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Autore: Luinloth    08/05/2019    2 recensioni
What If tra la terza e la quarta stagione.
Dopo aver salvato l’Uomo Giusto dall’Inferno, Castiel viene a conoscenza dei piani di Michael per scatenare l’Apocalisse e decide di ribellarsi. A causa della sua disobbedienza, privato per sempre delle sue ali e della sua grazia, viene scaraventato sulla terra dove, per sopravvivere, inizia a vendersi lungo la statale. I Winchester, ignari delle sorti decise per loro dal Paradiso e di come Dean sia stato riportato in vita, hanno abbandonato la vita da cacciatori e vivono in una palazzina anonima alla periferia di Lawrence. Una notte di pioggia Dean incrocia Castiel sulla sua strada e l’Inferno riemerge prepotentemente dai suoi ricordi sotto forma di due occhi blu.
Dal testo:
“Volevi parlare” – il moro lo interruppe, serafico – “Parla”
Ero all’Inferno e ho visto i tuoi occhi.
Non era decisamente un buon modo di intraprendere una conversazione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene




La mattina seguente Castiel si svegliò prima dell’alba, con il sole che ancora non era spuntato del tutto dietro i palazzi, e la luce che illuminava la camera era pallida e azzurrina, surreale. Si alzò a prendere un bicchiere d’acqua.

“Mmmmh Cass, che ci fai sveglio a quest’ora?” – Dean aprì un solo occhio e rimase per un po’ a rigirarsi tra le coperte – “Se hai intenzione di svignartela sappi che: uno, la macchina ce l’ho io e tu non sai guidare; due, se te ne andassi risulteresti assolutamente incivile sotto ogni punto di vista in quanto il galateo prevede esclusivamente la fuga post-sesso, cosa che noi non abbiamo fatto ieri sera e…”

Castiel sorrise e Dean arrossì fino alla punta dei capelli – “…beh pensò che andrò a prendere qualcosa per fare colazione, allora” – concluse imbarazzato, fingendo di cercare i suoi vestiti, sparsi sul pavimento.

“Ho avuto paura di aver sognato tutto. Mi sono svegliato così presto perché volevo essere sicuro che fosse vero”

Dean si fermò con una scarpa slacciata e la camicia appallottolata sotto il braccio. Coprì in due falcate la distanza che lo separava da Castiel lo baciò dolcemente, sfiorandogli appena le labbra.

“Questo ti rende abbastanza sicuro?”

“Sì. Direi di sì”

Il cacciatore finì di vestirsi e uscì ridacchiando.

Un paio d’ore dopo erano a bordo di una sgangheratissima Ford del 99 – non c’era da stupirsi che fossero riusciti a noleggiarla quasi gratis – lanciati in autostrada a quasi 100 miglia orarie.

“Saranno almeno quattordici ore di viaggio oggi Cass, quindi mettiti comodo. Ci fermiamo tra un paio di stati per il pranzo”

Nessuna delle stazioni radio disponibili aveva soddisfatto i gusti del guidatore, così ora nell’abitacolo regnava un rilassante silenzio: Castiel guardava fuori dal finestrino e ogni tanto guardava Dean che canticchiava una canzone degli Aerosmith tenendo il tempo tamburellando le dita sul volante.
Chiunque li avesse guardati, in quel momento, non avrebbe visto che una coppia qualsiasi in partenza per il weekend.

La Lama dell’Arcangelo era ben nascosta nel fondo del bagagliaio, avvolta in un generoso strato di stoffa e protetta con più o meno tutti i sigilli anti-angelo che Ellie e Castiel conoscevano: dopo l’incontro con Raphael, la prudenza non era mai troppa.
Ogni tanto Dean lanciava occhiate preoccupate allo specchietto retrovisore, come a controllare che nessun ospite indesiderato fosse comparso all’improvviso sul sedile posteriore.

Poco prima del tramonto arrivarono in Colorado.
Ad un tratto Dean sterzò – senza nessun preavviso – e imboccò l’uscita dell’autostrada. Castiel, che dormicchiava con la testa appoggiata al finestrino, si ridestò di soprassalto.

“Cosa succede?” – esclamò allarmato.

“Niente di particolare Cass, ho deciso di fare una piccola deviazione, prima che vada via il sole”

“Ma faremo tardi sulla tabella di marcia, Ellie è già arrivata a Lancaster e…”

“Non preoccuparti. Non ci impiegheremo molto” – il cacciatore spinse il piede sull’acceleratore e la Ford scattò in avanti, rombando.

Castiel, piuttosto preoccupato per quel repentino cambio di rotta, ma ancora sottosopra per essere stato svegliato così bruscamente e parecchio dolorante per il combattimento con Uriel del giorno prima, si abbandonò con un sospiro sul sedile e chiuse di nuovo gli occhi.

Qualche minuto dopo sentì la Ford rallentare e Dean che picchiettava delicatamente sul suo braccio.

