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Autore: AgusTina93    06/05/2019    0 recensioni
Lo chiamavano Agust D, bad boy , il re delle parole veloci e il signore di tutta Daegu
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Tutti i crediti a @susy1599
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: Missing Moments, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era nuvoloso e faceva freddo, proprio come quel giorno in cui era sceso dalla sua macchina e aveva messo delle caramelle in bocca.

"Ehi!... tu ... wow ma che bimbo bello e dolce. Cosa mangi? Caramelle? Ahh caramelle. Allora, Caramellino. Sei nuovo?"

Le porte davanti a lui, per molti erano le porte del perdono y del paradiso. Dove dio aspettava pazientemente dal altra parte. Pero per Jimin solo era l'entrata a il suo proprio martirio, l'inizio a la sua vita angosciante, insieme ad un uomo che per quanto ci abbia provato a capirlo, il suo cuore non si adattava al pezzo del puzzle.

Lascio uscire un sospiro, le porte si aprirono e la musica iniziò a suonare. Il sorriso di sua madre era grande ma delicato, suo padre aveva una espressione serena. Era valso la pena? Amava i suoi genitori. Ma era necessario quel sacrificio? Poteva andarsene, lasciare il braccio di suo padre ed andarsene.

Lo aveva già fatto una volta, perché non farlo ancora?

Aveva fuggito dalla sua piccola gabbia per entrare in una più grande, Jimin si sentiva come un uccello che non poteva volare, un uccellino con le ali pronte per andarsene ma che non poteva aprirle.

In quel momento vide qualcosa. Un sorriso, un sorriso conosciuto. Era una donna, maggiore e con la espressione stanca, l'unica che si trovava seduta, aveva un bastone. Aveva un elegante cappello bianco che coordinava con il suo abito. Un sorriso che mostrava quelle singolari gengive.

"Sai che mi piace quando sorridi? Appari così adorabile, hyung. Mostra le tue gengive. Vorrei vederlo tutto il giorno il tuo sorriso."

"Se rimani con me , prometto che le vedrai per sempre, Caramellino"

Ma quella donna non sorrideva a lui, sembrava sorridergli ad un'altra persona. Jimin corrugò la fronte e si guardò in giro, le luci si erano spente, e anche se non c'era molta differenza dato che era di giorno e c'erano grande vetrate. Chiamo l'attenzione delle persone.

Le porte del Comune si aprirono con un enorme chiasso, e persone con giacche di cuoio e motociclette entrarono nel posto, spaventando la gente , alcuni gridavano dalla sorpresa e le donne correvano nascondendo le loro borse. Fece una smorfia, si, quella era la famiglia di suo padre.

-Cosa sta succedendo? Cos'è successo con le persone della sicurezza fuori?- Jimin senti la voce di suo padre ma la sua mente fece più attenzione al disastro che pronto iniziò. Un uomo robusto, senza capelli e con la barba arrivò fino a suo padre, con un sorriso di sufficienza mentre reggeva una bottiglia di tequila.

-Mi scusi signore ma questo matrimonio non s'ha da fare, né oggi, né mai.- parlò l'uomo togliendoli il microfono.

Abbastanza distratto per poter capire le parole dello sconosciuto, Jimin annusò l'aria, conosceva quel lieve profumo. Fumo, sigarette e biscotti.

Il suo cuore cominciò a palpitare con molta velocità e i motociclisti davano uno spettacolo fra di loro, ridendo e distruggendo gli ornamenti.

-VIENI CON ME!- Gridò Shinjun tirandolo dal braccio e trascinandolo più al interno del Comune, corsero per il corridoio e Jimin tentò di liberarsi quando sentì sua madre chiamarlo da lontano.

-ASPETTA!

-Non c'è tempo! Quello scemo sta arrivando!- L'uomo disse quelle parole con una voce più bassa per non farsi sentire da tutti.

-Chi viene? Aspetta! ShinJun!- Jimin si divincolò ancora , riuscendo a liberarsi.

Shinjun si fermò, guardandolo confuso.- Cosa succede? Dobbiamo arrivare alla macchina.

