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Autore: La_Sakura    08/05/2019    5 recensioni
Genzo Wakabayashi non è solo il portiere più acclamato e titolato del momento: è anche l’erede dell’impero della Wakabayashi Corp., una delle multinazionali più importanti sul mercato.
Non se n’è mai preoccupato troppo: con suo padre fisso al comando, e i fratelli già ampiamente attivi in varie filiali, non ha mai dovuto prendere le redini, riuscendo così a posticipare costantemente il suo completo inserimento in azienda. Forte della collaborazione della Personal Assistant di suo padre, ha continuato a concentrarsi sulla sua carriera di portiere paratutto del FC Bayern München, riuscendo pienamente a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
O, per lo meno, così è stato fino ad ora.
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Serie "Im Sturm des Lebens"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Im Sturm des Lebens'
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ET - Capitolo 1

 

 

 

Le stavano ricrescendo i capelli. Il giorno prima l’aveva notato, ma era troppo concentrato sul suo maledetto ginocchio per poterle dire qualunque cosa. La osservò, seduta accanto a lui, intenta a leggere una rivista. Aveva sempre avuto gli zigomi così sporgenti? Il viso gli pareva più scarno. Julia notò il suo sguardo quasi inquisitore, ma non disse nulla: si voltò verso il finestrino per osservare il panorama.

«Abbiamo preparato un resoconto dettagliato. – Martha cercò di avviare la conversazione parlando di lavoro – Contiene tutti i dettagli dell’ultimo mese.»

Genzo annuì e sospirò.

«Dopo la visita col medico del Bayern saprò quanto tempo avrò da dedicare al lavoro. Molto, temo.»

Julia abbassò lo sguardo e lo puntò sul tutore che si intravedeva dalla tuta della Nazionale Giapponese. Lo risollevò e si trovò di fronte le iridi ebano del portiere.

«Andrà bene.» si limitò a dire, prima di isolarsi di nuovo nel suo mondo. Genzo rivolse uno sguardo interrogativo a Martha, che gli fece spallucce, e mormorò un “Lo sai bene cos’ha…” cercando di non farsi sentire dalla diretta interessata.

Arrivati a Monaco, il portiere diede appuntamento alle due donne per la mattina seguente, prima di salire sull’auto mandata dal padre per recuperarlo.

«Ti passo a prendere io, domattina. – esordì Martha prima di scendere dal taxi che portava lei e Julia a casa – Così ti riposi.»

La manager annuì ringraziandola, quindi diede al tassista il proprio indirizzo: una doccia e una bella dormita erano quello che le ci voleva per recuperare un po’ di lume della ragione. Era partita per il Sudafrica con l’idea di fare l’offesa e farla pagare a Genzo per il trattamento che le aveva riservato durante la telefonata prima dell’inizio dei Mondiali, e si era ritrovata a guardarlo con sguardo trasognato e gli occhi da cerbiatto quando era uscito dallo studio medico, dopo l’infortunio.

«Stupida Julia…» mormorò, dandosi un colpetto sulla fronte.

 

Il responso medico non fu neanche eccessivamente nefasto: si trattava di una lesione del legamento collaterale mediale, guaribile in otto settimane al massimo.

Dopo aver maledetto Schester per l’ennesima volta, Genzo si lasciò andare di peso sul retro della limousine di famiglia che da quel momento avrebbe dovuto usare.

«Siegfried, mi porti alla Wakacorp., per cortesia.»

«Subito, Signore.»

Cercò di mascherare rabbia e delusione, quella mattina doveva mostrarsi al top, e soprattutto non voleva che i suoi problemi col calcio influissero sull’umore delle sue collaboratrici.

Inevitabilmente, mentre attraversava la capitale bavarese, il suo pensiero corse a Julia. Dalla discussione avuta per telefono, si erano limitati a scambiarsi sterili messaggi scritti, ai quali lei rispondeva con freddezza. Non che la biasimasse, si era dato del cretino per giorni, per l’atteggiamento avuto: ma ormai era successo, e non poteva più tornare indietro. Telefonarle nuovamente gli era sembrata una pessima idea, aveva deciso di parlarle di persona, ma… quando se l’era trovata davanti, non era riuscito a dire nulla, se non quelle poche frasi inerenti al loro rientro, o al lavoro. Come un adolescente alle prese con la prima cotta.