“Guarda, dormiglione, apri il finestrino”

Castiel si girò alla sua destra, mentre la Ford camminava ormai a passo d’uomo. Davanti a lui, o meglio, sotto di lui – perché la strada che stavano percorrendo era praticamente a picco su un baratro – si apriva un canyon, profondo svariate decine di metri e altrettanto lungo, punteggiato da macchie verdi di alberi e cespugli più o meno radi.

“Dove siamo?”

“Quello che vedi lì” – Dean indicò un enorme pinnacolo roccioso che si allungava verso il cielo – “È il Colorado National Monument. Non sarà il Grand Canyon ma…”

“È straordinario” – lo interruppe Castiel, in un sussurro meravigliato – “…semplicemente straordinario”

“Sì…Era da un po’ che volevo venire a vederlo”

Il sole stava lentamente calando, tingendo di rosso e oro la pietra aranciata delle gole. Si fermarono sul bordo della strada, il cacciatore tirò fuori dall’auto due birre e i panini che avevano comprato poco prima.
Castiel si appoggiò al cofano, riparandosi gli occhi con la mano.

“Questa birra è orribilmente calda” – commentò Dean con una smorfia, sistemandosi accanto a lui. Poi si rivolse a guardare le gole, sospirando – “È ridicolo vero? Che io sia voluto venire qui, neanche fossimo in vacanza, mentre il mondo va a puttane”

“Io non lo trovo affatto ridicolo”

“Il tuo senso dell’umorismo è pessimo, ricordatelo”

Castiel finse di accigliarsi, senza troppa convinzione; il cacciatore sorrise, e appoggiò la testa contro la sua spalla, mentre il tramonto si esauriva in un fuoco d’artificio violetto.

“Mi chiedo come abbia fatto a non accorgermene prima” – mormorò Dean, mentre rientravano in macchina. Si era ormai fatto buio e dovevano ancora trovare un motel per la notte.
“Ti guardavo e mi sembrava impossibile, che tu potessi…che tu volessi…”

“Non tutto procede in linea dritta Dean. E a volte, le connessioni che esistono tra le cose, le persone, semplicemente non le vediamo, o non le vediamo subito. È come se fossimo ciechi, per un po’”
Castiel aveva ancora lo sguardo rivolto verso il Colorado National Monument, che con il crepuscolo s’era fatto scuro, quasi nero, e svettava minaccioso in mezzo al canyon.

Poi salì in macchina, si sporse verso di lui e lo baciò di nuovo, piano, con una lentezza esasperante, e Dean si sentì come se una scarica elettrica gli fosse appena passata attraverso.






“Allora, come avete passato il weekend?” – esclamò Dean tuffandosi sul divano e sollevando un mucchio di cartacce nascoste sotto uno dei cuscini.

“Non meglio di voi due, immagino” – Ellie aveva le sopracciglia inarcate e un sorriso sornione stampato sul volto. Il cacciatore spalancò gli occhi e si tirò su il colletto della camicia, a nascondere i segni di un vistosissimo quanto imbarazzante succhiotto violaceo che gli decorava il collo.

“Animale…” – sibilò, ad un Castiel che invece sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione.
Il moro si limitò a sorridergli di sbieco, mentre Olivia osservava tutta la scena con aria compunta, seduta di fronte a loro.

Poi qualcosa sembrò improvvisamente folgorarla e lei saltò giù dalla poltrona, precipitandosi nell’altra stanza.

“Sam! Lo sai che Dean e Castiel sono diventati amici speciali, proprio come te e la mamma?” – trillò emozionata.

“Se ti prendo ti annodo!” – il cacciatore balzò in piedi e la rincorse fino in cucina, dove suo fratello stava mettendo a posto i piatti appena lavati.

“Ah sì piccola?” – rispose dolcemente Sam alla bambina; poi si girò verso Dean – “Beh, era ora no?” – commentò sarcastico con un’alzata di spalle.

“Oh, sta zitto! Piuttosto, come sono andate le cose in nostra assenza? Olivia ti ha teso qualche trappola mortale?” – domandò il maggiore, mettendo accidentalmente il piede sopra qualcosa che assomigliava ad un peluche alieno ricoperto di gelatina. Sollevò il pupazzo con due dita e lo lanciò nel lavandino con aria disgustata.

“Niente di ingestibile” – Sam evitava accuratamente il suo sguardo mentre parlava – “In realtà sono rimasto quasi tutto il tempo a guardare Olivia dormire”

Uno dei bicchieri che stava asciugando gli scivolò dalle mani e s’infranse sul pavimento, spargendo schegge ovunque.

“Merda!” – esclamò il ragazzo, balzando all’indietro per evitare i cocci – “Dean non far entrare Olivia in cucina, io vado a prendere qualcosa per pulire!”
Ritornò poco dopo insieme a uno straccio e a un secchio, e iniziò a raccogliere le schegge imprecando a bassa voce.