Jimin giro la testa.- Perché? Perché vuoi fuggire?

-Ma non stai vendendo quel che succede, Jimin? Lui ha inviato ai suoi stupidi amici qua a rovinare la nostra unione, lui mi odia Jimin. Sicuramente lo ha fatto perché vuole vendicarsi di me, quale altra ragione ci sarebbe perché mio fratello decidesse di impedire il mio matrimonio?

-C'è un altro motivo in più perché lo sta facendo, e anzi, è questo l'unico e vero motivo.

Jimin rimase di pietra, quando sentì la sua voce. Sentì quasi le lacrime salire a gli occhi, si girò lentamente mentre indietreggiava senza poterlo credere.

I capelli di Agust apparivano così biondi e lunghi, come l'ultima volta che si erano visti. I suoi occhi apparivano persi e stanchi, diede un sorriso più simile a una smorfia e lasciò uscire il fumo dalla sigaretta che aveva in mano.

-Cosa cazzo  ci fai qui, Yoongi? Cosa vuoi? Vendetta? L'hai avuta! Il nostro matrimonio è rovinato!

Agust lascio uscire una risata cinica

-Il vostro matrimonio dici? Davvero ti saresti sposato con lui?- Domandò il biondo, questa volta guardando nella direzione di Jimin.

Senza sapere cosa rispondere, Jimin evitò il suo sguardo. Finalmente lo aveva davanti, c'erano tante cose che voleva dirgli, tutte le parole erano sulla punta della sua lingua , ma rimasse zitto.

-Sono venuto per il mio Caramellino.

Jimin alzó lo sguardo, sorpreso e confuso.- Cosa?

Yoongi si avvicinò, facendo indietreggiare Shinjun che ringhiò con fastidio. Jimin solo rimasse fermo nello stesso posto, senza avere niente da dire.

-Hai preso il mio Caramellino, fratello.- Mormorò Yoongi camminando, avvicinandosi sempre di più a loro.- Hai preso l'unica persona di questo cazzo di pianeta a la quale gli avrei dato la mia vita senza dubitare. L'hai preso senza il mio permesso e lo volevi condannare ad una vita infelice, e tu ... e tu osi dirmi , che cazzo ci faccio qui?-. Un'altra risata da Agust lo agito.- Vieni-. Tese la sua mano in direzione di Jimin.

-Jimin...

Ma la voce di Shinjun non era niente in quel momento. Jimin vedeva solo il suo aquilone blu volare in alto bei cieli, solo vedeva la chiave alla sue catene, vedeva solo libertà , vedeva solo l'amore negli occhi di Min Yoongi.

Quando prese la sua mano, Yoongi lo tirò verso di lui, abbracciandolo con forza con un braccio. Senza poterlo più evitare, Jimin iniziò a piangere, aveva tutte le emozioni accumulate nel suo petto e nella gola, voleva solo gridare e gridare, chiedergli , domandargli, dov'era stato? Perché se ne era andato?

-Non te ne andare, non te ne andare mai più, non mi lasciare, per favore non lasciarmi.

-Shhh, adesso andiamo a casa Caramellino, andiamo a casa.

-Jimin!

Agust bacio la fronte del minore prima di lasciarlo per camminare verso suo fratello, chi era ancora fermo allo stesso posto, scioccato, deluso è vuoto.

-È quello che farai sempre Yoongi? Rubare la felicità di altre persone? Jimin è...- Mormoro  Shinjun con la voce triste e stanca.

Agust negò con la testa, nella sua mano destra c'era ancora la sigaretta consumata, gli diede un ultimo calata prima si espellere il fumo.- Jimin è un principe, questa è Daegu, questo è il mio regno, e io sono il King.

E quando le cenere arrivarono al pavimento, quando le suola delle scarpe di Agust spensero la sigaretta, si spense il martirio di Jimin. Avendo Yoongi di nuovo davanti a lui, non dubito di lanciarsi fra le sue braccia.

Quando Jimin mise per la prima volta un piede in Daegu, si accorse che non era una città qualunque. Era un regno di potere, dove c'era un re.