Si riscosse dai suoi pensieri quando Siegfried lo chiamò per chiedergli se necessitasse del suo aiuto per raggiungere l’ingresso.

«No, grazie. Vada pure a casa, La chiamo io quando ho finito.»

Aiutandosi con le stampelle, raggiunse le porte scorrevoli dell’edificio, e quando queste si aprirono si avvicinò alla reception.

«Buongiorno, Judith.»

«Buongiorno, Herr Wakabayashi! – rispose lei con un po’ troppo entusiasmo – Complimenti per la vittoria del Mondiale!»

«Ah, grazie, Judith. Martha e Julia sono già arrivate?»

«Sono in sala mensa a fare colazione.»

Con un cenno si congedò da lei e si diresse verso la mensa.

Non appena vi entrò, tutti i presenti si alzarono e iniziarono ad applaudirlo: alcuni gli si avvicinarono, gli fecero i complimenti per la vittoria e si preoccuparono per il suo infortunio.

La sirena della mensa annunciò la fine della pausa e ordinatamente i presenti si recarono alle proprie scrivanie.

Martha e Julia lo raggiunsero e rimasero a osservarlo in silenzio.

«Ne avrò per un paio di mesi circa, ma non dovrebbero esserci conseguenze gravi.»

«Beh, tutto sommato è andata bene…»

«Sarebbe stato meglio se non fosse successo. – rispose lui, piccato, all’affermazione di Martha – Però, sì, poteva andare peggio.»

«Coraggio. – Julia lo oltrepassò – Andiamo, ti mostriamo il resoconto dell’ultimo mese.»

Senza indugiare oltre, si diresse verso l’ufficio di Genzo, dove avevano predisposto tutto per aggiornare il ragazzo.

«È ancora arrabbiata?» chiese a Martha, tenendosi a debita distanza dalla manager.

«E me lo chiedi? Hai avuto un comportamento orribile, lasciatelo dire.»

«Ehi, sono il tuo capo. Portami rispetto.»

«Ti sto parlando da amica.» lo redarguì lei, per poi superarlo e raggiungere Julia.

Genzo sospirò: se lo meritava, era stato proprio un cretino.

Passarono le successive due ore ad analizzare grafici e bilanci, Julia era impeccabile nel suo ruolo, e Genzo si trovò ad osservarla rapito più di una volta. Fasciata da un paio di pantaloni neri, e una semplice camicetta a maniche corte lilla, si muoveva avanti e indietro per l’ufficio, indicando qua e là sulla parete su cui proiettavano le slides, i vari punti che stava elencando.

«… di conseguenza, non appena sarai pronto, potremo indire la conferenza stampa per l’acquisizione del Grupo-SCH, e vedremo la reazione dei mercati. In base a quello, valuteremo come muoverci nel quarto trimestre dell’anno.»

Si diresse verso la scrivania e si riempì un bicchiere d’acqua, per poi berlo tutto d’un fiato: il portiere seguì ogni mossa.

«Adesso tu dovresti dirci come siamo andate…» Martha lo riportò coi piedi per terra.

«Ahem, sì. Dunque. Tutto molto bello, ma non abbiamo parlato di un punto cruciale. Weisemann AG.»

«Che c’entra la ditta di Herr Hagner?» domandò Julia, sedendosi di fronte a lui.

«Non possiamo trascurare il suo atteggiamento, non ho ancora digerito che abbia fatto spiare me e Martha per ottenere informazioni riguardanti la tua assenza. Ho parlato con mio padre e, sebbene lui abbia mosso qualche riserva, sono convinto a convocare un Consiglio di Amministrazione per rivedere la sua posizione di socio all’interno dell’azienda. È chiaro che la sua fiducia nei nostri confronti è venuta a mancare, quindi cosa lo trattiene ancora all’interno della Wakacorp.?»

«Forse i soldi che guadagna?» Martha non si preoccupò di celare il sarcasmo.

«Voi due siete diventate abbastanza presuntuose, in mia assenza. – la rimbeccò Genzo, che mai comunque avrebbe ricoperto il ruolo di capo rompiscatole – Cos’è questo atteggiamento?»

