebbe stato il suo nostromo e avrebbe fatto tutto questo per un bene più grande, ma non gli avrebbe mai perdonato il fatto di aver utilizzato i suoi uomini come pedine sacrificabili.
E non gli avrebbe permesso di farlo di nuovo.
Aveva già navigato sotto il comando di un tiranno, non sarebbe successo ancora.
Mentre rifletteva su queste cupe conclusioni sentì un rumore alle sue spalle, era Leni che lo stava raggiungendo, e nel vederla i suoi pensieri si rasserenarono.
Aveva ancora lei, questo Flint non era riuscito a portarglielo via, non ci sarebbe mai riuscito.
Insieme entrarono nella tenda e una volta dentro le raccontò del suo confronto con Flint.
"Sono stato troppo diretto?" le chiese.
Leni scosse la testa: "No. Sei stato sincero, era doveroso esserlo considerate le circostanze." sospirò "E alla fine avevi ragione a sospettare di Flint. E io invece avevo torto a concedergli il beneficio del dubbio."
Billy le si avvicinò: "Saremo più guardinghi d'ora in avanti. E poi abbiamo John Silver dalla nostra parte, farà sentire la sua voce se necessario."
Leni rabbrividì, si strinse nelle spalle: "Spero tu abbia ragione."
Interpretando il suo tremare come un segno di paura Billy la abbracciò: "Andrà tutto bene."
Leni si lasciò cullare da quella stretta, il volto affondato nella sua camicia all'altezza del cuore.
Senza dire nulla Billy sciolse quell'abbraccio per prenderle il viso tra le mani e baciarla con dolcezza, le loro labbra umide si accarezzarono in questo modo fino a che non fu più abbastanza, e allora quel bacio divenne più appassionato.
Billy le schiuse le labbra, Leni sentì il sapore del vino dolce su quella lingua che ora accarezzava la sua. 
Erano sulla terraferma ed erano soli tra le pieghe di quella tenda.
Una volta che furono nudi e sdraiati l'uno sopra l'altra sui tappeti che coprivano la sabbia sotto di loro Billy la baciò ancora e ancora, accarezzò con le labbra la sua pelle fino a che lei, impaziente, gli sussurrò Prendimi, Billy, ti prego, prendimi.
Allora lui si sollevò e afferrò le sue cosce per portarsele attorno alla vita e scivolò dentro di lei, una volta, due volte, avanti e indietro, dolcemente ma senza fermarsi, affondi lenti ma profondi, voleva che durasse a lungo, voleva godersi ogni singola spinta, come a recuperare tutte quelle volte che non erano potuti stare insieme.
Nella penombra della tenda sentiva solo i loro gemiti, i sospiri, quei gridolini che sfuggivano dalle labbra e riempivano lo spazio attorno a loro, e poco importava se qualcuno li stava sentendo, anzi, forse non esisteva nient'altro oltre a quella tenda, oltre a loro.
Quando Leni venne la prima volta le sfuggì dalle labbra il nome di lui, era un grido, era un chiamarlo, un volerlo ancora, sempre dentro di lei.
Billy si abbassò, agognava il contato tra i loro corpi, cercò la sua mano sul tappeto e intrecciò le loro dita insieme.
Riprese a muoversi dentro di lei con un ritmo più rapido del precedente, godendo di ogni singolo tocco dei suoi seni che accarezzavano il suo petto, di ogni mossa dei fianchi di lei che lo assecondavano in ogni spinta, di ogni spasmo della sua carne attorno a lui mentre la portava a un secondo orgasmo.
Quando sentì che non anche a lui ormai non mancava molto nascose il viso tra i suoi capelli arruffati, baciò la pelle umida e profumata del suo collo.
Non era lavanda, quel profumo, era diverso, era più dolce, ma era ugualmente inebriante e si lasciò avvolgere da esso, ad occhi chiusi.
Billy...Billy...la sentiva gemere sotto di lui.
Seguì la sua voce per dare il ritmo a quegli ultimi colpi che muoveva dentro di lei, e quel venire lo lasciò stravolto, ma mai sollievo fu così bello.
Billy si spostò accanto a lei, sempre tenendola abbracciata, i loro visi uno di fronte all'altro, i loro respiri ancora rapidi e profondi, i brividi che ancora scuotevano i loro corpi.
Leni percorse con le dita la linea delle sue guance, del suo mento, quando esse arrivarono alle sue labbra Billy ne baciò i polpastrelli.
Lentamente nella tenda stavano tornando gradualmente il silenzio e la calma, ma il mondo attorno a loro quello no, non era ancora tornato ad esistere.
 
 
 
Quando Billy si svegliò trovò Leni ancora rannicchiata tra le sue braccia, una coperta li avvolgeva entrambi lungo i fianchi come fossero in un bozzolo.