Lo chiamavano Agust D, bad boy, il re delle parole veloci e il signore di tutta Daegu, e l'unico re del cuore di Jimin.

Fine.Il cielo era nuvoloso e faceva freddo, proprio come quel giorno in cui era sceso dalla sua macchina e aveva messo delle caramelle in bocca.

"Ehi!... tu ... wow ma che bimbo bello e dolce. Cosa mangi? Caramelle? Ahh caramelle. Allora, Caramellino. Sei nuovo?"

Le porte davanti a lui, per molti erano le porte del perdono y del paradiso. Dove dio aspettava pazientemente dal altra parte. Pero per Jimin solo era l'entrata a il suo proprio martirio, l'inizio a la sua vita angosciante, insieme ad un uomo che per quanto ci abbia provato a capirlo, il suo cuore non si adattava al pezzo del puzzle.

Lascio uscire un sospiro, le porte si aprirono e la musica iniziò a suonare. Il sorriso di sua madre era grande ma delicato, suo padre aveva una espressione serena. Era valso la pena? Amava i suoi genitori. Ma era necessario quel sacrificio? Poteva andarsene, lasciare il braccio di suo padre ed andarsene.

Lo aveva già fatto una volta, perché non farlo ancora?

Aveva fuggito dalla sua piccola gabbia per entrare in una più grande, Jimin si sentiva come un uccello che non poteva volare, un uccellino con le ali pronte per andarsene ma che non poteva aprirle.

In quel momento vide qualcosa. Un sorriso, un sorriso conosciuto. Era una donna, maggiore e con la espressione stanca, l'unica che si trovava seduta, aveva un bastone. Aveva un elegante cappello bianco che coordinava con il suo abito. Un sorriso che mostrava quelle singolari gengive.

"Sai che mi piace quando sorridi? Appari così adorabile, hyung. Mostra le tue gengive. Vorrei vederlo tutto il giorno il tuo sorriso."

"Se rimani con me , prometto che le vedrai per sempre, Caramellino"

Ma quella donna non sorrideva a lui, sembrava sorridergli ad un'altra persona. Jimin corrugò la fronte e si guardò in giro, le luci si erano spente, e anche se non c'era molta differenza dato che era di giorno e c'erano grande vetrate. Chiamo l'attenzione delle persone.

Le porte del Comune si aprirono con un enorme chiasso, e persone con giacche di cuoio e motociclette entrarono nel posto, spaventando la gente , alcuni gridavano dalla sorpresa e le donne correvano nascondendo le loro borse. Fece una smorfia, si, quella era la famiglia di suo padre.

-Cosa sta succedendo? Cos'è successo con le persone della sicurezza fuori?- Jimin senti la voce di suo padre ma la sua mente fece più attenzione al disastro che pronto iniziò. Un uomo robusto, senza capelli e con la barba arrivò fino a suo padre, con un sorriso di sufficienza mentre reggeva una bottiglia di tequila.

-Mi scusi signore ma questo matrimonio non s'ha da fare, né oggi, né mai.- parlò l'uomo togliendoli il microfono.

Abbastanza distratto per poter capire le parole dello sconosciuto, Jimin annusò l'aria, conosceva quel lieve profumo. Fumo, sigarette e biscotti.

Il suo cuore cominciò a palpitare con molta velocità e i motociclisti davano uno spettacolo fra di loro, ridendo e distruggendo gli ornamenti.

-VIENI CON ME!- Gridò Shinjun tirandolo dal braccio e trascinandolo più al interno del Comune, corsero per il corridoio e Jimin tentò di liberarsi quando sentì sua madre chiamarlo da lontano.

-ASPETTA!

-Non c'è tempo! Quello scemo sta arrivando!- L'uomo disse quelle parole con una voce più bassa per non farsi sentire da tutti.

-Chi viene? Aspetta! ShinJun!- Jimin si divincolò ancora , riuscendo a liberarsi.

Shinjun si fermò, guardandolo confuso.- Cosa succede? Dobbiamo arrivare alla macchina.

Jimin giro la testa.- Perché? Perché vuoi fuggire?