«Chiedo scusa, capo, ma io quello lì non lo tollero. Non dopo quello che ha fatto a Julia. E non dovresti tollerarlo neanche tu, lei è il tuo braccio destro, o sbaglio?» si voltò verso l’amica per chiedere man forte.

«Io lascerei che Herr Hagner se ne stia rinchiuso nella sua Ulm a leccarsi le ferite per la pessima figura fatta all’ultimo CdA. Mi focalizzerei piuttosto sull’immagine da dare. Guardate qua.»

Passò loro un foglio A4, su carta intestata di un famoso studio fotografico bavarese.

«Sarebbe?»

«Sono dei reporter che lavorano per l’Handelsblatt(1). Chiedono la nostra disponibilità per un servizio sulla Wakabayashi Corp. Deutschland.»

«Uuh. – esclamò Martha, con interesse – Potremmo sfruttare la cosa a nostro favore!»

«È quello che ho pensato. Potrebbe essere interessante far vedere come sono cambiate le cose dopo il malore di Herr Wakabayashi.»

«Dobbiamo stare attenti a ciò che diremo. – osservò Genzo – Ne hai parlato con i miei?»

Julia annuì.

«Prima di venire in Sudafrica. Sono stati loro a farmi presente questa cosa, il caporedattore ha chiamato direttamente tuo padre per la disponibilità, e lui gli ha girato i miei contatti. Spero che questo non ti indisponga.»

Genzo accolse la stoccata e finse di non subirne il colpo, continuando a leggere il foglio.

«D’accordo, convocali e vediamo che dicono. Sfruttiamo l’occasione.»

«Carpe diem!» esclamò l’assistente.

 

Karl oltrepassò le porte scorrevoli della Wakacorp. e salutò cordialmente la receptionist, che lo fissò a bocca aperta.

«Buon… buongiorno…»

«Buongiorno a lei. – si appoggiò al bancone e tolse gli occhiali da sole – Genzo è in ufficio?»

«S…sì… vuo… vuole che la annunci?»

«Nah. – inforcò nuovamente gli occhiali scuri, non prima di aver fatto l’occhiolino alla giovane – Gli farò una sorpresa, non si scandalizzerà.»

Percorse il lungo corridoio canticchiando una canzone: superò la porta chiusa dell’ufficio di Julia, e si diresse a quella dell’ufficio del portiere. Bussò e, senza aspettare risposta, aprì e mise dentro la testa.

«Posso? O sei impegnato in qualcosa di sconcio?»

«Karl! Entra pure. – lo fece accomodare, senza alzarsi – Non dovevi partire?»

«Sì, tra qualche giorno. Volevo vedere come stavi.»

Il portiere alzò la gamba e posizionò il piede sulla cassettiera accanto a lui, per poi sollevare la tuta e mostrare al compagno di squadra la ginocchiera.

«Dolore non ne sento molto, mi hanno dato degli antidolorifici. La menata è che devo tenerlo immobilizzato e sforzarlo il meno possibile, quindi sono l’uomo stampella.»

«Cos’è, un nuovo supereroe?» lo canzonò l’altro. Genzo sorrise beffardo, poi chiamò Judith con l’interfono per farsi portare due caffè.

«C’è poco da stare allegri. Passerò le vacanze a fare terapia riabilitativa per essere pronto per l’inizio del campionato.»

«Ce la farai?»

«Hanno parlato di 6/8 settimane, in quanto si tratta di una lesione medio-grave, fortuna non c’è stato bisogno di operare.»

«Siamo a fine luglio, Gen. Le prime partite le salterai inevitabilmente.» 

Il portiere sbuffò, odiava stare fermo e osservare gli altri giocare; d’altronde il suo capitano aveva ragione, anche con tutte le buone intenzioni, prima di metà settembre non sarebbe stato operativo.

«Cercate di non fare troppi danni, prima del mio rientro.»

«Oh, tranquillo, ce la caveremo. Senti… – aggiunse, dopo qualche secondo di silenzio – Sei riuscito a parlare con Julia?»

«È partita per l’addio al nubilato di Heidi, non so cos’abbia organizzato perché, ovviamente, non mi parla.»

«E ti meravigli?»