Sollevò la testa per guardarla mentre dormiva tranquilla, sorrise all'idea che nessuno dei due si fosse allontanato dal corpo dell'altro nemmeno nel sonno.
No, niente e nessuno avrebbe potuto portarla via da lui, questa era la sua unica certezza.
Si staccò da lei con delicatezza e si alzò.
L'aria pungente del mattino si era fatta strada nella loro tenda, così sistemò meglio la coperta sopra il corpo nudo di Leni perché non prendesse freddo, poi si vestì e uscì senza far rumore.
Raggiunse il bagnasciuga, stava albeggiando.
Il cielo sopra l'oceano scuro era rosa, il sole circondato da poche nubi candide, poteva scorgere le navi ormeggiate al largo, figure nere in controluce mosse da onde che si infrangevano rumorosamente sulla baia. 
In quel momento tutto sembrava perfetto, immobile.
Era così assorto che non si accorse di Morley che giungeva alle sue palle.
 "Sei un mattiniero come me." commentò il pirata fermandosi accanto a lui, la sua pipa accesa emanava un profumo di tabacco dolciastro.
Billy gli sorrise: "Le albe sull'oceano sono troppo belle per rimanere a dormire." gli rispose "Anche dopo le traversate più dure questi colori e l'odore del mare al mattino sono sempre riusciti a darmi conforto, una sorta di speranza che un giorno avrei abbandonato quella nave, quella maledetta Marie Aleyne."
Il pirata aspirò una lunga boccata dalla sua fedele pipa, parlando ne espirò il fumo: "Cosa mi fai tornare alla mente Billy! Oh! Quanto tempo speso a cercare quella vecchia bagascia in lungo e in largo, cambiava rotta ogni settimana, fu un inferno intercettarla!" ricordò Morley "Ma abbiamo perseverato perché Flint ci aveva assicurato che a bordo di quella nave avremmo trovato così tante gemme e tanto oro da perderci la vista a contarli, ma alla fine il bottino fu ben misero. Ma in fondo non era il desiderio di denaro a guidare il nostro capitano..." mormorò guardandosi attorno per essere certo di non essere ascoltato.
"Questo cosa vorrebbe dire?" gli chiese curioso Billy.
Morley prese una nuova boccata di fumo dalla pipa: "Il capitano può dire ciò che vuole, ma secondo me il suo vero obiettivo erano due passeggeri ospitati a bordo della Marie Aleyne. Ero sceso sotto coperta per cercare questo famigerato bottino e ho sentito un pianto provenire da una cabina. C'erano un uomo e una donna, li ho sentiti pregare Flint di risparmiare le loro vite, ma la supplica cadde nel vuoto, lui li uccise entrambi."  
Billy ricordava i due misteriosi passeggeri, li aveva visti di sfuggita una sera mentre si imbarcavano, ma nessuno oltre al capitano conosceva la loro identità.
"Chiunque fossero Flint li conosceva, lo hanno chiamato per nome." aggiunse Morley "In tutta quella confusione la cosa è passata in sordina, ma mi è sempre rimasta impressa l'espressione di Flint mentre lasciava la loro cabina. Aveva uno sguardo freddo, sconvolto, ma allo stesso tempo sembrava sollevato, come se si fosse tolto un peso gravoso dalle spalle."
"Hai raccontato ad altri di questa storia?"
"Sì, ma non importò a nessuno, in fondo si trattava dell'omicidio di due ricchi parassiti, cosa vuoi che interessi a una ciurma di pirati." rispose Morley "Ma questa storia se vogliamo ci insegna una lezione preziosa."
"Che sarebbe?" chiese Billy.
Morley si girò per guardare in viso il nostromo: "Che è meglio non indispettire il nostro capitano, perché non importa quanto tempo ci vorrà, lui verrà a cercarti e avrà la sua vendetta, a costo di cercarti per tutti i sette mari." concluse col tono di un attore navigato.
Billy sogghignò di fronte quell'interpretazione esagerata, ma sapeva che Morley aveva ragione.
Mai sottovalutare Flint, mai voltargli le spalle.
Charles Vane li raggiunse, i due pirati della Walrus subito che era preoccupato.
"Teach ci vuole parlare, ora." lo incalzò e Billy lo seguì rapido "Flint è già con lui." aggiunse.
"Charles, tu sai cosa ha deciso?"
"No." gli rispose Vane, e si fermò a qualche metro dalla tenda di Barbanera "Ma ho intravisto un'ombra sul suo viso stamattina e non so come interpretarla."
Billy si limitò ad annuire a quelle parole, e insieme a Charles scivolarono nella tenda di Edward Teach.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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