“È tutto ok Sammy?”

Se c’era una cosa che Dean aveva imparato, negli anni, a proposito di suo fratello, era che Sam mentiva sempre – spudoratamente – se c’era qualcosa che lo preoccupava.
Esattamente come lui del resto.

“Sì…sì va tutto bene. Sono solo stanco…ed ero preoccupato per te e per Cass, Ellie mi ha raccontato cos’è successo al magazzino, di Raphael e tutto il resto”

“Ce la siamo cavata” – Dean gli diede una pacca sulla spalla e aspettò silenziosamente che finisse di mettere a posto – “Abbiamo la Lama dell’Arcangelo ed è questo che conta, adesso”

Sam si esibì in un sorriso tirato – “Sì. Sì giusto. Vado a buttare questa roba, adesso”
Prese il secchio ed uscì, lasciando un Dean confuso – e anzi piuttosto preoccupato – sulla porta della cucina.






“Allora, qual è il piano?”

Erano di nuovo riuniti tutti e quattro – anzi cinque, contando Olivia che giocava in disparte con un puzzle per bambini – nella biblioteca di Ellie. La Lama dell’Arcangelo era poggiata sulla scrivania, ancora avvolta nella stoffa.

Dean aspettò per svariati minuti una risposta che non arrivò – “Non penserete certo di chiedere a Michael – o a Lucifer – di venire qui a Lancaster per farsi gentilmente ammazzare, spero”

Sam si mordicchiava le labbra, nervoso.
Ellie si attorcigliò una ciocca di capelli intorno al dito – “Io ho provato più volte ad evocare gli angeli: ho provato decine di modi diversi ma nessuno ha funzionato, purtroppo”

“Gli angeli sono diversi dai demoni” – le rispose Castiel – “Per evocarli occorrono ingredienti diversi, e non sempre la cosa funziona. Gli angeli molto potenti potrebbero anche rifiutarsi di apparire, per esempio”

“E ti pareva” – sbuffò Dean.

“Forse Gabriel…lui saprebbe come fare. Ma non ho idea di come rintracciarlo, il sigillo che ho usato su Raphael e sugli altri angeli potrebbe averlo teletrasportato chissà dove” – mormorò Castiel a bassa voce.

Sam gli rivolse uno sguardo inquieto – “Sei sicuro che il sigillo non l’abbia…insomma…”

“Se esistesse un sigillo del genere, in grado di far fuori un Arcangelo così facilmente, avremmo risolto tutti i nostri problemi direi” – sospirò il moro scuotendo la testa – “Ma potrei averlo indebolito, questo sì”

“Sì, beh, io non sento affatto la mancanza di Gabriel se proprio volete saperlo” – s’intromise Dean, beccandosi un’ occhiataccia da Olivia, che ormai adorava lo zio Gabriel quasi più di quanto non adorasse Sam – “In compenso inizio ad avere fame quindi, se nessuno di voi ha qualche idea brillante, io andrei a prendermi una pizza”

“Pizza!” – gli fece allegramente eco la bambina – “Mamma posso mangiare anche io la pizza stasera? Ti preeego!”

“Assolutamente no signorina, tu hai le tue verdure e…”

In quell’istante il campanello trillò un sonoro dlin dlon.

Sam si avviò ad aprire la porta – “Aspettavi qualcuno Ellie?” – domandò alla ragazza mentre girava la chiave nella toppa.

“No…non aspetto nessuno”

“Magari è un fattorino della pizza che ha sbagliato indirizzo” – commentò Dean fregandosi le mani – “In tal caso, Sammy, non azzardarti a mandarlo via!”

Ma sfortunatamente alla porta non c’era nessun fattorino della pizza.

“Buonasera Sam” – davanti al cacciatore era apparso un individuo che era un incrocio tra un impiegato di banca in sovrappeso e un venditore di aspirapolveri a domicilio. Completo gessato, cravatta di un colore improponibile e una certa aria untuosa che metteva immediatamente a disagio.

“Ci conosciamo?”

“Diciamo che io conosco la tua famiglia…di fama. Il mio nome è Zaccaria, e sono un angelo del Signore”

Alle sue spalle, Dean sentì Castiel sussurrare la sua prima parolaccia da quando lo conosceva.

“Oh cazzo”








Buonasera :)
In questo capitolo non succede granché, ma volevo dare un attimo di respiro alla storia, inoltre avrei rischiato di scrivere una roba lunghissima e quindi ho preferito tagliare e inserire la parte successiva nel prossimo capitolo.
Spero comunque che abbiate gradito.
Il prossimo aggiornamento arriverà intorno al 18-20 maggio poiché la prossima settimana avrò un po’ di impegni e poi sarò fuori casa per qualche giorno. Ma ormai ci stiamo avviando verso la conclusione di questa storia (sigh), non mancano molti capitoli alla fine.
A presto!

   
 
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