«Karl, lo so di essere stato uno stronzo, non c’è bisogno che tu e Martha me lo ricordiate a ogni minima frase che dico. L’hai addestrata bene, la ragazza.»

Il Kaiser rise di gusto all’osservazione del portiere.

«Ti stupiresti se sapessi quanto ne abbiamo parlato. Non siete al centro dei nostri pensieri, quando siamo soli.» ammiccò.

«Non si direbbe, la mia assistente non perde occasione per lanciarmi stoccate che neanche Valentina Vezzali all’Olimpiade.»

«Ah, noto che passi le tue serate sui canali di sport.»

«E che dovrei fare? Non ho molta libertà di movimento.»

«Sarò buono, al ritorno dall’addio al celibato, verrò a farti compagnia… Cambiando un attimo discorso, a settembre allora Marie può fare lo stage?»

«Certo, nessun problema. Mi sono già messo d’accordo con l’ufficio personale.»

«Ottimo, grazie. Ti devo un favore.»

«Davvero? Interessante.»

Karl si accorse troppo tardi di ciò che aveva detto, e si batté la fronte col palmo della mano.

«Dai Gen, sono cose che si dicono.»

«Sì, sì, come no. Parlerai a Julia?»

«Grande e grosso, e hai paura a parlare con uno scricciolo come lei?»

«Dovresti vedere le occhiate che mi lancia… impaurirebbero chiunque.»

«Sono sicuro che te la caverai alla grande. Aspetta che torni, sarà rilassata e pronta ad affrontarti. Magari… che ne so, invitala a cena. Un bel posto, magari stellato. Te lo puoi permettere, Wakabayashi!»

Genzo non rispose, si limitò a picchiettare la penna sulla scrivania in mogano. Judith portò i caffè richiesti e li posò sul ripiano, insieme a un paio di bicchieri d’acqua.

«Se serve altro…»

Vedendo che il portiere non rispondeva, Karl si voltò verso la centralinista.

«Va bene così, grazie.»

Si servì da solo, e lasciò l’amico in preda alle sue riflessioni. Quando passò un tempo che ritenne giusto, tornò all’attacco.

«Sei tanto deciso sul campo, quanto imbarazzato con le donne. Non ti ho mai visto così.»

«Forse perché ci sono dinamiche un pochino complicate, Karl. Qui non si tratta di una donna qualsiasi…»

«Su questo siamo d’accordo.»

«Intendo dire che io e lei lavoriamo gomito a gomito. Anche se mio padre rientrerà, non sarà più in grado di seguire ciò di cui si occupava prima, quindi io e lei ci dovremo dividere i compiti. Non posso permettermi di rovinare il rapporto.»

«Più di così?»

«E che cazzo, Schneider, ma ti diverti?»

«Un po’, devo ammetterlo. Ma non è solo questo: stiamo parlando di due dei miei migliori amici, le cose devono funzionare, o ci finirò di mezzo io.»

«Il solito egoista.» ironizzò il portiere, ben sapendo quanto il Kaiser ci tenesse a loro due.

«Fammi questo favore: quando torna, chiamala. Non aspettare di vederla in ufficio.»

Genzo non rispose, si limitò ad osservare il caffè che aveva in mano, come se potesse leggere il suo futuro nella bevanda scura. 

 

1 quotidiano tedesco di economia e finanza




 

Sono stata più brava del Taka nel gestire l'infortunio di Genzo, questo è sicuro! Alla fine in un paio di mesi sarà di nuovo operativo sul campo, quindi YEAH, avrà il tempo di parlare con Julia. *allelujah che si alzano nell'aria*

Nel frattempo, oltre alle strategie Schneideriane per recuperare rapporti compromessi, vediamo il team direttivo della Wakacorp che torna a bomba e si concentra sul futuro dell'azienda. L'atteggiamento di Julia fa ben sperare in una ripresa del controllo e del mantenimento dell'atteggiamento che le ha permesso di diventare quella che è, all'interno dell'azienda. Ora vediamo come gestiranno quelli dell'Handelsblatt, dovranno essere bravi a mantenere tutto entro certi limiti. 

Vi abbraccio forte, ormai siamo quasi alla fine, si intravede la lucina in fondo al tunnel ^^ 

Un bacione

Sakura 

   
 
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