-Ma non stai vendendo quel che succede, Jimin? Lui ha inviato ai suoi stupidi amici qua a rovinare la nostra unione, lui mi odia Jimin. Sicuramente lo ha fatto perché vuole vendicarsi di me, quale altra ragione ci sarebbe perché mio fratello decidesse di impedire il mio matrimonio?

-C'è un altro motivo in più perché lo sta facendo, e anzi, è questo l'unico e vero motivo.

Jimin rimase di pietra, quando sentì la sua voce. Sentì quasi le lacrime salire a gli occhi, si girò lentamente mentre indietreggiava senza poterlo credere.

I capelli di Agust apparivano così biondi e lunghi, come l'ultima volta che si erano visti. I suoi occhi apparivano persi e stanchi, diede un sorriso più simile a una smorfia e lasciò uscire il fumo dalla sigaretta che aveva in mano.

-Cosa cazzo  ci fai qui, Yoongi? Cosa vuoi? Vendetta? L'hai avuta! Il nostro matrimonio è rovinato!

Agust lascio uscire una risata cinica

-Il vostro matrimonio dici? Davvero ti saresti sposato con lui?- Domandò il biondo, questa volta guardando nella direzione di Jimin.

Senza sapere cosa rispondere, Jimin evitò il suo sguardo. Finalmente lo aveva davanti, c'erano tante cose che voleva dirgli, tutte le parole erano sulla punta della sua lingua , ma rimasse zitto.

-Sono venuto per il mio Caramellino.

Jimin alzó lo sguardo, sorpreso e confuso.- Cosa?

Yoongi si avvicinò, facendo indietreggiare Shinjun che ringhiò con fastidio. Jimin solo rimasse fermo nello stesso posto, senza avere niente da dire.

-Hai preso il mio Caramellino, fratello.- Mormorò Yoongi camminando, avvicinandosi sempre di più a loro.- Hai preso l'unica persona di questo cazzo di pianeta a la quale gli avrei dato la mia vita senza dubitare. L'hai preso senza il mio permesso e lo volevi condannare ad una vita infelice, e tu ... e tu osi dirmi , che cazzo ci faccio qui?-. Un'altra risata da Agust lo agito.- Vieni-. Tese la sua mano in direzione di Jimin.

-Jimin...

Ma la voce di Shinjun non era niente in quel momento. Jimin vedeva solo il suo aquilone blu volare in alto bei cieli, solo vedeva la chiave alla sue catene, vedeva solo libertà , vedeva solo l'amore negli occhi di Min Yoongi.

Quando prese la sua mano, Yoongi lo tirò verso di lui, abbracciandolo con forza con un braccio. Senza poterlo più evitare, Jimin iniziò a piangere, aveva tutte le emozioni accumulate nel suo petto e nella gola, voleva solo gridare e gridare, chiedergli , domandargli, dov'era stato? Perché se ne era andato?

-Non te ne andare, non te ne andare mai più, non mi lasciare, per favore non lasciarmi.

-Shhh, adesso andiamo a casa Caramellino, andiamo a casa.

-Jimin!

Agust bacio la fronte del minore prima di lasciarlo per camminare verso suo fratello, chi era ancora fermo allo stesso posto, scioccato, deluso è vuoto.

-È quello che farai sempre Yoongi? Rubare la felicità di altre persone? Jimin è...- Mormoro  Shinjun con la voce triste e stanca.

Agust negò con la testa, nella sua mano destra c'era ancora la sigaretta consumata, gli diede un ultimo calata prima si espellere il fumo.- Jimin è un principe, questa è Daegu, questo è il mio regno, e io sono il King.

E quando le cenere arrivarono al pavimento, quando le suola delle scarpe di Agust spensero la sigaretta, si spense il martirio di Jimin. Avendo Yoongi di nuovo davanti a lui, non dubito di lanciarsi fra le sue braccia.

Quando Jimin mise per la prima volta un piede in Daegu, si accorse che non era una città qualunque. Era un regno di potere, dove c'era un re.

Lo chiamavano Agust D, bad boy, il re delle parole veloci e il signore di tutta Daegu, e l'unico re del cuore di Jimin.

Fine.

   
 
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